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venerdì 4 novembre 2016

I mercati emergenti sono ad una svolta positiva

In termini generali, sia i mercati azionari emergenti che quelli sviluppati hanno messo a segno una progressione; i titoli dei mercati emergenti hanno in generale sovraperformato gli omologhi dei mercati sviluppati, poiché il miglioramento dei fondamentali e maggiori rendimenti hanno spinto i flussi di fondi verso i mercati emergenti.

In particolare gli emergenti asiatici hanno affrontato venti contrari negli ultimi anni, ma crediamo che la regione si trovi ad un punto di svolta. Vediamo una serie di settori sottovalutati e crediamo sia il caso di prendere in considerazione di iniziare ad investire in quei paesi. Il grafico qui sotto mostra un doppio rimbalzo sull’ETF EFA (iShares MSCI EAFE ETF) che hanno creato un mini trend positivo molto importante. Il rimbalzo è dovuto soprattutto sulla crescita nominale in Cina e i miglioramenti dei profitti aziendali.

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Il prodotto interno lordo (Pil) nominale della Cina si riflette nei prezzi alla produzione che stanno avendo una svolta positiva quest’anno per la prima volta in quasi cinque anni. Questo spostamento reflazionistico sta prendendo piede dato che la crescita in Cina si sta stabilizzando. Questo dovrebbe sostenere mercati emergenti asiatici, dato che i cicli economici e di mercato sono direttamente correlati a quelli cinesi.

In aggiunta i canali di distribuzione online nei mercati emergenti stanno crescendo rapidamente. Così come in Occidente, per i distributori tradizionali la crescente penetrazione dell’online è stata accompagnata da una riduzione delle vendite a perimetro costante. La Cina ha spianato la strada nell’e-commerce e, guardando avanti, anche l’India offre un enorme potenziale. Inoltre c’è una crescente attenzione verso il benessere personale e la salute. La crescita della ricchezza spinge la domanda per cure mediche di qualità, portando però al contempo a una maggiore incidenza di malattie legate allo stile di vita come l’obesità e problemi cardiovascolari.

Nel complesso quindi vediamo validi motivi per investire in modo selettivo nei mercati emergenti sul lungo termine. I paesi siamo convinti siano migliori sono Indonesia e India. Inoltre non dimentichiamo gli upgrade delle agenzie di rating su Israele e Taiwan. I tagli dei tassi in Indonesia supportano maggiori investimenti delle imprese e la spesa dei consumatori, mentre l’India ha attuato riforme chiave per il suo sistema fiscale.

venerdì 27 febbraio 2015

Mercati emergenti:il lungo periodo è ancora favorevole

Esatto, le azioni dei mercati emergenti hanno sottoperformato negli ultimi due anni. Ma tuttavia abbiamo evidenziato una classe di attività che potenzialmente possono aiutare gli investitori ad approfittare delle opportunità a lungo termine nei mercati emergenti, diminuendo a breve termine l'esposizione ai segmenti di mercato volatili, gli ETF dei mercati emergenti forniscono un alto dividendo.

Nel contesto di rischio corrente, causa l'alta volatilità e la situazione geopolitica mondiale, molti investitori stanno abbassando la loro esposizione verso mercati emergenti. Ma mentre questi titoli hanno sottoperformato durante il recente sell-off, crediamo che i fondamentali a lungo termine per le azioni dei mercati emergenti possano continuare a fornire delle valide plusvalenze.



Il mercato è realista, nonostante il recente rallentamento, le prospettive a lungo termine nei mercati emergenti sono ancora favorevoli. Il grafico sopra confronta i prezzi dei rendimenti dei mercati emergenti dell'indice MSCI, seguito dall'ETF, Emerging Fund iShares Market (EEM), quello dello S&P500 dell'ETF, S&P 500 (SPY), e i mercati ad eccezione di Stati Uniti e Canada, seguiti dall'iShares MSCI ETF EAFE (EFA).

I mercati emergenti hanno reso poco nel 2014, con un ritorno medio del -2,2%. Nel frattempo, lo S&P500 ha fornito solidi rendimenti del 12,4%. Gli stessi mercati emergenti, però, se li confrontiamo con una media globale dei mercati sviluppati, esclusi gli Stati Uniti e il Canada, questi hanno fornito una media negativa del 7,7%, quindi gli emergenti ne escono vincitori.

La Russia (RSX) vede la stagflazione alta accoppiato ad una crescita molto bassa o negativa. Il Brasile (EWZ) si sta dirigendo verso quella direzione. Questa stagflazione, con i timori di un rallentamento globale, ha messo il gatto tra i piccioni, per questo gli investitori sono preoccupati.

Tuttavia, sul lungo termine, i mercati emergenti hanno ancora il potenziale di crescere. le prospettive del Fondo Monetario Internazionale sono che la crescita del PIL salirà in alcune economie emergenti. Ad esempio, l'India (EPI) e Indonesia (IDX) potrebbero crescere di oltre il 6% entro il 2017. La crescita del PIL è uno dei principali fattori di dell'andamento dei prezzi delle azioni.

Tuttavia, fino ad allora, ci si aspetta molta volatilità nelle azioni dei mercati emergenti. Una classe di asset che può potenzialmente aiutare gli investitori ad approfittare delle opportunità a lungo termine nei mercati emergenti, mentre diminuendo a breve termine l'esposizione ai segmenti di mercato volatili sono gli ETF dei mercati emergenti ad alto dividendo. Qui ci sono tre ragioni per cui gli investitori dovrebbero prendere in considerazione questi ETF.

Lower Beta
Uno dei più grandi sell-off nei mercati emergenti negli ultimi anni ha avuto luogo nel 2012. Nel corso di tale sell-off, l'indice delle azioni dei mercati emergenti che fornivano elevati dividendi è è sceso del 12,5%, mentre l'indice delle azioni che fornivano bassi dividendo o nulla è sceso del 16 %. Ciò è coerente con i modelli storici dato che le azioni ad alto dividendo in entrambi i mercati emergenti e sviluppati in genere sono state meno volatile rispetto al resto del mercato, questo perchè ha attirato molti investitori.



Il grafico sopra confronta i rendimenti totali (rendimenti compresi i dividendi) dell'MSCI Emerging Markets Fund iShares (EEM), che segue l'azionariato dei paesi emergenti, con l'iShares MSCI Emerging Market Dividend Fund (DVYE), che investe in titoli che pagano alti dividendi nei mercati emergenti, dal 24 febbraio 2012, al primo giugno 2012. Questo periodo ha visto un massiccio sell-off nella maggior parte dei mercati mondiali, principalmente a causa della escalation della crisi del debito in Europa.

EEM è sceso del 17,0% del valore in quel periodo. D'altra parte il DVYE ha perso il 13,4%. Quest'ultimo è generalmente più stabile del precedente. Le azioni dei mercati non sono compatibili con la bassa propensione al rischio degli investitori a causa della loro elevata volatilità. Tuttavia, è possibile ridurre il rischio investendo in ETF dei mercati emergenti ad alto dividendo, come DVYE. Anche se i rendimenti possono non essere alti come quello che offre EEM, danno agli investitori una bassa propensione al rischio e la possibilità di accedere ai mercati emergenti. Basta ricordare che questo tipo di ETF sono meno volatili rispetto ai fondi dei mercati sviluppati.

Infatti, le azioni con alto dividendo dei mercati emergenti hanno un beta di circa lo 0,8. In altri termini, le azioni ad alto dividendo nei mercati emergenti in generale si muovono intorno allo 0,8% per ogni variazione dell'1% nell'universo globale dei mercati emergenti. In un contesto di mercato volatile, questa beta basso può contribuire ad attenuare il rovescio della medaglia.

Ma perché le azioni ad alto dividendo hanno un beta inferiore ? Perchè tendono ad essere più mature, imprese stabili concentrate nei settori meno volatili. Ad esempio, il Dow Jones Emerging Markets Select Dividend Index ha un pesante peso sulle telecomunicazioni e utilities elettriche, settori tradizionalmente a basso beta che tendono ad essere meno volatili rispetto al mercato più ampio. Al contrario, la più grande industria del più ampio MSCI Emerging Markets Index è il settore finanziario, uno dei settori più volatili negli ultimi anni.

Per concludere, le azioni ad alto dividendo nei mercati emergenti in generale sono scambiate con uno sconto significativo rispetto la maggior parte dei benchmark azionari globali. In realtà, queste società sono attualmente scambiate a meno di 10x rispetto gli utili, uno sconto del 50% dai mercati sviluppati. In breve, gli ETF dei mercati emergenti che offrono dividendi elevati sono un interessante equilibrio tra entrate e gestione del rischio.

mercoledì 18 febbraio 2015

Investire in ETF Indiani: le migliori opportunita dei mercati emergenti nel 2015

Gli investimenti in ETF dell'India sono stati proficui nell'ultimo anno. In realtà, i principali investimenti Indiani hanno più che raddoppiato il rendimento del 15% dell'S&P 500 negli ultimi 12 mesi. Se si desidera diversificare a livello globale, investire in ETF Indiani è una delle migliori scommesse. Dallo scorso anno, l'ETF iShares MSCI India (INDA) è in crescita del 34% negli ultimi 12 mesi, il WisdomTree India Earnings Fund (EPI) è in crescita del 40% e l'iShares S&P India Nifty 50 Fund Index (INDY) è arrivato al 41%. Ma mentre i guadagni di questi investimenti sono stati ottimi, la domanda da un milione di dollari per il futuro è se gli investitori globali debbano continuare a dare la priorità all'India rispetto ad altri mercati emergenti. Penso che la risposta possa essere "sì".

Ci sono alcuni timori che i guadagni degli ETF Indiani possano evaporare nel 2015 perché è difficile avere fiducia che la crescita di India duri ancora. Per cominciare, si teme che un nuovo metodo di calcolo sia quello di gonfiare il tasso di crescita dell'India. In particolare, il dipartimento statistiche della nazione vantava un tasso dell'espansione per l'economia del 7,5% con questa nuova metodologia, anche se i rapporti Reuters indicano "progetti in fase di stallo e capacità tesa nei settori dell'elettricità, delle infrastrutture e delle abitazioni." Bisogna tenere a mente, però, che l'India non è la Cina, che sta soffrendo un rallentamento. L'India non vede la sua crescita massima del PIL del 6,6% dal 2011, quindi questo è chiaramente un'accelerazione, anche se il livello non è chiaro.

Inoltre, il problema più grande per gli investitori ETF negli anni passati era stato un tasso di inflazione rovente. Ma l'inflazione indiana è scesa con forza dall'11,6% di novembre 2013 al 5,4% nel mese di gennaio 2015, dimostrando che il problema potrebbe essere risolto senza alzare i tassi. Questo è in parte grazie alle mosse da parte della Reserve Bank of India del 2014, così come i prezzi dell'energia e il calo del petrolio. Ci sono dei rischi, naturalmente. Il governo business-friendly del primo ministro Narendra Modi ha raccolto grande ottimismo, ma con meno di un anno sotto la sua guida, difficilmente può essere dichiarato un eroe dell'economia per ora.

E poi, non si può continuare a fare affidamento esclusivamente sulle azioni degli Stati Uniti per sempre. E' innegabile che la leadership dei titoli azionari globali è stato degli Stati Uniti, ma la diversificazione geografica è cruciale quanto espandere il vostro portafoglio tra settori e asset classes. Penso che gli investitori dovrebbero guardare agli ETF Indiani EPI, INDY e INDA nel nuovo anno. Potrebbero essere presi in considerazione anche i fondi più piccoli come il PowerShares India Portfolio (PIN), o l'ETF Market Vectors India Small Cap Index (SCIF) se cercate qualcosa di di veramente aggressivo.

ETF iShares MSCI India (INDA)

L'investimento mira a monitorare i risultati di investimento del MSCI India Index. L'indice sottostante è progettato per misurare la performance dei titoli azionari di società la cui capitalizzazione di mercato, rappresenta l'85% delle migliori imprese nel mercato azionario indiano. I componenti includono principalmente beni di prima necessità, l'energia, finanziari e aziende di tecnologia dell'informazione.

Ripartizione Geografica
Asia - Emergente 100,00

Distribuzione Settoriale
Materie prime 8,04
Beni di consumo ciclici 7,67
Finanza 17,88
Immobiliare 0,38
Beni di consumo difensivi 12,28
Salute 9,57
Servizi di pubblica utilità 2,72
Servizi alla comunicazione 2,43
Energia 9,70
Beni industriali 5,27
Tecnologia 24,05



WisdomTree India Earnings Fund (EPI)

L'investimento mira a replicare il prezzo e rendimento delle prestazioni del WisdomTree India Earnings Index. In circostanze normali, almeno il 95% del patrimonio totale del fondo sarà investito in titoli che compongono l'indice e investimenti che hanno caratteristiche economiche che sono sostanzialmente identiche alle caratteristiche economiche di tali titoli che lo compongono.

Ripartizione Geografica
Asia - Emergente 100,00

Distribuzione Settoriale
Materie prime 9,29
Beni di consumo ciclici 9,37
Finanza 25,77
Immobiliare 0,76
Beni di consumo difensivi 4,35
Salute 4,78
Servizi di pubblica utilità 5,79
Servizi alla comunicazione 1,41
Energia 15,18
Beni industriali 4,36
Tecnologia 18,94



iShares S&P India Nifty 50 Fund Index (INDY)

L'investimento mira a monitorare i risultati di investimento di un indice composto da 50 tra i principali titoli azionari indiani. Esso mira a monitorare i risultati di investimento del CNX Nifty IndexTM ("indice sottostante"), che misura la performance azionaria delle prime 50 società in base alla capitalizzazione di mercato.

Ripartizione Geografica
Asia - Emergente 100,00

Distribuzione Settoriale
Materie prime 7,70
Beni di consumo ciclici 9,63
Finanza 30,08
Immobiliare 0,28
Beni di consumo difensivi 9,55
Salute 6,10
Servizi di pubblica utilità 3,44
Servizi alla comunicazione 1,79
Energia 8,71
Beni industriali 5,41
Tecnologia 17,31

mercoledì 5 febbraio 2014

Il prezzo dell'Oro esplode grazie ai mercati emergenti

Economisti e i media rimangono convinti che l'economia e i mercati siano già in fase di recupero. Sulla stessa linea, ci attendiamo una diminuzione dell'Oro nel corso dell'anno. Ci basiamo anche sulle parole del consigliere economico dell'FMI, Olivier Blanchard, che ha spiegato la scorsa settimana che la crescita globale sarà in media del 3,7% nel 2014.

Ironicamente la storia che il recupero si basi sulla premessa che le banche centriali possano creare ricchezza semplicemente pompando i loro bilanci sembra solida come un castello di carte. Diversi mercati emergenti hanno sofferto un vero terremoto economico, soprattutto nei loro mercati valutari, i quali hanno provocato perdite nei mercati mondiali più sviluppati che non si vedevano da 6 mesi. Lo yen e il franco svizzero sono stati considerati un rifugio sicuro, proprio come Oro e obbligazioni del Tesoro USA.

Bloomberg dice che questo è il peggior selloff in valute dei mercati emergenti degli ultimi cinque anni:
Gli investitori stanno perdendo fiducia in alcuni dei più grandi paesi in via di sviluppo, estendendo la disfatta della valuta. Mentre Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa sono stati i motori della crescita globale a seguito della crisi finanziaria del 2008, i mercati emergenti ora rappresentano una minaccia per la stabilità finanziaria mondiale.

Argentina, Venezuela e Turchia sono stati colpiti duramente. Il Peso argentino e la Lira Turca hanno perso un valore significativo rispetto alle principali valute la scorsa settimana.

In Argentina la banca centrale ha limitato le vendite di dollari volti a puntellare il peso e preservare le riserve internazionali che sono cadute al un minimo di sette anni. La banca centrale ha detto che avrebbe alzato di due anni i controlli valutari permettendo l'acquisto di dollari per il risparmio a partire dalla prossima settimana. Il governo ha detto oggi che non interverrà nel declino del peso, consentendo al mercato, che è per lo più chiuso agli acquirenti di dollari, di adeguare i prezzi.
La banca centrale turca ha tentato un intervento sul mercato per fermare la caduta della lira ai minimi storici, qualcosa che non hanno fatto da due anni.
Gli investitori stanno speculando e la banca centrale sta cercando di puntellare la lira dalla combustione attraverso riserve valutarie che si riveleranno inutili senza alzare i tassi di interesse.
La perdita del potere d'acquisto per le persone in possesso del Peso argentino è sorprendente :

- Il Peso ha chiuso Venerdì 31 gennaio a 8.0 dollari.
- Da metà gennaio il Peso perso il 17,6% del suo valore rispetto al dollaro.
- Tre mesi fa il Peso era pari a 5,9 dollari, un calo del 35,5%.
- Da settembre 2012, il Peso ha perso il 69% rispetto al dollaro.

La perdita di valore della lira turca non è così drammatica come il Peso ma è comunque dolorosa:

- La Lira chiuso Venerdì 24 gennaio a 2.26 dollari.
- Da metà gennaio ha perso il 4,4% del suo valore rispetto al dollaro.
- Tre mesi fa era pari a 1,97 dollari, un calo del 19,2%.
- Da settembre 2012 ha perso il 27% rispetto al dollaro.

Questo grafico mostra il prezzo dell'oro in dollari (linea gialla) e il Peso (linea blu). La linea nera è il tasso di cambio del Peso rispetto al dollaro.



Sebbene i Media-Mainstream i quali continuano a tranquillizzarci dicendoci che, l’attuale crisi dei mercati emergenti sia meno pericolosa di quella delle Tigri Asiatiche del 1997-98 (in quanto detti paesi avrebbero riserve valutarie cospicue, di oltre 7 mila miliardi di dollari), ci sembra corretto evidenziare che, il crollo delle valute, dei bonds e delle economie degli "emergenti" e' tutt'altro che da prendere alla "leggera".

È interessante notare che l'esplosione del prezzo dell'oro nel Peso e Lira ha spinto il prezzo dell'oro in alto. Questa è una evoluzione importante, in quanto indica che l'oro è una risorsa monetaria. Si noti che l'oro è andato più in alto anche senza timori di inflazione. Questo potrebbe essere uno di quei catalizzatori che potrebbero rompere la tendenza al ribasso nell'Oro delle principali valute.

La ragione di fondo per le turbolenze dei mercati emergenti si dice essere attribuita ad una fuga di capitali fuori da tali mercati. Direttamente collegato a questo c'è la paura di un rallentamento dell'economia cinese e americana. Qual'è l'importanza di questo per gli investitori occidentali ?.

In sostanza, fino ad oggi, c'è stato un racconto che circonda la Federal Reserve che ha ottenuto credito per i risultati economici positivi, dopo aver fermato l'implosione del sistema finanziario nel 2009. Tuttavia, non vi è ancora alcuna evidenza empirica che il piano abbia funzionato. Dobbiamo notare che l'attuale tipo di situazione, caratterizzata dall'assottigliamento del sistema monetario è unico nella storia.

Non crediamo in una recessione o bolla come nel 2008, un forte ritracciamento è già in atto e crediamo possa continuare ancora per qualche settimana, lo dimostrano i futures dei prossimi mesi che vedono lo S&P500 Long per la fine dell'anno. Il problema è la psicologia, il selloff e le prese di profitto sono umane e nessuno può farci nulla, ma umanamente siamo portati a non tenere i soldi liquidi ma a reinvestirli in qualcos'altro, soprattutto dopo che abbiamo guadagnato molto nel 2013. Ecco perchè l'Oro potrebbe salire di molto, il primo bene di rifugio dopo il dollaro che però non sta vivendo momenti facili.

Nessuno sa esattamente il timing, ma visti gli effetti che stiamo vedendo nei mercati emergenti, sembra probabile che un L'oro salirà molto probabilmente. La nostra convinzione è che, una volta che saranno attuati i cambiamenti delle banche centrali, le principali valute saranno probabilmente colpite da una crisi di fiducia. Questo è uno dei catalizzatori più ragionevoli per l'Oro.

martedì 8 ottobre 2013

I mercati emergenti potrebbero riavere il loro buy-appeal

Dopo un decennio di forte crescita e di una rapida ripresa dopo il crollo della banca d'investimento statunitense Lehman Brothers, i mercati emergenti stanno vedendo un rallentamento della crescita. La loro crescita media è ora dell'1,5% in meno rispetto al 2010 e 2011. Questo è un fenomeno molto diffuso: la crescita ha rallentato in tre su quattro mercati emergenti. Quota è assai elevata, in passato tali rallentamenti, erano presenti e persistenti solo durante crisi acute globali.

Grafico dell'andamento dei mercati emergenti negli ultimi 10 anni

La nostra analisi attribuisce il rallentamento in parte a forze cicliche, inclusa una domanda esterna più debole e in parte alla strozzature strutturali, ad esempio nel settore delle infrastrutture, i mercati del lavoro e del settore energetico. Questo è successo a dispetto di politiche di sostegno nazionali macroeconomiche, condizioni favorevoli del commercio e di finanziamento facil, che solo di recente ha cominciato a dare peso alla nostra tesi. Tuttavia, una parte non banale del rallentamento rimane inspiegabile, suggerendo che altri fattori dei mercati emergenti siano in gioco.

Crescita del PIL reale dei mercati emergenti negli ultimi dua anni, grafico

La crescita è destinata a perdurare nel tempo ?

L'attuale rallentamento solleva la questione se i mercati emergenti possano rimbalzare e tornare ai tassi di crescita osservati negli ultimi dieci annni o se ci siano le prospettive. La forte domanda esterna e lo sviluppo di forniture hanno portato una maggiore crescita attraverso il commercio e la specializzazione nel 2000. Le prudenti politiche hanno ripagato con 10 anni di grande crescita. I paesi hanno gestito le loro economie nei "bei tempi" avendo più potenza di fuoco per far fronte alla crisi finanziaria globale. Al contrario, le economie con grandi squilibri esterni e finanziari, tra cui gran parte dell'Europa emergente, stanno attraversando un processo di riduzione dolorosa della leva finanziaria e hanno sperimentato una ripresa più lunga dal 2008.

Se questo rallentamento è di lunga durata dipende da quanto è considerato strutturale - gergo usato dagli economisti per riflettere sui cambiamenti fondamentali nel potenziale di crescita di un'economia. Ma il potenziale di crescita è una metrica non osservabile. Tenendo conto del fatto che il finanziamento a buon mercato e l'aumento dei prezzi delle materie prime negli ultimi dieci anni hanno sollevato gli investimenti e la crescita in molte economie, e il fatto che tali vendi favorevoli stiano svanendo, si stima che la crescita "potenziale " del mercato emergente sia rivisto rivista al ribasso. Le previsioni dell'FMI per la crescita dei prossimi cinque anni saranno in calo di 0,7 punti percentuali rispetto a ottobre 2012.

Questo significa che i politici dei mercati emergenti hanno bisogno di riconoscere che cresceranno a tassi inferiori rispetto al passato. In caso contrario rischiano di stimolare le loro economie e generare squilibri che torneranno a perseguitarli. Ma ci sono cose che si possono fare per generare una maggiore crescita sostenibile.

Ridare enfasi alle vecchie sfide

Questa discussione assume ulteriore significato quando prendiamo in considerazione l'inasprimento imminente dei tassi di interesse globali. In seguito all'annuncio della Fed, alcuni mercati emergenti hanno registrato grandi e dirompenti deflussi di capitale. I mercati emergenti più vulnerabili, quelli con deficit più elevati e in crescita, e con inflazione elevata, hanno visto un deprezzamento del tasso di cambio. Le politiche saranno fondamentali nel prossimo futuro, in quanto gli investitori sapranno sempre più distinguere i paesi dei mercati emergenti in base ai loro quadri politici e la salute dei loro bilanci.

Come possono i mercati emergenti ottenere di nuovo il loro buy-appeal ? Col rischio di ribadire ciò che può sembrare "banale", i paesi avranno bisogno di individuare le giuste riforme per eliminare i colli di bottiglia che possano alimentare un aumentano della produttività e spostare le loro economie verso una crescita maggiore. Questo significa affrontare le persistenti barriere alla crescita sul lungo termine, spingendo sugli investimenti nelle infrastrutture e il miglioramento del clima aziendale.

La posta in gioco è alta e la necessità di un'azione politica decisa è immediata, dato che il tempo necessario per attuare determinate misure strutturali è sempre più scarso. Il rimbalzo dei mercati emergenti non sarà veloce o facile, per questo motivo i politici dovranno iniziare presto se vogliono evitare il rischio di perdere un decennio.

giovedì 29 agosto 2013

La crisi siriana e dei mercati emergenti darà il via ad una nuova recessione ?

Il copione è pronto per il resto del 2013. Diamo uno sguardo in autunno, la Federal Reserve avrebbe lentamente iniziato a calare il "buy bond" da 85 miliardi di dollari o quantitative easing che in questi anni ha pompatp denaro fresco nei mercati. I rendimenti obbligazionari avrebbero iniziato a salire lentamente. L'economia avrebbe balbettato, ma alla fine si sarebbe arresa all'evidenza, non si può immettere denaro per sempre nel mercato senza poi pagarne lo scotto, e la politica monetaria avrebbe cominciato lentamente a tornare alla normalità.

Il problema è che la storia non sta andando nel modo in cui avrebbe voluto la fed. La minaccia di una fine del QE negli Stati Uniti aveva iniziato a creare una crisi nei mercati emergenti. Ora la minaccia di un'azione militare in Siria intensificherà la spirale verso il basso. Che tra l'altro sta per diffondersi anche nell'Europa quasi fuori dalla crisi, con i paesi periferici già pronti a lamentare problemi di risanamento.

Mentre l'agitazione in Siria sale sempre di più, la crescita globale pagherà una depressione. Il risultato ? La Fed proseguirà a stampare soldi più a lungo di quanto previsto, non avrà altra scelta.

Per tutta la scorsa settimana, i mercati emergenti hanno iniziato a traballare. L'India sembrava di entrare in una crisi finanziaria in piena regola con la Rupia che continua a toccare minimi storici. Lungi dal trasformarsi in una superpotenza economica - come doveva essere quando i BRIC erano di gran moda - ora invece siamo di fronte ad un caso disperato. La crescita ha subito un rallentamento, l'inflazione è in aumento e il governo è spaventato da grossi deficit (ma non l'avevamo già sentita questa ?). Il capitale sta cominciando a lasciare il paese.



Il Brasile non è in forma molto migliore. La scorsa settimana la banca centrale ha dovuto "buttare" 60 miliardi dollari per puntellare la valuta USDBRL dopo essere scesa al minimo di cinque anni contro il dollaro.

La crisi sta cominciando a diffondersi in altri importanti mercati. In Turchia è già partita attraverso una ribellione politica e ora c'è lo sconvolgimento economico, come da copione. La lira turca USDTRY è in caduta libera e le obbligazionaria a 10 anni solo salite al di sopra del 10%. I titoli indonesiani JAKIDX sono sceso del 5% in una sola seduta e sono stati gettati ai minimi del 2013. Gli investitori hanno paura e dopo anni di accumulo nei mercati emergenti portando fuori i capitali.

Ora c'è la prospettiva di un intervento militare da parte degli USA e della Gran Bretagna nella guerra civile in Siria. L'uso di armi chimiche lascia le grandi potenze con poca scelta: se accettiamo che i regimi brutali possono utilizzare gas contro la propria gente per rimanere al potere, allora il loro uso si diffonderà.

Il problema è che si tratta di un brutto momento per i mercati. Un intervento in Siria minaccia di sconvolgere il Medio Oriente e rilancia verso l'alto i prezzi del petrolio. Renderà gli investitori nervosi e se i russi continueranno ad insistere sul backup del regime di Assad ad oltranza, può persino trasformarsi in un conflitto ancora più grave di quanto chiunque abbia calcolato.

Le nuove economie in via di sviluppo sono sempre state volatili, e dopo più di un decennio di stabilità e di crescita un selloff era quasi matematico. La guerra civile in Siria sono mesi che attende la proverbiale goccia, ed è sempre improbabile che l'Occidente stia a guardare senza muovere un dito. Il problema è che sia la crisi dei mercati emergenti sia il conflitto siriano avranno due grandi conseguenze per il resto dell'economia mondiale.

La prima è che questi paesi sono molto più importanti di quelli di una volta. Il mondo non ha visto una vera e propria crisi dei mercati emergenti dal crollo finanziario asiatico del 1990. Sono stati in via di sviluppo fino ad oggi. Il risultato di oltre un decennio di crescita ininterrotta li hanno resi molto ricchi e rappresentano una quota di gran lunga maggiore del commercio mondiale rispetto qualche anno fa. Circa il 50% dell'economia mondiale è oggi rappresentato dai mercati emergenti. Se la crescita di quelle economie fosse crollata negli anni 90 il suo impatto sarebbe stato contenuto. Ora si rischia di far precipitare il mondo in recessione.

La seconda è che gran parte della zona euro è ora, a tutti gli effetti, un mercato emergente. I paesi periferici dell'Europa - Grecia, Cipro, Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda - hanno molte delle stesse caratteristiche di nazioni come Thailandia e Malesia degli anni 90. Hanno enormi debiti in quello che è a tutti gli effetti una valuta - l'euro - su cui non hanno alcun controllo. Il capitale rischia di fuggire al primo segno di guai seri. Non hanno la possibilità di stampare la propria valuta per uscire dai guai.

Se la crisi dei mercati emergenti si diffonderà, e se un intervento militare in Siria spingerà verso l'alto il prezzo del petrolio, la zona euro sarà spinta in recessione molto rapidamente, il 70% dell'economia globale potrebbe essere a un punto morto.

Dove si colloca la Fed ? In una correzione. In realtà, gli Stati Uniti non possono semplicemente dare una spinta al problema dei mercati emergenti o di un conflitto in Medio Oriente considerandola una questione di poco conto. La propria crescita dipende dal commercio con quelle nazioni, e così è la stabilità del suo sistema bancario. Con nessuna espansione in questi mercati, la crescita USA evapora, e con essa il caso di un possibile tapering.

La lezione del Giappone è che è molto più facile iniziare il quantitative easing che fermarlo. La Federal Reserve sta per imparare la lezione. Nel corso delle prossime settimane, il "Septaper" sarà tranquillamente accantonato. Si può cercare di porre fine al QE in febbraio o marzo del prossimo anno - ma da allora qualche nuova crisi potrebbe essere alla porta.

mercoledì 19 giugno 2013

Quali mercati emergenti sono a buon mercato ?



I mercati emergenti dall'inizio dell'anno stanno soffrendo abbastanza, anche se il mercato azionario statunitense è parecchio a credito, i mercati emergenti nel loro complesso sono in rosso. L'immagine qui sotto mostra l'andamento dell'ETF Vanguard FTSE Emerging Market da Gennaio 2013 ad oggi. Come potete notare l'ETF mostra una flessione di più dell'8%.

Quali mercati emergenti sono a buon mercato ? ETF Vanguard FTSE Emerging Markets 2013

La prima cosa che dobbiamo chiederci, quando vediamo un asset di negativo, è se il problema sta nel sentiment degli investitori non più attratti da quell'investimento o se esiste un qualche deterioramento dei fondamentali. Se riusciamo a stabilire che il sentiment fa da padrone, allora potremmmo essere di fronte ad un buon momento per acquistare. Con questo articolo cercheremo di valutare i vari mercati emergenti per capire quali sono ancora dei buoni affari e quali no.

La metodologia utilizzata per analizzare

Anche se ci sono una varietà di diversi metodi di valutazione per i mercati azionari, in questo articolo utilizzeremo l'analisi dei flussi di cassa per i mercati azionari di interi paesi. La crescita degli utili futuri sarà una funzione diretta della futura crescita economica e i mercati azionari saranno rappresentati da un ETF, in pratica utilizzeremo L'implied Correlation Index:
L'implied Correlation Index mette a confronto il rischio del mercato nel suo insieme a confronto con il rischio dei singoli titoli azionari (il tutto viene misurato in base la premio delle opzioni). E' un indice che, un pò come il VIX, ci da un'idea di quali sono le aspettative degli operatori. In teoria il rischio di mercato dovrebbe essere inferiore a quello dei singoli titoli dato che questi hanno earnings, notizie, acquisizioni etc. che li rendono più rischiosi rispetto al mercato nel suo complesso. Quando anche il mercato comincia a diventare rischioso quanto un singolo titolo le cose non vanno molto bene...
Questo metodo non è semplice e dobbiamo discutere di un paio di punti:

1) Attualmente gli ETF disponibili da utilizzare come benchmark ragionevoli per il mercato azionario di un paese intero sono molti

2) Qualsiasi crescita economica sarà condivisa tra capitale e lavoro in proporzioni attuali. Questo fa si che ci si allontani dalla realtà, alcuni dati potrebbero risultare errati.

Per poter ovviare a questi punti negativi bisogna fare un salto nel passato e analizzare a ritroso ciò che è avvenuto in situazioni simili, per questo motivo abbiamo analizzato vari ETF i quali ci hanno fornito aspettative di crescita che suggeriscono come divergono dalle previsioni di crescita attuali per il 2013. In più abbiamo utilizzato un valore di calcolo della crescita identico per ragioni di semplicità. L'analisi eseguita col nostro algoritmo ha portato al risultato mostrato nella tabella qui sotto.

La tabella mostra le divergenti aspettative di crescita all'interno dei corsi azionari:



Ciò che notiamo non deve soprenderci più di tanto, gli investitori hanno aspettative di crescita più pessimistiche per la Russia, Polonia e Turchia. Tutti e tre hanno una significativa esposizione dell'eurozona, a causa della questione Siria sono a rischio Turchia, Russia e Polonia, in più questi paesi hanno un serio problema demografico con l'invecchiamento della popolazione più alto e la Russia inoltre è famosa per i suoi problemi di governance. D'altra parte, gli investitori sono molto ottimisti circa la crescita futura in India, Cile, Filippine, Taiwan e Messico.

Aspettative contro Proiezioni

Molto spesso quando si parla di investimenti la psicologia ha un ruolo importantissimo. Anche se gli investitori appaiono troppo ottimisti nei confronti di diversi mercati emergenti, la storia suggerisce che le valutazioni ottimistiche sono spesso sovraesposte mentre le valutazioni pessimistiche danno luogo a occasioni. Proprio perchè l'investitore medio tende ad acquistare un titolo di cui sente parlare bene spesso associandolo ad un buon affare, ma come capita a volte, dal momento in cui se ne sente parlare spesso, questo è sovrastimato. "Abbiamo perso il timing".

Per avere un'idea della misura in cui gli investitori sono d'accordo con gli econometrici, abbiamo sottratto il tasso di crescita implicito incorporato nei prezzi azionari dalle previsioni di crescita economica per il 2013. Il risultato è la tabella qui sotto:

Proiezioni di crescita paesi emergenti 2013

Nella figura sopra, i paesi sotto lo 0% rappresentano i mercati in cui i prezzi suggeriscono che :

1.) Che gli economisti sono eccessivamente ottimisti circa le loro proiezioni per il 2013, oppure
2.) I livelli di crescita del 2013 sono insostenibili.

Al contrario i paesi sopra lo 0% rappresentano mercati in cui i prezzi suggeriscono che:

1.) Gli economisti sono troppo pessimisti circa le loro proiezioni per il 2013, oppure
2.) I livelli di crescita del 2013 saranno seguiti da una crescita più robusta nel futuro.

I paesi per i quali la differenza tra il tasso di crescita implicito nei prezzi azionari e la crescita prevista nel 2013 è inferiore ai due punti percentuali non ci interessa: il futuro è incerto e le valutazioni di questi mercati cadono entro un ragionevole margine di errore. Questo lascia tre mercati verso cui gli investitori sembrano avere un pessimismo irragionevole, Russia (ERU), Cina (MCHI) e Perù (EPU).

Dividendi come margine di sicurezza

Dato che stiamo discutendo sul lungo periodo, i dividendi saranno una componente importante nei rendimenti complessivi. Questo è il caso soprattutto per i titoli azionari dei mercati emergenti, che spesso portano alti rendimenti. I dividendi possono fornire un margine di sicurezza per gli investimenti, perché i dividendi reinvestiti possono compensare un deprezzamento. Ho quindi sottratto i rendimenti finali da crescita implicita per vedere quali mercati offrono rendimenti sufficientemente buoni da produrre rendimenti, anche se la crescita degli utili è inferiore.



Nella figura sopra, una percentuale bassa o negativa suggerisce che semplicemente reinvestendo i dividendi saranno sufficienti a fornire una buona copertura di crescita. Una cifra elevata suggerisce che reinvestendo i dividendi attuali non saranno necessari per fornire rendimenti richiesti e quindi gli investitori dovranno sipendere dalla crescita degli utili o l'aumento dei dividendi distribuiti.

Prendete per esempio la Russia. Alle valutazioni attuali, la Russia ha un tasso di crescita implicito del -1,7% (P/E 7.7), ma un rendimento finale del 2,5%. Questo ci fornisce un valore aggiuntivo, anche se la crescita degli utili per le società sono deboli. D'altro canto, il tasso di crescita implicito per l'India (INDA) è del 7,2%, mentre i dividendi finali sono dello 0,40%. Ciò significa che la crescita degli utili dovrà fare il lavoro pesante per produrre buoni rendimenti a lungo termine.

Le implicazioni di un investimento sui mercati emergenti

In conclusione, non so se i mercati emergenti in generale sono sopravvalutati o sottovalutati, ma alcuni mercati particolari sembrano essere buoni affari in questo momento. Alle valutazioni e rendimenti attuali, la Russia, la Cina e il Perù sembrano particolarmente interessante. D'altra parte, gli investitori sono molto ottimisti sul Brasile (EWZ), India, Cile (ECH), Taiwan (EWT), Messico e Sud Africa. A questo punto non vediao strategia per ora in Corea del Sud (EWY), Filippine (EPHE), Malesia (EWM), Indonesia (EIDO) o Turchia (TUR).

Gli investitori interessati ad un'esposizione in Cina potrebbero anche voler aggiungere una posizione in Taiwan sul breve come copertura del rischio o sovralimentare i rendimenti. Allo stesso modo, il Perù potrebbe prendere in considerazione una posizione in Brasile come compensazione.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo