giovedì 31 agosto 2017

TXT e-solutions - una realtà innovativa con grosse potenzialità

Fondata nel 1989, TXT e-solutions (TXT.MI) è un fornitore internazionale di prodotti e soluzioni software, leader in Strategic Enterprise Solutions. Si tratta di software di pianificazione o di software di bordo per l’avionica.

Espansione Commerciale

Nel 2000 sbarca a Piazza Affari. L’anno successivo inizia le attività di internazionalizzazione con l’apertura delle sedi in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, oltre ad effettuare una serie di acquisizioni in Italia (Logilab e Program) e MSO Concept GmbH in Germania. Nel 2006 apre una sede a New York, Microsoft (MSFT) seleziona TXT e-solutions e la società decide di riaggregare le sue divisioni in tre aree di Business: TXT Perform, TXT Polymedia, TXT Next. Nel 2008 acquisisce BGM Solutions Ltd e consolida la presenza di TXT PERFORM nel mercato britannico. Nel 2011 cede Polymedia al gruppo KIT Digital, società con base a New York e Praga attiva nel campo del software di video asset management e relativi servizi per soluzioni multicanale e socially-enabled video, per garantire ulteriori finanziamenti e per accelerare la sua crescita internazionale focalizzando la propria strategia di sviluppo sulla suite software TXT Perform e TXT Next.

Txt Perform, è un pacchetto di soluzioni collaborative di pianificazione integrata che accompagna il prodotto dalla collezione ai canali di vendita. Perform unisce le fasi di creazione e sviluppo con quelle commerciali, coprendo da una parte i processi di design, sviluppo prodotto e costruzione della collezione, e dall’altra quelli di pianificazione strategica, sales budgeting, pianificazione di merchandise e assortimenti, gestione dei processi in-season.

Ora le linee di business principali sono tre:
TXT Retail che raggruppa i servizi per le aziende del settore del lusso e della moda. Le soluzioni IT in questo settore coprono tutto il percorso dell’attività retail, dallo sviluppo del prodotto alla gestione dei magazzini alla pianificazione della domanda;
TXT Perform, soluzioni software e relativi servizi e consulenza per la distribuzione delle industrie manifatturiere, dal settore alimentare a quello farmaceutico
TXT NEXT, servizi software e di system integration per clienti nei settori Aerospazio, Difesa, High-Tech, Manufacturing ed Istituzioni Finanziarie.

Ricerca e Sviluppo

Lo scorso maggio la società ha dato il via alla costituzione di una nuova Divisione, TXT Sense, che svilupperà e venderà soluzioni innovative di realtà aumentata, per numerosi settori in cui queste tecnologie troveranno applicazione. Prodotti simili sono già stati realizzati con successo in applicazioni aeronautiche avanzate da TXT Next, in particolare nei cosiddetti “Augmented Objects” di elevatissima qualità visiva ed estetica, di uso interattivo semplice, immediato e condivisibile da un normale smartphone. I settori di interesse ai quali si rivolgerà TXT Sense comprendono il Lusso e Fashion, la manifattura avanzata, l’industria medicale, il retail specializzato, la pubblicità ed i media.

Nel mese di luglio, invece, è stata resa nota la cessione alla statunitense Aptos della Divisione Retail per 85 milioni di euro. La transazione si dovrebbe concludere entro la fine del mese di settembre. TXT Retail è presente in 10 Paesi nel mondo servendo oltre 500 marchi del lusso e del life style tra i quali Guess, Lacoste, Louis Vuitton, Sephora, Tesco, Tod’s, Urban Outfitters e Zalando.

A seguito del riasseto, TXT e-Solutions si focalizzerà nello sviluppo della divisione TXT Next, con obiettivo di crescita internazionale nella simulazione e nella governance di apparati e sistemi complessi, a partire da aeronautica e “Fintech”. TXT Next opera anche nel settore finanziario e bancario, dove è specializzata nella verifica e validazione (Independent Verification & Validation) dei sistemi informativi. La Divisione vanta partnership strategiche con Microsoft, HP ed IBM.
Alla base dell’offerta è la grande esperienza applicativa maturata in oltre vent’anni di attività al fianco di aziende bancarie leader, combinata con la conoscenza di metodologie e strumenti per la gestione della qualita’ del software e per la verifica.

TXT Next vanta una pluridecennale esperienza nel mondo aerospaziale, in particolare nei software di bordo, simulatori di volo, sistemi di addestramento e di manifattura avanzata. Nel 2016 TXT ha acquisito il 79% della società tedesca Pace GmbH per 5,6 milioni, consolidata a partire dal 1 aprile di quell’anno. Un’operazione che supporta lo sviluppo internazionale della divisione aereonautica TXT Next.

Le attività combinate di TXT Next e Pace, infatti, hanno un mercato potenziale di oltre 300 grandi clienti, tra cui spiccano colossi come Airbus, Boeing, Safran, GE Aviation, Sukhoi, Embraer, RollsRoyce, Air France & KLM, Lufthansa and Delta Airlines, nel mondo e contano un team di 350 specialisti. Tutto ciò supporta solide prospettive di crescita di medio periodo nel mercato aeronautico, oltre alla possibilità di procedere con ulteriori acquisizioni per rafforzare il patrimonio di know-how, competenze tecnologiche e software.

TXT Next si caratterizza anche per la capacità di creare soluzioni di avanguardia e di alta affidabilità, in cui la tecnologia è il fattore abilitante per il business. E tutto ciò grazie anche ai nuovi piani di innovazione del gruppo, in particolare sul tema della Realtà Aumentata.

Con 30 anni di storia, 500 clienti internazionali e 17 sedi nel mondo, TXT si rivolge a mercati caratterizzati da estrema dinamicità che richiedono soluzioni tecnologiche d’avanguardia. Mercati per i quali tecnologia e innovazione si traducono in elementi fondamentali per la crescita e la competitività. Per rispondere ai bisogni della clientela, TXT ha sempre puntato sull’innovazione, sia tecnologica che di processo o di business, facendone uno dei valori su cui costruire il proprio successo.

Solidi Bilanci

Nel triennio 2014-2016 l’azienda ha realizzato una crescita media annua dei ricavi pari all’11,2%, sostanzialmente in linea sia con l’unica società comparabile italiana, Reply (REY.MI) (+11%), sia con la media dei peers analizzati nel confronto, pari all’11,7%. Il campione comprende, oltre a Reply, le tedesche Atoss Software e Sqs Software, l’inglese Computacenter, la canadese Descartes Systems e le francesi Devoteam e Sopra Steria Group (SOP.PA).

Txt e-solutions ha ceduto la divisione retail ad Aptos per un corrispettivo pari a 85 mln euro. Dopo la cessione, il gruppo si focalizzerà nello sviluppo della divisione Txt Next e valuterà una cedola extra. E’ anche previsto che, nel caso di quotazione di Aptos, Txt abbia il diritto di esercitare un’opzione per l’acquisto di azioni della società fino a un massimo del 10%.

La società ha chiuso il primo semestre 2017 con ricavi pari a 36,1 milioni in crescita del 8,9% rispetto ai 33,2 milioni di euro del primo semestre 2016. Il margine operativo lordo è stato pari a 3,3 milioni di euro, in calo dell’1,8% su base annua, mentre il reddito operativo è stato pari a 2,6 milioni, in flessione del 7,6% rispetto al primo semestre 2016 l’utile netto è stato pari a 1,56 milioni di euro, in calo del 22,2% rispetto ai 2 milioni del primo semestre 2016. La posizione finanziaria netta consolidata al 30 giugno 2017 era positiva per 5,5 milioni di euro, rispetto ai 5,4 milioni di fine 2016, con una generazione di cassa dal cash flow operativo del semestre che ha finanziato integralmente il pagamento del dividendo per 3,5 milioni di euro.

Previsioni

Per il 2017 vengono stimati ricavi per 75,2 milioni, Ebitda a 8,6 milioni e un utile netto di 6,2 milioni, mentre per l’anno successivo sono previsti ricavi per 78,5 milioni, margine operativo lordo a 9,5 milioni e un risultato netto di 6,9 milioni. Infine pensiamo a possibili ulteriori operazioni di M&A, grazie anche ad un solido track record nell’integrazione di aziende acquisite.

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martedì 29 agosto 2017

La fine del QE europeo, l'importanza dell'inflazione e i rischi

Non è una novità, il QE europeo sta per volgere al termine, prima o poi doveva accadere, il mercato ha reagito male all’inizio, ma alla fine ha scontato tutto, quasi come sapesse tutto in anticipo. Draghi ha cominciato a lanciare i primi segnali già con gli incontri di Giugno, poi prima del Simposio di Jackson Hole e durante lo stesso Simposio.

Dopo la pausa estiva molti più investitori mostrano più attenzione alle principali riunioni di politica monetaria in tutto il mondo, dando il via con la riunione della Banca centrale europea, il 7 settembre, che molti trader ritengono potrebbe essere il giorno dell’annuncio di un cambiamento di politica monetaria in Europa.

Sappiamo che la Banca Centrale Europea (BCE) ama informare di modifiche al suo approccio della politica monetaria ben prima che siano attuate. Ecco perché ci aspettiamo un annuncio imminente dal presidente della BCE Mario Draghi, su una ipotetica data sul suo programma di attenuazione del quantitative easing (QE) il prossimo anno. L’annuncio potrebbe essere ufficializzato il prossimo 7 settembre, quando il consiglio direttivo della BCE si riunirà, anche se non ci aspettiamo che l’attuale riduzione del programma inizierà prima dell’inizio del 2018.

Le banche italiane

Con la fine del QE le banche italiane continueranno ad avere un outlook stabile anche se potrebbero soffrire a causa di una congiunzione strutturale tra le coperture e la reddività. In pratica nel caso in cui la stessa banca desideri vendere o ridurre le proprie copertura andrebbero in negativo, questo porterebbe immediatamente ad una richiesta di aumenti di capitale, che sappiamo benissimo, non sempre fanno bene. Le perdite intaccherebbero i capitali in un settore con redditività modeste. La criticità potrebbe perdurare per i prossimi due anni.

L’impatto inflazionistico

L’euro si è rafforzato dall’inizio dell’anno, questo ha esercitato pressioni sulle statistiche di inflazione della BCE. Tuttavia è leggermente superiore allo periodo del 2016. Se la banca dovesse stringere troppo rapidamente la sua politica monetaria, potrebbe spingere la moneta ancora più velocemente, a sua volta aumentando la pressione al ribasso sull’inflazione. In tali circostanze, la banca dovrà affrontare vari problemi tra cui l’aumentare la disallineazione.

La sua previsione sull’inflazione del 2019 è attualmente all’1,5%, che è stata effettivamente rivista verso il basso dalla sua previsione precedente nell’ultima riunione del Consiglio di Amministrazione. Quindi non si avvicina al suo target del 2%. La crescita continua a migliorare, così come l’ambiente politico. Riteniamo che i membri del consiglio direttivo della BCE possano esaminare questi fattori e concludere che non deve essere ultra-accomodante, ma deve avere una posizione accomodante.

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Somiglianze al QE americano

A nostra avviso la BCE deve considerare un nuovo approccio verso il QE, anche a causa delle crescenti similitudini tra la fine di quello americano. Le due economie, per esempio, sono di dimensioni simili e il loro tasso di crescita è abbastanza uguale. L’inflazione non è altrettanto diversa. È leggermente inferiore in Europa, ma non drammaticamente. I dati sull’occupazione non sono troppo lontani. Anche se la disoccupazione europea non ha colpito i livelli più bassi come quella americana.

In questo contesto, si potrebbe giustificatamente chiedere se abbia senso avere un’economia con uno stretta monetaria forte, come quella europea, vedendo come l’America si sta muovendo. Per essere chiari, non stiamo suggerendo che la BCE dovrebbe iniziare a tagliare il QE, ma pensiamo che abbia bisogno di iniziare a ridurre la quantità il prima possibile.

Conclusioni e rischi

Tutti gli investimenti comportano rischi, tra cui la possibile perdita di capitale. I prezzi delle obbligazioni generalmente si muovono nella direzione opposta ai tassi di interesse. Pertanto, poiché i prezzi dei titoli in un portafoglio si adattano ad un aumento dei tassi di interesse, il valore del portafoglio potrebbe diminuire. Gli investimenti in titoli stranieri comportano rischi particolari, incluse le fluttuazioni valutarie (suggeriamo la lettura dell’articolo del 25 Agosto: EURUSD, il cambio analizzato in vari punti mentre attende Draghi/Yellen, l’instabilità economica e gli sviluppi politici.

venerdì 25 agosto 2017

EURUSD, il cambio analizzato in vari punti mentre attende Draghi/Yellen

Tutti i trader in questo momento sono in attesa dei discorsi di Draghi e Yellen dal Simposio di Jackson Hole a Kansas City. Da Draghi ci aspettiamo informazioni maggiori sulla tempistica dell’uscita dalla politica monetaria “soft” dell’Unione Europea. Ogni volta che i banchieri del G10 si incontra si scoprono sempre carte interessanti per capire come muoversi nel prossimo futuro, e il cambio EURUSD sarà uno dei più seguiti.

Il dollaro ha avuto il freno a mano tirato nel corso delle ultime due sessioni, in quanto gli investitori rievocano l’incertezza politica statunitense davanti agli importanti discorsi dei banchieri centrali – sia la Yellen della Fed che Draghi della BCE sono attesi nel pomeriggio – il presidente Trump ha minacciato Martedì sera troverà in ogni modo i fondi per garantire finanziamenti per un muro sul confine messicano ed ha addirittura sollevato dubbi su un nuovo accordo NAFTA.

Diamo uno sguardo su come si stanno muovendo alcuni punti chiave dell’economia in generale in attesa della chiusura del Simposio.

Il mercato azionario globale

Quasi tutte le piazze mondiali sono in sali e scendi da circa un mese, in Europa il DAX ha perso 500 punti in 30 giorni e in 60 giorni anche di più. Il Giappone è sceso al suo minimo di quattro mesi, trascinato anche dalle perdite statali e uno yen più forte. A Hong Kong, l’indice Hang Seng vive un periodo felice grazie ai settori finanziari e immobiliari che stanno aiutando il mercato a crescere.

Mentre in Cina, i titoli sono scesi nelle ultime due settimane in quanto China Unicom è crollato dopo il rally della settimana precedente in vista delle riforme sulle imprese statali che sembra non saranno prese in considerazione. Per quanto riguarda l’America invece, anche se la stagione degli utili è parsa buona e i dati economici risultano positivi, gli indici principali hanno lasciato sul terreno quasi un 2% in un mese.

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La Brexit rende tutti più nervosi

I dati di questi giorni hanno mostrato che l’economia britannica ha rallentato e non ha registrato una crescita nel secondo trimestre – un segno che l’incertezza legata ai negoziati di Brexit e alle elezioni generali di giugno potrebbero aver pesato sui piani a lungo termine delle imprese.

La spesa in conto capitale da parte delle imprese è rimasta invariata rispetto al trimestre precedente, così come il corrispondente trimestre del 2016, iintorno ai 43.8 miliardi di sterline (circa 47 miliardi di Euro). I ministri britannici hanno suggerito che il Regno Unito cercherà un “accordo di transizione” per dare tempo alle imprese per adattarsi, ma i segnali sulla forma di un simile accordo hanno portato le aziende al limite.

Altri dati hanno mostrato che il PIL del Regno Unito nel secondo trimestra è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, con un lieve miglioramento rispetto allo 0,2% registrato nel primo trimestre. È stato in linea con le aspettative e su base annua; L’economia britannica è cresciuta dell’1,2%. La spesa per le famiglie e quelle pubbliche hanno spinto l’espansione del secondo trimestre.

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Il dollaro e la Yellen

L’euro ha esteso i suoi guadagni aiutato ieri dai dati che hanno mostrato le vendite negli Stati Uniti che hanno subito un forte calo nel mese di luglio e da un sondaggio provvisorio sul PMI e attività produttiva che ha battuto le aspettative. I miglioramenti nell’economia dell’eurozona, combinati con una maggiore incertezza politica sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, continueranno a sostenere GBPEUR verso la soglia psicologica degli 0,92.

Il discorso di Draghi a Jackson Hole è visto come un potenziale catalizzatore dei mercati in quanto definirà una volta per tutte quando il QE europeo avrà fine smettendo di sostenere la politica monetaria del vecchio continente. Nel frattempo i cambi delle valute fremono, la sterlina rimane sotto pressione persistente, guidato dalle preoccupazioni sulla Brexit, mentre USDJPY scambia in una gamma ristretta tra i 120 pip durante la conferenza settimanale di Jackson Hole. Ogni forza americana è stata contrastata da un rischio geopolitico, in quanto gli Stati Uniti e la Corea del Sud proseguono i loro movimenti verso una guerra evitabile.

La moneta cinese ha guadagnato circa il 4,1% quest’anno, sostenuta dalla guida della Banca Popolare della Cina (PBoC) e dai controlli sui flussi di capitale.

Nuovi tagli alla produzione di petrolio e tempeste in arrivo

I grandi produttori di petrolio lasciano aperta la porta per un possibile prolungamento dei tagli in vigore alla produzione. Lo segnala un comunicato del cartello dei Paesi che rende conto della riunione, avvenuta lunedì, del comitato di monitoraggio sull’applicazione dell’accordo raggiunto nel maggio di scorso di estendere i tagli di 1,8 milioni di barili al giorno per nove mesi.

I prezzi del petrolio nel frattempo sono costanti, mantenendo la maggior parte dei loro recenti guadagni dopo che un’altra caduta degli inventari americani hanno indicato un mercato più ristretto. I prezzi sono stati sotto pressione anche a causa della minaccia di una tempesta tropicale verso le strutture produttrici di petrolio nel Golfo del Messico.

La produzione di petrolio statunitense ha colpito i 9,53 milioni di barili la scorsa settimana, il dato più alto da luglio 2015 ed è più del 13% rispetto al loro ultimo massimo a metà del 2016. Nonostante i livelli di produzione elevati, i dati dell’EIA ieri ha mostrato che le scorte degli Stati Uniti sono scese la scorsa settimana e che anche le scorte di gas sono diminuite – quelle del petrolio sono diminuite di -3,3 milioni di barili nella settimana che scade il 18 agosto a +463,17 milioni di barili, in calo del -13,5% dai livelli record di marzo.

Scorte di petrolio americane

Obbligazioni

Le obbligazioni canadesi hanno chiuso una striscia di perdita dell’ultimo periodo, mentre i prezzi a reddito fisso sono aumentati in mezzo alla crescente incertezza sul futuro dell’accordo Nafta a seguito dei commenti di Trump. Il rendimento delle obbligazioni biennali canadesi è scedo di 2 bps a 1.259%, mentre i decennali di -4 bps più basso a +1.883%. Il reddito fisso canadese continua a sottovalutare i treasuries statunitensi in attesa delle condizioni di mercato estivo in corso sul mercato.

I prezzi del debito degli Stati Uniti continua tra l’altro a far parlare di se, poiché la retorica combattiva del presidente Trump questa settimana ha fatto pressione sui titoli azionari, alimentando la domanda di beni considerati un rifugio sicuro. La resa dei treasuries statunitensi decennali ora sono a +2,185%, in calo rispetto ai livelli pre-discorsi di martedì a +2,215%.

I Bund decennali tedeschi sono in questo momento a +0,38%, mentre quelli del Regno Unito sono aumentati a +1,074%.

mercoledì 23 agosto 2017

Disney: ciò che gli investitori dovrebbero sapere sul calo di questo periodo

Disney (DIS) ha scosso i mercati finanziari quando ha riportato gli utili del suo terzo trimestre dell’anno fiscale 2017. Non è stata la performance finanziaria della società che ha sconvolto gli investitori, quanto l’annuncio di un significativo cambiamento strategico che cambierà il modo in cui la società farà affari negli anni a venire.

Disney sta rompendo con Netflix (NFLX) e ESPN, e creerà due programmi in streaming, uno per i contenuti originali e uno per lo sport in diretta. I mercati non hanno apprezzato questa notizia e il titolo è sceso di circa il 5% dall’annuncio. Tuttavia, c’è molto da apprezzare della nuova strategia di Disney. I dati suggeriscono che la società ha la capacità di realizzare importanti riforme finanziarie e di beneficiare di altri vantaggi dopo aver sviluppato le proprie capacità di streaming in casa.

I dati finanziari di Disney sono stati simili a quella degli ultimi trimestri: crescita del fatturato piatto e un modesto calo degli utili per azione. Più in particolare, nel terzo trimestre, gli utili per azione sono diminuiti del 2% rispetto all’anno precedente, attestandosi a $ 1,58 (da $ 1,62 in precedenza). Per il periodo in nove mesi, gli utili per azione di $ 4,63 sono stati migliori del 2016 ($ 4,61).

Se suddividiamo per segmenti, le recenti performance finanziarie variano in modo significativo. I quattro segmenti di Disney sono:

Le reti media (soprattutto ESPN)
Parks and Resorts
Studio di animazione
Prodotti di consumo e Interactive Media

Ciascun segmento presenta un comportamento diverso in base a fattori qualitativi sottostanti. Il segmento Media Networks ha registrato un calo del fatturato e dell’utile operativo a causa delle riduzioni degli abbonati ESPN. Il segmento Parks and Resorts ha registrato invece, una significativa espansione, in quanto sono state aperte nuove sedi internazionali e nuove sezioni sono state aggiunte a quelle esistenti. Più in particolare, è stato aggiunto un parco a Shanghai nel 2016, nonché una sezione di Avatar a Disney World. Inoltre verrà aggiunta una sezione importante di Star Wars sempre a Disney World nel 2019.

Il segmento Studio di animazione ha un alto grado di volatilità delle prestazioni, in quanto dipende dal programma di rilascio dei nuovi film Disney. Tuttavia, questo segmento ha il potenziale per essere il più forte performer della compagnia nel corso dei prossimi cinque anni, data la notevole lista di film Marvel, Star Wars e produzioni Disney che verranno rilasciati durante questo lasso di tempo. Infine, il segmento Consumer Products e Interactive Media. E’ il segmento più piccolo e ha dimostrato alti e bassi dovuti alla partenza in ritardo.

Complessivamente, i dati di Disney sono stati in linea con le nostre aspettative. E’ stata, piuttosto, la nuova strategia sui contenuti in streaming della società che ha realmente scioccato gli investitori. La nuova strategia è in gran parte incentrata sul portare le capacità di contenuti streaming della società in casa.

Questa la spiegazione del CEO Robert A. Iger:

Abbiamo annunciato un cambiamento strategico nel modo di distribuire i nostri contenuti. Il panorama dei media è sempre più definito da relazioni dirette tra creatori di contenuti e consumatori e il nostro controllo sulle tecnologie innovative di BAMTech ci darà la forza di forgiare queste connessioni, insieme con la flessibilità necessaria per adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato. Questa acquisizione e il lancio dei nostri servizi direct-to-consumer segnano una strategia di crescita completamente nuova per noi, quella che sfrutta l’incredibile opportunità che la tecnologia che cambia ci consente di sfruttare la forza dei nostri grandi marchi.

A partire dal 2019, Disney ha annunciato che il suo contenuto non sarà più dato in licenza a Netflix. Invece, Disney creerà un proprio servizio di streaming in abbonamento per il suo contenuto originale, che secondo il CEO sarà diverso da qualsiasi altra cosa sul mercato. Sono però incerti su quali saranno i contenuti tolti a Netflix.

Durante la conference call, alla domanda di un analista circa i contenuti del nuovo servizio streaming, il CEO ha risposto che

sicuramente i film della Disney Pixar ne faranno parte e non saranno più concessi ad altri competitors, mentre per quelli della Marvel e della LucasFilm (es. Star Wars), ancora non avevano deciso, se lasciarli in licenza oppure no e stavano valutando diverse possibilità, per cui la decisione verrà comunicata più avanti.

Inoltre, Disney creerà un secondo servizio di streaming casalingo, focalizzato sugli sport – quelli che sono stati tradizionalmente fruiti attraverso la rete televisiva ESPN. Mentre il servizio di streaming di contenuti originali Disney verrà lanciato nel 2019, il servizio di streaming ESPN inizierà all’inizio del 2018. Il CEO ha dichiarato che la Disney non ha ancora discusso il nuovo servizio di streaming di sport con ESPN, ma dovrebbe essere di gran beneficio per i consumatori. Il servizio di streaming ha molte probabilità di essere più conveniente rispetto al pacchetto esistente di ESPN, inoltre Iger ha anticipato che lo streaming usufruirà di ulteriori 10.000 eventi sportivi oltre quelli attualmente disponibili.

Da dove nasce l’improvviso e significativo cambiamento strategico di Disney?

Ebbene, questi due nuovi servizi streaming sono stati resi possibili attraverso l’investimento della Disney nella società di tecnologia streaming BAMTech. Disney aveva già una partecipazione in BAMTech, ma sta pagando $ 1,58 miliardi di dollari per un ulteriore 42%. Ecco come il CEO Bob Iger ha descritto l’investimento:

L’anno scorso abbiamo acquisito una partecipazione sostanziale in BAMTech per aiutarci ad aumentare e monetizzare le nostre capacità di streaming. Da allora siamo rimasti sempre impressionati dalla piattaforma, la leadership e dal potenziale di crescita. Tanto che stiamo investendo un ulteriore $ 1,6 miliardi per aumentare la nostra partecipazione dal 33% al 75% e acquisire cosi, il controllo della società. Questa mossa ci dà accesso immediato alla squadra e alla tecnologia di cui abbiamo bisogno per fornire la massima qualità, che alla fine ci darà un maggiore controllo sul nostro destino in un mercato in rapida evoluzione

.

In generale, riteniamo che gli investitori dovrebbero accogliere questo cambiamento di strategia di Disney, in particolare dopo aver esaminato il potenziale impatto che questo potrebbe avere sulla base di abbonati ESPN della società. Ci sono molte prove che suggeriscono che si tratti di una vittoria per gli investitori.

Prima di tutto, la partnership esistente, Disney con Netflix, annunciata nel 2012, è stimata generare $ 350 milioni all’anno per Disney. Una volta che Disney annullerà questa partnership nei primi mesi del 2019 e inizierà a caricare il proprio servizio di abbonamento, è altamente probabile che queste entrate saranno facilmente sostituite. La seguente tabella mostra il numero di abbonati necessari per sostituire le attuali entrate da Netflix con varie fasce di prezzo per il suo nuovo servizio di streaming.

Gli abbonati richiesti

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Per la cronaca, Netflix ha attualmente più di 100 milioni di abbonati.

L’occasione per Disney è enorme, ci sono circa 25 milioni di famiglie americane con bambini dai due ai 14 anni, senza tener conto della possibilità di abbonati internazionali. Inoltre, una recente ricerca ha dimostrato che ci sono circa 65 milioni di persone a cui “piacciono” la pagine di Disney e Pixar su Facebook. Dopo aver considerato questi dati, credo che Disney sia facilmente in grado di raggiungere i 5,8 milioni di abbonati necessari per sostituire le entrate Netflix esistenti e tutti gli ulteriori clienti in streaming rappresenteranno un plus per l’azienda.

Inoltre, Disney potrebbe continuare a generare entrate da Netflix se manterrà le licenze per i contenuti Marvel e Star Wars in streaming sulla piattaforma Netflix. Anche se questo probabilmente porterà ad un prezzo più basso per il servizio di streaming di sua proprietà, ma significa anche, che saranno necessarie minori entrate in streaming per compensare il costo di Netflix. A parte i benefici finanziari diretti, ci sono altri vantaggi per la nuova strategia Disney.

Disney avrà diretto accesso al comportamento dei consumatori, consentendo all’azienda di capire meglio quello che i suoi fan vogliono. Disney potrà quindi adattare il nuovo contenuto di conseguenza. Tutto questo senza considerare le implicazioni del nuovo servizio di streaming ESPN. Gli appassionati di sport sono notoriamente leali, e dar loro la possibilità di vedere facilmente gli sport live sul televisore, computer o sul cellulare, presenterà enormi aumenti per il business di Disney. Disney ha indicato che la piattaforma di streaming ESPN sarà resa disponibile attraverso l’applicazione ESPN esistente, ciò dovrebbe dare una spinta ai tassi di adozione tra i consumatori ESPN già esistenti.

Anche se l’azienda sarà in grado di generare un modesto 10 milioni di abbonati sul suo nuovo servizio, questo genererà molte più entrate rispetto alla partnership esistente con Netflix. Anche se prima di questo annuncio avremmo preferito un investimento di Disney in Netflix, ed immagino anche la società.

Allora, cosa dovrebbero fare gli investitori al calo dei prezzi delle azioni Disney?

Ricordate, questo è senza dubbio la più forte società di media in tutto il mondo. Disney ha aumentato i suoi utili e dividendi del 14,0% e 19,0% per anno, rispettivamente negli ultimi dieci anni. Inoltre, la società ha molte caratteristiche accattivanti dal punto di vista qualitativo. La società è ben gestita, è uno dei marchi più forti di qualsiasi azienda in tutto il mondo, ed è ben posizionata nel crescere nel prossimo decennio grazie ad un forte programma di produzione in studio e al suo nuovo programma di distribuzione di contenuti.

Disney è scambiata a un rapporto prezzo-utili di 16,9 (con gli utili attesi per 2017) dopo la recente caduta dei prezzi. Questo è solo leggermente al di sopra della sua media decennale di 16,3. A voi l’ardua sentenza.

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lunedì 21 agosto 2017

Società produttrici di Marijuana legale, ecco la migliore

La legalità della cannabis varia da paese a paese. Per la prima volta la pianta fu vietata negli Stati Uniti (a partire dal 1937, con l’emanazione del Marijuana Tax Act, a firma del presidente Franklin Delano Roosevelt). In seguito, la proibizione della pianta si estese a molti altri paesi soprattutto in Occidente. Negli Stati Uniti è illegale l’uso a livello federale per qualsiasi ragione, tuttavia 25 stati ed il Distretto della Columbia hanno approvato normative che contemplano l’esenzione dal divieto per uso medico.

Nel mese di novembre 2012 gli elettori degli stati del Colorado e Washington hanno scelto di legalizzare l’uso personale fino ad un’oncia (28,35 g) e di implementare licenze per la coltivazione e la distribuzione a scopo ricreativo. Nel novembre 2014 anche Alaska, Oregon e Washington D.C. hanno legalizzato la vendita di cannabis a scopo ricreativo; a questi si sono aggiunti, in seguito al Referendum di novembre 2016, anche California, Massachusetts, Maine e Nevada.

La marijuana legale in vari stati sta diventando una grande attività, si stima che si possano raggiungere i 50 miliardi di dollari in dimensione totale nel mercato entro il 2026. Uno dei segmenti più caldi del mercato azionario al momento è proprio il settore della cannabis. Ci sono molti titoli da seguire ma la maggior parte sono spazzatura, di seguito cercheremo di analizzare un’azienda che è sono propriamente una small cap e che ha un ottimo management per poter entrare in un portafoglio e quindi vale la pena considerarla.

Alcune note prima di passare all’azienda che secondo noi è la migliore del settore

1) La legale marijuana è in espansione.
2) L’attuale industria legale di marijuana americana è stimata in valore di 6 miliardi di dollari.
3) L’uso ricreativo è già ammesso negli stati dell’Alaska, Colorado, Washington e nel distretto di Columbia
4) L’uso medico di cannabis è consentito in 25 Stati.
5) Ci sono referendum previsti negli stati dell’Arizona, California, Maine, Massachusetts e Nevada che espanderà drasticamente l’uso legale della cannabis negli Stati Uniti.
6) Solo la California potrebbe triplicare le dimensioni attuali del settore.
7) La Cowen & Co. prevede che il mercato della cannabis arriverà intorno ai 50 miliardi di dollari entro il 2026.

Scotts Miracle-Gro (NYSE:SMG)

Scotts Miracle-Gro è un’azienda molto familiare a chiunque si preoccupa del loro prato o giardino negli Stati Uniti. L’azienda è meglio conosciuta per i prodotti come il suo Turf Builder (prodotto che serve per dare più vivta al proprio prato) e la vendita di vasi da giardino. L’azienda si è data molto da fare nell’ultimo periodo acquistando tantissimo nel settore dell’idroponici negli ultimi 18 mesi. Per coloro che non conoscono il termine, l’idroponica è semplicemente la scienza delle piante che crescono senza suolo.

L’azienda è leader in fertilizzanti speciali, illuminazione e altre necessità per le piante idroponiche. Questi includono il generatore di sostanze nutritive Hydroponics, i produttori di sistemi di illuminazione Gavita e il nutriente Botanicare. L’intento è quello di rendere la sua società satellite, Hawthorne Gardening Company, una marca per i rivenditori idroponici e giardinieri. A tal fine, Scotts investirà ben 300 milioni di dollari per perseguire tale obiettivo.

La ragione è semplice. Non solo il futuro potenziale di crescita dell’industria cannabis, ma i prodotti idroponici offrono margini molto più alti per rispetto alla sua linea regolare di prodotti per il prato e giardino. Non sottovalutiamo che Scotts è ancora in gran parte una società per prato e giardinaggio. La sua attività idroponica genera circa 250 milioni di dollari in ricavi annuali. Questo è meno del 10% dell’importo che l’azienda ha generato nei ricavi negli ultimi 12 mesi. Tuttavia, il segmento idroponico continuerà a diventare più importante per l’attività globale. Soprattutto con la sua linea Black Magic di piante per la coltivazione in casa disponibile in 165 negozi Home Depot (NYSE:HD). Il titolo Scotts ha reso negli ultimi 5 anni una media del +30% annuo come plusvalenza esclusi i dividendi.

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mercoledì 16 agosto 2017

Amazon lancia un bond corporate da 16 miliardi di dollari

Amazon Inc. ha lanciato ufficialmente un bond che potrebbe aumentare fino a 16 miliardi di dollari per finanziare la sua acquisizione di 13,7 miliardi di dollari di Whole Foods Market. Il lancio è arrivato un giorno dopo che l’agenzia di rating Moody’s ha assegnato un rating Baa1 e ha rivisto la prospettiva di credito di Amazon a positivo da stabile. S&P ha assegnato un rating superiore di AA- rispetto la scorsa settimana.

L’azienda, fondata da Jeff Bezos, ha preso chiederà 16 miliardi di dollari in sette tranche, con scadenze dai tre ai quarant’anni. Gli ordini di Amazon sono saliti a quasi 49 miliardi di dollari. Secondo l’azienda

Ci aspettiamo di utilizzare i proventi netti dell’offerta per finanziare tutto o una parte il corrispettivo per l’acquisizione di Whole Foods Market e per scopi generali aziendali

Il costo totale di dell’acquisizione di Whole Foods Market è di circa 13,7 miliardi di dollari, ossia 42 dollari per azione. Ciò significa che questo potrebbe essere un affare massiccio dal punto di vista del debito. Secondo gli osservatori di mercato, potrebbe arrivare a circa 16 miliardi di dollari. Prima di vendere le nuove obbligazioni, Amazon.com AMZN ha un debito di circa 9 miliardi di dollari. Questo non è niente rispetto al massiccio flusso di cassa dell’impresa e alla sua capitalizzazione di mercato. Ciò significa che questo accordo triplicherebbe il debito totale dell’impresa. Nonostante ciò, i tassi obbligazionari sembrano essere abbastanza validi per dell’operazione.

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La differenza di rendimenti tra obbligazioni corporate e treasuries è aumentata di 7 punti base a 115bp negli ultimi otto giorni, grazie ai dati di Bank of America Merrill Lynch. I trader sono stati sotto pressione negli ultimi giorni in quanto gli investitori sono stati occupati dalle vicende di AT&T (T) e British American Tobacco (BTI), tutte e due impegnate in grosse fusioni, inoltre ci sono stati i timori di una guerra con la Corea del Nord. Gli analisti dell’agenzia di rating del credito, Moody’s, hanno dichiarato che l’accordo per acquistare Whole Foods avrebbe “avviato” l’attività commerciale della vendita di alimentari di Amazon e ha indicato che l’azienda beneficerà della strategia di crescita della società.

Amazon è stato un generatore di cassa eccezionale negli anni, quindi è una grande sorpresa che abbia deciso di assumersi debiti per acquistare Whole Foods. Molte acquisizioni di questa dimensione prevedono un swap stock-for-stock dove quelli con azioni nel target di buyout vengono pagati in azioni della società che acquista. Invece di farlo per questo affare, tuttavia, Jeff Bezos e il suo team stanno per comprare stock di Whole Foods in contanti aumentando il debito. Questo è probabilmente il risultato di un tasso di interesse basso in questo momento.

L’interazione tra i tassi a breve termine della Federal Reserve e il prezzo che le imprese effettivamente pagano è qualcosa di controverso tra gli economisti. È chiaro, tuttavia, che la grande impresa ama il basso tasso di interesse tasso che la Fed ha apparentemente appoggiato. Amazon.com è solo l’ultimo di una lunga fila di aziende che hanno lanciato corporate indebitandosi sfruttando i tassi bassi negli ultimi cinque o sei anni. Anche le aziende, come Apple Inc, che sono sedute su enormi pile di denaro, hanno richiesto debiti negli ultimi anni per usufruire di tali tassi. Più recentemente Tesla Inc è riuscita a raccogliere 1,8 miliardi di dollari a un tasso del 5,3 per cento.

Per maggiori informazioni potete contattarci all’indirizzo info@dominosolutions.it

giovedì 3 agosto 2017

Azioni europee pronte per un acquisto già ad agosto

È giunto il momento di concentrarsi sulle aree più difensive del mercato che hanno storicamente eseguito bene durante questo periodo dell’anno. Tuttavia, i rischi per gli investitori sono in aumento con i sentiment economici in chiaro scuro e le attese ogni giorni sui tassi di interesse e i QE. L’investitore dovrebbe posizionarsi su titoli azionari con una liquidità non altissima, società che hanno rilasciato già le trimestrali, e sono state positive, buoni dividendi nel caso, e settori in crescita.

Da agosto a settembre storicamente sono i peggiori due mesi dell’anno per i titoli. Dal 1980 lo S&P500 è sceso in media dello 0,1% e dello 0,7% in questo periodo, i soli due mesi dell’anno che mostrano un ritorno negativo in media. Gli investitori sono mal preparati per qualsiasi tipo di downturn. Secondo l’ultimo sondaggio AAII sui singoli investitori, le persone stanno mantenendo le loro posizioni in fondi dal 2000 in un momento in cui i titoli si avvicinano ai livelli storici di sovravalorizzazione, eclissando ogni singolo guadagno avvenuto negli ultimi 8 anni, i migliori dal 1929.

Ma se uno è determinato a guardare oltre tutto questo, ed investire sul medio/lungo periodo in società solide, il nostro consiglio è quello di concentrarsi sulle aree più difensive del mercato che hanno storicamente eseguito bene durante questo periodo dell’anno. Di seguito vorremmo segnalarne tre che attualmente sono nei nostri portafogli, stanno guadagnando ma potrebbero rendere molto di più.

Allianz (DE)
Allianz SE è una società di servizi finanziari europea con sede a Monaco di Baviera, in Germania. È la prima Compagnia al mondo nel settore delle assicurazioni, prima della francese AXA, e dell’italiana Assicurazioni Generali. Allianz SE è presente in Italia dal 1º ottobre 2007 con la denominazione di Allianz S.p.A. In questa società sono state conglobate, trasformandole in divisioni commerciali, le preesistenti compagnie Allianz Subalpina, Lloyd Adriatico, e RAS.
Come conseguenza della fusione dal 1º ottobre 2007: il marchio Lloyd Adriatico si è trasformato in Allianz Lloyd Adriatico; il marchio RAS si è trasformato in Allianz RAS; è rimasto immutato il marchio Allianz Subalpina; RasBank, la Banca del Gruppo Ras che si avvale dei Promotori Finanziari (Financial Advisors), ha cambiato denominazione divenendo Allianz Bank Financial Advisors.

Allianz SE ha attualmente un dividendo decente di 7,60 euro per l’esercizio 2016, con un calo del 4,8%. Dal 2008 la società sta cercando di mantenere il rendimento del dividendo tra il 4-5%. L’azienda è anche al centro di un programma di acquisto di azioni di 3 miliardi di euro. La domanda è: la posizione in contanti della società sarà adeguata e per quanto tempo sarà in grado di mantenere la crescita del dividendo al fine di tenere il passo con il crescente prezzo azionario?

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Poiché Allianz è una società di assicurazioni tedesca, il che significa che deve rispettare la Solvency II, una direttiva del diritto dell’Unione europea. La Solvency II richiede ad Allianz di mantenere una capitalizzazione minima nel caso il prezzo azionario dovesse scendere troppo. Per Allianz questo rapporto è stato intorno al 218% nel 2016. Storicamente l’azienda è sempre rimasta nei margini più che adeguatamente. Nel 2015 il rapporto si è attestato al 200%, ma ora è aumentato ulteriormente a causa di un aumento del patrimonio netto di 4,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda la solvibilità, l’azienda ha un rapporto di copertura di interesse di circa 10 volte, che è molto buono. Nel frattempo, il rapporto di leva finanziaria di Allianz sta diminuendo costantemente dal 2012. L’attuale rapporto di leva è a circa 13,22, che è ancora alto, ma gestibile. La rete di sicurezza integrata del rapporto di Solvency II rende il risultato dell’azienda più elevato rispetto al rapporto di solvibilità e liquidità, ma dobbiamo ancora tenere un occhio critico sui finanziamenti della società.

Atos (ATO)
Atos SE è una società europea che si occupa di servizi IT, con sede in Bezons, Francia e a Monaco di Baviera, in Germania. Atos è leader europea nei servizi digitali con un fatturato annuo pro forma 2014 di circa 11 miliardi di euro e 93.000 dipendenti che operano in 72 Paesi. Con clienti a livello globale, il Gruppo fornisce servizi di Consulting & System Integration, Managed Services & BPO, Cloud Operations, Big Data & Security Solutions e Transactional Services attraverso Worldline, leader europeo nel settore dei pagamenti e servizi transazionali. Il gruppo è il Worldwide Information Technology Partner dei Giochi olimpici e Paralimpici ed è quotato al mercato Euronext di Parigi.

Risultati primo semestre 2017, i ricavi sono stati pari a 6.311 milioni, + 11,6% a cambi costanti e +2,2% in modo organico. Il Gruppo ha raggiunto + 2,4% la crescita organica nel secondo trimestre del 2017, rafforzando la tendenza positiva già effettuata nel primo trimestre. Tutte le divisioni hanno contribuito alla crescita organica dei ricavi grazie ad un forte impulso commerciale e alla strategia di investimento nell’innovazione e nella tecnologia. Il margine operativo ammonta a 538 milioni di euro, pari all’8,5% del fatturato, migliorando di +190 punti base alimentati da Infrastructure & Data Management (+240 basis point), Business & Platform Solutions (+120 punti base) e Worldline (+240 punti).

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Amplifon (AMP)
Amplifon S.p.A. è un’azienda italiana che si occupa della diagnosi, applicazione e commercializzazione di soluzioni uditive. Fondata a Milano nel 1950 da Algernon Charles Holland, dal 2001 è quotata negli indici FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia STAR della Borsa di Milano. Il gruppo detiene una quota di mercato del 9,0% a livello mondiale ed è presente in 22 paesi (Italia, Francia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Portogallo, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Ungheria, Turchia, Polonia, Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Egitto and in Brazil). Amplifon opera attraverso una rete di circa 3.250 punti vendita, 2.400 centri di assistenza e più di 1.600 negozi affiliati al network, impiegando complessivamente oltre 10.000 persone.

Nel primo semestre del 2017 Amplifon ha realizzato un giro d’affari di 623,78 milioni di euro, in aumento del 14,6% rispetto ai 544,21 milioni ottenuti nello stesso periodo dello scorso anno. A cambi costanti il fatturato sarebbe salito del 13,4%. In aumento anche il margine operativo lordo, che è passato da 85,49 milioni a 100,86 milioni di euro (+17,5%); di conseguenza, la marginalità è salita dal 16,2% al 16,6%. L’utile netto è stato pari a 38,06 milioni di euro, dai 29,63 milioni ottenuti nei primi sei mesi del 2016. Nel solo secondo trimestre il fatturato di Amplifon è salito da 289,69 milioni a 327,68 milioni di euro, mentre il risultato finale è stato positivo per 25,27 milioni. A fine giugno l’indebitamento netto era salito a 300,54 milioni di euro, rispetto ai 224,42 milioni di inizio anno. Nei primi sei mesi del 2017 le attività operative di Amplifon hanno generato un flusso di cassa di 32,53 milioni di euro, dopo aver sostenuto investimenti operativi per 28,76 milioni.

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martedì 1 agosto 2017

Materie prime, il ferro soffre dopo le notizie dalla Cina

Se pensiamo ai mercati in generale di questo periodo, non possiamo sottolineare i nuovi massimi dello S&P500, dovuti probabilmente grazie ad alcuni macro americani migliori delle attese e dai dati sulla crescita cinese. Non sarà così per molto comunque, sicuramente in Agosto avremo delle prese di posizione, su alcuni settori che hanno corso molto anche se la stagione degli utili tutto sommato sta andando bene.

I dati dell’inflazione statunitense sono ancora in calo, questo potrebbe indurre a pensare che la macchina economica americana vada a rilento e l’aumento dei tassi sia più lontano, in particolare le spese basate sul consumo personale sono molto prese in considerazione dalla FED – e se queste rimangono basse, pensiamo che il rischio globale rimanga medio/alto.

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Le previsioni per i prossimi mesi

Le previsioni del ferro secondo Morgan Stanley sono più basse delle precedenti per il resto dell’anno, a causa della crescita della produzione a basso costo e la probabilità che l’eccedenza mondiale aumenterà ogni anno fino al 2021. La materia prima sarà in media intorno ai 50 dollari nel terzo trimestre secondo un rapporto. La previsione del 2017 sono pari a 63 dollari, mentre gli outlook per il prossimo anno e 2019 sono rimasti invariati a 58 e 54 dollari a tonnellata.

Dopo il ritiro del secondo trimestre della merce, “tutti i segnali di mercato suggeriscono la stabilità commerciale a questo livello”, ha commentato l’analista Tom Price, nella nota ricevuta martedì. La banca, che ha elencato il minerale di ferro tra i metalli sui quali è neutrale, ha affermato che la creazione di una nuova miniera S11D di Vale SA in Brasile è dietro un surplus, limitando i prezzi spot, nonostante la domanda robusta o stabile.

I prezzi del ferro, che hanno raggiunto il picco di 95 dollari a metà febbraio, sono affondati a causa delle crescenti forniture da parte dei produttori, tra cui la brasiliana Vale (VALE), e i movimenti della Cina per bloccare la leva, hanno contribuito a sopprimere il trading speculativo. In settimana, BHP Billiton (BHP), la più grande società mineraria al mondo, ha anche sottolineato come ci saranno nuove forniture dal Brasile, prevedendo un calo della volatilità del mercato.

La domanda globale delle risorse e delle materie prime, in particolare per le materie prime in acciaio, dovrebbero rallentare nei prossimi due anni, calo sostenuto in gran parte da un rallentamento della spesa in infrastrutture e attività costruttive in Cina. La crescita della domanda dovrebbe diminuire nei minerali di ferro e i prezzi del carbone metallurgico. Prevediamo che i volumi di esportazione di gas naturale liquefatto (LNG) cresceranno per compensare i prezzi in calo delle altre materie prime.

Abbiamo previsto un surplus in espansione per il commercio marittimo, ma un prezzo piatto intorno ai 55-60 dollari, l’afflusso marittimo è previsto in crescita da 34 milioni di tonnellate quest’anno a 81 milioni nel 2018, raggiungendo 185 milioni entro il 2021. L’oro con il 62 per cento di contenuto consegnato a Qingdao è salito del 5,2 per cento a 59,70 dollari a tonnellate di sabbia, un declino trimestrale, secondo Metal Bulletin Ltd. L’aumento è stato preceduto da un aumento di futures, con il contratto SGX AsiaClear a Singapore che è salito del 6,4 per cento .

La visione di Morgan Stanley si confronta con la prospettiva di Citigroup Inc., che vede i prezzi a 51 dollari nel terzo trimestre e 48 dollari negli ultimi tre mesi dopo aver tagliato le sue previsioni all’inizio di questo mese. Citigroup stima un avanzo a 118 milioni di tonnellate nel 2017, passato da oltre 60 milioni di tonnellate dell’anno scorso. Il ferro sarà mediamente inferiore a 50 dollari per tonnellata l’anno prossimo e rimarrà sotto tale cifra fino al 2019, secondo le ultime previsioni del Dipartimento per l’industria, l’innovazione e la scienza.

Il dipartimento prevede che il prezzo del ferro in media sarà di 55 dollari a tonnellata nella seconda metà del 2017. La recente forza del settore siderurgico cinese dovrebbe fornire qualche supporto a breve termine, tuttavia, il prezzo del minerale è previsto per in ultima analisi in declino. Le scorte di ferro in Cina sono aumentate costantemente registrando livelli record, raggiungendo i 140 milioni di tonnellate a giugno 2017.

Probabilmente sarà necessario un periodo prolungato di prezzi bassi per spostare l’offerta aggiuntiva. Nel frattempo, gli utili per l’esportazione di risorse e energia in Australia nell’esercizio finanziario 2016-17 sono stati stimati intorno ai 205 miliardi di dollari. Si tratta di un aumento del 25% degli utili dell’esercizio precedente, secondo il dipartimento, determinato dagli aumenti di prezzo del del ferro e del carbone metallurgico. Tuttavia, i guadagni dovrebbero diminuire marginalmente nel 2017-18 a 202 miliardi di dollari e ulteriormente a 200 miliardi di dollari nel 2018-19, con i prezzi delle commodities in declino.