giovedì 25 maggio 2017

Altria Group, prezzo dell'azione diretta a quota 100$

Altria Group è una holding. E’ impegnata nella produzione e vendita di sigarette e di altri prodotti negli Stati Uniti; UST LLC (UST), tramite le sue controllate si occupa della produzione e vendita di prodotti vinicoli e John Middleton Co. (Middleton) è impegnata nella produzione e vendita di sigari fatti a macchina di grandi dimensioni. Philip Morris Capital Corporation (PMCC), un’altra società interamente controllata da Altria Group, gestisce un portafoglio leasing su leveraged finance. Inoltre la società ha ottenuto un 27,3% di voto in SABMiller plc (SABMiller) a partire dal 31 dicembre 2009.

Altria Group (MO) è un titolo azionario scelto per due motivi principali: In primo luogo è un titolo di rifugio, viene spesso scelto quando i mercati sono instabili, il suo Beta basso e la sua propensione a mantenersi conservativa, grazie al prodotto che vende, lo rendono un titolo davvero molto valido per il medio/lungo periodo. In secondo luogo, i suoi dividendi. Paga una cedola molto interessante, circa il 3.50% in crescita da 8 anni di fila.

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I suoi fondamentali

La crescita dei ricavi di Altria Group (MO) ha superato leggermente la media del settore dell’1,5%. Dallo stesso trimestre di un anno
fa, i ricavi sono aumentati dell’1,3%. Questa crescita dei ricavi sembra aver leggermente abbassato le stime dell’azienda però migliorando l’utile per azione. Il titolo è aumentato nel corso dell’ultimo anno in quanto gli investitori hanno premiato l’azienda per i suoi guadagni.

Per quanto riguarda i prossimi mesi o anni, il titolo ha ancora forti potenziali di crescita, nonostante il fatto che abbia fatto benissimo nell’ultimo anno. La crescita del reddito netto rispetto allo stesso trimestre di un anno fa ha superato significativamente quello del settore tabacco, ma è inferiore a quella dello S&P500. Il reddito netto è aumentato del 15,1% rispetto a quello dello stesso trimestre dell’anno precedente, passando da 1.217,00 a 1.401,00 milioni di dollari.

Altria Group (MO) ha registrato un miglioramento dell’utile per azione del 16,1% nel trimestre più recente rispetto all’anno precedente. L’azienda ha dimostrato un modello di crescita positiva per azione negli ultimi due anni. Tuttavia, anticipiamo la mancanza di prestazioni rispetto a questo modello nella prossimo anno. Nell’ultimo esercizio fiscale ha aumentato le sue stime di EPS a $ 7.29 contro $ 2.68 rispetto l’anno precedente. Per il prossimo anno, il mercato si aspetta una contrazione del 54,9% nei guadagni (3,29 dollari contro 7,29).

Una cosa che appare subito evidente dai suoi dati finanziari è che il bilancio è lievemente leveraged, dato un valore aziendale che è di soli 10 miliardi superiore alla capitalizzazione di mercato, dato che il cash flow operativo adjusted di circa $ 10 miliardi implica una leva finanziaria netta molto conservatrice di 1x. Altria Group (MO) potrebbe facilmente aumentare il debito in un lampo se volesse – diciamo di altri $ 10 miliardi o giù di lì. Tuttavia, se una struttura del capitale più allungata è la via da seguire, abbiamo pochi dubbi che continuerà a prestare attenzione al suo rating, che è comodamente in territorio investment-grade in questi giorni.

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Il valore del prezzo, quanto può salire

Altria sul suo sito web scrive La società è di proprietà e gestita da Miller Brewing dal 2002, quando Miller Brewing si fondò con South African Breweries plc, formando il secondo più grande produttore di birra al mondo, SABMiller. Altria ha mantenuto un interesse economico del 27 per cento in SABMiller.

L’ultimo pezzo di informazioni che ho bisogno prima di tentare di stimare i pagamenti futuri del dividendo è il rapporto debito-equity. Un elevato livello di indebitamento può limitare la crescita del dividendo futuro, perché idealmente i dividendi non verranno pagati dall’incremento del debito. Altria Group (MO) ha un D/E di 1,09, che è superiore alle nostre stime, ma non dovrebbe portare ad una scarsa crescita per il dividendo e il valore azionario.

Altria Group (MO), insieme ad altri titoli di tabacco come Philip Morris (PM) e Reynolds American (RAI), sembrano impermeabili ai costanti aumenti di tasse e preoccupazioni riguardanti le leggi sulla salute. Questo ci ha spinto a credere nell’azienza, ache perchè la sua diversificazione in altri settori, come i sigari e i vini, le danno la possibilità di ampliare il mercato molto più che le sue competitor.

Noi abbiamo il titolo azionario Altria Group (MO) in portafoglio da 6 mesi, stiamo realizzando un +14% esclusi i lauti dividendi, che ci porterebbero intorno al +16%. Crediamo che possa raggiungere quota 100$. Ricordiamo che negli ultimi 5 anni, il titolo ha realizzato il +150%.

giovedì 18 maggio 2017

Investire in azioni, perchè le persone hanno costantemente paura?

Investire in azioni, perchè le persone hanno costantemente paura?

Più spesso di quanto possiate immaginare, siamo costretti, in abito finanziario, a prendere decisioni molto importanti, una di queste è sicuramente “quando vendere”. La paura di perdere denaro porta ad un processo decisionale sbagliato, è proprio questo processo che porta l’investitore a vendere le azioni dopo un crollo e ad acquistarle quando sono già ripartite dopo un grande rally.

Le preoccupazioni che stiamo vivendo in questo periodo derivano dalle valutazioni, molto alte, dei comparto azionario, in particolare dagli Stati Uniti dopo l’effetto Trump e le elezioni olandesi e francesi. Il timore si basa soprattutto sul fatto che le aziende americane hanno un prezzo di mercato più alto rispetto al tasso di crescita mostrato dalle ultime trimestrali. Anche se, come Société Générale osserva concisamente, una maggiore leva degli Stati Uniti è un altro motivo principale per cui la redditività degli Stati Uniti è più alta rispetto agli altri paesi.

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Sono ormai vari trimestri che la paura di una correzione dei mercati domina le prime pagine dei media finanziari, eppure la borsa continua a salire e ieri lo S&P500 ha realizzato un nuovo record. La tendenza al rialzo, tra l’altro, questa settimana ha spinto l’indice FTSE All World in territorio record, mentre la volatilità azionaria statunitense, misurata dal CBOE Vix, è vicina al suo livello più basso dell’ultimo decennio. I più grandi timori di un crollo dei mercati hanno superato prove importanti come la Brexit, le elezioni di Donald Trump, trasformatosi poi in un periodo di crescita e il populismo europeo che sembra indietreggiare dopo le vittorie pro-Europa da parte di Austria, Olanda e Francia.

La fiducia instaurata dalla vittoria di Macron in Francia ha sostenuto i guadagni delle borse, soprattutto quella del CAC40 che ha mantenuto un grande vantaggio nei sondaggi prima del round finale di Domenica 7 Maggio sul voto delle elezioni presidenziali in Francia. Mentre i mercati della zona euro si sono goduti il momento di gloria – con le blue-chip del CAC40 salite al loro livello più alto dal 2008 – dobbiamo ragionare in termini di prospettive future.

L’effetto Trump sul futuro dell’America

Lo scoop del Washington Post sulle rilevazioni di notizie riservate alla Russia da parte di Donald Trump è un colpo alla credibilità del nuovo presidente americano che, secondo gli investitori, potrebbe pregiudicare l’attuazione del piano di rilancio infrastrutturale e gli stimoli fiscali promessi dalla nuova amministrazione, senza tener conto della possibilità, anche se lontana, di un impeachment.

Ciò farebbe venir meno il principale presupposto della scommessa che il mercato ha fatto dopo la vittoria di Trump. Una scommessa, in gergo chiamata Trump Reflation Trade, che si basa sull'aspettativa di una ripresa dell’inflazione per effetto della politica economica della nuova amministrazione e che, nei fatti, si è tradotta in un rafforzamento del dollaro (+3,3% la performance del biglietto verde tra novembre e dicembre), un rally della Borsa americana (proprio ieri gli indici S&P 500 e Nasdaq hanno aggiornato i loro massimi storici) e in un deprezzamento dei titoli di Stato.

I primi segnali negativi forti, li stiamo vedendo in questi giorni, un sell-off generale sui mercati di tutto il mondo con la stessa America che scende di quasi 2 punti percentuali nei tre indici più importanti.

Prima di una possibile risalita è possibile vedere un declino da qui ai prossimi giorni se non settimane, ma non siamo di fronte ad una correzione pesante al momento, è uno scenario di bassa probabilità. In generale la propensione al rischio sembra abbastanza forte per mantenere il mercato in una discesa calcolata di almeno 10 punti. Per concludere, fino a quando non avremo dati più certi che diano “fuoco” alla discesa, stiamo alla finestra e seguiamo i supporti dei più importanti indici mondiali.

I macro segnali più importanti

Dopo un primo trimestre debole per l’economia globale, abbiamo notato che tale debolezza si è rivelata transitoria. I macro successivi sono stati molto buoni, sia in America che in Europa e Giappone. Per questo motivo i funzionari di politica presso la Federal Reserve e BCE si stanno muovendo in modo adagio, i future sui tassi di interesse si sono rapidamente alzati vista la probabilità che questi si alzeranno nel mese di giugno in America.

Il nuovo crollo delle materie prime ha spinto il petrolio e metalli verso il basso ma poi sono arrivate le notizie dall’OPEC e non OPEC che hanno annunciato un prolungamento del taglio, questo fattore, unito a scorte più basse del previsto hanno ridato forza al prezzo del barile Brent, il quale ha spinto anche le altre materie prime verso l’alto ritaccando i 50$. Ma i grandi declini di minerali come il ferro e rame, sono guidati anche dalla compressione del prestito interbancario del mercato cinese. I prezzi delle azioni per le miniere e valute, come ad esempio il rublo russo, il rand sudafricano e il dollaro australiano e canadese sono scivolati verso il basso.

Mentre il paese cerca di ridurre la leva finanziaria per timore di una bolla del credito, il rischio di un calo della domanda di materie prime più debole cresce contro quella di un incidente finanziario molto più grande. Per gli investitori, una riduzione della leva finanziaria globale è la somma di tutte le paure.

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La psicologia dell’investitore

Non siamo logici come si pensa e la nostra mente adotta spesso scorciatoie. Kahneman, padre fondatore della finanza comportamentale e premio Nobel per l’economia, individuando due tipologie di mente, quella intuitiva che prende decisioni molto velocemente, basate sulla percezione immediata, e quella razionale che richiede più tempo, ha dimostrato come spesso la prima sia superiore alla seconda e questo è un killer delle decisioni di investimento e di una corretta pianificazione.


Alberto D’Avenia, Country Head Italia di Allianz Global Investors.

Il Test di psico-economia realizzato da Schroders in partnership scientifica con Matteo Motterlini, Direttore del CRESA (Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata – Università Vita-Salute San Raffaele), che per la prima volta in Italia traduce in azione la finanza comportamentale, con l’obiettivo di mettere i principi teorici di questa disciplina concretamente al servizio di promotori, banker e investitori finali.

A distanza di anni dallo scoppio della crisi finanziaria a fine 2008, ingenti masse di denaro, a livello globale, non trovano ancora un impiego redditizio. È un sintomo della paralisi degli investitori: la riluttanza a tornare sul mercato, nonostante i possibili vantaggi a lungo termine. Nell’attuale contesto di financial repression, con i rendimenti degli asset risk-free ai minimi storici, il vero rischio è non esporsi al giusto grado di rischio in maniera intelligente.

Il fattore di gran lunga più importante nella paralisi degli investitori è l’avversione alle perdite. Al diminuire del valore del proprio portafoglio gli individui provano un senso di sofferenza psicologica dovuta alla reazione negativa della mente intuitiva. Inoltre, come affermato da Richard Thaler della University of Chicago:

le persone sono ancora più avverse alla prospettiva di perdite future se hanno già subito perdite in passato, come è accaduto alla maggior parte degli investitori durante la crisi finanziaria del 2008.

Se un investitore impiegasse tutto il proprio denaro in una singola operazione di mercato, quella somma di denaro diventerebbe un punto di riferimento rispetto al quale calcolare gli effetti delle fluttuazioni di mercato che accrescono o riducono il valore dell’investimento. Ogni movimento del mercato che accrescesse o diminuisse il valore dell’investimento, sopra o sotto il punto di riferimento, sarebbe molto facile da calcolare. E la mente intuitiva risponderebbe negativamente alle perdite.

Se tuttavia un cliente investisse almeno una determinata porzione del suo portafoglio a intervalli regolari (ad esempio attraverso un piano di accumulo mensile o trimestrale), non vi sarebbe un punto di riferimento immediatamente ovvio; non vi sarebbe, cioè, un singolo dato rispetto al quale misurare la performance. In tal caso, è molto meno probabile che si manifesti un’avversione alle perdite.

lunedì 15 maggio 2017

Cinque aziende canadesi che hanno pagato un dividendo per oltre 100 anni

La coerenza e la longevità sono i segni distintivi dell’investimento di dividendi. Poiché i mercati finanziari globali sono entrati in un periodo di instabilità, questi fattori hanno assunto una maggiore importanza per gli investitori che desiderano far crescere i loro portafogli durante i periodi incerti. Se la coerenza e la longevità sono ciò che stai cercando, il settore bancario del Canada è un ottimo posto dove investire parte del portafoglio. La redditività record, una crescente presenza internazionale e più di 100 anni di pagamenti consistenti di dividendo rendono le prime cinque banche del Canada tra i dividendi più solidi sul mercato.

Diamo una sguardo al mercato canadese

Il Canada è l’undicesima economia più grande del mondo e un mercato vivace e orientato al consumo, è un territorio fertile per banche e altre istituzioni di prestito. L’economia del Canada è fortemente esposta verso gli Usa, con circa tre quarti delle sue esportazioni negli Stati Uniti. Il settore bancario del Canada è definito come uno dei migliori del mondo. Le banche canadesi sono state classificate tra le più forti del mondo per quasi un decennio direttamente dal World Economic Forum. Un modello di business semplificato, le linee guida per prestiti sono un moderno modello che rendono il Canada un hub bancario di prima classe. La legge bancaria di Ottawa, che viene riesaminata e aggiornata ogni cinque anni, assicura che gli standard regolamentari stiano al passo con l’evoluzione del settore.

Gli investitori sono spesso in disaccordo quando si tratta di costruire un portafoglio, in quanto i titoli stranieri sono ormai ai massimi storici. Per quanto riguarda la crescita del dividendo, prestando attenzione a quanto accade al di fuori dei nostri confini è fondamentale per il successo a lungo termine. Fortunatamente, i giganti bancari canadesi rendono più facile identificare e strappare i migliori dividendi in tempi relativamente brevi. Di seguito riportiamo cinque banche canadesi che hanno pagato un dividendo per più di un secolo. Una combinazione di stabilità e costante espansione internazionale hanno reso queste istituzioni eccezionali titoli di dividendo che hanno resistito alla recessione e al ciclo dei downtrend dei mercati. Durante la crisi finanziaria 2009 nessuna banca canadese ha richiesto un salvataggio. Poiché il sistema bancario del Canada si è consolidato dopo la crisi finanziaria, queste cinque società sono emerse come leader indiscussi.

1. Banca di Montreal (BMO): Paga dividendi dal 1829
Bank of Montreal è una banca che offre una vasta gamma di servizi, wealth management e prodotti bancari di investimento. Opera attraverso tre gruppi operativi: Personal and Commercial Banking (P&C); Private Client Group (PCG) e BMO Capital Markets. Al 31 ottobre 2015 ha servito più di dodici milioni di clienti in tutto il Canada attraverso l’area canadese. Serve i clienti anche attraverso le sue attività di gestione patrimoniale: BMO Nesbitt Burns, BMO InvestorLine, BMO Global Private Banking, Asset Management e Assicurazione Globale BMO. Al 31 ottobre 2015 ha mantenuto 1.800 sportelli bancari in Canada e negli Stati Uniti e gestito a livello internazionale nei mercati finanziari e nelle aree commerciali attraverso i propri uffici in 24 paesi compresi gli Stati Uniti.

Capitalizzazione: 48 Miliardi di dollari canadesi
Dividendi: 3.77% all’anno

2. Banca of Nova Scotia (BNS) : Paga dividendi dal 1832
Bank of Nova Scotia è un’istituzione finanziaria diversificata. Al 31 ottobre 2015 la banca offriva una gamma di prodotti e servizi, ivi comprese le banche retail, commerciali, societari e investimenti a più di 20 milioni di clienti in oltre 50 paesi in tutto il mondo. La banca dispone di quattro linee di business: Canadian Banking, International Banking, Scotia Capital and Global Wealth Management. Nel gennaio 2012 ha concluso l’acquisizione del 51% di Banco Colpatria. Nel mese di aprile 2012 attraverso Scotia Capital Inc. ha acquisito Howard Weil Incorporated. Nelle ultime trimestrali Bank of Nova Scotia ha avuto un EPS $1.57, in linea con le aspettitive e guadagni di $6.87 miliardi (+7.8% su base annua).

Capitalizzazione: 70 Miliardi di dollari canadesi
Dividendi: 4.15% all’anno

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3. Toronto-Dominion Bank (TD): Dividendo pagato dal 1857
Quando si tratta della scena bancaria del Canada, TD è un gigante. Con una capitalizzazione di mercato di circa 120 miliardi di dollari, TD è seconda solo a RBC in termini di dimensione assoluta. Dal 1857 – un periodo di 160 anni – la società ha pagato dividendi. Come una delle maggiori banche del mondo, TD è riuscita a conseguire una crescita stabile delle entrate nel corso dell’ultimo decennio nonostante la crisi finanziaria. Ciò le ha permesso di mantenere i pagamenti di dividendi costanti, fornendo anche la possibilità di un piano di reinvestimento per dividendi.
Opera nel settore retail americano, incentrato sul settore bancario di consumo e commerciale. Infatti, a partire dal 2016, le operazioni retail americane avevano più depositi rispetto alle controparti canadesi. TD è al sesto posto in Nord America nel totale attivo, depositi totali e capitalizzazione di mercato. Nel secondo trimestre del 2016, quasi un terzo dei suoi guadagni totali proveniva dal segmento retail americano.

Capitalizzazione: 120 Miliardi di dollari canadesi
Dividendi: 3.89% all’anno

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4. Canadian Imperial Bank of Commerce (CM): Paga dividendi dal 1868
Canadian Imperial Bank of Commerce (CM) è un’istituzione finanziaria internazionale. Serve i suoi clienti attraverso tre business unit trategies (SBU): Retail and Business Banking, Wealth Management e Wholesale Banking. Retail and Business Banking offre prodotti finanziari, consulenza e servizi attraverso quasi 1.100 filiali, come pure ATM automatizzati (ABM), servizi telefonici, online banking e mobile banking. Wealth Management comprende intermediazione di attività di gestione patrimoniale. Banking Wholesale offre credito, capitali di mercato, investment banking e merchant banking.

Capitalizzazione: 35 Miliardi di dollari canadesi
Dividendi: 4.86% all’anno

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5. Royal Bank of Canada (RY): Dividendo pagato dal 1870
La Royal Bank of Canada (in francese Banque Royale du Canada) o RBC (TSX: RY; NYSE: RY), è la principale banca del Canada, davanti alla Toronto-Dominion Bank. È una delle principali aziende di servizi finanziari del Nord america. Con più di 60.000 filiali serve una clientela di oltre 12 milioni di clienti e imprese in più di 30 paesi nel mondo. La sede principale è a Toronto. Sul territorio canadese ha 1.433 succursali, e 3.999 sportelli bancomat. Negli Stati Uniti la RBC conta più di due milioni di clienti. La Royal Bank of Canada venne fondata a Halifax nel 1864, come Merchants Bank. Nel 1869 cambiò il nome in Merchants Bank of Halifax, prima di cambiarlo ancora nel 1901 in Royal Bank of Canada. Nel 1869 la Merchants Bank of Halifax aveva ottenuto dalla Federazione una licenza per esercitare l’attività bancaria. Poi negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento la Banca estese l’attività a tutte le province marittime.

Capitalizzazione: 105 Miliardi di dollari canadesi
Dividendi: 3.86% all’anno

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Disclosure

Noi siamo lunghi su BNS e RY nei portafogli Domino Myportfolio.

giovedì 11 maggio 2017

Biesse, industriale italiana da 1000% in 4 anni

Il gruppo Biesse opera nel mercato delle macchine e dei sistemi destinati alla lavorazione di legno, vetro e pietra. La società offre soluzioni modulari che vanno dalla progettazione di impianti “chiavi in mano” per la grande industria del mobile, alle singole macchine automatiche e centri di lavoro per la piccola e media impresa, fino alla progettazione e vendita dei singoli componenti ad alto contenuto tecnologico. L’azienda è stata fondata a Pesaro nel 1969 da Giancarlo Selci.

La società dimostra la sua vocazione internazionale, forte delle 30 filiali nel mondo, questa presenza diretta le permette di assistere le aziende che si affidano a Biesse Group, offrendo un supporto attraverso i più avanzati strumenti di customer care e assistenza 24/7.

Biesse Group ha registrato oltre 200 brevetti per invenzione che hanno rivoluzioni le soluzioni tecnologiche presenti sul mercato mondiale delle macchine per la lavorazione di legno, vetro e pietra.

Importanti Acquisizioni

Dopo aver acquisito nel 2011 la società Centre Gain di Hong Kong e Korex Machinery, stabilimento di 44mila mq situato nella regione del Guandong per 12 milioni di euro. Nel 2016 la società ha acquisito il 100% delle azioni di Uniteam spa, azienda veneta specializzata nella progettazione e realizzazione di centri di lavoro a controllo numerico multiassi. Con questa operazione, Biesse estenderà ulteriormente la propria gamma di prodotto, penetrando un settore “di nicchia” ma altamente strategico quale quello della carpenteria in legno. Nel 2017 ha acquisito il controllo di Avant, una società specializzata nello sviluppo di software per l’integrazione e la supervisione delle linee di lavorazione e cellule di lavoro. Le applicazioni di Avant sono in grado di gestire automaticamente informazioni nel processo produttivo, dal taglio alla bordatura per operazioni di alesatura e, negli ultimi anni, anche lo smistamento, la chiave di ogni sistema di produzione di un gruppo.

Il Gruppo Biesse (BSS.MI) ha più di 1.000 sistemi installati in tutto il mondo, con un aumento del 170% negli impianti installati negli ultimi tre anni. La tecnologia sviluppata dal Gruppo Biesse e Avant comprende il monitoraggio e la gestione dei sistemi in tempo reale, che generano specifiche relazioni che permettono al cliente di avere il controllo totale del processo di fabbricazione.

Solida Trimestrale

Nel 2016 Biesse (BSS.MI) ha chiuso il bilancio con ricavi per 618,49 milioni di euro, in aumento del 19,1% rispetto ai 519,11 milioni realizzati nell’esercizio precedente. In forte crescita anche il margine operativo lordo, che è salito del 16,3%, passando da 64,14 milioni a 74,59 milioni di euro. Biesse ha terminato lo scorso esercizio con un utile netto di 29,46 milioni di euro, il 39,9% in più rispetto ai 21,06 milioni contabilizzati nel 2015. A fine anno Biesse poteva contare su un portafoglio ordini di 164 milioni di euro. Il management ha proposto la distribuzione del dividendo 2017, relativo all’esercizio 2016, per un ammontare di 0,36 euro; la cedola è stata staccata l’8 maggio e messa in pagamento il 10 maggio.

Previsione 2017

In occasione della festa per i suoi 80 anni il fondatore del gruppo, Giancarlo Selci, ha ricordato che gli anni della crisi sono ormai alle spalle e che Biesse viaggia a gonfie vele verso il prossimo triennio. La guidance comunicata lo scorso mese di febbraio appare ambiziosa e contempla ricavi triplicati per il 2018 rispetto al picco della crisi, toccato nell’ormai lontano 2009. Nel dettaglio, il giro d’affari dovrebbe crescere nell’ordine del 10,7% nel periodo 2016 – 2018, superando i 700 milioni. Inoltre, il piano triennale prevede anche l’azzeramento del debito e l’ampliamento dei posti di lavoro.

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Evoluzione in Borsa

Quotata al segmento STAR di Borsa Italiana da giugno 2001, da inizio 2017 il valore dell’azione Biesse è cresciuto del 31%, mentre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno l’incremento è stato del 73%. Negli ultimi 4 anni il titolo è salito del 1085%.

martedì 2 maggio 2017

Domino Solutions - Reply Spa, Information Technology da 1000% in 10 anni

Reply Spa (REY.MI) è una società italiana di consulenza, system integration, applicazioni di digital services, specializzata nella progettazione, implementazione e manutenzione di soluzioni basate su Internet e sulle reti sociali.

Fondata nel 1996, da un gruppo di manager del settore Information Technology guidato da Mario Rizzante, a Torino l’azienda utilizza un modello a rete, formato da decine di società (controllate da una capogruppo e ciascuna focalizzata su uno specifico business) che operano in diversi settori quali big data, cloud computing, digital media e internet delle cose. Dal 2006 si è espansa in Europa, in particolare in Inghilterra e Germania, sia aprendo nuove sedi che operando acquisizioni di realtà già esistenti, come Avantage, società inglese specializzata nella consulenza per il mercato dei Financial Services sulle tematiche di risk, regulatory, capital and financial performance management e treasury. Avantage, con uffici a Londra, Edimburgo, Amsterdam e Lussemburgo, annovera tra i propri clienti alcuni tra i principali gruppi finanziari mondiali. Il fatturato di Reply è aumentato da 33.3 milioni di euro nel 2000, anno di quotazione al segmento Star di Borsa Italiana, a 780,7 milioni di euro del 2016.

Sviluppi e strategie

Investire nelle tecnologie ancora in fase embrionale, ma con grandi potenzialità è il loro marchio di fabbrica. Lo hanno fatto in passato, dall’utilizzo degli smartphone per la diffusione dei social network allo sviluppo dell’Internet delle Cose (su cui lavorano dal 2009 dopo aver rilevato il centro ricerche Motorola a Torino). Ora il gruppo Reply, ci riprova con il blockchain. Dopo una prima fase di studio iniziata un anno fa, la società ha creato un team multidisciplinare formato da una cinquantina di persone e proveniente da cinque controllate di Reply differenti, coordinate da Fausto Jori, uno dei partner del gruppo. Tra i risultati ottenuti fino a ora, la creazione di “software accelerator” con diverse possibili applicazioni della “blockchain technology“.

Approccio alternativo per l’archiviazione e la condivisione delle informazioni che fornisce una via d’uscita ai pasticci di sicurezza che possono verificarsi, come ad esempio la chiusura completa di intere reti e il rischio di manomissione di dati, furto o identità contraffatta. I vantaggi di questo tipo di tecnologia per la sicurezza informatica si possono suddividere in tre caratteristiche: bloccare il furto di identità, impedire la manomissione di dati e di arrestare attacchi distribuiti al denial-of-service(DDoS).

Non solo: la società si è proposta come consulente per altri possibili sviluppi applicativi. Reply è così diventata partner dell’Osservatorio Digital Finance del Politecnico di Milano. Sta facendo da supporto al centro di ricerca e innovazione per la banca gestito da Abi (l’associazione delle banche italiane) in vista dei possibili utilizzi in ambito finanziario. Assieme a una delle principali aziende di trasporto pubblico locale del nord Italia, sta lavorando per applicare la blockchain al sistema delle biglietterie e delle tariffe, per incrementare affidabilità e sicurezza e per ridurre le frodi. Reply ha allo studio anche altre possibilità di applicazione: la blockchain, ad esempio, può essere utilizzata per gestire al meglio le postazioni di ricarica delle macchine elettriche nei centri urbani, come sta già avvenendo in Germania. Ulteriore campo di applicazione sarà il mondo assicurativo, con l’integrazione e semplificazione delle procedure dei sinistri, per la velocizzazione delle pratiche e per il contenimento delle frodi.

Qualche giorno fa Reply, ha annunciato la disponibilità di Brick Reply, una innovativa piattaforma di Manufacturing Operations per l’Industry 4.0. Basata su un’architettura a servizi e completamente open, Brick Reply consente di interfacciare macchinari e sensori e coordinare processi produttivi per una fabbrica flessibile e connessa.

Solidi bilanci

Il Gruppo Reply ha chiuso l’esercizio 2016 con un fatturato consolidato di 780,7 milioni di Euro in crescita del 10,6% rispetto ai 705,6 milioni di Euro dell’esercizio 2015. L’EBITDA è stato pari a 106,4 milioni di Euro (98,7 milioni di Euro nel 2015), mentre l’EBIT si è attestato a 99,6 milioni di Euro (90,6 milioni di Euro nel 2015). Il risultato netto di gruppo è stato pari a 67,5 milioni di Euro (56,7 milioni di Euro nel 2015). Proponendo e facendo approvare un dividendo lordo pari a 1,15 Euro per azione, posto in pagamento il 10 maggio 2017, con data di stacco fissata l’8 maggio 2017 (record date 9 maggio 2017). L’Assemblea degli azionisti ha autorizzato un nuovo programma di acquisto di azioni proprie, revocando quello attualmente in corso: il piano ha durata di 18 mesi, per un massimo di 1.869.564 azioni ordinarie (pari al 19,9892% dell’attuale capitale sociale) del valore nominale di Euro 0,52 cadauna per un valore nominale massimo di Euro 972.173,28, nel limite di un impegno finanziario massimo di Euro 50 milioni.

Evoluzione in Borsa

Reply ha messo a segno vari record nel corso degli ultimi 16 anni scalando le migliori classifiche, mettendo a segno un progresso di oltre il 1000% (+827% negli ultimi 5 anni). Possiamo quindi considerare Reply la regina di Piazza Affari, il miglior titolo in assoluto.