sabato 30 luglio 2011

Downgrade America, implicazioni e conseguenze sui mercati finanziari

Se ti interessa puoi scaricare questo articolo in versione PDF

In questi giorni stiamo assistendo ad una bagarre politica in America degna solo del nostro parlamento. In tanti anni che seguo la politica e l'economia statunitense non mi sono mai imbattuto in qualcosa di più squallido, insensato ed illogico di quello che Obama e compagnia stanno combinando. Quello che sta accadendo non è altro che terrorismo economico a spese dell'investitore ma soprattutto del cittadino.

Alla fine una soluzione si troverà, l'America non potrà permettersi una condizione di default in questo momento di mancata accelerazione dell'economia. Bernanke nelle sue uscite da "lagnone" ha sempre sottolienato come la locomotiva statunitense stesse diminuendo di velocità. Il problema è che in caso di default sarà difficile vedere l'America come una locomotiva.

Le agenzie di rating, odiate - amate - seguite, per quanto ci diano fastidio e creino problemi con i loro studi e comunicati, con le triple A, i paesi spazzatura o quelli messi in guardia, generano volatilità e muovono i mercati. Come dicevo, alla fine una soluzione Obama e "contrari" la troveranno ma per il downgrade sarà troppo tardi. Gli economisti si sono già mossi, il mercato si è già mosso, l'America passerà da tripla AAA a AA+. Ma questo cosa vuol dire ? Cosa accadrà all'economia statunitense ? E a quella globale ? E soprattutto ai nostri investimenti.
Cosa vuol dire downgrade ? Le tre società di rating: Standard & Poors, Fitch e Moody, studiano quali sono le potenzialità di ogni singola nazione (o società quotata in borsa) sul pianeta e forniscono un resoconto sotto forma di valore che può variare da un massimo AAA ad un minimo CR. AAA significa che il paese (o la società) ha un'ottima performance, un debito sostenibile, una economia sana e lontano dalle tensioni politiche o militari. CR invece è il voto più basso, indica un paese (o società) in gravi condizioni economiche, non capace di risolvere i propri problemi di debito. Quando le società di rating studiano un paese e trovano un cambiamento economico abbastanza elevato da giustificare un downgrade o upgrade (cioè un abbassamento del voto o un innalzamento del voto) avvertono gli investitore con comunicati stampa. Raramente si passa di voto in voto senza un avvertimento, nel caso degli Stati Uniti infatti il 18 Aprile 2011 la condizione di rating era di AAA Stabile e le agenzie di rating l'hanno abbassato a AAA Negativo, questo significa che le agenzie avvertivarono il paese e gli investitori che ci poteva essere un downgrade futuro se non cambiavano certe condizioni. L'america dalla prossima settimana potrebbe passare da AAA negative a AA+ Stabile. 
Ecco l'elenco completo dei paesi e i loro rating aggiornati in versione pdf ad Agosto 2011.
Cosa accadde in Giappone ?

Se diamo uno sguardo ad un passato nemmeno troppo lontano, noteremo che il Giappone ha vissuto ciò che sta accadendo agli Stati Uniti. Nel 2002 il paese fu declassato dopo un periodo molto lungo di bassi tassi di interesse. Questo vuol dire che l'ipotesi di un innalzamento dei tassi dopo il downgrade, come paventato da alcuni economi, può non essere del tutto vero. Naturalmente, se il destino degli Stati Uniti per i prossimi 9 anni può essere lontanamente simile al destino del Giappone negli ultimi 9 anni, ciò che sta per accadere è un affare molto grave davvero, per l'economia degli Stati Uniti, per i suoi rapporti fiscali e per il mondo intero.

A livello globale forse sarebbe anche peggio, il mondo guarda l'America per una serie di ragioni tra cui la valuta di riserva, materia di liquidità migliore per il debito pubblico e il famoso "rischio zero" di cui gli States si sono fatti capisaldi per parecchi decenni. Nessun altro paese al mondo può vantare questo ruolo, nemmeno la super Cina ormai sull'orlo di una bolla immobiliare. Il risultato di un cambiamento di queste poche ragioni porterebbe ad una condizione economica globale molto instabile.

Detto questo, tuttavia, vi sarebbero anche dei risvolti positivi, dopo tutto, in primis l'efficienza. Come regola generale, la cosa più efficiente è più facile da rompere. Quindi, se si vuole passare ad un mondo più robusto con un minor numero di grandi crisi, ci sarà necessariamente un prezzo da pagare in termini di efficienza globale.

Un movimento lento del dollaro come valuta di riserva potrebbe non essere poi così male, visto che lo stato ha permesso che i deficit degli Stati Uniti si innalzassero a livelli inimmaginabili in precedenza, sia durante l'amministrazione Bush che quella di Obama. Proprio come il traffico automobilistico si espande fino a riempire lo spazio disponibile su strada, i rapporti di debito nazionale tendono naturalmente a salire che volgere verso il basso, a meno che non appaia un vincolo  esterno imposto dai mercati e/o le agenzie di rating. In questo senso, le notizie da S & P sono semplicemente una parte necessaria di come gli Stati Uniti stia per arrivare ad una conclusione sugli accordi fiscali e di come potrà in futuro migliorare la sua performance.

Detto questo con un debito amministrativo intorno al 140% del PIL, in un periodo di bassi tassi di interesse che hanno abituato le aziende ed il pubblico a bassi tassi sui prestiti e sui mutui, sarebbe un duro colpo un innalzamento di questi tassi nel breve, sarebbe il caos.

Come reagiranno i mercati ? 

Instabilità sarebbe dominante almeno sul breve periodo, i mercati reagirebbero male ad un downgrade americano, anche se qualche economo è convinto che in queste settimane i mercati già hanno anticipato l'abbassamento del rating e quindi il mondo finanziario ha già scontato il downgrade, noi non siamo di questo avviso.

L'economista Cameron Findlay ha spiegato al New York Times:
Gli investitori americani e esteri venderebbero il prima possibile le obbligazioni Usa. Subito dopo il downgrade i tassi d'interesse saliranno. Poi, una volta che la questione del debito pubblico sarà risolta, i tassi torneranno ai valori attuali.
Sia il mercato obbligazionario che quello azionario entrerebbe in fase di difficoltà e c'è da chiedersi cosa un semplice investitore può fare di fronte ad una tale situazione.  Gus Sauter, responsabile degli investimenti di Vanguard, società specializzata nella gestione di fondi di investimento suggerisce :
Non è possibile stabilire con precisione come reagiranno i mercati azionari e quanto durerà il periodo di incertezza. La cosa migliore da fare è mantenere un approccio a lungo termine.
Se avete un orizzonte temporale basso di investimento consigliamo la liquidità, sarebbe inutile rimanere sul mercato in un periodo di forte volatilità. Le notizie buone si accavallerebbero a quelle negative creando una condizione di su e giù impossibile da gestire. Persino tecnicamente sarebbe inutile fare previsioni.
Chi invece pensa sul lungo termine non ha che da attendere che la situazione si normalizzi e il recupero riparta. 


Sulla carta neanche i più giovani sarebbero risparmiati da un eventuale taglio delle agenzie di rating. Gli studenti americani, per finanziarsi gli studi, possono richiedere prestiti alle banche private oppure, i più virtuosi, possono contrarre prestiti particolarmente favorevoli concessi dal governo. In teoria il tasso d'interesse potrebbe aumentare per entrambe le tipologie di prestiti. Ma, per quanto riguarda quelli federali, non è possibile perché "i tassi d'interesse sono fissi", ha spiegato il guru della finanza Mark Kantrowitz.

In conclusione

Tornando all'esempio del Giappone dobbiamo essere più chiari per chiudere l'articolo, il Giappone non era coma la Grecia o l'Irlanda di adesso.  Il downgrade di S & P non significa che il Giappone era in una spirale di  crisi del debito. Il Giappone era una nazione creditrice ad alto risparmio nazionale. Ma allo stesso tempo, il downgrade mostra la china si un paese industrializzato in difficoltà. Con l'aumento del debito e l'invecchiamento della popolazione a mettere più pressione sui bilanci pubblici, vi è la possibilità che gli investitori perdano fiducia in paesi forti come Francia, Regno Unito o negli stessi Stati Uniti come hanno fatto con la Grecia, Irlanda e Portogallo. Questo non succederà domani, ma accadrà se i governi non raddrizzeranno le loro finanze in modo intelligente in grado di supportare la crescita sul lungo termine.

Gli Stati Uniti sono nel bel mezzo di questo problema. Tutto si può dire sul Giappone e sugli Stati Uniti. A differenza del Giappone gli Stati Uniti non sono una nazione creditrice e non ha una popolazione risparmiatrice.  Nonostante i discorsi di un approccio più conservativo per la spesa, gli Stati Uniti non ha un piano credibile per frenare il deficit del suo debito. E questo non riguarda gli investitori. Moody ha già avvertito che mercoledì prossimo si pronuncerà sul rating del debito americano. 

Alla fine è difficile prevedere quali potrebbero essere le conseguenze di un downgrade degli Stati Uniti dal rating tripla A, perché sicuramente ne scaturirebbe una complicata serie di eventi a catena. L’ipotesi è comunque che i rendimenti dei Treasury aumenterebbero, forse insieme al prezzo richiesto per gli asset di rischio. Questo porterebbe, almeno all’inizio, ad un trend negativo nell’azionario, perché visto appunto come investimento più a rischio. L’impatto che il downgrade avrebbe sul dollaro è meno chiaro, ma probabilmente sarebbe comunque negativo nonostante l’attrattiva maggiore data dai tassi più alti.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

giovedì 28 luglio 2011

Titoli energetici da considerare in periodi di inflazione, deflazione e stagflazione

Iscriviti alla nostra newsletter gratuita per ricevere news, report e info sul nostro portfolio "One Million Dollar".

Il nostro One Million Dollar Portfolio da inizio anno sta realizzando il 16.18%

Se ti interessa puoi scaricare questo articolo in versione PDF

L'intuizione suggerisce una regola semplice quando si considerano gli investimenti nelle utilities: Vendere in periodi di inflazione, acquistare in periodi di deflazione e tenere in stagflazione. Ma sin dalla deregulation avvenuta a metà degli anni 90, questa analisi non vale più per il vasto settore. Gli investitori devono guardare più da vicino le singole aziende e il loro settore da tenere in considerazione in periodi di  "-flazione".

La lenta crescita del PIL, l'alta disoccupazione e l'alto costo energetico e dei prodotti alimentari suggeriscono un periodi di stagflazione che potrebbe essere la più grande minaccia attuale.
Suggeriamo delle società del settore utility ottime per combattere difensivamente questo periodo.

National Grid Plc (NGG)
E' una società internazionale di elettricità e gas. National Grid è proprietaria della rete di trasmissione di energia elettrica in Inghilterra e Galles, e gestisce il sistema in Gran Bretagna. La società possiede e gestisce anche il gas ad alta pressione del sistema di trasmissione in Gran Bretagna e la sua attività di distribuzione del gas è offerto a 11 milioni di abitazioni ed imprese. Negli Stati Uniti, National Grid fornisce elettricità a circa 3,3 milioni di clienti in Massachusetts, New Hampshire, New York e Rhode Island, e gestisce la rete elettrica di Long Island. National Grid possiede oltre 4.000 megawatt di produzione di energia elettrica contratte che fornisce energia a oltre un milione di clienti.

Ben 22 miliardi di investimenti previsti saranno nel Regno Unito con aggiustamenti per le strutture e i tassi di inflazioni. La crescita degli utili e la sua politica trasparente con dividendi intorno ai 6% ne fanno un'ottima candidata per il nostro portfolio.

Westar Energy (WR)
Fornisce servizi di nuova generazione elettrica, trasmissione e distribuzione a circa 687.000 clienti in Kansas. Fornisce questi servizi nel centro e nord-est del Kansas, tra le città di Topeka, Lawrence, Manhattan, Salina e Hutchinson. La Kansas Gas and Electric Company (KGE) è una società interamente controllata da Westar Energy, la quale fornisce i servizi nel centro-sud e sud-orientale del Kansas, compresa la città di Wichita.
Fornisce energia elettrica al dettaglio a circa 369.000 clienti nel centro e nel nord-est del Kansas e KGE fornisce energia elettrica al dettaglio a circa 318.000 clienti nel centro-sud e sud-orientale del Kansas. Distribuisce anche energia elettrica all'ingrosso ai comuni e alle cooperative elettriche in Kansas. Ha 6.756 megawatt di capacità di generazione in servizio.

Il suo regime normativo costruttivo in Kansas permette all'azienda il recupero dei costi annuali per il 90% dei suoi investimenti, per lo più in progetti di trasmissione per parchi eolici e su incarichi court-mandated environmental per la distribuzione di carbone. Come National Grid, questa crescita trasparente di guadagni costituisce un payout di divendi elevato, il 4.86%.

Portland General Electric Co (POR)

E' una utility impegnata nella produzione, acquisto, trasporto, distribuzione e vendita al dettaglio di energia elettrica nello stato dell'Oregon. Partecipa al mercato all'ingrosso di acquisto e vendita di elettricità e gas naturale al fine di gestire i propri costi netti. Alla società è stata approvata l'assegnazione di un'area di servizio di circa 4.000 miglia quadrate situate nell'interno Oregon e comprende 52 città, tra cui Portland e Salem. Al 31 dicembre 2009 la società serviva un totale di 815.739 clienti retail.

La maggior parte dei suoi progetti di crescita nel corso dei prossimi 5 anni dovrebbero effettivamente aiutare nel diminuire i costi energetici con conseguente risparmio dei suoi clienti in un periodo inflazionistico. Forte delle sue basse tariffe, le più basse del paese, vanta un dividend yield del 4.21% con una crescita negli ultimi 5 anni del 14%.

Public Service Enterprise Group (PEG)
Public Service Enterprise è una holding che opera attraverso tre principali controllate dirette interamente di sua proprietà: PSEG Power LLC (Power), Public Service Electric and Gas Company (PSE&G) e PSEG Energy Holdings LLC (Energy Holdings). PSEG è una società di energia con un mix di business diversificati. Opera principalmente nel nord-est e Mid-Atlantic negli Stati Uniti. La società possiede circa 13.500 megawatt (MW) di capacità di generazione situata nelle regioni del Nord-Est e Centrali della costa atlantica degli Stati Uniti.

L'utility beneficia di un payout relativamente basso, centrali elettriche a basso costo che potrebbero beneficiare di prezzi di potenza superiore, il potenziale per raccogliere proventi ha ridotto il passaggio nel New Jersey, se i prezzi aumento di potenza e la crescita degli investimenti rimangono tali, le sue strutture potrebbero usufruirne in futuro.

Delle quattro consigliato, la PEG è quella con il dividend yield più basso, 4,12% ma sempre con una ottima predisposizione alla crescita. La prossima cedola sarà staccata il 9 Settembre 2011.

Inflazione: Scegli saggiamente

Gettate le intuizioni fuori dalla porta. Le utilities regolate sentono ancora più dolore durante i periodi di alta inflazione, con i loro tassi fissi per lo più, gli investimenti infrastrutturali necessari, e le esigenze di finanziamento costante. Il grafico qui sotto mostra che le utilities fully regulated degli Stati Uniti dal 1980 hanno di gran lunga sottoperformato l'indice S&P 500 quando l'inflazione annualizzata superava il 4%. Il ritorno per queste utility sono più che raddoppiati in tutti gli altri periodi.




Ma l'indice più ampio delle utilities ha prodotto risultati misti negli ultimi tempi di inflazione, dovuto principalmente alla crescita delle grandi imprese diversificate e ai produttori indipendenti di elettricità. Le commodities energetiche, che tendono a guadagnare più ampi margini durante i periodi di inflazione, sono una fonte notevole di guadagno per queste utilities. L'indice Morningstar Utility del settore, che è pesantemente verso le large-cap, è salito del 7,5% tra gennaio 2007 e agosto 2008 quando l'inflazione correva ad un tasso del 5% annualizzato.

In generale consigliamo di stare lontani dalle utility con regimi inflessibile normativi, esigenze di investimento di grandi dimensioni e percentuali di crescita elevate durante i periodi di alta inflazione. Alcuni di questi sono attualmente Great Plains Energy (GXP), Progress Energy (PGN) e ConEd (ED). Il rovescio della medaglia, si consiglia di considerare le utilità diversificata e IPP che derivano gran parte dei guadagni a basso costo come la generazione nucleare e le rinnovabili. Prime scelte qui includono Exelon (EXC), NextEra Energia (NEE) e NRG Energy (NRG). Consigliamo anche National Grid (NGG), che riceve aggiustamenti del tasso di inflazione annuale nella sua attività dominante nel Regno Unito, nel nostro One Million Dollar portfolio ha generato il 19% (esclusi i dividendi) in 10 mesi.

Deflazione

Anche in questo caso, la deregolamentazione ha cambiato tutto. Sì, le utility più regolamentate dovrebbero correre durante la  deflazione, in particolare quelle con investimenti di grandi dimensioni e fabbisogno finanziario.

Con la Federal Reserve che promette di evitare la deflazione a tutti i costi, pensiamo che le utilities regolamentate dovranno affrontare un anno davvero difficile. Il price/earnings per azione per un gruppo di 34 delle più grandi aziende degli Stati Uniti è superiore a 16 volte, vicinio al picco di circa 20 anni fa. Ci aspettiamo una crescita degli utili di appena il 2% quest'anno dalle utilities regolamentate.


Negli ultimi quattro ciclici picchi del P/E, le utiliries regolamentate hanno perso una media del 14% annualizzato, sottoperformando lo S&P 500 in media di 13 punti percentuali durante tali periodi. L'indice broader utilities index è rimasto del 10% al di sotto Market Index Morningstar negli Stati Uniti.

Stagflazione: Non tutte le utilities sono un brutto posto dove investire

L'enigma reale per gli investitori è che cosa fare se si viene colpiti dalla stagflazione. Abbiamo preso in considerazione sette periodi nel corso degli ultimi 35 anni che dimostrano un rallentamento della crescita del PIL e una accelerazione dell'inflazione. Durante questi periodi, le utilities regolamentate generalmente hanno sovraperformato l'indice S&P 500 con un ampio margine. Il settore delle broader utilities hanno superato l'indice S&P 500, ma hanno mostrato risultati misti contro le utilities regolamentate. La grande eccezione è stata durante la fine del 1970, quando le utilities (quindi tutti regolamentate) hanno di gran lunga sottoperformato il mercato. Più di recente, tra ottobre 2007 e luglio 2008, le utilities regolamentate hanno sovraperformato l'indice S&P 500 di 150 punti base e hanno superato tutti i settori non energetici.

Se stagflazione dovesse accelerare, si consiglia soprattutto di utilitie regolamentate con progetti di crescita che non dipendono dalla crescita della domanda.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

domenica 24 luglio 2011

Il destino dell'Europa ? Prossima fermata....default

Iscriviti alla nostra newsletter gratuita per ricevere news, report e info sul nostro portfolio "One Million Dollar".

Il nostro One Million Dollar Portfolio da inizio anno sta realizzando il 18.60%

Se ti interessa puoi scaricare questo articolo in versione PDF

E' un report un po lungo, ma vale la pena leggerlo per farsi un'idea di quale sarà l'impatto del salvataggio di alcuni paesi della zona euro sulle nostre tasche. 

Il piano dell'Europa sta fallendo. Anche se concepito con il fascino, la flessibilità, l'umiltà e la creatività dei governanti europei, la voglia e il duro lavoro non bastano a salvare l'Europa dal prossimo crack finanziario.

La medicina è sbagliata
L'idea dei paesi europei è quella di fare affidamento sulla BCE e sul Fondo Europeo di Stabilità (EFSF).

La BCE punta sul finanziamento dei paesi sotto pressione acquistando le loro obbligazioni sul mercato secondario (circa 75 miliardi di euro) e finanziando le banche a fronte di garanzie di qualità altamente discutibili, come i titoli di stato greci.
Sembra un cane che si morde la coda, ci sono infatti accuse secondo cui la BCE e altre banche
europee hanno utilizzato il sistema dei pagamenti dell'Eurozona per prestare denaro ai paesi membri sotto pressione (circa 300 miliardi di euro), tutto questo mentre la stessa Banca Centrale pubblicamente criticava le banche dichiarandole “dipendenti” ai finanziamenti della BCE stessa.

Il temporaneo Fondo Europeo di Stabilità (EFSF), progettato male, terminerà nel 2013. Invece dei propagandati 440 miliardi di euro, il fondo aveva a disposizione solo 250 miliardi a causa di difetti strutturali. Lascerà spazio all'European Stability Mechanism (ESM). La capacità effettiva di prestito dell'ESM sarà pari a 500 miliardi di euro per un totale di capitale sottoscritto pari a 700 miliardi, di cui 80 miliardi sotto forma di capitale versato e 620 miliardi dalla combinazione di capitale impegnato esigibile e di garanzie da parte degli Stati membri della zona euro.
Anche l'ESM non è esente da difetti strutturali.

Gli 80 miliardi di euro liquidi saranno forniti in 5 anni a partire dal 1° Gennaio 2013, la manovra di rateizzazione è stata aggiunta per venire incontro alle richieste della Germania la quale sarà esposta maggiormente. Sono stati previsti anche ulteriori aggiunte nel caso in cui ci fosse bisogno di ulteriori salvataggi.

Non è però tutto rose e fiori, L'ESM ha il compito di emettere prestiti per sostenere i paesi in difficoltà a condizione che essi rispondano con severi provvedimenti sui bilanci, che, se non fossero soddisfatti, farebbero scattare sostanziose multe. Il sistema poi sarà in grado di acquistare bond di paesi membri sul mercato primario, ma solo in circostanze eccezionali. Non lo farà quindi sul mercato secondario, come spesso auspicato dalla Bce che svolge questa funzione dall'acuirsi della crisi greca nel maggio scorso. Il programma stabilisce inoltre i criteri per i possessori di obbligazioni private della condivisione dell'onere nel caso gli stati membri richiedano una riduzione del debito.

Come per l'EFSF, la dipendenza da membri della zona euro che garantisce l'un l'altro è problematica. Alcuni degli stessi garanti sono vulnerabili con le passività reali e potenziali.
Ad esempio, ogni 100 miliardi di euro forniti dalla ESM aumenta la potenziale passività dell'Italia di 18 miliardi, pari al 1% del PIL del paese, e la potenziale responsabilità della Germania di 27 miliardi, anche essa pari al 1% del PIL.

Tutto questo può tradursi in una spirale di declassamenti di credito richiesta di maggiori contanti. I garanti più deboli si troveranno in una posizione finanziaria molto scomoda, tale da incoraggiare il paese stesso a ritirarsi dagli aiuti dell'ESM. Per i membri più forti, si pone un aumento della pressione sul loro supporto e indebolisce il loro rating e le finanze.

La posizione è aggravata dal fatto che i membri dell'UE che non hanno accettato la moneta unica non possono far parte della nuova struttura. Il Regno Unito ha indicato che non farà parte del ESM, privando i membri dell'Eurozona di una fonte importante di finanziamento e di supporto (circa il 14% dell'attuale EFSF).

In conclusione l'ESM non fa altro che acuire i vecchi problemi producendone dei nuovi. L'accesso al finanziamento ESM richiede l'accordo unanime tra i membri dell'Eurozona. L'ESM è in grado di fornire prestiti solamente se lo Stato si impegna ad accettare prescrizioni per la riforma delle finanze pubbliche ed economiche approvate dall'Unione Europea.

Per i paesi che hanno già richiesto salvataggi, potrebbe essere necessario cercare ulteriori fonti di finanziamento per loro inaccessibili. Il debito in scadenza e il deficit di bilancio previsto per la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo richiederà circa 300 miliardi di euro di nuovi finanziamenti tra il 2011 e il 2013. Se la Spagna dovesse aver bisogno di ricorrere al meccanismo di finanziamento dell'UE, la capacità di fornirgli supporto finanziario sarebbe compromessa.

In definitiva, un meccanismo efficace dell'UE per salvaguardare l'intera economia dovrebbe essere calcolato intorno i 2 trilioni di euro. Infatti alcuni ministri europei anche fatto richiesta che il fondo sia aumentato a 1.5 trilioni di euro. Se per ipotesi l'Italia avesse bisogno di un salvataggio, il fondo dovrebbe essere ancora maggiore. Il sostegno politico e la vitalità economica di un impianto di queste dimensioni è improbabile.

Allo stesso tempo, i termini dell'ESM, soprattutto la subordinazione degli istituti di credito esistenti al finanziamento di salvataggio e il CAC obbligatorio, spingerebbe i finanziatori e gli investitori a evitare i finanziamenti dei paesi più vulnerabili. In effetti, questo farebbe sì che le economie periferiche diventino sempre più dipendenti de sostegno dell'UE, innescando la spirale negativa descritta prima.

L'esposizione bancaria
I salvataggi dell'UE hanno sempre l'obiettivo primario di proteggere le banche europee dagli effetti di un default da parte dei mutuatari, come Grecia, Irlanda e Portogallo.

In totale, le banche in Germania, Francia e Regno Unito hanno esposizioni di oltre 500 miliardi di euro. Se l'esposizione verso la Spagna e l'Italia fosse inclusa, il totale del sistema bancario globale aumenterebbe a circa 2 trilioni di euro. La loro posizione è determinata dalle condizioni cross-lending. Spieghiamo meglio, le banche in Spagna, che può richiedere supporto, hanno 70 miliardi di euro di esposizione verso il Portogallo e 13 miliardi di l'esposizione verso l'Irlanda.

Al centro delle problematiche del debito europeo è il boom del credito che ha avuto luogo a seguito dell'introduzione dell'euro. Prima dell'unione monetaria nel 1999, i tassi di interesse sui prestiti dei singoli paesi rifletteva meglio il rischio di perdita. L'introduzione dell'euro ha eliminato il rischio di cambio. Sorprendentemente gli spread creditizi hanno registrato un netto calo riflettendo una mancanza di differenziazione tra la qualità del credito delle singole nazioni.
Le anomalie sui prezzi sono stati guidati dalla convinzione che l'intera Eurozona avesse come rating lo stesso della Germania, una tripla AAA. Questo fattore ha spinto un flusso di prestiti ai paesi periferici e alle loro banche alimentando il boom di credito di sempre maggiori dimensioni.

Gran parte di questo debito - in forma di debito, prestiti a banche e titoli strutturati anche sulla base di mutui e prestiti alle imprese - è detenuto da banche minori in Francia e Germania. Se la Grecia, Irlanda, Portogallo e (in definitiva) la Spagna dovranno ristrutturare il debito, allora queste banche subiranno perdite significative.

Non è chiaro se le banche, soprattutto in Germania e Francia, hanno capitale sufficiente di riserva per sostenere tali perdite. Il rapporto biennale del FMI sulla stabilità finanziaria ha sempre sostenuto che le banche della zona euro non hanno riconosciuto le perdite in maniera adeguata. L'inadeguato stress test del 2010, condotto dalle banche centrali europee e la BCE, non era volto a capire la prospettiva di un default nella determinazione di solvibilità della banca. Ci sono note che suggeriscono che la posizione di alcune banche europee, soprattutto Landesbanken tedesche, è altamente problematico.

Nel giugno 2011, Moody ha cambiato l'outlook su 13 banche di medie e minori dimensioni italiane a negativo e ha avvertito che potrebbe declassare il rating a lungo termine di altri 16. Tutto questo ha portato l'annuncio che il debito sovrano italiano sarebbe stato soggetto di un downgrade. Le banche italiane sono state meno colpite dalla crisi finanziaria a causa della cultura conservatrice del prestito e alti livelli di depositi al dettaglio del popolo. Nonostante questi punti di forza, le preoccupazioni circa un possibile contagio da parte dei paesi periferici e dei problemi d'Italia sul salvataggio di questi paesi sono oggi sempre più problematici.

Il denaro gestito male dalla BCE
Anche la BCE deve pensare ad una ristrutturazione del debito, infatti la stessa banca centrale detiene da sola circa 50 miliardi di euro di debito greca. L'esposizione totale della BCE in Grecia, tra cui i prestiti alle banche greche e i prestiti a fronte di obbligazioni del governo greco è molto più alto, circa 130 miliardi di euro.

In caso di insolvenza della Grecia la BCE potrebbe subire perdite intorno ai 65-60 miliardi (diciamo il 50% della somma anticipata). Le perdite quasi certamente richiedono ricapitalizzazione della stessa BCE da parte di membri dell'Eurozona. La BCE è di proprietà di 17 banche centrali della zona euro con un capitale cumulativo pari a circa 80 miliardi di euro.

Quindi la posizione della BCE nel caso in cui i paesi periferici come la Grecia dovessero cadere nella trappola del default appare sempre più complicata per la sua stessa posizione di vulnerabilità finanziaria. Quando Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio italiano, ha dichiarato che una ristrutturazione del debito greco sarebbe stato un "suicidio", si riferiva forse alla BCE.

L'effetto sui mercati monetari di un default appare imprevedibile, a seconda del quantitativo di perdite e dalle esigenze di ricapitalizzazione l'evento potrebbe creare danni irreparabili, aprendo non solo preoccupazioni per le banche dell'itera zona euro, ma anche un contagio a livello globale.
Una situazione del genere potrebbe destabilizzare i mercati, trasmettere un costo elevato e ridurre la disponibilità di finanziamento, in modo simile a quanto accaduto dopo il deposito di fallimento di Lehman Brothers nel 2008.

La confusione regna sovrana
La strategia profondamente sbagliata europea ha comportato il fornire finanziamenti per soddisfare debiti in scadenza e deficit di bilancio in un momento in cui i mercati non sono stati aperti a prezzi ragionevoli. 

Il finanziamento dell''UE della BCE e del FMI ridurrebbero gli oneri finanziari per alleviare la pressione sulle finanze pubbliche. La temporanea misura fornirebbe al paese in difficoltà l'opportunità di riformare le sue finanze pubbliche e l'economia per rendere i propri debiti più gestibili. Col tempo, le misure permetterebbero di riconquistare la fiducia dei finanziatori commerciali e riottenere l'accesso ai mercati. Come corollario, le banche sarebbero in grado di costituire riserve di capitale contro la possibilità di qualche modesto write-off a causa di qualche ristrutturazione minore del debito, nel caso improbabile che questo si renda necessario.

In realtà i mercati hanno capito che i salvataggi europei hanno l'obbiettivo di “imprigionare” i paesi più poveri. Non c'era modo che nessuna di queste nazioni sarebbe mai stata in grado di rimborsare i livelli attuali, e previsti, di prestito. L'impianto UE ha fornito un mezzo per le nazioni in difficoltà di rimborsare il debito e finanziare il loro deficit. In effetti l'UE e gli organi ufficiali si sono sostituiti agli istituti di credito commerciali come “provider” (fornitori) di debito.

I tassi di interesse sui prestiti per la Grecia e l'Irlanda sono più elevati che al momento del loro salvataggio. Nonostante la possibilità di sostegno dell'Unione europea, il costo del Portogallo è insostenibilmente alto. Spagna e altri paesi, come Italia e Belgio, diventano vulnerabili da parte degli investitori, i quali hanno visto i loro costi di indebitamento salire inesorabilmente.

La mancanza di fiducia riflette il fallimento dei piani di riabilitazione e l'insostenibilità continua dei livelli del debito di questi paesi. La mancanza di crescita economica e il deterioramento delle finanze pubbliche non è in grado di invertire l'andamento nel breve periodo.

Anche negli scenari più ottimistici, i deficit continueranno ad aumentare e ad incidere sul bilancio il quale inesorabilmente dovrà essere risanato. Come ? Con un altro bel finanziamento. Il debito della Grecia e il PIL probabilmente si stabilizzerà intorno al 160-180% per il 2014 / 2015. Irlanda, Portogallo e Spagna raggiungeranno i rispettivi 125-140%, 100-115% e 85-100%. Italia e Belgio hanno già un rapporto debito/PIL superiore al 100%, ma i loro deficit di bilancio sono più bassi e sono meno dipendenti degli investitori stranieri. L'Italia è gravata da livelli molto elevati del debito e dalla bassa crescita.

Anche a tassi di interesse agevolati, il peso del debito per la Grecia, Irlanda e Portogallo sembra insostenibile, rendendo i Paesi insolventi. La posizione della Spagna è migliore, ma i problemi nel settore bancario del paese potrebbe essere un handicap per il prossimo futuro. Se il costo in Italia del finanziamento continua ad aumentare portandosi dietro questo fardello, troppo pesante, potrebbe rivelarsi insostenibile. Una più lenta crescita globale sarebbe una pressione ancora maggiore per tutti questi paesi.

Queste preoccupazioni sulla solvibilità guiderà la mancanza di accesso ai finanziamenti privati.

Fare un passo indietro
Nel breve termine, gli Stati membri dell'UE e zona euro sembrano destinati a persistere con la strategia del fallimento. 

Il pacchetto di salvataggio del Portogallo sarà finanziato dall'UE, EFSF e dal FMI. Ulteriori esigenze sui finanziamenti saranno richieste fino a quando queste non saranno esaurite. La BCE continuerà a sostenere i piani di salvataggio. L'insistenza degli istituti di credito tedeschi condivideranno parte dell'onere.

Nel corso del tempo, il fallimento palpabile della strategia di salvataggio, sarà progressivamente rivelata. La Grecia ha già ottenuto una riduzione dei tassi di interesse sui finanziamenti di salvataggio e qualche estensione dei termini del finanziamento. La necessità di fornire finanziamenti aggiuntivi per la Grecia di circa 120 miliardi di euro è già in discussione. Con tutta probabilità, qualche affare sarà fatto per fornire i fondi, a fronte di promesse greche che non può e non potrà mai mantenere.

Alla fine il default o ristrutturazione diventerà inevitabile. Inizialmente, i cambiamenti minori, come l'abbassamento delle cedole o l'estensione dello stacco in termini di tempi sempre più lunghi. In definitiva, un intervento di ristrutturazione che comporta una significativa cancellazione del debito in essere è improbabile.

Questo è il caso della Grecia e, forse, degli altri paesi periferici. Tali inadempimenti sarebbero il primo passo per spingere il paese nella stessa situazione del dopoguerra. Sulla base di dati storici, è prevista una perdita di circa il 30-70% del valore nominale delle obbligazioni. Più lungo è il tempo impiegato su tutto il processo, maggiore è la probabilità di perdite dei titolari delle obbligazioni. Il motivo è che a meno che il peso del debito si riduca velocemente, altrimenti continueranno gli elevati costi di manutenzione e il deficit continuerà ad aumentare il livello di pressione per essere cancellato per ripristinare la solvibilità.

L'Europa è sempre più alla deriva verso una inevitabile crisi del debito disastroso e destabilizzante. Invece di amputare un arto in cancrena, i leader europei rischiano l'avvelenamento di tutto il corpo, indebolendo le posizioni finanziarie dei membri della zona euro più forti e le loro economie, che stanno pagando per il salvataggio e ne subiranno le perdite quando i valori di default busseranno inevitabilmente alla porta.

giovedì 21 luglio 2011

11 titoli con solidi dividendi ed eccellente tasso di crescita

Iscriviti alla nostra newsletter gratuita per ricevere news, report e info sul nostro portfolio "One Million Dollar".

Il nostro One Million Dollar Portfolio da inizio anno sta realizzando il 17.87%

Se ti interessa puoi scaricare questo articolo in versione PDF

Molti investitori, come Warren Buffett, lodano gli investimenti difensivi. Come il mentore di Buffett, Benjamin Graham, raccomanda che investire con un margine di sicurezza può essere altamente preferibile in ambienti particolarmente inflazionistici.

Gli investitori difensivi in genere raccolgono dividendi elevati grazie ai rendimenti di titoli come alternative ai T-Bonds a 10 anni per cercare una forma di protezione contro l'inflazione. Per questi investitori abbiamo preparato un elenco di 11 grandi large-cap con alti tassi di crescita che pagano i dividendi ottimi. I dati di mercato provengono da Fidelity. Tutte le aziende in questa lista hanno una capitalizzazione di mercato superiore a 4 miliardi di dollari, cinque anni di crescita EPS ad un tasso superiore del 20%, e la cedola del dividendo di almeno il 4%. Nessuno di questi titoli ha abbassato le cedole ai loro investitori nel corso degli ultimi 12 mesi e hanno fornito un  37,71% (compresi i dividendi - di media) nello stesso periodo, battendo i titoli di stato con un ampio margine.

Eli Lilly Co. (LLY)
Scopre, sviluppa, produce e vende farmaci da prescrizione, offre una vasta gamma di trattamenti per le malattie neurologiche, diabete, cancro, e altre condizioni. L'azienda vende anche prodotti pe ril settore veterinario. Eli Lilly ha un 5,20 % di dividendo ed è tornata su del 19,97% negli ultimi 12 mesi.
La sua crescita a 5 anni per azione è stato del 20,14% con un EPS di 4,74 dollari nel 2010. Attuale rapporto P/E del titolo è 8,56.

Vendite - (2010) 23.42 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 9.54%
Utile netto - (2010) 4.88 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 20.43%
Dividendo per azione - (2010) 1.96 - (Ultimi 5 anni) 4.94%
Dividendo percentuale - (2010) 5.12% - (Ultimi 5 anni) 4.20%


Canadian Imperial Bank of Commerce (CM)
Canadian Imperial Bank of Commerce è una delle più grandi banche del Canada. E' stata recentemente scambiata a 79,79 dollari e ha una capitalizzazione di mercato di 31.69 miliardi di dollari. Il titolo ha un dividend yield del 4,41% ed è salito del 34,15% negli ultimi 12 mesi. Ha una crescita quinquennale per azione del 66,41% e un corrente P/E ratio di 12,83.

Vendite - (2010) 10.37 Miliardi - (Ultimi 5 anni) -4.17%
Utile netto - (2010) 2.58 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 176.12%
Dividendo per azione - (2010) 3.52 - (Ultimi 5 anni) 5.52%
Dividendo percentuale - (2010) 4.55% - (Ultimi 5 anni) 4.20%

Exelon Corporation (EXC)
La società opera attraverso le sue filiali principali: Exelon Generation Company, LLC (Generation), Commonwealth Edison Company (ComEd) and PECO Energy Company (PECO). Generation è un programma di utilità pubblica. La sua attività è costituita dalla proprietà di impianti di generazione elettrica, le sue operazioni di commercializzazione all'ingrosso di energia e le sue operazioni di vendita al dettaglio. ComEd fornisce fornitura energetica ad imprese tramitel'acquisto e la vendita al dettaglio regolati di energia elettrica, e la fornitura di servizi di trasmissione e distribuzione.
Al 31 dicembre 2010, ComEd aveva circa 66.200 clienti retail (clienti principalmente commerciali e industriali). PECO consegna fornitura energetiche ad industrie tramite l'acquisto e la vendita al dettaglio regolati di energia elettrica.
Ha un dividend yield del 4,84% ed è salito del 19,78% negli ultimi 12 mesi.

Vendite - (2010) 19.24 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 3.96%
Utile netto - (2010) 2.48 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 21.93%
Dividendo per azione - (2010) 2.10 - (Ultimi 5 anni) 5.59%
Dividendo percentuale - (2010) 4.84% - (Ultimi 5 anni) 3.30%

Dominion Resources Inc. (D)
E' un produttore e trasportatore di energia. Il portafoglio della società di attività comprende circa 27.500 megawatt di generazione; 6.000 miglia di linee di trasmissione elettrica, 56 mila miglia di linee di distribuzione elettrica in Virginia e Carolina del Nord, 12 mila miglia di trasporto di gas naturale, la raccolta e la conduttura di stoccaggio; 21,7 mila miglia di gasdotti di distribuzione, esclusivo delle linee di servizio di due pollici di diametro o di meno, e 1,3 miliardi di metri cubi equivalenti di gas naturale e petrolio. Dominion possiede anche il sistema sotterraneo di stoccaggio del gas naturale e gestisce oltre 942 miliardi di piedi cubici di capacità di storage e serve i clienti di energia al dettaglio in 12 stati. La società opera in tre segmenti: Dominion Virginia Power (DVP), Dominion Energia e Dominion Generation. Nel febbraio del 2010, la Società ha annunciato di aver completato la vendita dei Popoli Dominion, la sua Pennsylvania società di distribuzione di gas naturale, in PNG Aziende LLC.
Il titolo ha un rendimento di dividendi del 4,02% e una crescita del 27,33% EPS negli ultimi cinque anni.

Vendite - (2010) 15.09 Miliardi - (Ultimi 5 anni) -3.12%
Utile netto - (2010) 3.12 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 23.46%
Dividendo per azione - (2010) 1.97 - (Ultimi 5 anni) 6.43%
Dividendo percentuale - (2010) 4.05% - (Ultimi 5 anni) 3.90%

Williams Partners LP (WPZ)
Williams Partners è una società di gas naturale la quale si occupa principalmente di esplorazione e produzione, raccolta ed elaborazione e trasporto del gas naturale, principalmente nelle zone Rocky Mountains, Gulf Coast, Pacific Northwest, Eastern Seaboard e Marcellus Shale in Pennsylvania. La maggior parte dei suoi gasdotti interstatali e le attività midstream si svolgono attraverso la sua quota di partecipazione del 75% (tra cui il generale-partner di interesse) della Williams Partners LP.
Il titolo ha un rendimento di dividendo del 5,29%  ed è salito del 35,65% negli ultimi 12 mesi.
Jim Simons Renaissance Technologies ha WPZ nel suo portafoglio.

Vendite - (2010) 5.80 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 61.83%
Utile netto - (2010) 0.78 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 133.25%
Dividendo per azione - (2010) 2.87 - (Ultimi 5 anni) 78.81%
Dividendo percentuale - (2010) 5.22% - (Ultimi 5 anni) 6.90%


Annaly Capital Management Inc. (NLY)
Annaly Capital Management possiede, gestisce e finanzia un portafoglio di investimenti immobiliari, ivi incluse ipoteche, obbligazioni ipotecarie garantite (OCM) e altri titoli rappresentativi interessi negli obblighi di prestiti e mutui. La società investe inoltre nelle obblighazioni della Federal Home Loan Bank (FHLB), Freddie Mac e Fannie Mae.
Annaly Capital Management possiede inoltre un fondo d'investimento.
Annaly Capital Management ha un rendimento elevato, un dividendo di 14,23%

Vendite - (2010) 2.87 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 30.64%
Utile netto - (2010) 1.67 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 0%
Dividendo per azione - (2010) 2.60 - (Ultimi 5 anni) 20.57%
Dividendo percentuale - (2010) 14.48% - (Ultimi 5 anni) 10.70%

Shaw Communications Inc. (SJR)
Shaw Communications è una società canadese di comunicazione. E' impegnata nell'attività di fornitura televisiva via cavo a banda larga, Internet, telefonia digitale, servizi di telecomunicazione (attraverso Shaw Business Solutions), satellitare direct-to-home (attraverso Shaw Direct) e contenuti accattivanti di programmazione (attraverso Shaw Media). Durante l'anno fiscale conclusosi il 31 agosto 2010 (anno fiscale 2010), ha operato in due segmenti di business: cavo e satellite. La divisione via cavo e satellitare rappresentavano rispettivamente il 79% e il 21%, dei ricavi di Shaw nell'anno fiscale 2010.
Negli ultimi cinque anni, SJR ha avuto una crescita dell'utile per azione del 30,90%. Il titolo ha un dividend yield del 4,37% ed è salito del 17,14% negli ultimi 12 mesi.

Vendite - (2010) 4.75 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 10.96%
Utile netto - (2010) 0.52 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 26.48%
Dividendo per azione - (2010) 0.96 - (Ultimi 5 anni) 40.87%
Dividendo percentuale - (2010) 4.21% - (Ultimi 5 anni) 3.00%

El Paso Pipeline Partners LP (EPB)
El Paso Pipeline possiede e gestisce gasdotti per il trasporto e l'immagazzinamento di risorse naturali. Svolge la propria attività di business attraverso vari sistemi di gas naturale, gasdotti e impianti di stoccaggio, compresa la Compagnia Wyoming Interstate, LLC (WIC), il GNL Southern Company, L.L.C. (SLNG), Elba Express Company, LLC (Elba Express) e ha un interesse accomandatario del 58%  della Colorado Interstate Gas (CIG), socia al 60% della Southern Company (SNG).
Il titolo ha un rendimento del 4,89% in dividendi e una crescita dell'EPS del 20,18%  negli ultimi cinque anni.

Vendite - (2010) 1.52 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 75.38%
Utile netto - (2010) 0.31 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 49.29%
Dividendo per azione - (2010) 1.92- (Ultimi 5 anni) 0%
Dividendo percentuale - (2010) 5.35% - (Ultimi 5 anni) 0%

CMS Energy Corporation (CMS)
CMS Energy Corporation (CMS Energy) è una società energetica che operano principalmente nel Michigan. E' la società madre di partecipazione di società controllate, compresi i consumatori Energy Company (consumatori), una utility elettrica e gas, e CMS Enterprises Company (Aziende CMS), principalmente un produttore nazionale indipendenti di energia (IPP). I consumatori serve cittadini e le imprese operanti nei settori dell'energia alternativa, automobilistico, chimico, metallo e prodotti di industrie alimentari, così come un gruppo diversificato di altri settori. Imprese CMS, attraverso le sue controllate e investimenti azionari, opera prevalentemente in IPP e possiede impianti di produzione di energia elettrica alimentato per lo più da gas naturale e biomasse. Ha tre segmenti: fornitore di energia elettrica, erogazione del gas, e le imprese, le sue operazioni non-utilità e gli investimenti.
CMS ha un dividend yield del 4,18% e P/E ratio di 13.06. Negli ultimi cinque anni, CMS ha avuto una crescita dell'utile per azione del 21,67%.

Vendite - (2010) 6.52 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 1.39%
Utile netto - (2010) 0.39 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 0%
Dividendo per azione - (2010) 0.84 - (Ultimi 5 anni) 0%
Dividendo percentuale - (2010) 4.24% - (Ultimi 5 anni) 2.20%

Alliant Energy Corporation (LNT)
Alliant Energy si concentra per fornire elettricità e servizi di gas naturale per circa un milione di utenti nella fornitura elettriva e circa 412.000 clienti gas nel Midwest attraverso le sue due controllate di pubblica utilità. Le società controllate comprendono Iowa e Light Railway Corporation (IPL), Est Wisconsin Electric Company (WPL), Alliant Energy Resources, LLC (Risorse) e Alliant Energy Corporate Services, Inc.
LNT ha dividend yield del 4,10% ed è salita del 38,02% negli ultimi 12 mesi.

Vendite - (2010) 3.47 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 0.42%
Utile netto - (2010) 0.32 Miliardi - (Ultimi 5 anni) 38.68%
Dividendo per azione - (2010) 1.70 - (Ultimi 5 anni) 8.52%
Dividendo percentuale - (2010) 4.17% - (Ultimi 5 anni) 4.00%

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

sabato 16 luglio 2011

Rischi e conseguenze nel caso l'America andasse in default

Barack Obama in questi giorni sta vivendo forse il momento pià critico della sua intera presidenza. A pochi mesi dall'inizio della campagna elettorale per la rielezione deve vedersale con i repubblicani per risolvere il problema del deficit americano.
L'accordo sul taglio da 4mila miliardi in dieci anni non si farà. Questo è un dato di fatto, perchè la maggioranza repubblicana al congresso ha già dettato legge, i 4mila miliardi non sono ipotizzabili.

Al massimo si potrà tentare l'accordino: un taglio da 2mila miliardi di dollari. Che sono appena una sforbiciata rispetto ai 14mila e 300 milioni raggiunti finora dal debito Usa. Praticamente l'intero Pil.

Il ministro del Tesoro Tim Geithner ci va giù pesante:
"È una corsa contro il tempo. Il compromesso per alzare il tetto del debito deve essere trovato al massimo entro la fine della prossima settimana, altrimenti per la prima volta nella storia gli Usa andranno in default.
Io devo staccare 80 milioni di assegni al mese per gli americani: compresi quei 55 milioni che vivono della Social Security. Dobbiamo essere in grado di completare i pagamenti. Oppure saremo fuori di altri 500 miliardi di debiti subito in agosto. E già nella pima settimana ne avremo accumulati 87 miliardi

Sempre lo stesso ministro del Tesoso Tim Geithner agigunge:
"Nel mese di agosto dobbiamo onorare gli interessi sul nostro debito. Ci servono 800 miliardi di dollari. "
Il fattore tempo potrebbe rivelarsi fondamentale. I parlamentari devono cominciare a stendere il testo almeno il 20-22 luglio, se vogliono rispettare la scadenza del 2 agosto. Se è così, nei prossimi giorni si potrebbe misurare la tenuta politica di Obama.

I repubblicani potrebbero tirarla in lungo al massimo ancora per una settimana. Dopodiché o firmano o espongono il Paese al rischio di un crack finanziario. Ma il presidente dovrà convincere anche i democratici a restare al tavolo fino a quel momento.

Una situazione critica che potrebbe innescare una seconda dura recessione per l'America, da una parte i repubblicani cercheranno per mettere in difficoltà Obama in vista della rielezione e lo stesso Presidente dovrà dimostrare al paese che la sua politica può rimettere in moto la stagnante economia statunitense.

Ma quali sono i rischi e le conseguenze di un default americano ?

Il voto della scorsa settimana del Parlamento greco per il piano di austerità ha anticipato il default, almeno temporaneamente. Il governo sarà in grado di maturare e mantenere gli obblighi nei confronti dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Ora che la situazione greca ha calmato i mercati, l'attenzione si rivolge alla possibilità di un default negli Stati Uniti.

Il potenziale che un default sovrano possa sorgere negli Stati Uniti da una situazione di stallo nei negoziati è unico in quanto quei legislatori presumibilmente da un lato vogliono il default per evitare la seconda presidenza di Obama ma dall'altro lato sarebbe responsabili del crack finanziario americano. Come sottolineato dal senatore Pat Toomey al Wall Street Journal cinque mesi fa, i legislatori che cercano di ottenere concessioni in cambio di un aumento del limite di indebitamento non stanno cercando di tenere in ostaggio i creditori.
"Essi stanno semplicemente cercando di utilizzare il limite del debito come un meccanismo per rallentare la crescita del governo, che sono aumentate del 20% dal 2008. Essi sostengono che i creditori devono essere pagati per primi, con le risorse rimanenti utilizzati per finanziare la spesa pubblica secondo un calendario di priorità stabilito dal Congresso o dal Presidente."
La posizione dell'amministrazione Obama nei negoziati sul tetto limite degli Stati Uniti è che se i tagli alla spesa pubblica sono troppo ripidi, l'Amministrazione preferisce il default.
Eppure questo punto è mancato completamente ai cronisti che cercano di spiegare perché la priorità dei creditori è in qualche modo anti-creditore. L'argomento avanzato ora è che la priorità è simile ad una famiglia che decide di smettere di pagare una serie di bollette per poi cercare di rifinanziare il suo mutuo. L'intuizione alla base di questo ragionamento è che una famiglia che è in ritardo sulle bollette e sui pagamenti della sua carta di credito è improbabile che sia in grado di rifinanziare il mutuo, e questo creerebbe una condizione di stallo inguaribile.

Il problema è che questa analogia non riesce ad essere percepita dai repubblicani i quali puntato ad un aumento della "pulizia del debt-limit" cercando di riorganizzarlo.
Una analogia più appropriata sarebbe che la stessa famiglia di prima, annullerebbe la sua carta di credito, il servizio telefonico e i servizi via cavo per generare la liquidità necessaria per soddisfare il pagamento del mutuo. Per una famiglia disposta a sopportare questi disagi sarebbe in realtà più facile rifinanziare il mutuo.

Va inoltre sottolineato che mentre un default tecnico crea il potenziale per una situazione molto spiacevole se si attiva un International Swaps and Derivatives Association (ISDA). La ricaduta reale è tutt'altra che certa. La più grande minaccia di un default tecnico non è che gli obbligazionisti saranno improvvisamente presi dal panico e cominceranno a vendere le loro partecipazioni nel Tesoro, ma che il valore della garanzia di titoli del Tesoro sarà temporaneamente compromessa.

Over-the-counter (OTC) swaps e overnight lending (accordi di riacquisto o "repos") sono generalmente garantiti in contanti o in titoli del Tesoro con altri titoli di alta qualità anche accettato come garanzia in determinate circostanze. Si creerebbe quindi il timore che i 4.800 miliardi dollari di mercato pronti contro termine e 28.000 miliardi dollari di default sarebbero gettati nel disordine, o che il mercato monetario dei fondi sarebbe costretto a riconoscere che le sue partecipazioni del Tesoro sono in difetto. Il panico creato da questa situazione sarebbe difficile da contenere.

Tuttavia una cosa simile accadde anche in passato e l'evento di default tecnico non ha portato a una crisi o improvvisa caduta del valore dei titoli collaterali GSE perché il governo stava aumentando il suo sostegno agli obblighi come accadde per Fannie Mae e Freddie Mac Aaa a lungo termine.

Questo default sarebbe più o meno lo stesso ?

Dipende in gran parte dalla misura in cui i tagli di bilancio stabilizzeranno i livelli di debito e ridurranno la probabilità di default futuro. Ma la somiglianza più importante con la situazione GSE è che l'azione sarebbe arrivata nel contesto degli sforzi per rafforzare la capacità di rimborso.

Negli Stati Uniti il deficit di bilancio è interamente a carico del conto principale, in quanto il governo federale non raccoglie abbastanza entrate fiscali per finanziare i due terzi della spesa corrente, per non parlare di pagare gli interessi passivi del 1,9% del PIL.

Come normalizzare i tassi di interesse, l'account principale dovrà essere in attivo solo per stabilizzare il deficit al 4% del PIL. Se i tassi di un ulteriore aumento del deficit futuro saranno del 5% del PIL, anche se le entrate federali pagheranno ogni centesimo di spesa pubblica di quell'anno, si creerebbero preoccupazioni imbarazzanti per il governo americano e sul suo futuro economico.

giovedì 7 luglio 2011

Warren Buffett, portfolio completo aggiornato al 31 marzo 2011

Iscriviti alla nostra newsletter gratuita per ricevere news, report e info sul nostro portfolio "One Million Dollar".

Il nostro One Million Dollar Portfolio da inizio anno sta realizzando il 18.73 %

Se ti interessa puoi scaricare questo articolo in versione PDF

Warren Buffett vanta una serie di qualità che lo rendono attraente per Wall Street e Main Street. Per il pubblico degli investitori, tuttavia, la caratteristica che pone il miliardario ad un livello superiore è il suo quasi ineguagliabile talento per la lettura dei mercati individuando quasi sempre le società vincenti.

Al 31 Marzo 2011, i fondi della società di Warren Buffett, la Berkshire Hathaway, sono stati valutati intorno ai 54 miliardi di dollari.

Nel corso della sua pluridecennale carriera, Buffett è riuscito a superare lo S&P 500 con un margine confortevole.

Negli ultimi anni, tuttavia, è diventato palesemente chiaro che il portafoglio di Buffett ha perso parte del vantaggio che aveva una volta. Sia nel 2009 sia nel 2010 il valore di carico per azione della Berkshire ha dovuto lottare, sottoperformando il punto di riferimento dello S&P 500.

Per alcuni questa performance in ritardo ha probabilmente intaccato la sfera di cristallo del guru finanziario. Tuttavia è importante notare che tale azioni hanno aiutato la Berkshire e soprattutto Warren Buffett a diventare uno degli uomini più ricchi del mondo, e per breve periodo, anche il più potente di tutti.

Buffett per dare una spinta al suo portfolio rivolge spesso lo sguardo su società ben consolidate che gli forniscono la giusta misura di liquidità nel tempo per poter fare acquisizioni intelligenti come quella della Ferrovia Burlington Northern Santa Fe, semplicemente un colpo di genio.
L'affare Burlington Northern
Ora sembra che possedere la Burlington Northern farà aumentare il potere della Berkshire del 40% pre-tax e di oltre il 30% al netto delle imposte. un contributo che ha lavorato meglio di quanto mi aspettassi. La Burlington Northern ha guadagnato 2,5 miliardi di dollari nel 2010 dagli 1,7 miliardi dell'anno precedente. Berkshire ha acquistato l'azienda nel 2009 valutata 44 miliardi di dollari. Buffett è entusiata sul suturo della Burlington Northern perchè le ferrovie hanno maggiori costi e benefici ambientali rispetto agli autotrasporti, il principale concorrente. Misurato in tonnellate di merci trasportate per gallone di gasolio le rotaie sono tre volte più efficienti dei camion.
Spunto dell'articolo Warren Buffett, i 10 punti importanti della lettera agli azionisti.

Spunto dell'articolo Warren Buffett, i 10 punti importanti della lettera agli azionisti
Buffett sembra aver accettato il fatto che queste nuove large-cap vanno focalizzate nell'ottica di una strategia durante i periodi di ottimismo del mercato.

Anche se il potenziale di crescita della Berkshire è diventato limitato dalla vastità dell'azienda, il suo portafoglio non ha perso il suo lustro. Al contrario, i punti di forza dell'azienda si sono semplicemente spostati e si sono evoluti, oggi Berkshire Hathaway ha assunto una visione difensiva.

Armati di una visione più ampia, oggi gli economisti della Berkshire hanno costruito un portfolio capace di resistere quasi indenni ai periodi di alta marea come il 2008. Mentre ci muoviamo verso la seconda metà dell'anno solare e borsistico cerchiamo anche noi di seguire una strategia difensiva in questo periodo di alta volatilità del mercato.

Coloro che cercano di seguire l'esempio di Buffett non hanno bisogno di rivolgersi a una società come Berkshire Hathaway per imitare le preferenze del miliardario di Omaha. Piuttosto possono seguire molto da vicino l'ETF iShares Dow Jones Select Dividend (DVY) il quale vanta una serie di qualità
simili al portfolio di Buffett.

Il DVY, come Berkshire Hathaway, segue società da tutta quasi tutti gli angoli del mercato, dedicando la maggior parte del suo portafoglio alle Large-Cap. Nel fondo possiamo trovare, con quote di partecipazioni elevate, Lorillard (LO) , Chevron (CVX) e McDonalds (MCD) .

Ciò che rende DVY particolarmente attraente per gli investitori in cerca di periodi non turbolenti è il rendimento del fondo, che ammonta a oltre il 3%. Questa vincita consistente fornirà alle persone un reddito tranquillo facendole vivere l'investimento in maniera più serena.

Anche se la sua azienda ha spostato la propria attenzione nel corso degli anni, Warren
Buffett rimane un membro importante e autorevole del settore finanziario. Nei mesi e negli anni a venire, mi aspetto che le persone continueranno a rivolgersi a questo nativo del Nebraska sia per i suoi consigli di investimento che per prospettive generali.




Il portfolio completo di Warren Buffett aggiornato  al 31 marzo 2011

Coca-Cola Company (KO)
24.75% del portfolio.
200 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Wells Fargo & Co (WFC)
20.27% del portfolio.
342.62 milioni di azioni.
Posizione immutata.

American Express (AXP)
12.79% del portfolio.
151.61 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Procter & Gamble (PG)
8.82% del portfolio.
76.77 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Kraft Foods Inc (KFT)
6.16% del portfolio.
105.21 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Johnson & Johnson (JNJ)
4.71% del portfolio.
42.62 milioni di azioni.
Posizione immutata.

ConocoPhillips (COP)
4.34% del portfolio.
29.1 milioni di azioni.
Posizione modificata: -8,000 azioni.

Wesco Financial (WSC)
4.14% del portfolio.
5.7 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Wal-Mart Stores Inc. (WMT)
3.79% del portfolio.
39.04 milioni di azioni.
Posizione immutata.

U.S. Bancorp (USB)
3.4% del portfolio.
69.04 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Moody's Corporation (MCO)
1.79% del portfolio.
28.42 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Washington Post (WPO)
1.4% del portfolio.
1.73 milioni di azioni.
Posizione immutata.

M&T Bank Corp (MTB)
0.89% del portfolio.
5.36 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Costco Wholesale (COST)
0.6% del portfolio.
4.33 milioni di azioni.
Posizione immutata.

USG Corporation (USG)
0.53% del portfolio.
16.6% held.
17.07 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Torchmark Corpora (TMK)
0.35% del portfolio.
2.82 milioni di azioni.
Posizione immutata.

General Electric Co (GE)
0.29% del portfolio.
7.78 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Sano (SNY)
0.27% del portfolio.
4.06 milioni di azioni.
Posizione immutata.

United Parcel (UPS)
0.2% del portfolio.
1.43 milioni di azioni.
Posizione immutata.

GlaxoSmithKline (GSK)
0.11% del portfolio.
1.51 milioni di azioni.
Posizione immutata.

MasterCard Inc (MA)
0.1% del portfolio.
216,000 azioni.
Nuova posizione.

Bank of New York (BK)
0.1% del portfolio.
1.79 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Exxon Mobil (XOM)
0.07% del portfolio.
421,800 azioni.
Posizione immutata.

Ingersoll-Rand (IR)
0.06% del portfolio.
636,600 azioni.
Posizione immutata.

Gannett Co. Inc. (GCI)
0.05% del portfolio.
1.74 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Comdisco Holding (CDCO)
0.03% del portfolio.
1.54 milioni di azioni.
Posizione immutata.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

mercoledì 6 luglio 2011

Rating acquisto/vendita delle Large Cap americane

Questa classifica è stata aggiornata oggi alle 16:30. Qui di seguito trovate i migliori rating USA sulle Large Cap elencate sulla base di valutazioni di analisti di Wall Street. Queste società sono valutate da almeno cinque analisti. Ad ogni valutazione viene assegnato un numero da 1 a 5, dove 1 è il punteggio più alto (Strong Buy) e 5 è il rating più basso (Sell). La media è calcolata per rappresentare la valutazione complessiva di un titolo.



Ecco la lista completa, fatene buon uso:

1 Thermo Fisher Scientific Inc. (NYSE:TMO) 1.35 Strong Buy
2 Companhia Energetica Minas Gerais (ADR) (NYSE:CIG) 1.43 Strong Buy
3 VimpelCom Ltd (ADR) (NYSE:VIP) 1.44 Strong Buy
4 El Paso Corporation (NYSE:EP) 1.45 Strong Buy
5 HCA Holdings Inc (NYSE:HCA) 1.46 Strong Buy
6 Activision Blizzard, Inc. (NASDAQ:ATVI) 1.48 Strong Buy
7 Teva Pharmaceutical Industries Ltd (ADR) (NASDAQ:TEVA) 1.48 Strong Buy
8 Halliburton Company (NYSE:HAL) 1.49 Strong Buy
9 ABB Ltd (ADR) (NYSE:ABB) 1.50 Strong Buy
10 Credit Suisse Group AG (ADR) (NYSE:CS) 1.50 Strong Buy
11 Agilent Technologies Inc. (NYSE:A) 1.50 Strong Buy
12 The AES Corporation (NYSE:AES) 1.50 Strong Buy
13 Enterprise Products Partners L.P. (NYSE:EPD) 1.50 Strong Buy
14 Apple Inc. (NASDAQ:AAPL) 1.51 Strong Buy
15 Danaher Corporation (NYSE:DHR) 1.52 Strong Buy
16 Google Inc. (NASDAQ:GOOG) 1.54 Strong Buy
17 Novartis AG (ADR) (NYSE:NVS) 1.57 Strong Buy
18 Kohl's Corporation (NYSE:KSS) 1.57 Strong Buy
19 Accenture Plc (NYSE:ACN) 1.60 Strong Buy
20 KKR & Co. L.P. (NYSE:KKR) 1.60 Strong Buy
21 MetLife, Inc. (NYSE:MET) 1.60 Strong Buy
22 Covidien plc (NYSE:COV) 1.61 Strong Buy
23 American Tower Corporation (NYSE:AMT) 1.61 Strong Buy
24 Rio Tinto plc (ADR) (NYSE:RIO) 1.62 Strong Buy
25 Visa Inc. (NYSE:V) 1.63 Strong Buy
26 SanDisk Corporation (NASDAQ:SNDK) 1.63 Strong Buy
27 PNC Financial Services (NYSE:PNC) 1.63 Strong Buy
28 National-Oilwell Varco, Inc. (NYSE:NOV) 1.64 Strong Buy
29 Cognizant Technology Solutions Corp. (NASDAQ:CTSH) 1.64 Strong Buy
30 JPMorgan Chase & Co. (NYSE:JPM) 1.65 Strong Buy
31 Prudential Financial, Inc. (NYSE:PRU) 1.65 Strong Buy
32 Mechel OAO (ADR) (NYSE:MTL) 1.65 Strong Buy
33 Companhia de Bebidas das Americas (ADR) (NYSE:ABV) 1.67 Strong Buy
34 LyondellBasell Industries NV (NYSE:LYB) 1.67 Strong Buy
35 NIKE, Inc. (NYSE:NKE) 1.67 Strong Buy
36 Schlumberger Limited. (NYSE:SLB) 1.67 Strong Buy
37 priceline.com Incorporated (NASDAQ:PCLN) 1.68 Strong Buy
38 United Technologies Corporation (NYSE:UTX) 1.70 Strong Buy
39 Baidu.com, Inc. (ADR) (NASDAQ:BIDU) 1.70 Strong Buy
40 Mobile TeleSystems OJSC (ADR) (NYSE:MBT) 1.70 Strong Buy
41 EMC Corporation (NYSE:EMC) 1.70 Strong Buy
42 Williams Companies, Inc. (NYSE:WMB) 1.70 Strong Buy
43 The Procter & Gamble Company (NYSE:PG) 1.71 Strong Buy
44 MasterCard Incorporated (NYSE:MA) 1.71 Strong Buy
45 Barrick Gold Corporation (USA) (NYSE:ABX) 1.72 Strong Buy
46 Apache Corporation (NYSE:APA) 1.72 Strong Buy
47 Las Vegas Sands Corp. (NYSE:LVS) 1.72 Strong Buy
48 The Coca-Cola Company (NYSE:KO) 1.72 Strong Buy
49 Liberty Media Corp (Capital) (NASDAQ:LCAPA) 1.73 Strong Buy
50 Goodrich Corporation (NYSE:GR) 1.73 Strong Buy
51 BlackRock, Inc. (NYSE:BLK) 1.73 Strong Buy
52 Cliffs Natural Resources Inc (NYSE:CLF) 1.73 Strong Buy
53 United Parcel Service, Inc. (NYSE:UPS) 1.73 Strong Buy
54 Air Products & Chemicals, Inc. (NYSE:APD) 1.74 Strong Buy
55 UnitedHealth Group Inc. (NYSE:UNH) 1.74 Strong Buy
56 Companhia Brasileira de Distrib. (ADR) (NYSE:CBD) 1.75 Strong Buy
57 Medco Health Solutions Inc. (NYSE:MHS) 1.75 Strong Buy
58 Liberty Global Inc. (NASDAQ:LBTYA) 1.77 Strong Buy
59 QUALCOMM, Inc. (NASDAQ:QCOM) 1.77 Strong Buy
60 Gerdau SA (ADR) (NYSE:GGB) 1.78 Strong Buy
61 Gilead Sciences, Inc. (NASDAQ:GILD) 1.79 Strong Buy
62 Baker Hughes Incorporated (NYSE:BHI) 1.79 Strong Buy
63 Braskem SA (ADR) (NYSE:BAK) 1.80 Strong Buy
64 Valeant Pharmaceuticals Int (USA) (NYSE:VRX) 1.80 Strong Buy
65 FedEx Corporation (NYSE:FDX) 1.80 Strong Buy
66 Precision Castparts Corp. (NYSE:PCP) 1.80 Strong Buy
67 Republic Services, Inc. (NYSE:RSG) 1.80 Strong Buy
68 Stanley Black & Decker, Inc. (NYSE:SWK) 1.80 Strong Buy
69 Canadian Natural Resource Ltd (USA) (NYSE:CNQ) 1.81 Buy
70 ACE Limited (NYSE:ACE) 1.81 Buy
71 CSX Corporation (NYSE:CSX) 1.81 Buy
72 Union Pacific Corporation (NYSE:UNP) 1.81 Buy
73 Vale (ADR) (NYSE:VALE) 1.82 Buy
74 Anheuser-Busch InBev NV (ADR) (NYSE:BUD) 1.82 Buy
75 Cameron International Corporation (NYSE:CAM) 1.82 Buy
76 Crown Castle International Corp. (NYSE:CCI) 1.82 Buy
77 Microsoft Corporation (NASDAQ:MSFT) 1.82 Buy
78 Fresenius Medical Care AG & Co. (ADR) (NYSE:FMS) 1.83 Buy
79 Oracle Corporation (NASDAQ:ORCL) 1.84 Buy
80 Carnival Corporation (NYSE:CCL) 1.84 Buy
81 Pfizer Inc. (NYSE:PFE) 1.85 Buy
82 ENSCO PLC (NYSE:ESV) 1.85 Buy
83 BP plc (ADR) (NYSE:BP) 1.86 Buy
84 Diageo plc (ADR) (NYSE:DEO) 1.86 Buy
85 Celgene Corporation (NASDAQ:CELG) 1.86 Buy
86 Macy's, Inc. (NYSE:M) 1.86 Buy
87 Simon Property Group, Inc (NYSE:SPG) 1.86 Buy
88 Viacom, Inc. (NYSE:VIA.B) 1.86 Buy
89 AmerisourceBergen Corp. (NYSE:ABC) 1.86 Buy
90 McKesson Corporation (NYSE:MCK) 1.87 Buy
91 Deere & Company (NYSE:DE) 1.88 Buy
92 Honeywell International Inc. (NYSE:HON) 1.88 Buy
93 CONSOL Energy Inc. (NYSE:CNX) 1.88 Buy
94 WellPoint, Inc. (NYSE:WLP) 1.89 Buy
95 Nielsen Hldg NV (NYSE:NLSN) 1.89 Buy
96 Ecolab Inc. (NYSE:ECL) 1.89 Buy
97 General Dynamics Corporation (NYSE:GD) 1.89 Buy
98 Pioneer Natural Resources (NYSE:PXD) 1.89 Buy
99 Hess Corp. (NYSE:HES) 1.90 Buy
100 Brookfield Asset Management Inc. (USA) (NYSE:BAM) 1.90 Buy
101 Alpha Natural Resources, Inc. (NYSE:ANR) 1.90 Buy
102 General Motors Company (NYSE:GM) 1.90 Buy
103 Intuit Inc. (NASDAQ:INTU) 1.91 Buy
104 Kraft Foods Inc. (NYSE:KFT) 1.91 Buy
105 News Corporation (NASDAQ:NWSA) 1.91 Buy
106 Kinross Gold Corporation (USA) (NYSE:KGC) 1.91 Buy
107 State Street Corporation (NYSE:STT) 1.91 Buy
108 Teck Resources Limited (NYSE:TCK) 1.92 Buy
109 Peabody Energy Corporation (NYSE:BTU) 1.92 Buy
110 Fluor Corporation (NEW) (NYSE:FLR) 1.92 Buy
111 McDonald's Corporation (NYSE:MCD) 1.92 Buy
112 Merck & Co., Inc. (NYSE:MRK) 1.92 Buy
113 International Paper Company (NYSE:IP) 1.92 Buy
114 TIM Participacoes SA (ADR) (NYSE:TSU) 1.93 Buy
115 Time Warner Cable Inc. (NYSE:TWC) 1.93 Buy
116 The Boeing Company (NYSE:BA) 1.93 Buy
117 Comcast Corporation (NASDAQ:CMCSA) 1.93 Buy
118 Silver Wheaton Corp. (USA) (NYSE:SLW) 1.93 Buy
119 Time Warner Inc. (NYSE:TWX) 1.93 Buy
120 E.I. du Pont de Nemours & Company (NYSE:DD) 1.94 Buy
121 Cooper Industries plc (NYSE:CBE) 1.94 Buy
122 3M Company (NYSE:MMM) 1.94 Buy
123 Shire Plc. (ADR) (NASDAQ:SHPGY) 1.95 Buy
124 Public Service Enterprise Group Inc. (NYSE:PEG) 1.95 Buy
125 Freeport-McMoRan Copper & Gold Inc. (NYSE:FCX) 1.95 Buy
126 Baxter International Inc. (NYSE:BAX) 1.95 Buy
127 Cardinal Health, Inc. (NYSE:CAH) 1.95 Buy
128 Praxair, Inc. (NYSE:PX) 1.95 Buy
129 Chevron Corporation (NYSE:CVX) 1.96 Buy
130 Allergan, Inc. (NYSE:AGN) 1.96 Buy
131 CVS Caremark Corporation (NYSE:CVS) 1.96 Buy
132 Johnson Controls, Inc. (NYSE:JCI) 1.96 Buy
133 International Business Machines Corp. (NYSE:IBM) 1.96 Buy
134 The Western Union Company (NYSE:WU) 1.96 Buy
135 Agrium Inc. (USA) (NYSE:AGU) 1.96 Buy
136 Amgen, Inc. (NASDAQ:AMGN) 1.97 Buy
137 Express Scripts, Inc. (NASDAQ:ESRX) 1.97 Buy
138 Itau Unibanco Holding SA (ADR) (NYSE:ITUB) 2.00 Buy
139 Petroleo Brasileiro SA (ADR) (NYSE:PBR) 2.00 Buy
140 Goldcorp Inc. (USA) (NYSE:GG) 2.00 Buy
141 Potash Corp./Saskatchewan (USA) (NYSE:POT) 2.00 Buy
142 TransCanada Corporation (USA) (NYSE:TRP) 2.00 Buy
143 Enersis S.A. (ADR) (NYSE:ENI) 2.00 Buy
144 Sanofi SA (ADR) (NYSE:SNY) 2.00 Buy
145 ASML Holding N.V. (ADR) (NASDAQ:ASML) 2.00 Buy
146 Yandex NV (NASDAQ:YNDX) 2.00 Buy
147 AngloGold Ashanti Limited (ADR) (NYSE:AU) 2.00 Buy
148 Vodafone Group Plc (ADR) (NASDAQ:VOD) 2.00 Buy
149 Archer Daniels Midland Company (NYSE:ADM) 2.00 Buy
150 Energy Transfer Equity, L.P. (NYSE:ETE) 2.00 Buy
151 Ford Motor Company (NYSE:F) 2.00 Buy
152 General Electric Company (NYSE:GE) 2.00 Buy
153 Johnson & Johnson (NYSE:JNJ) 2.00 Buy
154 Liberty Media Corp (Starz) (NASDAQ:LSTZA) 2.00 Buy
155 Mylan Inc. (NASDAQ:MYL) 2.00 Buy
156 Annaly Capital Management, Inc. (NYSE:NLY) 2.00 Buy
157 Norfolk Southern Corp. (NYSE:NSC) 2.00 Buy
158 Occidental Petroleum Corporation (NYSE:OXY) 2.00 Buy
159 Symantec Corporation (NASDAQ:SYMC) 2.00 Buy
160 Fifth Third Bancorp (NASDAQ:FITB) 2.03 Buy
161 Coach, Inc. (NYSE:COH) 2.04 Buy
162 Humana Inc. (NYSE:HUM) 2.04 Buy
163 Analog Devices, Inc. (NYSE:ADI) 2.04 Buy
164 Starbucks Corporation (NASDAQ:SBUX) 2.04 Buy
165 NextEra Energy, Inc. (NYSE:NEE) 2.05 Buy
166 CenturyLink, Inc. (NYSE:CTL) 2.05 Buy
167 Caterpillar Inc. (NYSE:CAT) 2.05 Buy
168 NetApp Inc. (NASDAQ:NTAP) 2.05 Buy
169 Tyco International Ltd. (NYSE:TYC) 2.05 Buy
170 AFLAC Incorporated (NYSE:AFL) 2.05 Buy
171 salesforce.com, inc. (NYSE:CRM) 2.05 Buy
172 Dollar General Corp. (NYSE:DG) 2.06 Buy
173 Aon Corporation (NYSE:AON) 2.06 Buy
174 Alcatel-Lucent (ADR) (NYSE:ALU) 2.06 Buy
175 Broadcom Corporation (NASDAQ:BRCM) 2.07 Buy
176 Wal-Mart Stores, Inc. (NYSE:WMT) 2.07 Buy
177 Penn West Petroleum Ltd (USA) (NYSE:PWE) 2.07 Buy
178 Goldman Sachs Group, Inc. (NYSE:GS) 2.07 Buy
179 Check Point Software Technologies Ltd. (NASDAQ:CHKP) 2.08 Buy
180 Spectra Energy Corp. (NYSE:SE) 2.08 Buy
181 Zimmer Holdings, Inc. (NYSE:ZMH) 2.08 Buy
182 Fomento Economico Mexicano SAB (ADR) (NYSE:FMX) 2.08 Buy
183 Aetna Inc. (NYSE:AET) 2.08 Buy
184 The Blackstone Group L.P. (NYSE:BX) 2.08 Buy
185 Citigroup Inc. (NYSE:C) 2.08 Buy
186 Xerox Corporation (NYSE:XRX) 2.08 Buy
187 American Express Company (NYSE:AXP) 2.09 Buy
188 TE Connectivity Ltd. (NYSE:TEL) 2.09 Buy
189 CME Group Inc. (NASDAQ:CME) 2.09 Buy
190 Fastenal Company (NASDAQ:FAST) 2.09 Buy
191 Green Mountain Coffee Roasters Inc. (NASDAQ:GMCR) 2.09 Buy
192 St. Jude Medical, Inc. (NYSE:STJ) 2.09 Buy
193 Starwood Hotels & Resorts Worldwide, Inc (NYSE:HOT) 2.09 Buy
194 Eaton Corporation (NYSE:ETN) 2.10 Buy
195 Nordstrom, Inc. (NYSE:JWN) 2.10 Buy
196 Staples, Inc. (NASDAQ:SPLS) 2.10 Buy
197 Teradata Corporation (NYSE:TDC) 2.10 Buy
198 Intel Corporation (NASDAQ:INTC) 2.10 Buy
199 Anadarko Petroleum Corporation (NYSE:APC) 2.10 Buy
200 CF Industries Holdings, Inc. (NYSE:CF) 2.11 Buy
201 The Kroger Co. (NYSE:KR) 2.11 Buy
202 PG&E Corporation (NYSE:PCG) 2.11 Buy
203 PepsiCo, Inc. (NYSE:PEP) 2.11 Buy
204 Philip Morris International Inc. (NYSE:PM) 2.11 Buy
205 Devon Energy Corporation (NYSE:DVN) 2.11 Buy
206 Joy Global Inc. (NASDAQ:JOYG) 2.11 Buy
207 Marsh & McLennan Companies, Inc. (NYSE:MMC) 2.11 Buy
208 Stryker Corporation (NYSE:SYK) 2.11 Buy
209 CBS Corporation (NYSE:CBS) 2.12 Buy
210 Target Corporation (NYSE:TGT) 2.12 Buy
211 Harley-Davidson, Inc. (NYSE:HOG) 2.12 Buy
212 Invesco Ltd. (NYSE:IVZ) 2.12 Buy
213 Toronto-Dominion Bank (USA) (NYSE:TD) 2.13 Buy
214 TOTAL S.A. (ADR) (NYSE:TOT) 2.13 Buy
215 Ingersoll-Rand PLC (NYSE:IR) 2.13 Buy
216 CIGNA Corporation (NYSE:CI) 2.13 Buy
217 Continental Resources, Inc. (NYSE:CLR) 2.13 Buy
218 DIRECTV (NASDAQ:DTV) 2.13 Buy
219 Avon Products, Inc. (NYSE:AVP) 2.13 Buy
220 Agnico-Eagle Mines Limited (USA) (NYSE:AEM) 2.14 Buy
221 Gold Fields Limited (ADR) (NYSE:GFI) 2.14 Buy
222 Amazon.com, Inc. (NASDAQ:AMZN) 2.14 Buy
223 The Home Depot, Inc. (NYSE:HD) 2.14 Buy
224 Illinois Tool Works Inc. (NYSE:ITW) 2.14 Buy
225 Walgreen Company (NYSE:WAG) 2.15 Buy
226 General Mills, Inc. (NYSE:GIS) 2.15 Buy
227 Newmont Mining Corporation (NYSE:NEM) 2.15 Buy
228 Juniper Networks, Inc. (NYSE:JNPR) 2.16 Buy
229 AT&T Inc. (NYSE:T) 2.16 Buy
230 Talisman Energy Inc. (USA) (NYSE:TLM) 2.16 Buy
231 Abbott Laboratories (NYSE:ABT) 2.16 Buy
232 Bank of America Corporation (NYSE:BAC) 2.16 Buy
233 Ultrapar Participacoes SA (ADR) (NYSE:UGP) 2.17 Buy
234 Eni S.p.A. (ADR) (NYSE:E) 2.17 Buy
235 Transocean LTD (NYSE:RIG) 2.17 Buy
236 Dover Corporation (NYSE:DOV) 2.17 Buy
237 Marriott International, Inc. (NYSE:MAR) 2.17 Buy
238 Parker-Hannifin Corporation (NYSE:PH) 2.17 Buy
239 The Charles Schwab Corporation (NYSE:SCHW) 2.17 Buy
240 Altera Corporation (NASDAQ:ALTR) 2.17 Buy
241 eBay Inc. (NASDAQ:EBAY) 2.17 Buy
242 Cummins Inc. (NYSE:CMI) 2.18 Buy
243 Weatherford International Ltd. (NYSE:WFT) 2.18 Buy
244 The Bank of New York Mellon Corporation (NYSE:BK) 2.18 Buy
245 Boston Properties, Inc. (NYSE:BXP) 2.19 Buy
246 Corning Incorporated (NYSE:GLW) 2.19 Buy
247 The Progressive Corporation (NYSE:PGR) 2.19 Buy
248 Bed Bath & Beyond Inc. (NASDAQ:BBBY) 2.19 Buy
249 Lowe's Companies, Inc. (NYSE:LOW) 2.19 Buy
250 Texas Instruments Incorporated (NYSE:TXN) 2.20 Buy
251 WPP PLC (ADR) (NASDAQ:WPPGY) 2.20 Buy
252 Polo Ralph Lauren Corporation (NYSE:RL) 2.20 Buy
253 Franklin Resources, Inc. (NYSE:BEN) 2.21 Buy
254 Discover Financial Services (NYSE:DFS) 2.21 Buy
255 V.F. Corporation (NYSE:VFC) 2.21 Buy
256 Noble Corporation (NYSE:NE) 2.21 Buy
257 Sempra Energy (NYSE:SRE) 2.21 Buy
258 Vertex Pharmaceuticals Incorporated (NASDAQ:VRTX) 2.22 Buy
259 Emerson Electric Co. (NYSE:EMR) 2.23 Buy
260 Shaw Communications Inc. (USA) (NYSE:SJR) 2.23 Buy
261 Tenaris S.A. (ADR) (NYSE:TS) 2.24 Buy
262 Omnicom Group Inc. (NYSE:OMC) 2.24 Buy
263 Valero Energy Corporation (NYSE:VLO) 2.24 Buy
264 BHP Billiton plc (ADR) (NYSE:BBL) 2.25 Buy
265 Ameriprise Financial, Inc. (NYSE:AMP) 2.25 Buy
266 The Walt Disney Company (NYSE:DIS) 2.25 Buy
267 Edison International (NYSE:EIX) 2.25 Buy
268 Hewlett-Packard Company (NYSE:HPQ) 2.25 Buy
269 Host Hotels & Resorts, Inc. (NYSE:HST) 2.25 Buy
270 The TJX Companies, Inc. (NYSE:TJX) 2.25 Buy
271 Ventas, Inc. (NYSE:VTR) 2.25 Buy
272 Dell Inc. (NASDAQ:DELL) 2.26 Buy
273 Cameco Corporation (USA) (NYSE:CCJ) 2.27 Buy
274 Autoliv Inc.(ADR) (NYSE:ALV) 2.27 Buy
275 American Electric Power Company, Inc. (NYSE:AEP) 2.27 Buy
276 DISH Network Corp. (NASDAQ:DISH) 2.27 Buy
277 First Solar, Inc. (NASDAQ:FSLR) 2.27 Buy
278 Lorillard Inc. (NYSE:LO) 2.27 Buy
279 Hartford Financial Services (NYSE:HIG) 2.28 Buy
280 The Mosaic Company (NYSE:MOS) 2.28 Buy
281 U.S. Bancorp (NYSE:USB) 2.28 Buy
282 Empresa Nacional de Electricidad (ADR) (NYSE:EOC) 2.29 Buy
283 ArcelorMittal (ADR) (NYSE:MT) 2.29 Buy
284 Energy Transfer Partners LP (NYSE:ETP) 2.29 Buy
285 Morgan Stanley (NYSE:MS) 2.29 Buy
286 Yum! Brands, Inc. (NYSE:YUM) 2.29 Buy
287 Noble Energy, Inc. (NYSE:NBL) 2.29 Buy
288 W.W. Grainger, Inc. (NYSE:GWW) 2.29 Buy
289 Medtronic, Inc. (NYSE:MDT) 2.29 Buy
290 PPL Corporation (NYSE:PPL) 2.29 Buy
291 Banco Bradesco SA (ADR) (NYSE:BBD) 2.30 Buy
292 Wells Fargo & Company (NYSE:WFC) 2.30 Buy
293 Marathon Oil Corporation (NYSE:MRO) 2.30 Buy
294 Bunge Limited (NYSE:BG) 2.31 Buy
295 Costco Wholesale Corporation (NASDAQ:COST) 2.31 Buy
296 Chesapeake Energy Corporation (NYSE:CHK) 2.31 Buy
297 H.J. Heinz Company (NYSE:HNZ) 2.32 Buy
298 Cenovus Energy Inc (USA) (NYSE:CVE) 2.32 Buy
299 Suncor Energy Inc. (USA) (NYSE:SU) 2.32 Buy
300 Tiffany & Co. (NYSE:TIF) 2.32 Buy
301 Adobe Systems Incorporated (NASDAQ:ADBE) 2.32 Buy
302 China Mobile Ltd. (ADR) (NYSE:CHL) 2.33 Buy
303 Royal Dutch Shell plc (ADR) (NYSE:RDS.A) 2.33 Buy
304 ConAgra Foods, Inc. (NYSE:CAG) 2.33 Buy
305 The Estee Lauder Companies Inc. (NYSE:EL) 2.33 Buy
306 Exxon Mobil Corporation (NYSE:XOM) 2.33 Buy
307 Automatic Data Processing (NASDAQ:ADP) 2.35 Buy
308 The Allstate Corporation (NYSE:ALL) 2.35 Buy
309 Cerner Corporation (NASDAQ:CERN) 2.35 Buy
310 Kellogg Company (NYSE:K) 2.35 Buy
311 PACCAR Inc (NASDAQ:PCAR) 2.35 Buy
312 Magna International Inc. (USA) (NYSE:MGA) 2.35 Buy
313 FirstEnergy Corp. (NYSE:FE) 2.35 Buy
314 The Bank of Nova Scotia (USA) (NYSE:BNS) 2.38 Buy
315 Biogen Idec Inc. (NASDAQ:BIIB) 2.38 Buy
316 Capital One Financial Corp. (NYSE:COF) 2.38 Buy
317 Discovery Communications Inc. (NASDAQ:DISCA) 2.38 Buy
318 The Dow Chemical Company (NYSE:DOW) 2.38 Buy
319 Liberty Media Corp (Interactive) (NASDAQ:LINTA) 2.38 Buy
320 Rockwell Automation (NYSE:ROK) 2.38 Buy
321 Raytheon Company (NYSE:RTN) 2.38 Buy
322 Canadian Pacific Railway Limited (USA) (NYSE:CP) 2.38 Buy
323 Nucor Corporation (NYSE:NUE) 2.39 Buy
324 Vornado Realty Trust (NYSE:VNO) 2.39 Buy
325 Yahoo! Inc. (NASDAQ:YHOO) 2.39 Buy
326 America Movil SAB de CV (ADR) (NYSE:AMX) 2.40 Buy
327 CA, Inc. (NASDAQ:CA) 2.40 Buy
328 Intuitive Surgical, Inc. (NASDAQ:ISRG) 2.40 Buy
329 The McGraw-Hill Companies, Inc. (NYSE:MHP) 2.40 Buy
330 Mead Johnson Nutrition CO (NYSE:MJN) 2.40 Buy
331 EOG Resources, Inc. (NYSE:EOG) 2.41 Buy
332 Edwards Lifesciences Corp (NYSE:EW) 2.41 Buy
333 ARM Holdings plc (ADR) (NASDAQ:ARMH) 2.42 Buy
334 SeaDrill Limited (NYSE:SDRL) 2.42 Buy
335 BHP Billiton Limited (ADR) (NYSE:BHP) 2.43 Buy
336 Banco Santander (Brasil) SA(ADR) (NYSE:BSBR) 2.43 Buy
337 Ecopetrol S.A. (ADR) (NYSE:EC) 2.43 Buy
338 Syngenta AG (ADR) (NYSE:SYT) 2.43 Buy
339 Becton, Dickinson and Co. (NYSE:BDX) 2.43 Buy
340 Monsanto Company (NYSE:MON) 2.43 Buy
341 VMware, Inc. (NYSE:VMW) 2.43 Buy
342 Bristol Myers Squibb Co. (NYSE:BMY) 2.44 Buy
343 Whole Foods Market, Inc. (NASDAQ:WFM) 2.44 Buy
344 Canadian Imperial Bank of Commerce (USA) (NYSE:CM) 2.44 Buy
345 The Hershey Company (NYSE:HSY) 2.44 Buy
346 Kimberly Clark Corp (NYSE:KMB) 2.44 Buy
347 Citrix Systems, Inc. (NASDAQ:CTXS) 2.44 Buy
348 TELUS Corporation (USA) (NYSE:TU) 2.44 Buy
349 Sprint Nextel Corporation (NYSE:S) 2.44 Buy
350 Limited Brands, Inc. (NYSE:LTD) 2.45 Buy
351 Reynolds American, Inc. (NYSE:RAI) 2.45 Buy
352 AvalonBay Communities, Inc. (NYSE:AVB) 2.46 Buy
353 Grupo Televisa, S.A. (ADR) (NYSE:TV) 2.46 Buy
354 Cisco Systems, Inc. (NASDAQ:CSCO) 2.47 Buy
355 Rogers Communications Inc. (USA) (NYSE:RCI) 2.47 Buy
356 Verizon Communications Inc. (NYSE:VZ) 2.47 Buy
357 Expeditors International of Washington (NASDAQ:EXPD) 2.47 Buy
358 The Chubb Corporation (NYSE:CB) 2.48 Buy
359 Public Storage (NYSE:PSA) 2.48 Buy
360 Forest Laboratories, Inc. (NYSE:FRX) 2.50 Buy
361 Kinder Morgan Inc (NYSE:KMI) 2.50 Buy
362 The Travelers Companies, Inc. (NYSE:TRV) 2.50 Buy
363 Waste Management, Inc. (NYSE:WM) 2.50 Buy
364 Williams Partners L.P. (NYSE:WPZ) 2.50 Buy
365 Canadian National Railway (USA) (NYSE:CNI) 2.52 Buy
366 Wynn Resorts, Limited (NASDAQ:WYNN) 2.52 Buy
367 Applied Materials, Inc. (NASDAQ:AMAT) 2.52 Buy
368 Entergy Corporation (NYSE:ETR) 2.52 Buy
369 TD Ameritrade Holding Corp. (NASDAQ:AMTD) 2.53 Buy
370 Infosys Technologies Ltd (ADR) (NASDAQ:INFY) 2.53 Buy
371 Prologis Inc (NYSE:PLD) 2.53 Buy
372 Sun Life Financial Inc. (USA) (NYSE:SLF) 2.53 Buy
373 BRF Brasil Foods SA(ADR) (NYSE:BRFS) 2.55 Buy
374 Telecomunicacoes de Sao Paulo SA (ADR) (NYSE:VIV) 2.55 Buy
375 Lan Airlines S.A. (ADR) (NYSE:LFL) 2.55 Buy
376 HCP, Inc. (NYSE:HCP) 2.56 Buy
377 Lockheed Martin Corporation (NYSE:LMT) 2.56 Buy
378 Royal Bank of Canada (USA) (NYSE:RY) 2.56 Buy
379 ConocoPhillips (NYSE:COP) 2.57 Buy
380 AstraZeneca plc (ADR) (NYSE:AZN) 2.57 Buy
381 Chipotle Mexican Grill, Inc. (NYSE:CMG) 2.58 Buy
382 Exelon Corporation (NYSE:EXC) 2.58 Buy
383 T. Rowe Price Group, Inc. (NASDAQ:TROW) 2.58 Buy
384 American International Group, Inc. (NYSE:AIG) 2.58 Buy
385 General Growth Properties, Inc (NYSE:GGP) 2.58 Buy
386 Altria Group, Inc. (NYSE:MO) 2.58 Buy
387 The Southern Company (NYSE:SO) 2.58 Buy
388 FMC Technologies, Inc. (NYSE:FTI) 2.59 Buy
389 Manulife Financial Corporation (USA) (NYSE:MFC) 2.59 Buy
390 Alcoa Inc. (NYSE:AA) 2.59 Buy
391 Best Buy Co., Inc. (NYSE:BBY) 2.59 Buy
392 ITT Corporation (NYSE:ITT) 2.61 Neutral
393 Kinder Morgan Energy Partners LP (NYSE:KMP) 2.61 Neutral
394 Enbridge Inc. (USA) (NYSE:ENB) 2.62 Neutral
395 Murphy Oil Corporation (NYSE:MUR) 2.63 Neutral
396 Motorola Solutions Inc (NYSE:MSI) 2.63 Neutral
397 AutoZone, Inc. (NYSE:AZO) 2.64 Neutral
398 C.H. Robinson Worldwide, Inc. (NASDAQ:CHRW) 2.64 Neutral
399 BCE Inc. (USA) (NYSE:BCE) 2.65 Neutral
400 Southwestern Energy Company (NYSE:SWN) 2.66 Neutral
401 YPF SA (ADR) (NYSE:YPF) 2.67 Neutral
402 Companhia Siderurgica Nacional (ADR) (NYSE:SID) 2.67 Neutral
403 SAP AG (ADR) (NYSE:SAP) 2.67 Neutral
404 Statoil ASA(ADR) (NYSE:STO) 2.67 Neutral
405 GlaxoSmithKline plc (ADR) (NYSE:GSK) 2.67 Neutral
406 Sara Lee Corp. (NYSE:SLE) 2.67 Neutral
407 Boston Scientific Corporation (NYSE:BSX) 2.68 Neutral
408 Bank of Montreal (USA) (NYSE:BMO) 2.69 Neutral
409 Xcel Energy Inc. (NYSE:XEL) 2.69 Neutral
410 M&T Bank Corporation (NYSE:MTB) 2.70 Neutral
411 Netflix, Inc. (NASDAQ:NFLX) 2.71 Neutral
412 BB&T Corporation (NYSE:BBT) 2.71 Neutral
413 Thomson Reuters Corporation (USA) (NYSE:TRI) 2.71 Neutral
414 Northern Trust Corporation (NASDAQ:NTRS) 2.74 Neutral
415 Equity Residential (NYSE:EQR) 2.76 Neutral
416 Southern Copper Corporation (USA) (NYSE:SCCO) 2.77 Neutral
417 Nexen Inc. (USA) (NYSE:NXY) 2.77 Neutral
418 Northrop Grumman Corporation (NYSE:NOC) 2.79 Neutral
419 Sony Corporation (ADR) (NYSE:SNE) 2.80 Neutral
420 Dominion Resources, Inc. (NYSE:D) 2.80 Neutral
421 UBS AG (USA) (NYSE:UBS) 2.83 Neutral
422 Taiwan Semiconductor Mfg. Co. Ltd. (ADR) (NYSE:TSM) 2.83 Neutral
423 PPG Industries, Inc. (NYSE:PPG) 2.83 Neutral
424 Paychex, Inc. (NASDAQ:PAYX) 2.84 Neutral
425 EnCana Corporation (USA) (NYSE:ECA) 2.86 Neutral
426 Colgate-Palmolive Company (NYSE:CL) 2.87 Neutral
427 SunTrust Banks, Inc. (NYSE:STI) 2.88 Neutral
428 Progress Energy, Inc. (NYSE:PGN) 2.90 Neutral
429 SYSCO Corporation (NYSE:SYY) 2.90 Neutral
430 The Gap Inc. (NYSE:GPS) 2.91 Neutral
431 Consolidated Edison, Inc. (NYSE:ED) 2.95 Neutral
432 CPFL Energia S.A. (ADR) (NYSE:CPL) 3.00 Neutral
433 Telefonaktiebolaget LM Ericsson (ADR) (NASDAQ:ERIC) 3.00 Neutral
434 Brown-Forman Corporation (NYSE:BF.B) 3.00 Neutral
435 Nokia Corporation (ADR) (NYSE:NOK) 3.03 Neutral
436 Imperial Oil Limited (USA) (AMEX:IMO) 3.07 Neutral
437 Campbell Soup Company (NYSE:CPB) 3.10 Neutral
438 Duke Energy Corporation (NYSE:DUK) 3.10 Neutral
439 Research In Motion Limited (USA) (NASDAQ:RIMM) 3.11 Neutral
440 Weyerhaeuser Company (NYSE:WY) 3.12 Neutral
441 Ivanhoe Mines Ltd. (USA) (NYSE:IVN) 3.13 Neutral
442 Banco Santander-Chile (ADR) (NYSE:SAN) 3.14 Neutral
443 Wipro Limited (ADR) (NYSE:WIT) 3.33 Neutral
444 Turkcell Iletisim Hizmetleri A.S. (ADR) (NYSE:TKC) 3.33 Neutral
445 Eli Lilly & Co. (NYSE:LLY) 3.39 Neutral
446 Banco de Chile (ADR) (NYSE:BCH) 3.50 Sell
447 Telefonos de Mexico, S.A. (ADR) (NYSE:TMX) 3.67 Sell