giovedì 1 dicembre 2022

BASTA POCO PER IMPRESSIONARE IL MERCATO!!!

 Mentre ascoltavo la conferenza di Powell, giuro avevo capito che parlasse di Dicembre 2023, ma poi ho visto i mercati. Tutto vero, aumento dei tassi più lenti già a partire da questo Dicembre. 


Non è tutto rose e fiori, ma si sa, quando ci sono piccoli rumors, parole di qualche presidente di banca centrale, un dato macroeconomico migliore del previsto, anche di poco, tutto sembra finito e torniamo in paradiso.  


Powell ha avvertito che è probabile che la politica monetaria rimarrà restrittiva per un po’ di tempo fino a quando non emergeranno segni reali di progresso sull’inflazione.


Testuali parole: "Nonostante alcuni sviluppi promettenti, abbiamo ancora molta strada da fare per ripristinare la stabilità dei prezzi".


Il presidente ha sottolineato che le mosse politiche come gli aumenti dei tassi di interesse e la riduzione delle partecipazioni obbligazionarie della Fed generalmente richiedono tempo per farsi strada attraverso il sistema.


"Pertanto, ha senso moderare il ritmo dei nostri aumenti dei tassi mentre ci avviciniamo ad un livello di contenimento che sarà sufficiente a ridurre l’inflazione. Il momento per moderare il ritmo degli aumenti dei tassi potrebbe arrivare non appena si terrà la riunione di dicembre".


Wall Street ha applaudito, non con una standing ovation come il dato sull'inflazione leggermente più basso del previsto, ma ha regalato un bel +3%, cancellando 3 giorni di ribassi e proseguendo nel suo mini rimbalzo. 


I titoli tecnologici sono andati ancora meglio, con il Nasdaq Composite in rialzo del 4,41%.


"L’impennata del mercato azionario di oggi è in parte un rally di sollievo", ha scritto Krishna Guha, responsabile della politica globale e della strategia della banca centrale presso Evercore ISI. "Molti investitori temevano che la presidenza della Fed sarebbe stata ancora falco nell'allentamento delle condizioni finanziarie. Ora sembra sia stato tutto cancellato.


I mercati avevano già scontato circa il 65% di possibilità che la Fed riducesse i suoi aumenti dei tassi di interesse a mezzo punto percentuale a dicembre, dopo quattro movimenti consecutivi di 0,75 punti, secondo i futures di CME Group. Non dimentichiamoci che questo ritmo di rialzi dei tassi è il più aggressivo dall’inizio degli anni 80.


Dopo il discorso di Powell, la probabilità di una mossa di mezzo punto è salita al 77%. Ciò che resta da vedere è dove andrà la Fed. Perchè se da un lato è vero che gli aumenti saranno meno pressanti, resta da capire fino a quando aumenteranno. 


I mercati hanno adottato un tono più accomodante dal discorso di Powell, con il tasso massimo fissato a poco meno del 5% entro maggio 2023 e le scommesse che la Fed ridurrà di mezzo punto entro la fine dell’anno.


La valutazione della probabilità di riduzioni dei tassi è comunque in contrasto con l’avvertimento di Powell secondo cui la politica restrittiva rimarrà in vigore fino a quando l’inflazione non mostrerà segni più consistenti di regressione.


"Dati i nostri progressi nell’inasprimento della politica, la tempistica di tale moderazione è molto meno significativa delle domande su quanto ancora avremo bisogno di aumentare i tassi per controllare l’inflazione e quanto tempo sarà necessario per mantenere la politica a un livello restrittivo", ha detto Powell.


"È probabile che il ripristino della stabilità dei prezzi richieda il mantenimento della politica a un livello restrittivo per un po’ di tempo. La storia mette fortemente in guardia contro un allentamento prematuro della politica", ha aggiunto. 


"Manterremo la rotta fino a quando il lavoro non sarà terminato."


Le osservazioni di Powell arrivano con alcuni segnali di arresto che l’inflazione sta diminuendo e il mercato del lavoro estremamente teso si sta allentando.


Forse Powell sta riuscendo nel suo intento di far scattare una recessione? 


All’inizio di questo mese, l’indice dei prezzi al consumo indicava un aumento dell’inflazione, ma inferiore a quanto previsto dagli economisti. Rapporti separati mercoledì hanno mostrato una crescita dei salari privati ​​di gran lunga inferiore alle attese a novembre, mentre anche le aperture al lavoro sono diminuite.


Tuttavia, Powell ha affermato che i dati a breve termine possono essere ingannevoli e ha bisogno di vedere prove più coerenti.


Ad esempio, ha detto che gli economisti della Fed si aspettano che l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali di base preferito dalla banca centrale in ottobre, che sarà pubblicato giovedì, mostrerà l’inflazione a un ritmo annuo del 5%. 


Sarebbe in calo rispetto al 5,1% di settembre, ma comunque ben al di sopra dell’obiettivo a lungo termine del 2% della Fed.


Ci vorranno molte più prove per confortare il fatto che l’inflazione stia effettivamente diminuendo. Secondo qualsiasi standard, l’inflazione rimane troppo alta.


Powell ha aggiunto che si aspetta che il massimo dei tassi – il “tasso terminale” – sarà “un po’ più alto di quanto si pensasse” quando i membri del Federal Open Market Committee che fissano i tassi hanno fatto le loro ultime proiezioni a settembre. 


I membri del comitato all’epoca dissero di aspettarsi che il tasso terminale avrebbe raggiunto il 4,6%; i mercati ora lo vedono nel range 5%-5,25%, secondo i dati di CME Group.


I problemi della catena di approvvigionamento al centro dell’esplosione dell’inflazione si sono attenuati mentre la crescita è sostanzialmente rallentata al di sotto della tendenza, anche con un aumento annualizzato del 2,9% nel PIL del terzo trimestre. 


Si aspetta che l’inflazione immobiliare aumenti nel prossimo anno, ma poi probabilmente inizerà la discesa.


Tuttavia, ha affermato che il mercato del lavoro ha mostrato “solo timidi segnali di riequilibrio” dopo che le aperture del lavoro avevano superato i lavoratori disponibili con un margine di 2 a 1. Tale divario si è chiuso a 1,7 a 1, ma rimane ben al di sopra delle medie storiche.


Il mercato del lavoro ha portato a un forte aumento dei salari dei lavoratori che tuttavia non sono riusciti a tenere il passo con l’inflazione.


Per essere chiari, una forte crescita salariale è una buona cosa. Ma affinché la crescita dei salari sia sostenibile, deve essere coerente con un’inflazione del 2%, non del 7%.


Powell ha parlato a lungo dei fattori che mantengono bassa la partecipazione alla forza lavoro, un fattore chiave per affrontare lo squilibrio tra posti di lavoro aperti e lavoratori disponibili. 


Ha affermato che una questione importante è stata quella dei “pensionamenti in eccesso” durante la pandemia di Covid.


Tutto sembra volgere per il meglio. 

Speriamo che Powell e i suoi tecnici abbiano ragione e l'inflazione calerà lentamente anche con tassi meno pressanti. L'importante è che non sottovalutiamo mai la forza del lavoro, i licenziamenti abbondano e se l'intento di Powell è quello di far scattare una recessione, mi auguro che funzioni il suo atterraggio morbido. 


Per ora, godiamoci questi mini rally che mantengono SI la volatilità, ma anche il mercato in una fase di stallo che potrebbe far terminare questo periodo negativo nei primi mesi del 2023. 


martedì 29 novembre 2022

LA PARTE PIÙ IMPORTANTE DI OGNI PIANO: IL MARGINE DI ERRORE

I migliori esempi di comportamento finanziario intelligente si possono trovare in un luogo impensabile: i casinò di Las Vegas.


Non da parte di tutti i clienti, naturalmente. Ma un piccolo gruppo di giocatori di blackjack che praticano il conteggio delle carte possono insegnare alle persone "normali" qualcosa di molto importante sulla gestione del denaro: 


l'importanza di lasciare sempre un margine di errore.


I fondamentali del conteggio delle carte nel blackjack sono semplici:


1) Nessuno può sapere con certezza quale sarà la prossima carta estratta dal banco.

2) Tenendo il conto delle carte già uscite si può calcolare quali carte restano nel mazzo.

3) In questo modo si può calcolare la probabilità che il banco scopra una certa carta.


Il giocatore scommette di più quando le probabilità che esca la carta che vuole sono maggiori e scommette di meno quando sono inferiori.


Il meccanismo con cui ciò avviene non ci dovrebbe interessare.


L'importante è che un giocatore che conta le carte sa di star praticando un gioco di probabilità, non di certezze. A ogni mano pensa di avere buone chance di indovinare, ma sa anche che c'è una certa probabilità di sbagliarsi. 


Può suonare strano, data la loro professione, ma la strategia di questi giocatori si basa interamente sull'umiltà: giocano ogni mano con la consapevolezza che non sanno e non possono sapere cosa succederà in futuro. 


Il metodo del conteggio funziona perché sposta leggermente le probabilità dal banco verso il giocatore. Ma se scommettete troppo anche quando le probabilità sembrano in vostro favore, se poi vi sbagliate potreste perdere così tanto da non avere più i soldi per continuare a giocare.


Non c'è mai un momento in cui avete così ragione da poter scommettere tutto il denaro che che avete davanti. Il mondo non è così benevolo con nessuno, o almeno non in modo costante. Dovete lasciarvi un margine di errore. 


Dovete sapere cosa fare nel caso i vostri piani non vadano in porto.


Kevin Lewis, un conteggiatore di carte di successo ritratto nel libro Bringing Down the House, ha scritto di questa filosofia:


Benché il conteggio delle carte abbia dimostrato statisticamente di funzionare, non ci garantisce di vincere tutte le mani e tantomeno di vincere tutte le volte che andiamo al casinò. Dobbiamo assicurarci di avere soldi a sufficienza per sopravvivere ai periodi sfortunati.


Immaginiamo che abbiate un vantaggio di circa il 2 per cento sul banco. Significa pur sempre che il banco vincerà il 49 per cento delle volte. Quindi dovete avere abbastanza denaro per sopportare ogni eventuale oscillazione in vostro sfavore. Una regola generale è che bisognerebbe avere almeno cento unità di base. Ipotizzando

di iniziare con diecimila dollari, potreste scommettere senza problemi un'unità da cento dollari.


La storia è lastricata di buone idee spinte troppo oltre, fino a diventare indistinguibili dalle cattive idee. Lasciare spazio all'errore è saggio perché riconosce che l'incertezza e il caso - "l'ignoto" - sono una parte ineliminabile della vita. L'unico modo per affrontarla è aumentare la distanza tra ciò che pensate succederà e ciò che può succedere, per restare in gioco e poter combattere ancora.


Benjamin Graham è noto per il concetto di "margine di sicurezza". 


Ne ha scritto estesamente e con grande precisione matematica. Ma credo si possa riassumere in una sua citazione durante una delle sue tante interviste: 


"L'obiettivo del margine di sicurezza è rendere superflua la previsione."


È difficile sopravvalutare il potere insito in questa semplice affermazione.

Il margine di sicurezza - che possiamo anche chiamare margine di errore o ridondanza - è l'unico modo efficace per orientarsi senza rischi in un mondo governato dalle probabilità e non dalle certezze.


E quasi tutto ciò che ha a che fare con i soldi esiste in quel mondo.


E difficile fare previsioni precise. Questo è ben noto a chi conta le carte, perché nessuno può mai sapere dove si trova una certa carta in un mazzo mescolato. E meno ovvio per chi chiede: "Quale sarà il rendimento annuo medio del mercato azionario nei prossimi dieci anni?" oppure: "In quale anno potrò andare in pensione?" 


Ma fondamentalmente è la stessa cosa. Il meglio che possiamo fare è pensare alle

probabilità.


Il margine di sicurezza di Graham è un semplice suggerimento che ci invita a non vedere il mondo in bianco e nero, come l'alternativa tra un futuro prevedibile e un salto nel buio. 


La cosa intelligente da fare è mantenersi nell'area grigia: perseguire obiettivi per i quali ci risulti accettabile una gamma di possibili risultati.


Ma le persone sottovalutano il bisogno di un margine di errore in quasi ogni attività che riguardi il denaro. Gli analisti finanziari comunicano ai clienti target di prezzo, non intervalli di prezzo. 


I cosiddetti "previsori economici" annunciano cifre esatte, raramente parlano di probabilità.


L'esperto che enuncia certezze incrollabili otterrà molti più seguaci di

quello che dice: "Non possiamo saperlo con sicurezza."


Ci comportiamo così in ogni genere di attività finanziaria, soprattutto quelle collegate alle nostre decisioni. 


Due considerazioni ci inducono a non lasciare un margine di errore. Una è l'idea che qualcuno debba sapere cosa ha in serbo il futuro, alimentata dalla spiacevole sensazione che ci dà ammettere il contrario. 


La seconda è che, di conseguenza, danneggiamo noi stessi non intraprendendo le azioni più consone alla versione del futuro che realmente si avvererà.


Il margine di errore viene sottovalutato e frainteso. Spesso è visto come una posizione prudente da parte di chi non vuole correre troppi rischi o non ha fiducia nelle proprie idee. Ma quando è usato nel modo giusto è l'esatto contrario.


Il margine di errore ci permette di tollerare una gamma di risultati possibili; la perseveranza ci permette di restare in gioco abbastanza a lungo per consentire che le probabilità di trarre vantaggio da un risultato poco probabile vadano in nostro favore. I guadagni più alti arrivano di rado, perché non accadono spesso o perché richiedono tempo per accumularsi. 


Così, la persona che lascia sufficiente margine di errore in una parte della sua strategia (liquidità) al fine di poter tollerare le difficoltà in un'altra parte (titoli azionari) ha un vantaggio rispetto alla persona che quando si sbaglia perde tutto: game over, inserisci un'altra moneta.


Ci sono alcune situazioni specifiche in cui gli investitori possono

riflettere sul margine di errore.


Una è la volatilità. Potete sopravvivere se i vostri asset perdono il

30 per cento? Sulla carta forse sì - nel senso di poter pagare i conti e

mantenere un cash flow positivo. Ma mentalmente? É facile sottovalutare l'effetto psicologico di una perdita del trenta per cento. 


La fiducia viene scossa proprio quando le opportunità sono migliori.


Voi - o il vostro coniuge - potete decidere che è ora di cambiare progetti, o di cambiare lavoro. Conosco diversi investitori che si sono ritirati dopo una perdita perché si sentivano esausti. Fisicamente esausti. I fogli di calcolo sono bravi a dirvi quando i conti tornano e quando no, ma non sono bravi a dirvi come vi sentirete quando metterete a letto i bambini la sera e vi domanderete se le vostre decisioni sbagliate stanno rubando loro il futuro. 


Possiamo consultare le serie storiche e vedere, per esempio, che il mercato azionario americano ha reso in media il 6,8 per cento annuo al netto dell'inflazione

dagli anni Settanta dell'Ottocento. 


È una prima approssimazione ragionevole usare quel dato come stima di cosa aspettarci dal nostro portafoglio diversificato quando risparmiamo per la pensione. 


Possiamo usare quelle ipotesi di rendimento per calcolare la cifra giusta da risparmiare ogni mese per accumulare il gruzzolo necessario.


Ma che succede se i rendimenti futuri saranno più bassi? E se la storia a lungo termine è utile a stimare il futuro a lungo termine, ma poi la vostra data di pensionamento prevista cade in mezzo a un terribile recessione, come il 2009? 


E se una futura recessione vi induce ad abbandonare le azioni per paura e finite per perdervi un periodo toro futuro, ottenendo rendimenti inferiori alla media del mercato? 


La risposta a quei “E se...?" è la seguente: "Non riuscirete ad andare in pensione nell'anno previsto." 


La soluzione è semplice: usate il margine di errore per stimare i rendimenti futuri. 


Il futuro può essere peggiore di un terzo rispetto al passato e nessun margine di sicurezza offre una garanzia del cento per cento. Un cuscinetto di un terzo mi basta per dormire sereno la notte. E se invece il futuro dovesse somigliare al passato, beh, sarò piacevolmente sorpreso. 


"Il modo migliore per raggiungere la felicità è puntare in basso"


Parole di Charlie Munger.


Grazie a M. Housel per la lezione sul blackjack. 

mercoledì 9 novembre 2022

Capire in quale fase del ciclo economico di troviamo ci aiuterà nelle scelte future

 Durante molti dei miei interventi ho sempre sottolineato l'importanza di conoscere e comprendere i cicli di mercato. Se si ha la conoscenza dei cicli di mercato, allora si può interpretare il momento quasi esatto di un potenziale punto di svolta del mercato. 


In questo modo, come diceva il grande Howard Marks, "possiamo inclinare le probabilità a nostro favore". 


Per valutare con precisione il contesto attuale, ritengo che sia essenziale guardare da vicino le tendenze che hanno plasmato – e continuano a plasmare – varie asset class.


Quindi cerchiamo di esplorare le tendenze degne di nota osservate negli ultimi mesi, un periodo in cui la volatilità è stata l'unica costante. Diamo uno sguardo da vicino ai punti positivi che possano proteggerci  dall'inflazione e dal rischio elevato. 


Determinare la posizione di rischio appropriata per un determinato momento è più complesso di quanto la maggior parte delle persone pensi. Non può esserci una risposta giusta per tutti. 


Non può esserci una risposta giusta per ogni classe di asset. Se gli esperti dicono "Compra", dovresti chiedere "Compra cosa?" 


E nel momento in cui ti senti pronto ad un acquisto, c'è qualcosa che dovresti vendere o magari qualcosa che dovresti comprare se è il momento di vendere? 


Non dipende dalla propensione al rischio individuale? 

Non dipende da come sei posizionato in quel momento? 


Se il portafoglio di qualcuno è molto liquido e un consulente conclude che non è un buon momento per possedere asset perché le prospettive macroeconomiche sono scarse, l'investitore potrebbe già essere nella posizione giusta per il futuro? 


I consigli generali per comprare (o vendere) non sono molto utili.


Sappiamo cosa è successo nel macroambiente e cosa sta accadendo oggi. Sappiamo cosa la maggior parte delle persone pensa che accadrà nell'ambiente macro in futuro e sappiamo cosa sta facendo il mercato globale in questo periodo. 


Quello che non sappiamo è quanto di ciò che pensiamo accadrà nel macro si rifletterà nei prezzi odierni. Poiché le condizioni future possono già essere incorporate nei prezzi, una prospettiva macroeconomica sfavorevole non è necessariamente sinonimo di calo dei prezzi e una buona prospettiva macro non deve necessariamente essere sinonimo di aumento dei prezzi. 


Gli investitori dovrebbero stare attenti alle generalizzazioni radicali sul fatto che sia il momento di comprare o vendere.


Nel 2022, l'aumento dei tassi di interesse e l'indebolimento delle condizioni economiche globali hanno fatto sì che l'universo del credito liquido in difficoltà si espandesse in modo significativo per la prima volta dai primi mesi della pandemia. 


L'importo combinato delle obbligazioni high yield statunitensi e dei prestiti con leva scambiati a livelli distressed ha raggiunto il massimo in due anni di $ 140 miliardi a giugno, rispetto ai $ 33 miliardi alla fine del 2021. Sebbene questo totale sia diminuito durante il rally del mercato di metà estate, la cifra è risalita a 125 miliardi di dollari a fine agosto.


Le obbligazioni societarie ad alto rendimento dei mercati emergenti sono sulla buona strada per la loro peggiore performance dal 2008. Di conseguenza, gli investitori stanno rivalutando le tendenze che hanno sostenuto gli investimenti nei mercati emergenti negli ultimi due decenni.


Fino al 2020, molti paesi emergenti hanno beneficiato di (a) tassi di interesse in calo, che spesso si sono avvicinati ai livelli osservati nei mercati sviluppati; (b) robusta crescita economica; (c) forti afflussi di capitali; e (d) i vantaggi della globalizzazione. 


Queste tendenze hanno consentito ai paesi emergenti e alle aziende di accumulare ingenti quantità di debito. Tuttavia, molte di queste tendenze ora sembrano indebolirsi o invertirsi del tutto.


Per valutare questo potenziale cambiamento di paradigma, gli investitori hanno spesso guardato ai libri di storia. In due delle più importanti dislocazioni creditizie dei mercati emergenti (nel 1994 e nel 1998), i differenziali di rendimento delle obbligazioni dei mercati emergenti si sono ampliati oltre i 1.400 punti base, ben oltre i 600 punti base attualmente offerti dall'indice delle obbligazioni societarie dei mercati emergenti.


Sebbene i differenziali di rendimento possano allargarsi ulteriormente, personalmente ritengo che il livello minimo per le valutazioni del debito emergente possa essere più alto che in passato, poiché la maggior parte dei paesi emergenti è diventata più resiliente dagli anni '90.


Oggi, il termine “mercati emergenti” si riferisce a paesi che (a) guidano il 40% delle esportazioni globali; (b) attualmente generano oltre la metà del PIL mondiale e sono stati responsabili di due terzi della crescita del PIL mondiale nell'ultimo decennio; (c) hanno per lo più tassi di cambio flessibili; (d) hanno banche centrali disposte ad aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo quando necessario (con la notevole eccezione della Turchia); e (e) in genere hanno accesso a grandi capitali e ad un  mercato obbligazionario da 4 trilioni di dollari.


Inoltre, in passato, una crisi in un'economia emergente spesso si è diffusa rapidamente in altri paesi, ma io penso che il contagio sia ora meno probabile a causa degli sviluppi di cui ho accennato prima. È importante sottolineare che, sebbene i tassi di insolvenza siano recentemente aumentati in Asia (principalmente in Cina) e nell'Europa orientale (principalmente in Russia e Ucraina), rimangono relativamente bassi in altre regioni.


Ultimamente sentiamo parlare spesso di bolla immobiliare. Gli immobili commerciali hanno dovuto affrontare molteplici ostacoli nel 2022: i tassi di capitalizzazione sono aumentati, le tendenze del lavoro da casa hanno pesato sulle valutazioni nel settore degli uffici. Ma i settori immobiliare multifamiliare e industriale – i migliori nel 2021 – sono rimasti buoni.


Il multifamiliare ha storicamente retto bene durante le recessioni economiche. Ciò è dovuto principalmente alle brevi condizioni di locazione medie della classe di attività (in genere un anno) e ai requisiti patrimoniali annuali relativamente bassi, nonché alla disponibilità di finanziamento del debito da parte delle agenzie sostenute dal governo federale Freddie Mac e Fannie Mae. 


È importante sottolineare che i termini di locazione medi brevi avvantaggiano anche le proprietà multifamiliari durante i periodi di alta inflazione perché i proprietari possono adeguare rapidamente i tassi di affitto.


Tuttavia, non credo che la crescita degli affitti multifamiliari continui ad aumentare al ritmo rapido registrato negli ultimi 12 mesi, il tasso probabilmente rimarrà piuttosto elevato nel breve e medio termine, poiché l'offerta di alloggi in gran parte degli Stati Uniti è insufficiente per soddisfare la domanda. 


Inoltre la carenza di alloggi negli Stati Uniti potrebbe essere esacerbata se i previsti aumenti dei costi di terreni, manodopera e materiali limitassero le nuove costruzioni.


Sono cauto sul settore ma ritengo ci sia ancora spazio di movimento, anche sugli immobili industriali, che hanno beneficiato dell'aumento dell'e-commerce e della limitata offerta di terreni in zone industriali in posizioni privilegiate. 


Mentre gli immobili industriali con locazioni a lungo termine possono essere influenzati negativamente dall'aumento dell'inflazione e dai tassi di interesse elevati, le proprietà con termini di locazione piuttosto brevi e/o aree non affittate possono essere in grado di aumentare gli affitti per stare al passo con l'inflazione. 


Tali immobili potrebbero quindi essere in grado di compensare parzialmente la pressione al ribasso sulle valutazioni causata da tassi di interesse più elevati.


Anche se il settore immobiliare commerciale continua a incontrare venti contrari nel prossimo anno, credo che questi settori potrebbero fornire un riparo dalla tempesta.


E' inutile mettersi il paraocchi. Stiamo entrando o siamo già all'interno di un ciclo difficile per i mercati. Sebbene un ciclo di sofferenza a tutti gli effetti è già iniziato, i mercati del debito sono deboli come lo sono stati dall'inizio del 2020. 


Molte aziende, in particolare quelle con poca liquidità, stanno lottando con tendenze economiche che hanno avuto e potrebbero continuano ad avere effetti negativi sulla performance finanziaria. 


Queste tendenze includono il rallentamento della domanda dei consumatori, la carenza di manodopera, le sfide della catena di approvvigionamento e l'inflazione dei costi di produzione. Se queste tendenze persistono e i tassi di interesse continuano a salire, le società che dipendono da finanziamenti a tasso variabile potrebbero dover affrontare problemi di liquidità e dover assicurarsi nuove fonti di capitale.


Le società che hanno recentemente cercato di raccogliere capitali dai mercati delle obbligazioni ad alto rendimento e prestiti con leva hanno scoperto che le condizioni sono diventate molto più favorevoli agli investitori negli ultimi otto mesi. 


Penso che gli investitori potrebbero avere sempre più opportunità di acquistare società che mostrano una buona liquidità e una crescente, anche se lenta, crescita dei propri utili.


Sebbene gli investitori siano nel panico in questa transizione dell'economia, sono convinto che quelli maggiormente disciplinati con una notevole fiducia nel mercato e nel proprio consulente possono essere in una buona posizione per sfruttare queste opportunità quando si presenteranno.