martedì 27 dicembre 2016

Investire nelle materie prime: come andranno nel 2017

Dopo un anno all’insegna dell’incertezza, sta per avviarsi un 2017 la cui lettura appare ancora complessa. Per questo motivo occorre prendere seriamente in considerazione l’investimento non solo in attività finanziarie “classiche” come le azioni, bensì anche in materie prime che diano interessanti ritorni.

Oro e Argento
Le prime materie prime di cui ci occuperemo sono i due principali metalli preziosi: oro e argento.
Dopo un anno di promesse mai mantenute, il 14 Dicembre la Federal Reserve ha compiuto il suo “atto di fiducia nell’economia americana”, procedendo con il primo rialzo dei tassi di interesse (dello 0,25%) degli ultimi 10 anni. Questo evento era piuttosto prevedibile alla luce dei segni di forza mostrati recentemente dall’economia reale statunitense ed ha avuto un impatto negativo sul prezzo dell’oro, attualmente di 1.129$ per oncia ed in netta diminuzione rispetto ai valori massimi raggiunti nel Luglio 2016. L’aumento dei tassi infatti rende maggiormente attraente l’investimento in altre attività in grado di dare rendimenti superiori.

Andamento e stime dell'Oro nel 2017, materie prime

In realtà le prospettive inflazionistiche dei piani di investimenti pubblici e di taglio delle tasse preventivati da Trump (questi andrebbero ad indebolire il valore del dollaro, elemento che fa accrescere la domanda estera di oro valutato proprio in dollari sui mercati internazionali) e il contesto politico-economico globale ancora incerto, lasciano auspicare un futuro interesse ancora elevato verso un bene di rifugio come l’oro. In tal modo il rialzo del suo prezzo sarebbe più che possibile, andando a superare anche le avversità di ulteriori aumenti dei tassi nel 2017, i quali per quanto probabili non sono per nulla sicuri.

Per quanto ne concerne con l’argento, il discorso risulta analogo se non per il fatto che in questo caso il suo utilizzo industriale è un fattore di primaria importanza nel decretarne il prezzo. A tal proposito si registrano richieste record soprattutto nell’industria fotovoltaica, grazie all’aumento delle installazioni di pannelli solari che necessitano di un ottimo conduttore di elettricità.
Perciò anche in questo caso il suo prezzo è destinato ad aumentare nel 2017.

Andamento e stime dell'Argento nel 2017, materie prime

Petrolio
Ogni valutazione sul prezzo del petrolio ruota attorno ad una parola: pazienza.
L’unico modo per uscire fuori definitivamente da questa ormai biennale crisi di sovrapproduzione è un taglio netto della produttività mondiale. Dopo mesi e mesi di attesa finalmente i paesi esportati si stanno muovendo in tale direzione: l’OPEC lo scorso 30 Novembre ha annunciato una significativa riduzione dei barili prodotti al giorno (nell’ordine di circa 1 milione), così come si registra il medesimo impegno in tal senso da parte dei paesi non-OPEC.

La domanda da porsi è ora “sono queste le reali intenzioni dei paesi produttori?”, constatando come esistono purtroppo elementi che sembrano non darne conferma: la difficoltà a ripartire il taglio tra i paesi OPEC a fronte dei tentativi di alcuni stati membri di ottenerne l’esenzione e la messa in linea di nuovi impianti da parte di alcuni paesi esterni all’OPEC (come Russia e Brasile).

In ogni caso se mai il taglio della produzione dovesse divenire realtà, occorrerà attendere diverso tempo affinché si raggiunga l’equilibrio tra domanda e offerta del mercato. Fino a quel momento il superamento dei 55-60$ al barile appare improbabile.

Andamento e stime del Petrolio nel 2017, materie prime

Metalli industriali
Il 2016 è stato un anno eccellente per la ripresa delle quotazioni dei vari metalli ad uso industriale come nichel, rame, zinco, alluminio ecc. dopo il precedente crollo dovuto ad una globale crisi di sovrapproduzione del settore.

L’impegno nei tagli della produttività sta finalmente dando i suoi risultati, così come i benefici di una domanda in costante crescita grazie soprattutto alla ripresa economica cinese, con un 2017 che sembra destinato a dare ancora più soddisfazioni in termini di domanda aggregata visto l’imponente programma di realizzazione di nuove infrastrutture voluto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (che ovviamente richiederà l’utilizzo di ingenti quantitativi di materiale per la costruzione).

Alluminio, analisi tecnica 2017, materie prime

Le uniche perplessità derivano dai rischi politico che potrebbero avere un impatto negativo sul prezzo dei metalli, quali ad esempio il Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese in cui la ricerca di stabilità politica potrebbe indirizzare verso un nuovo eccesso di produzione.

Prodotti agricoli
Concludiamo la rassegna di materie prime con i prodotti agricoli, per cui è necessario porre attenzione alle condizioni atmosferiche.

Il 2016 si è caratterizzato da un raffreddamento della superficie dell’oceano Pacifico con conseguente aumento delle piogge. Si tratta di una notizia positiva per le piantagioni brasiliane di caffè e di barbabietola da zucchero, con ottime prospettive per i raccolti del prossimo anno, così da ridurre il deficit produttivo di zucchero.

Andamento e stime del Caffè nel 2017, materie prime

mercoledì 21 dicembre 2016

Investire in materie prime: shale realmente in ripresa?

Lo shale oil è una particolare tipologia di petrolio derivante dai frammenti di rocce di scisto bituminoso presenti nel sottosuolo e prodotto mediante complessi processi chimici che convertono la materia organica all’interno della roccia in petrolio e gas sintetico. Esso viene poi usato come combustibile (principalmente come olio per riscaldamento e carburante marino) e in misura minore nella produzione di varie sostanze chimiche.

Gli Stati Uniti nell’ultimo decennio hanno puntato molto sullo shale oil (e in parallelo sullo shale gas) per raggiungere l’indipendenza energetica, tanto da investire 200 miliardi di dollari dal 2003 in poi in equipaggiamenti e macchinari di estrazione. Proprio nel momento più fiorente per questa moderna attività, però, si è verificata la ben nota crisi di sovrapproduzione petrolifera, con il crollo del suo prezzo sino ai minimi di 28,50$ al barile di inizio 2016 che ha portato alla bancarotta di un terzo degli operatori di questo nuovo settore, sin troppo esposti finanziariamente e incapaci dunque di adempiere alle loro obbligazioni a seguito delle gravi perdite di liquidità subite (non sostenute in alcun modo dalle varie linee di credito che hanno deciso di sospendere ogni forma di prestito).

Dopo più di un anno di tagli della produzione di shale oil, le aziende produttrici sembrerebbero finalmente essere in grado di invertire la tendenza: è stata infatti annunciata la produzione complessiva di 2,000 barili al giorno in più a partire dal Gennaio 2017, per un totale di 4542 milioni di barili quotidiani.

Shale gas America, fracking, estrazione petrolio

Il 30 Novembre 2016 è stata una data fondamentale in quanto si è raggiunto uno storico accordo tra i paesi membri dell’OPEC, i quali ridurranno la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno. Inoltre gli stessi i paesi non-OPEC realizzeranno imponenti tagli alla produzione, guidati dall’importante collaborazione in tal senso garantita dai russi, così da esserci la possibilità concreta che il mercato del greggio giunga ad una condizione di deficit per la prima metà dell’anno nuovo.

Questa serie di spinte rialziste al prezzo del petrolio non può far altro che giovare agli interessi dei produttori di shale oil, i quali a loro volta nel frattempo hanno migliorato notevolmente le tecniche di estrazione, abbassandone i costi del 40% (in alcune aree anche più del 50%) tanto da ridurre il punto di pareggio tra costi e ricavi al punto tale che un prezzo di 50$ al barile è divenuto più che sufficiente per trarre profitto dall’attività (il chè era impensabile solo un anno fa).

Occorre precisare che nel mese di Dicembre si sono verificati nuovi cali della produzione in alcune aree estrattive, a testimonianza di una ripresa ancora incerta. Al contrario il giacimento del Permiano, collocato tra la parte occidentale del Texas e il New Mexico, continua a mostrare segnali più che positivi, quali l’aumento del numero di piattaforme attive e il conseguente miglioramento della produttività stimato in 27.000 barili al giorno in più rispetto a Novembre.

Il maggiore produttore di questo bacino, con il suo 13% rispetto al totale di petrolio estratto, è Occidental Petroleum (OXY).

OXY, Occidental petrolium, analisi tecnica medio periodo

Per il 2017, dunque, diventa interessante seguire le vicende legate alle grandi aziende produttrici di shale oil, considerando seriamente l’ipotesi di investire in esse, pur ricordando come sia necessario porre grande attenzione alle reali intenzioni dei paesi OPEC (non sempre quanto affermato è stato poi realizzato) e soprattutto come questa ripresa della produttività statunitense potrebbe bloccare l’attuale spinta rialzista al prezzo per il petrolio.

giovedì 15 dicembre 2016

Investire in azioni, gli usa punteranno sulle infrastrutture

Donald Trump presidente degli Stati Uniti significherà abolizione del Obamacare, taglio delle tasse per la classe media, costruzione del famoso muro al confine con il Messico, modifica degli accordi commerciali internazionali, ma anche un’imponente opera di ristrutturazione delle infrastrutture americane ormai fatiscenti.

L’obiettivo dichiarato è di realizzare una “significativa crescita del PIL, la creazione di un enorme numero di posti di lavoro e un aumento dei salari al netto delle imposte per i lavoratori”. L’investimento di ben 550 miliardi a sostegno della modernizzazione di strade, ponti, impianti idrici, porti, ecc. già esistenti e della realizzazione di progetti per la costruzione di nuove infrastrutture, potrebbe diventare uno strumento fondamentale per il raggiungimento di quanto auspicato dal neo-presidente eletto. Un esempio che sicuramente permetterà di cogliere fino in fondo quella che è la volontà di Trump, è il progetto di completamento della costruzione dell’oleodotto Keystone (che collega il Canada al Texas) che era stato bloccato da Obama per ragioni ecologiche.

Ovviamente a beneficiarne saranno i fornitori del materiale (come rame e acciaio) necessario per procedere in tale direzione, oltre alle stesse imprese addette alla progettazione e costruzione di tali opere di dominio pubblico.

Tra le società che vogliamo richiamare alla vostra attenzione figurano le seguenti:

United Rentals (URI)
United Rentals (URI), con la sua capitalizzazione di circa 9 miliardi di dollari, è la maggiore società di noleggio di attrezzature in tutto il mondo. Si tratta di attrezzature per le costruzioni commerciali, industriali, residenziali ed infrastrutturali che vengono utilizzate momentaneamente da una clientela costituita in particolare dalle imprese costruttrici stesse che necessitano di un determinato attrezzo solo momentaneamente, senza necessità di acquistarlo completamente (dato l’uso limitato).

Il terzo trimestre 2016 si è chiuso con un fatturato di 2,58 miliardi di dollari, meglio di quanto preventivato dagli esperti del settore, ma comunque inferiore del 2,71% rispetto all’anno precedente. Stesso discorso per quanto ne concerne con l’utile netto, dove si registra un -13%.

In ogni caso United Rentals è una società solida che gode di una clientela stabile in grado di fornire ingenti flussi di cassa (+24,75%), ma soprattutto il piano di manutenzione di alcune infrastrutture (in particolare ponti ed aeroporti) coinvolgerà di gran lunga questa impresa capace di mettere a disposizione dello Stato le attrezzature necessarie per la realizzazione di tali lavori.

URI, analisi tecnica, media mobile, analisi tecnica medio periodo

United States Steel Corporation (X)
United States Steel Corporation (X) è un’impresa da 6 miliardi di capitalizzazione che si occupa della realizzazione di prodotti in acciaio di alta qualità, tra cui elettrodomestici, componenti automobilistiche, porte, parti di ponti e autostrade, scaldabagni, ecc.

Così come tutte le aziende locali del settore, United States Steel Corporation negli ultimi anni ha sofferto terribilmente la concorrenza del materiale a basso costo importato dalla Cina. Tutto ciò ha provocato una riduzione notevole dei prezzi dei suoi prodotti e la conseguente perdita in termini di fatturato che si è concretizzata in un crollo del valore del titolo giunto ai minimi ad inizio 2016.
Le varie misure protezionistiche a sostegno di tali imprese nazionali hanno già dato i loro frutti, come testimoniato nell’ultimo trimestre dal +129,5% dell’utile netto rispetto all’anno precedente (passato da un valore negativo a circa 50 milioni) e da un ritorno del prezzo di United Steel (X) ai suoi massimi.

Questa ripresa deve essere vista solamente come una prima fase fiorente a cui faranno seguito ulteriori risultati positivi in quanto, come già spiegato precedentemente, la volontà di Trump è di dar sempre più spazio ai produttori statunitensi capaci di fornire questi prodotti in acciaio necessari per l’industria della costruzione e dell’energia.

URI, analisi tecnica, media mobile, analisi tecnica medio periodo

Caterpillar (CAT)
Caterpillar (CAT), società addetta alla produzione di veicoli e macchinari per la costruzione e l’estrazione mineraria, è un colosso da 56 miliardi di capitalizzazione. Tra gli altri prodotti realizzati figurano anche motori diesel e a gas naturale, locomotive diesel ed elettriche e turbine.
L’impresa viene da un periodo piuttosto difficoltoso dovuto essenzialmente alla crisi petrolifera e delle materie prime, fondamentali per delle vendite in calo da ormai 4 lunghi anni.

A pesare sono soprattutto le errate politiche di espansione industriale, finalizzate alla ricerca, lo sviluppo e la costruzione di nuove piattaforme collocate in tutto il mondo, in particolar modo in Cina, Brasile ed altri paesi in via di sviluppo (investimenti che solo tra il 2010 e il 2013 sono stati di 10 miliardi). Tali investimenti sono però avvenuti quasi in concomitanza al rallentamento dell’economia cinese (che ha trascinato con sé le economie asiatiche fino ad allora in costante crescita), comportando l’impossibilità di collocare tutta la domanda di prodotti in eccesso.

L’ultimo trimestre si è chiuso con un -16,44% del fatturato ed un -50% dell’utile netto. Tuttavia il prezzo del titolo nell’ultimo mese ha subito un enorme rialzo grazie all’euforia per la vittoria delle elezioni presidenziali da parte di Trump, la quale si tradurrà in maggiori introiti per Caterpillar (CAT).

Caterpillar, analisi tecnica, media mobile, analisi tecnica medio periodo

Vulcan Materials Co (VMC)
Vulcan Materials (VMC) è il più grande produttore statunitense di materiale da costruzione “di aggregazione”, ovvero sabbia, ghiaia, pietrisco, asfalto, fondamentale per la realizzazione di nuove strade, ponti, strutture in cemento, ecc.
Il terzo trimestre 2016 si è chiuso con un fatturato di un miliardo di dollari, corrispondente ad un -2,92% rispetto all’anno precedente (a penalizzare è stato soprattutto il -6% del segmento relativo ad asfalto e cemento), mentre l’utile netto ha visto un +12,89%. Il prezzo del titolo è in un periodo di ottima forma.

Senza ripetere ulteriormente le motivazioni, anche per Vulcan Materials le elezioni presidenziali sono un elemento più che positivo per il proprio business, essendo esso coinvolto in tutti i progetti di ammodernamento delle infrastrutture statunitensi.

WMC, analisi tecnica, media mobile, analisi tecnica medio periodo

martedì 13 dicembre 2016

Tassi di interesse, ormai ci siamo, il rialzo è certo al 100%

Secondo la Domino Solutions, la FED accelererà i rialzi dei tassi di interesse il prossimo anno con l’impegno del presidente eletto Donald Trump a tagliare le tasse. Il pacchetto di sgravi fiscali di Trump non è chiaro e il suo impatto sui conti pubblici potrebbe essere elevato, aumentando il debito di 7.200 miliardi di dollari in dieci anni. L’impatto sulla crescita potrebbe essere un’accelerazione dello 0,4-0,5% nel quarto trimestre del prossimo anno.

Questa settimana il Federal Open Market Committee degli Stati Uniti (FOMC), terrà la sua ultima riunione dell’anno. E questa volta sembra probabile che preveda di fare qualcosa che non ha ancora fatto nel 2016: alzare i tassi di interesse a breve termine. Il mercato sta attualmente valutando in una probabilità del 100% che la Federal Reserve (Fed) alzerà i tassi dall’attuale 0,50%.

La fiducia del mercato è guidata da recenti forti dati economici. I rialzi sui dati di lavoro sono stati in costante aumento e il tasso di disoccupazione è sceso al 4,6%, allo stesso tempo, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) si è avvicinato sempre più al 2% dopo aver trascorso gran parte del 2015 vicino allo 0%. In più il prodotto interno lordo globale (PIL) è cresciuto di un robusto 3,2% nel terzo trimestre. Tutto questo sembra avere dato la fiducia alla per aumentare i tassi a breve termine, ed ha chiaramente “comunicato” questa intenzione al mercato.

PIL America ultimi 5 anni

Cosa significa questo per l’investitore ?

Questo potenziale aumento dei tassi di interesse a breve termine, probabilmente non avrà un grande impatto sulla maggior parte dei portafogli a reddito fisso. La mossa prevista è leggera e colpirà per lo più obbligazioni non hanno più sensibilità ai tassi di interesse, come le obbligazioni a scadenza più lunghi. Al di là del mercato obbligazionario, i tassi di interesse leggermente più elevati per alcuni prestiti al consumo, come le linee di credito domestiche e i tassi variabili sui mutui. In cambio possiamo vedere i tassi di interesse leggermente più elevati sui conti correnti e di risparmio. Tutto sommato, riteniamo che l’impatto per gli investitori non dovrebbe essere significativo.

I repubblicani, che da gennaio si insedieranno alla Casa Bianca lamentano da anni di come le politiche di stimolo monetario varate dalla Fed abbiano spinto al rialzo l’inflazione. I segnali di una ripresa dell’inflazione potrebbero dare così ai repubblicani una nuova occasione per mettere sotto accusa la Yellen e la banca centrale di aver varato una politica sbagliata in termini di controllo della moneta. Anche su questo Janet Yellen dovrà dare una risposta, anche se già durante la riunione di novembre i banchieri affermarono che l’inflazione è aumentata di poco dall’inizio di quest’anno, e le previsioni di inflazione si sono spostate ma rimarranno comunque al ribasso.

tassi di interesse americani ultimi 30 anni

Gli speculatori con orizzonti di investimento a breve termine dovrebbero essere consapevoli dell’impatto che l’aumento dei tassi di interesse potranno avere sui loro portafogli obbligazionari, ed essere pronti ad una maggiore volatilità. Ma gli investitori a lungo termine possono star seduti tranquilli con i popcorn in mano e seguire la vicenda.

L’aumento dei tassi di interesse causano una discesa dei prezzi delle obbligazioni, e questo trascinerà verso il basso quelle a breve termine. Nel lungo periodo, tuttavia, i tassi di interesse più elevati aumenteranno il loro valore. Anche se questo può sembrare controintuitivo, se sei un investitore in obbligazioni a lungo termine, si può effettivamente sfruttare l’aumento dei tassi di interesse. I pagamenti di interessi superiori possono compensare il declino dei prezzi causati dai tassi crescenti nel tempo.

mercoledì 7 dicembre 2016

Rendimento elevato: 2 azioni per un reddito costante

Con un rendimento dell’8% annuo in dividendi, queste azioni possono aumentare realmente il vostro reddito. Inoltre grazie alle loro attività in costante aumento, non mancheranno di dare una crescita più redditizia dopo che la FED avrà alzato i tassi.

Dopo quasi un decennio di tassi di interesse a breve termine praticamente a zero, sembra che la Fed sia ormai pronta ad alzarli. All’interno dei gruppi di titoli ad alto rendimento, in particolare quello dei fondi comuni di investimento immobiliare (REIT), il mercato teme l’aumento dei tassi e venderà le azioni REIT. Tuttavia, l’aumento dei tassi è previsto da tempo, almeno negli ultimi due o tre anni, e la maggior parte di queste aziende dovrebbero essere pronte ad un rialzo dei tassi e alcune diventeranno addirittura più redditizie quando questo avverrà.

Ci sono due timori che interessano gli investitori in titoli REIT, per quanto riguarda l’aumento dei tassi. Tutte le REIT prendono in prestito molti soldi per pagare i loro investimenti immobiliari o prestiti ipotecari. Si tratta di un’attività che ha bisogno della leva finanziaria per ottenere un rendimento sul patrimonio netto accettabile. I tassi di interesse potrebbero aumentare gli oneri finanziari, che comprimerebbero i margini di profitto.

Alcuni tipi di REIT hanno margini di profitto molto stretti, quindi, anche un aumento percentuale dello 0,5% sul finanziamento del debito potrebbe avere gravi ripercussioni sulle capacità di queste aziende di continuare a pagare i dividendo attuali. Il secondo timore è che se i tassi sono più alti sugli investimenti a reddito fisso come le obbligazioni o i certificati di deposito bancari, gli investitori venderanno le loro azioni REIT, causando una caduta dei prezzi, e si concentreranno su investimenti meno volatili.

La preoccupazione di un aumento dei costi del debito, ha fatto si che le REIT abbiano anticipato l’aumento dei tassi nell’ultimo biennio, bloccando i loro tassi a lungo termine agli attuali livelli, evitando cosi che un aumento possa diventare un fattore determinante per diversi anni.

Inoltre, i tassi più elevati dovrebbero consentire alle REIT di far crescere il loro fatturato attraverso l’aumento degli affitti o l’acquisto di beni con un rendimento più elevato nel noleggio.

Prima di fuggire dalle REIT e rifugiarsi nei bond o nei Certificati di Deposito (CD), diamo uno sguardo al rendimento. Un CD a 5 anni da un 2% e i Buoni del Tesoro a 10 anni pagano attualmente un 2,33%. Al contrario, gli investitori possono trovare REIT di qualità con un rendimento del 5%, 6% e anche oltre.

Gli investitori che vogliono o hanno bisogno di un elevato rendimento corrente e un flusso di cassa continuo, possono ottenerlo più facilmente con le REIT. Inoltre, queste sono aziende in crescita e hanno la capacità di aumentare il loro rendimento con la crescita dei profitti. Molte di queste aziende hanno storie di aumenti dei dividendi.

Ci sono alcune REIT che hanno attività che effettivamente rendono meglio se i tassi di interesse aumentano. Queste aziende forniscono finanziamenti nel settore immobiliare mediante mutui a tasso variabile. Come aumenteranno i tassi di interesse, così aumenteranno quelli sui mutui originati da queste REIT.

Blackstone Mortgage Trust Inc. (BXMT) e Starwood Property Trust, Inc. (STWD) hanno mutui per immobili commerciali. Le due società hanno operazioni di business molto simili. Negli ultimi due anni, entrambe le società hanno rilasciato solo prestiti a tasso variabile. Entrambe hanno dichiarato che se i tassi di interesse aumenteranno, così sarà i per loro profitti. Infine, entrambe sono gestite in modo conservativo con una bassa leva e un debito medio basso rispetto al valore dei loro portafogli di crediti.

Blackstone Mortgage Trust ha un portafoglio di $ 9.4 miliardi di dollari di mutui commerciali. Il debito è 2,2 volte il patrimonio netto con prestiti abbinati a mutui individuali. Attualmente la società sta facendo solo prestiti a tasso variabile pari all’86% del portafoglio totale. BXMT afferma che un aumento dell’1% del tasso di interesse LIBOR aumenterebbe l’utile per azione annuo di $ 0,19. La società ha un rendimento del 8,3%.

BXMT, analisi tecnica, medie mobili

Starwood possiede un portafoglio mutui commerciale di $ 6.6 miliardi, con un loan-to-value del 62%. Questa REIT possiede anche una società di servizio per mutui commerciali che gestisce le attività di assistenza su $ 11 miliardi di prestiti e $ 11 miliardi di dollari di beni immobili di proprietà (Real Estate Owned – REO) dagli istituti di credito. Nella sua storia, non ha mai perso denaro su uno dei suoi mutui. La leva del debito sul patrimonio netto è molto conservatore a 1,4 volte. La società prevede che un aumento dell’1% del LIBOR aggiungerebbe 8 centesimi per azione. STWD attualmente ha un rendimento del 8,8%.

STWD, analisi tecnica, medie mobili

martedì 6 dicembre 2016

Investire in dividendi, le migliori società del 2017

Il 2016 è stato un anno caratterizzato da una molteplicità di eventi politico-economici (Brexit, elezioni presidenziali statunitensi, referendum costituzionale italiano) che hanno creato e potrebbero continuare a creare grande incertezza e tensione sui mercati finanziari. In questo particolare clima, però, i principali mercati americani hanno comunque reagito positivamente, raggiungendo i loro massimi, a testimonianza di una certa fiducia sul futuro.

Ora diventa indispensabile attuare una strategia che permetta nel 2017 di realizzare guadagni certi, senza vivere le preoccupazioni tipiche di periodi (come quello attuale) di incertezza politica ed economica che comportano una lettura del futuro complessa e stressante, ma che allo stesso tempo non escludano l’ipotesi di usufruire di gain sul prezzo del titolo anche a fronte dei nuovi valori elevati.

La soluzione a tali problematiche è l’investimento in dividendi forniti da società a grande capitalizzazione, differenziando nei vari settori. Mettere in atto una strategia sui dividendi non è un qualcosa di automatico che si limita all’analisi del singolo dato (i dollari per azione distribuiti), infatti occorre il rispetto di diversi requisiti per avere la certezza di non subire la sorpresa di un taglio (globalmente si è verificata una riduzione del 7% nell’ultimo trimestre dovuta al rallentamento degli utili societari) o addirittura della sospensione dei dividendi (che ovviamente per aziende consolidate è meno probabile ma non impossibile): sono necessari un tasso di distribuzione degli utili (a loro volta in crescita) adeguato e una costante disponibilità di flussi di cassa.

UnitedHealth Group Incorporated (UNH)
UnitedHealth Group Incorporated (UNH), con i suoi 153 miliardi di capitalizzazione che la rendono una delle più grandi aziende statunitensi, è una società di assicurazione sanitaria che serve circa 70 milioni di persone a livello nazionale. Essa offre una gamma di prodotti e servizi attraverso due attività operative: United Healthcare, collegata ai piani di salute governativi voluti dal governo Obama e Optum, la piattaforma specializzata al miglioramento della salute del sistema sanitario stesso e che comprende la gestione della salute della popolazione.

L’azienda prevede di generare più di 184,0 miliardi di entrate per il 2016, con prospettive per il 2017 ben migliori di quanto gli stessi analisti di mercato ipotizzavano.
Malgrado il prezzo sia aumentato nel mese di Novembre, UNH registra un rapporto prezzo su utile molto positivo, il che equivale ad una mancata sopravvalutazione che renderebbe il titolo troppo costoso e dunque a forte rischio deprezzamento.

Il dividendo attuale è di 2,50 dollari per azione, a fronte di un prezzo di mercato di 157$.

UNH, analisi tecnica, assicurazione sanità, medie mobili, scalping breve periodo

Bristol-Myers Squibb Company (BMY)
Bristol-Myers (BMY) è una società biofarmaceutica concentrata sulla scoperta, sviluppo e fornitura di farmaci innovativi per la cura di gravi malattie quali il cancro, le malattie cardiovascolari, l’epatite B e l’epatite C, HIV/AIDS,ecc.

L’erogazione di un dividendo di 1,52$ per azione nel 2017 verrà sostenuto dal fatto che l’azienda dovrebbe mettere in commercializzazione due farmaci immuno-oncologici (Opdivo e Yervoy), approvati dalla Food and Drug Administration, che vengono utilizzati in maniera complementare per il trattamento di pazienti con tumore non operabile.

La riduzione del prezzo del 16,50% di quest’anno, abbinata ad un incremento dell’utile netto del 70% rispetto al terzo trimestre scorso e ad un enorme quantitativo di flussi di cassa in entrata, rendono Bristol-Myers Squibb Company molto attraente per l’attuazione di una strategia basata sul ricevimento di dividendi in continua crescita.

BMY, analisi tecnica, medie mobili, settore biotech, settore pharma

CVS Health Corp (CVS)
CVS Health Corp (CVS) è una multinazionale del settore farmaceutico con una capitalizzazione di circa 83 miliardi. Il punto di forza della società è la volontà di instaurare un rapporto molto stretto con il cliente, tale da fornire un servizio di assistenza personalizzato (farmacisti capaci di consigliare il prodotto migliore da acquistare, tra cui non solo farmaci ma anche di creme di bellezza, cibi sani, ecc. e la possibilità di procedere con eventuali vaccinazioni) e facilmente accessibile non solo nelle oltre 9500 farmacie sparse su tutto il territorio statunitense, bensì anche per via elettronica.

Il dividendo di 1,70$ per azione è in crescita da 8 anni consecutivi e i vari indicatori quali un tasso di distribuzione di utili (a loro volta in crescita del 24% rispetto all’anno recedente) ancora del 30% e un aumento del fatturato rispetto al terzo trimestre del 2015, lasciano intendere la possibilità concreta di un mantenimento del tasso di crescita del dividendo.

Negli ultimi mesi il prezzo di CVS è diventato decisamente economico, essendo sceso di ben 30 punti percentuali a causa del rilascio di prospettive sul 2017 piuttosto negative in termini di fatturato. Tuttavia l’annuncio di un ingente buyback da 15 miliardi rappresenterà una compensazione a tale problematica più che sufficiente.

CVS, analisi tecnica, medie mobili, settore biotech, settore pharma, dividendi

Xerox Corporation (XRX)
Dopo il dominio del settore farmaceutico possiamo finalmente passare ad un settore diverso, ovvero quello tecnologico, rappresentato da Xerox Corporation, una delle più grandi aziende produttrici di stampanti e fotocopiatrici.

Il titolo appare sottovalutato dopo il crollo del 35% (passando dai circa 14$ di Gennaio 2015 agli attuali 9,50$), come testimoniato da un rapporto prezzo su utili che si aggira attorno all’8
(ricordiamo che tendenzialmente un valore inferiore ai 15 indica una sottovalutazione). Xerox sta operando un processo di scorporamento (da completarsi per il prossimo anno) di alcune attività secondarie che finivano per appesantire notevolmente la struttura dei costi, concentrando così gli sforzi sul suo business centrale (produzione di stampanti e fotocopiatrici).

In tal modo non dovrebbero esserci particolari sorprese relative ad un taglio del dividendo erogato attualmente a 0,31$ ad azione, in aumento da tre anni consecutivi, bensì è corretto auspicare ulteriori miglioramenti futuri.

XRX, analisi tecnica, medie mobili, settore biotech, settore pharma

giovedì 1 dicembre 2016

Referendum del 4 Dicembre, le reazioni dei mercati al risultato

Ormai mancano pochi giorni al referendum in Italia, la battaglia politica sul SI o sul NO è cominciata mesi fa e a suon di social e tv, gli schieramenti sono alla pari secondo i sondaggi. Ma dal punto di vista economico, cosa potrebbe accadere se vincesse il SI o il NO ? Scopriamolo.

Se il prossimo 4 dicembre il premier Matteo Renzi perderà il referendum costituzionale fino a 8 banche italiane, quelle con più problemi, rischiano di fallire. Sono le parole scritte dal Financial Times qualche giorno fa il quale lanciava l’allarme. Renzi ha detto che si dimetterà se perderà il referendum, ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano, quindi, vincendo il no, questa soluzione non sarebbe attuabile.

Secondo il Financial Times gli 8 istituti a rischio sono: Monte dei Paschi di Siena, la Popolarte di Vicenza, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. L’autorevole giornale non è l’unico che denuncia un problema bancario nel caso di una vittoria del NO. Moody’s, dal canto suo, ha affermato che una vittoria del No al referendum potrebbe aumentare le difficoltà delle banche italiane e una tesi simile è stata ripresa anche da S&P, che ha affermato come il rifiuto della riforma potrebbe causare un rallentamento delle operazioni di salvataggio delle banche italiane.

Tutto questo perché il governo ha promesso svariati miliardi di euro per la risoluzione delle problematiche del sistema bancario italiano, dunque una vittoria del No al referendum e un ipotetico crollo del governo cancellerebbero la possibilità di salvare gli istituti.

In un’intervista Carlo Gori, vice presidente di Moody’s ha sottolineato :

Ci sono quattro banche che sono un po’ più deboli: Mps, Banca Carige, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, che prima delle altre dovrebbero ridurre i crediti deteriorati ricorrendo al mercato e questo dipende dalla fiducia degli investitori.

Intanto la tensione a Piazza Affari è sempre più alta, anche sulla scia dei continui alert che arrivano da banche d’affari e quotidiani finanziari di tutto il mondo. Sul mercato dei titoli del debito pubblico tassi Bot a sei mesi in rialzo nell’asta del Tesoro, a fronte di uno spread che punta di nuovo verso quota 190 punti base. Il NO spaventa inoltre Berenberg secondo cui, oltre ai 5 miliardi aggiuntivi di capitale di cui ha bisogno Mps, le banche italiane avrebbero bisogno di fare ulteriori accantonamenti per 45 miliardi di euro.

Se dovesse vincere il NO, ci sarebbe comunque titoli che ne gioverebbero, il FTSEMIB è particolarmente centrato sulle banche ma altri settore, seppur in minoranza, potrebbero salire.

Ferrari
Le auto iconiche ed extra-lusso di Ferrari vengono vendute in tutto il mondo. Solo il brand valuta il prodotto finito a livelli garantiti. Gli scenari contrarian, per i coraggiosi, hanno sempre altre potenzialità di grandi profitti. Basti pensare al posizionamento del mercato verso il referendum Brexit e i profitti generati dai pochi convinti dell’arrivo di un crollo della sterlina.

Luxottica
Il vero punto forte di Luxottica è che opera anche su una delle reti di vendita al dettaglio più grandi del mondo, modello esportato dalla società in tutto il mondo. Ne risulta che oltre l’80% delle vendite arrivino da fuori Europa. Il brand Ray-Ban, ad esempio, sta crescendo a ritmi esorbitanti in Asia. La sua dimensione internazionale la rende quasi immune agli shock europei.

STM
Stm è particolarmente integrata a livello internazionale e segue una vasta serie di progetti in tutto il globo. Dopo i risultati delle sue ultime trimestrali e le guidance, difficile pensare che una qualsiasi vittoria al referendum possa alterare la crescita di questa azienda.

In caso di vittoria del SI l’attuale posizionamento del mercato molto sbilanciato sulla probabilità che si verifichi il caso opposto lascerebbe spazio per un rally al rialzo che vedrebbe favoriti i settori che hanno sofferto di più quali il bancario/finanziario e per la probabilità decisamente più elevata, andando a ridursi il rischio paese sul mercato, di trovare investitori disposti a comperare quote significative delle banche in procinto di fare aumenti di capitale o assets messi in vendita dalle stesse.

Incertezza è stata la parola chiave che ha dominato in queste ultime settimane di borsa e comunque vadano le cose finalmente si ridurrà. Ecco perché pensiamo che anche in caso di vittoria del NO, se verrà trovata una soluzione politica per il dopo voto sufficientemente solida la reazione emotiva al ribasso avrà vita breve. Ugualmente un’inattesa vittoria del SI andrebbe a ridurre nell’immediato il rischio paese attualmente incorporato nelle valutazioni degli assets finanziari domestici ma non risolverebbe da sola i problemi della nostra economia in generale e delle nostre banche nello specifico.

Vorremmo aggiungere che l’articolo non è stato scritto coi propositi di incanalare il lettore verso un determinato voto, è stato scritto in forma totalmente apolitica e non deve essere preso come invito a schierarsi da una parte o dall’altra.