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venerdì 27 febbraio 2015

Mercati emergenti:il lungo periodo è ancora favorevole

Esatto, le azioni dei mercati emergenti hanno sottoperformato negli ultimi due anni. Ma tuttavia abbiamo evidenziato una classe di attività che potenzialmente possono aiutare gli investitori ad approfittare delle opportunità a lungo termine nei mercati emergenti, diminuendo a breve termine l'esposizione ai segmenti di mercato volatili, gli ETF dei mercati emergenti forniscono un alto dividendo.

Nel contesto di rischio corrente, causa l'alta volatilità e la situazione geopolitica mondiale, molti investitori stanno abbassando la loro esposizione verso mercati emergenti. Ma mentre questi titoli hanno sottoperformato durante il recente sell-off, crediamo che i fondamentali a lungo termine per le azioni dei mercati emergenti possano continuare a fornire delle valide plusvalenze.



Il mercato è realista, nonostante il recente rallentamento, le prospettive a lungo termine nei mercati emergenti sono ancora favorevoli. Il grafico sopra confronta i prezzi dei rendimenti dei mercati emergenti dell'indice MSCI, seguito dall'ETF, Emerging Fund iShares Market (EEM), quello dello S&P500 dell'ETF, S&P 500 (SPY), e i mercati ad eccezione di Stati Uniti e Canada, seguiti dall'iShares MSCI ETF EAFE (EFA).

I mercati emergenti hanno reso poco nel 2014, con un ritorno medio del -2,2%. Nel frattempo, lo S&P500 ha fornito solidi rendimenti del 12,4%. Gli stessi mercati emergenti, però, se li confrontiamo con una media globale dei mercati sviluppati, esclusi gli Stati Uniti e il Canada, questi hanno fornito una media negativa del 7,7%, quindi gli emergenti ne escono vincitori.

La Russia (RSX) vede la stagflazione alta accoppiato ad una crescita molto bassa o negativa. Il Brasile (EWZ) si sta dirigendo verso quella direzione. Questa stagflazione, con i timori di un rallentamento globale, ha messo il gatto tra i piccioni, per questo gli investitori sono preoccupati.

Tuttavia, sul lungo termine, i mercati emergenti hanno ancora il potenziale di crescere. le prospettive del Fondo Monetario Internazionale sono che la crescita del PIL salirà in alcune economie emergenti. Ad esempio, l'India (EPI) e Indonesia (IDX) potrebbero crescere di oltre il 6% entro il 2017. La crescita del PIL è uno dei principali fattori di dell'andamento dei prezzi delle azioni.

Tuttavia, fino ad allora, ci si aspetta molta volatilità nelle azioni dei mercati emergenti. Una classe di asset che può potenzialmente aiutare gli investitori ad approfittare delle opportunità a lungo termine nei mercati emergenti, mentre diminuendo a breve termine l'esposizione ai segmenti di mercato volatili sono gli ETF dei mercati emergenti ad alto dividendo. Qui ci sono tre ragioni per cui gli investitori dovrebbero prendere in considerazione questi ETF.

Lower Beta
Uno dei più grandi sell-off nei mercati emergenti negli ultimi anni ha avuto luogo nel 2012. Nel corso di tale sell-off, l'indice delle azioni dei mercati emergenti che fornivano elevati dividendi è è sceso del 12,5%, mentre l'indice delle azioni che fornivano bassi dividendo o nulla è sceso del 16 %. Ciò è coerente con i modelli storici dato che le azioni ad alto dividendo in entrambi i mercati emergenti e sviluppati in genere sono state meno volatile rispetto al resto del mercato, questo perchè ha attirato molti investitori.



Il grafico sopra confronta i rendimenti totali (rendimenti compresi i dividendi) dell'MSCI Emerging Markets Fund iShares (EEM), che segue l'azionariato dei paesi emergenti, con l'iShares MSCI Emerging Market Dividend Fund (DVYE), che investe in titoli che pagano alti dividendi nei mercati emergenti, dal 24 febbraio 2012, al primo giugno 2012. Questo periodo ha visto un massiccio sell-off nella maggior parte dei mercati mondiali, principalmente a causa della escalation della crisi del debito in Europa.

EEM è sceso del 17,0% del valore in quel periodo. D'altra parte il DVYE ha perso il 13,4%. Quest'ultimo è generalmente più stabile del precedente. Le azioni dei mercati non sono compatibili con la bassa propensione al rischio degli investitori a causa della loro elevata volatilità. Tuttavia, è possibile ridurre il rischio investendo in ETF dei mercati emergenti ad alto dividendo, come DVYE. Anche se i rendimenti possono non essere alti come quello che offre EEM, danno agli investitori una bassa propensione al rischio e la possibilità di accedere ai mercati emergenti. Basta ricordare che questo tipo di ETF sono meno volatili rispetto ai fondi dei mercati sviluppati.

Infatti, le azioni con alto dividendo dei mercati emergenti hanno un beta di circa lo 0,8. In altri termini, le azioni ad alto dividendo nei mercati emergenti in generale si muovono intorno allo 0,8% per ogni variazione dell'1% nell'universo globale dei mercati emergenti. In un contesto di mercato volatile, questa beta basso può contribuire ad attenuare il rovescio della medaglia.

Ma perché le azioni ad alto dividendo hanno un beta inferiore ? Perchè tendono ad essere più mature, imprese stabili concentrate nei settori meno volatili. Ad esempio, il Dow Jones Emerging Markets Select Dividend Index ha un pesante peso sulle telecomunicazioni e utilities elettriche, settori tradizionalmente a basso beta che tendono ad essere meno volatili rispetto al mercato più ampio. Al contrario, la più grande industria del più ampio MSCI Emerging Markets Index è il settore finanziario, uno dei settori più volatili negli ultimi anni.

Per concludere, le azioni ad alto dividendo nei mercati emergenti in generale sono scambiate con uno sconto significativo rispetto la maggior parte dei benchmark azionari globali. In realtà, queste società sono attualmente scambiate a meno di 10x rispetto gli utili, uno sconto del 50% dai mercati sviluppati. In breve, gli ETF dei mercati emergenti che offrono dividendi elevati sono un interessante equilibrio tra entrate e gestione del rischio.

lunedì 3 marzo 2014

Ucraina, Crimea sull'orlo della guerra. Cosa dobbiamo aspettarci dai mercati.

Diverse fonti sostengono che i militari Russi abbiano requisito edifici, compreso un deposito di munizioni, della base militare ucraina, presso l'aeroporto di Belbek. A causa di questa escalation militare, Francia e Gran Bretagna hanno deciso di sospendere la partecipazione alle riunioni in vista del G8 di Sochi. Una fonte dell'amministrazione Usa ha reso noto che le forze russe hanno il pieno controllo operativo della Crimea. Ed hanno spostato nella penisola di Crimea circa 6.000 militari delle forze aviotrasportate e di terra.

America vs Russia Questa crisi ucraina fa piombare i rapporti tra Washington e Mosca in un clima da guerra fredda, tipicamente anni 80. Il Presidente Barack Obama condanna l'intervento in Crimea parlando di violazione del diritto internazionale, mentre Vladimier Putin sottolinea di avere il diritto di proteggere i propri interessi in Ucraina. I due si sono anche parlati ieri, per 90 minuti, ma la tensione resta alle stelle. Un muro contro muro, da cui oggi non si vede via d'uscita. Le condanne sono giunte anche dai leader del G7. Anche oggi le truppe russe, le forze di autodifesa locali e persino i cosacchi hanno continuato ad occupare in Crimea obiettivi sensibili, scavato trincee e assediato alcune basi ucraine con tanto di ultimatum, per ora senza scontri e con un apparente consenso popolare diffuso in gran parte dell'Ucraina sud-orientale.

Il segretario di Stato Usa John Kerry ha quantificato il costo minacciato dal presidente Usa in caso di intervento militare: "La messa al bando dei visti, il congelamento dei beni, l'isolamento commerciale, con un ulteriore crollo della divisa russa", che oggi veniva cambiata già al record storico di 40 rubli per un dollaro (55 per un euro). E il boicottaggio del G8 russo previsto a Sochi all'inizio di giugno, con il rischio anche che Mosca sia cacciata fuori: il summit parte già dimezzato, con le defezioni dei lavori preparatori, oltre che degli Usa, anche di Francia, Gran Bretagna e Canada (che ha richiamato il proprio ambasciatore). L'unica a frenare in Europa è la Germania, che si dice scettica da una possibile esclusione di Mosca dal consesso degli Otto Grandi, mentre l'Italia si è appellata al Cremlino definendo "inaccettabile" la violazione della sovranità ucraina.

Un muro sempre più alto che Putin forse non si aspettava, mentre in varie capitali europee diverse centinaia di persone si sono radunate davanti alle ambasciate russe per protestare.

Manifestazioni contrapposte, intanto, si registrano oggi a Mosca, pro e contro l'invasione armata in Ucraina. Gli oppositori si sono mobilitati via internet su Vkontakte, il Facebook russo, e si sono dati appuntamento alle 13 ora locale (le 10 in Italia) davanti al ministero della Difesa, a due passi dal Cremlino. I sostenitori dell'invasione, invece, marceranno da piazza Pushkin a corso Sakharov: si tratta di organizzazioni patriottiche di giovani, studenti e veterani, compresa l'ala giovanile del partito putiniano Russia Unita. La partenza del corteo è prevista alle 17 ora locale (le 14 in Italia).

La risposta dei mercati è stata immediata. La crisi russo-ucraina e l'occupazione della Crimea da parte dell'esercito di Putin ha definito uno scenario di palese incertezza: il rublo è sceso in picchiata nei confronti di euro e dollaro.

La Banca di Russia ha annunciato un aumento dei tassi al 7% di 1,5 punti percentuale. Ma gli effetti sul rublo sono appena rilevabili, solo un recupero di pochi minuti. La moneta russa ha raggiunto quota 42,36 contro euro ma poi ha nuovamente perso terreno fino a quota 55. La Borsa di Mosca ha aperto in forte ribasso, il suo indice Micex ha perso il 5%, scendendo fino a 1372,34 punti, mentre l'altro indice, Rts, ha perso il 4,8%, collocandosi a quota 1206,33 punti. Le flessioni più consistenti sono state registrate per i titoli bancari: Vtb (- 9,5%) e Sberbank (- 9%) e a Gazprom (- 6,4%).

Borse europee in forte ribasso. Il Dax 30 cede oltre due punti percentuali. Va male anche il FTSE MIB di Piazza Affari che perde quasi due punti. Tra i singoli titoli forti vendite su Unicredit (-3%), la banca italiana più esposta in Ucraina. È infatti la crisi tra Mosca e Kiev a pesare sull'andamento dei mercati. Effetti anche sulle materie prime, con il petrolo ai massimi degli ultimi sei mesi e forti acquisti sui beni rifugio. Salgono i future sull'oro che si riporta vicino a 1.350 dollari l'oncia, i livelli più alti degli ultimi quattro mesi.

Importazioni ed esportazioni Questa crisi potrebbe avere profonde conseguenze sui prezzi pagati dagli importatori nordafricani del grano, con conseguente aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, che si aggiungerebbero alle turbolenze attuale in alcuni paesi del Nord Africa. Per quanto riguarda l'Europa, il problema si tradurrebbe in prezzi più elevati del gas dalla Russia, dato che la maggior parte del gas russo transita ancora attraverso l'Ucraina, ma allo stesso tempo, danneggerebbe le esportazioni e l'economia della Russia, l'Europa è il più grande operatore finanziario per molte delle società russe.



Per gli Stati Uniti, la situazione potrebbe giocargli a favore in quanto potrebbero cogliere l'occasione per sigillare i legami in materia di esportazioni di GNL in Europa (aziende come la statunitense Cheniere Energy (GNL) possono beneficiare di questo), e potrebbe anche cambiare la situazione geopolitica tra l'Africa e l'Europa. In breve, l'impatto economico e geopolitico è piuttosto enorme per il mondo intero se il problema ucraino attuale si dovesse aggravare ulteriormente.

Il futuro è incerto, il 30 Marzo ci sarà un referendum in Ucraina per chiedere l'annessione alla Russia, in base a quel referendum si saprà se il popolo vorrà riconnettersi alla Russia o no, un occasione per Putin perfetta per comandare il prezzo del gas e del petrolio verso l'Occidente.

mercoledì 26 febbraio 2014

Il Brasile è ancora una buona scommessa, ecco alcuni accorgimenti

Nel dicembre dello scorso anno, l'economia del Brasile ha registrato la peggiore performance trimestrale in quattro anni. L'economia si è ridotta dello 0,5% rispetto al terzo trimestre o dell'1,9% su base annua. Il mondo ha gli occhi puntati sul Brasile da molto tempo. Il 2014 è atteso non solo dai torcedores del prossimo mondiale brasiliano, ma anche da quelli che si chiedono se il paese ha finalmente raggiunto il futuro di cui hanno sempre sentito parlare.

Le sfide del Brasile

In crescita del 7,5% nel 2010, l'economia del paese era diventato una delle mete preferite per gli investimenti globali. Da allora le fortune del Brasile sono diminuite rapidamente a causa di diversi fattori. Questi includono sregolatezza fiscale, le strozzature infrastrutturali e l'eccessiva burocrazia. Ad esempio, lo Stato ha fissato massimali di prezzo sul carburante per frenare l'inflazione, questo, a sua volta, ha avuto un impatto negativo su Petroleo Brasileiro SA (PBR), di proprietà del governo brasiliano.

Tuttavia, la ripida inflazione continua ad essere il più grande dei mali del paese. Una serie di aumenti dei tassi dal mese di aprile dello scorso anno hanno ridotto il tasso di aumento dei prezzi fino al loro punto più basso annuale. Tuttavia, l'inflazione rimane significativamente più alta rispetto all'obiettivo ufficiale del 4,5%.

Secondo un sondaggio di economisti Reuters, l'economia del paese è cresciuta solo dello 0,3% nel quarto trimestre. Questo significa che il tasso di crescita complessiva per il 2013 è stato del 2,2%, principalmente a causa di un inizio promettente per l'anno. Tuttavia, la crescita dovrebbe scendere dell'1,8% nel 2014.

Cosa dice il governo ?

La scorsa settimana, il governatore della banca centrale del paese Alexandre Tombini, disse che le misure per frenare l'inflazione stanno dimostrando di essere efficaci. La banca centrale ha aumentato il tasso di rifinanziamento Selic di 50 punti base per la settima volta di fila a partire dallo scorso aprile. Tombini ha sostenuto che l'incremento complessivo di 3,25 punti percentuali ha ridotto l'inflazione in misura significativa.

Tombini ha detto di ritenere che l'economia crescerà del 2,3% nel 2014. Ha aggiunto che gli investimenti in infrastrutture in corso creati per i Mondiali di calcio e il salto del consumo interno durante l'evento aiuteranno l'economia. Già il consumismo. Quello promosso soprattutto dall’ex governo Lula, il quale adottò una politica economica anticiclica per affrontare la crisi mondiale iniziata nel 2008 negli Stati Uniti. Quell’anno il governo Lula finanziò il consumo per mantenere viva l’economia, ma anche per riscuotere tributi con cui avrebbe alimentato il Bndes, la banca pubblica di sviluppo, il motore dell’economia brasiliana.

La S&P, anni fa, osannava il miracolo economico dell’ex presidente Lula, ma ha poi attaccato l’equipe economica della Rousseff. Ne sa qualcosa il competente genovese Guido Mantega, il ministro dell’economia del governo Rousseff, la quale rispose sdegnosa al settimanale The Economist che le suggeriva di dimettere il ministro. Rousseff ha osato forse più di Lula nel condurre l’economia del Brasile. L’ex presidente nominò l’ex direttore mondiale del BankBoston, Henrique Meirelles, alla guida del Banco Central. Lula lo nominò a Washington, dopo avere incontrato il 10 dicembre del 2002 l’ex presidente Bush.

Ma ora c'è Guido Mantega come ministro delle Finanze, il quale ha rivelato che il nuovo obiettivo di un avanzo primario per il paese sarebbe l'1,9%. Il governo deve ridurre il budget previsto per l'anno di 18,5 miliardi dollari per raggiungere questo obiettivo.

Queste misure indicano la serietà dell'amministrazione per migliorare la situazione economica in una situazione d'urgenza. Di seguito vi presentiamo tre società brasiliane che continuano a mostrare una significativa forza.

Companhia de Saneamento Basico do Estado de Sao Paulo (SBS), nota anche come SABESP, offre servizi ambientali, igienico-sanitari in Brasile. Le attività primarie della società comprendono il trasporto, il trattamento e lo smaltimento delle acque reflue, nonchè la fornitura e il trattamento delle acque stess.

Il cash flow operativo netto è aumentato a 318.320 mila dollari o del 35,47% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. L'azienda ha inoltre superato il tasso di crescita dei flussi di cassa media del settore, ha registrato un utile significativo. La società ha dimostrato un modello positivo di crescita dell'utile per azione l'anno scorso. Nel corso dell'esercizio passato ha aumentato le sue stime di guadagnando a 1,37 dollari contro 0,96 dollari dell'anno precedente.



Embraer SA (ERJ) è una azienda brasiliana costruttrice di aeromobili. È la terza al mondo per forza-lavoro (dietro le giganti Boeing, Airbus) con quasi 17.000 dipendenti, dei quali il 94,7% vive e lavora in Brasile. L'Embraer è anche tra le top industries aeronautica per produzione di aerei di linea. Venne fondata il 19 agosto 1969 per un'iniziativa del governo brasiliano e poi privatizzata il 7 dicembre 1994. Le sue azioni sono quotate alla Borsa di San Paolo (52,8%) e alla Borsa di New York (47,2%).

Il cash flow operativo netto è aumentato significativamente dell'82,75% a 200 milioni rispetto al medesimo trimestre dello scorso anno. Inoltre, Embraer SA, ha notevolmente superato la crescita media del settore del flusso di cassa. Le entrate in calo sembrano aver abbassato le stime della società, riducendo gli utili per azione. La società, sulla base della variazione del risultato netto rispetto allo stesso trimestre di un anno fa, ha significativamente sottoperformato rispetto a quella dello S&P500 e l'industria aerospaziale e della difesa.



CPFL Energia S.A.. Si tratta di una società di servizi finanziari, le cui imprese forniscono ai consumatori,imprese, governi e istituzioni un'ampia gamma di prodotti e servizi finanziari, tra cui consumer banking , carte di credito , corporate e investment banking , negoziazione titoli e gestione patrimoniale. La società ha più di 200 milioni di conti clienti e fa affari in più di 160 paesi.

CPL ha sottoperformato rispetto alla media del settore del 3,6%. Le entrate in calo sembrano aver abbassato le stime per il 2014 della società, riducendo gli utili per azione. Il margine di profitto lordo è piuttosto bassa, attualmente al 21.74%. Indipendentemente dal basso margine di profitto il rapporto debito-equity è molto elevato, a 2.64, ed attualmente superiore alla media del settore. Anche se il rapporto debito-equity è debole, il quick ratio di CPL è forte dimostrando la capacità di gestire la liquidità a breve termine.



Nonostante il ritardo rispetto a Cina e India la crescita in questo momento del Brasile ha la capacità di riemergere rapidamente, pensando anche ai mondiali 2014 e alle olimpiadi 2016. Le azioni positive da parte del governo dovrebbe darci motivo di credere che il paese può farcela ad uscire dal periodo negativo, le società segnalate non sono un consiglio di acquisto, prima di fare qualsiasi aggiunta al portafoglio contattateci.

sabato 25 gennaio 2014

I fattori chiave della caduta dei mercati in questo periodo

Inutile dire che in questi giorni le borse di tutto il mondo stanno vivendo un momento infelice, certo dopo un 2013 straordinario c'era da aspettarsi una presa di profitto, un calo tecnico. Ma stiamo parlando solo di questo ? Prese di profitto e calo tecnico ? In questo articolo cercherò di spiegarvi cosa sta accadendo all'economia globale in queste settimane, sottolineando i punti chiave della discesa repentina e i possibili scenari.

I timori della produzione industriale cinese

Dopo il 50,5 di dicembre, l'indice Pmi sul settore manifatturiero cinese di gennaio si porta a 49,6, per la prima volta da sette mesi al di sotto della soglia chiave di 50 punti a segnale di contrazione. L'indebolimento dell'industria cinese grava soprattutto sul comparto materie prime. Ne e' un esempio la brasiliana Vale (VALE), che ha contribuito ai ripetuti cali del Bovespa. Dalla Corea del Sud arrivano i conti di Samsung, che nel quarto trimestre ha mancato le previsioni degli analisti.

La lettura preliminare di gennaio non si presenta incoraggiante per la dinamica della crescita, in un momento in cui Pechino è impegnata a contrastare l'elevato debito pubblico con interventi di politica monetaria e austerity fiscale volti a preservare il paese da eventuali rischi finanziari.

La Banca centrale di Pechino ha annunciato una nuova iniezione di liquidità nel sistema finanziario per 120 miliardi di yuan, circa 14,5 miliardi di euro. L'obiettivo della Banca, secondo gli analisti, è evitare un potenziale rischio di penuria di liquidità nel sistema a ridosso delle festività del nuovo anno lunare che si celebrano a fine gennaio.

Produzione industriale cinese nel 2013 e nel 2014

Argentina verso crisi della valuta

Il tasso di cambio tra il peso argentino e il dollaro americano ha oltrepassato la soglia di 7:1, ma sul mercato nero sfiora ormai 12. Ad accelerare la crisi del peso c’è l’inflazione fuori controllo, che a dicembre si sarebbe attestata al 28,4%, secondo gli istituti indipendenti, mentre il governo continua a stimarla intorno all’11%. Il timore di default in un Paese che già ne ha vissuti una mezza dozzina nel corso della sua storia ha spinto chiunque avesse in mano dei pesos a liberarsene, costringendo la banca centrale ad intervenire per evitare una eccessiva svalutazione del cambio. Con il tempo ciò è diventato progressivamente più costoso: per acquistare i pesos che venivano svenduti la BCRA è arrivata a spendere un miliardo di dollari al mese, facendo crollare le riserve valutarie al minimo degli ultimi sette anni, sotto i trenta miliardi di dollari, in tracollo del 30 per cento in un anno.

Da lunedì, i risparmiatori potranno finalmente comprare dollari e la tassa sarà abbassata al 20%. Una misura arrivata dopo la fine degli interventi della banca centrale a favore del peso argentino, che rischiavano di prosciugare le riserve di valuta estera, e il conseguente crollo della valuta.

Crisi mercati emergenti e crollo delle valute

Da inizio 2014 l'indice MSCI Emerging Markets, paniere di riferimento dei mercati in via di Sviluppo, ha perso il 5,1%. In un'intervista a Bloomberg John-Paul Smith, strategist sul mercato azionario dei paesi emergenti presso Deutsche Bank a Londra:
Potremmo essere sul punto di ingresso in una fase critica. Tutti quegli elementi di vulnerabilità che si sono manifestati negli ultimi tre anni stanno iniziando a minare la fiducia degli investitori, con un impatto sull'azionario in generale e sulle borse emergenti in particolare
La minaccia del tapering della Fed ha provocato una fuga di capitali dall'azionario dei paesi emergenti superiore a 940 miliardi, dallo scorso maggio. E l'indice di Bloomberg che monitora l'andamento di 20 valute emergenti è sceso nelle ultime ore al minimo dall'aprile del 2009, scivolando del 9,5% negli ultimi 12 mesi, al tasso più sostenuto da quando ha perso il 15% nel 2008.

Il tapering e gli earnings negli Stati Uniti

Ricomincia il gioco della Fed, il tapering si fa o no si fa ? Saremo tutti occupati a preoccuparcene la prossima settimana in attesa di sapere se i banchieri centrali decideranno se continuare il ridimensionamento delle loro politiche di denaro di lunga durata.

Intanto la stagione degli utili continua anche con Apple (AAPL), Facebook (FB) e Amazon.com (AMZN) relazioni trimestrali importanti che definiranno il quadro tecnologico del 2013. Apple, la più grande azienda tecnologica al mondo, riporterà le trimestrali dopo che i mercati saranno chiusi Lunedi, Facebook Mercoledì e Giovedi Amazon.

La politica di impostazione del FOMC inizierà Martedì annunciando alle 14:00 di Mercoledì se il loro programma di acquisto di obbligazioni si assottiglierà o continuerà fino a quando l'economia non si sarà ripresa con macro migliori. Nel mese di dicembre la Fed ha annunciato di voler iniziare a ridurre i suoi acquisti di obbligazioni mensili di buoni del Tesoro e titoli garantiti da ipoteca di 10 miliardi al mese a partire da gennaio Al momento, il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha spiegato che il piano era quello di continuare a tagliare il programma di 10 miliardi al mese fino a quando il programma sarebbe scaduto alla fine del 2014.

Bernanke ha sottolineato che nulla è stato scritto nella pietra, che il tapering poteva essere fermato e ha sottolineato che è a discrezione della Fed e dipende dai dati economici più recenti. Ebbene, i dati economici più recenti non sono stati fantastici. Il rapporto sul mercato del lavoro di Dicembre, pubblicato all'inizio di questo mese, è stato decisamente debole (74.000 posti di lavoro, ben al di sotto del previsto di 196.000 ), portando alla speculazione che la Fed potrebbe tenersi fuori per un mese sul prossimo turno di tapering.

Ultimo ma non per questo meno importante, la lettura del PIL degli Stati Uniti Giovedi.

martedì 8 ottobre 2013

I mercati emergenti potrebbero riavere il loro buy-appeal

Dopo un decennio di forte crescita e di una rapida ripresa dopo il crollo della banca d'investimento statunitense Lehman Brothers, i mercati emergenti stanno vedendo un rallentamento della crescita. La loro crescita media è ora dell'1,5% in meno rispetto al 2010 e 2011. Questo è un fenomeno molto diffuso: la crescita ha rallentato in tre su quattro mercati emergenti. Quota è assai elevata, in passato tali rallentamenti, erano presenti e persistenti solo durante crisi acute globali.

Grafico dell'andamento dei mercati emergenti negli ultimi 10 anni

La nostra analisi attribuisce il rallentamento in parte a forze cicliche, inclusa una domanda esterna più debole e in parte alla strozzature strutturali, ad esempio nel settore delle infrastrutture, i mercati del lavoro e del settore energetico. Questo è successo a dispetto di politiche di sostegno nazionali macroeconomiche, condizioni favorevoli del commercio e di finanziamento facil, che solo di recente ha cominciato a dare peso alla nostra tesi. Tuttavia, una parte non banale del rallentamento rimane inspiegabile, suggerendo che altri fattori dei mercati emergenti siano in gioco.

Crescita del PIL reale dei mercati emergenti negli ultimi dua anni, grafico

La crescita è destinata a perdurare nel tempo ?

L'attuale rallentamento solleva la questione se i mercati emergenti possano rimbalzare e tornare ai tassi di crescita osservati negli ultimi dieci annni o se ci siano le prospettive. La forte domanda esterna e lo sviluppo di forniture hanno portato una maggiore crescita attraverso il commercio e la specializzazione nel 2000. Le prudenti politiche hanno ripagato con 10 anni di grande crescita. I paesi hanno gestito le loro economie nei "bei tempi" avendo più potenza di fuoco per far fronte alla crisi finanziaria globale. Al contrario, le economie con grandi squilibri esterni e finanziari, tra cui gran parte dell'Europa emergente, stanno attraversando un processo di riduzione dolorosa della leva finanziaria e hanno sperimentato una ripresa più lunga dal 2008.

Se questo rallentamento è di lunga durata dipende da quanto è considerato strutturale - gergo usato dagli economisti per riflettere sui cambiamenti fondamentali nel potenziale di crescita di un'economia. Ma il potenziale di crescita è una metrica non osservabile. Tenendo conto del fatto che il finanziamento a buon mercato e l'aumento dei prezzi delle materie prime negli ultimi dieci anni hanno sollevato gli investimenti e la crescita in molte economie, e il fatto che tali vendi favorevoli stiano svanendo, si stima che la crescita "potenziale " del mercato emergente sia rivisto rivista al ribasso. Le previsioni dell'FMI per la crescita dei prossimi cinque anni saranno in calo di 0,7 punti percentuali rispetto a ottobre 2012.

Questo significa che i politici dei mercati emergenti hanno bisogno di riconoscere che cresceranno a tassi inferiori rispetto al passato. In caso contrario rischiano di stimolare le loro economie e generare squilibri che torneranno a perseguitarli. Ma ci sono cose che si possono fare per generare una maggiore crescita sostenibile.

Ridare enfasi alle vecchie sfide

Questa discussione assume ulteriore significato quando prendiamo in considerazione l'inasprimento imminente dei tassi di interesse globali. In seguito all'annuncio della Fed, alcuni mercati emergenti hanno registrato grandi e dirompenti deflussi di capitale. I mercati emergenti più vulnerabili, quelli con deficit più elevati e in crescita, e con inflazione elevata, hanno visto un deprezzamento del tasso di cambio. Le politiche saranno fondamentali nel prossimo futuro, in quanto gli investitori sapranno sempre più distinguere i paesi dei mercati emergenti in base ai loro quadri politici e la salute dei loro bilanci.

Come possono i mercati emergenti ottenere di nuovo il loro buy-appeal ? Col rischio di ribadire ciò che può sembrare "banale", i paesi avranno bisogno di individuare le giuste riforme per eliminare i colli di bottiglia che possano alimentare un aumentano della produttività e spostare le loro economie verso una crescita maggiore. Questo significa affrontare le persistenti barriere alla crescita sul lungo termine, spingendo sugli investimenti nelle infrastrutture e il miglioramento del clima aziendale.

La posta in gioco è alta e la necessità di un'azione politica decisa è immediata, dato che il tempo necessario per attuare determinate misure strutturali è sempre più scarso. Il rimbalzo dei mercati emergenti non sarà veloce o facile, per questo motivo i politici dovranno iniziare presto se vogliono evitare il rischio di perdere un decennio.