mercoledì 29 novembre 2017

Alcune ottime azioni da acquistare dopo la caduta

Lo S&P500 sta avendo il suo terzo miglior anno nell’ultimo decennio, il che è sorprendente se pensi che entreremo nel decimo anno del mercato rialzista a marzo. È una grande indicazione che la crisi finanziaria del 2008 è chiaramente nello specchietto retrovisore, rendendo molto difficile trovare titoli a buon mercato da acquistare.

Con lo S&P500 in crescita del 16% da inizio anno è sempre più difficile trovare azioni interessanti, come per esempio General Electric – in calo del 42% in un anno. Il nuovo CEO di GE, John Flannery, ha ottenuto il suo incarico e comincerà nel 2018. L’amministratore delegato dice che si concentrerà su assistenza sanitaria, aviazione ed energia per far uscire il conglomerato industriale dall’abitudinarietà pluriennale che sta vivendo. Il piano è abbastanza buono da indurmi a nominare GE una dei miei titoli da acquistare dopo la caduta.

Di seguito ci sono alcune società che ho esaminato personalmente, confrontandomi anche con analisti di alcune società importanti come JPM, Craig Ellis e altre. Queste società sono crollate e tutte hanno in comune un denominatore, sono in fase di cambiamento. Secondo il mio punto di vista, sono delle ottime occasioni per i prossimi anni.

Foot Locker (FL)
Foot Locker è un rivenditore di scarpe e abbigliamento per atleti, opera principalmente tramite i suoi 3.369 negozi negli Stati Uniti, Canada, Europa, Australia e Nuova Zelanda. I suoi negozi offrono prodotti di per prestazioni atletiche, prodotti principalmente per atletica. Le sue categorie di prodotto includono calzature, abbigliamento e accessori, oltre un assortimento di strumenti per atleti. I principali clienti sono giovani che cercano stili di moda con ispirazione street.

Sembra solo ieri che Ken Hicks, ex CEO di Foot Locker stava parlando del turnaround che aveva eseguito con successo nel corso di tre anni tra il 2009 e il 2012. Il titolo nel suo periodo è salito del 341%, con vendite alle stelle e sempre ottime trimestrali. Poi il calo, drastico nel 2017, -61%, portando il prezzo dell’azione proprio ai livelli quando Hicks lasciò l’azienda. Il nuovo CEO, Dick Johnson, non ha potuto dire le stesse cose, ma si è trovato di fronte una nave che perdeva acqua, con terribili situazioni, tagli da eseguire e la conseguente caduta del titolo, sono sicuro però che il nuovo CEO riuscirà nell’intento di riportare la società ad antichi fasti.

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Advance Auto Parts (AAP)
Advance Auto Parts è un rivenditore del settore automobilistico di ricambi non originali, accessori, batterie e componenti per la manutenzione che opera principalmente all’interno degli Stati Uniti. I negozi della società hanno una linea di prodotti per auto, furgoni, SUV e autocarri leggeri.

La società, attraverso i suoi 5200 negozi sta vivendo un anno difficile. Le sue azioni infatti sono scese di quasi il 47%, con solo cinque settimane rimanenti nell’anno. La storia della compagnia ha preso una piega interessante però lo scorso 14 novembre, quando ha annunciato guadagni del terzo trimestre che hanno battuto le stime degli analisti di 22 centesimi, inviando il titolo sul del 16% in una giornata di trading.

Ora, non corriamo troppo. I guadagni per azione della società di $1,43 erano ancora 30 centesimi in meno rispetto allo scorso anno, ma è un inizio. Guardando le prospettive della compagnia per il 2017, si prevede che generino un minimo di $300 milioni di flusso di cassa per l’intero l’anno, non alto come i $600 milioni di flusso di cassa del 2011. Ma comunque un dato positivo.

Basta osservare le metriche di valutazione per sapere che il titolo è più economico di quanto non sia stato negli ultimi cinque anni. Con un debito a lungo termine di $1 miliardo o il 15% della sua capitalizzazione di mercato e un solido bilancio.

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Ulta Beauty (ULTA)
Ulta Salon Cosmetics and Fragrance gestisce negozi specializzati al dettaglio che vendono prodotti cosmetici, profumi, cura dei capelli e della pelle e relativi accessori/servizi. I negozi sono inoltre dotati di saloni. A partire dal 1 Gennaio 2017, la società ha operato in 974 negozi in 48 stati. Opera a servizio completo in tutti i saloni dei suoi negozi.

Il crollo di ULTA è scattato a giugno, causando il calo del titolo sotto i $300. La discesa è durata fino ad un -40%. Abbiamo massima fiducia nel CEO Mary Dillon – uno dei 20 migliori imprenditori della rivista Fortune del 2017. Non è mai facile assumere un gigante del settore come Sephora, ma è esattamente ciò che stanno facendo Dillon e la compagnia, con grande successo, potrei aggiungere.

Gli investitori sono scettici sul fatto che Ulta possa continuare a crescere al ritmo attuale – nel secondo la crescita delle vendite per negozio (ROI) è stato del +11,7%, dopo un guadagno del +14,4% nel secondo trimestre 2016 – ma la società non ha esplorato l’espansione internazionale in posti come il Canada dove l’unica vera concorrenza è Sephora e Shoppers Drug Mart.

L’azienda sta anche cercando di catturare una fetta più grande di cosmetici più costosi; i grandi magazzini continueranno a perdere quote di mercato rispetto Ulta. Dal punto di vista della valutazione, ULTA è più economica di quanto non sia stata negli ultimi cinque anni e questo sta è davvero interessante in un periodo di mercato toro.

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lunedì 20 novembre 2017

Domino Solutions: Leonardo conviene anche a questi prezzi?

Leonardo (LDO.MI) è un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%. Leonardo-Finmeccanica è il nome con cui si è identificata Finmeccanica a partire da aprile 2016. L’azienda ha successivamente modificato la sua denominazione sociale in Leonardo S.p.A. dal 1º gennaio 2017, a seguito dell’approvazione del cambio di denominazione sociale da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda, avvenuta nell’aprile 2016.

Nel 1948 l’IRI costituisce la Società Finanziaria Meccanica Finmeccanica per gestire le partecipazioni nell’industria meccanica e cantieristica acquisite dall’IRI nei primi quindici anni di vita. Tra le aziende acquisite figurano nomi illustri, quali Ansaldo, San Giorgio, Alfa Romeo, Navalmeccanica, Sant’Eustacchio. Nel 1959 l’IRI costituisce la Fincantieri nella quale confluiscono le aziende cantieristiche scorporate da Finmeccanica.

Il taglio delle stime fanno crollare il prezzo

Nel terzo trimestre 2017 il gruppo ha registrato ordini pari a 2.84 milioni, in crescita del 9,4% su base annua. I ricavi sono aumentati dell’1,4% a 2.658 milioni, cui però è corrisposta una netta flessione della redditività soprattutto a causa delle difficoltà nel settore degli elicotteri. L’Ebita è diminuito del 19,3% a 221 milioni, con una marginalità all’8,3% (-210 basis points), mentre l’Ebit è sceso del 26,3% a 171 milioni, con un ros al 6,4% (-240 basis points).

Il risultato netto ordinario è crollato del 45,5% a 78 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto, rispetto al 30 giugno 2017, è aumentato di circa 420 milioni a 4 miliardi dopo un free operating cash flow negativo per 441 milioni. Pertanto il management ha rivisto al ribasso la guidance 2017, prevedendo ora ricavi per circa 11,5-12 miliardi (da circa 12 miliardi), un Ebita di 1,05-1,1 miliardi (da 1,25-1,3 miliardi), un free cash operating cash flow pari a 500-600 milioni e un indebitamento netto di circa 2,5 miliardi.

taglia outlook 2017 dopo i conti del 3q e affonda in borsa

Conviene acquistare le azioni?

In borsa il crollo di un titolo non può durare sempre, è al pari vero che la quotazione Leonardo sta attraversando una fase delicatissima. La prima di Ottava, infatti, si è chiusa con il prezzo delle azioni Leonardo ai minimi da un anno e anche su Borsa Italiana oggi la quotazione dell’ex Finmeccanica sta segnando un calo vicino un supporto davvero importante, i 10 Euro. Il prezzo delle azioni della società di Profumo è sceso a 10,07 euro portando la performance mensile su un rosso del 35%.

Con una mossa a sorpresa però, gli esperti di Banca Akros hanno rivisto al rialzo il rating su Leonardo. Gli analisti hanno portato la loro raccomandazione sull’ex Finmeccanica a buy con target price a 14,25 euro. Per Banca Akros, quindi, le azioni Leonardo sono da comprare poiché molto presto le quotazioni del titolo potrebbero risalire e recuperare i recenti forti cali.

Una presa di posizione come quella di Banca Akros non rappresenta una nuvola a ciel sereno. Molto spesso, infatti, quando un titolo è nel pieno di una ondata ribassista, arriva sempre il report dell’analista ottimista di turno che invita a comprare semplicemente perchè il calo della società non può durare in eterno.

Noi continuiamo a pensare che il titolo scenderà, i futures, i cfd e gli strumenti short sono ancora troppo forti, se poi aggiungiamo un periodo di mercato non idilliaco, il calo è servito. Attendiamo la rottura dei 10 Euro per vedere se possa raggiungere gli 8.

Il futuro dell’azienda

Se il piano industriale dell’ex amministratore delegato è stato accolto con favore da analisti dell’Istituto Affari Internazionali, perché concentrava le attività core in una unica impresa più competitiva con una catena decisionale corta e accentrata al vertice, e i risultati sono stati salutati favorevolmente dai sindacati confederali, una forte critica era arrivata dal sindacato di base che ha denunciato la mancanza di una visione industriale, il processo accentratore dell’organizzazione del lavoro che ha provocato malfunzionamenti nel sistema della ex holding, il disinvestimento nei programmi civili per concentrarsi su quelli militari, e non da ultimo l’aver calcolato a bilancio l’intero importo della commessa EFA per il Kuwait non ancora interamente ricevuto.

Intanto in Spagna arriva il primo contratto per Thales Alenia Space nel segmento dei lanciatori. La joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%) ha sottoscritto un contratto con ArianeGroup, primo contraente per Ariane 6, per la progettazione, lo sviluppo, la qualifica e la produzione del trasmettitore telemetrico del nuovo lanciatore europeo.

Il trasmettitore telemetrico è responsabile della trasmissione a terra dei dati generati dal lanciatore per l’intera missione di lancio. Con questa mossa la società, dopo trent’anni di attività nel settore spaziale, partecipando alla messa in orbita di più di 400 satelliti, sonde e veicoli spaziali, mira ad espandere il proprio portafoglio prodotti in Spagna nel campo delle comunicazioni spaziali attraverso equipaggiamenti di nuova generazione.

lunedì 13 novembre 2017

Brexit, Theresa May tra due fuochi, arriva la sfiducia dai conservatori

Tutto è cominciato qualche settimana fa, alcuni conservatori in varie conferenze avevamo paventato l’idea di sfiduciare la May perchè “troppo morbida” sulla questione Brexit. Questo fine settimana è arrivato il colpo di grazie, oggi infatti, un gruppo di conservatori, membri del parlamento hanno accettato di firmare una lettera di sfiducia su Theresa May, primo ministro britannico.

Sul fronte valutario è soprattutto la sterlina a guadagnare la scena, segnando nuovi cali rispetto alle valute principali sulla scia della fase di debolezza che sta colpendo il governo di Theresa May, sotto attacchi per una serie di scandali legati a presunte molestie sessuali. Una relazione del The Sunday Times ha dichiarato che 40 deputati hanno accettato di firmare la lettera di sfiducia a causa di preoccupazioni riguardanti la gestione della Brexit di Mrs May.

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Geoff Yu, capo dell’Ufficio investimenti britannico presso la UBS Wealth Management, ha dichiarato che la sterlina è “probabilmente un’indicazione che esiste un accordo UE-UK, ma naturalmente un cambiamento improvviso nella traiettoria nel Regno Unito potrebbe politicamente deragliare tutto”. Probabilmente i conservatori non sono d’accordo con gli accordi presi dalla May con l’Unione Europa.

Quali saranno le ricadute economiche dell’addio inglese?

È certamente la domanda cui è più difficile rispondere. Il previsto declino dell’economia britannica è stato ad esempio finora compensato dal calo del valore della sterlina, che ha reso possibile una crescita del tasso di sviluppo economico. Più probabile invece che si avveri la previsione sulla decadenza di Londra come principale piazza finanziaria europea. Simbolica dell’attesa fuga dalla City è la scelta dei celebri Lloyd’s di aprire la loro prima sede Oltremanica. Altre piazze finanziarie, tra cui Milano, aspirano a trarre vantaggio dalla crisi della City. Per ora si contano quasi 20.000 persona licenziate al mese sotto i colpi di corporation che preferiscono sedi europee come Milano, Francoforte e Lussemburgo.

Sintomatica poi la scelta della sede dell’EMA, la società che regola i farmaci da vendere in Europa, tuttora con sede a Londra, con l’uscita dell’Inghilterra la sede dovrà essere spostata, è probabile a Milano nel nuovo Pirellone, questo sarebbe l’ennesimo duro colpo alla Gran Bretagna. l’EMA sarebbe il fulcro della farmacologia europea con un indotto immenso, Milano è pronta.

Il futuro della Sterlina

Il FTSE 100 di Londra, dal giorno della scelta degli inglesi di uscire dall’Europa, ha guadagnato il 25%, aiutato dalla libbra più debole, che ha reso le esportazioni del Regno Unito più competitive abbattendo i guadagni effettuati in valuta estera grazie al calo della sterlina. Lo stratega di cambio di Scotiabank, Qi Gao, ha collegato il movimento della moneta alla “crescente minaccia alla leadership di Theresa May”.

Se i dati macroeconomici non hanno ancora scontato l’evento Brexit – che d’altra parte non si è verificato – e la Borsa di Londra si è comportata positivamente, finora il conto della prospettiva di divorzio tra Londra e Bruxelles è stato pagato dalla sterlina (con i riflessi annessi e connessi sull’inflazione). Soltanto la lira turca, sulla soglia della guerra civile, ha performato peggio del pound.

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L’attivazione dell’Articolo 50 non giunge certo inattesa per i mercati. Nondimeno, crediamo che potrebbe causare una lieve perturbazione perché gli investitori torneranno a concentrarsi sulla realtà della Brexit e sulle implicazioni, la sterlina potrebbe indebolirsi ancora, con implicazioni sulle obbligazioni e sui prestiti denominati nella valuta britannica. Quel che sembra certo è che per i prossimi due anni di negoziati la volatilità farà da padrona.

Oltre che sulla moneta, in futuro rischia di ribaltarsi su tutta la struttura produttiva britannica: un recente studio del Ceps per il Parlamento europeo dice che l’uscita del Regno Unito dall’Unione significherebbe un punto di Pil in meno all’anno, mentre i 27 dell’Unione rischiano complessivamente mezzo punto spalmato su due anni.

L’Unione europea sta preparando dei piani da attuare in caso di fallimento dei negoziati sulla Brexit e di un’uscita del Regno dalla Ue senza accordo. Lo ha rivelato il capo negoziatore europeo Michel Barnier in un’intervista al francese Journal du Dimanche. Barnier ha sottolineato che l’opzione in questione non è certamente la sua preferita ma “è una possibilità” per la quale ci si deve preparare per tempo.