martedì 18 dicembre 2018

Vendere le azioni in portafoglio, gli errori comuni da evitare

Sapere quando vendere azioni è la chiave del successo finanziario. Scopri i motivi per cui dovresti vendere - e come evitare di perdere la crescita degli investimenti. L'acquisto al giusto prezzo è vitale. Il rendimento finale che si otterrà da qualsiasi investimento è determinato in primo luogo dal prezzo di acquisto. In un certo senso, si può sostenere che un guadagno o una perdita sono fatti al momento dell'acquisto; semplicemente non lo sai finché non vendi. Mentre questa teoria è profondamente radicata in solidi principi fondamentali di investimento, la vendita è un collegamento vitale.

Molti investitori prendono decisioni di vendita esclusivamente sulla base di movimenti di prezzo. Ma un titolo azionario che ha perso valore può ancora essere un investimento perfettamente ragionevole da mantenere in portafoglio. Viceversa, la vendita di un titolo, che è aumentato e ha generato un profitto, potrebbe essere logico nel caso in cui abbia raggiunto un obiettivo di prezzo o sia cresciuto in maniera sproporzionata.

Ma quali sono i motivi per cui erroneamente vendiamo un titolo o magari erroneamente l'abbiamo acquistato?

1) Controlla le tue emozioni
Ci sono buone ragioni per vendere azioni e cattive ragioni per farlo. Le cattive prestazioni rispetto i competitor, la leadership irresponsabile che prende spesso cattive decisioni, possono tutte far parte di una lista di buone ragioni. Forse hai deciso che il tuo denaro andrebbe investito altrove, o stai raccogliendo perdite per compensare i guadagni per i quali dovrai pagare le tasse sul reddito.



Le cattive ragioni in genere comportano una reazione istintiva alle fluttuazioni del mercato a breve termine o alle notizie una tantum. Liberarti dalle tue posizioni quando le cose si fanno pesanti bloccano solo le perdite, che è l'opposto di quello che vuoi. (Conosci il detto: compra in basso, vendi in alto). Prima di vendere un titolo, ripassa il tuo ragionamento per assicurarti di non cedere ad una risposta emotiva di cui poi potresti pentirti.

2) Vendere troppo presto
Un errore comune che gli investitori fanno nel mercato azionario è quello di vendere troppo presto un titolo vincente. Come definire il troppo presto? Gli studi dimostrano che gli investitori hanno maggiori probabilità di vendere un titolo quando ha un profitto e meno probabilità di vendere un titolo quando lo possiedono in perdita.

Sembra che le persone abbiano maggiori probabilità di ottenere un piccolo guadagno, piuttosto che vendere in perdita, il che conferma l'errore dell'investitore che chiude la porta ad un possibile rimbalzo. Molti investitori hanno una forte, seppur subconscia, paura di trasformare una perdita "nominale" in una perdita "reale". Quindi quando è il momento giusto per vendere un titolo vincente? Alcuni consiglierebbero di non vendere mai azioni vincenti, mentre altri avvertono che la vendita dovrebbe essere un processo deliberato proprio come l'acquisto.

Se i fondamentali della società, come vendite, debito e flusso di cassa mostrano segnali positivi ma i mercati scendono, potrebbe significare che qualcosa è cambiato e i mercati influenzeranno negativamente il prezzo del tuo titolo vincente. Non date retta al mercato che si lascia prendere dal panico per un calo delle entrate, siate pronto a scaricare il titolo se i suoi fondamentali sono sotto stress, ma preparatevi ad accumulare nel caso di un rimbalzo e soprattutto non temete di mantenere le posizioni nel caso in cui i vostri titoli, siamo solidi. I titoli solidi scendono come il mercato, ma sono anche i primi a riprendersi al termine del panico.

3) Il terribile investimento
Hai fatto un investimento terribile che è costantemente sottoperformante. Questo punto è in gran parte discutibile se si investe in un portafoglio di large cap solido, poiché questo riflette l'intera performance del mercato. Se sta andando giù, significa che l'intero mercato è in calo.

Se credi che il mercato si riprenderà (come fa sempre), ciò significa che i titoli sono in vendita a prezzi più bassi rispetto a prima, il che significa non solo che non devi vendere, ma devi continuare ad investire e raccogliere azioni ad un prezzo più conveniente. In una situazione di mercato attuale la prima cosa che ti verrebbe in mente è Questo è un brutto affare. Ho bisogno di venderlo prima di perdere ulteriormente!

Rallenta. Invece di dare di matto e vendere le tue azioni più velocemente di quanto tu possa urlare, Vendo! Analizziamo il contesto. Guardando attentamente il mercato, notiamo che quasi tutti i settori sono in declino. Non è il tuo investimento in particolare. Stanno scendendo tutti. Ora, questo solleva domande sul futuro, ma ti fornisce anche un contesto per spiegare la profonda discesa dei tuoi titoli. Solo perché stanno precipitando, non significa che dovresti venderli immediatamente.

Se pensi che l'industria o gli investimenti stiano semplicemente attraversando una crisi ciclica, aggrappati all'investimento e continua a mantenerlo in portafoglio, si creeranno ulteriori spazi di accumulo a prezzo più bassi. Se, tuttavia, ritieni che l'industria non si riprenderà, allora sarebbe logico chiudere gli investimenti anche in perdita.

4) Vendere sulle notizie
Essere legato alle notizie e ossessionato da ogni piccolo blip può causare la miopia nell'investitore buy-and-hold più lungimirante. Questi alti e bassi giornalieri - confezionati ad hoc - sono buoni per i rating ma negativi per i rendimenti degli investitori. La tentazione di prendere decisioni istintive è un segno che è ora di staccare la spina e lasciare la borsa, questo ambiente non fa per voi.



È meglio controllare i titoli trimestralmente, che è anche la frequenza con cui le società quotate pubblicano lo stato delle loro attività. Nel frattempo, se la tua azienda è attaccata dai media, valuta con calma come le notizie mettono in discussione la tua tesi di investimento originale e/o minaccia le prospettive a lungo termine dell'azienda. Hai bisogno di un aggiornamento? Rivisita l'investimento iniziale che hai creato. Quindi ringrazia te stesso per aver dedicato del tempo alla ricerca completa dei tuoi acquisti.

Il miglior investimento che puoi fare
La tua situazione finanziaria è unica per te. Ecco perché non esiste una soluzione valida su quando vendere i tuoi titoli. Sono i tuoi soldi - e spetta a te decidere alla fine della giornata. Ma può essere fonte di confusione se sei nuovo in questo mondo e non hai idea di come farlo. Ecco perché ci siano noi.

Domino Solutions analizza i fondamentali di tutti i titoli in portafoglio, della situazione macroeconomica ed è in contatto con la sezione investors delle società, prendiamo decisioni tutti i giorni su tutti i titoli. Con la nostra guida, sarai sulla buona strada per cominciare a vivere una vita economica serena. E non hai bisogno di schemi fantastici, catene di Sant'Antonio o altre diavolerie su come diventare ricco in 3 ore. Tutto ciò di cui hai bisogno è la determinazione e i giusti sistemi messi in atto per aiutarti a ottenere il massimo dalla tua situazione finanziaria e non avere preoccupazioni, anche nella situazione di mercato attuale.

Stay tuned.

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martedì 11 dicembre 2018

La guerra Cina vs USA mette a rischio l'espansione del ciclo economico

I mercati azionari stanno vivendo un periodo incerto, è sotto gli occhi di tutti, le ragioni sono molteplici, guerra commerciale Cina-Usa, Brexit e rallentamento economico in vista, ma davvero il ciclo economico espansivo, iniziato dopo la crisi dei subprime nel 2008, è giunto al termine? La domanda che più spesso mi pongono i clienti è: quanto durerà il periodo di crescita? Non importa se ci stiamo avvicinando alla fine del ciclo o siamo alla fine. Ciò che è chiaro, è che siamo molto più vicini alla fine rispetto all'inizio. Ciò pone una sfida per gli investitori: dove investire la liquidità?

Noi trattiamo azioni, il PIL non sorprende, i profitti societari migliorati e l'aumento dei prezzi azionari si muovono in maniera sincrona. Ma, a fine ciclo, gli investitori non vedono l'ora di chiudere le posizioni di guadagno e diventano nervosi. Quindi la prudenza è il fattore dominante. Aumentare l'esposizione su capitalizzazione alte e aziende con fondamentali solidi, anche in periodi negativi di mercato, ci sono settori che non perdono.

Cercare la qualità, solidi dati finanziari e buoni dividendi in cui hai un alto grado di fiducia che verranno pagati. Noioso e vecchio stile? Forse, ma se ci saranno delle oscillazioni la qualità vincerà sempre perchè è la più richiesta. Cerchiamo di analizzare il motivo principale di questo periodo nervoso, correttivo, volatile, scegliete voi il termine, alla fine il risultato è lo stesso, i mercati stanno scendendo.

La guerra commerciale Cina vs USA

Il Trade Representative statunitense Robert Lighthizer ha riferito domenica che considera il 1° marzo "una dura scadenza" per raggiungere un accordo sul commercio con la Cina e che le nuove tariffe saranno imposte diversamente. Il ministero del commercio cinese ha risposto in una breve dichiarazione che entrambe le parti si sono scambiate opinioni sul raggiungimento di un accordo durante il G20, stanno spingendo per un secondo incontro per attuare la prossima fase delle consultazioni economiche e commerciali. Il caso dell'arresto di Meng Wanzhou, figlia del fondatore Huawei ha complicato non poco le trattative.



I mercati globali sono nervosi, lo scontro crescente tra le due maggiori potenze economiche del mondo, rispetto all'enorme surplus commerciale della Cina con gli Stati Uniti e le accuse di Washington sul fatto che Pechino stia rubando proprietà intellettuali e tecnologiche, sembrano passi indietro dalla famosa telefonata tra i due leader avvenuta appena 10 giorni fa.

Ma alla fine, cosa vuole Trump per chiudere la faccenda in maniera positiva?

Proprietà intellettuale
La Cina ha ufficialmente negato di costringere le compagnie straniere a consegnare la tecnologia come condizione per fare affari nel paese - una denuncia di lunga data da parte degli Stati Uniti e di altri paesi. L'America è convinta che ci sia un furto di proprietà intellettuale e pretende la fine di queste minacce.

La protezione degli IP
Già nel 2012, il generale Keith Alexander, che all'epoca era impegnato nello sforzo americano contro la guerra informatica, descrisse il furto degli IP americani da parte delle compagnie cinesi come il più grande trasferimento di ricchezza nella storia. La riforma dell'IP è in cantiere da anni e nel 2019 si prevede qualche aggiornamento. Resta da vedere se questo sia sufficiente per soddisfare i negoziatori statunitensi, ma sarebbe sicuramente considerato come una vittoria di Donald Trump.

Intrusioni e furti informatici
Nel 2015, Xi Jinping e Barack Obama hanno accettato di ridurre i cyber-attacchi. Tuttavia, gli attacchi cinesi alle società statunitensi sono aumentati da quando gli Stati Uniti hanno implementato per la prima volta le tariffe commerciali nel luglio 2018. Questi attacchi sono direttamente collegati all'esercito di liberazione popolare. L'implicazione che questi siano stati orchestrati dallo stato significa che ci potrebbe essere spazio per gli Stati Uniti per forzare ulteriormente la mano sulla Cina, in quella che sarebbe considerata un'altra vittoria per Trump.

Servizi e agricoltura
La notizia che la Cina aveva accettato di acquistare "una quantità molto consistente di prodotti agricoli" ha fatto salire i prezzi della soia dopo il vertice di Buenos Aires. Non ci sono state dichiarazioni pubbliche ufficiali da parte della Cina su questo fronte, ma i mercati sono in attesa. Anche un semplice riferimento al settore dei servizi potrebbe significare che il mercato cinese sarebbe più aperto ai fornitori di servizi statunitensi, in particolare in quello finanziario, dove sono anni che l'America sta tentando di entrare. Ancora una volta, è improbabile che questo obiettivo a lungo termine venga risolto entro 90 giorni. Tuttavia, è un'area in cui la Cina potrebbe essere in grado di fare alcune concessioni.

L'inizio dei nuovi negoziati, siamo ad una svolta?

Gli Stati Uniti e la Cina hanno avviato l'ultimo giro di negoziati commerciali con una telefonata che ha coinvolto il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, il rappresentante del commercio americano Robert Lighthizer e il vice premier cinese Liu He.

Come parte della tregua commerciale raggiunta tra Xi e Trump, i funzionari cinesi stanno anche valutando di apportare modifiche al piano Made in China 2025, una politica industriale guidata dallo stato volta a consentire alle società cinesi di dominare un certo numero di industrie come intelligenza artificiale e robotica. E' un punto focale delle denunce degli Stati Uniti, secondo cui Pechino utilizza pratiche commerciali sleali che mettono le imprese straniere in svantaggio rispetto alle aziende cinesi.

Durante i negoziati, gli Stati Uniti hanno dichiarato che non aumenteranno le tariffe di $ 200 miliardi di merci cinesi al 25% dal 10%, come previsto per il 1° gennaio.

Entrambe le parti stanno spingendo per impedire che i negoziati vengano deragliati, anche se la Cina si dichiara indignata dall'arresto in Canada di Meng Wanzhou, figlia del fondatore di Huawei, da parte di una richiesta americana. Trump ha nominato Lighthizer come il capo negoziatore sulle questioni della Cina, avere sia il segretario del Tesoro che il rappresentante commerciale a gestire la questione, suggerisce che il Tesoro continuerà ad avere un ruolo significativo nei colloqui.

Cosa può far terminare la guerra tra Cina e USA?

L'orologio segna la tregua della guerra commerciale di 90 giorni approvata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dal presidente cinese Xi Jinping a Buenos Aires lo scorso fine settimana, con gli analisti che avvertono che non è un tempo sufficiente per permettere alle due parti di colmare le grandi differenze tra le loro posizioni sulle questioni chiave.

Inoltre, mentre i progressi sulla protezione della proprietà intellettuale potrebbero essere possibili durante il periodo del "cessate il fuoco", le aspettative per le principali concessioni cinesi in altri settori, in particolare la riforma delle imprese statali, sono quasi impossibili.



Negoziare accordi commerciali può essere un processo arduo anche per i paesi con credenziali di libero scambio stabilite da lungo tempo. Tuttavia, potrebbero esserci situazioni favorevoli che possono essere concesse, se non in tre mesi, sicuramente nel 2019. Le aziende statunitensi gradirebbero un miglioramento, dato che secondo le loro stime, questa guerra ormai è costata tra i $ 225 miliardi e $ 600 miliardi. A questo ritmo, gli Stati Uniti potrebbero soffrire di perdite intorno a 1,2 trilioni di dollari di danni economici dalla pubblicazione del rapporto originale della Commissione IP.

L'esito dei colloqui può essere considerato come se ciascuna parte cercasse di placare le rispettive pretese, guadagnare tempo per la Cina e ottenere il massimo dai prossimi 90 giorni per gli Stati Uniti, per i quali il successo sarebbe un cambiamento significativo nelle pressioni sulla Cina per il trasferimento tecnologico forzato e le restrizioni agli investimenti. Trump potrebbe ancora guardarlo attraverso un obiettivo di riduzione del deficit commerciale, che potrebbe implicare un impegno all'acquisto significativo da parte della Cina - la quale sarebbe più una concessione a breve termine rispetto a un cambiamento sistemico.

Quindi, ancora una volta, c'è sul piatto l'ennesimo accordo, non si può realizzare tutto in 90 giorni, ma ci aspettiamo molti progressi. Le dichiarazioni disparate di Trump sul suo impegno a negoziare un accordo duraturo con la Cina, sono il risultato del suo tentativo di placare i mercati azionari e di ottenere un effetto leva nei negoziati con la Cina.

La Cina sta già facendo progressi. Questa settimana sono stati segnalati funzionari cinesi che hanno iniziato a riavviare le importazioni di soia e gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. Una riforma pianificata delle leggi sui brevetti e sui diritti d'autore cinesi, entrambe in corso da diversi anni, potrebbe essere portata avanti per placare le richieste del governo degli Stati Uniti. La nostra aspettativa è che qualcosa si verificherà entro il periodo di 90 giorni.

giovedì 6 dicembre 2018

Arrestata in Canada Meng Wanzhou, figlia del fondatore Huawei. Borse a picco.

Da una parte Trump e Xi Jinping che fanno foto insieme illudendo il mondo che la guerra dei dazi sia al termine, dall'altra invece gli stessi Stati Uniti minano gli accordi con un colpo a sorpresa, l'arresto di Meng Wanzhou, chief financial officer e vicepresidente di Huawei, nonché figlia del fondatore, arrestata a Vancouver il 1° dicembre. L'America ha già richiesto l'estradizione.

L'arresto arriva in un momento delicato per le relazioni USA-Cina. Le nazioni sono impegnate in una guerra commerciale che ha visto imporre dazi di miliardi di dollari sui beni da ambo le parti. L'arresto non aiuterà la tregua tariffaria di 90 giorni approvata dalle nazioni dopo che il presidente Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping si sono incontrati al G20.



Il ministero della giustizia canadese ha confermato la data e il luogo dell'arresto della sig.ra Meng e ha aggiunto: E' stata richiesta l'estradizione dagli Stati Uniti e l'udienza per la cauzione è stata fissata per venerdì. Un portavoce del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti nel distretto orientale di New York non ha voluto commentare.

L'arresto è legato a violazioni delle sanzioni statunitensi, ha affermato una persona che ha familiarità con la questione. Reuters non è stato in grado di determinare la natura precisa delle violazioni. L'arresto e qualsiasi eventuale sanzione sul secondo produttore mondiale di smartphone potrebbe avere ripercussioni importanti sulla catena di fornitura globale degli smartphone. Le azioni dei fornitori asiatici verso Huawei, Qualcomm Inc e Intel tra i principali, stanno crollando nei premarket.

Le motivazioni e le reazioni

Ad aprile le fonti hanno riferito a Reuters che le autorità statunitensi stavano indagando su Huawei, il più grande produttore mondiale di apparecchiature per le telecomunicazioni, già dal 2016 per aver presumibilmente spedito prodotti di origine statunitense all'Iran e ad altri paesi in violazione delle leggi statunitensi sull'esportazione.

L'ambasciata cinese in Canada ha dichiarato di opporsi risolutamente all'arresto e ha chiesto l'immediato rilascio di Meng. La Sig.ra Wanzhou, che venerdì avrà la libertà su cauzione, è la figlia di Ren Zhengfei, il quale ha fondato Huawei ed è stato vicedirettore del corpo di ingegneria dell'esercito popolare di liberazione. L'esperienza militare di Ren è uno dei legami statali citati dagli Stati Uniti negli avvertimenti secondo cui l'uso delle apparecchiature dell'azienda potrebbe rendere i dati vulnerabili all'accesso dal governo cinese.



I timori degli Stati Uniti riguardo al potenziale spionaggio cinese e ai progressi tecnologici della Cina sono aumentati mentre il mondo si prepara a passare alla tecnologia di rete 5G, la cui velocità dovrebbe contribuire a inaugurare l'Internet of Things, come le auto a guida autonoma. Huawei, il più grande produttore al mondo di apparecchiature cellulari e il secondo più grande venditore di smartphone, è in prima linea nello sviluppo della 5G Network.

L'arresto di Meng è diventato rapidamente un argomento di discussione online sulle piattaforme di social media cinesi come il microblog Weibo, con molti che esprimono rabbia contro gli Stati Uniti e orgoglio per la tecnologia cinese.

Dobbiamo far capire agli Stati Uniti che il grande popolo cinese non teme il potere o le minacce. Niente può fermare il nostro continuo ritmo di progresso. Qualsiasi difficoltà diventerà un trampolino di lancio per proseguire in avanti. La Cina si sforza costantemente di essere più forte. Huawei è invincibile.

Gli osservatori in Cina hanno avvertito che aziende e dirigenti statunitensi potrebbero subire ritorsioni da Pechino. James Lewis, direttore della politica tecnologica presso il centro di ricerca CSIS a Washington, ha scritto sul sito di notizie Axios:

Si vendicheranno e la Cina prenderà ostaggi. Se fossi un dirigente americano, non viaggerei in Cina questa settimana.

In una dichiarazione, Huawei ha riconosciuto la richiesta di detenzione e di estradizione da parte del governo degli Stati Uniti.

Il nostro CFO aziendale, la signora Meng Wanzhou, è stata provvisoriamente detenuta dalle autorità canadesi a nome degli Stati Uniti d'America, che cercano l'estradizione della signora Meng Wanzhou per far fronte ad accuse non specificate nel distretto orientale di New York. Alla compagnia sono state fornite pochissime informazioni riguardo le accuse e non è a conoscenza di alcun illecito da parte della signora Meng. La società ritiene che i sistemi legali canadesi e statunitensi alla fine raggiungeranno una conclusione equa. Huawei rispetta tutte le leggi e i regolamenti applicabili in cui opera, tra cui le leggi e i regolamenti in materia di controllo delle esportazioni e sanzioni delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e dell'UE.

ha affermato la società.

I precedenti

Il rapporto sulle indagini del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti su Huawei ha fatto seguito alla notizia che i pubblici ministeri statunitensi attivarono sanzioni su un altro produttore cinese di apparecchiature per telecomunicazioni, ZTE, per accuse relative alle vendite di attrezzature in Iran.

ZTE fu quindi sottoposto a sanzioni dopo che il governo degli Stati Uniti stabilì che aveva tentato inizialmente di commerciare illegalmente con l'Iran e la Corea del Nord, e successivamente non riuscì a seguire i rimedi imposti dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.

Alle aziende statunitensi fu vietato di vendere microchip e altri componenti a ZTE, paralizzando e quasi uccidendo la compagnia, fino a quando il divieto fu revocato per ordine del presidente Donald Trump dopo essere stato contattato dal governo cinese. Come parte di un nuovo accordo per revocare il divieto, ZTE pagò 1,4 miliardi di dollari in sanzioni, licenziando parte del board e assumendo funzionari designati dagli Stati Uniti.

Wenran Jiang, senior fellow all'Institute of Asian Research presso l'Università della British Columbia, ha detto che i cinesi interpreteranno l'arresto, nello stesso giorno dell'incontro di Trump in Argentina con il presidente cinese Xi Jinping, come una cospirazione pianificata per fare danni.

mercoledì 28 novembre 2018

I migliori o peggiori titoli americani dopo il Black Friday

Le vendite stimate di Mastercard del Black Friday hanno toccato i 23 miliardi di dollari, con un aumento del +9% rispetto allo scorso anno. Si prevede che le vendite del Cyber Monday saliranno a $ 7,9 miliardi, con un aumento del +19% rispetto allo scorso anno, secondo quanto previsto da Adobe Analytics.

La spinta dei rivenditori ad iniziare la stagione col botto ha funzionato. Adobe aggiunge che, quello del 2018, è stato il Cyber Monday di vendite più grande di tutti i tempi. In totale, circa $ 30 miliardi sono stati spesi online durante i cinque giorni di festività, a partire dal Ringraziamento.



Il forte inizio del periodo di shopping festivo annuale, riflette la solida crescita economica di cui godono gli Stati Uniti quest'anno, con la disoccupazione al suo tasso più basso in quasi 50 anni. I salari salgono, mentre i tagli alle tasse attuati lo scorso dicembre, hanno messo più soldi nelle tasche dei lavoratori. I giocattoli sono stati oggetto di forti sconti domenica, con riduzioni di prezzo superiori al 31% e alla fine dei 5 giorni sono stati i prodotti più venduti.

Secondo eMarketer, lo shopping complessivo supererà $ 1 trilione per la prima volta nella storia in questo periodo festivo, aiutato da un'economia forte e da un periodo di 32 giorni più lungo rispetto agli anni passati, dal Thanksgivingday al Natale.

Amazon (AMZN) - Winner

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Gli americani hanno speso la cifra record di $ 7,9 miliardi online nel giorno del Cyber Monday, oltre il 19% rispetto allo scorso anno, rendendolo il più grande giorno di shopping digitale di tutti i tempi negli Stati Uniti. Ma la spesa per dispositivi mobili e desktop non è stata solo un fenomeno del lunedì: si è aggiunta ai $ 3,7 miliardi spesi per il Giorno del ringraziamento e $ 6,2 miliardi per il Black Friday.

Amazon.com Inc. ha raccolto molti di questi guadagni. Il rivenditore di internet ha visto la sua giornata di shopping più importante nella storia del Cyber Monday, con la maggior parte dei prodotti ordinati in tutto il mondo rispetto a qualsiasi altro giorno. I clienti di Amazon hanno ordinato oltre 18 milioni di giocattoli e 13 milioni di articoli di moda tra il Black Friday e il Cyber Monday, con il nuovo dispositivo Echo Dot Alexa, il prodotto più venduto su Amazon a livello globale nel fine settimana di vacanza.

Ebay (EBAY) - Winner

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Sia Black Friday che Cyber Monday hanno contrassegnato i record per Ebay. Il Cyber Monday ha battuto il Black Friday in termini di vendite in dollari, il che significa che è stato probabilmente il giorno più importante della storia della società, anche se un portavoce di Ebay non lo ha confermato.

Ebay ha riferito quali sono stati i prodotti Top Seller per il Cyber Monday e il Black Friday. Ha detto di aver venduto una console Nintendo Switch ogni 13 secondi e un Apple Watch ogni 26, mentre le offerte per Apple iPhone X, Apple MacBook Air e Adidas Yeezy 350 sono state vendute molto rapidamente.

Negli ultimi anni, Ebay ha fatto perno sulle sue radici in stile asta per diventare un mercato per svariati marchi, proprio come Amazon. Ora, circa l'80% delle sue vendite sono offerte non all'asta ma tramite "Acquista Subito". Offre spesso periodo di sconti nella speranza di diventare una destinazione per lo shopping natalizio come Amazon, Target, Best Buy e altri.

United Parcel Service (UPS) + FedEx (FDX) - Winner

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La corsa agli acquisti è stato anche un vantaggio per United Parcel Service Inc. e FedEx Corp. Negli ultimi tre mesi del 2017, il volume delle consegne via terra di UPS è salito a 17 milioni di pacchi al giorno, in aumento del +31 percento rispetto alla media dei tre trimestri precedenti.

FedEx ha detto che prevede di assumere circa 55.000 lavoratori temporanei per soddisfare l'aumento della domanda di ferie, 5.000 in più rispetto a un anno fa. Il corriere ha anche aumentato i giorni di consegna settimanali a sei da cinque, una mossa che intende rendere permanente dopo la corsa stagionale. UPS ha iniziato a consegnare sei giorni alla settimana l'anno scorso e ha aggiunto capacità di smistamento per gestire il lavoro extra.

Lowe's (LOW) - Loser

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Alcuni rivenditori legacy anche scoperto che i loro siti web non riescono a tenere il passo con l'afflusso di traffico. Il negozio di articoli per la casa Lowe's ha mostrato temporaneamente un messaggio di errore venerdì pomeriggio che citava, "aspettare un secondo", il problema è stato il traffico superiore al normale. Lululemon ha dichiarato il giorno del Ringraziamento su Facebook che "sta lavorando sodo per far ripartire senza problemi il sito." Persino Walmart ha segnalato alcuni problemi nel traffico web superiore al previsto.

Lo shopping mobile ha raccolto più della metà di tutto il traffico verso siti di vendita al dettaglio il giorno del Ringraziamento e il Black Friday, purtroppo il danno di non avere un sito adeguato è costato caro a questi rivenditori. L'ondata di offerte di spedizione mancate colpiranno i loro margini a febbraio.

Lo shopping natalizio regna ancora

Nonostante il minor numero di viaggi nei centri commerciali, Black Friday e Cyber Monday sono fondamentali per i rivenditori. Sono una fetta enorme delle loro vendite durante l'ultimo trimestre dell'anno. I rivenditori che deludono durante il periodo possono incontrare pesanti conseguenze sui mercati, in particolare quelli che vendono prodotti di prima necessità come giocattoli, elettronica e gioielli. Una performance debole durante la stagione dello shopping di fine anno mette un rivenditore in una posizione fragile.

Diversi fattori hanno sostenuto la crescita quest'anno, a partire dall'economia e i consumatori sono sempre più contenti di spendere. I salari, cresciuti del 3,1% in ottobre rispetto a un anno fa, si stanno allineando dopo anni di crescita stagnante. La disoccupazione è ai minimi degli ultimi 49 anni e la fiducia dei consumatori è in aumento.

Walmart e Target hanno svuotato gli scaffali dei giocattoli. LOL Surprise and Fingerlings sono stati tra i giocattoli più venduti. Circa la metà delle vendite annuali di giocattoli arriva durante le vacanze. Quindi riteniamo che quest'anno il prodotto Re del Black Friday sia stato il giocattolo. Siamo in attesa di ricevere le stime non solo dei rivenditori, ma anche quelle dei produttori come Mattel (MAT) e Hasbro (HAS), società in difficoltà per anni che finalmente vedono uno spiraglio.

Se avete domande o dubbi, non esitate a scriverci. info@dominosolutions.it

mercoledì 21 novembre 2018

Le migliori azioni che resistono a questo periodo correttivo

Non è stato un ottobre facile, dato che gli indici dei mercati più importanti hanno avuto una delle peggiori prestazioni degli ultimi 10 anni. Tradizionalmente, quando i tassi di interesse si muovono verso l'alto, gli investitori si allontanano dal mercato azionario. Questa volta, il denaro si è spostato, per esempio dal settore tecnologico verso altri ritenuti più "difensivi". L'aspetto della sicurezza sta vincendo e gli investitori nervosi stanno accumulando azioni "safety and value".



In un mercato come questo, durante un drammatico selloff, gli effetti rotazionali sono superiori all'effetto dei tassi d'interesse. In linea generale, secondo la nostra analisi, supportata da dati concreti, ci sono società con ottimi fondamentali che hanno caratteristiche ideali per essere le migliori nel gestire le avversità del mercato, come hanno fatto in ottobre e certamente potrenno farlo in futuro.

In particolare, quali sono le migliori scelte azionarie in questo momento negativo - dove gli investitori possono rifugiarsi? Di seguito c'è l'analisi di alcuni dei migliori titoli. Hanno passato quasi indenni l'Ottobre nero e sono ancora impostate per un rialzo in futuro, offrono dividendi e sono difensive.

Forniremo nei prossimi giorni un secondo report con altre aziende acquistabili da subito, analizzate con le stesse metriche, che possono offrire gli stessi rendimenti positivi anche se il mercato dovesse continuare a scendere.

Per poterlo ricevere basta iscriversi alla nostra newsletter, gratuita, che offre anche la possibilità di visionare il nostro portafoglio One Million Dollar, large cap americane che sta battendo gli indici di mercato nonostante il brutto periodo.



UnitedHealth Group è una società americana di assistenza sanitaria con sede a Minnetonka, Minnesota. A partire dal 2018, è classificata al 5° posto nella classifica Fortune 500 delle maggiori società statunitensi per fatturato totale. UnitedHealth Group è la più grande azienda sanitaria al mondo con un fatturato di $ 201 miliardi nel 2017.

Cosa dire di questa società, quasi perfetta. L'azienda ha gestito bene i suoi costi medici, meglio di quanto si era inizialmente previsto - prestazioni elevate nonostante un ambiente operativo instabile. Siamo impressionati da ciò che l'azienda è stata in grado di produrre, date le precarie questioni legislative emanate da Washington.

Riteniamo che la combinazione di una strategia di mercato dell'assicurazione sanitaria positiva e una forte espansione del segmento Optum (organizzazione aziendale nel Regno Unito), abbia stimolato la crescita del fatturato. Visti i recenti risultati, riteniamo che sarà in grado di fornire prestazioni migliori rispetto alle nostre precedenti stime.

La società ha aumentato il numero di richieste di prescrizione, che elabora attraverso le sue operazioni di PBM, (Pharmacy Benefits Management) a circa 1,2 miliardi all'anno. Di conseguenza, è stata in grado di ottenere sconti sui prezzi e vantaggi superiori per i fornitori di alto livello. Riteniamo che l'azienda continuerà ad incrementare nel tempo le richieste di risarcimento, ampliando anche la redditività di ogni sinistro, in quanto guadagna vantaggio tramite i fornitori. Per i prossimi 5 anni, proiettiamo i ricavi operativi ad un tasso annuo composto del +8,3%.

Settore: Managed Healthcare
Dividendi: 1.36%
Dal 1° Ottobre ad oggi +0.51%
Ultimi 10 anni +245%



Adidas è una multinazionale, con sede a Herzogenaurach, in Germania, disegna e produce scarpe, abbigliamento e accessori sportivi. È il più grande produttore di abbigliamento sportivo in Europa e il secondo più grande al mondo, dopo Nike.

Adidas prevede un altro anno di vendite e utili in crescita, anche se a un ritmo inferiore rispetto al 2017, in quanto la società tedesca di abbigliamento sportivo, ha registrato vendite nel quarto trimestre che hanno superato le previsioni degli analisti.

L'utile operativo è più che triplicato a 132 milioni di euro, superando le previsioni degli analisti per 61 milioni, ma ha registrato una perdita netta di 41 milioni dopo un impatto fiscale di 76 milioni dovuto a modifiche del codice fiscale statunitense. Per il 2018, prevede vendite in valuta neutrale di circa il 10%, il margine operativo salirà dal 10,3 al 10,5%, dal 9,8% nel 2017 e l'utile netto dalle operazioni continue salirà dal 13 al 17%.

Adidas ha riferito, al termine della call sulle ultime trimestrali, che prevede di riacquistare fino a 3 miliardi di euro ($ 3,72 miliardi) di azioni entro il 2021, quasi il 9% di il suo capitale sociale.

Settore: Abbigliamento sportivo
Dividendi: 1.80%
Dal 1° Ottobre ad oggi -6%
Ultimi 10 anni +165%



American Electric Power (AEP) è un'importante utility elettrica negli Stati Uniti, fornisce elettricità a oltre cinque milioni di clienti in 11 stati. E' tra i maggiori produttori di energia elettrica della nazione, possiede quasi 38.000 megawatt di capacità di generazione negli Stati Uniti. Possiede anche il più grande sistema di trasmissione elettrica della nazione, una rete di quasi 39.000 miglia (63.000 km) che comprende 765 chilovolt di linee di trasmissione ad altissima tensione.

I titoli dei servizi pubblici possono costituire una solida pietra miliare in un portafoglio incentrato sul reddito. Infatti, se si scelgono quelli giusti, forniscono in modo affidabile grandi dividendi e poca volatilità, che è probabilmente l'obiettivo da raggiungere in questo contesto di mercato. American Electric Power è uno di quei titoli che offrono una combinazione di alti rendimenti, nel settore utility, supportato da imprese finanziariamente forti. Ecco perché i "dividend investors" la adorano.

AEP fornisce elettricità a 5,4 milioni di clienti in 11 stati. L'utility ha tre business principali, regulated utilities, regulated transmission and distribution utilities, e AEP Transmission. Ha aumentato il suo dividendo ogni anno per otto anni consecutivi e offre agli investitori un rendimento da dividendo del 3,5%. Questo è ben al di sopra del rendimento medio, di circa il 2%, che il mercato sta offrendo agli investitori nel settore utilities.

Settore: Fornitura elettrica
Dividendi: 3.50%
Dal 1° Ottobre ad oggi +9%
Ultimi 10 anni +153%



Verizon Communications è un fornitore di banda larga e di telecomunicazioni statunitense. Il nome è un neologismo composto da due parole latine: Veritas (che significa "verità") e Horizon (che significa "orizzonte"). Nel 2015 Verizon ha esteso la propria attività acquisendo AOL e due anni dopo rilevando Yahoo!. AOL e Yahoo sono stati amalgamati in una nuova divisione denominata Oath Inc. A partire dal 2017 è la seconda società di telecomunicazioni per fatturato dopo AT&T.

Il business wireless produce circa il 70% delle entrate totali e contribuisce quasi interamente ai profitti di Verizon. Verizon e AT&T dominano il mercato wireless degli Stati Uniti, rivendicando rispettivamente il 40% e il 30% del mercato telefonico postpagato. Mentre una base di clienti più ampia richiede investimenti incrementali nella capacità della rete, una parte significativa dei costi viene assorbita in modo efficiente man mano che l'utilizzo della rete raggiunge livelli ottimali in più località.

Inoltre, la storia aziendale relativamente semplice di Verizon e la sua solida posizione finanziaria, gli hanno consentito di implementare la propria rete in maniera altamente coordinata negli ultimi 15 anni, rendendola in media più efficiente rispetto ai suoi rivali.

Prevediamo che Verizon sarà in grado di espandere la quota di mercato wireless nei prossimi anni, continuando a guidare il settore in termini di qualità e a razionalizzare la concorrenza. Prevediamo inoltre che i ricavi per cliente torneranno a una solida crescita già nel 2018, poiché il passaggio a piani tariffari non sovvenzionati stanno per concludersi. Inoltre crediamo in una crescita solida derivante da un numero crescente di dispositivi non tradizionali, come le automobili. In totale, prevediamo che le entrate wireless aumenteranno in media del 3% all'anno nei prossimi cinque anni.

Settore: Telecomunicazioni
Dividendi: 4.06%
Dal 1° Ottobre ad oggi +10.6%
Ultimi 10 anni +112%


Non perdere il prossimo report

Come abbiamo dimostrato, anche in un periodo di mercato negativo, possiamo trovare aziende che mostrano una crescita pagando anche ottimi dividendi. Tre delle quattro società analizzate in questo report sono presenti nei nostri portafogli e sono tutte in positivo, nonostante un calo di mercato ampio e volatile.

Forniremo nei prossimi giorni un secondo report con altre aziende acquistabili da subito, analizzate con le stesse metriche che possono offrire gli stessi rendimenti positivi, anche se il mercato dovesse continuare a scendere.

Per poterlo ricevere basta iscriversi alla nostra newsletter, gratuita, che offre anche la possibilità di visionare il nostro portafoglio One Million Dollar, large cap americane che sta battendo gli indici di mecrato nonostante il brutto periodo.

Se avete domande o dubbi, non esitate a scriverci. info@dominosolutions.it

mercoledì 14 novembre 2018

La Brexit di Theresa May: i nodi da sciogliere

Il primo ministro inglese Theresa May chiederà al suo governo di sostenere il progetto di accordo sulla Brexit oggi pomeriggio, nonostante il fatto che potrebbe non avere il completo appoggio del suo partito. Di seguito facciamo il punto sulla situazione Brexit.

Alla fine di marzo scadono i due anni previsti dall'articolo 50 per arrivare a un accordo per il recesso e, a quel punto, un qualche accordo di massima va raggiunto altrimenti il Regno Unito si troverebbe automaticamente fuori dall'Unione senza nessun accordo.

Il nodo del confine irlandese

Probabilmente il fulcro dell'accordo, il punto più importante da risolvere.
La dura realtà, quella che non si può aggirare con uno spot elettorale, si è manifestata sotto forma del confine tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord, un confine che è anche il confine tra Regno Unito e Repubblica d'Irlanda visto che l'Irlanda del Nord è parte del Regno Unito. L'Unione europea è stata protagonista determinante nel processo di pace con l'accordo del 1998, noto come l'accordo del Venerdì Santo: un accordo di pace che ha messo fine alla lotta fra i due modi di essere irlandesi. L'accordo del Venerdì Santo prevede infatti il "power sharing", forma di governo in cui a Belfast, sono due forze in condivisione forzata a governare quel pezzo d'Irlanda britannica.

Il nodo del confine irlandese per la Brexit, Theresa May


Il confine in questione viene attraversato ogni giorno da oltre 30mila pendolari nelle 200 strade che vi transitano. Viaggiano su questa linea mimetizzata l'80 per cento delle esportazioni della Repubblica Irlandese, che poi si fermano nel Regno Unito o vengono imbarcate verso il Vecchio Continente.

È per questo che l'Irlanda si batte, con l'Unione europea al suo fianco, affinché il Regno Unito rimanga all'interno dell'Unione Doganale e del Mercato Unico: per evitare di trovare un ostacolo al suo più importante sbocco commerciale.

Una volta usciti dall'Unione il Regno Unito e l'Irlanda del Nord, questo stesso confine diventerebbe il confine dell'Unione Europea, ma che senso avrebbe parlare di uscita dal mercato unico in presenza di un confine così poroso? Nessuno, ed è questo il principale problema che si pone di fronte a Theresa May e a Michel Barnier, il capo negoziatore dell'Unione.

Il confine britannico

Potrebbe volere evitare un nuovo confine doganale nel Mare d'Irlanda, separando la Gran Bretagna dall'Irlanda del Nord. Ma l'Irlanda del Nord sarà più profondamente radicata nell'unione doganale dell'UE rispetto al resto del Regno Unito, perché aderirà al codice doganale completo dell'UE, secondo tre funzionari europei e un funzionario britannico.

Il nodo del confine irlandese blocca la Brexit


L'Irlanda del Nord si atterrà ad alcune delle norme del mercato unico dell'UE per le merci, in modo che i prodotti alimentari e agricoli possano attraversare il confine irlandese senza burocrazia. Questo è un grosso rischio per la May. Per rimanere al potere, si affida ai voti del Partito unionista democratico dell'Irlanda del Nord in Parlamento. Hanno promesso di opporsi a qualsiasi accordo che trattenga l'Irlanda del Nord in un regime doganale o regolamentare diverso dal resto della Gran Bretagna.

Perchè il primo ministro pensa sia una trappola

I ministri pro-Brexit della May inizialmente avevano richiesto una data di scadenza per il backstop, per garantire che il Regno Unito non venisse tenuto prigioniero all'interno dell'unione doganale dell'UE per sempre. L'UE ha rifiutato, insistendo sul fatto che non ci può essere un limite di tempo per una clausola di garanzia che potrebbe essere necessaria a tempo indefinito.

Invece, l'accordo offre un meccanismo di revisione, ma non conferisce al Regno Unito il potere di ritirarsi unilateralmente. Ancora una volta, questo è inaccettabile per i sostenitori della Brexit.

Il dazio da pagare per l'uscita

Verso la fine del periodo transitorio nel 2020, il Regno Unito sarà in grado di scegliere tra l'estensione dei termini commerciali esistenti - al costo di continuare i pagamenti annuali di circa 10 miliardi di sterline ($ 13 miliardi) verso l'UE - o abbandonare il mercato unico, l'unione doganale e il blocco di frontiera irlandese.

Ciò significherebbe liberarsi dall'incombenza degli onerosi pagamenti mensili, ma anche di impegnarsi a mantenere a tempo indefinito il regime doganale all'interno dei confini. Una brutta copia della Brexit.

Partnership futura tra le nuove fazioni

L'accordo di divorzio di 600 pagine contiene anche un progetto molto più breve per le future relazioni tra l'UE e l'UE.

Questo progetto chiarisce che il sistema di backstop per l'Irlanda del Nord stabilirà la linea di base per il commercio lungo il confine irlandese. Qualsiasi accordo commerciale futuro deve fornire la stessa apertura sull'Irlanda.

La bozza del testo offre la prospettiva di un accordo di libero scambio semplificato in stile Canada. Ma sarà solo per la Gran Bretagna continentale. Se il governo scegliesse un accordo del genere, l'Irlanda del Nord dovrebbe rimanere all'interno del regime doganale sostenuto dall'UE, mentre il resto del paese andrebbe in un'altra direzione, metaforicamente, significherebbe separare i figli dopo il divorzio.

Un risultato del genere sarebbe inaccettabile per i Tories che danno valore all'unione del Regno Unito e i politici del DUP che sostengono il governo di minoranza della May.

venerdì 9 novembre 2018

Analisi dei migliori ETF dopo il calo in borsa di Ottobre

Possiamo dire con certezza che ottobre ha portato poche notizie positive agli investitori azionari. L'indice europeo Eurostoxx 600 è sceso del 7,3% nell'undicesimo mese dell'anno a causa di diversi settori, facendo registrare alcuni dei peggiori cali sui titoli degli ultimi anni.

I titoli dei settori discrezionali e tecnologici sono stati tra i più colpiti, con conseguenti riduzioni sostanziali delle quotazioni di ETF e fondi dedicati ai fattori di crescita e di momentum. Certo, volendo fare un'analisi più approfondita, il mese scorso ci sono state anche buone notizie per alcuni fondi azionari ad ampio raggio, e anche per i fondi incentrati sul value.



Alcuni dei migliori ETF di ottobre infatti sono stati proprio quelli incentrati sul Value, cioè quegli ETF che hanno in portafoglio azioni in via di guarigione, in particolare se la crescita e il momentum dovessero continuare a soffrire. Un altro vantaggio di questi ETF, è che questi possono aiutare gli investitori a limitare la volatilità del portafoglio.

Di seguito vi segnaliamo alcuni degli ETF dedicati al Value Investing.

iShares Edge MSCI USA Value Factor - ISIN:IE00BD1F4M44

Questo ETF replica un indice delle azioni statunitensi a grande e media capitalizzazione. Le azioni sono selezionate e ponderate utilizzando metriche fondamentali (guadagni, entrate, valore contabile e guadagni in contanti), puntando sull'esposizione in titoli sottovalutati in ciascun settore.

Questo ETF si distingue dalle strategie di Value perché i pesi dei settori sono ben equiparati. Persino alcuni tra i migliori ETF che utilizzano le metriche di valutazione della vecchia scuola sono fortemente concentrati in uno o due settori, in genere quello energetico e servizi finanziari.

Raramente la tecnologia appare nelle strategie del value, ma questo ETF assegna il 26,54% del suo peso proprio in quel settore, compreso un peso superiore al 12% alle azioni di Apple Inc. (AAPL). E' uno dei migliori ETF per investitori prudenti alla ricerca di titoli value perché la deviazione standard triennale del 10,64% non è allarmante rispetto agli ampi benchmark azionari e una commissione annuale di appena dello 0,20% lo rende favorevole tra le strategie beta intelligenti.



iShares Edge MSCI World Minimum Volatility - ISIN:IE00B8FHGS14

L'ETF mira a conseguire un rendimento sull'investimento attraverso una combinazione di crescita del capitale e reddito sul patrimonio del ETF, che riflette il rendimento dell'Indice MSCI World Minimum Volatility.

Per gli investitori value, alcuni dei migliori ETF si concentrano sui mercati al di fuori degli Stati Uniti. Molti di questi mercati hanno valutazioni inferiori a quelle dei principali benchmark azionari nazionali. L'ETF in questione non è stato immune dalla discesa di Ottobre, ma questo è uno dei migliori ETF da considerare quando i titoli internazionali si riprenderanno.

Da inizio anno è cresciuto del +9%, ciò è dovuto alla sua bassa volatilità sostenuta dagli indici, indicando che l'inclinazione del suo valore sulle azioni internazionali tornerà a salire. La deviazione standard triennale del fondo è inferiore a quella di numerosi indici azionari internazionali ampiamente seguiti. La diversità geografica rappresenta una potenziale sfida. l'EFT ha un costo di 0.30% annuale di commissioni.



SPDR MSCI USA Small Cap Value Weighted - ISIN:IE00BSPLC413

L'indice MSCI USA Value Weighted replica i titoli azionari statunitensi ponderati in base a quattro variabili contabili fondamentali: vendite, profitti, entrate di cassa e valore contabile.

I titoli a bassa capitalizzazione possono far parte della value proposition e tale combinazione si è rivelata proficua per investimenti long-term. In effetti, alcuni dei migliori ETF dell'area smallcap sono value. l'ETF misura la performance dei titoli che presentano forti caratteristiche Value nell'indice Russell. Il value è misurato dai seguenti fattori di rischio: rapporto tra valore contabile e prezzo, rapporto tra guadagni e prezzi e rapporto prezzo/vendite.

L'ETF detiene oltre 40 titoli, di cui circa il 50% fanno parte del settore finanziario, industriale e consumi ciclici. Dall'inizio dell'anno è salito di circa 4 punti percentuali, ma solo in ottobre ne ha persi 6. Riteniamo che questo sia uno dei migliori ETF nel segmento a bassa capitalizzazione in portafogli longterm. Commissioni dello 0.25%.

Piccola nota statistica. Jeremy Siegel, nel suo libro Stock for the long run, ha messo a confronto un investimento di 1$ in large Cap contro 1$ in MidCap e 1$ in smallcap in un portafoglio detenuto per 50 anni. Ebbene mentre le large cap hanno reso circa il 4.500%, le smallcap sono arrivate a 12.800% nello stesso arco temporale.

lunedì 5 novembre 2018

Analisi di una delle migliori società italiane, La Doria

Ad Angri, in provincia di Salerno, area caratterizzata all'epoca dalla coltivazione intensiva del pomodoro, in particolare del tipo San Marzano, nel 1954 Diodato Ferraioli fonda La Doria con al fianco la moglie Anna.

Nel 1957 Viene registrato il marchio La Doria, per la vendita sul mercato italiano dei pelati e del concentrato di pomodoro. L'azienda inizia a esportare anche negli Stati Uniti con i marchi degli importatori americani. Con gli anni viene sempre più sviluppata la produzione di conserve alimentari, che vengono commercializzate in diversi paesi europei, in Italia con marchi propri, mentre all'estero il prodotto porta le cosiddette "private labels", marchi di proprietà di terzi, in particolare grandi catene di distribuzione al dettaglio.

Tra gli anni '80 e '90, La Doria Spa ha realizzato un importante piano d'espansione: attraverso l'ammodernamento degli impianti, la diversificazione dei prodotti e dei mercati raddoppiando la propria capacità produttiva.

La Doria Spa è un'azienda italiana, leader sul mercato nazionale, per la produzione e la commercializzazione di prodotti derivati dal pomodoro e di legumi in scatola. Sempre sul territorio, è il secondo produttore di succhi di frutta e tra gli altri prodotti tratta anche la pasta in scatola.



Ad inizio del 2000 la Doria rileva dalla Star il sito produttivo di Sarno: un'area industriale di 195.000 mq dove trovano posto nuovi impianti, linee di confezionamento e un'area di stoccaggio. Parte quindi un piano di investimenti di oltre 70 miliardi di lire volto all'espansione dei volumi, all'efficienza e alla riduzione dei costi di produzione, che coinvolge tutti gli stabilimenti e particolarmente quello di Sarno. Nello stesso anno controlla indirettamente Eugea Mediterranea, aumentando del 30% la capacità produttiva nei derivati del pomodoro.

Grazie ai volumi elevati, alla leadership nei costi, all'ampio range produttivo, all'ottimo rapporto prezzo/qualità/servizio, l'azienda è fornitore di catene quali Tesco, Sainsbury, Morrison, Asda/Wal-Mart, Lidl, Aldi, Ahold, Danske Supermarket, ICA all'estero e Conad, Carrefour, Auchan e Selex in Italia e vanta una presenza consolidata in Gran Bretagna, Paesi Scandinavi, Germania, Australia e Giappone.

Fondamentali solidi e stime individiabili

L'esercizio 2017 per il Gruppo La Doria si e? chiuso con risultati piu? che soddisfacenti poiche?, oltre a mostrare un miglioramento rispetto al 2016, tali risultati si sono rilevati di gran lunga superiori alle previsioni. I ricavi consolidati sono stati pari a 669,1 milioni di euro, +2.4% (653,1 milioni nel 2016), +6.2% a parita? di cambio.

L'Ebitda ha raggiunto i 60,1 milioni, +6.7% (56.3 milioni nel 2016). L'Ebitda margin è salito dall'8.6% al 9%. L'utile netto pari a 30,4 milioni, -9.8% (33.7 milioni nel 2016 che aveva beneficiato del positivo effetto di proventi su cambi per 8.9 milioni). L'indebitamento netto è in riduzione a 98,1 milioni dai 104,8 milioni al 31/12/2016.

La società ha stilato un Piano Industriale 2018-2021 in cui si pone l'obiettivo di rafforzare la leadership del Gruppo nel mercato delle private labels e di porre le basi per cogliere le sfide e le opportunità di un mercato sempre più competitivo, in un contesto macroeconomico ancora sfidante. La strategia poggia su due punti fondamentali: l'aumento dei ricavi e l'ulteriore miglioramento della marginalità.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati le azioni strategiche si baseranno principalmente su quattro elementi chiave:

  • L'espansione delle linee di prodotto a più alto valore aggiunto e redditività
  • Lo sviluppo del segmento premium e bio
  • L'ampliamento dell'estensione geografica del mercato in aree con potenziale di sviluppo o sottorappresentate e rafforzamento delle posizioni nei mercati storici del Gruppo e l'ingente piano di investimenti volto all'aumento della capacità produttiva, alla razionalizzazione dei siti industriali, all'aumento dell'efficienza e alla riduzione dei costi.

    Ancora crescita estera nel futuro

    Nel primo semestre 2018 sono aumentati il fatturato e i volumi venduti, la redditività è rimasta stabile nonostante l'inasprimento dello scenario competitivo. I ricavi consolidati si sono attestati a 349.3 milioni di euro (+2.5% sullo stesso periodo del 2017). A cambi costanti, il fatturato sarebbe pari a 353,6 milioni di euro (+3.7%). L'80,3% delle vendite sono state realizzate all'estero (+6,8%), mentre il peso del mercato domestico è stato del 19,7% con ricavi in flessione del 7,4%.

    In un contesto di mercato caratterizzato da una concorrenza molto accesa, anche per il secondo semestre 2018, La Doria punterà sull'aumento delle quote di mercato attraverso l'incremento dei volumi di vendita. Nel primo semestre dell'anno, è stato avviato un ingente piano quadriennale di investimenti da circa 115 milioni di euro per l'aumento della capacità produttiva nelle categorie di prodotto a più alto valore aggiunto e con maggiori tassi di crescita potenziali, come i sughi pronti.

    Il piano consentirà di consolidare i vantaggi competitivi dell'azienda. I vertici dell'azienda, prevedono di chiudere l'esercizio in corso con ricavi in aumento, grazie all'incremento dei volumi di vendita. Al contrario, la marginalità è prevista in calo rispetto al 2017, in quanto l'aumento dei prezzi di vendita mitigherà solo in parte l'impatto dell'incremento dei costi di produzione sull'Ebitda della "linea derivati del pomodoro". La Doria ha aggiunto che sul secondo semestre influiranno i primi effetti della difficile campagna di trasformazione del pomodoro estate 2018 (in via di conclusione).

    La società è quotata alla Borsa valori di Milano dal 1995, nel segmento STAR. Negli ultimi 4 anni il titolo è salito del +113%.
  • martedì 30 ottobre 2018

    I mercati soffrono, quali sono i veri motivi?

    Le persistenti preoccupazioni di rallentamento della crescita economica globale e quelle sulle stime societarie per le prossime trimestrali, stanno spostando i mercati pericolosamente verso livelli tecnici preoccupanti. L'Eurostoxx 600, l'indice che rappresenta società di capitalizzazione grandi, medie e piccole in 17 paesi della regione europea, nel mese di Ottobre ha perso il 9.35%, mentre l'indice di riferimento americano, lo S&P500, ha lasciato per strada l'8.76%, passando in negativo nel 2018.

    Questi risultati potrebbero non sembrare allarmanti, tuttavia, ci sono diversi fattori molto importanti che potrebbero spingere i mercati verso il baratro, oppure al rimbalzo. Vediamo quali sono i fattori più importanti e analizziamoli singolarmente.

    Errore politico da parte della Federal Reserve

    Il presidente Donald Trump è noto per i suoi "cinguetii". Questa settimana, ha puntato il dito verso la Federal Reserve. Secondo Trump, in un'intervista a Fox News, la Fed è in parte responsabile del calo dei mercati, rea di aver aumentato i tassi d'interesse anche se c'era spazio di manovra con l'inflazione. Ha anche detto che non avrebbe licenziato il presidente della Fed Jerome Powell.

    Tutto questo dopo la più lunga serie di cali dei mercati azionari dai giorni precedenti alle elezioni di novembre 2016. È inusuale che i presidenti degli Stati Uniti "dirigano" pubblicamente la politica della Fed. Trump comunque ha espresso le preoccupazioni di alcuni investitori in merito a maggiori costi di finanziamento, ha alzato la posta in gioco per la banca centrale affinché non commetta un errore di politica che possa danneggiare l'economia.



    L'attuale sfiducia può essere mitigata dal fatto che la Federal Reserve segnalerà che sta attenuando la sua stretta quantitativa e che i tassi aumenteranno. Ma la Fed di Powell ha mostrato più fiducia nell'affrontare l'incertezza del mercato e non prevediamo alcun cambiamento. La Fed dovrebbe aumentare il proprio tasso di riferimento ancora una volta quest'anno e tre volte nel 2019.

    Un rallentamento della crescita economica globale esemplificato dalla debolezza della Cina

    Si prevede che la crescita economica della Cina raggiungerà circa il 6,6% nel 2018. Secondo la nostra analisi, la Cina dovrebbe adeguare la struttura del credito per assicurare il flusso di denaro all'economia reale, e dovrebbe anche controllare lo stesso flusso mantenendo una liquidità sufficiente.

    Il governo dovrebbe essere consapevole che l'alto rapporto debito/PIL indebolirà la spesa dei consumatori. Il governo sta già controllando il livello di prestito per investire nel mercato immobiliare, mentre sta spendendo miliardi in infrastrutture.



    Sempre secondo una nostra analisi, la debolezza cinese non terminerà nel breve periodo, nonostante l'intensificazione delle misure di sostegno da Pechino volte a domare il rallentamento. I primi indicatori mostrano che le condizioni economiche continuano a indebolirsi sia sul fronte interno che su quello esterno. Il sentiment economico è molto basso, in particolare tra le piccole imprese private. Ci aspettiamo che il sostegno politico all'economia si allarghi a tutti gli aspetti della crescita: esportazioni, consumi e investimenti.

    Gli economisti stanno anticipando che la situazione peggiorerà, anche a causa delle conseguenze delle tariffe di Washington ancora in vigore. In settimana ci saranno i primi dati ufficiali di ottobre.

    Brexit

    Theresa May ha un problema: metà della Gran Bretagna non crede ancora al suo governo pro Brexit. Ormai si attende che il cancelliere promuoverà i piani di spesa austerity, indipendentemente dal fatto che il governo garantisca un accordo sulla Brexit nelle prossime settimane, ha confermato Downing Street.

    Mentre Philip Hammond si appresta a consegnare il suo bilancio lunedì pomeriggio, il portavoce ufficiale del primo ministro ha dichiarato che tutti gli impegni di spesa saranno finanziati, indipendentemente da un accordo Brexit o no. In un'intervista a Sky, il cancelliere ha dichiarato che le proposte annunciate lunedì pomeriggio si basano sul presupposto che ci sarà comunque un accordo sulla Brexit.

    Alla domanda su cosa accadrebbe se non ci fosse un accordo, ha risposto che se non ci dovesse essere un accordo, quindi lasciare l'Europa senza accordo, sarà necessario intraprendere una strada economica politica diversa per alimentare la crescita dell'economia britannica. Lo stesso cancelliere ha poi sottolineato che secondo il suo parere non ci sono le condizioni per un mancato accordo ed è fiducioso sulla imminente chiusura.

    Ma se la May non dovesse trovare un accordo? Primo tasto dolente, il commercio. In assenza di un accordo bilaterale, i rapporti fra Regno Unito e Ue finirebbero sotto il cappello delle regole della World trade organization, l’organizzazione del commercio mondiale. La Gran Bretagna si ritroverebbe improvvisamente nel ruolo di paese terzo rispetto all’Unione europea, sobbarcandosi tutte le tariffe per importazioni ed esportazioni imposte ai paesi extraUe. A fare le spese della stretta sarebbero anche i trasporti, severamente colpiti dal nuovo regime. Dazi doganali, controlli sanitari e fitosanitari ai confini potrebbero causare ritardi significativi, ad esempio nei trasporti su strada, e difficoltà per i porti.



    Sul piano economico, il Fondo monetario internazionale ha pronosticato conseguenze di lungo termine per entrambi le parti in gioco: il Regno Unito lascerebbe sul terreno il 4% del Pil da qui al 2020, mentre il resto della Ue cederebbe comunque l’1,5% del suo prodotto interno lordo.

    Crisi del bilancio italiano

    I rapporti tra Bruxelles e Roma hanno raggiunto un punto basso, in quanto l'UE ha respinto il progetto di bilancio italiano dopo un mese di stallo che rischia di innescare una nuova crisi finanziaria per l'area della moneta unica.

    Echeggiano le battaglie che il governo italiano sta combattendo contro ciò che vede come una leadership europea "traballante". Il sistema bancario italiano si sta ancora riprendendo dalla crisi finanziaria del 2008 ed è gravato da crediti inesigibili, ma l'attuale governo populista ha ereditato piani per ridurre il deficit di bilancio italiano a livelli che avrebbero ricevuto l'approvazione di una Commissione europea indulgente.

    Invece, la nuova amministrazione ha annunciato, all'inizio di questo mese, la sua intenzione di gestire un deficit del 2,4% - tre volte quello che aveva in programma - fino al 2021, in palese violazione degli standard dell'UE. Giovanni Tria, ministro dell'Economia, ha dichiarato che il deficit di bilancio aumenterà al 2,4% nel 2019, ma si ridurrà gradualmente nei due anni successivi in ??conformità alle richieste dell'UE.



    Ma Bruxelles, sede del capo del bilancio dell'UE Pierre Moscovici, teme che le stime dell'Italia possano anche essere troppo ottimistiche, poiché le proiezioni sul deficit di bilancio si basano su una crescita economica dell'1,6% per il 2019, nonostante la crescita all'1% nella prima metà del 2018.

    Con una mossa senza precedenti, la scorsa settimana la Commissione europea ha respinto il progetto italiano e ha invitato la terza economia più grande del blocco a riconsiderare o affrontare le conseguenze. Se l'Italia non si conformerà, potrebbe essere soggetta a sanzioni pecuniarie in base alla regola del disavanzo eccessivo dell'UE.

    Il governo italiano non sembra disposto a muoversi. Luigi Di Maio, il leader del Movimento cinque stelle che funge anche da vice primo ministro, sta flettendo i muscoli e in risposta i mercati finanziari sono nervosi per gli eventi a Roma. L'Italia è la terza più grande economia della zona euro dopo la Germania e la Francia, ha registrato una crescita scarsa o nulla negli ultimi due decenni e detiene il secondo più alto debito pubblico dopo la Grecia, attestandosi intorno al 130% del PIL.

    Relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina

    Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che pensa che la sua amministrazione possa colpire "molto" la Cina sul commercio, ma ha avvertito che imporrà nuove tariffe sui prodotti cinesi se l'accordo non dovesse essere raggiunto.

    Gli Stati Uniti hanno imposto tariffe doganali del 10% su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi a settembre, con un tasso che dovrebbe salire al 25% entro la fine dell'anno, escludendo una svolta nei negoziati commerciali. In risposta, Pechino ha affermato che imporrà tasse su 5.207 importazioni statunitensi del valore di circa 60 miliardi di dollari.

    La mossa indica che l'amministrazione Trump rimane intenzionata ad aumentare la sua guerra commerciale con la Cina, anche se le compagnie lamentano l'aumento dei costi delle tariffe e i mercati finanziari continuano ad essere nervosi per la ricaduta economica globale. I titoli hanno cancellato in parte i guadagni a causa di un'escalation della guerra commerciale tra le due maggiori economie del mondo.



    La Casa Bianca ha detto che Trump ha in programma di incontrare il suo omologo cinese Xi Jinping a margine del vertice del G-20 in Argentina il 30 novembre e il 1° dicembre. Intanto si contano i primi effetti, i beni colpiti in larga misura sono prodotti di consumo e capitali, che l'amministrazione Trump ha finora risparmiato e che probabilmente aumenteranno i prezzi per molte aziende e consumatori statunitensi.

    Economisti e aziende statunitensi hanno avvertito che l'aumento dei costi delle tariffe potrebbe danneggiare l'economia americana. Tuttavia, l'obiettivo delle tariffe è punire la Cina per il furto della proprietà intellettuale e delle politiche economiche non competitive degli Stati Uniti, ma a conti fatti tutti e due i paesi stanno pagando molto cara questa battaglia.

    lunedì 22 ottobre 2018

    Le azioni Apple sono ancora sottovalutate per il mercato

    Si è scritto molto sul valore del prezzo di Apple (AAPL) nell'ultimo periodo. Sono ancora acquistabili oppure hanno toccato un massimo difficilmente raggiungibile nei prossimi mesi? Alcuni hanno anche sottolineato come Buffett abbia forse pagato in eccesso il titolo, in un momento la società ha da poco superato il trilione di dollari, il che implica che Apple (AAPL) potrebbe essere troppo costoso da acquistare ora.

    Secondo la nostra analisi di Ottobre, non è ancora del tutto valorizzata. Dal nostro punto di vista, non è ancora troppo costosa da acquistare in questo momento, se però ti ritieni un investitore paziente. Ecco i punti della nostra analisi:

    1) L'attività di base di Apple rimane fondamentalmente solida e sembra destinata a continuare a crescere, nonostante gli attuali timori dei titoli USA-Cina e l'aumento dei timori sui tassi di interesse USA / globali.

    2) Da una prospettiva di analisi del sentiment sul lungo termine, vediamo chiari confluenze che suggeriscono un obiettivo di prezzo vicino a $ 290, in linea con le nostre visioni fondamentali a lungo termine. La nostra tesi di base sul fatto che il mercato toro degli Stati Uniti non è ancora terminato, gli Stati Uniti non sono ancora entrati in recessione, rendendo così la probabilità che lo S&P500 superi i 3000 punti nel 2019.

    3) Una recente analisi dell'analista di Morgan Stanley, Katy Huberty, afferma che Apple potrebbe generare 37 miliardi di dollari entro il 2025 con lo streaming.

    4) Ci si aspetta che Apple fornisca alcuni interessanti aggiornamenti alla linea Mac. Il Mac mini dovrebbe essere aggiornato per la prima volta dal 2014, mentre alcuni ritengono che Apple annuncerà un MacBook a basso prezzo.


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    I BuyBack e guerra commerciale

    Nel secondo trimestre, Apple ha registrato riacquisti di azioni per $ 22,43 miliardi e nel terzo trimestre è stata di $ 20,78 miliardi. Già, i riacquisti (buy-back) negli ultimi due trimestri sono più grandi della capitalizzazione di mercato di Ford (F) e Twitter (TWTR). Warren Buffett ha una lunga storia di supporto ai riacquisti.

    La Apple ora scambia a 19,5 volte il suo rapporto P/E forward. Questo è un livello molto alto per Apple e dovrebbe certamente essere considerato mentre si effettuano maggiori riacquisti nei prossimi trimestri.

    Si prevede che Apple Inc. pubblicherà i risultati dell'intero anno a fine mese o all'inizio di novembre. La società deve ancora annunciare la data specifica, ma i suoi risultati sono attesi con impazienza dal mercato. Gli investitori cercheranno aggiornamenti sulle opportunità di crescita. I ricavi da iPhone dovrebbero continuare ad aumentare, prezzi e i margini lordi continuano ad espandersi. Anche le vendite di iPad e Mac dovrebbero rimanere forti. La società ha una fedeltà alla marca sufficiente a continuare a sfruttare i prezzi di vendita medi più alti.

    Uno dei punti fondamentali comunque rimane la guerra commerciale tra Cina e USA, fonte di preoccupazione per gli investitori. Il mercato per ora sembra stia ignorando completamente l'impatto di una guerra commerciale. Le vendite di iPhone non preoccupano, anche se le autorità cinesi stano facendo di tutti per aizzare il popolo cinese contro l'iphone.

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    Un paio di giorni prima delle trimestrali, Apple dovrebbe lanciare i nuovi iPad Pro e una varietà di Mac. Con le stime degli analisti in aumento, l'azienda sta cercando di aggiornare i suoi prodotti secondari e portare più utenti nell'ecosistema. La strada potrebbe essere ancora più positiva dopo l'evento se un oggetto plus verrà rilasciato, il che potrebbe mitigare alcune di quelle preoccupazioni che provengono dalla Cina e che hanno recentemente abbattuto il prezzo del titolo in questo periodo negativo di mercato.

    Grandi opportunità nello streaming

    Apple (AAPL) può generare ulteriori $ 37 miliardi di fatturato entro il 2025 secondo un rapporto dell'analista Morgan Stanley. Il rapporto afferma che il raggruppamento di contenuti video con le notizie di Apple Music e Texture può essere venduto come opzione illimitata "Apple Media" a $ 12,99 al mese. Questo prezzo sarebbe simile al costo attuale di Hulu e Spotify (SPOT) come pacchetto combinato.

    Queste entrate aggiuntive sposterebbero l'ago in termini di top line per Apple, ma il vantaggio maggiore sarà dato dall'effetto alone che creerà per altri prodotti e servizi. Apple sta già facendo grandi investimenti nello streaming di video online. Con le risorse a sua disposizione, abbiamo potuto vedere un paio di grandi successi in uscita nei prossimi trimestri. Una forte presenza nel segmento di streaming migliorerà sicuramente il multiplo di valutazione di Apple.



    La società ha già oltre 50 milioni di abbonati per Apple Music, inclusi circa 8 milioni di prove gratuite. In questo anno, ha registrato un discreto incremento di 2 milioni di abbonati paganti ogni mese. L'ingresso di Apple nei video online potrebbe ulteriormente aumentare il tasso di crescita degli abbonamenti. Raggiungere l'obiettivo di 237 milioni di abbonati a pagamento entro il 2025 richiederebbe una crescita annuale prossima al 25%. Questo è abbastanza fattibile, specialmente con un piano di bundle in cui i clienti ottengono una serie di servizi con il loro abbonamento.

    Rischi legati allo streaming e alla crescita

    Come la più grande azienda al mondo, Apple è soggetta alle minacce competitive di colossi capaci con risorse significative. Nel corso del suo decennio dominato dall'iPhone, Samsung, Microsoft, Google e altri hanno fatto i loro migliori ottime cose per contrastare Apple. Il consumatore è intrinsecamente incline alla concorrenza spietata e i clienti affamati di caratteristiche maggiori rendono la leadership di mercato difficile da sostenere. Sebbene Apple abbia fatto bene con il suo approccio walled garden con iOS, l'azienda compete con gli OEM cinesi di fascia bassa e titani della tecnologia come Samsung attraverso l'intero spettro di smartphone.

    Inoltre, molti clienti stanno trattenendo i loro telefoni più a lungo in quanto i dispositivi sono più che sufficienti per le esigenze odierne (navigazione web, streaming multimediale, social media) e potenzialmente di domani (realtà virtuale / aumentata). Analogamente al declino dei PC (con gli attuali PC più che adeguati per la maggior parte delle applicazioni), Apple affronta la possibilità di stagnazione delle unità smartphone (Iphone copre il 71% del fatturato) o addirittura diminuisce una volta saturi i mercati emergenti o i consumatori gravitano verso dispositivi diversi. Nel caso in cui non fosse in grado di innovare, l'azienda potrebbe perdere la capacità di addebitare prezzi più elevati per l'hardware che non è più indistinguibile da molti dispositivi comparabili.

    Alcuni concorrenti sono disposti a vendere hardware a un costo minore per generare entrate. Un esempio degno di nota è Amazon con la sua moltitudine di prodotti, tra cui il suo altoparlante intelligente Echo, Fire TV, Prime Music, Kindle Fire e Prime Video per attrarre e trattenere i clienti Prime. Se questi dispositivi sostituiscono le loro controparti iOS, i dispositivi Apple potrebbero essere a rischio. Un recente report su assistenti AI come Google Now e Amazon Alexa ha anche messo sotto pressione Siri di Apple che è rimasta indietro rispetto ai suoi pari in termini di efficacia. Qui si trova un'altra area in cui Apple potrebbe trovarsi di fronte a ostacoli se i consumatori privilegiano ulteriormente le capacità di riconoscimento vocale.

    Apple avrebbe anche bisogno di versare miliardi di dollari nel segmento dei video online prima di vedere profitti. La divisione video di Apple è gestita da Zack Van Amburg e Jamie Erlicht, a cui è stato riferito di aver ricevuto un budget di $ 1 miliardo l'anno scorso per far crescere rapidamente l'attività video di Apple. Di recente hanno acquisito i diritti di distribuzione globale per due film incentrati sulla famiglia, "Wolfwalkers" e "The Elephant Queen". Nei prossimi trimestri, potremmo sentire l'ulteriore aumento degli investimenti nei video online di Apple. Tuttavia, ci vorrà un po 'prima che Apple si avvicini a Netflix, Amazon (AMZN) o Hulu. Durante questo periodo, dovrebbe vedere un notevole impatto negativo sui margini a causa degli investimenti nel segmento di streaming.

    mercoledì 17 ottobre 2018

    Luxottica, futuro roseo per il meglio del lusso italiano

    Luxottica (LUX.MI) è un'azienda che si occupa di occhiali, fondata ad Agordo nel 1961 da Leonardo Del Vecchio, nella zona del bellunese, dove ancora risiedono i principali impianti produttivi, si trova al centro del cosiddetto "distretto di eccellenza dell'ottica italiana".

    Luxottica inizialmente produceva semilavorati per altri produttori che poi assemblavano gli occhiali finiti. Nel 1967 il fondatore decide di non limitarsi più alla produzione di parti per conto terzi ma di produrre gli occhiali completi, con il marchio Luxottica. La scelta è indovinata e le attività vanno molto bene, tanto che quattro anni dopo decide di dedicarsi unicamente alla produzione di occhiali finiti.

    Importanti acquisizioni

    Nel 1995 l'azienda acquisisce la catena di negozi di ottica statunitensi LensCrafters. Alla fine degli anni '90 la statunitense Ray-Ban, di proprietà della multinazionale Bausch&Lomb. Tra il 2001 e il 2013 effettua una serie di acquisizioni di marchi tra cui Sunglass Hut International, Oakley e da Versace e Italo Cremona (azienda della quale era uno spin off) la I.C. Optics.

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    Dieci anni più tardi Luxottica acquisisce il controllo di Glasses.com, piattaforma americana per la vendita di occhiali online, e il 24 marzo 2014 annuncia un accordo con Google per un nuovo modello di occhiali. Luxottica è oggi una delle più grandi aziende al mondo per gli occhiali di lusso e da sole, e produce montature per marchi quali Vogue, Prada e Chanel. Tre mesi fa ha annunciato l’acquisizione di Barberini, il più importante produttore al mondo di lenti da sole in vetro ottico. Con questa acquisizione del valore di circa 140 milioni di euro, il gruppo consolida la sua strategia di focalizzazione su poli produttivi di eccellenza e sul 'made in Italy'.

    Il modello di business di Luxottica è originale e basato sull'integrazione verticale: circa il 90% del processo produttivo è completato internamente. Inoltre la società ha un forte radicamento con il territorio, tanto che in tempi di delocalizzazione alcune attività produttive sono state spostate in controtendenza dall'estero alle sedi italiane.

    L'azienda che da valore al dipendente

    Il premio di risultato più alto della storia italiana è andato a tutti, nessuno escluso, i dipendenti Luxottica: dipendenti del gruppo e contratti a termine, part time, fino agli interinali, che hanno ricevuto anch'essi parte del premio. Un riconoscimento anche a quei contratti che ormai sono sempre più presenti nel mondo del lavoro e che spesso sono fuori da ogni meccanismo di premiazione. In tutto 8.800 lavoratori hanno incassato fino a 3.000 euro come premio di produzione, frutto nel contratto integrativo firmato insieme ai sindacati nel 2015.

    Il premio è arrivato nel cedolino di luglio e il valore medio è stato di 2.042 euro. Il segreto è nel meccanismo sul quale è stato impostato il premio. Si tiene conto di parametri quali il livello di assenteismo, l'anzianità aziendale, la presenza dei sabati di flessibilità nelle fabbriche, l'adesione ai progetti sulla sicurezza, oltre alla qualità dei comportamenti positivi in termini di risparmio energetico, compreso il minor numero di spreco di carta negli uffici.

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    D'altra parte Luxottica, da tempo va incontro alle esigenze dei propri dipendenti e pratica la flessibilità del lavoro. Fu la prima nel 2015 a introdurre la banca etica delle ore, quel meccanismo che consente a ogni dipendente di donare una parte o tutte le ore accantonate a favore dei colleghi che ne abbiano bisogno. Una "banca" alla quale contribuisce anche l'azienda.

    Una strada per conciliare i tempi di lavoro e di vita di chi partecipa al processo produttivo. Anche la flessibilità nell'orario di lavoro, come la mobilità all'interno dei singoli stabilimenti, sono tutti meccanismi che rispondono alle esigenze di far fronte ai picchi di produzione potendo contare sui dipendenti, ai quali viene però riconosciuta una certa flessibilità sull'orario, sui turni di lavoro, senza tralasciare un programma di welfare che comprende dall'asilo nido ai trasporti, ampliato ultimamente con agevolazioni, soprattutto in ambito sanitario e sociale.

    Con un occhio di riguardo per i bambini, gli over 50 e gli anziani. Ecco quindi che, con una convenzione con il Comune di Agordo, le porte dell'asilo municipale si apriranno per un ampio spettro di circostanze, sia in termini di orari, che di giorni, che di persone non direttamente collegate con l'azienda. Per gli anziani affetti da morbo di Alzheimer, invece, è in previsione un centro di accoglienza diurna.

    Ancora, per tutti i dipendenti con più di 50 anni (e tra 6 mesi per quelli con più di 40), possibilità di effettuare un check-up sanitario dagli esami standard, all'elettrocardiogramma, a un paio di visite specialistiche a scelte. Il tutto, gratuitamente, potendo scegliere equamente tra una struttura privata o quella pubblica.

    Strategica fusione

    Il 16 gennaio 2017 Luxottica ha annunciato la fusione con la francese Essilor (EI.PA), leader mondiale delle lenti da vista. Le due società diventano un colosso dell'occhialeria da oltre 16 miliardi di fatturato e 57 di capitalizzazione, con più di 140.000 dipendenti e vendite in oltre 150 Paesi di nome "EssilorLuxottica".

    L'operazione resta ancora in attesa di un unico via libera, quello dell'autorità antitrust turca, che non è tuttavia vincolante per la buona riuscita del matrimonio tra i due gruppi. L'antitrust cinese ha approvato la fusione, ponendo però alcune condizioni. Una delle numerose restrizioni indicate dall'Autorità di Pechino è che l'azienda che nascerà dalla fusione non venda prodotti di occhialeria a un prezzo più basso dei costi senza una ragione motivata. In più non potrà vietare ai venditori di occhiali cinesi di vendere i prodotti dei concorrenti, ad eccezione degli store monomarca e di quelli in franchising.



    Il cda unico sarà per metà espressione del socio italiano e per metà di quello francese, con Del Vecchio presidente esecutivo e Hubert Sagnieres, numero uno di Essilor, vice presidente esecutivo con gli stessi poteri. La sede della holding è Parigi mentre per ora resta quotata a Milano la "vecchia" Luxottica spa, ma in futuro in Piazza Affari potrebbe arrivare l'holding per una doppia quotazione, che quindi esclude uno sbarco a New York, Borsa tra l'altro lasciata di recente proprio da Luxottica.

    Solidi fondamentali

    Luxottica, ha chiuso il secondo trimestre con un fatturato a 2,417 miliardi di euro, in crescita dell'1,4% solo considerando i cambi costanti. A cambi correnti, però, il fatturato risulta in calo del 4,9%. Il primo semestre si attesta così a 4,55 miliardi (+0,3% a cambi costanti, -7,7% correnti). L'utile operativo al netto delle componenti straordinarie è stato pari a 781 milioni (+0,5% a cambi costanti, -13,1% correnti), mentre l'utile netto si è attestato a 530 milioni (+9,8% a cambi costanti, -5,7% correnti). Confermato l'outlook 2018.

    Dal 1990 Luxottica è quotata in borsa a New York, e dal 2000 a Milano, da allora il titolo è cresciuto del 210% circa. Pur essendo quotata in borsa, però Luxottica rimane saldamente in mano al suo fondatore, Leonardo Del Vecchio, che possiede il pacchetto di controllo del capitale.

    mercoledì 11 aprile 2018

    Portogallo, azioni ed ETF che godrebbero della riforma Costa

    Gli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE) portoghese confermano l’andamento positivo dell’economia con un tasso di crescita stimato del 2,4% nel primo semestre 2018, risultato che ha mantenuto le aspettative delle agenzie internazionali. L’uscita definitiva dalla crisi è stata sancita lo scorso maggio, con la conclusione della procedura d’infrazione per deficit eccessivo, a seguito dell’attestarsi del deficit al 2% del PIL. Il Governo, inoltre, a luglio 2017 è riuscito a restituire il 60% dei 23,3 miliardi di euro di prestiti elargiti dal FMI nel corso del Programma triennale di assistenza finanziaria, sottoscritto nel 2011.

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    Noi ovviamente puntiamo al settore privato, essendo investitori in azioni è quello il nostro scenario ideale, il settore privato sta ricevendo flussi di reddito ampi e crescenti da varie fonti, maggiori esportazioni, le banche elargiscono maggiori prestiti e possibile taglio delle tasse. L’impatto complessivo dovrebbe essere un flusso positivo complessivo. La borsa del settore privato, così come tutte le altre attività finanziarie private, dovrebbe aumentare se il flusso di reddito complessivo nel settore privato è positivo.

    La politica economica di Costa

    Il Primo Ministro António Costa ha presentato il suo Programma di Governo come un’alternativa all’austerità che ha caratterizzato la precedente legislatura e ha al contempo assicurato che il suo esecutivo intende rispettare pienamente gli impegni assunti a livello internazionale, in particolare in ambito UE, dal Portogallo.

    A fine marzo, Costa ha illustrato il Programma Nazionale di Riforme, documento strategico che presenta le principali linee di azione dell’esecutivo per conseguire l’obiettivo delle riforme strutturali considerate necessarie per il Paese.

    Tra queste riforme c’è l’intervento a sostegno della capitalizzazione delle imprese che è stato presentato come una delle strategie principali per il rilancio della crescita economica del Paese. I problemi di capitalizzazione costituiscono, infatti, uno dei maggiori ostacoli agli investimenti. L’esecutivo si propone quindi di utilizzare 2,78 mld di Euro a favore delle imprese, nel quadro dell’Accordo Portugal 2020 concluso con la Commissione Europea, e di avvalersi dei finanziamenti previsti dal piano Juncker per gli investimenti (2 mld di Euro).

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    Il Governo aveva già annunciato, inoltre, la creazione di una task force, con la partecipazione delle parti sociali, con lo scopo di proporre misure concrete quali la creazione di un fondo per la capitalizzazione ed il sostegno agli investimenti delle imprese, il rafforzamento del ruolo del mercato dei capitali nel finanziamento delle piccole e medie imprese, lo sviluppo di meccanismi di conversione del debito in titoli azionari o di riduzione del debito per le imprese considerate economicamente sane.

    Le migliori società portoghesi che godrebbero delle riforme

    Il Portogallo presenta una struttura geologica sufficientemente favorevole all’estrazione mineraria che attualmente garantisce circa 15.000 posti di lavoro. L’attività estrattiva si concentra nelle regioni di Tras os Montes, Minho e Alentejo e si riferisce ai seguenti minerali metallici: rame, zinco e tungsteno di cui sono presenti discrete riserve. Interessante risulta anche il settore delle acque minerali: il Portogallo, infatti, dispone di una più che discreta riserva idrominerale, caratterizzata da un elevato numero di falde acquifere e da una grande diversità idrochimica causata dalla complessa e diversificata composizione geologica del territorio.

    Gal Energia – settore enrgia
    La Galp Energia è una azienda portoghese operante nel settore petrolifero e del gas. È stata fondata il 22 aprile 1999 come GALP – Petróleos e Gás de Portugal in seguito alla riorganizzazione del settore energetico portoghese, e dalle ceneri della vecchia Galp, fondata nel 1977 dalla fusione di diverse aziende energetiche nazionali del paese. Da piu’ di un decennio e’ attiva la prospezione petrolifera dell’area di Aljubarrota (regione del Ribatejo) condotta in joint venture tra la portoghese Galp Energia e la canadese Mohave Oil.

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    Dal grafico possiamo notare come la società abbia una buona crescita nel tempo con stime molto interessanti, al di là del 2017, dove non ha pagato dividendi, questi sono sempre stati in crescita come le vendite gli utili e il flusso di cassa. Quest’anno la società punta ad una crescita intorno al 7% di margine operativo ma soprattutto ad un taglio dei costi interessanti, un taglio del 50% entro il 2020. Paga una cedola annuale del 3.47%. Negli ultimi 3 anni il prezzo del titolo è cresciuto del 73%, poco più del 24% annuale di plusvalenza, dividendi esclusi.

    Semapa – settore materie da costruzione
    Semapa Sociedade de Investimento e Gestão opera come una holding, produce e commercializza cementi e materiali da costruzione, carta e cellulosa oltre ad impegnarsi in servizi ambientali. Il segmento della polpa e della carta si impegna nella produzione di carta non patinata per la stampa e la scrittura e la pasta di eucalipto sbiancata. Il segmento Cemento e derivati produce e commercializza diversi tipi e classi di cementi. Il segmento Ambiente si occupa dell’eliminazione, dell’uso e della rivalutazione dei prodotti animali e di altri prodotti alimentari. La società è stata fondata il 21 giugno 1991 e ha sede a Lisbona, in Portogallo.

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    Dal grafico possiamo notare come la società abbia una buona crescita nel tempo con stime molto interessanti, i suoi dividendi hanno una crescita discontinua anche se la società ha riferito che si attende di alzarli almeno per i prossimi 3 anni. Quest’anno la società punta ad una crescita intorno al 14% di margine operativo ma soprattutto ad un taglio dei costi interessanti, un taglio del 33% entro il 2020. Paga una cedola annuale del 2.61%. Negli ultimi 3 anni il prezzo del titolo è cresciuto del 68%, poco meno del 23% annuale di plusvalenza, dividendi esclusi.

    ComStage PSI 20® UCITS ETF – ETF
    Il ComStage ETF PSI 20® è un fondo negoziato in borsa legato alle prestazioni del PSI 20 (indice azioni portoghesi). I dividendi non sono inclusi nella performance dell’indice. Tuttavia, i dividendi sono sempre inclusi nell’ETF di ComStage e quindi aumentano le prestazioni dell’ETF.

    Gli strumenti finanziari segnalati non sono un segnale di acquisto, sono analisi fatto dal nostro studio in base alle informazioni raccolte negli ultimi mesi. Nel caso aveste dubbi o domande vi invito a contattarmi al 320.4082091 o a compilare il nostro form di richiesta contatto.

    martedì 3 aprile 2018

    De'Longhi dal caffe al clima il made in italy che fa tendenza

    Oggi analizziamo un titolo italiano molto interessante, il prezzo della società ha perso il 20% negli ultimi 9 mesi e sta raggiungendo dei livelli di supporto interessanti per un ingresso. Un livelli di debito bassi e una crescita dei dividendi sostenuta da stime di vendite in salita.

    De’Longhi Spa (DLG.MI) è una società con sede in Italia impegnata nella progettazione, produzione e vendita di piccoli elettrodomestici. Offre prodotti con quattro marchi: De’Longhi, Kenwood, Braun e Ariete. I prodotti con il marchio De’Longhi contribuiscono per oltre la metà delle entrate totali. L’azienda è presente in tutto il mondo, tra cui Europa, Australia e Nuova Zelanda, America e Asia, con l’Europa il suo più grande mercato. Fondata nel 1902 per la produzione di stufe a legna, solo nel 1974 lancia il primo prodotto con il proprio marchio, il radiatore a olio.

    Negli anni ’80 inizia la diversificazione della produzione grazie a prodotti di successo come il forno elettrico Sfornatutto e il climatizzatore portatile Pinguino, mentre la produzione di radiatori viene scorporata sotto la controllata DLRadiators.

    Intelligenti acquisizioni

    Nel 1994 grazie all’acquisizione di Climaveneta, De’Longhi entra nel settore del comfort e della climatizzazione. L’anno successivo acquisisce la Simac, azienda nota per i suoi prodotti per la stiratura e la cucina. Nel 2001 la De’Longhi acquisisce la britannica Kenwood Limited produttrice di elettrodomestici da cucina rilanciandone il marchio. Il 18 aprile 2007 un incendio di vaste proporzioni è scoppiato intorno alle 13,10 nello stabilimento della De’Longhi, in zona Fiera, a Treviso. Nel 2009 i due responsabili aziendali alla sicurezza hanno patteggiato 6 mesi, la pena è stata convertita in pena pecuniaria.

    Nel 2010 De’Longhi, acquisisce il 100% di un altro marchio storico di piccoli elettrodomestici, l’Ariete SpA, azienda di Campi Bisenzio fondata nel 1964. Due anni dopo a seguito di uno scorporo da De’Longhi, nasce il gruppo DeLclima, che riunisce le attività nel campo del riscaldamento e della climatizzazione, ceduto poi nel 2015 ai giapponesi di Mitsubishi Electric Corporation.

    Il 17 aprile 2012 a seguito di un’operazione economica che vede il versamento di 50 milioni subito e 90 diluiti in 15 anni, più 75 legati al rendimento dei prodotti, la De’Longhi acquisisce da Procter & Gamble lo storico marchio tedesco Braun con perpetuo diritto di sfruttamento dello stesso nei settori degli elettrodomestici e altri prodotti per la casa (ferri da stiro, climatizzatori, frullatori, aspirapolveri ecc.), mentre P&G manterrà l’uso esclusivo del marchio nel settore dei rasoi e dell’health care.

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    La compagnia, storicamente grande produttrice di apparecchi per il clima quali caloriferi e condizionatori (tra i più celebri i climatizzatori portatili della serie Pinguino), è oggi attiva in ogni settore dei piccoli elettrodomestici, specialmente macchine da caffè (tra cui alcune per i sistemi della Nestlé Nespresso e Nescafé Dolce Gusto) e apparecchi per la cottura dei cibi, ma anche prodotti per la pulizia e il benessere della casa e per la cura del bucato.

    Bilanci sani

    De Longhi ha chiuso il 2017 con ricavi consolidati pari a 1,97 miliardi di euro, in crescita del 6,8% (+6,6% in termini organici) rispetto al 2016. Il risultato operativo si è attestato a 245,4 milioni di euro, da 239,3 milioni di euro, pari al 12,4% dei ricavi (dal 13% del 2016). La società ha ottenuto un utile netto pari 179,7 milioni di euro, in crescita del 7,2%, sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Il management si attende per il 2018 una crescita organica delle vendite a cifra singola medio alta e un aumento del margine operativo lordo in valore assoluto.

    Evoluzione in borsa

    Le azioni De’Longhi fanno parte del paniere Ftse Italia Mid Cap e rientrano nel segmento Blue Chips. De’Longhi mostra una rischiosità inferiore alla media del mercato (beta inferiore a 1) che riflette la scarsa correlazione del business al ciclo economico. Dal 20109 il titolo De’Longhi ha registrato una performance del 2700%. Le azioni hanno avuto un trend crescente fino ai massimi di fine 2015 seguito da una forte correzione nei primi due mesi del 2016 ed una successiva fase laterale che si è protratta per tutto l’anno. Da inizio 2017 è iniziato un nuovo trend rialzista culminato nei massimi di inizio giugno e seguito da una correzione che sembra essere tuttora in corso.

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