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venerdì 9 novembre 2018

Analisi dei migliori ETF dopo il calo in borsa di Ottobre

Possiamo dire con certezza che ottobre ha portato poche notizie positive agli investitori azionari. L'indice europeo Eurostoxx 600 è sceso del 7,3% nell'undicesimo mese dell'anno a causa di diversi settori, facendo registrare alcuni dei peggiori cali sui titoli degli ultimi anni.

I titoli dei settori discrezionali e tecnologici sono stati tra i più colpiti, con conseguenti riduzioni sostanziali delle quotazioni di ETF e fondi dedicati ai fattori di crescita e di momentum. Certo, volendo fare un'analisi più approfondita, il mese scorso ci sono state anche buone notizie per alcuni fondi azionari ad ampio raggio, e anche per i fondi incentrati sul value.



Alcuni dei migliori ETF di ottobre infatti sono stati proprio quelli incentrati sul Value, cioè quegli ETF che hanno in portafoglio azioni in via di guarigione, in particolare se la crescita e il momentum dovessero continuare a soffrire. Un altro vantaggio di questi ETF, è che questi possono aiutare gli investitori a limitare la volatilità del portafoglio.

Di seguito vi segnaliamo alcuni degli ETF dedicati al Value Investing.

iShares Edge MSCI USA Value Factor - ISIN:IE00BD1F4M44

Questo ETF replica un indice delle azioni statunitensi a grande e media capitalizzazione. Le azioni sono selezionate e ponderate utilizzando metriche fondamentali (guadagni, entrate, valore contabile e guadagni in contanti), puntando sull'esposizione in titoli sottovalutati in ciascun settore.

Questo ETF si distingue dalle strategie di Value perché i pesi dei settori sono ben equiparati. Persino alcuni tra i migliori ETF che utilizzano le metriche di valutazione della vecchia scuola sono fortemente concentrati in uno o due settori, in genere quello energetico e servizi finanziari.

Raramente la tecnologia appare nelle strategie del value, ma questo ETF assegna il 26,54% del suo peso proprio in quel settore, compreso un peso superiore al 12% alle azioni di Apple Inc. (AAPL). E' uno dei migliori ETF per investitori prudenti alla ricerca di titoli value perché la deviazione standard triennale del 10,64% non è allarmante rispetto agli ampi benchmark azionari e una commissione annuale di appena dello 0,20% lo rende favorevole tra le strategie beta intelligenti.



iShares Edge MSCI World Minimum Volatility - ISIN:IE00B8FHGS14

L'ETF mira a conseguire un rendimento sull'investimento attraverso una combinazione di crescita del capitale e reddito sul patrimonio del ETF, che riflette il rendimento dell'Indice MSCI World Minimum Volatility.

Per gli investitori value, alcuni dei migliori ETF si concentrano sui mercati al di fuori degli Stati Uniti. Molti di questi mercati hanno valutazioni inferiori a quelle dei principali benchmark azionari nazionali. L'ETF in questione non è stato immune dalla discesa di Ottobre, ma questo è uno dei migliori ETF da considerare quando i titoli internazionali si riprenderanno.

Da inizio anno è cresciuto del +9%, ciò è dovuto alla sua bassa volatilità sostenuta dagli indici, indicando che l'inclinazione del suo valore sulle azioni internazionali tornerà a salire. La deviazione standard triennale del fondo è inferiore a quella di numerosi indici azionari internazionali ampiamente seguiti. La diversità geografica rappresenta una potenziale sfida. l'EFT ha un costo di 0.30% annuale di commissioni.



SPDR MSCI USA Small Cap Value Weighted - ISIN:IE00BSPLC413

L'indice MSCI USA Value Weighted replica i titoli azionari statunitensi ponderati in base a quattro variabili contabili fondamentali: vendite, profitti, entrate di cassa e valore contabile.

I titoli a bassa capitalizzazione possono far parte della value proposition e tale combinazione si è rivelata proficua per investimenti long-term. In effetti, alcuni dei migliori ETF dell'area smallcap sono value. l'ETF misura la performance dei titoli che presentano forti caratteristiche Value nell'indice Russell. Il value è misurato dai seguenti fattori di rischio: rapporto tra valore contabile e prezzo, rapporto tra guadagni e prezzi e rapporto prezzo/vendite.

L'ETF detiene oltre 40 titoli, di cui circa il 50% fanno parte del settore finanziario, industriale e consumi ciclici. Dall'inizio dell'anno è salito di circa 4 punti percentuali, ma solo in ottobre ne ha persi 6. Riteniamo che questo sia uno dei migliori ETF nel segmento a bassa capitalizzazione in portafogli longterm. Commissioni dello 0.25%.

Piccola nota statistica. Jeremy Siegel, nel suo libro Stock for the long run, ha messo a confronto un investimento di 1$ in large Cap contro 1$ in MidCap e 1$ in smallcap in un portafoglio detenuto per 50 anni. Ebbene mentre le large cap hanno reso circa il 4.500%, le smallcap sono arrivate a 12.800% nello stesso arco temporale.

venerdì 2 marzo 2018

Elezioni italiane, come incideranno i risultati sui mercati

L’Italia si prepara ad andare alle urne Domenica 4 Marzo, tra incertezze, colpi di scena, baruffe elettorali e sciocchezze mediatiche, tracceremo un profilo economico di quello che potrebbe accadere ai mercati europei ipotizzando vari scenari, la vittoria della destra, della sinistra o l’incertezza. Nonostante le parziali differenze rispetto al referendum del 2016, che aveva evidenziato notevoli problematiche e questioni irrisolte a livello costituzionale, le elezioni sono sicuramente foriere di un elemento d’incertezza.

Seguendo il percorso elettorale dei candidati a premier sorgono certamente dei dubbi, il problema più grande che abbiamo riscontrato è sicuramente il fatto che la politica sia cambiata, in modo drammatico, verso una comunicazione “spazzatura”. Promesse che non possono essere mantenute, questo è il pericolo più grande, un paese che non si rende conto che invece di suggerire programmi fattibili, i candidati sono più propensi a farsi guerra a suon di colpi “a chi la spara più grossa”. Speriamo che l’italiano medio sia talmente intelligente da capire l’enormità di spazzatura che è stata promulgata negli ultimi 30 giorni e scelga con saggezza e consapevolezza che qualsiasi partito vinca, non potrà mai ripagarci con le promesse fatte, ergo vinca “il male minore”.

La situazione attuale

Tralasciando gli aspetti elettorali e concentrandoci su quelli puramente economici, cosa dobbiamo aspettarci dai mercati dopo il voto? Il timore più grande è sicuramente un cambiamento radicale alla politica attuale, anche se non propriamente amata, quella di Gentiloni ha saputo alzare le stime di crescita del paese, un PIL in salita, società competitive a livello mondiale ed esportazioni in aumento. In poche parole sembra che la classe imprenditoriale italiana, ancora una volta, sia riuscita ad uscire dalla palude in cui si trovava e piano piano stia trovando la strada giusta per tornare agli anti fasti. Sia chiaro, non pensiamo che ci sia stata una politica accomodante, ma che l’industria sia riuscita a cavarsela perchè imprenditorialmente l’Italia è tra le prime nel mondo. Il problema è il cambiamento. Se da un lato l’industria non ha goduto di una politica accomodante, dall’altra non c’è stato nemmeno un freno.

Il cambiamento verso una politica che promette tagli alle tasse, ampie garanzie sul lavoro e varie tipologie di reali aiuti economici verso l’impresa e il lavoratore, aiuterebbero di sicuro, ma non crediamo che tali promesse potranno essere mantenute e questo timore è visto dal mercato come compromettente nei confronti di una, seppur mimina ma concreta, crescita.

Benché al di sotto della media della zona euro del 2,4 per cento, il prodotto interno lordo dell’Italia è cresciuto dell’1,5% nel 2017, ritmo più veloce dal 2010 e si prevede che manterrà questo slancio anche nel 2018, secondo la Commissione europea. Le azioni italiane sono state tra le migliori in Europa e il rendimento dei titoli decennali del paese, una misura chiave dei suoi costi di finanziamento e della fiducia degli investitori nella sua sostenibilità fiscale, è rimasto basso, pari a circa il 2%.

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Tra i grandi investitori italiani, cresce il nervosismo a causa di una possibile vittoria dei partiti populisti – in particolare il movimento anti-Europa Movimento 5 Stelle o l’estrema destra euroscettica del Lega Nord – guadagnino terreno nel voto di domenica.

Gli ultimi sondaggi, pubblicati il ​​16 febbraio, suggeriscono una vasta gamma di risultati. I democratici filo-UE sono suscettibili ad una perdita di svariati seggi, e quasi certamente la capacità di governare il paese in autonomia. Un risultato potrebbe essere una grande coalizione, o un governo di unità nazionale, di forze politiche centriste comprendente sia il partito democratico che Silvio Berlusconi, l’ex primo ministro e 81enne del partito Forza Italia. Non potrà essere premier a causa di un divieto da parte degli uffici pubblici relativi ad una condanna per frode fiscale.

Un’altra possibilità potrebbe essere una vera e propria vittoria di una coalizione di centrodestra che non comprenda solo il partito di Berlusconi, ma anche la Lega Nord e Fratelli d’Italia, un altro partito euro-scettico di estrema destra, con il più forte dei tre che sceglie il prossimo primo ministro. Il movimento 5 stelle anti-establishment potrebbe ancora emergere quale maggior partito. E anche se non riuscisse a trovare abbastanza alleati per formare un governo, probabilmente eserciterebbe una maggiore influenza sulla vita politica italiana di quanto non abbia fatto finora.

Quel che è certo è che il partito democratico ha lottato per convincere molti italiani che stanno beneficiando di una ripresa economica. In effetti, grossi personaggi dell’elettorato ritengono che gli uomini d’affari e i politici che parlano di un rimbalzo, stiano operando in un universo parallelo. Mentre la disoccupazione è scesa al 10,8 per cento nel dicembre 2017 da un picco post-crisi del 13 per cento alla fine del 2014, rimane ben al di sopra del suo tasso pre-crisi che era inferiore al 7 per cento.

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Mentre i democratici stanno conducendo campagne su un messaggio di competenza e stabilità, promuovendo cambiamenti incrementali alle politiche esistenti, sia il centrodestra che 5 Stelle dicono che è tempo di una grande espansione fiscale, anche a costo di spaventare i mercati sulla posizione fiscale dell’Italia. Mentre 5 Stelle e Lega Nord hanno attenuato la loro retorica su un’uscita italiana dall’euro, Berlusconi vuole introdurre una tassa piatta e costosa e aumentare le pensioni mentre 5 Stelle sta promuovendo un reddito minimo garantito per gli italiani più poveri.

Certamente alcuni programmi elettorali presentano aree di potenziale scontro nel rapporto con la UE (tra le altre, l’abolizione della riforma Fornero o del Jobs Act) ma, trattandosi di programmi elettorali, è probabile che vengano smussati dopo le elezioni quando si predisporranno le priorità del nuovo governo. Secondo il team di Ubs, a contribuire alla riduzione dello spread potrebbero anche essere stati fattori tecnici. Dall’inizio dell’anno la Banca centrale europea (BCE) ha dimezzato i propri acquisti di titoli e si prepara a concluderli a settembre. Se, da un lato, vi è una convergenza di vedute sul fatto che i rendimenti di tutti i titoli di Stato siano destinati a salire, dall’altro gli investitori hanno visioni contrastanti sulle implicazioni per lo spread dei Paesi cosiddetti periferici, tra i quali l’Italia.

Possibili conseguenze

Secondo un sondaggio realizzato dall’agenzia Bloomberg tra alcuni analisti, esiste una probabilità di appena il 10% che vada al governo una coalizione dominata dal M5S, tuttavia, se si concretizzasse, una tale situazione metterebbe in seria difficoltà quei trader che sono posizionati long sul debito pubblico italiano. Lo spread raddoppierebbe il suo valore fino a 260 punti base, livello che l’ultima volta è stato visto nel 2013. L’euro, invece, scenderebbe al di sotto della soglia di $1,21.

Secondo gli esperti le probabilità che l’ex presidente Silvio Berlusconi ricopra un ruolo nel governo che si verrà a creare nel post-voto sono state giudicate invece in modo nel complesso favorevole. Una coalizione tra Forza Italia e il Partito Democratico di Matteo Renzi potrebbe, sostengono sempre gli analisti interpellati da Bloomberg, restringere lo spread tra i bond di Italia e Germania a 118 punti base, mentre un patto di centro-destra con la Lega Nord potrebbe essere lo scenario migliore per l’euro, vista la stabilità di governo, con potenzialità di raggiungere quota $1,24.

L’incertezza politica potrebbe non essere molto rilevante nel breve periodo, dato che le condizioni economiche sono favorevoli, ma potrebbe diventarlo più avanti. L’Italia rimane un paese con una crescita potenziale debole, a causa della mancanza di crescita della produttività e di un grosso debito pubblico. Il vero punto è se il prossimo governo realizzerà le riforme necessarie per migliorare le prospettive di crescita strutturale del paese.

Intanto, causa l’incertezza elettorale, i titoli di Stato italiani rendono oltre mezzo punto percentuale in più di quelli spagnoli e tanto quanto quelli portoghesi, un dato che potrebbe far intravedere uno spazio di recupero post-elezioni – soprattutto nei confronti del Portogallo.

lunedì 11 settembre 2017

Domino Solutions: Atlantia Spa evoluzione di un'azienda lungo le arterie del paese

Atlantia Spa evoluzione di un’azienda lungo le arterie del paese

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Atlantia Spa (ATL.MI) è una società italiana, avente come attività la gestione in concessione di tratte autostradali, il cui principale azionista è la famiglia Benetton. Nel 1950, per iniziativa dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), nasce la Società Autostrade Concessioni e Costruzioni Spa. Nel 1956 viene firmata la Convenzione tra ANAS e Autostrade, in base alla quale quest’ultima si impegna a co-finanziare, costruire e gestire l’Autostrada del Sole tra Milano e Napoli, poi inaugurata nel 1964.

Con le successive convenzioni, stipulate nel 1962 e nel 1968, alla Società viene assentita la concessione per la costruzione e l’esercizio di ulteriori arterie autostradali. Privatizzata nel 1999, in Società Autostrade subentra all’IRI un nucleo stabile di azionisti costituito da una cordata guidata da Edizione (gruppo Benetton).

Nel corso del 2003, a seguito di una imponente riorganizzazione del gruppo, Società Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A. conferisce le proprie attività a tre diverse società: Autostrade per l’Italia Spa, S.D.S. Spa, TowerCo Spa. Il 5 maggio 2007 il Consiglio di amministrazione approva la variazione della denominazione della società in Atlantia Spa.

Nei primi mesi del 2006 la società aveva varato un progetto di integrazione con il gruppo spagnolo Abertis, che prevedeva che la società Abertis avrebbe incorporato Autostrade Spa, con l’intento di creare un gruppo di primaria importanza a livello europeo. Tuttavia il progetto ha incontrato la netta opposizione del Governo italiano.

Espansione Commerciale

Nel 2011 il consorzio guidato da Autostrade per l’Italia si è aggiudicato la gara indetta dal Governo francese per il pedaggiamento satellitare per mezzi pesanti su circa 15.000 km della rete stradale nazionale francese. L’anno ha consolidato la propria strategia di espansione internazionale attraverso la joint venture in Brasile con il gruppo Bertin per creare un polo titolare di oltre 1.500 chilometri di rete autostradale concentrata nell’area di San Paolo. Nel corso del 2013 è stata portata a conclusione la fusione per incorporazione di Gemina Spa, azionista di maggioranza della società A.D.R. (Aeroporti di Roma), in Atlantia, con conseguente aggregazione di un secondo core business nel settore aeroportuale, oltre a quello delle concessioni autostradali. La presenza nel settore aeroportuale si è consolidata nel 2016, con l’acquisizione di Aéroports de la Côte d’Azur (ACA), la società che controlla gli aeroporti di Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez.

Ora come nel 2006, Atlantia è interessata ad acquisire Abertis Infraestructuras e lancia un’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) sulla società spagnola, un’operazione da 16,341 miliardi di euro per ottenere il 100% della società iberica. Una proposta dalla quale potrebbe nascere un leader mondiale nelle infrastrutture di trasporto, con interessi che vanno dalle autostrade del Cile a quelle dell’India, passando tra le altre cose per l’aeroporto di Fiumicino, il sistema di pagamenti del Telepass e arrivando alle torri di trasmissione Cellnex. Ma gli spagnoli di Acs sarebbero pronti in alcune settimane a presentare una contro-Opa su Abertis contrastando le aspirazioni di Atlantia. La mossa sarebbe vista con favore dal premier Mariano Rajoy, che avrebbe detto in un incontro riservato ad Acs che “Abertis non può cadere in mani straniere”. E, sempre secondo quanto riporta il Confidencial Digital, la Moncloa si starebbe spendendo in una trattativa con fondi di investimento anche cinesi, affinché apportino i fondi necessari per l’operazione. La vendita di autostrade e satelliti richiede l’ok del governo che quindi potrebbe mettersi di traverso.

Nel mese di agosto di quest’anno Telepass, società del gruppo Autostrade per l’Italia, amplia la propria presenza nel settore della mobilità urbana con l’acquisizione del 70% di Urbannext, azienda creatrice dell’app di sharing mobility, Urbi. L’app opera nel campo della sharing mobility e unisce tutti i servizi di carsharing, bikesharing, scootersharing e di mobilità urbana: taxi e trasporto pubblico. Offre la possibilità di scegliere il servizio più adatto alle proprie esigenze per raggiungere il punto desiderato in base a: tempi, costi e servizi a disposizione nell’area in cui ci si trova. L’app, attiva già in 13 città europee, continuerà a essere disponibile su smartphone (iOS e Android), tablet e AppleWatch, gratuitamente e a tutti gli utenti.

Solidi Bilanci

Poche ore dopo aver annunciato l’importante acquisizione di una quota del 29% dell’aeroporto di Bologna, Atlantia ha comunicato al mercato di aver chiuso il primo semestre del 2017 con utile netto consolidato di 518 milioni, in aumento del 25% rispetto rispetto al 2016. Il margine operativo lordo si è attestato a 1,728 miliardi, in rialzo del 10%. Il cash flow operativo è pari a 1,205 miliardi di euro, in aumento del 10% sullo stesso periodo del 2016 mentre gli investimenti operativi del gruppo sono staticomplessivamente pari a 478 milioni di euro. L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2017 è pari a 11,421 miliardi di euro con una diminuzione di 256 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2016.

Titolo quotato a Milano sul FTSE MIB, dal 2012 la sua crescita è stata del 183%.

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giovedì 31 agosto 2017

TXT e-solutions - una realtà innovativa con grosse potenzialità

Fondata nel 1989, TXT e-solutions (TXT.MI) è un fornitore internazionale di prodotti e soluzioni software, leader in Strategic Enterprise Solutions. Si tratta di software di pianificazione o di software di bordo per l’avionica.

Espansione Commerciale

Nel 2000 sbarca a Piazza Affari. L’anno successivo inizia le attività di internazionalizzazione con l’apertura delle sedi in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, oltre ad effettuare una serie di acquisizioni in Italia (Logilab e Program) e MSO Concept GmbH in Germania. Nel 2006 apre una sede a New York, Microsoft (MSFT) seleziona TXT e-solutions e la società decide di riaggregare le sue divisioni in tre aree di Business: TXT Perform, TXT Polymedia, TXT Next. Nel 2008 acquisisce BGM Solutions Ltd e consolida la presenza di TXT PERFORM nel mercato britannico. Nel 2011 cede Polymedia al gruppo KIT Digital, società con base a New York e Praga attiva nel campo del software di video asset management e relativi servizi per soluzioni multicanale e socially-enabled video, per garantire ulteriori finanziamenti e per accelerare la sua crescita internazionale focalizzando la propria strategia di sviluppo sulla suite software TXT Perform e TXT Next.

Txt Perform, è un pacchetto di soluzioni collaborative di pianificazione integrata che accompagna il prodotto dalla collezione ai canali di vendita. Perform unisce le fasi di creazione e sviluppo con quelle commerciali, coprendo da una parte i processi di design, sviluppo prodotto e costruzione della collezione, e dall’altra quelli di pianificazione strategica, sales budgeting, pianificazione di merchandise e assortimenti, gestione dei processi in-season.

Ora le linee di business principali sono tre:
TXT Retail che raggruppa i servizi per le aziende del settore del lusso e della moda. Le soluzioni IT in questo settore coprono tutto il percorso dell’attività retail, dallo sviluppo del prodotto alla gestione dei magazzini alla pianificazione della domanda;
TXT Perform, soluzioni software e relativi servizi e consulenza per la distribuzione delle industrie manifatturiere, dal settore alimentare a quello farmaceutico
TXT NEXT, servizi software e di system integration per clienti nei settori Aerospazio, Difesa, High-Tech, Manufacturing ed Istituzioni Finanziarie.

Ricerca e Sviluppo

Lo scorso maggio la società ha dato il via alla costituzione di una nuova Divisione, TXT Sense, che svilupperà e venderà soluzioni innovative di realtà aumentata, per numerosi settori in cui queste tecnologie troveranno applicazione. Prodotti simili sono già stati realizzati con successo in applicazioni aeronautiche avanzate da TXT Next, in particolare nei cosiddetti “Augmented Objects” di elevatissima qualità visiva ed estetica, di uso interattivo semplice, immediato e condivisibile da un normale smartphone. I settori di interesse ai quali si rivolgerà TXT Sense comprendono il Lusso e Fashion, la manifattura avanzata, l’industria medicale, il retail specializzato, la pubblicità ed i media.

Nel mese di luglio, invece, è stata resa nota la cessione alla statunitense Aptos della Divisione Retail per 85 milioni di euro. La transazione si dovrebbe concludere entro la fine del mese di settembre. TXT Retail è presente in 10 Paesi nel mondo servendo oltre 500 marchi del lusso e del life style tra i quali Guess, Lacoste, Louis Vuitton, Sephora, Tesco, Tod’s, Urban Outfitters e Zalando.

A seguito del riasseto, TXT e-Solutions si focalizzerà nello sviluppo della divisione TXT Next, con obiettivo di crescita internazionale nella simulazione e nella governance di apparati e sistemi complessi, a partire da aeronautica e “Fintech”. TXT Next opera anche nel settore finanziario e bancario, dove è specializzata nella verifica e validazione (Independent Verification & Validation) dei sistemi informativi. La Divisione vanta partnership strategiche con Microsoft, HP ed IBM.
Alla base dell’offerta è la grande esperienza applicativa maturata in oltre vent’anni di attività al fianco di aziende bancarie leader, combinata con la conoscenza di metodologie e strumenti per la gestione della qualita’ del software e per la verifica.

TXT Next vanta una pluridecennale esperienza nel mondo aerospaziale, in particolare nei software di bordo, simulatori di volo, sistemi di addestramento e di manifattura avanzata. Nel 2016 TXT ha acquisito il 79% della società tedesca Pace GmbH per 5,6 milioni, consolidata a partire dal 1 aprile di quell’anno. Un’operazione che supporta lo sviluppo internazionale della divisione aereonautica TXT Next.

Le attività combinate di TXT Next e Pace, infatti, hanno un mercato potenziale di oltre 300 grandi clienti, tra cui spiccano colossi come Airbus, Boeing, Safran, GE Aviation, Sukhoi, Embraer, RollsRoyce, Air France & KLM, Lufthansa and Delta Airlines, nel mondo e contano un team di 350 specialisti. Tutto ciò supporta solide prospettive di crescita di medio periodo nel mercato aeronautico, oltre alla possibilità di procedere con ulteriori acquisizioni per rafforzare il patrimonio di know-how, competenze tecnologiche e software.

TXT Next si caratterizza anche per la capacità di creare soluzioni di avanguardia e di alta affidabilità, in cui la tecnologia è il fattore abilitante per il business. E tutto ciò grazie anche ai nuovi piani di innovazione del gruppo, in particolare sul tema della Realtà Aumentata.

Con 30 anni di storia, 500 clienti internazionali e 17 sedi nel mondo, TXT si rivolge a mercati caratterizzati da estrema dinamicità che richiedono soluzioni tecnologiche d’avanguardia. Mercati per i quali tecnologia e innovazione si traducono in elementi fondamentali per la crescita e la competitività. Per rispondere ai bisogni della clientela, TXT ha sempre puntato sull’innovazione, sia tecnologica che di processo o di business, facendone uno dei valori su cui costruire il proprio successo.

Solidi Bilanci

Nel triennio 2014-2016 l’azienda ha realizzato una crescita media annua dei ricavi pari all’11,2%, sostanzialmente in linea sia con l’unica società comparabile italiana, Reply (REY.MI) (+11%), sia con la media dei peers analizzati nel confronto, pari all’11,7%. Il campione comprende, oltre a Reply, le tedesche Atoss Software e Sqs Software, l’inglese Computacenter, la canadese Descartes Systems e le francesi Devoteam e Sopra Steria Group (SOP.PA).

Txt e-solutions ha ceduto la divisione retail ad Aptos per un corrispettivo pari a 85 mln euro. Dopo la cessione, il gruppo si focalizzerà nello sviluppo della divisione Txt Next e valuterà una cedola extra. E’ anche previsto che, nel caso di quotazione di Aptos, Txt abbia il diritto di esercitare un’opzione per l’acquisto di azioni della società fino a un massimo del 10%.

La società ha chiuso il primo semestre 2017 con ricavi pari a 36,1 milioni in crescita del 8,9% rispetto ai 33,2 milioni di euro del primo semestre 2016. Il margine operativo lordo è stato pari a 3,3 milioni di euro, in calo dell’1,8% su base annua, mentre il reddito operativo è stato pari a 2,6 milioni, in flessione del 7,6% rispetto al primo semestre 2016 l’utile netto è stato pari a 1,56 milioni di euro, in calo del 22,2% rispetto ai 2 milioni del primo semestre 2016. La posizione finanziaria netta consolidata al 30 giugno 2017 era positiva per 5,5 milioni di euro, rispetto ai 5,4 milioni di fine 2016, con una generazione di cassa dal cash flow operativo del semestre che ha finanziato integralmente il pagamento del dividendo per 3,5 milioni di euro.

Previsioni

Per il 2017 vengono stimati ricavi per 75,2 milioni, Ebitda a 8,6 milioni e un utile netto di 6,2 milioni, mentre per l’anno successivo sono previsti ricavi per 78,5 milioni, margine operativo lordo a 9,5 milioni e un risultato netto di 6,9 milioni. Infine pensiamo a possibili ulteriori operazioni di M&A, grazie anche ad un solido track record nell’integrazione di aziende acquisite.

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giovedì 3 agosto 2017

Azioni europee pronte per un acquisto già ad agosto

È giunto il momento di concentrarsi sulle aree più difensive del mercato che hanno storicamente eseguito bene durante questo periodo dell’anno. Tuttavia, i rischi per gli investitori sono in aumento con i sentiment economici in chiaro scuro e le attese ogni giorni sui tassi di interesse e i QE. L’investitore dovrebbe posizionarsi su titoli azionari con una liquidità non altissima, società che hanno rilasciato già le trimestrali, e sono state positive, buoni dividendi nel caso, e settori in crescita.

Da agosto a settembre storicamente sono i peggiori due mesi dell’anno per i titoli. Dal 1980 lo S&P500 è sceso in media dello 0,1% e dello 0,7% in questo periodo, i soli due mesi dell’anno che mostrano un ritorno negativo in media. Gli investitori sono mal preparati per qualsiasi tipo di downturn. Secondo l’ultimo sondaggio AAII sui singoli investitori, le persone stanno mantenendo le loro posizioni in fondi dal 2000 in un momento in cui i titoli si avvicinano ai livelli storici di sovravalorizzazione, eclissando ogni singolo guadagno avvenuto negli ultimi 8 anni, i migliori dal 1929.

Ma se uno è determinato a guardare oltre tutto questo, ed investire sul medio/lungo periodo in società solide, il nostro consiglio è quello di concentrarsi sulle aree più difensive del mercato che hanno storicamente eseguito bene durante questo periodo dell’anno. Di seguito vorremmo segnalarne tre che attualmente sono nei nostri portafogli, stanno guadagnando ma potrebbero rendere molto di più.

Allianz (DE)
Allianz SE è una società di servizi finanziari europea con sede a Monaco di Baviera, in Germania. È la prima Compagnia al mondo nel settore delle assicurazioni, prima della francese AXA, e dell’italiana Assicurazioni Generali. Allianz SE è presente in Italia dal 1º ottobre 2007 con la denominazione di Allianz S.p.A. In questa società sono state conglobate, trasformandole in divisioni commerciali, le preesistenti compagnie Allianz Subalpina, Lloyd Adriatico, e RAS.
Come conseguenza della fusione dal 1º ottobre 2007: il marchio Lloyd Adriatico si è trasformato in Allianz Lloyd Adriatico; il marchio RAS si è trasformato in Allianz RAS; è rimasto immutato il marchio Allianz Subalpina; RasBank, la Banca del Gruppo Ras che si avvale dei Promotori Finanziari (Financial Advisors), ha cambiato denominazione divenendo Allianz Bank Financial Advisors.

Allianz SE ha attualmente un dividendo decente di 7,60 euro per l’esercizio 2016, con un calo del 4,8%. Dal 2008 la società sta cercando di mantenere il rendimento del dividendo tra il 4-5%. L’azienda è anche al centro di un programma di acquisto di azioni di 3 miliardi di euro. La domanda è: la posizione in contanti della società sarà adeguata e per quanto tempo sarà in grado di mantenere la crescita del dividendo al fine di tenere il passo con il crescente prezzo azionario?

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Poiché Allianz è una società di assicurazioni tedesca, il che significa che deve rispettare la Solvency II, una direttiva del diritto dell’Unione europea. La Solvency II richiede ad Allianz di mantenere una capitalizzazione minima nel caso il prezzo azionario dovesse scendere troppo. Per Allianz questo rapporto è stato intorno al 218% nel 2016. Storicamente l’azienda è sempre rimasta nei margini più che adeguatamente. Nel 2015 il rapporto si è attestato al 200%, ma ora è aumentato ulteriormente a causa di un aumento del patrimonio netto di 4,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda la solvibilità, l’azienda ha un rapporto di copertura di interesse di circa 10 volte, che è molto buono. Nel frattempo, il rapporto di leva finanziaria di Allianz sta diminuendo costantemente dal 2012. L’attuale rapporto di leva è a circa 13,22, che è ancora alto, ma gestibile. La rete di sicurezza integrata del rapporto di Solvency II rende il risultato dell’azienda più elevato rispetto al rapporto di solvibilità e liquidità, ma dobbiamo ancora tenere un occhio critico sui finanziamenti della società.

Atos (ATO)
Atos SE è una società europea che si occupa di servizi IT, con sede in Bezons, Francia e a Monaco di Baviera, in Germania. Atos è leader europea nei servizi digitali con un fatturato annuo pro forma 2014 di circa 11 miliardi di euro e 93.000 dipendenti che operano in 72 Paesi. Con clienti a livello globale, il Gruppo fornisce servizi di Consulting & System Integration, Managed Services & BPO, Cloud Operations, Big Data & Security Solutions e Transactional Services attraverso Worldline, leader europeo nel settore dei pagamenti e servizi transazionali. Il gruppo è il Worldwide Information Technology Partner dei Giochi olimpici e Paralimpici ed è quotato al mercato Euronext di Parigi.

Risultati primo semestre 2017, i ricavi sono stati pari a 6.311 milioni, + 11,6% a cambi costanti e +2,2% in modo organico. Il Gruppo ha raggiunto + 2,4% la crescita organica nel secondo trimestre del 2017, rafforzando la tendenza positiva già effettuata nel primo trimestre. Tutte le divisioni hanno contribuito alla crescita organica dei ricavi grazie ad un forte impulso commerciale e alla strategia di investimento nell’innovazione e nella tecnologia. Il margine operativo ammonta a 538 milioni di euro, pari all’8,5% del fatturato, migliorando di +190 punti base alimentati da Infrastructure & Data Management (+240 basis point), Business & Platform Solutions (+120 punti base) e Worldline (+240 punti).

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Amplifon (AMP)
Amplifon S.p.A. è un’azienda italiana che si occupa della diagnosi, applicazione e commercializzazione di soluzioni uditive. Fondata a Milano nel 1950 da Algernon Charles Holland, dal 2001 è quotata negli indici FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia STAR della Borsa di Milano. Il gruppo detiene una quota di mercato del 9,0% a livello mondiale ed è presente in 22 paesi (Italia, Francia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Portogallo, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Ungheria, Turchia, Polonia, Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Egitto and in Brazil). Amplifon opera attraverso una rete di circa 3.250 punti vendita, 2.400 centri di assistenza e più di 1.600 negozi affiliati al network, impiegando complessivamente oltre 10.000 persone.

Nel primo semestre del 2017 Amplifon ha realizzato un giro d’affari di 623,78 milioni di euro, in aumento del 14,6% rispetto ai 544,21 milioni ottenuti nello stesso periodo dello scorso anno. A cambi costanti il fatturato sarebbe salito del 13,4%. In aumento anche il margine operativo lordo, che è passato da 85,49 milioni a 100,86 milioni di euro (+17,5%); di conseguenza, la marginalità è salita dal 16,2% al 16,6%. L’utile netto è stato pari a 38,06 milioni di euro, dai 29,63 milioni ottenuti nei primi sei mesi del 2016. Nel solo secondo trimestre il fatturato di Amplifon è salito da 289,69 milioni a 327,68 milioni di euro, mentre il risultato finale è stato positivo per 25,27 milioni. A fine giugno l’indebitamento netto era salito a 300,54 milioni di euro, rispetto ai 224,42 milioni di inizio anno. Nei primi sei mesi del 2017 le attività operative di Amplifon hanno generato un flusso di cassa di 32,53 milioni di euro, dopo aver sostenuto investimenti operativi per 28,76 milioni.

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lunedì 10 luglio 2017

Le borse europee e i mercati obbligazionari rimangono incerti

L’allontanamento degli investitori dal debito sovrano – in attesa di una riduzione dello stimolo dalla Banca Centrale Europea – continua a delineare un impreciso trend per i mercati europei, lasciandoci con una sensazione nervosa sul proseguo dei nostri investimenti. C’è una mancanza di rimbalzo sui mercati azionari e sui mercati azionari dopo le pesanti vendite di queste settimane, i dati sui posti di lavoro americani hanno battuto le previsioni, ma il tasso generale di disoccupazione è salito dell’0.1% in più rispetto le stime.

Il 2016 è stato un anno difficile per i gestori attivi, con una scarsa dispersione nei mercati e con performance derivanti in primo luogo dalla rotazione settoriale piuttosto che dalla scelta dei singoli nomi. Se volessimo osare una previsione, sarebbe che alcuni di questi trend potrebbero attenuarsi nel corso del tempo. In quest’ottica, non vediamo ragioni per cambiare radicalmente la nostra esposizione netta o lorda, ma siamo ben lontani dall’essere fermi sulle nostre posizioni.

Continuiamo a cercare opportunità d’investimento su posizioni lunghe facendo valutazioni caso per caso, un metodo che abbiamo iniziato ad adottare da quando è nata la nostra società. Continuiamo a credere che gli investitori che investono nel lungo periodo e che continuano a focalizzarsi principalmente sui fondamentali societari possono sfruttare a proprio vantaggio i cambiamenti nel sentiment dei mercati per generare valore nel lungo periodo.

Dati sul lavoro

La crescita occupazionale degli stipendi statunitensi è salita a 222 mila il mese scorso da un ribasso superato di 152 mila, battendo le aspettative. Il tasso di disoccupazione è leggermente salito al 4,4 per cento dal 16 maggio, il precedente era del 4,3 per cento, suggerendo che l’economia è rimasta nei limiti della crescita occupazionale. La settimana lavorativa media è salita a 34,5 ore a partire da 34,4, ma la crescita salariale è rimasta bassa – con un guadagno medio orario di solo 0,2 per cento su base mensile e 2,5 per cento su base annua.

I dati sui posti di lavoro di giugno hanno segnato forze più cicliche dietro l’espansione economica degli Stati Uniti, ma anche una stretta più strutturale nei mercati del lavoro, che consente alla Federal Reserve di procedere gradualmente sulla strada della normalizzazione delle politiche. Per i mercati che sono andati in overdrive sui timori di una stretta delle politiche nelle ultime due settimane, questo dovrebbe contribuire ad eliminare il sell-off.

ha dichiarato Lena Komileva a G+ Economics.

Sussidi america, occupazione USA, tassi di interesse USA, Janet Yellen

Stime mercati europei 2017

Gli investitori stanno monitorando attentamente le ripercussioni delle ultime tornate elettorali: dopo la sconfitta di fatti di Theresa May, alcuni suoi generali starebbero lavorando per ammorbidire le posizioni in vista dei negoziati sulla Brexit, mentre dalla Francia la vittoria schiacciante di En Marche! Emmanuel Macron spiana la strada a una maggioranza solida. Negli Stati Uniti l’attenzione si biforca tra la vicenda politica che segue la testimonianza di James Comey, ex numero uno del Fbi, sulle interferenze russe nella campagna elettorale di Donald Trump, e l’attesa per un rialzo dei tassi da parte della Fed nelle prossime sedute.

La sterlina resta debole contro l’Euro intorno a 1.13. In Italia, l’Istat ha segnalato la debolezza della produzione industriale italiana. La crescita dell’economia francese dovrebbe accelerare allo 0,5% nel secondo trimestre dell’anno, dopo essersi attestata allo 0,3% nel primo: è la stima confermata da parte della Banca di Francia. Il superindice dell’Ocse, che mira ad anticipare i punti di svolta dell’attività economica rispetto al trend nei 6-9 mesi nell’area dei 35 paesi industrializzati, continua a puntare a un cammino di crescita stabile.

Intanto continuano le vendite sui mercati obbligazionari con l’indice JPMorgan Global espresso in euro che perde oltre il 3% nelle ultime due settimane. I timori degli investitori sono per un veloce irrigidimento delle politiche monetarie delle principali banche centrali, la preoccupazione è corretta ma sulla velocità abbiamo forti dubbi. Comunque sempre meglio evitare le durate lunghe.

Il benchmark tedesco a 10 anni dei Bund venerdì è salito dello 0,56% ad un massimo degli ultimi 18 mesi. Più impressionante la sua crescita di 31bp nello stesso periodo. I movimenti giapponesi sono stati molto meno estremi che altrove, ma venerdì il rendimento a dieci anni è stato superiore allo 0,10 per cento come limite superiore della gamma di obiettivi della BOJ. Ciò ha indotto la banca centrale ad offrire un debito illimitato per la prima volta da febbraio per bloccare il movimento.

La settimana scorsa i mercati azionari e obbligazionari, specialmente in Europa, sono stati colpiti dalle banche centrali che hanno lasciato intendere un ammorbidimento degli stimoli monetari. Mario Draghi ha iniziato a lanciare la palla dicendo ai mercati che le forze deflazionistiche sono state sostituite da quelle reflatorie e che la BCE potrebbe avere bisogno di cambiare politica per mantenere invariata la propria posizione. I mercati devono avere paura delle banche centrali? Non necessariamente, stanno facendo quello che normalmente fanno, ritirano gli stimoli mentre le economie recuperano.

Hanno affermato strateghi di Bank of America Merrill Lynch.

Stime delle materie prime nel 2017/2018

Poco tempo fa abbiamo affermato che l’anno 2015 era l’anno dei minimi e il 2016 quello dello sforzo. Lo stimolo fiscale della Cina, la produzione tagliata dell’OPEC, della Russia e di altri paesi, le prestazioni da parte dell’India e di altri paesi che hanno superato l’aspettativa della domanda. Eventi che non definiscono abbastanza l’opportunità per il mercato delle materie prime.

La Brexit e il ritardo nell’aumento del tasso di interesse da parte della Fed hanno aumentato i prezzi dell’Oro, dato che l’incertezza politica ha incoraggiato gli investitori nervosi a rifugiarsi nel diversificare in beni di rifugio, la produzione dell’OPEC è stata ristabilita con la vittoria chiara di Trump che ha dato positività ai prezzi delle commodities in mezzo alle chiusure delle miniere e lo stimolo fiscale da parte della Cina.

Oltre al miglioramento della domanda fisica e al riequilibrio dell’offerta, è stata la domanda di investimenti che ha dato potere extra alle merci. Fino a novembre 2016, l’indice e il fondo degli afflussi di materie prime sono stati pari a 41,7 miliardi di dollari. La produzione dell’OPEC è uno sviluppo positivo per il mondo petrolifero e rimuoverà più di 1 milione di barili al giorno da un sistema sovraccaricato. Quindi i produttori di scisto americani possono far crescere la loro produzione capovolgendo così tutto quello fatto dall’OPEC.

I tagli di produzione OPEC potrebbero essere di natura di breve termine. Negli ultimi 20 anni, i livelli di produzione tagliati non sono mai durati per più di un anno. Le commodities agricole dovrebbero aumentare modestamente in quanto si prevede che un calo dei prezzi dei cereali compenseranno un aumento dei prezzi delle altre merci. Inoltre, gli aumenti più alti di quanto previsto nei prezzi energetici sono una chiave importante sui costi nell’agricoltura, potrebbero spingere i prezzi dei prodotti alimentari ancora più in alto della previsione.

L’Oro dovrebbe rimanere stabile nel 2017 seguendo l’andamento dei tassi di interesse crescenti. Il rinnovato focus sull’infrastruttura può dare ulteriore vantaggio ai metalli industriali, anche se la stabilità al livello più alto dipenderà dalle prestazioni effettive della Cina e altre economie, tra cui gli Stati Uniti, il programma di Trump sulle infrastrutture è molto importante.

Nonostante la probabile incertezza sull’economia mondiale nel 2017, le materie prime dovrebbero continuano a far bene. Crediamo che miglioreranno i principali indicatori economici forti di una stagionalità che potrebbe estendere la forza alle materie prime. Le politiche americane sotto il regime di Trump saranno una chiave importante per tutto il mondo nel 2017. Ci aspettiamo che il riequilibrio del mercato delle materie prime possa essere raggiunto entro la seconda metà del 2017.

Domanda petrolio nel mondo 2022, Cina petrolio, India, America shale oil

giovedì 8 giugno 2017

Cerved Spa società di rating, 100% in due anni

Cerved Information Solutions S.p.A. è un gruppo con sede a San Donato Milanese che opera come Information Provider. Valuta la solvibilità e il merito creditizio delle imprese, monitora e gestisce il rischio di credito durante tutte le fasi e definisce strategie di marketing.

Nata nel 1974 come società informatica di gestione, elaborazione e distribuzione di banche dati nazionali ad opera delle Camere di Commercio del Veneto, Cerved è cresciuta innovando continuamente i propri prodotti, sviluppando nuovi business e integrando con successo numerose aziende, confermandosi leader di mercato da oltre 40 anni.

Nel 2008 ha ottenuto il riconoscimento ECAI (agenzia esterna di valutazione del merito di credito) da Banca D’Italia, diventando la prima agenzia italiana di rating le cui valutazioni del merito creditizio possono essere utilizzate ai fini del calcolo, con il metodo standard, dei coefficienti patrimoniali prudenziali delle banche in base all’ accordo di Basilea 2.

Importanti Acquisizioni

Cerved rimane disponibile ad acquisire Juliet, la piattaforma di recupero dei crediti in sofferenza di Banca Monte dei Paschi di Siena, la cui vendita è stata sospesa nei mesi scorsi, ed è in attesa di notizie. A fine febbraio Mps e Cerved avevano reso noto che le condizioni sospensive previste contrattualmente per il perfezionamento del progetto Juliet non si erano verificate entro il termine previsto e che pertanto l’accordo precedentemente raggiunto era privo di efficacia. In questo contesto, Cerved aveva comunque manifestato la propria disponibilità a estendere il termine delle trattative entro fine giugno. E lo scorso 2 maggio, in occasione della conference call sui risultati del primo trimestre 2017, l’ad di Cerved, Marco Nespolo, aveva confermato che la società sta discutendo con Mps “un nuovo accordo”. Nei prossimi 12 mesi dovrebbero vedere l’esecuzione alcune operazioni rilevanti per il sistema, per un totale di circa 50-55 miliardi di euro di Npl lordi: oltre a Mps (29 miliardi di Npl lordi più la potenziale vendita della piattaforma di gestione Juliet), la Resolution Vehicle Rev (9-10 miliardi), Veneto banca -Popolare di Vicenza (8-9 miliardi) e altre operazioni che vedono coinvolte Atlante. Cerved si aspetta di acquisire una quota di mercato consistente in funzione delle loro capacità/performance operative.

Cerved Credit Management Group ha siglato un accordo con Barclays Bank per affidare, in esclusiva al gruppo Cerved, il coordinamento dei servizi di gestione del portafoglio di mutui per un valore di circa 11,4 miliardi di euro, a partire da giugno di quest’anno. Questo accordo segue la firma della lettera di intenti avvenuta in data 7 febbraio.

Cerved e SACE (Gruppo Cdp) hanno finalizzato un accordo di collaborazione per offrire alle imprese servizi più efficaci in Italia e all’estero. Grazie all’accordo, le due società metteranno a disposizione dei rispettivi clienti i servizi di recupero crediti all’estero sviluppati da SACE e i servizi di recupero credito sul territorio nazionale sviluppati da Cerved Credit.

Ottima Trimestrale

Cerved Information Solutions ha chiuso il 2016 con ricavi per 377 milioni di euro, in aumento del 6,6% rispetto ai 353,5 milioni registrati nell’esercizio precedente. Su base organica l’incremento è stato del 4,1%. Il margine operato lordo adjusted è salito a 180 milioni di euro, il 5,4% in più rispetto ai 170,8 milioni del 2015; tuttavia, la marginalità si è ridotta dal 48,3% al 47,8%. La società ha terminato lo scorso anno con un utile netto di 58,7 milioni di euro, rispetto ai 3,6 milioni contabilizzati nell’esercizio precedente. L’utile netto adjusted, che esclude gli oneri e i proventi non ricorrenti, il costo ammortizzato dei finanziamenti, l’ammortamento dei plusvalori allocati emersi dai processi di aggregazione aziendale, è aumentato del 34,2% a 92 milioni. A fine 2016 l’indebitamento netto è sceso a 523,4 milioni di euro, rispetto ai 536,8 milioni di inizio anno. Nell’intero esercizio il flusso di cassa operativo del gruppo è stato pari a 144 milioni di euro.

Previsioni

Per il 2017 i vertici di Cerved Information Solutions prevedono una crescita dei ricavi e del margine operativo lordo, basato sul contributo di tutte le divisioni. Il management di Cerved Information Solutions ha proposto la distribuzione del dividendo 2017, relativo all’esercizio 2016, per un ammontare complessivo di 0,247 euro (0,218 euro ordinario e 0,029 euro straordinario); la cedola è stata staccata il 2 maggio e messa in pagamento il 4 maggio.

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Evoluzione in Borsa
Quotata nel listino All-Share di Borsa Italiana da giugno 2014, da inizio 2017 il valore dell’azione Biesse è cresciuto del 20%, mentre da gennaio del 2015 il titolo è salito del 117% circa.

martedì 2 maggio 2017

Domino Solutions - Reply Spa, Information Technology da 1000% in 10 anni

Reply Spa (REY.MI) è una società italiana di consulenza, system integration, applicazioni di digital services, specializzata nella progettazione, implementazione e manutenzione di soluzioni basate su Internet e sulle reti sociali.

Fondata nel 1996, da un gruppo di manager del settore Information Technology guidato da Mario Rizzante, a Torino l’azienda utilizza un modello a rete, formato da decine di società (controllate da una capogruppo e ciascuna focalizzata su uno specifico business) che operano in diversi settori quali big data, cloud computing, digital media e internet delle cose. Dal 2006 si è espansa in Europa, in particolare in Inghilterra e Germania, sia aprendo nuove sedi che operando acquisizioni di realtà già esistenti, come Avantage, società inglese specializzata nella consulenza per il mercato dei Financial Services sulle tematiche di risk, regulatory, capital and financial performance management e treasury. Avantage, con uffici a Londra, Edimburgo, Amsterdam e Lussemburgo, annovera tra i propri clienti alcuni tra i principali gruppi finanziari mondiali. Il fatturato di Reply è aumentato da 33.3 milioni di euro nel 2000, anno di quotazione al segmento Star di Borsa Italiana, a 780,7 milioni di euro del 2016.

Sviluppi e strategie

Investire nelle tecnologie ancora in fase embrionale, ma con grandi potenzialità è il loro marchio di fabbrica. Lo hanno fatto in passato, dall’utilizzo degli smartphone per la diffusione dei social network allo sviluppo dell’Internet delle Cose (su cui lavorano dal 2009 dopo aver rilevato il centro ricerche Motorola a Torino). Ora il gruppo Reply, ci riprova con il blockchain. Dopo una prima fase di studio iniziata un anno fa, la società ha creato un team multidisciplinare formato da una cinquantina di persone e proveniente da cinque controllate di Reply differenti, coordinate da Fausto Jori, uno dei partner del gruppo. Tra i risultati ottenuti fino a ora, la creazione di “software accelerator” con diverse possibili applicazioni della “blockchain technology“.

Approccio alternativo per l’archiviazione e la condivisione delle informazioni che fornisce una via d’uscita ai pasticci di sicurezza che possono verificarsi, come ad esempio la chiusura completa di intere reti e il rischio di manomissione di dati, furto o identità contraffatta. I vantaggi di questo tipo di tecnologia per la sicurezza informatica si possono suddividere in tre caratteristiche: bloccare il furto di identità, impedire la manomissione di dati e di arrestare attacchi distribuiti al denial-of-service(DDoS).

Non solo: la società si è proposta come consulente per altri possibili sviluppi applicativi. Reply è così diventata partner dell’Osservatorio Digital Finance del Politecnico di Milano. Sta facendo da supporto al centro di ricerca e innovazione per la banca gestito da Abi (l’associazione delle banche italiane) in vista dei possibili utilizzi in ambito finanziario. Assieme a una delle principali aziende di trasporto pubblico locale del nord Italia, sta lavorando per applicare la blockchain al sistema delle biglietterie e delle tariffe, per incrementare affidabilità e sicurezza e per ridurre le frodi. Reply ha allo studio anche altre possibilità di applicazione: la blockchain, ad esempio, può essere utilizzata per gestire al meglio le postazioni di ricarica delle macchine elettriche nei centri urbani, come sta già avvenendo in Germania. Ulteriore campo di applicazione sarà il mondo assicurativo, con l’integrazione e semplificazione delle procedure dei sinistri, per la velocizzazione delle pratiche e per il contenimento delle frodi.

Qualche giorno fa Reply, ha annunciato la disponibilità di Brick Reply, una innovativa piattaforma di Manufacturing Operations per l’Industry 4.0. Basata su un’architettura a servizi e completamente open, Brick Reply consente di interfacciare macchinari e sensori e coordinare processi produttivi per una fabbrica flessibile e connessa.

Solidi bilanci

Il Gruppo Reply ha chiuso l’esercizio 2016 con un fatturato consolidato di 780,7 milioni di Euro in crescita del 10,6% rispetto ai 705,6 milioni di Euro dell’esercizio 2015. L’EBITDA è stato pari a 106,4 milioni di Euro (98,7 milioni di Euro nel 2015), mentre l’EBIT si è attestato a 99,6 milioni di Euro (90,6 milioni di Euro nel 2015). Il risultato netto di gruppo è stato pari a 67,5 milioni di Euro (56,7 milioni di Euro nel 2015). Proponendo e facendo approvare un dividendo lordo pari a 1,15 Euro per azione, posto in pagamento il 10 maggio 2017, con data di stacco fissata l’8 maggio 2017 (record date 9 maggio 2017). L’Assemblea degli azionisti ha autorizzato un nuovo programma di acquisto di azioni proprie, revocando quello attualmente in corso: il piano ha durata di 18 mesi, per un massimo di 1.869.564 azioni ordinarie (pari al 19,9892% dell’attuale capitale sociale) del valore nominale di Euro 0,52 cadauna per un valore nominale massimo di Euro 972.173,28, nel limite di un impegno finanziario massimo di Euro 50 milioni.

Evoluzione in Borsa

Reply ha messo a segno vari record nel corso degli ultimi 16 anni scalando le migliori classifiche, mettendo a segno un progresso di oltre il 1000% (+827% negli ultimi 5 anni). Possiamo quindi considerare Reply la regina di Piazza Affari, il miglior titolo in assoluto.

giovedì 20 aprile 2017

Analisi tecnica del FTSEMIB in vista delle prossime settimane

Dopo aver toccato quasi i 20500 punti, l’indice italia, il FTSEMIB, è calato fino a rompere i 20.000 e ora punta di nuovo i 20.000 con un occhio però ad un potenziale ritorno in area 19.227, supporto fondamentale per dar via ad un trend decisamente discendente. Nel corso delle ultime sedute la situazione tecnica del mercato azionario italiano si è indebolita, anche se la seduta di iera è stata molto positiva. L’analisi dei principali indicatori quantitativi evidenzia un rafforzamento della pressione ribassista ma un forte ipervenduto di brevissimo termine può impedire un ulteriore cedimento.

Intanto ieri l’indice ha guadagnato lR#8217;1,96%, l’AllShare l’1,83% e il Mid Cap lo 0,9%. Volumi ancora relativamente bassi, tipici dei periodi che precedono o seguono lunghi ponti, per un controvalore di circa 2,6 miliardi di euro. Lo Stoxx 600 ha terminato in crescita dello 0,19%. Un recupero dovrà invece affrontare una prima barriera a quota 19.800 e una seconda resistenza in area 20.000-20.050. In questi giorni ci sta provando, ma prima di poter dire che è iniziata una risalita di una certa consistenza sarà pertanto necessaria un’adeguata fase laterale di riaccumulazione.

Secondo Keith Wade, Chief Economist and Strategist di Schroders, e David Docherty, Fund Manager UK Equities di Schroders. la volontà del Primo Ministro britannico, Theresa May, di anticipare le elezioni generali potrebbe rafforzare le sue posizioni negoziali con l’Unione Europea e all’interno del proprio partito. Questo potrebbe portare potenzialmente ad una Brexit più soft. Ottime performance per i bancari, in scia ai risultati trimestrali di Morgan Stanley. Da segnalare anche i forti rialzi messi a segno da Fiat Chrysler Automobiles.

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Eventi chiave per il 2017

Anche il 2017 si preannuncia un anno complicato visto lo spostamento degli equilibri geo-politici e le crescenti difficoltà economiche di alcune aree sviluppate. In più, le banche, soprattutto europee, sono sempre nell’occhio del ciclone dato il contesto deflattivo e di tassi negativi. Il dollaro forte sta mettendo in difficoltà i mercati emergenti, mentre Trump potrebbe disilludere le aspettative dei mercati. Cerchiamo di capire, attraverso un’analisi approfondita, come sarà il 2017 per il Ftse Mib.

Tralasciando per un attimo le elezioni francesi che tutti noi stiamo attendendo per Domenica 23 Aprile, nel 2017, si terranno anche quelle in Germania (forse anche in Italia) nelle quali i populisti sono ben presenti. Mentre in Olanda Wilders non riesce a rompere il muro dei proeuropeisti, Marine Le Pen potrebbe salire al governo e nei punti principali del loro programma politico c’è l’attuazione di un referendum consultivo per uscire dall’Unione Europea. Anche Angela Merkel ha una spina nel fianco: il partito anti-islam e anti-Europa di Alternativa per la Germania (AFD) guidato da Frauke Petry. Siamo comunque convinti che i due partiti anti-europa non riusciranno ad ottenere la maggioranza per chiedere un referendum.

Oltre alle elezioni però, in Italia ci sono altri fattori, comunque importanti, che potrebbero spingere i mercati al ribasso, parliamo di banche. L’Italia rappresenta un dilemma per il Vecchio Continente a causa del sistema bancario, il quale fa fatica a riuscire a smaltire la questione degli NPL nonostante l’intervento del governo da €20 miliardi.

Dall’altra parte invece UniCredit è stata e sarà, anche e soprattutto dopo il recente successo dell’aumento di capitale da 13 miliardi, una grande banca paneuropea con sede e testa in Italia. Ma il nuovo azionariato ha una vocazione da vera public company internazionale che necessita di una struttura di governance più aperta al mercato. Per il presidente Vita, all’inizio del suo sesto anno di mandato, investire 13 miliardi in Italia è stato un grande atto di fiducia nel management, in UniCredit, ma anche nel sistema bancario italiano. E non è un fatto scontato, se pensiamo alla percezione generale. Che però è sbagliata: l’Italia ha avuto alcune banche mal gestite che hanno prodotto grandi danni e gravemente rovinato la reputazione del settore, ma la maggior parte è ancora sana e solida e ha contribuito con grande sforzo economico a ridurre tali danni.

Fattori esteri

Molti di voi si saranno dimenticati della Grecia, ma il mercato no, non dimentica e non sconta nulla. I cittadini ellenici stanno vivendo un vero e proprio inferno fatto di austerità, tagli alle pensioni, posti di lavoro e Welfare. Ogni giorno ad Atene e nelle grandi città greche si formano proteste nelle strade poiché oltre il 30% della popolazione vive con uno stipendio di poco più di 4000€ all’anno mentre i diritti di base tutelati dallo Stato vengono sempre meno.
L’ultima riunione dell’Eurogruppo a Malta però ha aperto la strada ad un accordo sulla conclusione della seconda revisione del programma di salvataggio: l’intesa raggiunta ha punti positivi e negativi ma non prevede un impatto per i cittadini ellenici dal punto di vista fiscale.

Spostiamoci ora virtualmente negli Stati Uniti dove Wall Street, dopo aver aggiornato i massimi storici nonostante l’elezione di Donald Trump, sta vivendo una fase di leggero ribasso in attesa che lo stesso entourage riescano nell’intento di convincere il Congresso ad effettuare le modifiche richieste da Trump in campagna elettorale, l’inflazione, tassi di interesse, abbassamento delle tasse, fondi per infrastrutture, dazi per materiale esteri, rientri di multinazionali americane e modifica dell’Obamacare. Proprio lo stop su quest’ultima legge ha fatto temere che il presidente potrebbe avere problemi in futuro anche sulle altre proposte di legge.

La Federal Reserve in tutto ciò ha deciso di alzare i tassi di interesse, prospettando almeno 3 rialzi per quest’anno. Queste mosse, a nostro avviso, avranno l’effetto inverso di sostegno alla crescita economica: minimi rialzi dei tassi hanno già fatto vedere come incidano profondamente sulle domande di mutui, di acquisti delle case e di aumento esponenziale dei delinquency loans.

Previsioni del FTSEMIB e analisi tecnica

Dopo aver elencato le prospettive per il 2017, o comunque quelle che potrebbero avere un maggiore impatto sui mercati e sul Ftse Mib, quale potrebbe essere l’andamento del listino milanese nel 2017? Senza essere troppo allarmisti, per il momento è difficile che si verifichi una discesa come nel 2008, anche se le condizioni economiche a livello globale non sono del tutto dissimili da quelle del periodo della grande Crisi. Possiamo aspettarci però sicuramente uno storno.

Storno che potrebbe essere violento vista la salita altrettanto violenta. In questo contesto, i target di supporto sono individuabili nella media di medio termine a quota 18.600 punti e al supporto, ben più consistente, in area 17.700-17.600 punti. La violazione di tale livello aprirebbe a quel punto scenari piuttosto bruschi di discesa sotto quota 17.000 punti. L’area chiave in questo contesto è quella di 15.000 punti poiché violato tale livello gli scenari sarebbero decisamente pessimi.

Al contrario, la soluzioni a molti fattori esogeni in favore dell’Europa, spingerebbe l’indice verso l’alto, la rottura dei 20000 è molto importante con obietti i 21.000/21.500 punti.

martedì 11 aprile 2017

Domino Solutions - Diasorin, +250% in 5 anni, leader mondiale italiano

Leader mondiale della diagnostica in vitro, DiaSorin (DIA.MI) è un Gruppo multinazionale italiano con sede a Saluggia (VC), a capo di 28 società in Europa, Nord, Centro e Sud America, Africa e Asia. Da oltre 40 anni il Gruppo sviluppa, produce e commercializza test per la diagnosi di patologie che riguardano un’ampia gamma di aree cliniche. I test DiaSorin sono rivolti a laboratori di analisi, sia ospedalieri che privati, nei mercati dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare.

Diasorin, nasce come centro di ricerca nucleare dalla Joint Venture tra FIAT e Montecatini e altro non è che l’evoluzione della divisione diagnostica della società Sorin Biomedica (che nei lontani anni ’60 faceva appunto parte del gruppo FIAT).

Acquisizioni strategiche

Nel corso degli anni la società sviluppa e consolida il suo Know How nel settore sviluppando il business di Diagnostica in Vitro (IVD), prevalentemente focalizzato sul territorio europeo. Nel 1997 Sorin acquisisce il controllo dell’americana Incstar Inc., attiva nell’IVD, scorpora le attività afferenti alla diagnostica in una società denominata DiaSorin Srl, che viene poi ceduta ad American Standard International (ASI).

All’inizio del nuovo millennio, viene realizzata un’importante operazione di Management Buyout, supportata dal Gruppo Finde e da altri investitori finanziari e industriali. Effettua l’acquisizione di BYC Sangtec e i relativi diritti per il LIAISON® ed avvia la conversione dei test dalla tecnologia ELISA a quella CLIA.

Il 19 luglio 2007 il titolo DiaSorin (DIA.MI) debutta a Piazza Affari. In questi anni il Gruppo effettua diversi lanci di prodotti, accordi commerciali, sviluppo di progetti e acquisizioni, quali Biotrin, leader mondiale per il test del Parvovirus, acquista da Eiken Chemical la licenza per l’uso della tecnologia LAMP, dedicata al business molecolare, lancia sul mercato il LIAISON® XL, acquisisce Murex e la relativa linea di prodotti ELISA di Abbott (ABT) e si espande ulteriormente in Europa, Asia ed Africa. Acquisisce NorDiag, specializzata nell’estrazione di acidi nucleici. Nel 2013 DiaSorin sigla un accordo strategico con Roche per connettere il LIAISON® XL al cobas 8100 nei laboratori a grandi volumi che richiedono la completa automazione dei propri processi diagnostici. Due anni fa DiaSorin (DIA.MI) sigla un accordo strategico di distribuzione commerciale per le epatiti e l’HIV in Cina con Beckman Coulter ed in diagnostica molecolare vengono lanciati i due test più veloci al mondo per la diagnosi molecolare delle leucemie fulminanti.

Importanti autorizzazioni

IL 6 Aprile scorso DiaSorin ha ricevuto dalla Food and Drug Administration statunitense l'”Emergency Use Authorization” per il primo test sierologico completamente automatizzato capace di identificare le infezioni da virus Zika e garantisce un risultato in soli 37 minuti. Tale test, quindi, non è stato approvato dall’autorità Usa, ma autorizzato per l’utilizzo durante l’intero periodo di emergenza e verrà distribuito nei laboratori sia degli Stati Uniti sia di altre aree. Il test verrà distribuito negli Stati Uniti nei laboratori autorizzati a eseguire test di moderata complessità o nei laboratori non americani aventi la medesima qualifica, in linea con le più recenti linee guida emanate dal Cdc per la diagnosi delle infezioni da Zika virus. Lo sviluppo di questo test è stato finanziato dal Dipartimento di Salute e dei Servizi Umani statunitense che nel 2016 ha concesso a DiaSorin un finanziamento di 2,6 milioni di dollari.

Solidi bilanci

L’anno fiscale 2016 è stato archiviato dalla società con una generazione di cassa e con un utile netto da record grazie all’aumento del fatturato ed alla crescita della redditività. Nel dettaglio, il fatturato è aumentano anno su anno del 14% a 569,3 milioni di euro e del 6,4% a tassi di cambio e perimetro costanti. Stesso andamento pure per l’Ebitda che, con un +14% e con un +6,4% a tassi di cambio e perimetro costanti, si è attestato al 31 dicembre del 2016 a 217,3 milioni. Con un’incidenza sul giro d’affari al 30,3%, l’Ebit è cresciuto del 13,6% a 172,6 milioni di euro, e l’utile netto a 112,6 milioni di euro con un incremento anno su anno pari al 12%. Grazie a questi risultati, il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea dei soci, del 27 aprile, il pagamento di un dividendo unitario pari a 0,80 euro. Il dividendo 2017 sarà pagato il prossimo 24 maggio con data di stacco della cedola il 22 maggio del 2017 e record date il 23 maggio.

Previsioni 2017

Diasorin prevede di chiudere l’esercizio 2017 con un aumento dei ricavi anno su anno pari all’11% a tassi di cambio costanti, ed allo stesso modo con un incremento dell’Ebitda pari all’11% anno su anno sempre considerando lo scenario dei tassi di cambio costanti.

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Evoluzione in Borsa

Dal giorno del suo debutto in Borsa, le azioni Diasorin sono cresciute del 440% e solo negli ultimi 5 anni Diasorin è cresciuta del 250%.

Disclosure

Noi abbiamo Diasorin (DIA) nel nostro portafoglio Gemme Italia con un ottica di medio/lungo periodo.

martedì 4 aprile 2017

Domino Solutions: El.En Spa, un azione italiana da +1000% in 5 anni

Il Gruppo
El.En. SpA (ELN.MI) società (azione italiana) costituita nel 1981, oggi leader nella fabbricazione di sistemi laser per applicazioni nel settore medicale e della marcatura laser. La società nasce a Firenze per iniziativa di un docente universitario, Leonardo Masotti e di uno dei suoi migliori allievi Ing. Gabriele Clementi, che intendono trasformare i risultati di una loro ricerca in prodotti tecnologicamente utilizzabili e commerciabili.

Il primo sistema laser medicale viene realizzato nel 1983, mentre negli anni successivi la gamma dei prodotti si amplia, sempre rimanendo nell’ambito della tecnologia laser, con nuove applicazioni per il settore medicale e l’avvio della produzione di sistemi per la marcatura industriale con l’utilizzo del laser.

Il vero sviluppo dell’azienda però, avviene però negli anni novanta, con la costituzione di società dedicate ai diversi settori e l’avvio della produzione di sistemi laser industriali per il taglio dei metalli.

A gennaio 2017 nasce Renaissance, nato dall’unione commerciale di DEKA e Quanta System, due eccellenze del Gruppo fiorentino El.En., che hanno deciso di unire le forze ed i prodotti per realizzare un innovativo e ambizioso progetto: conquistare il mercato della medicina estetica e della laser terapia in Italia. Ispirati dagli stessi valori del Rinascimento fiorentino, il loro obiettivo è diventare artefici di una potente rinascita attraverso sistemi laser d’avanguardia, con cui migliorare la qualità di vita delle persone, creando allo stesso tempo opportunità, nuovi posti di lavoro per dare spinta al rilancio economico del paese. Per farlo hanno unito le forze sul campo, i migliori prodotti di entrambe le aziende. DEKA e Quanta System, dopo aver conquistato separatamente importanti fette di mercato, hanno deciso di unirsi e dare vita ad una società con cui conquistare una vera leadership sul mercato italiano. DEKA nasce nel 1991 come spin-off della società El.En. affermandosi nella progettazione, produzione e commercializzazione di laser per applicazioni dermatologiche, di medicina estetica e chirurgiche (anche in campo oncologico). Quanta System è un’azienda nata nel 1985, con sede a Samarate (Va). Dal 2004, appartenente al gruppo El.En., è tra le prime aziende al mondo nella produzione di laser e piattaforme fotoniche uniche per tre settori scientifici: medicina estetica, chirurgia e arte.

Il gruppo El.En. è oggi, una della più importanti realtà nel mondo del laser, leader sul mercato italiano e tra i primi operatori in Europa. Le oltre 30 aziende del gruppo creano prodotti e soluzioni avanzate ad alte prestazioni. Il gruppo progetta, produce e commercializza a livello mondiale apparecchiatura laser medicali che vengono utilizzate in dermatologia, chirurgia, estetica, fisioterapia, odontoiatria e ginecologia; sistemi laser industriali per applicazioni che spaziano dal taglio, alla marcatura e saldatura di metalli, legno, plastica, vetro, alla decorazione di pelli e tessuti fino al restauro conservativo delle opere d’arte e sistemi scientifici per applicazioni di ricerca.

Bilanci record a confronto
Il Gruppo El.En. ha conseguito nell’esercizio 2015 un fatturato consolidato in crescita del 20,9% rispetto al 2014 attestandosi a 218 milioni di euro, rispetto ai 180 milioni di euro dell’esercizio precedente ed un risultato operativo di 21,5 milioni di euro, il più alto nella storia del Gruppo, che supera del 40,5% i 15,3 milioni di euro dello scorso anno.
Nel 2016 ha ottenuto risultati record, con un risultato netto di 40,4 milioni di euro ed un fatturato consolidato a 252,6 milioni di euro. Dopo un esercizio brillante come il 2015, il gruppo ha centrato il difficile obiettivo di migliorarne i risultati in particolare per quanto attiene al risultato operativo (Ebit) che ha raggiunto i 27,6 milioni di euro (pari al 10,9% del fatturato), in aumento del 28,4% sul massimo storico del 2015 di 21,5 milioni di euro.

Borsa
Alla fine del 2000 El.En. si quota in borsa nel segmento STAR mostrandosi si da subito un’azienda solida, con conti economici di assoluto rilievo e una linea di prodotti ad alto contenuto tecnologico che riscuotono un successo mondiale. Il titolo in due anni ha guadagnato circa il 380% e oltre il 700% in 5 anni.

mercoledì 29 marzo 2017

Domino Solutions - Interpump, +300% in 5 anni, una solida realtà italiana

Interpump Group SpA è una società impegnata nella produzione di pompe a pistoni e prodotti idraulici attraverso i segmenti idrogetto ed idraulico. Il segmento ad idrogetto costruisce principalmente pompe ad alta ed altissima pressione e sistemi di pompaggio. Il segmento idraulico comprende la produzione e la vendita di power take-offs, cilindri idraulici, distributori idraulici, valvole e altri componenti idraulici. L’azienda è stata fondata da Fulvio Montipò nel 1977 e ha sede a Sant’Ilario d’Enza, Italia.

Bilanci solidi nel 2016

Le vendite nette del 2016 sono state pari a 922,8 milioni di euro, superiori del 3,1% rispetto alle vendite del 2015 quando erano state pari a 894,9 milioni di euro (+0,3% a parità di area di consolidamento e di cambio di conversione).

Il risultato operativo (EBIT) è stato pari a 153,5 milioni di euro (16,6% delle vendite) a fronte dei 136,9 milioni di euro del 2015 (15,3% delle vendite), con una crescita del 12,2% e con un incremento della marginalità di 1,3 punti percentuali. A parità di area di consolidamento, l’EBIT è cresciuto dell’8,6%. L’utile netto è stato pari a 94,5 milioni di euro, in crescita del 9,5% rispetto all’utile normalizzato del 2015 pari a 86,3 milioni di euro1. L’utile per azione base è stato di 0,884 euro nel 2016 (0,801 euro il dato normalizzato del 2015).

Il cda ha deciso di proporre la distribuzione di un dividendo di 20 centesimi di euro contro 19 centesimi lo scorso esercizio. Il capitale investito e’ passato da 900,8 milioni a fine 2015 a 977,6 milioni al 31 dicembre 2016, grazie per lo piu’ alle acquisizioni.

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Le acquisizioni sono colpi da maestro

Interpump ha messo a segno una trentina di acquisizioni in tutto il mondo e oggi è leader mondiale nella produzione di pompe a pistoni professionali. La spagnola Inoxpa è solo l’ultimo dei suoi acquisti. Ma al di là dell’affare in sé, l’acquisizione segna per Interpump Group la capacità di guardare oltre il proprio business e conferma l’abilità di un management in grado di costruire valore che duri nel tempo.

La società il 20 Marzo ha reso noto che il gruppo Gruppo IPG Holding S.p.A., società controllante Interpump, ha acquisito – con una operazione fuori mercato – 2 milioni di azioni ordinarie Interpump da Mais. Per effetto dell’operazione IPG Holding detiene 25 milioni di azioni Interpump equivalenti al 23,33% del capitale (23,82% al netto delle azioni proprie). Il fondatore e proprietario Fulvio Montipo’ incrementa in questo modo il proprio peso in Interpump. La controllata dallo stesso Montipo’ da Gianni Tamburi, ha infatti acquisito dalla holding della famiglia Seragnoli.

Isabella Seragnoli scende quindi al 3,345% del capitale di Interpump. In precedenza, dal 22 dicembre 2015, l’investitrice era accreditata di una quota del 6,61% nel capitale del gruppo delle pompe.

Un’altra acquisizione degna di nota è stata ufficializzata all’inizio di quest’anno, attraverso la propria filiale britannica, è stata acquisita il 100% di Bristol Hose Ltd., società attiva nel settore dei tubi e raccordi per l’oleodinamica con attività di commercio e assistenza, con sede a Bristol nel Regno Unito. Bristol Hose opera attraverso 2 magazzini di vendita e 9 officine mobili per assistenza e riparazioni on-site. Queste ultime sono attive 24 ore su 24 e in grado di raggiungere il cliente tipicamente entro un’ora dalla chiamata.

Il management è la chiave del successo

Ha creato dal nulla un campione del mondo. Un colosso forte e robusto, a sua immagine e somiglianza. Fulvio Montipò, reggiano dalla stretta di mano al granito, con il toscano perennemente acceso tra le dita, inventore, ex proprietario e oggi azionista di controllo di Interpump Group, gioiello della meccanica reggiana, leader mondiale nella produzione di pompe industriali ad alta e altissima pressione, trenta stabilimenti nel mondo, 2000 dipendenti diretti e 3000 nell’indotto.

Un’impresa familiare quotata in borsa che in 13 anni ha garantito agli azionisti rendimenti medi del 10%, nata con capitale di rischio, cresciuta sotto lo sguardo onnipresente del padrepadrone, poi acquistata da un fondo, e collocata sul mercato, diventata un’ azienda globale e poi “ricomprata” dal suo fondatore.

giovedì 1 dicembre 2016

Referendum del 4 Dicembre, le reazioni dei mercati al risultato

Ormai mancano pochi giorni al referendum in Italia, la battaglia politica sul SI o sul NO è cominciata mesi fa e a suon di social e tv, gli schieramenti sono alla pari secondo i sondaggi. Ma dal punto di vista economico, cosa potrebbe accadere se vincesse il SI o il NO ? Scopriamolo.

Se il prossimo 4 dicembre il premier Matteo Renzi perderà il referendum costituzionale fino a 8 banche italiane, quelle con più problemi, rischiano di fallire. Sono le parole scritte dal Financial Times qualche giorno fa il quale lanciava l’allarme. Renzi ha detto che si dimetterà se perderà il referendum, ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano, quindi, vincendo il no, questa soluzione non sarebbe attuabile.

Secondo il Financial Times gli 8 istituti a rischio sono: Monte dei Paschi di Siena, la Popolarte di Vicenza, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. L’autorevole giornale non è l’unico che denuncia un problema bancario nel caso di una vittoria del NO. Moody’s, dal canto suo, ha affermato che una vittoria del No al referendum potrebbe aumentare le difficoltà delle banche italiane e una tesi simile è stata ripresa anche da S&P, che ha affermato come il rifiuto della riforma potrebbe causare un rallentamento delle operazioni di salvataggio delle banche italiane.

Tutto questo perché il governo ha promesso svariati miliardi di euro per la risoluzione delle problematiche del sistema bancario italiano, dunque una vittoria del No al referendum e un ipotetico crollo del governo cancellerebbero la possibilità di salvare gli istituti.

In un’intervista Carlo Gori, vice presidente di Moody’s ha sottolineato :

Ci sono quattro banche che sono un po’ più deboli: Mps, Banca Carige, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, che prima delle altre dovrebbero ridurre i crediti deteriorati ricorrendo al mercato e questo dipende dalla fiducia degli investitori.

Intanto la tensione a Piazza Affari è sempre più alta, anche sulla scia dei continui alert che arrivano da banche d’affari e quotidiani finanziari di tutto il mondo. Sul mercato dei titoli del debito pubblico tassi Bot a sei mesi in rialzo nell’asta del Tesoro, a fronte di uno spread che punta di nuovo verso quota 190 punti base. Il NO spaventa inoltre Berenberg secondo cui, oltre ai 5 miliardi aggiuntivi di capitale di cui ha bisogno Mps, le banche italiane avrebbero bisogno di fare ulteriori accantonamenti per 45 miliardi di euro.

Se dovesse vincere il NO, ci sarebbe comunque titoli che ne gioverebbero, il FTSEMIB è particolarmente centrato sulle banche ma altri settore, seppur in minoranza, potrebbero salire.

Ferrari
Le auto iconiche ed extra-lusso di Ferrari vengono vendute in tutto il mondo. Solo il brand valuta il prodotto finito a livelli garantiti. Gli scenari contrarian, per i coraggiosi, hanno sempre altre potenzialità di grandi profitti. Basti pensare al posizionamento del mercato verso il referendum Brexit e i profitti generati dai pochi convinti dell’arrivo di un crollo della sterlina.

Luxottica
Il vero punto forte di Luxottica è che opera anche su una delle reti di vendita al dettaglio più grandi del mondo, modello esportato dalla società in tutto il mondo. Ne risulta che oltre l’80% delle vendite arrivino da fuori Europa. Il brand Ray-Ban, ad esempio, sta crescendo a ritmi esorbitanti in Asia. La sua dimensione internazionale la rende quasi immune agli shock europei.

STM
Stm è particolarmente integrata a livello internazionale e segue una vasta serie di progetti in tutto il globo. Dopo i risultati delle sue ultime trimestrali e le guidance, difficile pensare che una qualsiasi vittoria al referendum possa alterare la crescita di questa azienda.

In caso di vittoria del SI l’attuale posizionamento del mercato molto sbilanciato sulla probabilità che si verifichi il caso opposto lascerebbe spazio per un rally al rialzo che vedrebbe favoriti i settori che hanno sofferto di più quali il bancario/finanziario e per la probabilità decisamente più elevata, andando a ridursi il rischio paese sul mercato, di trovare investitori disposti a comperare quote significative delle banche in procinto di fare aumenti di capitale o assets messi in vendita dalle stesse.

Incertezza è stata la parola chiave che ha dominato in queste ultime settimane di borsa e comunque vadano le cose finalmente si ridurrà. Ecco perché pensiamo che anche in caso di vittoria del NO, se verrà trovata una soluzione politica per il dopo voto sufficientemente solida la reazione emotiva al ribasso avrà vita breve. Ugualmente un’inattesa vittoria del SI andrebbe a ridurre nell’immediato il rischio paese attualmente incorporato nelle valutazioni degli assets finanziari domestici ma non risolverebbe da sola i problemi della nostra economia in generale e delle nostre banche nello specifico.

Vorremmo aggiungere che l’articolo non è stato scritto coi propositi di incanalare il lettore verso un determinato voto, è stato scritto in forma totalmente apolitica e non deve essere preso come invito a schierarsi da una parte o dall’altra.

giovedì 21 luglio 2016

Azioni Recordati, la pharma italiana che continua a brillare

Recordati sembra non fermarsi più. In anno di contrattazioni il titolo della famiglia Recordati è salito del 33% e non accenna a frenare, senza tener conto che solo negli ultimi 5 anni l'azienda di Milano ha performato circa il 300%. Nulla da dire, un management meraviglioso, acquisizioni giuste, come l'ultima della svizzera Pro Farma AG, e ricerca di sviluppo eccellenti, la rendono un piccolo diamante dell'industria italiana di cui vantarsi e su cui investire sempre.

Recordati è un gruppo farmaceutico italiano di rilevanza internazionale fondato nel 1926 e quotato alla borsa di Milano dal 1984 dove è presente nell’indice FTSE MIB. Si occupa di sviluppare, produrre e commerciare prodotti farmaceutici o di chimica farmaceutica. Il gruppo ha sede a Milano, e attività operative nei principali paesi europei, in Russia e negli altri paesi del Centro ed Est Europa, in Turchia e negli Stati Uniti d’America. Il 96,4% del fatturato è dato dal settore farmaceutico mentre il restante 3,6% dal settore chimico.

Il sito produttivo più importante per il gruppo è quello di Milano, che sforna 50 milioni di confezioni di farmaci l’anno ed è specializzato nella manifattura e confezionamento di forme solide orali, in gocce, iniettabili e prodotti per uso topico. Un altro impianto importante e tecnologicamente all’avanguardia è quello di Campoverde di Aprilia, in provincia di Latina, che occupa un’area di 360.000 m² e produce per via chimica intermedi e principi attivi sia per le specialità farmaceutiche Recordati sia per il mercato dei farmaci generici; a questi due impianti nazionali si aggiungono quelli di Cork in Irlanda e di Montluçon in Francia.

Le acquisizioni giuste al momento giusto

Il 14 Luglio 2016 si è reso noto che Recordati ha acquisito il 100% del capitale di Pro Farma, società farmaceutica svizzera con sede nel cantone di Zug per 14,7 milioni di euro. Pro Farma commercializza specialità medicinali proprie o in licenza in specifiche aree terapeutiche. I principali marchi sono Lacdigest (tilactase), Tretinac (isotretinoina) e Urocit (citrato di potassio). Con un fatturato atteso per il 2016 di circa 10 milioni di franchi svizzeri.

L’acquisizione di Pro Farma rappresenta un’ottima base sulla quale stabilire la nostra attività operativa in Svizzera dove Recordati ha recentemente iniziato a commercializzare direttamente il suo prodotto Livazo (pitavastatina). Inoltre, il prodotto principale Lacdigest contribuisce ulteriormente a potenziare la nostra presenza nell’area della gastroenterologia.

Ha dichiarato Giovanni Recordati, Presidente e Amministratore Delegato.

Non dimentichiamoci poi che Recordati ha acquisito anche il 100% del capitale sociale di Italchimici SpA, società farmaceutica italiana con sede operativa a Milano, da Progressio SGR, gestore del fondo Progressio Investimenti II, IDeA Capital Funds SGR, gestore del fondo Fondo IDeA Efficienza Energetica e Sviluppo Sostenibile, e dai dirigenti della società stessa. Il valore della transazione è di circa € 130 milioni e sarà finanziato con la liquidità disponibile.

Ancora una volta la società ha dimostrato quanto sia importante la gestione di un fondo per essere in grado di identificare, con il supporto dei responsabili della qualità, le aziende con solidi fondamentali e il potenziale di sviluppo. Italchimici è stata una operazione ben gestita e ottima per il futuro dell’azienda.

Ma dove può arrivare ?

Per noi non ci sono limiti per ora, abbiamo acquistato le azioni di Recordati (REC.MI) nel febbraio 2014 a 12 euro, puntavamo come target i 20 euro ma la società non ha mai smesso di crescere e così, tuttora, performa nel nostro portafoglio il +138%. Il nostro nuovo target price sono i 32 euro, dopo i quali vedremo se vale la pena continuare o lasciar scaricare il titolo prima di reinserirlo nel nostro portafoglio, per ora siamo, ovviamente, contentissimi dei risultati aziendali e della crescita e poi… un diamante è per sempre.