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venerdì 9 novembre 2018

Analisi dei migliori ETF dopo il calo in borsa di Ottobre

Possiamo dire con certezza che ottobre ha portato poche notizie positive agli investitori azionari. L'indice europeo Eurostoxx 600 è sceso del 7,3% nell'undicesimo mese dell'anno a causa di diversi settori, facendo registrare alcuni dei peggiori cali sui titoli degli ultimi anni.

I titoli dei settori discrezionali e tecnologici sono stati tra i più colpiti, con conseguenti riduzioni sostanziali delle quotazioni di ETF e fondi dedicati ai fattori di crescita e di momentum. Certo, volendo fare un'analisi più approfondita, il mese scorso ci sono state anche buone notizie per alcuni fondi azionari ad ampio raggio, e anche per i fondi incentrati sul value.



Alcuni dei migliori ETF di ottobre infatti sono stati proprio quelli incentrati sul Value, cioè quegli ETF che hanno in portafoglio azioni in via di guarigione, in particolare se la crescita e il momentum dovessero continuare a soffrire. Un altro vantaggio di questi ETF, è che questi possono aiutare gli investitori a limitare la volatilità del portafoglio.

Di seguito vi segnaliamo alcuni degli ETF dedicati al Value Investing.

iShares Edge MSCI USA Value Factor - ISIN:IE00BD1F4M44

Questo ETF replica un indice delle azioni statunitensi a grande e media capitalizzazione. Le azioni sono selezionate e ponderate utilizzando metriche fondamentali (guadagni, entrate, valore contabile e guadagni in contanti), puntando sull'esposizione in titoli sottovalutati in ciascun settore.

Questo ETF si distingue dalle strategie di Value perché i pesi dei settori sono ben equiparati. Persino alcuni tra i migliori ETF che utilizzano le metriche di valutazione della vecchia scuola sono fortemente concentrati in uno o due settori, in genere quello energetico e servizi finanziari.

Raramente la tecnologia appare nelle strategie del value, ma questo ETF assegna il 26,54% del suo peso proprio in quel settore, compreso un peso superiore al 12% alle azioni di Apple Inc. (AAPL). E' uno dei migliori ETF per investitori prudenti alla ricerca di titoli value perché la deviazione standard triennale del 10,64% non è allarmante rispetto agli ampi benchmark azionari e una commissione annuale di appena dello 0,20% lo rende favorevole tra le strategie beta intelligenti.



iShares Edge MSCI World Minimum Volatility - ISIN:IE00B8FHGS14

L'ETF mira a conseguire un rendimento sull'investimento attraverso una combinazione di crescita del capitale e reddito sul patrimonio del ETF, che riflette il rendimento dell'Indice MSCI World Minimum Volatility.

Per gli investitori value, alcuni dei migliori ETF si concentrano sui mercati al di fuori degli Stati Uniti. Molti di questi mercati hanno valutazioni inferiori a quelle dei principali benchmark azionari nazionali. L'ETF in questione non è stato immune dalla discesa di Ottobre, ma questo è uno dei migliori ETF da considerare quando i titoli internazionali si riprenderanno.

Da inizio anno è cresciuto del +9%, ciò è dovuto alla sua bassa volatilità sostenuta dagli indici, indicando che l'inclinazione del suo valore sulle azioni internazionali tornerà a salire. La deviazione standard triennale del fondo è inferiore a quella di numerosi indici azionari internazionali ampiamente seguiti. La diversità geografica rappresenta una potenziale sfida. l'EFT ha un costo di 0.30% annuale di commissioni.



SPDR MSCI USA Small Cap Value Weighted - ISIN:IE00BSPLC413

L'indice MSCI USA Value Weighted replica i titoli azionari statunitensi ponderati in base a quattro variabili contabili fondamentali: vendite, profitti, entrate di cassa e valore contabile.

I titoli a bassa capitalizzazione possono far parte della value proposition e tale combinazione si è rivelata proficua per investimenti long-term. In effetti, alcuni dei migliori ETF dell'area smallcap sono value. l'ETF misura la performance dei titoli che presentano forti caratteristiche Value nell'indice Russell. Il value è misurato dai seguenti fattori di rischio: rapporto tra valore contabile e prezzo, rapporto tra guadagni e prezzi e rapporto prezzo/vendite.

L'ETF detiene oltre 40 titoli, di cui circa il 50% fanno parte del settore finanziario, industriale e consumi ciclici. Dall'inizio dell'anno è salito di circa 4 punti percentuali, ma solo in ottobre ne ha persi 6. Riteniamo che questo sia uno dei migliori ETF nel segmento a bassa capitalizzazione in portafogli longterm. Commissioni dello 0.25%.

Piccola nota statistica. Jeremy Siegel, nel suo libro Stock for the long run, ha messo a confronto un investimento di 1$ in large Cap contro 1$ in MidCap e 1$ in smallcap in un portafoglio detenuto per 50 anni. Ebbene mentre le large cap hanno reso circa il 4.500%, le smallcap sono arrivate a 12.800% nello stesso arco temporale.

mercoledì 17 ottobre 2018

Luxottica, futuro roseo per il meglio del lusso italiano

Luxottica (LUX.MI) è un'azienda che si occupa di occhiali, fondata ad Agordo nel 1961 da Leonardo Del Vecchio, nella zona del bellunese, dove ancora risiedono i principali impianti produttivi, si trova al centro del cosiddetto "distretto di eccellenza dell'ottica italiana".

Luxottica inizialmente produceva semilavorati per altri produttori che poi assemblavano gli occhiali finiti. Nel 1967 il fondatore decide di non limitarsi più alla produzione di parti per conto terzi ma di produrre gli occhiali completi, con il marchio Luxottica. La scelta è indovinata e le attività vanno molto bene, tanto che quattro anni dopo decide di dedicarsi unicamente alla produzione di occhiali finiti.

Importanti acquisizioni

Nel 1995 l'azienda acquisisce la catena di negozi di ottica statunitensi LensCrafters. Alla fine degli anni '90 la statunitense Ray-Ban, di proprietà della multinazionale Bausch&Lomb. Tra il 2001 e il 2013 effettua una serie di acquisizioni di marchi tra cui Sunglass Hut International, Oakley e da Versace e Italo Cremona (azienda della quale era uno spin off) la I.C. Optics.

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Dieci anni più tardi Luxottica acquisisce il controllo di Glasses.com, piattaforma americana per la vendita di occhiali online, e il 24 marzo 2014 annuncia un accordo con Google per un nuovo modello di occhiali. Luxottica è oggi una delle più grandi aziende al mondo per gli occhiali di lusso e da sole, e produce montature per marchi quali Vogue, Prada e Chanel. Tre mesi fa ha annunciato l’acquisizione di Barberini, il più importante produttore al mondo di lenti da sole in vetro ottico. Con questa acquisizione del valore di circa 140 milioni di euro, il gruppo consolida la sua strategia di focalizzazione su poli produttivi di eccellenza e sul 'made in Italy'.

Il modello di business di Luxottica è originale e basato sull'integrazione verticale: circa il 90% del processo produttivo è completato internamente. Inoltre la società ha un forte radicamento con il territorio, tanto che in tempi di delocalizzazione alcune attività produttive sono state spostate in controtendenza dall'estero alle sedi italiane.

L'azienda che da valore al dipendente

Il premio di risultato più alto della storia italiana è andato a tutti, nessuno escluso, i dipendenti Luxottica: dipendenti del gruppo e contratti a termine, part time, fino agli interinali, che hanno ricevuto anch'essi parte del premio. Un riconoscimento anche a quei contratti che ormai sono sempre più presenti nel mondo del lavoro e che spesso sono fuori da ogni meccanismo di premiazione. In tutto 8.800 lavoratori hanno incassato fino a 3.000 euro come premio di produzione, frutto nel contratto integrativo firmato insieme ai sindacati nel 2015.

Il premio è arrivato nel cedolino di luglio e il valore medio è stato di 2.042 euro. Il segreto è nel meccanismo sul quale è stato impostato il premio. Si tiene conto di parametri quali il livello di assenteismo, l'anzianità aziendale, la presenza dei sabati di flessibilità nelle fabbriche, l'adesione ai progetti sulla sicurezza, oltre alla qualità dei comportamenti positivi in termini di risparmio energetico, compreso il minor numero di spreco di carta negli uffici.

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D'altra parte Luxottica, da tempo va incontro alle esigenze dei propri dipendenti e pratica la flessibilità del lavoro. Fu la prima nel 2015 a introdurre la banca etica delle ore, quel meccanismo che consente a ogni dipendente di donare una parte o tutte le ore accantonate a favore dei colleghi che ne abbiano bisogno. Una "banca" alla quale contribuisce anche l'azienda.

Una strada per conciliare i tempi di lavoro e di vita di chi partecipa al processo produttivo. Anche la flessibilità nell'orario di lavoro, come la mobilità all'interno dei singoli stabilimenti, sono tutti meccanismi che rispondono alle esigenze di far fronte ai picchi di produzione potendo contare sui dipendenti, ai quali viene però riconosciuta una certa flessibilità sull'orario, sui turni di lavoro, senza tralasciare un programma di welfare che comprende dall'asilo nido ai trasporti, ampliato ultimamente con agevolazioni, soprattutto in ambito sanitario e sociale.

Con un occhio di riguardo per i bambini, gli over 50 e gli anziani. Ecco quindi che, con una convenzione con il Comune di Agordo, le porte dell'asilo municipale si apriranno per un ampio spettro di circostanze, sia in termini di orari, che di giorni, che di persone non direttamente collegate con l'azienda. Per gli anziani affetti da morbo di Alzheimer, invece, è in previsione un centro di accoglienza diurna.

Ancora, per tutti i dipendenti con più di 50 anni (e tra 6 mesi per quelli con più di 40), possibilità di effettuare un check-up sanitario dagli esami standard, all'elettrocardiogramma, a un paio di visite specialistiche a scelte. Il tutto, gratuitamente, potendo scegliere equamente tra una struttura privata o quella pubblica.

Strategica fusione

Il 16 gennaio 2017 Luxottica ha annunciato la fusione con la francese Essilor (EI.PA), leader mondiale delle lenti da vista. Le due società diventano un colosso dell'occhialeria da oltre 16 miliardi di fatturato e 57 di capitalizzazione, con più di 140.000 dipendenti e vendite in oltre 150 Paesi di nome "EssilorLuxottica".

L'operazione resta ancora in attesa di un unico via libera, quello dell'autorità antitrust turca, che non è tuttavia vincolante per la buona riuscita del matrimonio tra i due gruppi. L'antitrust cinese ha approvato la fusione, ponendo però alcune condizioni. Una delle numerose restrizioni indicate dall'Autorità di Pechino è che l'azienda che nascerà dalla fusione non venda prodotti di occhialeria a un prezzo più basso dei costi senza una ragione motivata. In più non potrà vietare ai venditori di occhiali cinesi di vendere i prodotti dei concorrenti, ad eccezione degli store monomarca e di quelli in franchising.



Il cda unico sarà per metà espressione del socio italiano e per metà di quello francese, con Del Vecchio presidente esecutivo e Hubert Sagnieres, numero uno di Essilor, vice presidente esecutivo con gli stessi poteri. La sede della holding è Parigi mentre per ora resta quotata a Milano la "vecchia" Luxottica spa, ma in futuro in Piazza Affari potrebbe arrivare l'holding per una doppia quotazione, che quindi esclude uno sbarco a New York, Borsa tra l'altro lasciata di recente proprio da Luxottica.

Solidi fondamentali

Luxottica, ha chiuso il secondo trimestre con un fatturato a 2,417 miliardi di euro, in crescita dell'1,4% solo considerando i cambi costanti. A cambi correnti, però, il fatturato risulta in calo del 4,9%. Il primo semestre si attesta così a 4,55 miliardi (+0,3% a cambi costanti, -7,7% correnti). L'utile operativo al netto delle componenti straordinarie è stato pari a 781 milioni (+0,5% a cambi costanti, -13,1% correnti), mentre l'utile netto si è attestato a 530 milioni (+9,8% a cambi costanti, -5,7% correnti). Confermato l'outlook 2018.

Dal 1990 Luxottica è quotata in borsa a New York, e dal 2000 a Milano, da allora il titolo è cresciuto del 210% circa. Pur essendo quotata in borsa, però Luxottica rimane saldamente in mano al suo fondatore, Leonardo Del Vecchio, che possiede il pacchetto di controllo del capitale.

venerdì 2 marzo 2018

Elezioni italiane, come incideranno i risultati sui mercati

L’Italia si prepara ad andare alle urne Domenica 4 Marzo, tra incertezze, colpi di scena, baruffe elettorali e sciocchezze mediatiche, tracceremo un profilo economico di quello che potrebbe accadere ai mercati europei ipotizzando vari scenari, la vittoria della destra, della sinistra o l’incertezza. Nonostante le parziali differenze rispetto al referendum del 2016, che aveva evidenziato notevoli problematiche e questioni irrisolte a livello costituzionale, le elezioni sono sicuramente foriere di un elemento d’incertezza.

Seguendo il percorso elettorale dei candidati a premier sorgono certamente dei dubbi, il problema più grande che abbiamo riscontrato è sicuramente il fatto che la politica sia cambiata, in modo drammatico, verso una comunicazione “spazzatura”. Promesse che non possono essere mantenute, questo è il pericolo più grande, un paese che non si rende conto che invece di suggerire programmi fattibili, i candidati sono più propensi a farsi guerra a suon di colpi “a chi la spara più grossa”. Speriamo che l’italiano medio sia talmente intelligente da capire l’enormità di spazzatura che è stata promulgata negli ultimi 30 giorni e scelga con saggezza e consapevolezza che qualsiasi partito vinca, non potrà mai ripagarci con le promesse fatte, ergo vinca “il male minore”.

La situazione attuale

Tralasciando gli aspetti elettorali e concentrandoci su quelli puramente economici, cosa dobbiamo aspettarci dai mercati dopo il voto? Il timore più grande è sicuramente un cambiamento radicale alla politica attuale, anche se non propriamente amata, quella di Gentiloni ha saputo alzare le stime di crescita del paese, un PIL in salita, società competitive a livello mondiale ed esportazioni in aumento. In poche parole sembra che la classe imprenditoriale italiana, ancora una volta, sia riuscita ad uscire dalla palude in cui si trovava e piano piano stia trovando la strada giusta per tornare agli anti fasti. Sia chiaro, non pensiamo che ci sia stata una politica accomodante, ma che l’industria sia riuscita a cavarsela perchè imprenditorialmente l’Italia è tra le prime nel mondo. Il problema è il cambiamento. Se da un lato l’industria non ha goduto di una politica accomodante, dall’altra non c’è stato nemmeno un freno.

Il cambiamento verso una politica che promette tagli alle tasse, ampie garanzie sul lavoro e varie tipologie di reali aiuti economici verso l’impresa e il lavoratore, aiuterebbero di sicuro, ma non crediamo che tali promesse potranno essere mantenute e questo timore è visto dal mercato come compromettente nei confronti di una, seppur mimina ma concreta, crescita.

Benché al di sotto della media della zona euro del 2,4 per cento, il prodotto interno lordo dell’Italia è cresciuto dell’1,5% nel 2017, ritmo più veloce dal 2010 e si prevede che manterrà questo slancio anche nel 2018, secondo la Commissione europea. Le azioni italiane sono state tra le migliori in Europa e il rendimento dei titoli decennali del paese, una misura chiave dei suoi costi di finanziamento e della fiducia degli investitori nella sua sostenibilità fiscale, è rimasto basso, pari a circa il 2%.

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Tra i grandi investitori italiani, cresce il nervosismo a causa di una possibile vittoria dei partiti populisti – in particolare il movimento anti-Europa Movimento 5 Stelle o l’estrema destra euroscettica del Lega Nord – guadagnino terreno nel voto di domenica.

Gli ultimi sondaggi, pubblicati il ​​16 febbraio, suggeriscono una vasta gamma di risultati. I democratici filo-UE sono suscettibili ad una perdita di svariati seggi, e quasi certamente la capacità di governare il paese in autonomia. Un risultato potrebbe essere una grande coalizione, o un governo di unità nazionale, di forze politiche centriste comprendente sia il partito democratico che Silvio Berlusconi, l’ex primo ministro e 81enne del partito Forza Italia. Non potrà essere premier a causa di un divieto da parte degli uffici pubblici relativi ad una condanna per frode fiscale.

Un’altra possibilità potrebbe essere una vera e propria vittoria di una coalizione di centrodestra che non comprenda solo il partito di Berlusconi, ma anche la Lega Nord e Fratelli d’Italia, un altro partito euro-scettico di estrema destra, con il più forte dei tre che sceglie il prossimo primo ministro. Il movimento 5 stelle anti-establishment potrebbe ancora emergere quale maggior partito. E anche se non riuscisse a trovare abbastanza alleati per formare un governo, probabilmente eserciterebbe una maggiore influenza sulla vita politica italiana di quanto non abbia fatto finora.

Quel che è certo è che il partito democratico ha lottato per convincere molti italiani che stanno beneficiando di una ripresa economica. In effetti, grossi personaggi dell’elettorato ritengono che gli uomini d’affari e i politici che parlano di un rimbalzo, stiano operando in un universo parallelo. Mentre la disoccupazione è scesa al 10,8 per cento nel dicembre 2017 da un picco post-crisi del 13 per cento alla fine del 2014, rimane ben al di sopra del suo tasso pre-crisi che era inferiore al 7 per cento.

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Mentre i democratici stanno conducendo campagne su un messaggio di competenza e stabilità, promuovendo cambiamenti incrementali alle politiche esistenti, sia il centrodestra che 5 Stelle dicono che è tempo di una grande espansione fiscale, anche a costo di spaventare i mercati sulla posizione fiscale dell’Italia. Mentre 5 Stelle e Lega Nord hanno attenuato la loro retorica su un’uscita italiana dall’euro, Berlusconi vuole introdurre una tassa piatta e costosa e aumentare le pensioni mentre 5 Stelle sta promuovendo un reddito minimo garantito per gli italiani più poveri.

Certamente alcuni programmi elettorali presentano aree di potenziale scontro nel rapporto con la UE (tra le altre, l’abolizione della riforma Fornero o del Jobs Act) ma, trattandosi di programmi elettorali, è probabile che vengano smussati dopo le elezioni quando si predisporranno le priorità del nuovo governo. Secondo il team di Ubs, a contribuire alla riduzione dello spread potrebbero anche essere stati fattori tecnici. Dall’inizio dell’anno la Banca centrale europea (BCE) ha dimezzato i propri acquisti di titoli e si prepara a concluderli a settembre. Se, da un lato, vi è una convergenza di vedute sul fatto che i rendimenti di tutti i titoli di Stato siano destinati a salire, dall’altro gli investitori hanno visioni contrastanti sulle implicazioni per lo spread dei Paesi cosiddetti periferici, tra i quali l’Italia.

Possibili conseguenze

Secondo un sondaggio realizzato dall’agenzia Bloomberg tra alcuni analisti, esiste una probabilità di appena il 10% che vada al governo una coalizione dominata dal M5S, tuttavia, se si concretizzasse, una tale situazione metterebbe in seria difficoltà quei trader che sono posizionati long sul debito pubblico italiano. Lo spread raddoppierebbe il suo valore fino a 260 punti base, livello che l’ultima volta è stato visto nel 2013. L’euro, invece, scenderebbe al di sotto della soglia di $1,21.

Secondo gli esperti le probabilità che l’ex presidente Silvio Berlusconi ricopra un ruolo nel governo che si verrà a creare nel post-voto sono state giudicate invece in modo nel complesso favorevole. Una coalizione tra Forza Italia e il Partito Democratico di Matteo Renzi potrebbe, sostengono sempre gli analisti interpellati da Bloomberg, restringere lo spread tra i bond di Italia e Germania a 118 punti base, mentre un patto di centro-destra con la Lega Nord potrebbe essere lo scenario migliore per l’euro, vista la stabilità di governo, con potenzialità di raggiungere quota $1,24.

L’incertezza politica potrebbe non essere molto rilevante nel breve periodo, dato che le condizioni economiche sono favorevoli, ma potrebbe diventarlo più avanti. L’Italia rimane un paese con una crescita potenziale debole, a causa della mancanza di crescita della produttività e di un grosso debito pubblico. Il vero punto è se il prossimo governo realizzerà le riforme necessarie per migliorare le prospettive di crescita strutturale del paese.

Intanto, causa l’incertezza elettorale, i titoli di Stato italiani rendono oltre mezzo punto percentuale in più di quelli spagnoli e tanto quanto quelli portoghesi, un dato che potrebbe far intravedere uno spazio di recupero post-elezioni – soprattutto nei confronti del Portogallo.

lunedì 11 settembre 2017

Domino Solutions: Atlantia Spa evoluzione di un'azienda lungo le arterie del paese

Atlantia Spa evoluzione di un’azienda lungo le arterie del paese

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Atlantia Spa (ATL.MI) è una società italiana, avente come attività la gestione in concessione di tratte autostradali, il cui principale azionista è la famiglia Benetton. Nel 1950, per iniziativa dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), nasce la Società Autostrade Concessioni e Costruzioni Spa. Nel 1956 viene firmata la Convenzione tra ANAS e Autostrade, in base alla quale quest’ultima si impegna a co-finanziare, costruire e gestire l’Autostrada del Sole tra Milano e Napoli, poi inaugurata nel 1964.

Con le successive convenzioni, stipulate nel 1962 e nel 1968, alla Società viene assentita la concessione per la costruzione e l’esercizio di ulteriori arterie autostradali. Privatizzata nel 1999, in Società Autostrade subentra all’IRI un nucleo stabile di azionisti costituito da una cordata guidata da Edizione (gruppo Benetton).

Nel corso del 2003, a seguito di una imponente riorganizzazione del gruppo, Società Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A. conferisce le proprie attività a tre diverse società: Autostrade per l’Italia Spa, S.D.S. Spa, TowerCo Spa. Il 5 maggio 2007 il Consiglio di amministrazione approva la variazione della denominazione della società in Atlantia Spa.

Nei primi mesi del 2006 la società aveva varato un progetto di integrazione con il gruppo spagnolo Abertis, che prevedeva che la società Abertis avrebbe incorporato Autostrade Spa, con l’intento di creare un gruppo di primaria importanza a livello europeo. Tuttavia il progetto ha incontrato la netta opposizione del Governo italiano.

Espansione Commerciale

Nel 2011 il consorzio guidato da Autostrade per l’Italia si è aggiudicato la gara indetta dal Governo francese per il pedaggiamento satellitare per mezzi pesanti su circa 15.000 km della rete stradale nazionale francese. L’anno ha consolidato la propria strategia di espansione internazionale attraverso la joint venture in Brasile con il gruppo Bertin per creare un polo titolare di oltre 1.500 chilometri di rete autostradale concentrata nell’area di San Paolo. Nel corso del 2013 è stata portata a conclusione la fusione per incorporazione di Gemina Spa, azionista di maggioranza della società A.D.R. (Aeroporti di Roma), in Atlantia, con conseguente aggregazione di un secondo core business nel settore aeroportuale, oltre a quello delle concessioni autostradali. La presenza nel settore aeroportuale si è consolidata nel 2016, con l’acquisizione di Aéroports de la Côte d’Azur (ACA), la società che controlla gli aeroporti di Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez.

Ora come nel 2006, Atlantia è interessata ad acquisire Abertis Infraestructuras e lancia un’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) sulla società spagnola, un’operazione da 16,341 miliardi di euro per ottenere il 100% della società iberica. Una proposta dalla quale potrebbe nascere un leader mondiale nelle infrastrutture di trasporto, con interessi che vanno dalle autostrade del Cile a quelle dell’India, passando tra le altre cose per l’aeroporto di Fiumicino, il sistema di pagamenti del Telepass e arrivando alle torri di trasmissione Cellnex. Ma gli spagnoli di Acs sarebbero pronti in alcune settimane a presentare una contro-Opa su Abertis contrastando le aspirazioni di Atlantia. La mossa sarebbe vista con favore dal premier Mariano Rajoy, che avrebbe detto in un incontro riservato ad Acs che “Abertis non può cadere in mani straniere”. E, sempre secondo quanto riporta il Confidencial Digital, la Moncloa si starebbe spendendo in una trattativa con fondi di investimento anche cinesi, affinché apportino i fondi necessari per l’operazione. La vendita di autostrade e satelliti richiede l’ok del governo che quindi potrebbe mettersi di traverso.

Nel mese di agosto di quest’anno Telepass, società del gruppo Autostrade per l’Italia, amplia la propria presenza nel settore della mobilità urbana con l’acquisizione del 70% di Urbannext, azienda creatrice dell’app di sharing mobility, Urbi. L’app opera nel campo della sharing mobility e unisce tutti i servizi di carsharing, bikesharing, scootersharing e di mobilità urbana: taxi e trasporto pubblico. Offre la possibilità di scegliere il servizio più adatto alle proprie esigenze per raggiungere il punto desiderato in base a: tempi, costi e servizi a disposizione nell’area in cui ci si trova. L’app, attiva già in 13 città europee, continuerà a essere disponibile su smartphone (iOS e Android), tablet e AppleWatch, gratuitamente e a tutti gli utenti.

Solidi Bilanci

Poche ore dopo aver annunciato l’importante acquisizione di una quota del 29% dell’aeroporto di Bologna, Atlantia ha comunicato al mercato di aver chiuso il primo semestre del 2017 con utile netto consolidato di 518 milioni, in aumento del 25% rispetto rispetto al 2016. Il margine operativo lordo si è attestato a 1,728 miliardi, in rialzo del 10%. Il cash flow operativo è pari a 1,205 miliardi di euro, in aumento del 10% sullo stesso periodo del 2016 mentre gli investimenti operativi del gruppo sono staticomplessivamente pari a 478 milioni di euro. L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2017 è pari a 11,421 miliardi di euro con una diminuzione di 256 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2016.

Titolo quotato a Milano sul FTSE MIB, dal 2012 la sua crescita è stata del 183%.

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giovedì 11 maggio 2017

Biesse, industriale italiana da 1000% in 4 anni

Il gruppo Biesse opera nel mercato delle macchine e dei sistemi destinati alla lavorazione di legno, vetro e pietra. La società offre soluzioni modulari che vanno dalla progettazione di impianti “chiavi in mano” per la grande industria del mobile, alle singole macchine automatiche e centri di lavoro per la piccola e media impresa, fino alla progettazione e vendita dei singoli componenti ad alto contenuto tecnologico. L’azienda è stata fondata a Pesaro nel 1969 da Giancarlo Selci.

La società dimostra la sua vocazione internazionale, forte delle 30 filiali nel mondo, questa presenza diretta le permette di assistere le aziende che si affidano a Biesse Group, offrendo un supporto attraverso i più avanzati strumenti di customer care e assistenza 24/7.

Biesse Group ha registrato oltre 200 brevetti per invenzione che hanno rivoluzioni le soluzioni tecnologiche presenti sul mercato mondiale delle macchine per la lavorazione di legno, vetro e pietra.

Importanti Acquisizioni

Dopo aver acquisito nel 2011 la società Centre Gain di Hong Kong e Korex Machinery, stabilimento di 44mila mq situato nella regione del Guandong per 12 milioni di euro. Nel 2016 la società ha acquisito il 100% delle azioni di Uniteam spa, azienda veneta specializzata nella progettazione e realizzazione di centri di lavoro a controllo numerico multiassi. Con questa operazione, Biesse estenderà ulteriormente la propria gamma di prodotto, penetrando un settore “di nicchia” ma altamente strategico quale quello della carpenteria in legno. Nel 2017 ha acquisito il controllo di Avant, una società specializzata nello sviluppo di software per l’integrazione e la supervisione delle linee di lavorazione e cellule di lavoro. Le applicazioni di Avant sono in grado di gestire automaticamente informazioni nel processo produttivo, dal taglio alla bordatura per operazioni di alesatura e, negli ultimi anni, anche lo smistamento, la chiave di ogni sistema di produzione di un gruppo.

Il Gruppo Biesse (BSS.MI) ha più di 1.000 sistemi installati in tutto il mondo, con un aumento del 170% negli impianti installati negli ultimi tre anni. La tecnologia sviluppata dal Gruppo Biesse e Avant comprende il monitoraggio e la gestione dei sistemi in tempo reale, che generano specifiche relazioni che permettono al cliente di avere il controllo totale del processo di fabbricazione.

Solida Trimestrale

Nel 2016 Biesse (BSS.MI) ha chiuso il bilancio con ricavi per 618,49 milioni di euro, in aumento del 19,1% rispetto ai 519,11 milioni realizzati nell’esercizio precedente. In forte crescita anche il margine operativo lordo, che è salito del 16,3%, passando da 64,14 milioni a 74,59 milioni di euro. Biesse ha terminato lo scorso esercizio con un utile netto di 29,46 milioni di euro, il 39,9% in più rispetto ai 21,06 milioni contabilizzati nel 2015. A fine anno Biesse poteva contare su un portafoglio ordini di 164 milioni di euro. Il management ha proposto la distribuzione del dividendo 2017, relativo all’esercizio 2016, per un ammontare di 0,36 euro; la cedola è stata staccata l’8 maggio e messa in pagamento il 10 maggio.

Previsione 2017

In occasione della festa per i suoi 80 anni il fondatore del gruppo, Giancarlo Selci, ha ricordato che gli anni della crisi sono ormai alle spalle e che Biesse viaggia a gonfie vele verso il prossimo triennio. La guidance comunicata lo scorso mese di febbraio appare ambiziosa e contempla ricavi triplicati per il 2018 rispetto al picco della crisi, toccato nell’ormai lontano 2009. Nel dettaglio, il giro d’affari dovrebbe crescere nell’ordine del 10,7% nel periodo 2016 – 2018, superando i 700 milioni. Inoltre, il piano triennale prevede anche l’azzeramento del debito e l’ampliamento dei posti di lavoro.

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Evoluzione in Borsa

Quotata al segmento STAR di Borsa Italiana da giugno 2001, da inizio 2017 il valore dell’azione Biesse è cresciuto del 31%, mentre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno l’incremento è stato del 73%. Negli ultimi 4 anni il titolo è salito del 1085%.

martedì 2 maggio 2017

Domino Solutions - Reply Spa, Information Technology da 1000% in 10 anni

Reply Spa (REY.MI) è una società italiana di consulenza, system integration, applicazioni di digital services, specializzata nella progettazione, implementazione e manutenzione di soluzioni basate su Internet e sulle reti sociali.

Fondata nel 1996, da un gruppo di manager del settore Information Technology guidato da Mario Rizzante, a Torino l’azienda utilizza un modello a rete, formato da decine di società (controllate da una capogruppo e ciascuna focalizzata su uno specifico business) che operano in diversi settori quali big data, cloud computing, digital media e internet delle cose. Dal 2006 si è espansa in Europa, in particolare in Inghilterra e Germania, sia aprendo nuove sedi che operando acquisizioni di realtà già esistenti, come Avantage, società inglese specializzata nella consulenza per il mercato dei Financial Services sulle tematiche di risk, regulatory, capital and financial performance management e treasury. Avantage, con uffici a Londra, Edimburgo, Amsterdam e Lussemburgo, annovera tra i propri clienti alcuni tra i principali gruppi finanziari mondiali. Il fatturato di Reply è aumentato da 33.3 milioni di euro nel 2000, anno di quotazione al segmento Star di Borsa Italiana, a 780,7 milioni di euro del 2016.

Sviluppi e strategie

Investire nelle tecnologie ancora in fase embrionale, ma con grandi potenzialità è il loro marchio di fabbrica. Lo hanno fatto in passato, dall’utilizzo degli smartphone per la diffusione dei social network allo sviluppo dell’Internet delle Cose (su cui lavorano dal 2009 dopo aver rilevato il centro ricerche Motorola a Torino). Ora il gruppo Reply, ci riprova con il blockchain. Dopo una prima fase di studio iniziata un anno fa, la società ha creato un team multidisciplinare formato da una cinquantina di persone e proveniente da cinque controllate di Reply differenti, coordinate da Fausto Jori, uno dei partner del gruppo. Tra i risultati ottenuti fino a ora, la creazione di “software accelerator” con diverse possibili applicazioni della “blockchain technology“.

Approccio alternativo per l’archiviazione e la condivisione delle informazioni che fornisce una via d’uscita ai pasticci di sicurezza che possono verificarsi, come ad esempio la chiusura completa di intere reti e il rischio di manomissione di dati, furto o identità contraffatta. I vantaggi di questo tipo di tecnologia per la sicurezza informatica si possono suddividere in tre caratteristiche: bloccare il furto di identità, impedire la manomissione di dati e di arrestare attacchi distribuiti al denial-of-service(DDoS).

Non solo: la società si è proposta come consulente per altri possibili sviluppi applicativi. Reply è così diventata partner dell’Osservatorio Digital Finance del Politecnico di Milano. Sta facendo da supporto al centro di ricerca e innovazione per la banca gestito da Abi (l’associazione delle banche italiane) in vista dei possibili utilizzi in ambito finanziario. Assieme a una delle principali aziende di trasporto pubblico locale del nord Italia, sta lavorando per applicare la blockchain al sistema delle biglietterie e delle tariffe, per incrementare affidabilità e sicurezza e per ridurre le frodi. Reply ha allo studio anche altre possibilità di applicazione: la blockchain, ad esempio, può essere utilizzata per gestire al meglio le postazioni di ricarica delle macchine elettriche nei centri urbani, come sta già avvenendo in Germania. Ulteriore campo di applicazione sarà il mondo assicurativo, con l’integrazione e semplificazione delle procedure dei sinistri, per la velocizzazione delle pratiche e per il contenimento delle frodi.

Qualche giorno fa Reply, ha annunciato la disponibilità di Brick Reply, una innovativa piattaforma di Manufacturing Operations per l’Industry 4.0. Basata su un’architettura a servizi e completamente open, Brick Reply consente di interfacciare macchinari e sensori e coordinare processi produttivi per una fabbrica flessibile e connessa.

Solidi bilanci

Il Gruppo Reply ha chiuso l’esercizio 2016 con un fatturato consolidato di 780,7 milioni di Euro in crescita del 10,6% rispetto ai 705,6 milioni di Euro dell’esercizio 2015. L’EBITDA è stato pari a 106,4 milioni di Euro (98,7 milioni di Euro nel 2015), mentre l’EBIT si è attestato a 99,6 milioni di Euro (90,6 milioni di Euro nel 2015). Il risultato netto di gruppo è stato pari a 67,5 milioni di Euro (56,7 milioni di Euro nel 2015). Proponendo e facendo approvare un dividendo lordo pari a 1,15 Euro per azione, posto in pagamento il 10 maggio 2017, con data di stacco fissata l’8 maggio 2017 (record date 9 maggio 2017). L’Assemblea degli azionisti ha autorizzato un nuovo programma di acquisto di azioni proprie, revocando quello attualmente in corso: il piano ha durata di 18 mesi, per un massimo di 1.869.564 azioni ordinarie (pari al 19,9892% dell’attuale capitale sociale) del valore nominale di Euro 0,52 cadauna per un valore nominale massimo di Euro 972.173,28, nel limite di un impegno finanziario massimo di Euro 50 milioni.

Evoluzione in Borsa

Reply ha messo a segno vari record nel corso degli ultimi 16 anni scalando le migliori classifiche, mettendo a segno un progresso di oltre il 1000% (+827% negli ultimi 5 anni). Possiamo quindi considerare Reply la regina di Piazza Affari, il miglior titolo in assoluto.

giovedì 20 aprile 2017

Analisi tecnica del FTSEMIB in vista delle prossime settimane

Dopo aver toccato quasi i 20500 punti, l’indice italia, il FTSEMIB, è calato fino a rompere i 20.000 e ora punta di nuovo i 20.000 con un occhio però ad un potenziale ritorno in area 19.227, supporto fondamentale per dar via ad un trend decisamente discendente. Nel corso delle ultime sedute la situazione tecnica del mercato azionario italiano si è indebolita, anche se la seduta di iera è stata molto positiva. L’analisi dei principali indicatori quantitativi evidenzia un rafforzamento della pressione ribassista ma un forte ipervenduto di brevissimo termine può impedire un ulteriore cedimento.

Intanto ieri l’indice ha guadagnato lR#8217;1,96%, l’AllShare l’1,83% e il Mid Cap lo 0,9%. Volumi ancora relativamente bassi, tipici dei periodi che precedono o seguono lunghi ponti, per un controvalore di circa 2,6 miliardi di euro. Lo Stoxx 600 ha terminato in crescita dello 0,19%. Un recupero dovrà invece affrontare una prima barriera a quota 19.800 e una seconda resistenza in area 20.000-20.050. In questi giorni ci sta provando, ma prima di poter dire che è iniziata una risalita di una certa consistenza sarà pertanto necessaria un’adeguata fase laterale di riaccumulazione.

Secondo Keith Wade, Chief Economist and Strategist di Schroders, e David Docherty, Fund Manager UK Equities di Schroders. la volontà del Primo Ministro britannico, Theresa May, di anticipare le elezioni generali potrebbe rafforzare le sue posizioni negoziali con l’Unione Europea e all’interno del proprio partito. Questo potrebbe portare potenzialmente ad una Brexit più soft. Ottime performance per i bancari, in scia ai risultati trimestrali di Morgan Stanley. Da segnalare anche i forti rialzi messi a segno da Fiat Chrysler Automobiles.

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Eventi chiave per il 2017

Anche il 2017 si preannuncia un anno complicato visto lo spostamento degli equilibri geo-politici e le crescenti difficoltà economiche di alcune aree sviluppate. In più, le banche, soprattutto europee, sono sempre nell’occhio del ciclone dato il contesto deflattivo e di tassi negativi. Il dollaro forte sta mettendo in difficoltà i mercati emergenti, mentre Trump potrebbe disilludere le aspettative dei mercati. Cerchiamo di capire, attraverso un’analisi approfondita, come sarà il 2017 per il Ftse Mib.

Tralasciando per un attimo le elezioni francesi che tutti noi stiamo attendendo per Domenica 23 Aprile, nel 2017, si terranno anche quelle in Germania (forse anche in Italia) nelle quali i populisti sono ben presenti. Mentre in Olanda Wilders non riesce a rompere il muro dei proeuropeisti, Marine Le Pen potrebbe salire al governo e nei punti principali del loro programma politico c’è l’attuazione di un referendum consultivo per uscire dall’Unione Europea. Anche Angela Merkel ha una spina nel fianco: il partito anti-islam e anti-Europa di Alternativa per la Germania (AFD) guidato da Frauke Petry. Siamo comunque convinti che i due partiti anti-europa non riusciranno ad ottenere la maggioranza per chiedere un referendum.

Oltre alle elezioni però, in Italia ci sono altri fattori, comunque importanti, che potrebbero spingere i mercati al ribasso, parliamo di banche. L’Italia rappresenta un dilemma per il Vecchio Continente a causa del sistema bancario, il quale fa fatica a riuscire a smaltire la questione degli NPL nonostante l’intervento del governo da €20 miliardi.

Dall’altra parte invece UniCredit è stata e sarà, anche e soprattutto dopo il recente successo dell’aumento di capitale da 13 miliardi, una grande banca paneuropea con sede e testa in Italia. Ma il nuovo azionariato ha una vocazione da vera public company internazionale che necessita di una struttura di governance più aperta al mercato. Per il presidente Vita, all’inizio del suo sesto anno di mandato, investire 13 miliardi in Italia è stato un grande atto di fiducia nel management, in UniCredit, ma anche nel sistema bancario italiano. E non è un fatto scontato, se pensiamo alla percezione generale. Che però è sbagliata: l’Italia ha avuto alcune banche mal gestite che hanno prodotto grandi danni e gravemente rovinato la reputazione del settore, ma la maggior parte è ancora sana e solida e ha contribuito con grande sforzo economico a ridurre tali danni.

Fattori esteri

Molti di voi si saranno dimenticati della Grecia, ma il mercato no, non dimentica e non sconta nulla. I cittadini ellenici stanno vivendo un vero e proprio inferno fatto di austerità, tagli alle pensioni, posti di lavoro e Welfare. Ogni giorno ad Atene e nelle grandi città greche si formano proteste nelle strade poiché oltre il 30% della popolazione vive con uno stipendio di poco più di 4000€ all’anno mentre i diritti di base tutelati dallo Stato vengono sempre meno.
L’ultima riunione dell’Eurogruppo a Malta però ha aperto la strada ad un accordo sulla conclusione della seconda revisione del programma di salvataggio: l’intesa raggiunta ha punti positivi e negativi ma non prevede un impatto per i cittadini ellenici dal punto di vista fiscale.

Spostiamoci ora virtualmente negli Stati Uniti dove Wall Street, dopo aver aggiornato i massimi storici nonostante l’elezione di Donald Trump, sta vivendo una fase di leggero ribasso in attesa che lo stesso entourage riescano nell’intento di convincere il Congresso ad effettuare le modifiche richieste da Trump in campagna elettorale, l’inflazione, tassi di interesse, abbassamento delle tasse, fondi per infrastrutture, dazi per materiale esteri, rientri di multinazionali americane e modifica dell’Obamacare. Proprio lo stop su quest’ultima legge ha fatto temere che il presidente potrebbe avere problemi in futuro anche sulle altre proposte di legge.

La Federal Reserve in tutto ciò ha deciso di alzare i tassi di interesse, prospettando almeno 3 rialzi per quest’anno. Queste mosse, a nostro avviso, avranno l’effetto inverso di sostegno alla crescita economica: minimi rialzi dei tassi hanno già fatto vedere come incidano profondamente sulle domande di mutui, di acquisti delle case e di aumento esponenziale dei delinquency loans.

Previsioni del FTSEMIB e analisi tecnica

Dopo aver elencato le prospettive per il 2017, o comunque quelle che potrebbero avere un maggiore impatto sui mercati e sul Ftse Mib, quale potrebbe essere l’andamento del listino milanese nel 2017? Senza essere troppo allarmisti, per il momento è difficile che si verifichi una discesa come nel 2008, anche se le condizioni economiche a livello globale non sono del tutto dissimili da quelle del periodo della grande Crisi. Possiamo aspettarci però sicuramente uno storno.

Storno che potrebbe essere violento vista la salita altrettanto violenta. In questo contesto, i target di supporto sono individuabili nella media di medio termine a quota 18.600 punti e al supporto, ben più consistente, in area 17.700-17.600 punti. La violazione di tale livello aprirebbe a quel punto scenari piuttosto bruschi di discesa sotto quota 17.000 punti. L’area chiave in questo contesto è quella di 15.000 punti poiché violato tale livello gli scenari sarebbero decisamente pessimi.

Al contrario, la soluzioni a molti fattori esogeni in favore dell’Europa, spingerebbe l’indice verso l’alto, la rottura dei 20000 è molto importante con obietti i 21.000/21.500 punti.

venerdì 27 gennaio 2017

Brembo Spa, storia infinita di crescita continua

Brembo S.p.A. nasce l’11 gennaio 1961 a Sombreno, una frazione di Paladina, a pochi chilometri da Bergamo, come piccola officina a carattere familiare. Inizialmente il nome era OMdS (Officine Meccaniche di Sombreno) di Emilio Bombassei e Italo Breda. Per la sede iniziale venne scelto un cascinale ristrutturato da cui ricavare l’officina vera e propria; nei primi mesi però, durante la sistemazione del cascinale, le macchine utensili vennero sistemate nei vani di una stalla nel centro storico di Sombreno.

Oggi Brembo è una realtà italiana da cinque stelle, pensiamo solo al fatto che il primo Gennaio 2013, 4 anni fa, non decadi, ere, epoche, solo 4 anni fa, il titolo valeva in borsa 10 euro, oggi supera i 60 euro, 6 volte l’investimento iniziale, senza soste, senza pitstop, mai uno sbadiglio, una linea retta continua di successi e management eccezionale.

E stando ai calcoli degli analisti, anche il 2017 sarà un anno d’oro per Brembo e i suoi azionisti, tant’è che oggi accaparrarsi qualche sua azione non è cosa per tutte le tasche. Prima o poi, come è fisiologico che sia, arriverà anche uno stop a questa crescita. Ma intanto la Brembo ha saputo costruirsi un’immagine vincente, forte, solida. In Borsa ma anche e soprattutto nel mondo.

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Le banche d’affari più importanti d’Europa raccomandano di continuo questo gioiello italiano da 4 miliardi di capitalizzazione e con stime di crescita in doppia cifra per i prossimi 2 anni. Brembo (30% dell’ebitda negli Usa) gode per gli esperti di Mediobanca di un vantaggio competitivo strutturale all’interno del suo comparto ma anche di una buona posizione finanziaria.

Basti pensare alle marche d’auto o moto che utilizzano i prodotti Brembo, I freni sono dispositivi standard per auto Aston Martin, Porsche, Ferrari, Pagani, Lamborghini e BMW M, e per altre auto ad alte prestazioni come Ford GT, Dodge Viper ed alcune versioni speciali della Jaguar XKR. La Brembo ha sottoscritto un contratto di fornitura con l’Alfa Romeo nel 1964, ed è diventato il fornitore ufficiale di componenti frenanti per Moto Guzzi nel 1972. Altre auto che utilizzano sistema frenante Brembo sono: Abarth Grande Punto, Maserati GranTurismo S, Infiniti G35, Acura TL, Nissan GTR, Nissan 350Z, Nissan Sentra, Subaru Impreza WRX, Mitsubishi Lancer Evolution e Alfa Romeo Giulia (2016).

Inoltre, le seguenti case motociclistiche utilizzano sistemi frenanti Brembo: Cagiva, Ducati, MV Agusta, Aprilia, Bimota, BMW, Harley-Davidson, Husqvarna, KTM, Moto Morini, IMZ-Ural, Yamaha, Triumph Motor Company, TM Racing.

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I ricavi netti consolidati del gruppo Brembo nel terzo trimestre 2016 ammontano a 566,8 milioni di euro, in aumento dell’11,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il principale contributo alla crescita dei ricavi deriva ancora dalle applicazioni per auto (+13,3%). Bene anche il settore delle moto, in crescita del 12,5%. Più debole invece, ma pur sempre in crescita, l’ambito delle competizioni (+3,4%) mentre il settore dei veicoli commerciali è sostanzialmente invariato (+0,5%).

A livello geografico, rispetto al terzo trimestre 2015, le vendite in Italia aumentano dell’8,5%, in Germania del 3,7%, nel Regno Unito del 17,7%, mentre in Francia calano del 10%. Per quanto riguarda i paesi asiatici, il mercato indiano cresce del 7,1%. Bene la Cina, che cresce del 123%. Le vendite in Nord America (Usa, Canada e Messico) aumentano del 5,5%. Il Sud America (Argentina e Brasile) registra un’inversione di tendenza dopo un lungo periodo di sofferenza ed è in crescita del 6,4% (+25,1% a parità di cambi).

Sempre in linea con le nuove tecologie

Quest’anno abbiamo ampliato la nostra presenza produttiva in Nord America e ci aspettiamo di festeggiare con i nostri Clienti un anno di forti vendite – ha dichiarato Dan Sandberg, Presidente e CEO di Brembo Nord America – Stiamo continuando la nostra partecipazione al North American International Auto Show, esponendo la più recente tecnologia per i sistemi frenanti e celebrando le vittorie nei campionati mondiali auto e moto.

Lo stand accoglie più di trenta prodotti, tra cui i nuovi dischi ventilati, i freni di stazionamento elettromeccanici, la tecnologia brake-by-wire, nonché una gamma completa di pinze stradali in alluminio. I visitatori sono invitati a riconoscere il sistema frenante di alcune vetture, rispondendo ad alcune semplici domande. Inoltre, è esposto anche l’impianto frenante che ha equipaggiato la Ford GT del Chip Ganassi Racing che ha vinto la 24 Ore di Le Mans lo scorso giugno. Brembo presenta anche le sue pinze ad alte prestazioni per vetture stradali insieme agli ultimi dischi freno in carbonio ceramico, assicurando la massima potenza frenante.

Batman per la Batmobile sceglie Freni Brembo

Anche Batman si affida alla Brembo. La sua ultima batmobile realizzata per le riprese del film Batman vs Superman: Dawn of Justice, è stata infatti equipaggiata con gli impianti frenanti della celebre azienda stezzanese. Per una pellicola cinematografica come questa serviva un gioiello tecnologico anticonvenzionale e fuori dagli schemi.

E così ha optato per Brembo e, più precisamente, per un sistema frenante anteriore-posteriore composto da quattro pinze a sei pistoni, che agiscono su quattro dischi flottanti da 380 millimetri di diametro. Si tratta di un complesso derivato da componenti racing, caratterizzato da un livello di tecnologia e di prestazioni che non ha eguali sul mercato e che offre il massimo della tecnologia d’avanguardia Brembo.

giovedì 22 settembre 2016

Diasorin, la salita continua del gioiello italiano

Diasorin, una holding italiana pronta a scalare nuovi massimi, sembra non fermarsi più e siamo in un momento davvero ottimo per seguire un acquisto. DiaSorin è un successo mondiale della diagnostica biomedicale ma, come dice il suo amministratore delegato Carlo Rosa, è nata in maniera casuale. E non in maniera casuale dagli anni sessanta si è spinta fino ad una capitalizzazione di 3.5 miliardi di euro, un vero piccolo colosso biomedicale con 1620 dipendenti.

DiaSorin è una società per azioni quotata a Milano nell’indice FTSE Italia Mid Cap ed a capo di un gruppo composto da 28 società con sede in Europa, Nord, Centro e Sud America, Africa e Asia. Opera nel settore della commercializzazione di kit di reagenti destinati alla diagnostica in vitro, nei segmenti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare. La sede della Capogruppo è a Saluggia (VC).

Negli Anni 90 la Sorin (Società di Ricerche Nucleari, una ala della Fiata degli anni 60 creata per dar vita ad un reattore nucleare in Sardegna. Il progetto fu poi abbandonato) fu comprata da un gruppo americano che si occupava di tutt’altro. Fu un disastro: i nuovi proprietari non sapevano gestire quest’azienda, e la portarono fino all’orlo del crac. Quando decisero di liquidarla, Carlo Rosa e Gustavo Denegri, con il sostegno di Interbanca, comprammo un’attività fallita, e così nacque la DiaSorin, specializzata nella sola diagnostica.

La società italiana Diasorin (DIA) ha ottenuto negli Stati Uniti l’autorizzazione del BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority, ente federale del Dipartimento americano per la salute) a realizzare e commercializzare nuovi test sierologici per l’identificazione di infezioni causate dal virus Zika. I test – ha comunicato Diasorin – saranno prodotti nello stabilimento di Stillwater e si prevede possano essere commercializzati negli Stati Uniti a seguito dell’avvenuta autorizzazione da parte della Food and Drug Administration. Successivamente al lancio negli Usa, DiaSorin valuterà i tempi per richiedere le ulteriori autorizzazioni alla commercializzazione dei test in altri mercati, tra i quali l’Europa, il Brasile e la Cina.

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Nel Nord America, da cui proviene il 25% del suo fatturato, il gruppo opera con oltre 500 addetti negli stabilimenti e centri di ricerca di Stillwater (Minnesota) e Cypress (California). DiaSorin, in concreto, si occuperà dello sviluppo di Liason XL con una soluzione completamente automatizzata per l’identificazione delle infezioni da virus Zika.

L’accordo con Beckman Coulter Diagnostics

DiaSorin, leader mondiale nei test di immunodiagnostica, e Beckman Coulter Diagnostics, leader globale nella diagnostica clinica, hanno firmato un accordo per fornire negli Stati Uniti Liaison XL per le epatiti A, B e C oltre che per il test dell’Hiv. Tali test sono attualmente venduti e disponibili per i clienti DiaSorin al di fuori del territorio statunitense.

Questo nuovo accordo rappresenta la naturale estensione della precedente partnership già avviata con DiaSorin in Cina della quale Beckman Coulter è fortemente soddisfatta. La società intende continuare a fornire con DiaSorin il più elevato livello di soluzioni diagnostiche ai clienti anche nel mercato americano. DiaSorin è presente sul mercato con oltre 115 test riguardanti i settori delle malattie infettive, dell’oncologia e dell’endocrinologia. Si stima che il mercato statunitense per questi test, escludendo il mercato delle banche sangue, rappresenti un’opportunità potenziale pari a 500 milioni di dollari.

Carlo Rosa, CEO dell’azienda ammette:

Con l’acquisizione americana diventiamo un gruppo da 600 milioni di euro all’anno che fa utili pari al 20% del fatturato. La strategia dei prossimi anni ha un obiettivo geografico e uno tecnologico. Vogliamo crescere negli Stati Uniti in modo da realizzare lì più del 50% del nostro fatturato. E vogliamo sviluppare il nuovo segmento della diagnostica molecolare. Spiego. Finora l’infezione da virus veniva rilevata dalla reazione del sistema immunitario. Ma la nuova frontiera, in cui ha forti competenze Focus Diagnostics, è diagnosticare direttamente la presenza dei virus. È un mercato che nel mondo vale 5 miliardi all’anno.

Disclosure

Noi abbiamo Diasorin (DIA) nel nostro portafoglio Gemme Italia con un ottica di medio/lungo periodo.

giovedì 21 luglio 2016

Azioni Recordati, la pharma italiana che continua a brillare

Recordati sembra non fermarsi più. In anno di contrattazioni il titolo della famiglia Recordati è salito del 33% e non accenna a frenare, senza tener conto che solo negli ultimi 5 anni l'azienda di Milano ha performato circa il 300%. Nulla da dire, un management meraviglioso, acquisizioni giuste, come l'ultima della svizzera Pro Farma AG, e ricerca di sviluppo eccellenti, la rendono un piccolo diamante dell'industria italiana di cui vantarsi e su cui investire sempre.

Recordati è un gruppo farmaceutico italiano di rilevanza internazionale fondato nel 1926 e quotato alla borsa di Milano dal 1984 dove è presente nell’indice FTSE MIB. Si occupa di sviluppare, produrre e commerciare prodotti farmaceutici o di chimica farmaceutica. Il gruppo ha sede a Milano, e attività operative nei principali paesi europei, in Russia e negli altri paesi del Centro ed Est Europa, in Turchia e negli Stati Uniti d’America. Il 96,4% del fatturato è dato dal settore farmaceutico mentre il restante 3,6% dal settore chimico.

Il sito produttivo più importante per il gruppo è quello di Milano, che sforna 50 milioni di confezioni di farmaci l’anno ed è specializzato nella manifattura e confezionamento di forme solide orali, in gocce, iniettabili e prodotti per uso topico. Un altro impianto importante e tecnologicamente all’avanguardia è quello di Campoverde di Aprilia, in provincia di Latina, che occupa un’area di 360.000 m² e produce per via chimica intermedi e principi attivi sia per le specialità farmaceutiche Recordati sia per il mercato dei farmaci generici; a questi due impianti nazionali si aggiungono quelli di Cork in Irlanda e di Montluçon in Francia.

Le acquisizioni giuste al momento giusto

Il 14 Luglio 2016 si è reso noto che Recordati ha acquisito il 100% del capitale di Pro Farma, società farmaceutica svizzera con sede nel cantone di Zug per 14,7 milioni di euro. Pro Farma commercializza specialità medicinali proprie o in licenza in specifiche aree terapeutiche. I principali marchi sono Lacdigest (tilactase), Tretinac (isotretinoina) e Urocit (citrato di potassio). Con un fatturato atteso per il 2016 di circa 10 milioni di franchi svizzeri.

L’acquisizione di Pro Farma rappresenta un’ottima base sulla quale stabilire la nostra attività operativa in Svizzera dove Recordati ha recentemente iniziato a commercializzare direttamente il suo prodotto Livazo (pitavastatina). Inoltre, il prodotto principale Lacdigest contribuisce ulteriormente a potenziare la nostra presenza nell’area della gastroenterologia.

Ha dichiarato Giovanni Recordati, Presidente e Amministratore Delegato.

Non dimentichiamoci poi che Recordati ha acquisito anche il 100% del capitale sociale di Italchimici SpA, società farmaceutica italiana con sede operativa a Milano, da Progressio SGR, gestore del fondo Progressio Investimenti II, IDeA Capital Funds SGR, gestore del fondo Fondo IDeA Efficienza Energetica e Sviluppo Sostenibile, e dai dirigenti della società stessa. Il valore della transazione è di circa € 130 milioni e sarà finanziato con la liquidità disponibile.

Ancora una volta la società ha dimostrato quanto sia importante la gestione di un fondo per essere in grado di identificare, con il supporto dei responsabili della qualità, le aziende con solidi fondamentali e il potenziale di sviluppo. Italchimici è stata una operazione ben gestita e ottima per il futuro dell’azienda.

Ma dove può arrivare ?

Per noi non ci sono limiti per ora, abbiamo acquistato le azioni di Recordati (REC.MI) nel febbraio 2014 a 12 euro, puntavamo come target i 20 euro ma la società non ha mai smesso di crescere e così, tuttora, performa nel nostro portafoglio il +138%. Il nostro nuovo target price sono i 32 euro, dopo i quali vedremo se vale la pena continuare o lasciar scaricare il titolo prima di reinserirlo nel nostro portafoglio, per ora siamo, ovviamente, contentissimi dei risultati aziendali e della crescita e poi… un diamante è per sempre.

venerdì 24 maggio 2013

Italia: Uscire dalla recessione significa enormi sacrifici e stop all'austerity



La manovra di politica monetaria scelta da Draghi tagliando ancora i tassi di interesse saranno una mossa corretta per rilanciare l'economia italiana e aiutare i paesi ad uscire da un periodo recessivo ? Nel tentativo di dare un po' di fiato all'economia europea in difficolta', la Banca Centrale Europea (BCE) ha recentemente operato un taglio sui tassi di interesse di riferimento, che hanno cosi' raggiunto il loro minimo storico.

L'auspicio e' che questa decisione infonda un po' di rinnovata fiducia al sistema, portando gli interessi di mutui e prestiti bancari a un ribasso sufficiente da essere maggiormente a portata di famiglie e imprese. Il Ceo di Unicredit Federico Ghizzoni ritiene che il taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea è una mossa corretta per favorire la crescita.

Sicuramente la decisione di tagliare i tassi bancari può essere vista come la speranza che l'Europa abbia capito le difficoltà che un paese come l'Italia si trova ad affrontare e il segnale che qualcuno sta pensando alla ripresa economica, finalmente. Ma ha bisogno di prendere urgentemente decisioni politiche nazionali in materia di imposte (prima di tutto), la spesa del lavoro e pubblica, oltre alle riforme di cui il Paese ha bisogno.

Quando è cominciato il problema del PIL e della spesa pubblica

Nella storia dell’Italia di questo secolo i tre decenni che vanno dal 1960 al 1990 sono quelli che hanno visto l’espansione più prolungata del peso del settore pubblico sull’economia. In questi trenta anni, infatti, la quota della spesa pubblica sul PIL è passata dal 29 al 53,5%. I fattori che hanno portato a questo aumento sono stati demografici, connessi al processo di sviluppo economico e sociale e quindi la crescita del reddito e legati alla produttività del settore pubblico ed ai prezzi relativi del settore pubblico.

Diciamo che tutto questo è normale in un paese con una forte crescita economica, quello che ha danneggiato inevitabilmente il paese è stata l'espansione della spesa rispetto la lentezza nell’adeguamento delle entrate. In questo trentennio, la pressione tributaria aumenta di circa 9 punti percentuali sul PIL mentre quella fiscale di circa 14 punti.

Il disavanzo pubblico poco più dell’1% nel 1960 è dell’11% nel 1990. Anche per quanto concerne il debito questo trentennio si caratterizza per una crescita enorme del suo peso sul PIL che è pari al 36,9% all’inizio del periodo, ma raggiunge l’ammontare del PIL nel 1990. Nel grafico qui sotto potete visionare l'aumento del debito sul PIL nell'ultimo decennio.

Crescita del debito italiano sul PIL negli ultimi decenni

Famiglie, lavoratori e imprese (soprattutto piccole) si aspettano molto dal nuovo governo italiano, il cui primo ministro, Enrico Letta, gode anche della fiducia del Popolo della Libertà ma ad una condizione, che la pressione fiscale sia ridotto a partire dalla cancellazione della tassa IMU. L'IMU è una vera e propria tassa di proprietà comunale immobiliare, la prima fonte di tensione tra il Partito Democratico e il Popolo della Libertà.

Secondo uno studio della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese della città di Mestre, la pressione fiscale in Italia è una delle più alte in Europa, ma i servizi forniti dalla pubblica amministrazione non sono niente di speciale. I paesi scandinavi, per esempio, sono i più sovra-tassati in Europa, ma il livello di qualità dei loro servizi è molto alta. In particolare in Italia la pressione fiscale è di 4,5 punti superiore alla media dei paesi che fanno parte della zona euro.

Inoltre secondo la Cgia, tra i servizi pubblici che in Italia lavorano poco e male ci sono: la giustizia civile, le infrastrutture materiali e immateriali (il cui deficit spaventa), il settore sanitario, che in molte regioni del sud Italia sta crollando e la pubblica amministrazione che in molti sottosettori ha ancora livelli ingiustificati di inefficienza.

La situazione dell'economia italiana è molto difficile, così come le previsioni dei vari istituti di ricerca economica e statistica. Per esempio Prometeia (Istituto di analisi macroeconomiche e della Ricerca) ha stimato nel suo rapporto Uno sguardo AL 2020
All'Italia non basteranno 14 anni per uscire dalla crisi. Il Pil alla fine del 2020 sarà ancora inferiore ai valori pre-crisi, di fine anni '90 di circa il 2 per cento. Tra il 2015 e il 2020 il tasso di crescita medio si collocherà stabilmente in territorio positivo (+1,1%) ma in linea con il 2000-2005.

Non basteranno cioè 14 anni per recuperare i livelli di crescita perduti: il doppio di quanto, negli anni 90, impiegò la Finlandia, più del triplo di quanto impiegò la Svezia.

La situazione poi, nel mercato del lavoro, è peggiorata rispetto a 6 anni fa. La recessione ha fatto raddoppiare il tasso di disoccupazione, in confronto al 2007, quando viaggiava sul livello del 6 per cento. E questa condizione non migliorerà, anzi. La soglia, già vicina al 12 per cento, verrà superata entro il 2014 e tornerà al 9 per cento solo nel 2020?, comunque ai livelli di fine 2011.
Conclusione

Cosa fare per rilanciare l'economia in Italia ?

- Ridurre la pressione fiscale sulle imprese e cittadini.
- Sbloccare i pagamenti che la pubblica amministrazione deve a società private per i servizi e gli acquisti di beni (circa il 60% dell'occupazione in Italia è generato da piccole imprese, anche in tempi di crisi). Molte di queste aziende sono state costrette a chiudere a causa della carenza di liquidità in quanto le banche non stanno dando i prestiti.
- Finanziamento agli ammortizzatori sociali (secondo le stime dei sindacati ci sono circa 700 mila esuberi).
- Pagare le indennità di disoccupazione a coloro che non riescono a trovare un lavoro.
- Le banche devono comportarsi come banche, cioè concedendo prestiti alle imprese: le banche devono fornire prestiti a tassi ragionevoli, anche e soprattutto per le micro e piccole imprese che occupano il 75% dei lavoratori in Europa e non solo solo per le large cap.

Come finanziare il rilascio dei pagamenti, gli investimenti e la riduzione della pressione fiscale ?

- Con la riduzione dei costi della politica (ad esempio, ridurre il numero dei parlamentari e dei loro stipendi).
- Eliminando i rimborsi elettorali ai partiti politici.
- Con la lotta contro l'evasione fiscale.
- Con la riduzione del numero di province e comuni.
- Eliminando gli sprechi di denaro nelle forze armate.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

martedì 23 agosto 2011

Quali società italiane trarranno vantaggio dalla caduta di Gheddafi ?


Dopo 157 giorni di combattimenti, il fronte dei ribelli libici con l'aiuto dei bombardamenti Nato è riuscito nell'intento di far cadere Tripoli e assediare il leader Gheddafi. Ormai sono questione di giorni o forse ore e la Libia sarà un paese liberato da una tirannia durata 42 anni.

In un articolo scritto il 24 Febbraio di quest'anno (Libia e petrolio, come le agitazioni influiscono sulle società internazionali) vi avevamo spiegato come sarebbe cambiato il panorama europeo all'inizio di questa guerra civile protratta per 6 mesi.

La Libia ha prodotto 3 milioni di barili al giorno di greggio prima del golpe del 1969, ma questa è diminuita costantemente nel corso degli anni a causa dei problemi di politica estere. La produzione era risalito dopo che le sanzioni sono furono revocate, ed è stato stimata in 1,65 milioni barili al giorno nel 2009 (VIA), circa 150.000 barili al di sotto della capacità di 1,8 milioni di euro, ma soprattutto la quota dell'Opec di 1,47 milioni di barili al giorno. Le esportazioni nette sono state 1,17 milioni barili al giorno nel 2009, una parte del petrolio è stato utilizzato come materia prima per una mezza dozzina di raffinerie, la più grande con 220 mila barili al giorno a sud di Bengasi sul Golfo della Sirte.

Il crollo di Gheddafi si farà sentire sull'economia italiana ? Certo che si. L'Italia infatti è il primo partner commerciale libico con un indotto di circa 12 miliardi di euro nel 2010, questo grazie anche al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, siglato nel 2009 tra Italia e Libia.

Priorità scongelamento beni libici

Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, in una conferenza stampa ha sottolineato come sia prioritario lo scongelamento delle risorse e dei beni libici bloccati in paesi terzi all'inizio della guerra civile.
Ci sono molti paesi che intendono sbloccare i beni libici congelati. La questione ora e' di assicurare che siano utilizzati in modo trasparente dalle autorità di transizione. Stiamo lavorando per lo scongelamento dei beni e la rimozione delle sanzioni.
Ingenti risorse appartenenti al regime libico sono bloccate anche in Italia, dove Gheddafi deteneva importanti pacchetti di azioni di aziende italiane:

Unicredit 7,5%
Finmeccanica 2%
Eni 1%
Juventus 7,5%
Banca Ubae 67,6%
Retelit 14,8%

Una normalizzazione sui regolamenti import export dovrebbe allentare i costi favorendo la crescita nei prossimi due anni, il cambio di regime poi avrà un effetto salutare sulle tante società italiane che hanno partner in Libia.

ENI

Per esempio l'impatto su Eni sarà doppio, oltre l'1% dell'azionariato, ENI ha una forte e storica presenza nella regione con giacimenti di petrolio e gas.
La crisi libica ha penalizzato la produzione di idrocarburi -15% nel 2° trimestre 2011 meno di 1 milioni di barili di greggio al giorno (-12% nel 1° semestre 2011)
ENI produce anche significative scorte di gas naturale dalla Libia e tubi verso il continente attraverso il gasdotto Greenstream. Ha inoltre perforazione significative di petrolio e di gas, raffinerie e attività di costruzione di impianti industriali in Libia.

Inoltre l'amministratore delegato dell'ENI, Paolo Scaroni, nel 2010 aveva dichiarato che la società era pronta ad investire 20 miliardi nell'area libica. 

Cosi' il presidente dell'Eni, Giuseppe Recchi, a margine di un convegno al Meeting di Rimini, ha commentato i recenti avvenimenti in Libia.
Sicuramente si riapre un mercato che per noi si era interrotto, rappresentava il 13% del nostro fatturato ma soprattutto dal punto di vista del Paese si riapre una fonte di materie prime di gas e di petrolio.
Un conflitto che con l'interruzione della fornitura di materie prime ci penalizzava particolarmente - ha precisato il numero uno del colosso energetico - perche' serviva a garantire il fabbisogno italiano. Gli avvenimenti libici succedono ben prima dell'inverno per cui la cosa e' positiva. Ma il fattore piu' positivo e' soprattutto che si interrompe una guerra, per cui - ha concluso Recchi - dal punto di vista umanitario e' una soluzione che tutti auspicavamo succedesse in fretta
ENEL

Secondo Fulvio Conti, amministratore delegato del gruppo energetico italiano Enel, la Libia del futuro potrebbe essere una nuova area di forte investimento per la società: in queste ore la situazione nel paese nord africano la situazione si fa sempre più tesa, con l’arrivo dei ribelli a Tripoli e il cerchio che si stringe sempre di più intorno al regime del colonnello Gheddafi.

Durante il meeting di Rimini Conti ha auspicato un ritorno alla normalità nel paese: in questo modo sarà possibile "ammodernare il settore energetico e si creeranno nuove opportunità". Il gruppo Enel non ha alcuna relazione con il regime libico ora in crisi, "perchè quel regime non ci piaceva", ha specificato l’amministratore delegato.

Il vento di cambiamento che arriva dalla Libia rappresenta una svolta molto importante per il colosso energetico anche se, come Conti ha chiarito, si tratterebbe di un’opportunità interessante ma non certo cruciale per il fabbisogno energetico italiano.

FINMECCANICA

L'amministratore delegato del gruppo italiano di difesa e aerospazio Giuseppe Orsi ha dichiarato a margine del Meeting dell'Amicizia di Rimini:
Con Bengasi abbiamo già parlato. Auspichiamo che si arrivi presto a stabilire un governo stabile per ricostruire i nostri contatti. Riteniamo che i contratti in essere verranno rispettati, che sono in salvo. Non mi aspetto nulla nel breve periodo.
Finmeccanica ha contratti per 700 milioni di euro bloccati dall'inizio della guerra civile e si aspetta che il nuovo regime possa mantenere intatte le promesse e dar il via libera allo sblocco delle commesse.

Il futuro

La Libia è un paese con grandi risorse minerarie ma manca di infrastrutture, allora quali saranno i paesi che ne guadagneranno di più, la Francia in primis, la gran Bretagna e l'Italia.
E proprio dalla Francia bisogna ben guardarsi, quando iniziò la guerra civile fu proprio il paese d'oltralpe ad inviare i primi caccia bombardieri e il primo ad organizzare un incontro con il nuovo futuro regime è stato il presidente Nicolas Sarkozy.

La Francia infatti ha grandi capitali investiti in Libia e sicuramente non se li lascerà sfuggire, così mette le mani avanti e dovranno essere bravi gli altri paesi ha riportare la fine del conflitto sul piano internazionale per evitare di essere letteralmente "cacciati fuori".

Intanto la Francia vorrebbe ospitare, al massimo entro la settimana prossima, un incontro con gli alleati internazionali per discutere una tabella di marcia sul futuro della Libia, ha dichiarato il ministro degli Esteri Alain Juppe.

Il presidente Nicolas Sarkozy parlerà per telefono con Mahmoud Jibril, leader del Consiglio di Transizione Nazionale Libico. Secondo Juppe, Jibril dovrebbe essere a Parigi "nei prossimi giorni", per discutere di cosa ? Sicuramente del futuro della Francia nel paese libico.