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lunedì 5 novembre 2018

Analisi di una delle migliori società italiane, La Doria

Ad Angri, in provincia di Salerno, area caratterizzata all'epoca dalla coltivazione intensiva del pomodoro, in particolare del tipo San Marzano, nel 1954 Diodato Ferraioli fonda La Doria con al fianco la moglie Anna.

Nel 1957 Viene registrato il marchio La Doria, per la vendita sul mercato italiano dei pelati e del concentrato di pomodoro. L'azienda inizia a esportare anche negli Stati Uniti con i marchi degli importatori americani. Con gli anni viene sempre più sviluppata la produzione di conserve alimentari, che vengono commercializzate in diversi paesi europei, in Italia con marchi propri, mentre all'estero il prodotto porta le cosiddette "private labels", marchi di proprietà di terzi, in particolare grandi catene di distribuzione al dettaglio.

Tra gli anni '80 e '90, La Doria Spa ha realizzato un importante piano d'espansione: attraverso l'ammodernamento degli impianti, la diversificazione dei prodotti e dei mercati raddoppiando la propria capacità produttiva.

La Doria Spa è un'azienda italiana, leader sul mercato nazionale, per la produzione e la commercializzazione di prodotti derivati dal pomodoro e di legumi in scatola. Sempre sul territorio, è il secondo produttore di succhi di frutta e tra gli altri prodotti tratta anche la pasta in scatola.



Ad inizio del 2000 la Doria rileva dalla Star il sito produttivo di Sarno: un'area industriale di 195.000 mq dove trovano posto nuovi impianti, linee di confezionamento e un'area di stoccaggio. Parte quindi un piano di investimenti di oltre 70 miliardi di lire volto all'espansione dei volumi, all'efficienza e alla riduzione dei costi di produzione, che coinvolge tutti gli stabilimenti e particolarmente quello di Sarno. Nello stesso anno controlla indirettamente Eugea Mediterranea, aumentando del 30% la capacità produttiva nei derivati del pomodoro.

Grazie ai volumi elevati, alla leadership nei costi, all'ampio range produttivo, all'ottimo rapporto prezzo/qualità/servizio, l'azienda è fornitore di catene quali Tesco, Sainsbury, Morrison, Asda/Wal-Mart, Lidl, Aldi, Ahold, Danske Supermarket, ICA all'estero e Conad, Carrefour, Auchan e Selex in Italia e vanta una presenza consolidata in Gran Bretagna, Paesi Scandinavi, Germania, Australia e Giappone.

Fondamentali solidi e stime individiabili

L'esercizio 2017 per il Gruppo La Doria si e? chiuso con risultati piu? che soddisfacenti poiche?, oltre a mostrare un miglioramento rispetto al 2016, tali risultati si sono rilevati di gran lunga superiori alle previsioni. I ricavi consolidati sono stati pari a 669,1 milioni di euro, +2.4% (653,1 milioni nel 2016), +6.2% a parita? di cambio.

L'Ebitda ha raggiunto i 60,1 milioni, +6.7% (56.3 milioni nel 2016). L'Ebitda margin è salito dall'8.6% al 9%. L'utile netto pari a 30,4 milioni, -9.8% (33.7 milioni nel 2016 che aveva beneficiato del positivo effetto di proventi su cambi per 8.9 milioni). L'indebitamento netto è in riduzione a 98,1 milioni dai 104,8 milioni al 31/12/2016.

La società ha stilato un Piano Industriale 2018-2021 in cui si pone l'obiettivo di rafforzare la leadership del Gruppo nel mercato delle private labels e di porre le basi per cogliere le sfide e le opportunità di un mercato sempre più competitivo, in un contesto macroeconomico ancora sfidante. La strategia poggia su due punti fondamentali: l'aumento dei ricavi e l'ulteriore miglioramento della marginalità.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati le azioni strategiche si baseranno principalmente su quattro elementi chiave:

  • L'espansione delle linee di prodotto a più alto valore aggiunto e redditività
  • Lo sviluppo del segmento premium e bio
  • L'ampliamento dell'estensione geografica del mercato in aree con potenziale di sviluppo o sottorappresentate e rafforzamento delle posizioni nei mercati storici del Gruppo e l'ingente piano di investimenti volto all'aumento della capacità produttiva, alla razionalizzazione dei siti industriali, all'aumento dell'efficienza e alla riduzione dei costi.

    Ancora crescita estera nel futuro

    Nel primo semestre 2018 sono aumentati il fatturato e i volumi venduti, la redditività è rimasta stabile nonostante l'inasprimento dello scenario competitivo. I ricavi consolidati si sono attestati a 349.3 milioni di euro (+2.5% sullo stesso periodo del 2017). A cambi costanti, il fatturato sarebbe pari a 353,6 milioni di euro (+3.7%). L'80,3% delle vendite sono state realizzate all'estero (+6,8%), mentre il peso del mercato domestico è stato del 19,7% con ricavi in flessione del 7,4%.

    In un contesto di mercato caratterizzato da una concorrenza molto accesa, anche per il secondo semestre 2018, La Doria punterà sull'aumento delle quote di mercato attraverso l'incremento dei volumi di vendita. Nel primo semestre dell'anno, è stato avviato un ingente piano quadriennale di investimenti da circa 115 milioni di euro per l'aumento della capacità produttiva nelle categorie di prodotto a più alto valore aggiunto e con maggiori tassi di crescita potenziali, come i sughi pronti.

    Il piano consentirà di consolidare i vantaggi competitivi dell'azienda. I vertici dell'azienda, prevedono di chiudere l'esercizio in corso con ricavi in aumento, grazie all'incremento dei volumi di vendita. Al contrario, la marginalità è prevista in calo rispetto al 2017, in quanto l'aumento dei prezzi di vendita mitigherà solo in parte l'impatto dell'incremento dei costi di produzione sull'Ebitda della "linea derivati del pomodoro". La Doria ha aggiunto che sul secondo semestre influiranno i primi effetti della difficile campagna di trasformazione del pomodoro estate 2018 (in via di conclusione).

    La società è quotata alla Borsa valori di Milano dal 1995, nel segmento STAR. Negli ultimi 4 anni il titolo è salito del +113%.
  • mercoledì 5 luglio 2017

    Amplifon, una realtà da 1700% di ritorno in 9 anni

    Amplifon Spa (AMP.MI) è un’azienda italiana che si occupa della diagnosi, applicazione e commercializzazione di soluzioni uditive. Il gruppo detiene una quota di mercato del 9,0% a livello mondiale ed è presente in 20 paesi. Opera attraverso una rete di circa 3.250 punti vendita, 2.400 centri di assistenza e più di 1.600 negozi affiliati al network, impiegando complessivamente oltre 10.000 persone. Fondata a Milano nel 1950 da Algernon Charles Holland. Negli anni sessanta e settanta Amplifon si sviluppa sul mercato italiano attraverso l’apertura di punti vendita in tutte le regioni acquisendo la leadership nella distribuzione, vendita e applicazione di apparecchi acustici. Nel 1971 viene fondato il Centro Ricerche e Studi Amplifon (CRS), un organismo indipendente finalizzato alla diffusione di conoscenze in campo audiologico e otologico.

    Ricerca e Sviluppo

    Negli anni novanta, però, in seguito al cambiamento del management, la strategia si sposta verso un servizio personalizzato al cliente e di attenzione al progresso tecnologico con l’introduzione in Italia dei primi apparecchi acustici interamente digitali nel 1996. In questo periodo l’azienda raggiunge una quota di mercato in Italia superiore al 40%

    Importanti Acquisizioni

    Nel 2002 Amplifon acquisisce negli USA la Sonus Corporation e nel 2003 l’azienda National Hearing Centers, società con punti vendita localizzati principalmente all’interno di grandi centri commerciali. Negli anni successivi proseguono le acquisizioni nei Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Irlanda e Belgio, ma anche il cambiamento della propria strategia di marketing e comunicazione. Il 10 dicembre 2010 viene realizzata la più grande acquisizione nella storia del gruppo. Amplifon acquisisce infatti il 100% della National Hearing Care (NHC), in Australia, Nuova Zelanda e India. Due anni dopo, la società incrementa la copertura territoriale dell’India, e nello stesso anno il gruppo entra in Turchia, attraverso l’acquisizione del 51% della società Maxtone, mentre in Polonia costituisce la Amplifon Poland. Ancora oggi prosegue lo shopping di Amplifon, che si concentrerà nei prossimi mesi su paesi come la Germania, la Francia e il Canada. L’espansione è già cominciata con due closing, avvenuti prima dell’inizio di marzo, in Portogallo e Francia, dove ha inglobato i business retail di MiniSom e AudioNova, per un totale di 130 nuovi negozi, acquistandoli da Sonova Holding per 32 milioni di euro.

    L’operazione è solo un assaggio, come spiegato in un intervista da Enrico Vita, AD di Amplifon “Per fattori demografici l’azienda opera in un mercato che cresce del 4% l’anno e investendo sulle zone più dinamiche, abbiamo registrato più 10%. Puntiamo su una crescita organica e ci focalizziamo sulle acquisizioni per cui abbiamo un target di cash out per circa 50 milioni. Sul piatto abbiamo messo 79 milioni nel 2016 per conquistare parte del già esistente e frammentato mercato tedesco, altri pezzi di mercato francese ed entrando in un’area praticamente inesplorata, come il Canada. Ma c’è anche tanto spazio di espansione negli Stati Uniti“. Qui si concentra il 40% del mercato mondiale retail, anche se molto frammentato (oltre il 50% del mercato è in mano a una miriade di piccole società), e la società, attraverso il brand locale Miracle-Ear e gli altri due business, Amplifon e Hearing Health Care ed Elite Hearing Network, con un market share del 10% ha una posizione di leadership e questo può rappresentare un’opportunità di consolidamento ulteriore. Anche l’ipotesi di smantellamento del sistema Obama Care non avrà ricadute sul loro business, dal momento che operano in un settore privo di supporti governativi.

    I marchi, che hanno un tasso di riconoscimento del 90%, sono fondamentali e infatti la società ha aumentato l’investimento in marketing di oltre il 20%, passando da 80 a oltre 90 milioni di euro per sostenere un progetto di nuova brand identity. L’innovazione maggiore che l’azienda sta apportando nei suoi 9.424 punti vendita nel mondo, però, è un protocollo applicativo che rappresenterà un test standard di riferimento, appositamente studiato per valutare e seguire il cliente. Al di là della tecnologia, resta fondamentale il fattore umano, oltre 10 milioni l’anno vengono investiti in formazione per i 12.600 collaboratori del gruppo, di cui oltre metà sono dipendenti diretti, gli altri sono franchisee e affiliati.

    Solidi Bilanci

    Un anno record quello di Amplifon nel 2016 in cui l’azienda ha conseguito il massimo storico di ricavi ed ebitda (più 13,1%) e un utile netto in crescita di oltre il 35% pari a 63,6 milioni di euro. La generazione di cassa rimane rilevante a livello operativo pari a 82,5 milioni dopo aver assorbito maggiori investimenti, principalmente per le nuove aperture. L’indebitamento netto mostra un leggero aumento a 224,4 milioni per gli investimenti in acquisizioni, la società ha chiuso con 1,133 miliardi di fatturato, in aumento del 10,4%. L’indipendenza del management è stata importantissima per i risultati del 2016. La famiglia del fondatore è azionista di maggioranza al 54% del capitale ma, su nove consiglieri del cda, sette sono indipendenti, gli altri due sono l’AD e il presidente, Susan Carol Holland, erede del fondatore.

    Previsioni
    Per il prosieguo della strategia del Gruppo societario, Amplifon Spa (AMP.MI) prevede di continuare l’attuale corporate strategy che deve essere consolidata in quanto volta a registrare una favorevole evoluzione dei ricavi e dei principali ratios di redditività. Si tratta di consolidare il proprio posizionamento sul mercato e proseguire nella crescita del fatturato in Italia, Francia, Germania, Spagna. Ottimismo per il 2017 anche sul fronte dei mercati in America, in Asia ed Oceania.

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    Evoluzione in Borsa
    Nel 2001 la società è quotata negli indici FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia STAR della Borsa di Milano. Da inizio 2009 ad oggi il titolo ha fatto il 1700%.

    giovedì 11 maggio 2017

    Biesse, industriale italiana da 1000% in 4 anni

    Il gruppo Biesse opera nel mercato delle macchine e dei sistemi destinati alla lavorazione di legno, vetro e pietra. La società offre soluzioni modulari che vanno dalla progettazione di impianti “chiavi in mano” per la grande industria del mobile, alle singole macchine automatiche e centri di lavoro per la piccola e media impresa, fino alla progettazione e vendita dei singoli componenti ad alto contenuto tecnologico. L’azienda è stata fondata a Pesaro nel 1969 da Giancarlo Selci.

    La società dimostra la sua vocazione internazionale, forte delle 30 filiali nel mondo, questa presenza diretta le permette di assistere le aziende che si affidano a Biesse Group, offrendo un supporto attraverso i più avanzati strumenti di customer care e assistenza 24/7.

    Biesse Group ha registrato oltre 200 brevetti per invenzione che hanno rivoluzioni le soluzioni tecnologiche presenti sul mercato mondiale delle macchine per la lavorazione di legno, vetro e pietra.

    Importanti Acquisizioni

    Dopo aver acquisito nel 2011 la società Centre Gain di Hong Kong e Korex Machinery, stabilimento di 44mila mq situato nella regione del Guandong per 12 milioni di euro. Nel 2016 la società ha acquisito il 100% delle azioni di Uniteam spa, azienda veneta specializzata nella progettazione e realizzazione di centri di lavoro a controllo numerico multiassi. Con questa operazione, Biesse estenderà ulteriormente la propria gamma di prodotto, penetrando un settore “di nicchia” ma altamente strategico quale quello della carpenteria in legno. Nel 2017 ha acquisito il controllo di Avant, una società specializzata nello sviluppo di software per l’integrazione e la supervisione delle linee di lavorazione e cellule di lavoro. Le applicazioni di Avant sono in grado di gestire automaticamente informazioni nel processo produttivo, dal taglio alla bordatura per operazioni di alesatura e, negli ultimi anni, anche lo smistamento, la chiave di ogni sistema di produzione di un gruppo.

    Il Gruppo Biesse (BSS.MI) ha più di 1.000 sistemi installati in tutto il mondo, con un aumento del 170% negli impianti installati negli ultimi tre anni. La tecnologia sviluppata dal Gruppo Biesse e Avant comprende il monitoraggio e la gestione dei sistemi in tempo reale, che generano specifiche relazioni che permettono al cliente di avere il controllo totale del processo di fabbricazione.

    Solida Trimestrale

    Nel 2016 Biesse (BSS.MI) ha chiuso il bilancio con ricavi per 618,49 milioni di euro, in aumento del 19,1% rispetto ai 519,11 milioni realizzati nell’esercizio precedente. In forte crescita anche il margine operativo lordo, che è salito del 16,3%, passando da 64,14 milioni a 74,59 milioni di euro. Biesse ha terminato lo scorso esercizio con un utile netto di 29,46 milioni di euro, il 39,9% in più rispetto ai 21,06 milioni contabilizzati nel 2015. A fine anno Biesse poteva contare su un portafoglio ordini di 164 milioni di euro. Il management ha proposto la distribuzione del dividendo 2017, relativo all’esercizio 2016, per un ammontare di 0,36 euro; la cedola è stata staccata l’8 maggio e messa in pagamento il 10 maggio.

    Previsione 2017

    In occasione della festa per i suoi 80 anni il fondatore del gruppo, Giancarlo Selci, ha ricordato che gli anni della crisi sono ormai alle spalle e che Biesse viaggia a gonfie vele verso il prossimo triennio. La guidance comunicata lo scorso mese di febbraio appare ambiziosa e contempla ricavi triplicati per il 2018 rispetto al picco della crisi, toccato nell’ormai lontano 2009. Nel dettaglio, il giro d’affari dovrebbe crescere nell’ordine del 10,7% nel periodo 2016 – 2018, superando i 700 milioni. Inoltre, il piano triennale prevede anche l’azzeramento del debito e l’ampliamento dei posti di lavoro.

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    Evoluzione in Borsa

    Quotata al segmento STAR di Borsa Italiana da giugno 2001, da inizio 2017 il valore dell’azione Biesse è cresciuto del 31%, mentre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno l’incremento è stato del 73%. Negli ultimi 4 anni il titolo è salito del 1085%.

    giovedì 20 aprile 2017

    Analisi tecnica del FTSEMIB in vista delle prossime settimane

    Dopo aver toccato quasi i 20500 punti, l’indice italia, il FTSEMIB, è calato fino a rompere i 20.000 e ora punta di nuovo i 20.000 con un occhio però ad un potenziale ritorno in area 19.227, supporto fondamentale per dar via ad un trend decisamente discendente. Nel corso delle ultime sedute la situazione tecnica del mercato azionario italiano si è indebolita, anche se la seduta di iera è stata molto positiva. L’analisi dei principali indicatori quantitativi evidenzia un rafforzamento della pressione ribassista ma un forte ipervenduto di brevissimo termine può impedire un ulteriore cedimento.

    Intanto ieri l’indice ha guadagnato lR#8217;1,96%, l’AllShare l’1,83% e il Mid Cap lo 0,9%. Volumi ancora relativamente bassi, tipici dei periodi che precedono o seguono lunghi ponti, per un controvalore di circa 2,6 miliardi di euro. Lo Stoxx 600 ha terminato in crescita dello 0,19%. Un recupero dovrà invece affrontare una prima barriera a quota 19.800 e una seconda resistenza in area 20.000-20.050. In questi giorni ci sta provando, ma prima di poter dire che è iniziata una risalita di una certa consistenza sarà pertanto necessaria un’adeguata fase laterale di riaccumulazione.

    Secondo Keith Wade, Chief Economist and Strategist di Schroders, e David Docherty, Fund Manager UK Equities di Schroders. la volontà del Primo Ministro britannico, Theresa May, di anticipare le elezioni generali potrebbe rafforzare le sue posizioni negoziali con l’Unione Europea e all’interno del proprio partito. Questo potrebbe portare potenzialmente ad una Brexit più soft. Ottime performance per i bancari, in scia ai risultati trimestrali di Morgan Stanley. Da segnalare anche i forti rialzi messi a segno da Fiat Chrysler Automobiles.

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    Eventi chiave per il 2017

    Anche il 2017 si preannuncia un anno complicato visto lo spostamento degli equilibri geo-politici e le crescenti difficoltà economiche di alcune aree sviluppate. In più, le banche, soprattutto europee, sono sempre nell’occhio del ciclone dato il contesto deflattivo e di tassi negativi. Il dollaro forte sta mettendo in difficoltà i mercati emergenti, mentre Trump potrebbe disilludere le aspettative dei mercati. Cerchiamo di capire, attraverso un’analisi approfondita, come sarà il 2017 per il Ftse Mib.

    Tralasciando per un attimo le elezioni francesi che tutti noi stiamo attendendo per Domenica 23 Aprile, nel 2017, si terranno anche quelle in Germania (forse anche in Italia) nelle quali i populisti sono ben presenti. Mentre in Olanda Wilders non riesce a rompere il muro dei proeuropeisti, Marine Le Pen potrebbe salire al governo e nei punti principali del loro programma politico c’è l’attuazione di un referendum consultivo per uscire dall’Unione Europea. Anche Angela Merkel ha una spina nel fianco: il partito anti-islam e anti-Europa di Alternativa per la Germania (AFD) guidato da Frauke Petry. Siamo comunque convinti che i due partiti anti-europa non riusciranno ad ottenere la maggioranza per chiedere un referendum.

    Oltre alle elezioni però, in Italia ci sono altri fattori, comunque importanti, che potrebbero spingere i mercati al ribasso, parliamo di banche. L’Italia rappresenta un dilemma per il Vecchio Continente a causa del sistema bancario, il quale fa fatica a riuscire a smaltire la questione degli NPL nonostante l’intervento del governo da €20 miliardi.

    Dall’altra parte invece UniCredit è stata e sarà, anche e soprattutto dopo il recente successo dell’aumento di capitale da 13 miliardi, una grande banca paneuropea con sede e testa in Italia. Ma il nuovo azionariato ha una vocazione da vera public company internazionale che necessita di una struttura di governance più aperta al mercato. Per il presidente Vita, all’inizio del suo sesto anno di mandato, investire 13 miliardi in Italia è stato un grande atto di fiducia nel management, in UniCredit, ma anche nel sistema bancario italiano. E non è un fatto scontato, se pensiamo alla percezione generale. Che però è sbagliata: l’Italia ha avuto alcune banche mal gestite che hanno prodotto grandi danni e gravemente rovinato la reputazione del settore, ma la maggior parte è ancora sana e solida e ha contribuito con grande sforzo economico a ridurre tali danni.

    Fattori esteri

    Molti di voi si saranno dimenticati della Grecia, ma il mercato no, non dimentica e non sconta nulla. I cittadini ellenici stanno vivendo un vero e proprio inferno fatto di austerità, tagli alle pensioni, posti di lavoro e Welfare. Ogni giorno ad Atene e nelle grandi città greche si formano proteste nelle strade poiché oltre il 30% della popolazione vive con uno stipendio di poco più di 4000€ all’anno mentre i diritti di base tutelati dallo Stato vengono sempre meno.
    L’ultima riunione dell’Eurogruppo a Malta però ha aperto la strada ad un accordo sulla conclusione della seconda revisione del programma di salvataggio: l’intesa raggiunta ha punti positivi e negativi ma non prevede un impatto per i cittadini ellenici dal punto di vista fiscale.

    Spostiamoci ora virtualmente negli Stati Uniti dove Wall Street, dopo aver aggiornato i massimi storici nonostante l’elezione di Donald Trump, sta vivendo una fase di leggero ribasso in attesa che lo stesso entourage riescano nell’intento di convincere il Congresso ad effettuare le modifiche richieste da Trump in campagna elettorale, l’inflazione, tassi di interesse, abbassamento delle tasse, fondi per infrastrutture, dazi per materiale esteri, rientri di multinazionali americane e modifica dell’Obamacare. Proprio lo stop su quest’ultima legge ha fatto temere che il presidente potrebbe avere problemi in futuro anche sulle altre proposte di legge.

    La Federal Reserve in tutto ciò ha deciso di alzare i tassi di interesse, prospettando almeno 3 rialzi per quest’anno. Queste mosse, a nostro avviso, avranno l’effetto inverso di sostegno alla crescita economica: minimi rialzi dei tassi hanno già fatto vedere come incidano profondamente sulle domande di mutui, di acquisti delle case e di aumento esponenziale dei delinquency loans.

    Previsioni del FTSEMIB e analisi tecnica

    Dopo aver elencato le prospettive per il 2017, o comunque quelle che potrebbero avere un maggiore impatto sui mercati e sul Ftse Mib, quale potrebbe essere l’andamento del listino milanese nel 2017? Senza essere troppo allarmisti, per il momento è difficile che si verifichi una discesa come nel 2008, anche se le condizioni economiche a livello globale non sono del tutto dissimili da quelle del periodo della grande Crisi. Possiamo aspettarci però sicuramente uno storno.

    Storno che potrebbe essere violento vista la salita altrettanto violenta. In questo contesto, i target di supporto sono individuabili nella media di medio termine a quota 18.600 punti e al supporto, ben più consistente, in area 17.700-17.600 punti. La violazione di tale livello aprirebbe a quel punto scenari piuttosto bruschi di discesa sotto quota 17.000 punti. L’area chiave in questo contesto è quella di 15.000 punti poiché violato tale livello gli scenari sarebbero decisamente pessimi.

    Al contrario, la soluzioni a molti fattori esogeni in favore dell’Europa, spingerebbe l’indice verso l’alto, la rottura dei 20000 è molto importante con obietti i 21.000/21.500 punti.