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lunedì 10 febbraio 2025

L'improvvisa tempesta sui mercati finanziari

All'inizio di questa settimana, i mercati finanziari sono stati nuovamente scossi da una tempesta improvvisa. Questa volta, la causa scatenante è stata la notizia che gli Stati Uniti stavano valutando di imporre tariffe doganali sui prodotti provenienti da Canada e Messico, mettendo in discussione la stabilità della crescita economica nella regione e sollevando timori su possibili effetti inflazionistici. Tuttavia, mentre analisti ed esperti si affrettavano a valutare le conseguenze di queste misure, è arrivato l'annuncio di un rinvio per consentire ulteriori negoziati. Questo episodio evidenzia un aspetto cruciale che investitori e analisti dovrebbero tenere ben presente nei prossimi anni: le notizie e il clamore mediatico continueranno a susseguirsi con rapidità, ma ciò che davvero conta è il quadro generale.

La reazione dei mercati

Il mercato azionario statunitense è notoriamente emotivo e reattivo. Basta un evento apparentemente marginale per scatenare oscillazioni significative: ad esempio, il lancio di un'app di intelligenza artificiale simile a ChatGPT in Cina ha portato alla perdita di un quinto del valore della più grande azienda per capitalizzazione di mercato. Questa instabilità dimostra quanto sia difficile prevedere le fluttuazioni del mercato. Tuttavia, nel contesto attuale, è utile valutare quanto siano fondate queste reazioni e distinguere tra movimenti di mercato reali e semplici esagerazioni mediatiche.


Guardando l'indice S&P 500, si nota come, nonostante un lieve aumento della volatilità misurata dal CBOE Volatility Index (VIX), il mercato abbia mantenuto una certa stabilità. Da un punto di vista tecnico, l'indice continua a mostrarsi resiliente, rimanendo al di sopra di soglie chiave come la linea di tendenza al rialzo e le medie mobili a breve e medio termine. Questo indica che, nonostante i continui scossoni delle notizie, il mercato azionario sta affrontando la situazione con relativa calma.

La questione della liquidità

Se guardiamo alle forze che realmente influenzano i mercati azionari, scopriamo che non sono cambiate molto negli ultimi quindici anni. La vera chiave di tutto è la liquidità: se nel sistema finanziario circola abbastanza denaro, i mercati tendono a rimanere solidi, indipendentemente dalle decisioni politiche o dagli eventi globali. Attualmente, alcuni indicatori, come il tasso dei fondi federali recentemente ridotto e l'aumento dei prezzi delle criptovalute, suggeriscono che c'è ancora abbondanza di liquidità a disposizione degli investitori.

Ma cosa potrebbe mettere a rischio questo equilibrio? Il principale fattore da monitorare nei prossimi mesi è proprio la possibilità che la liquidità inizi a diminuire. Se ciò dovesse accadere, potremmo assistere a una correzione dei prezzi delle azioni in modo più marcato e duraturo.

L'esempio più recente di una simile contrazione della liquidità è stato il 2022. Dopo il massiccio afflusso di denaro nel sistema per contrastare gli effetti della pandemia, le autorità monetarie inizialmente hanno sottovalutato il rischio inflazionistico. Tuttavia, con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'inflazione ha subito una brusca accelerazione, costringendo la Federal Reserve a intervenire con misure drastiche: un rapido aumento dei tassi di interesse e la riduzione del bilancio della banca centrale. Questa stretta monetaria ha portato l'S&P 500 a perdere fino al 28% del suo valore in pochi mesi.

Monitorare i segnali di rischio

Un elemento chiave da tenere d'occhio per il futuro è proprio l'andamento dell'inflazione. Recentemente, l'indice PCE (Personal Consumption Expenditures), l'indicatore preferito dalla Federal Reserve, ha mostrato livelli di inflazione ancora sotto il 3%, un dato positivo per la stabilità economica. Tuttavia, alcune tendenze suggeriscono che le pressioni sui prezzi potrebbero tornare ad aumentare nei prossimi mesi. Se l'inflazione dovesse superare determinate soglie, ciò potrebbe comportare un incremento dei rendimenti dei titoli di Stato e una possibile correzione dei mercati azionari.


Inoltre, un altro parametro da monitorare attentamente è il tasso di inflazione di pareggio a 5 anni, che misura le aspettative di inflazione nel medio termine. Recentemente, questo indicatore è salito sopra il 2,6%, il livello più alto dal 2023. Se dovesse superare il 3%, gli investitori potrebbero iniziare a temere un ritorno dell'inflazione, con possibili ripercussioni sui mercati.

Conclusioni

Nei prossimi mesi, le notizie da Washington e gli sviluppi economici globali continueranno ad arrivare con rapidità. Tuttavia, è fondamentale non lasciarsi trascinare dal rumore mediatico e mantenere una visione d'insieme. Una strategia di investimento ben diversificata e strutturata è progettata per resistere alle turbolenze di breve termine. Ciò che conta davvero è monitorare gli sviluppi legati all'inflazione e alla liquidità.

Finché la liquidità resta abbondante, i mercati potrebbero continuare a crescere. Ma se l'inflazione riprende slancio e le banche centrali sono costrette a nuove strette monetarie, potremmo assistere a una nuova fase di turbolenze finanziarie. In definitiva, tenere d'occhio questi fattori sarà essenziale per prendere decisioni di investimento consapevoli e ben ponderate.

giovedì 14 marzo 2024

TikTok in vendita. Chi se la compra?

 Forse molti non lo sanno, ma la Camera dei Rappresentanti in Cina ha obbligato ByteDance, fondatrice e proprietaria di TikTok, a vendere il suo pupillo. 

Il punto è, chi se la compra?

META? Diventerà ancora più superpotenza social. 

Microsoft? Ha già linkedin, potrebbe davvero portare utili al gigante tech? 

Oracle? L'outsider che nessuno si aspetta e che vorrebbe entrare nei social. 

Per prima cosa, TikTok è molto grande: The Information ha riferito che la società aveva circa 20 miliardi di dollari di entrate nel 2023, con un potenziale di 30 miliardi di dollari di entrate nel 2024. Sarebbe circa un sesto delle dimensioni delle entrate di Meta. Con una valutazione simile,  TikTok varrebbe ben oltre i 200 miliardi. Scherziamo? 

Un altro problema è che l’ambiente antitrust è diventato più severo sotto l’amministrazione Biden. Alcuni dei potenziali acquirenti più ovvi, come Alphabet, Amazon e Microsoft, si troverebbero senza dubbio ad affrontare un intenso controllo da parte delle autorità di regolamentazione. 

Microsoft ha già una presenza sui social media in LinkedIn e Alphabet compete direttamente con TikTok con YouTube Shorts. Anche Meta sembra un acquirente impossibile, data la sua competitiva piattaforma di video brevi Reels.

Oracle non è in concorrenza con TikTok, ma genera effettivamente tutta la sua attività vendendo software, hardware e servizi di cloud computing aziendali. Non ha esperienza nella gestione di attività supportate dalla pubblicità e non ha attività di consumo.

E mentre Oracle apprezza il suo rapporto con TikTok – è diventata il fornitore di cloud computing di TikTok – il business del cloud di Oracle è ora molto più grande di quanto non fosse nel 2020 e fa fatica a tenere il passo con la domanda. Ma poi, Oracle ha 200 miliardi? Ma dai!!!

Un altro fattore da considerare è che qualsiasi accordo che includa azioni lascerebbe inevitabilmente ByteDance come investitore permanente in TikTok, un risultato che sarebbe incoerente con l’apparente intento del Congresso.

Una chiave per qualsiasi transazione è l'accesso agli algoritmi principali dell'azienda: la tecnologia è controllata da ByteDance e utilizzata su altri prodotti, incluso un servizio di brevi video separato con sede in Cina.

La legislazione è ora all’esame del Senato, anche se il suo destino è incerto. Il presidente Joe Biden ha detto che lo firmerà. Ma riteniamo che si tratti in gran parte di un atto dovuto: c'è un’alta probabilità che tale acquisizione possa essere respinta in tribunale sulla base del Primo Emendamento.

mercoledì 13 maggio 2015

La Cina è cresciuta del 100% in 12 mesi, più salire più in alto ma occhio alla bolla

Se diamo uno sguardo al mercato azionario cinese, questo ha più che raddoppiato negli ultimi 12 mesi, nonostante il crescente allarme circa la sua economia. I mercati emergenti nel loro insieme hanno ben performato spinti dai rimbalzi in Brasile e Russia - entrambe le economie in difficoltà, che però hanno visto guadagni di quasi il 20 per cento nel mese di aprile.

Azioni cinesi sono chiaramente sopravvalutate. Se escludiamo società di proprietà dello stato e le banche, tutto il resto è costoso. Longview Economics sottolinea che 20 dei 24 settori del commercio ha un multiplo di guadagni superiori a 30. Nel lungo termine un ampio investimento in titoli azionari cinesi è sembra improbabile a questo punto.

Ma è doveroso aggiungere che la valutazione è di poco aiuto nella tempistica attuale di mercato la quale analizza il breve termine - in particolare durante una bolla speculativa di cui la Cina sta mostrando tutti i sintomi. Gli investitori si stanno affrettando a aprire nuove posizioni e i gestori di fondi dicono che i loro clienti si rifiutano diversificare al di fuori della Cina.



Il governo facilita l’accesso al credito per le piccole imprese in difficoltà – in un mese ha tagliato per due volte la riserva obbligatoria delle banche – e vende il debito dei conglomerati di Stato ai privati, queste sono le condizioni che spingono gli investitori a non abbandoare il dragone asiatico. Qin Yangwen, direttore dell’agenzia Co-stone Venture Investment di Shanghai che gestisce oltre 800 milioni in investimenti borsistici, ha riferito a Forbes che il mercato crescerà ulteriormente, perché le autorità continueranno a tagliare gli interessi bancari, la riserva delle banche e a prendere tutte quelle misure che solleveranno la società nel suo complesso e trasferiranno i rischi al mercato.

La Cina ha esperienze di bolle, ricordiamo tutti l'ultima del 2007. Se ipoteticamente dovesse scoppiarne una nuova più grande e forte della precedente, allora ci sarà davvero da correre ai ripari. Quella bolla era molto simile a quella delle dotcom americane esplosa negli Stati Uniti nel 2000.

Quindi, come possiamo capire che cosa accadrà in Cina ?
La banca centrale cinese ha cominciato tagliando i tassi di interesse per sostenere l'economia. In qualche modo questa mossa era ampiamente attesa dai mercati, che ci contavano, dopo i pessimi dati PMI emersi di recente ed una serie di altri indicatori che confermano la fase di rallentamento dell'economia del Dragone. Naturalmente, la Cina cresce a tassi che fanno sorridere qualsiasi economia matura, giacché un 7% di PIL cinese sarebbe un tasso di espansione sorprendente in Occidente, dove il PIL aumenta a tassi vicini allo zero e, nel caso degli Stati Uniti al massimo del 3%. Ma la Cina è una economia "Emergente", un Paese giovane, in piena espansione.

Merryn Somerset Webb ha sottolineato la scorsa settimana che la crescita del mercato azionario giapponese è decollato in gran parte dopo la sua ricostruzione del dopoguerra. Il suo mercato toro è cresciuto negli anni 1970 e 1980, sostenuta dalla politica monetaria espansiva (come oggi in voga in Cina). Questo ha spinto la sua bolla e io conseguente malessere finanziario. La Corea ha aspettato molto la crescita economica prima di una serie di espansioni caturite poi nella crisi asiatica del 1997. Come per il Giappone, l'entrata e improvvisa uscita di investitori esteri hanno amplificato la recessione.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti nella Gilded Age (rapida crescita economica specialmente nel nord e nell'est dell'America) ha beneficiato di una forte crescita, alimentata dal denaro all'estero e puntellato dal panico finanziario. Come il Giappone, la sua crescita esponenziale è sfociata, alla fine del 1920, con una crisi finanziaria senza precedenti. Gli Stati Uniti e la Gilded Age hanno molto in comune con la Cina di oggi. I mercati possono salire per un lungo periodo di tempo, soprattutto quando il denaro straniero entra e tale crescita di solito porta ad una crisi a un certo punto.

In conclusione cosa dobbiamo attenderci dalla Cina prossimamente ? Un anno fa, le autorità sembravano aver accettato di rallentare la crescita memori del passato, e stavano cercando di risolvere i problemi di credito e di allontanarsi dal modello di export-led. Da allora, c'è stata una svolta di 180 gradi. Fred Neumann, capo economista di HSBC asiatico, suggerisce che il rallentamento del mercato del lavoro - una priorità vitale - e il fallimento dei tentativi di stabilizzare il mercato immobiliare, ha guidato il la super crescita. L'edilizia rimane una questione centrale per la crescita della Cina.

Con le banche autorizzate a prestare più soldi e tassi sui depositi più bassi che spingono gli investitori verso le azioni, la politica punta a gonfiare i prezzi delle attività con la speranza che si creano effetti positivi, o attirare fondi esteri. Questa è una ricetta pericolosa per il lungo termine - e potrebbe far crescere pericolosamente il mercato se le azioni intener cinesi si aggiungono a indici internazionali. Questo porterebbe a più soldi stranieri. Allo stato attuale, gli investitori stranieri sono pochi in Cina, aggiungendo un ulteriore motivo per cui Shanghai potrebbe andare più in alto prima di schiantarsi.

In tali situazioni, la cautela è la cosa migliore. Mantenere costante l'asset allocation, il che significa periodicamente prendere profitti in Cina se continua a salire. Il tempismo è troppo difficile da decifrare e stare lontano dai rischi potrebbe lasciare che qualcun altro si goda un ipotetico boom di breve termine.

domenica 14 settembre 2014

Il mondo attende la fumata bianca della FED

La Federal Reserve degli Stati Uniti può fornire chiarimenti su quando ci sarà un'escursione sul costo del denaro negli la prossima settimana, in una situazione geopolitica Europea che vede la lotta per il voto in Scozia sull'opportunità di lasciare il Regno Unito. Mentre l'economia degli Stati Uniti prende ritmo, la sua banca centrale si sta avvicinando sempre più ad aumentare i tassi di interesse, una mossa che invierà increspature in tutto il mondo. Nella zona euro, tuttavia, la Banca centrale europea si sta muovendo nella direzione opposta in un disperato tentativo di riaccendere la crescita e l'inflazione.

Gli Stati Uniti si scrollano di dosso la sbornia di una crisi finanziaria che ha martellato l'Europa e persino colpito la possente Cina fuori dalla sua falcata. Ma il rimbalzo degli Stati Uniti, grazie in gran parte al QE della FED, ora dovrà decidere quando interrompere definitivamente questo supporto.

Ulteriori osservazioni per quanto riguarda quando ci sarà il primo rialzo dei tassi USA dopo otto anni, accadrà probabilmente Mercoledì in una dichiarazione dei governatori delle banche centrali.
Sembra ormai un affare fatto, si sta andando verso un aumento dei tassi di interesse. Stiamo andando verso una nuova fase in cui la Fed sta cercando di riportare le cose alla normalità. Può inviare riverberi in tutto l'economia mondiale.
Ha riferito Paul Dales di Capital Economics.

Scegliere quando aumentare il costo del denaro nella più grande economia del mondo è un delicato equilibrio. La Yellen e gli altri cercheranno di capire come mantenere la ripresa economica su una chiglia fissa senza fermarsi prima che gli effetti del piombo pesi sui salari. Per contro, la Banca Centrale Europea ha recentemente tagliato il costo del denaro vicino allo zero e si è impegnata a comprare il debito nel tentativo di rilanciare i prestiti alle piccole imprese.

Per alcuni, l'eventuale mossa di Washington sarà una buona notizia per l'Europa. Ciò contribuirà a indebolire l'euro e un euro più debole aiuterà paesi come l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna a vendere di più al'estero. Ma per gli altri, il contrasto sottolinea la debolezza dell'Europa. L'America è ben oltre l'Europa. Ogni speranza di miglioramento economico è scomparso durante l'estate.

Lo stesso giorno, con i banchieri delle banche centrali riuniti a Washington, la zona euro darà una visione sull'inflazione dei prezzi, un importante criterio della ripresa, piombata ai nuovi minimi nel mese di agosto. Giovedi la BCE rivelerà anche quanto l'offerta di quattro anni ai prestiti delle banche per aiutare la liquidità alle imprese, come parte degli sforzi della banca centrale per sostenere l'economia.

Il Presidente della Bce, Mario Draghi, dice che l'obiettivo è quello di ottenere un bilancio della BCE vicino al suo picco del 2012 tramite nuove misure, il che significa che mira ad iniettare 1.000 miliardi nell'economia della zona euro. Secondo un sondaggio di Reuters, gli economisti si aspettano che le bancheraccolgano 275 di 400 miliardi nel corso del tempo e che la BCE acquisti circa 400 miliardi di euro di asset-backed securities e covered bond nei prossimi due anni.

Aggiungendo problemi all'Europa, il conflitto in Ucraina sta rendendo gli investitori e le aziende nervose. Nonostante una fragile tregua tra le forze governative e i ribelli ucraini, l'UE ha introdotto ulteriori sanzioni contro Mosca. Le sanzioni fanno male alla Russia e ulteriori segni si vedranno la prossima settimana. Il conflitto ha colpito anche la fiducia delle imprese in Europa continentale, tra cui la potenza industriale in Germania, che seguirà con ansia l'indagine ZEW degli investitori del 16 settembre.



A differenza degli Stati Uniti, in Europa le nazioni e le lingue, ostacolano gli sforzi per coordinare la politica economica, lasciando gran parte l'onere alla BCE. Anche all'interno delle nazioni ci sono divisioni. Il 18 settembre, la Scozia voterà o meno di rimanere parte del Regno Unito. Se dovesse scegliere l'indipendenza, lancerebbe onde d'urto in giro per l'Europa. Inghilterra e Scozia avrebbero dovuto avviare un programma da 2.500 miliardi dollari grazie al petrolio del Mare del Nord, il quale avrebbe avuto un impatto molto positivo sulle casse inglesi.

La Scozia dovrà anche decidere quale valuta utilizzare. Londra ha detto che non poteva usare la sterlina, mentre le banche britanniche a Edimburgo, Lloyds (LLOY.L) e RBS (RBS.L), dicono che si muoverebbero in quella direzione.

La situazione cinese

In Cina la crescita annua è all'incirca dimezzata da quando la crisi finanziaria ha colpito la domanda per i suoi prodotti, e dati recenti hanno offerto un illuminante quadro globale principalmente cupo. La Banca centrale cinese, come molti dei suoi coetanei a livello mondiale, sta pompando denaro per sostenere l'economia, aumentando il costo della vita in città come Pechino, dove un grande appartamento di due camere da letto può costare fino a 1 milione di dollari e un caffè a Starbucks (SBUX) fino a 6 dollari.

Il governo è stato lento ad attuare le riforme per diluire il potere delle grandi imprese statali come Cina Telecom per fare spazio a piccole start-up. Il taglio dei tassi di interesse può essere possibile se l'inflazione scenderà ulteriormente. E' il momento di accelerare le riforme. Per altri, il rallentamento della Cina è molto più di un fenomeno temporaneo e può anche richiedere un ripensamento sui principi fondamentali di una economia con la sua continua attenzione alla crescita. Stiamo vedendo i limiti del modello di crescita nelle economie sviluppate.

mercoledì 19 marzo 2014

Il domino comincia a cadere in Cina

Dimenticate per un attimo che siamo in periodo di tapring. Dimenticate la situazione in Ucraina di cui abbiamo già ampiamente discusso. Il più grande rischio per l'economia mondiale e i mercati finanziari in questo momento è la situazione della Cina. Ciò che sta accadendo in Cina in questo periodo mi ricorda molto la situazione della Corea del Sud nel 1990, prima del crollo di quella economia nel 1998.

Proprio come la Cina ora, la Corea del Sud era immatura, il sistema finanziario crollò perchè lo Stato rifornì di denaro a buon mercato le grandi imprese politicamente favorite. Alimentato da una dieta costante di denaro a buon mercato, queste aziende hanno continuato ad aggiungere ad aumentare la propria redditività e remunerazione del capitale. Semplicemente concentrate sulla produzione e ampliando le loro dimensioni. Hanno impiegato più persone rendendo tutti più felici. Ma nel frattempo stavano prendendo in prestito sempre più denaro, finché alla fine tutto crollò sotto il peso del debito, quando la liquidità fu prosciugata.

Niente stimoli artificiali e basta con il pessimismo. È stato questo il messaggio del premier cinese Li Keqiang in chiusura del suo intervento alla sessione annuale del Congresso nazionale del popolo (il parlamento cinese). Che tradotto può suonare più o meno così: per raggiungere l'obiettivo di crescita stabilito per il 2014 - il 7,5% - la Cina deve puntare sulla «flessibilità» (parola di Li) del proprio sistema economico e non su una pioggia di denaro pubblico che finirebbe inevitabilmente per incancrenire problemi già abbastanza gravi.

Stime PIL Cina nel 2014

Prima della Corea, la stessa cosa accadde in Giappone, un gigante con un debito insostenibile che ha portato il miracolo economico in ginocchio per 20 anni. Ma le bolle del debito coreano e giapponese non sono nulla in confronto a quello che potrebbe accadere oggi in Cina. Considerate che negli ultimi cinque anni, i cinesi hanno creato 16 miliardi di dollari di credito che ora circola nell'economia, finanziamentoi a città fantasma e progetti di infrastrutture inutili.

Una volta data la spintarella al mercato immobiliare, tutti i cinesi hanno cominciato a investire tutti i risparmi, gonfiando ulteriormente la bolla, perché un sistema finanziario bloccato impedisce loro di piazzare denaro in altri settori. Ora, Pechino vuole evitare di fare lo stesso errore e, già che c'è, vuole mettere mano ai problemi che si trascinano da allora. È questo il senso delle riforme lanciate fin dal novembre 2013 durante il Terzo Plenum del Partito comunista cinese e ribadite dal premier di Pechino.

La superficie pro capite in Cina è ora di 30 metri quadrati (circa 320mq) a persona. In Giappone era allo stesso livello nel 1988. E l'economia scoppiò l'anno successivo. La cosa più sorprendente sono i 16.000 miliardi dollari di credito, il doppio degli 8000 miliardi dollari in credito che la Cina ha creato negli ultimi 5000 anni.

Spezziamo una lancia a favore del Dragone, il governo ha riconosciuto d'avere un problema. Si rende conto che non può più tenere la diga, si sta rompendo. Nelle ultime due settimane, Chaori Solar e Haixin Steel sono state autorizzate al default, cioè non sono stati messi in liquidità. Questa è la prima volta nella storia moderna della Cina che il paese ha avuto un default, figuriamoci due. Non possono più mantenere il gioco e le tessere del domino stanno cominciando a cadere.

Naturalmente il governo cinese sostiene di poter controllare l'impatto di queste insolvenze societarie. Ma come abbiamo visto durante la crisi dei sub-prime negli Stati Uniti Stati, la complessa rete di interconnessioni del sistema finanziario significa che stanno giocando col fuoco. Mi aspetto molti più inadempienze in Cina nelle prossime settimane e mesi. Mi aspetto che alcune importanti istituzioni finanziarie cinesi presentino bilanci pericolosi. E il governo cinese potrebbe completamente il controllo della situazione.

Le mie raccomandazioni in prospettiva

1. Se avete qualche esposizione in titoli cinesi, o Yuan cinese, vi consiglio caldamente di analizzare bene la situazione prima di continuare a mantenere l'esposizione.

2. Se si dispone di investimenti in produttori di minerale di ferro o di rame è meglio considerare una uscita, la domanda cinese potrebbe calare e questo indicherebbe una caduta dei prezzi con conseguenti problemi per queste società.

Ma non è tutto negativo, se il governo cinese riesce a mantenere un pugno di ferro di fronte all'inflazione e al problema immobiliare, il paese nel lungo periodo non soffrirà. Le lezioni dai mercati come la Corea del Sud e Indonesia, nel periodo successivo alla crisi economica asiatica del 1997-1999, sono chiare. Se la Cina liberalizza i mercati finanziari a fronte di una crisi e chiude banche insolventi, emergerà in una posizione molto più forte una volta terminata la crisi.

In quel caso ci saranno un sacco di soldi per fare acquisti di azioni cinesi di buona qualità durante la crisi. Ma, per ora, è il momento di prepararsi ad una crisi che pare quasi inevitabile. La scommessa più grande per la Cina attuale è quindi proprio quella di contenere il calo della crescita dovuto alla dismissione del vecchio modello 'fabbrica del mondo' per il tempo necessario a compiere la grande trasformazione.

mercoledì 7 dicembre 2011

Cina e le due crisi Euro: Ecco perché gli investitori dovrebbero guardare ai titoli europei

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L'Europa sta attualmente incontrando due crisi. Una è l'incapacità della Grecia e di altri paesi, con un eccessivo debito sovrano, di prendere in prestito più soldi in modo da poter eliminare i propri debiti mentre continuano a spendere senza impegnarsi più di tanto in decreti su pensioni, tagli alle spese o raccolta di tasse. L'altro è lo stato alterato delle grandi banche europee che hanno fatto eccessivi prestiti a tassi di interesse elevati sia alla Grecia che ad altri paesi, pur sapendo bene che non potevano essere rimborsati. Queste banche, tuttavia, erano ansiose di prenotare l'alto "profitto", e speravano che qualcuno le avrebbe tirate fuori dai guai.

Un paese prospero come l'Europa con grandi aziende e con una crescente partecipazione di esportazioni da parte di Stati Uniti e Cina non ha ancora intensificato al massimo i suoi sforzi per risolvere i problemi ma è una buona scommessa per il futuro. Non si possono risolvere i problemi come ha fatto la FED in America statalizzando le banche ma investendo direttamente negli istituti acquisendo nelle loro partecipazioni.

Se la Cina deciderà di far qualcosa - e ci aspettiamo che lo farà - le azioni delle banche europee aumenteranno.

Ecco il perché:

1) Il commercio è di gran lunga il più grande motivo che fà scorrere il denaro tra la Cina e il resto del mondo. Per anni la Cina ha permesso ai suoi lavoratori dipendenti di esportare sempre più beni e servizi rispetto a quelli importati dagli Stati Uniti e dall'Europa. Come risultato le aziende cinesi hanno accettato in pagamento dollari ed euro, per cui la Cina ne ha accumulato un enorme stock e li ha usati per comprare attività finanziarie come le obbligazioni degli Stati Uniti.

2) La Cina ha risposto alle sempre più pressanti richieste politiche degli Stati Uniti con un apprezzamento del Renminbi verso il dollaro lentamente, il tasso di cambio si sta modificando e la Cina continua ad avere un enorme equilibrio nella bilancia dei pagamenti.
Questo potrebbe assumere la forma di un aiuto a risolvere una delle due crisi dell'euro - le banche. In particolare, la Cina potrebbe anche provare a mettere il suo surplus di entrate facendo acquisti significativi di azioni della banca europea. Il che sicuramente, permetterà alle loro azioni di salire.

Ci sono buone ragioni per aspettarsi che questo accada:

In primo luogo, la Cina vuole far si che le sue aziende di produzione continuino ad esportare in Europa e negli Stati Uniti. Rapporti recenti ci suggeriscono che in Cina potrebbe essere in atto una forte recessione economica, con fabbriche ferme e lavoratori licenziati. In questo caso, il governo cinese potrebbe interrompere l'apprezzamento del Remninbi, e addirittura invertirlo, per invogliare i clienti Americani e gli altri a comprare di più, in modo che, in Cina i lavoratori possano tornare al lavoro. Questo è il classico "ricatto" politico per tentare di utilizzare i tassi di cambio per aumentare posti di lavoro.


In secondo luogo, non potrebbe sfruttare il suo surplus di entrate per salvare la Grecia e gli altri paesi con problemi di debito sovrano. Recentemente, il nuovo capo del Fondo monetario internazionale è volato in Cina per cercare di ottenere dai cinesi una grossa fetta delle loro riserve valutarie in dollari e in altre monete da consegnare al FMI. In questo modo lo stesso FMI poteva usarli per "salvare l'euro", dando credito al gruppo di grandi banche che hanno crediti in sofferenza con la Grecia e gli altri paesi.

Cosa sarebbe successo in questo caso:

Con il pretesto di aiutare i paesi della zona euro, fortemente indebitati, a "colmare il divario fino alla possibilità di implementare i severi controlli", il FMI avrebbe prestato i soldi che riceveva dalla Cina, a Grecia, Portogallo e Italia in modo che potessero pagare le banche e gli altri loro prestiti in scadenza. Questo avrebbe permesso temporaneamente di mantenere intatta la zona euro lasciando la Grecia e gli altri paesi fortemente indebitati di mantenere la spesa in euro e dollari, senza riformare le loro economie fino a quando il FMI non esaurisse il denaro cinese. Poi i paesi debitori sarebbero rimasti a corto di denaro e la "crisi dell'euro" sarebbe ricominciata.

Il FMI è tornato a mani vuote: i cinesi non sono stupidi, sapevano che i loro soldi non avrebbero fatto altro che ritardare l'inevitabile e non sarebbero stati rimborsati.

In terzo luogo, i cinesi non hanno partecipato ai recenti sforzi delle banche centrali per salvare le banche europee rendendo più facile per loro ottenere dollari per i prestiti ai loro clienti commerciali e costruire le loro riserve per le perdite che ci saranno quando e se sarebbe avvenuto il default della Grecia.

Ciò apre ad una quarta possibilità, le partecipazioni dirette all'estero, che tra le altre cose, sarà l'unico modo ancora per la Cina di mantenere i paesi europei e gli Stati Uniti lontani dalle loro spalle, per cui il suo cambio potrà continuare ad essere ancorato verso il basso per favorire le esportazioni. E quale posto migliore per disinnescare le pressioni della rivalutazione degli Stati Uniti e dell'Europa se non, investendo nelle banche dell'area euro, i cui titoli sono stati colpiti dalla crisi del debito sovrano!

Con le banche stabilizzate, e i clienti ancora una volta in grado di accedere a livelli normali di finanziamento, la zona euro sta per lasciar partire la Grecia e l'euro sta per apprezzarsi nei confronti del dollaro.

Di conseguenza, gli investitori farebbero bene a 1) guardare le quotazioni delle istituzioni finanziarie europee ed i loro clienti aziendali come candidati per una ripresa massiccia e rapida e 2) rivalutare il loro "rifugio sicuro", cioè le disponibilità in oro e valute minori, dal momento che questi saranno pesantemente venduti quando non saranno più necessari per ammortizzare il valore.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

venerdì 23 settembre 2011

Quali sono i mali dell'economia mondiale ?

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Fino a poco tempo fa gli analisti ci narravano le condizioni macroeconomiche del mondo pressapoco così: abbiamo avuto una grave crisi finanziaria nell'autunno del 2008, la quale ha immediatamente portato a una grave recessione che sarebbe poi stata seguita da una ripresa relativamente veloce.

Tutti i paesi del mondo in maniera diversa dovrebbero recuperare, anche se presumibilmente a tassi variabili, e le persone ragionevoli potrebbero essere in disaccordo su quali di questi paesi possano crescere più o meno velocemente rispetto ad altri.

Una metafora marittima eccellente per questa situazione è che la marea solleva tutte le barche. Un'immagine più adatta potrebbe essere il consiglio che l'economista Warren Buffet ha dato qualche tempo fa:

Voi non sapete chi sta nuotando nudo fino a quando la marea non si ritira.

La domanda che ci poniamo noi ora è, la marea sta arrivando o sta per andarsene ? Ha già rovinato la spiaggia oppure il peggio deve ancora arrivare ?
Per capire dove esattamente il mondo economico si sta dirigendo dobbiamo inevitabilmente tenere analizzare tre paesi: gli Stati Uniti, la Germania e la Cina e per tutti e tre la questione principale è la stessa: il credito. Ogni nazione lotta con un diverso tipo di credito, ma il nocciolo della questione è sempre lo stesso: come allontanarsi da un modello di crescita basato sulla leva finanziaria troppo elevate, pur riuscendo a crescere.

La spesa del consumatore

Negli Stati Uniti le famiglie sono l'epicentro della crisi a causa della decrescita dei consumi. Molti americani hanno ridotto i loro risparmi e hanno preso in prestito denaro prima della crisi del 2008, ovviamente erano invitati da settori finanziari che con le loro pubblicità invogliavamo il cliente ad ottenere sempre di più pur avendo un debito nei loro confronti sempre più elevato.
Ci sono scuole di pensiero convinte che i prezzi degli immobili non risaliranno e che i soldi per le pensioni saranno sempre più a rischio. Questo ovviamente indurrà molte famiglie a riflettere sempre di più sul loro futuro e il tasso dei risparmiatori salirà.

Questo pensiero è applicabile non solo ai privati ma anche alle imprese. Infatti molte compagnie evitano di fare investimenti in ricerca e sviluppo o non assumono proprio per il timore di una nuova caduta, ed è assai difficile immaginare che politicamente in America ci siano idee legislative capaci far cambiare idea alla piccola e media impresa.

Abbiamo perso mezzo decennio

Se si confronta il PIL nominale pro capite del secondo trimestre 2006 con quello del secondo trimestre 2011, noterete che gli Stati Uniti hanno avuto circa l'8% di crescita. Eppure l'inflazione nello stesso periodo è stata più alta. In altre parole, la più grande economia del mondo, pari al 25% della produzione mondiale ha già perso un mezzo decennio.

Gli Stati Uniti potrebbero cominciare a tirarsi fuori dal loro malessere. E' ancora la patria di grandi opportunità e di innovazioni e di grandi aziende che stanno facendo un sacco di soldi. Il patrimonio netto finanziario del settore privato ha forti prospettive basate su nuove tecnologie capaci di attrarre i migliori talenti del mondo.

Eppure non sembra essere utile, i politici non sembrano capire bene quali siano i reali problemi, puntano sempre e solo sulla fiducia dei consumatori e sulla retorica del confronto senza rendersi conto che la soluzione per la crescita è aiutare ogni tipo di azienda cominciando con i tagli occupazionali da parte di governi statali e locali.

La crisi bancaria

A peggiorare la situazione non ci sono buone notizie nemmeno dal settore bancario.
L'amministrazione Obama ha preso la decisione di permettere alle grandi banche di ricapitalizzare con la ripresa economica, ma anche di aumentare i dividendi ed i versamenti di bonus. Questa strategia appare sempre più discutibile perchè i livelli di capitale delle banche sono probabilmente troppo bassi per attenuare lo shock di una eventuale tappa verso il basso.

Ad aggravare la situazione, direttamente ed indirettamente, c'è il disastro economico europeo. L'eccesso di indebitamento non può essere attribuito in primis ai governi ma è stato incoraggiato dalla maggior parte dal settore finanziario. Le banche emanano regole pazze in vista di prestiti sovrani definendoli “Privi di rischio”. Ma cosa non lo è al giorno d'oggi ?
Questo metodo come modello di crescita deve cambiare e sarà molto difficile da far digerire al vecchio continente.

Il debito greco

I tedeschi sono i creditori numero uno del debito greco. L'idea principale è quella di blindare una ristrutturazione del debito greco garantendo così che l'impatto non si diffonda al resto dell'unione monetari. Anche questo si sta rivelando assai difficile, e come testimonianza abbiamo la pressione al rialzo dei tassi di interesse italiani.
Alla fine, la Banca Centrale Europea potrebbe tenere una grande quantità di debito italiano, spagnolo e chissà di quali altri paesi. Ma il loro processo di acquisto di bond è più probabile che porterà con se una parte del credito periferico mantenendo alta la minaccia di espasione.

Forse l'euro si indebolirà abbastanza per aiutare a salvare l'Italia e gli altri. Ma l'effetto potrebbe essere di breve durata e la politica degli Stati Uniti sarà quella di scoraggiare gli afflussi di capitale e di conseguenza molti possessori di riserve ufficiali preferiranno diversificare dal dollaro.
La sterlina britannica sembra improbabile per guadagnare valore, lo yen giapponese rimane volatile, e il franco svizzero è ora legato all'euro.

Le dimissioni di Stark


La moneta europea potrebbe rimanere relativamente forte, quindi non dovremmo aspettarci un deprezzamento indotto di esportazione per la zona euro. Anche così, le dimissioni del 9 settembre di Juergen Stark - un membro tedesco del comitato esecutivo della BCE - ha spinto l'euro verso il basso. Il supporto più lontano dalla BCE per la Germania potrebbe essere un punto di svolta.

Il continente è entrato in un periodo di austerità fiscale e monetaria di grande confusione. In questa situazione, è difficile vedere come l'Unione europea potrà mostrare qualcosa di diverso da una bassa crescita per i prossimi anni, mettendo un altro quarto di economia mondiale in stasi.

E poi c'è la Cina, che è stata a lungo caratterizzata da una grande quantità di prestiti da imprese statali e le loro spin-off, ma si è recentemente trasferita rapidamente verso il credito al consumo, in particolare all'alto reddito delle famiglie nell'acquistare immobili in attesa del futuro assetto degli aumenti di prezzo.

La quota della Cina della produzione mondiale rimane relativamente piccola - circa il 12 per cento, anche con la regolazione più generosa del potere d'acquisto - ma contribuisce più di un quarto della crescita mondiale, e ha un effetto definitivo sui prezzi di molte materie prime, con conseguenze significative per prosperità nella maggior parte del mondo via di sviluppo.

L'impatto cinese

La Cina può fare un lavoro migliore nella gestione del flusso di credito ?
Probabilmente no. Lo sviluppo economico è spesso descritto come "recupero". Ma le prospettive di crescita globale nel breve termine molto dipenderà dal fatto che la Cina possa evitare di seguire le orme degli Stati Uniti e in Europa.

La crescita sulla base di una grande quantità di leva si è dimostrato fragile, ma non ci siamo ancora spostati verso un diverso modello. Per ora, la transizione da un alto livello di debito del settore pubblico e privato sarà probabilmente prolungata e sarà certamente doloroso.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

lunedì 21 giugno 2010

La Cina rivaluta lo yuan perché le conviene

La Banca centrale cinese ha annunciato Sabato sera che si procederà con la riforma del tasso di cambio e permetterà una valuta più flessibile, segnalando così la fine del blocco sulla flessibilità del dollaro USA.

Il People's Bank of China ha dichiarato che l'economia cinese si è raforzata dopo la crisi finanziaria mondiale e che era "opportuno procedere ulteriormente con la riforma" della moneta yuan. L'annuncio arriva una settimana prima che i leader mondiali si riuniscono in Canada per il G20. Un numero crescente di paesi ha chiesto alla Cina di lasciare che il renminbi (yuan) di apprezzi, includendo non solo gli Stati Uniti e varie nazioni europee, ma anche l'India, il Brasile e Singapore.

L'annuncio della Cina, fortemente richiesto dal luglio 2005, permetterà di iniziare la crescita del renminbi (yuan) contro il dollaro. Lo yuan, la moneta cinese, è salita questa mattina a 6,8015 nei confronti del dollaro, con un +0,2% rispetto alla chiusura di venerdì, arrivando ai massimi degli ultimi 21 mesi nei confronti della valuta americana.

La banca centrale cinese ha stabilito oggi il mid-point a 6,8275, ovvero il valore di riferimento entro il quale la moneta può muoversi, stesso valore di venerdì. La Banca centrale cinese deve lasciare che lo yuan si apprezzi un po' per accomodare le pressioni degli Usa, afferma Wang Haoyu, economista di First Capital Securities a Shenzhen, secondo il quale confermare il mid-point di venerdì significa che non ci sarà un rivoluzione, ma una crescita lenta e graduale.

La politica di Obama

Il presidente Obama ha cercato un renminbi più forte come uno dei suoi obiettivi fondamentali della politica estera. Questo perchè un renmibi più forte aiuterebbe le esportazioni rendendo quelle cinesi più costose e meno competitive nel mercato americano, incoraggiando i consumatori americani ad acquistare beni americani.

Ma allora perchè la Cina vuole una moneta più forte ?

Per la Cina il renminbi forte aumenterebbe il potere di acquisto dei propri consumatori e renderebbe i prodotti legati al petrolio meno costosi in quanto il petrolio è calcolato in dollari USA. Di fronte alla diffusione di agitazioni sindacali , in particolare nel settore automobilistico , il governo cinese ha iniziato a fare uno sforzo energico per migliorare il tenore di vita dei lavoratori dell'industria.

Secondo un articolo di Bloomberg, il segretario al Tesoro Usa , Tim Geithner ha sostenuto la decisione.

Questo è un passo importante, ma il test sarà "quanto" velocemente lasceranno apprezzare la moneta, ha detto Geithner in una dichiarazione oggi a Washington. attuare il prima possibile l'apprezzamento darebbe un contributo positivo, forte e equilibrato alla crescita globale.

Conclusioni

La Cina dà questo annuncio prima della riunione di Toronto, per evitare di essere sul banco degli imputati, con l’accusa di avere tenuto artificialmente basso il cambio della sua moneta per essere competitiva nell’export. Ed è anche vero che vuole dare una contentino a Obama, che protesta per l’invasione di merce cinese scadente a basso prezzo proprio in un periodo in cui negli Usa c’è molta disoccupazione e la concorrenza dà un particolare fastidio.

La rivalutazione della moneta domestica, lo yuan, riducendo il prezzo delle importazioni, costituite in larga misura da alimentari di base e fonti di energia, dovrebbe contribuire ad attenuare le richieste in corso. D’altra parte l’inflazione ha indotto molti cinesi dotati di mezzi economici a buttarsi sul mercato degli immobili. E ciò genera una pericolosa bolla di questo mercato. Insomma, la rivalutazione dello yuan è necessaria per combattere l’inflazione. Tale rivalutazione sino al livello di cambio giusto con il dollaro è di un buon 40%. E altrettanto con l'euro, ora a un livello con il dollaro di 1,2, il che rispecchia le condizioni di equilibrio fra le due aree economiche dell'euro zona e degli Usa. Ma la Cina non aumenterà del 40% il valore della sua moneta. Ciò sarebbe sconvolgente per le sue esportazioni. La rivalutazione sarà attorno al 10%.

La trappola

Ma c’è una trappola, in cui i cinesi con le loro vendite a basso costo si sono ficcati. Per tenere basso il cambio, le banche cinesi hanno comperato una enorme quantità di titoli del debito pubblico americani e di obbligazioni di compagnie degli Usa. E adesso la Cina ha circa 2.200 miliardi di dollari. Rivalutando lo yuan del 10%, questi dollari, detenuti dalle banche, perdono, sul mercato interno, il 10% del loro valore. La vendita di merci cinesi a basso costo, quindi, continuerà, anche se sarà minore di prima. Ma le nostre imprese potranno vendere di più. Il mercato ha le sue leggi, anche con i Paesi ex comunisti.

Per maggiori informazioni vi invitiamo a scrivere a giuseppe@dominosolutions.it

Fonte Seekingalpha

lunedì 10 maggio 2010

La Cina può implodere e portare con se gli Stati Uniti ?

E' la più grande e in rapida crescita potenza economica mondiale, oggetto di innumerevoli discussioni e congetture ogni singolo giorno e fonte inesauribile di polemiche, di paura e confusione tra gli investitori, imprenditori, politici, banchieri e burocrati sui media di tutto il globo.
Per coloro che seguono le prospettive economiche mondiali, è probabilmente l'incognita più importante per cercare di risolvere la crisi finanziaria globale. Le risposte alle domande che circondano il prossimo futuro di questo paese avranno indubbiamente un impatto importante sul vostro futuro finanziario. E' anche oggetto del nostro commento di oggi: le prospettive in Cina.

Se siete come me, avete seguito le riflessioni sulla Cina di molti analisti e commentatori negli anni e probabilmente siete perplessi anche voi su come possano essere così tanto lontani le prospettive degli analisti finanziari. Sembrerebbe che gli osservatori della Cina sono equamente divisi in due fazioni: quelli che contemplano un un toro inesauribile in cui “il cielo è il limite” o quelli che ritengono che la Cina non sia altro che una "tigre di carta" che aspetta solo di bruciare. Le loro dichiarazioni sono spesso diametralmente opposte sulle questioni in discussione che portano a chiedersi: «Perchè tanti osservatori sono così totalmente in disaccordo tra loro su un paese così vasto e importante per l'economia globale?"

La risposta a questa domanda potrebbe essere semplice, è dovuto alla proverbiale "cortina di ferro" che circonda i media cinesi e le comunicazioni interne. La Cina è ancora governata dal comunismo e i suoi governanti sono noti per avere un desiderio quasi paranoico di controllare le comunicazioni interne ed esterne tra la sua gente. A volte è difficile per coloro che vivono in Cina ottenere uno scoop su quello che sta succedendo all'interno del paese figuriamoci per quelli che vivono fuori dai confini.

Un altro motivo di divergenze di opinioni in materia di prospettive economiche della Cina è dovuta alla vastità del paese. Tornando al 1990, non si poteva partecipare ad una riunione d'affari o a una conferenza di investimento senza sentir parlare delle possibilità economiche per le imprese degli Stati Uniti nei successivi anni entrando nel mercato consumer cinese. "Un miliardo di nuovi potenziali clienti", quante volte abbiamo sentito questa frase da parte di imprenditori americani o di tutto il mondo parlando del mercato cinese ? Sospetto che questa convinzione rialzista radicata sulle possibilità economiche della Cina abbia lasciato una persistente (e irragionevole) mentalità pro-Cina in tutti questi anni.

Grazie a questi fattori e ad altri, è difficile separare il grano dal loglio quando si tratta di analizzare le prospettive economiche della Cina. La Cina continuerà con la crescita stellare della produzione industriale degli ultimi anni o avrà un impatto devastante sulla crisi globale del credito ? Sarà lo yuan un giorno a eclissare il dollaro come valuta o no? La Cina supererà gli Stati Uniti come superpotenza globale leader nel mondo o no? Basando i nostri argomenti economici a favore o contro la Cina sulla base dei dati fondamentali (che possono certamente essere ingannevole) e basandoci sulla nostra limitata capacità di smistamento attraverso le molteplici variabili coinvolte nella sua complessa economia crediamo che non si possa rispondere a nessuna di questa domande.

Tuttavia, vi è una fonte di conoscenza che possiamo controllare e che può darci una risposta sorprendentemente accurata per quanto riguarda le prospettive economiche intermedie e finanziarie della Cina. Tale fonte non è altro che il mercato azionario, il barometro delle condizioni di business di ogni paese.

Sembra che ci sia un crescente consenso tra gli investitori. La Cina sta tentando di sganciarsi dall'occidente per sviluppare i propri mercati interni al punto in cui non avrebbe più bisogno di basarsi su una crescita delle esportazioni verso gli Stati Uniti per rafforzare la propria economia. Per quanto discutibile questa prospettiva è un obiettivo ovvio. Due cose emergono. La prima è che l'iShares China 25 Index Fund (FXI) è stato notevolmente in ritardo rispetto alla ripresa del mercato americano (basato sul S&P 500) negli ultimi mesi. Mentre il mercato azionario degli Stati Uniti ha recentemente fatto un recupero negli ultimi 18 mesi, le azioni di società cinesi, come misurato dal FXI, sono ancora al di sotto del loro valore precedente al novembre 2009.



Un'altra osservazione è che l'indicatore di quantità di moto delle azioni sul mercato cinese (CHINAMO) sta mostrando una resistenza interna minore di quanto fece nel 2009 e gli indicatori di breve termine sono in declino da qualche tempo. Questo ricorda ciò che avvenne nel 2007 con lo slancio del NYSE quando sembrava dirigersi verso la crisi del credito. Al di là della possibilità di un rally di breve durata, la struttura dinamica sul lungo termine per le azioni cinesi è preoccupante. A meno che non mostri sostanziali miglioramenti nelle settimane a venire, questo modello inquietante potrebbe gettare le basi per le grandi difficoltà finanziarie per la Cina. Tali indicatori sono un riflesso della domanda aggiuntiva delle principali azioni Usa di cui la Cina ha chiaramente rallentando la domanda e addirittura rivolto verso il basso, non di buon auspicio per le prospettive di mercato azionario della Cina.



C'è stato una crescente parlare di un boom edilizio insostenibile rivolto alle principali città cinesi. Infatti, molte pubblicazioni finanziarie hanno cominciato a usare la parola "bolla" per descrivere ciò che sta accadendo nel settore immobiliare cinese. Come analista finanziario il Dott. David Eifrig ha osservato di recente, "Ora che il prestito di denaro a buon mercato si è concluso, la Cina non ha più gli acquirenti. Il calo mutuoario pesa sui bilanci delle imprese e i consumatori in Europa, Stati Uniti, e Giappone si sono allontanati. Il periodo in cui la Cina riceveva denaro da tutto il mondo è terminato"

Gli investiri "Gold" farebbero bene a prendere atto degli ultimi sviluppi in Cina. La cosa interessante da notare è che non solo c'è stata una scissione dal mercato azionario statunitense, ma il mercato azionario cinese è stato strettamente correlato all'andamento del prezzo dell'oro, soprattutto negli ultimi mesi. L'appetito della Cina per l'oro è ben nota e fino alla sua condizione a breve termine è probabile che il prezzo dell'oro si sposti più o meno in armonia con la Borsa cinese, come è avvenuto negli ultimi mesi.



Un altro esperto che crede che la sete della Cina per le importazioni estere sia finita è la Fondazione Grameen. Un fattore che ha contribuito a creare un rovesciamento della posizione dominante di lunga data della Cina negli Stati Uniti come esportatore è la continua debolezza del dollaro. Il dollaro debole ha contribuito a sostenere la bilancia commerciale americana a scapito della Cina. In un articolo della Fondazione Grameen è stato osservato, "Lo sbandamento del dollaro ha già iniziato ad ingrossare i nuovi ordini manifatturieri." Grameen chiede retoricamente, "gli ordini di produzione spediti oltremare a causa della manodopera a basso costo torneranno negli Stati Uniti a causa della crisi finanziaria ?" Grameen continua a sottolineare che un gran numero di fabbriche cinesi sono chiuse a causa della spesa ridimensionata dei consumatori americani. Grameen chiede ancora: "Ora che cosa inciderà a portare indietro di produzione negli Stati Uniti?" Grameen continua:

"Il motivo principale del movimento dei produttori d'oltremare è puramente per il risparmio sui costi. Le aziende non si muovono in Cina per qualsiasi altra ragione che non sia la manodopera a basso costo. Ma la struttura dei costi in America non era in aumento, era in caduta. Nel frattempo i costi della manodopera della Cina sono velocemente aumentati. Tutto questo potrebbe portare ad un adeguamento massiccio della valuta. Cosa significa? primo luogo, una riduzione del valore del dollaro americano. Cosa potrebbe fare un dollaro debole ? Un basso valore del dollaro, con un aumento dello yuan (valuta cinese) potrebbe fare della produzione commerciale all'estero una cosa irrealizzabile. Cioè, la società americana non vedrebbe alcuna ragione di istituire fabbriche in Cina per esportare verso gli Usa"

Tutto questo ci porta a chiedere se in realtà le imprese americane inizino un esodo di massa dalla Cina per un ritorno in patria, e se le tendenze attuali del consumo di esportazione degli Stati Uniti continuino, che impatto avrà tutto questo sulle relazioni USA-Cina? In che modo l'economia della Cina potrà resistere allo shock quasi certamente inevitabile? Già, secondo Grameen e altre fonti, ci sono segni rivelatori che la Cina si stia dirigendo lungo la stessa strada che calpestò l'America non molti anni fa, il sentiero che conduce alla perdizione economica.

La domanda successiva che segue di logica è: "Se implode la Cina, che cosa accadrà per l'economia degli Stati Uniti?" Ci sono un paio di considerazioni congiunturali che possono essere affrontate in questo senso. La prima è che, mentre i famosi 4 anni di "ciclo economico" sono previsti a fine di quest'anno, a circa fine settembre / inizio ottobre, una volta che la pressione ciclica di questo ascensori avrà inizio il mercato finanziario statunitense dovrebbe essere in grado di riprendere la sua leadership tra i maggiori paesi, compresa la Cina. Se pensiamo che la Cina è in un declino da tempo, si può proiettare uno scenario in cui gli Stati Uniti stringono le spalle a questa divergenza, proprio come fecero quando il mercato azionario giapponese e l'economia crollò nel 1990. Ciò lascerebbe spazio al ciclo di 6 anni per spingere il mercato azionario statunitense in uno scatto di crescita finale nel 2011.

Sarebbe facile, e forse allettante arrivare alla conclusione che "come va la Cina, così va negli Stati Uniti" Eppure, nonostante i tentativi di connessione entrambe le economie negli ultimi anni, le dinamiche interne di entrambi i paesi sono molto pronunciati e dissimili. Gli Stati Uniti hanno ancora un potenziale di recupero e ha già dimostrato la sua capacità di recupero a seguito di un disastro di credito senza precedenti. E' ancora troppo presto per pensare che gli Stati Uniti siano salvi completamente, ma con i cicli annuali ancora favorevoli, l'ipotesi finale è che gli Stati Uniti ancora una volta saranno la meta preferita per gli investimenti del 2010 e del 2011, e chissà anche gli anni futuri.

Giuseppe Pascarella
(Fonti, seekingalfa, wallstreetitalia, msn, yahoo finance, china sviluppe, greeman fondation)

sabato 16 gennaio 2010

I 5 grafici più importanti della settimana

Questa settimana si guarda l'inflazione negli Stati Uniti, l'inflazione europea, le vendite al dettaglio negli Usa, commercio internazionale cinese e la situazione australiana sul lavoro. Per fare un riassunto: l'inflazione negli Stati Uniti è in ripresa per alcuni motivi fondamentali, l'inflazione europea si sta lentamente alzando ma senza alcuna pressione significativa a breve termine, la ripresa delle vendite al dettaglio negli Usa si aggiunge ad un quadro interessante per il consumatore americano. Intanto in Cina le importazioni e le esportazioni stanno mostrando una netta ripresa con alcune interessanti implicazioni, e l'economia asutralian sembra lanciata per la fase di sviluppo.

1. Inflazione negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti hanno mostrato ulteriori segnali di una ripresa dell'inflazione, con il rilascio dei dati dicembre. Inflazione è stata registrata al 2,7%. I segnali di questa inversione di tendenza del tasso d'inflazione sono probabilmente sono un certo numero di cose, prima di tutto bisogna fare un passo indietro, quando la crisi era al suo apice un sacco di rivenditori avrebbero dovuto ridurre i prezzi per aumentare le vendite - così una parte di questo è stata la normalizzazione dei prezzi. Un altro aspetto è il recupero dei prezzi delle materie prime, come l'energia (che incidono su inflazione). Poi ci sono le perdite fiscali e monetarie.



2. L'inflazione europea, il lento rilancio
L'Unione europea ha pubblicato i dati dell'inflazione di dicembre, rivelando un pick-up ulteriore dei tassi di titolo (grazie ancora al boom merci). La Banca centrale europea ha anche rilasciato la sua dichiarazione in materia di politica monetaria di questa settimana in cui si esclude ogni pressione a breve termine sull'inflazionistiche, rilevando che i tassi continuino ad essere appropriati per mantenere l'inflazione al di sotto dell'obiettivo del 2% nel prossimo e medio termine. Dato che le prospettive economiche per l'Europa rimangono relativamente contenute, con i rischi al rialzo e al ribasso sufficientemente equilibrato, vista la pressione inflazionistica non essere eccessivi è probabilmente la scelta giusta.



3. Le vendite al dettaglio negli Usa: una graduale ripresa
Gli Stati Uniti d'America hanno pubblicato dati relativi alle vendite al dettaglio per dicembre 2009, il calcolo mese su mese è stato negativo per le piccole, mentre la variazione annua è stata del 5% circa. Anche questo è sintomatico della grave calo in questo periodo dell'anno scorso. Ma per essere sicuri che la tendenza è che le vendite al dettaglio sono in ripresa, se si guardano i valori reali si può vedere una chiara tendenza al rialzo dal basso all'inizio del 2009. La ripresa c'è, ma è graduale. Altri due punti importanti forniti sono A. La fiducia dei consumatori degli Stati Uniti è in ripresa mostrando il suo rapporto abituale alla acquisto al dettaglio; B. Credito al consumo degli Stati Uniti è in calo su base annua%, mentre le vendite al dettaglio sono in aumento. Cosa vuol dire questo? I Consumatori statunitensi sono leggermente più sicuri, spendendo un po 'di più, anche se stanno attraversando un periodo di debiti.



4. Commercio internazionale cinese: sempre più in alto ...
Lo scorso fine settimana la Cina ha pubblicato il suo andamento della bilancia commerciale che ha mostrato un aumento della quantità di moto del loro recupero commerciali. La chiave da notare è che mentre le esportazioni sono aumentati fortemente è così anche per le importazioni. Questo è importante da notare: da un lato l'aumento delle esportazioni si presenta con un pick up della domanda globale, mentre la crescita delle importazioni della Cina dimostra un buono inizio per incrementare la domanda e può preannunciare un epoca in cui La Cina diventerà un vero motore della crescita mondiale.



5. Australia: boom del lavoro
L'Australia è il posto ideale per i lavoratori. L'Australia ha mostrato un picco del tasso di disoccupazione, arrivando al 5,5% nel mese di dicembre vs 5,6% nel mese di novembre. Se questo non basta, ha registrato il 4 ° mese consecutivo di crescita occupazionale positivo. L'Australia sta facendo abbastanza bene con un ulteriore sviluppo delle risorse minerarie e energetiche, rapporti con la Cina, e un settore forte bancario e relativamente stabile.

lunedì 11 gennaio 2010

Perché la Cina si sta spingendo in zone industriali dell'Africa ?

La scorsa settimana c'è stato un dibattito della Banca Mondiale sul tema "Cina e gli investimenti nelle zone industriali in Africa: prospettive, sfide e opportunità per l'Africa". Questo dibattito ha catturato l'interesse di una varietà di imprese cinesi, oltre alla Banca Mondiale, che è in trattative con Pechino per una collaborazione per la costruzione di fabbriche a basso costo in queste zone.

Raggruppamenti industriali sono stati molto diffusi in Africa per decenni fino a poco tempo fa. Sono tre principali ostacoli che limitano la crescita:

1. Pianificazione (ubicazione, quadro giuridico, strategia generale)
2. Doing Business (infrastrutture, la debolezza amministrativa, una cattiva gestione)
3. Una maggiore competitività (l'incertezza politica, la mancanza di competitività delle esportazioni)

Eppure, a dispetto di queste carenze, la Cina è pronta a includere l'Africa nella sua strategia per costruire più di 50 zone economiche d'oltremare. Perché?

Cinque fattori chiave stanno guidando l'investimento:

1. Politica generale della Cina, in cui le imprese cinesi stanno cercando di aumentare la loro presenza a livello internazionale investendo all'estero
2. La volontà del governo cinese di aumentare il suo FDI
3. La necessità di sviluppare nuovi mercati per le merci cinesi
4. Strategia cinese per promuovere le corporate nazionali
5. Spinta della Cina per la ristrutturazione industriale

Un esempio tipico è la recente apertura di una zona economica in Egitto vicino il canale di Suez. Contiene 16 aziende, che producono di tutto, dai prodotti tessili e di elettronica per auto e merci a base di petrolio, che fornisce circa 1.850 posti di lavoro locali.

In Africa, è quasi una crisi, con la maggior parte della forza lavoro a bassa produttività, 7-10 milioni di giovani che entrano nel lavoro ogni anno. Il tasso di disoccupazione in Sud Africa, la più grande economia del continente, è rimasto circa al 25 per cento ed è un dato particolarmente preoccupante.

C'è poco da meravigliarsi se gli investimenti cinesi sono stati accolti a braccia aperte.