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venerdì 6 maggio 2016

Popolare di Vicenza, l'ennesimo pasticcio all'italiana

La Banca Popolare di Vicenza aveva recentemente superato il controllo effettuato dalla Banca Centrale Europea sullo stato di salute, il così detto stress test, a cui sono sottoposti gli istituti di credito del continente. Queste parole suonano ormai come una beffa alla luce degli ultimi avvenimenti, tra cui si segnalano il fallimento della quotazione in Borsa di Lunedì 2 Maggio 2016 poichè non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato e la perquisizione del Settembre 2015 da parte della Guardia di Finanza a seguito della quale sono stati riscontrati un buco di 1 miliardo di euro e un gran numero di crediti praticamente non più riscuotibili. Inevitabile l’apertura di un’indagine penale per incompetenza manageriale, ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e manomissione dei libri contabili. I reati in questione sarebbero stati commessi fino al Dicembre 2014.

Tra gli indagati compare il presidente dimissionario Gianni Zonin (che da 20 anni era alla guida della banca), non senza però aver essersi auto-deliberato continui finanziamenti per sostenere le proprie attività imprenditoriali e aver ricevuto un compenso di 1 milione per il lavoro svolto nel 2015.

Ma cerchiamo di andare con ordine.
E’ evidente come la sotto-capitalizzazione, ovvero la carenza di risorse proprie rispetto ai prestiti erogati, di cui da anni soffrono le banche italiane, è da considerarsi un grave problema. Così come va da sé che per la sopravvivenza di una qualunque società (è necessario convincersi una volta per tutta che una banca è una società a tutti gli effetti ed in quanto tale va alla ricerca del profitto) ogni deficit vada coperto.

In un contesto del genere la Popolare di Vicenza si impegnava già da anni a ricercare continuamente e disperatamente fondi. Tra un aumento di capitale e l’altro il prezzo per azione è giunto a 62,5 euro, un prezzo che come sempre veniva stabilito dal Consiglio di Amministrazione non essendo la Popolare ancora quotata in Borsa. Trattandosi di un mercato informale, dove è la Banca stessa a gestire ogni operazione tipica di Piazza Affari, non è così facile convincere gli investitori a comprare titoli, così il problema veniva aggirato erogando ai clienti una serie di finanziamenti, dal valore complessivo di 950 milioni, da utilizzare per l’acquisto di azioni dell’istituto stesso. Si tratta di un’operazione espressamente vietata.



Il risultato è che nei mesi successivi fioccano le denunce dei correntisti che raccontano di pressioni per indurli ad acquistare le azioni, di accordi per ottenere il via libera alla concessione di un mutuo o al ricevimento di prestiti a tassi agevolati e di irrealizzabili promesse di facilitazioni nel poter cedere in qualsiasi momento tali azioni.

Come se non bastasse, la BCE, con i poteri di vigilanza che gli sono stati conferiti, interviene imponendo una drastica pulizia nei conti. Non che ciò già non avvenisse sotto le direttive di Bankitalia, ma se nel 2013 le svalutazioni ammontano a 390 milioni, nel biennio 2014/15 la cifra sale a 1,5 miliardi. Pulire i conti significa liberarsi di tutti i crediti inesigibili cedendoli alle bad bank, le "banche cattive" (il cui lavoro è proprio gestire i crediti anomali ricevuti) ed eliminarli dagli attivi di bilancio, il chè corrisponde a non essere più in grado di coprire, anche dal punto contabile, i numerosi debiti contratti e di conseguenze non superare lo stress test.

In tutto ciò, il bilancio del 2014 si chiude con 785 milioni di perdite che diventano 1 miliardo l’anno successivo. Il valore delle azioni crolla a 6 euro mandando in rovina ciascun risparmiatore che aveva creduto, o era stato costretto a credere, nelle capacità della sua banca di riferimento. Il fallimento è dietro l’angolo e l’unica speranza di salvezza diventa procedere con un ulteriore aumento di capitale di 1,5 miliardi di euro e con la quotazione in borsa.

- Operazione numero 1: aumento di capitale al prezzo di sottoscrizione di 0,10 euro. Essendo scontato che i soci preesistenti non avrebbero mai esercitato il loro diritto di precedenza nell’acquistare le nuove azioni messe in circolazione, ci si rivolge alle altre banche. In Italia gli istituti di credito che hanno una rilevanza finanziaria globale si contano sulle dita di una mano, anzi per l’esattezza basta alzare il pollice: Unicredit. Ed ecco che al meeting della settimana scorsa, che ha visto la partecipazione del direttore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il Ministro dell’economia Padoan, l’unica ad accettare di sottoscrivere la propria quota di azioni è proprio Unicredit. Non il massimo se si pensa che essa soffre degli stessi mali che affliggono il sistema e rientra per il rotto della cuffia nei requisiti di patrimonialità europei.

- Operazione numero 2: quotazione in borsa. Non potendo mettere Unicredit in condizione di dover a sua volta raccogliere capitali per poter detenere la maggior parte delle azioni della Popolare diventa fondamentale il successo della quotazione di cui essa si è fatta garante. Ed invece la quotazione salta per la più che prevedibile assenza di interesse nel rilevare quote di una società completamente senza valore.

Il proprietario al 99,30% della Banca Popolare di Vicenza è ora il fondo Atlante, uno strumento gestito da una società privata ma finanziato principalmente da Banca Intesa e Unicredit ed in misura minore da altri istituti, fondazioni bancarie e la Cassa Depositi e Prestiti e che ha raccolto circa 5 miliardi di euro. Questo fondo nasce qualche settimana fa proprio con lo scopo primario di sostenere i difficili aumenti di capitale di banche in crisi, assorbendone ogni azione invenduta, perciò prima ancora che il tentativo di collocamento in Borsa fallisse, era stato preventivato un accordo nel subentrare ad Unicredit nel ruolo di garante dell’aumento di capitale.

In sostanza quella che doveva essere una carenza localizzata nella sola realtà veneta si è intrecciata con il resto del sistema finanziario italiano che a sua volta non è altro che una sorta fotocopia della singola realtà emersa a Vicenza. A noi spettano una serie di primati di cui non poter andare fieri: percentuale maggiore di crediti difficilmente recuperabili, per un totale di 360 miliardi (che rappresenta il 20% di tutti i crediti forniti alla clientela) di cui ben 200 nelle mani di debitori ormai considerati insolventi; redditività più bassa di tutto i paesi del G20; il più gran numero di sportelli per abitante. Un’agonia prolungata da una ripresa economica troppo debole (PIL cresciuto solo dello 0,7% l’anno precedente dopo un decennio di pura stagnazione).

Infine occorre sottolineare l’esistenza di ulteriori elementi preoccupanti: nel tempo il fondo Atlante provvederà all’acquisto di 80 dei 200 miliardi di crediti deteriorati, una cifra lontanissima dalle sue attuali capacità economiche; il senso di sfiducia nel sistema potrebbe convincere la popolazione a ritirare i propri depositi bancari, innescando una corsa agli sportelli; una riforma del settore bancario ancora inefficace e che ha risolto in maniera piuttosto confusa e superficiale il caso Etruria.

Il sistema bancario italiano è in un momento cruciale e sulla base delle decisioni prese nei prossimi mesi potrebbe formarsi l’intero sistema europeo, con il concreto rischio che il fallimento di una nostra banca (con applicazione del bail-in per la prima volta nella storia) possa causare una reazione a catena in tutta Europa.

Tra qualche giorno ci sarà la quotazione in Borsa di Veneto Banca (di cui Intesa San Paolo ha già sottoscritto azioni per un miliardo di euro), la sorella altrettanto malata della Popolare di Vicenza. A voi le conclusioni.

giovedì 25 luglio 2013

I rischi nascosti nelle banche tedesche



Per quanto riguarda i rischi nel sistema bancario tedesco, si deve rilevare che le grandi banche tedesche sono tra le più fortemente indebitate in Europa rispetto al loro capitale netto. Questo quando vengono considerati i rischi noti, ma è stato recentemente constatato che ci sono anche rischi nascosti, fino ad ora sconosciuti. In questo contesto va preso in considerazione la recente rivelazione che Deutsche Bank ha mantenuto i crediti verso il Brasile e l'Italia fuori dai libri contabili, cosi come i prestiti alle banche greche ed altri istituti di credito come Dexia, la quale rimane nonostante tutto completamente esposta al rischio. Intendiamoci, DB apparentemente non ha fatto nulla di illegale - ma questa pratica contabile di fatto, maschera l'entità del rischio a cui la banca è esposta.

Tra il 2008 e il 2011 Deutsche Bank AG, la più grande banca tedesca e una delle più grandi del mondo, ha fatto prestiti a Monte dei Paschi di Siena e alla banca brasiliana Banco do Brasil SA, per un totale di 3,3 miliardi di dollari, ma non ha incluso tali operazioni nelle relazioni finanziarie inviate agli investitori. Prestiti simili sono stati fatti a Dexia SA, TT Hellenic Postbank SA, Banca Nazionale di Grecia e la banca del Qatar, Al Khaliji.

Questi prestiti sono parte di 395,5 miliardi di dollari di passività che Deutsche Bank AG ha compensato con altri impegni, un importo pari al 19% del totale del patrimonio della società. La portavoce della Deutsche Bank, Kathryn Hanes, dice
queste pratiche contabili sono prescritte dalla legge e le azioni della Deutsche Bank sono in linea con i principi delle normative finanziarie. Queste informazioni non hanno impatti sulla salute finanziaria della società o sugli indici finanziari.
Fin qui niente da dire, fino a quando, non vengono presi in considerazione i dettagli più sottili di tali operazioni, ovvero le compensazioni, quali:

I prestiti garantiti di solito comportano che una società dia una garanzia in cambio del denaro che una banca le presta e la garanzia viene detenuta fino a quando il prestito non è rimborsato per intero. Invece, Deutsche Bank AG ha ceduto le sue garanzie, in questo caso titoli di Stato, per avere soldi per fare prestiti, rimanendo però, con l'obbligo di restituire i titoli.

Secondo i termini dell'accordo, Deutsche Bank AG era obbligata solo a restituire il 'cheapest-to-deliver' equivalente delle obbligazioni, proteggendola da eventuali svalutazioni, ma lasciando la banca esposta al default. Questa manovra effettivamente mette short i titoli di Stato, esponendo però la banca ad un rischio maggiore se avesse tenuto i titoli per tutta la durata dei prestiti. Deutsche Bank poi ha venduto credit-default agli investitori, registrando un immediato profitto di 60.000.000 di euro fin dall'inizio della trattativa con Monte dei Paschi.

In altre parole, questi prestiti garantiti non sono realmente garantiti, a meno che non si consideri effettivamente un'adeguata sicurezza, una posizione corta su titoli che sono stati forniti come garanzia. Inoltre, DB ha apparentemente condito le offerte sottoscrivendo dei "credit default swap" (
contratto di assicurazione che prevede il pagamento di un premio periodico in cambio di un pagamento di protezione nel caso di fallimento di un'azienda di riferimento
), esponendosi ad un maggior rischio creditizio.

Ulteriori relazioni di Bloomberg fanno notare, che questa non è la prima volta che DB ha oscurato la sua vera posizione finanziaria mediante pratiche contabili, che non sono necessariamente illegali, ma certamente sollevano domande su come valutare correttamente i rischi a cui la banca è esposta.

Nel frattempo, le banche che hanno ricevuto i prestiti in questione sono state in grado di continuare a segnalare la proprietà dei titoli che DB ha venduto, permettendo loro di travisare la propria salute finanziaria. In realtà, sembra che questo sia stato il vero motivo del trattamento contabile dispari di tali operazioni. Mentre le mani di Deutsche sono considerate legalmente pulite, ad esempio, quelle di Monte dei Paschi a quanto pare non lo sono:
Monte Paschi è attualmente oggetto di indagine dai procuratori italiani per l'utilizzo del prestito, atto a nascondere le perdite, sia la Banca Monte dei Paschi di Siena SpA sia Banco do Brasil SA hanno continuato a segnalare la proprietà dei titoli che sono stati utilizzati come garanzia in quanto dovevano tornargli indietro. I procuratori non hanno ravvisato alcun illecito da parte di Deutsche Bank in questo caso.
Tuttavia, gli analisti dicono che la rete creata, rende difficile la precisa valutazione della salute finanziaria della società e che questo va contro lo spirito del regolamento finanziario, nascondendo la vera quantità di rischio che Deutsche Bank ha nei suoi libri contabili.

Questa non è la prima volta che la banca tedesca è stata accusata di oscurare le informazioni finanziarie quest'anno. All'indomani dello scandalo Libor, la banca era stata precedentemente indagata per aver probabilmente celato 12 miliardi di dollari di perdite valutando in modo non corretto il suo portafoglio di derivati. Non siamo sicuri a questo punto cosa, semmai, sia emerso dalle indagini di cui sopra riguardante la contabilità dei derivati, ma vorremmo sottolineare che i derivati aprono moltissime possibilità per oscurare le informazioni di bilancio.

Rapporti di leva finanziaria delle banche europee

Qui di seguito ci sono alcuni grafici che illustrano il fatto che la leva finanziaria della banche tedesche, così come quella di quelle francesi, sia estremamente alta. Queste istantanee provengono da fonti diverse e non sono congruenti al 100%. Dipende un pò dalle precise definizioni poste in bilancio. Il primo grafico mostra sia le passività medie delle banche in percentuale del debito nazionale del paese ospitante e del suo PIL, così come le attività bancarie in percentuale sul proprio patrimonio netto.



Il grafico mostra l'effetto leva delle singole banche secondo un articolo di Daily FX. Si noti che nel caso specifico di SocGen, per quanto ne sappiamo, vengono contestate le conclusioni della fonte originale per quanto riguarda il rapporto di leva, per cui queste informazioni vanno prese col beneficio d'inventario.

E infine, un grafico pubblicato dal Fondo monetario internazionale nel 2012, mostra il patrimonio netto medio/coefficienti patrimoniali netti dei sistemi bancari nei diversi paesi. Il messaggio che ne deriva è che: le banche tedesche e francesi hanno rapporti di leva finanziaria estremamente elevati.



In sintesi, anche se non si tiene conto delle esposizioni nascoste al rischio di credito, come quello rivelato nei prestiti di DB, la leva finanziaria delle banche in Europa rimane molto elevata. Questo spiega il perché ci fu panico per l'esposizione delle banche europee verso i debiti sovrani nel 2011. Mentre il panico si è placato in modo definitivo, le motivazioni rimangono saldamente al loro posto.



Questo grafico mostra il prezzo delle azioni di Deutsche Bank negli ultimi 2 anni. Il mercato sembra più ottimista su DB rispetto a molte altre banche europee, ma la banca è fortemente indebitata ed esposta a molti rischi. La sua più grande forza sono probabilmente i prestiti rilasciati in Germania.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

mercoledì 7 dicembre 2011

Cina e le due crisi Euro: Ecco perché gli investitori dovrebbero guardare ai titoli europei

Il nostro One Million Dollar Portfolio da inizio anno sta realizzando il 58.30%
Il nostro Stock Win Usa Portfolio da inizio anno sta realizzando il 90.10%

L'Europa sta attualmente incontrando due crisi. Una è l'incapacità della Grecia e di altri paesi, con un eccessivo debito sovrano, di prendere in prestito più soldi in modo da poter eliminare i propri debiti mentre continuano a spendere senza impegnarsi più di tanto in decreti su pensioni, tagli alle spese o raccolta di tasse. L'altro è lo stato alterato delle grandi banche europee che hanno fatto eccessivi prestiti a tassi di interesse elevati sia alla Grecia che ad altri paesi, pur sapendo bene che non potevano essere rimborsati. Queste banche, tuttavia, erano ansiose di prenotare l'alto "profitto", e speravano che qualcuno le avrebbe tirate fuori dai guai.

Un paese prospero come l'Europa con grandi aziende e con una crescente partecipazione di esportazioni da parte di Stati Uniti e Cina non ha ancora intensificato al massimo i suoi sforzi per risolvere i problemi ma è una buona scommessa per il futuro. Non si possono risolvere i problemi come ha fatto la FED in America statalizzando le banche ma investendo direttamente negli istituti acquisendo nelle loro partecipazioni.

Se la Cina deciderà di far qualcosa - e ci aspettiamo che lo farà - le azioni delle banche europee aumenteranno.

Ecco il perché:

1) Il commercio è di gran lunga il più grande motivo che fà scorrere il denaro tra la Cina e il resto del mondo. Per anni la Cina ha permesso ai suoi lavoratori dipendenti di esportare sempre più beni e servizi rispetto a quelli importati dagli Stati Uniti e dall'Europa. Come risultato le aziende cinesi hanno accettato in pagamento dollari ed euro, per cui la Cina ne ha accumulato un enorme stock e li ha usati per comprare attività finanziarie come le obbligazioni degli Stati Uniti.

2) La Cina ha risposto alle sempre più pressanti richieste politiche degli Stati Uniti con un apprezzamento del Renminbi verso il dollaro lentamente, il tasso di cambio si sta modificando e la Cina continua ad avere un enorme equilibrio nella bilancia dei pagamenti.
Questo potrebbe assumere la forma di un aiuto a risolvere una delle due crisi dell'euro - le banche. In particolare, la Cina potrebbe anche provare a mettere il suo surplus di entrate facendo acquisti significativi di azioni della banca europea. Il che sicuramente, permetterà alle loro azioni di salire.

Ci sono buone ragioni per aspettarsi che questo accada:

In primo luogo, la Cina vuole far si che le sue aziende di produzione continuino ad esportare in Europa e negli Stati Uniti. Rapporti recenti ci suggeriscono che in Cina potrebbe essere in atto una forte recessione economica, con fabbriche ferme e lavoratori licenziati. In questo caso, il governo cinese potrebbe interrompere l'apprezzamento del Remninbi, e addirittura invertirlo, per invogliare i clienti Americani e gli altri a comprare di più, in modo che, in Cina i lavoratori possano tornare al lavoro. Questo è il classico "ricatto" politico per tentare di utilizzare i tassi di cambio per aumentare posti di lavoro.


In secondo luogo, non potrebbe sfruttare il suo surplus di entrate per salvare la Grecia e gli altri paesi con problemi di debito sovrano. Recentemente, il nuovo capo del Fondo monetario internazionale è volato in Cina per cercare di ottenere dai cinesi una grossa fetta delle loro riserve valutarie in dollari e in altre monete da consegnare al FMI. In questo modo lo stesso FMI poteva usarli per "salvare l'euro", dando credito al gruppo di grandi banche che hanno crediti in sofferenza con la Grecia e gli altri paesi.

Cosa sarebbe successo in questo caso:

Con il pretesto di aiutare i paesi della zona euro, fortemente indebitati, a "colmare il divario fino alla possibilità di implementare i severi controlli", il FMI avrebbe prestato i soldi che riceveva dalla Cina, a Grecia, Portogallo e Italia in modo che potessero pagare le banche e gli altri loro prestiti in scadenza. Questo avrebbe permesso temporaneamente di mantenere intatta la zona euro lasciando la Grecia e gli altri paesi fortemente indebitati di mantenere la spesa in euro e dollari, senza riformare le loro economie fino a quando il FMI non esaurisse il denaro cinese. Poi i paesi debitori sarebbero rimasti a corto di denaro e la "crisi dell'euro" sarebbe ricominciata.

Il FMI è tornato a mani vuote: i cinesi non sono stupidi, sapevano che i loro soldi non avrebbero fatto altro che ritardare l'inevitabile e non sarebbero stati rimborsati.

In terzo luogo, i cinesi non hanno partecipato ai recenti sforzi delle banche centrali per salvare le banche europee rendendo più facile per loro ottenere dollari per i prestiti ai loro clienti commerciali e costruire le loro riserve per le perdite che ci saranno quando e se sarebbe avvenuto il default della Grecia.

Ciò apre ad una quarta possibilità, le partecipazioni dirette all'estero, che tra le altre cose, sarà l'unico modo ancora per la Cina di mantenere i paesi europei e gli Stati Uniti lontani dalle loro spalle, per cui il suo cambio potrà continuare ad essere ancorato verso il basso per favorire le esportazioni. E quale posto migliore per disinnescare le pressioni della rivalutazione degli Stati Uniti e dell'Europa se non, investendo nelle banche dell'area euro, i cui titoli sono stati colpiti dalla crisi del debito sovrano!

Con le banche stabilizzate, e i clienti ancora una volta in grado di accedere a livelli normali di finanziamento, la zona euro sta per lasciar partire la Grecia e l'euro sta per apprezzarsi nei confronti del dollaro.

Di conseguenza, gli investitori farebbero bene a 1) guardare le quotazioni delle istituzioni finanziarie europee ed i loro clienti aziendali come candidati per una ripresa massiccia e rapida e 2) rivalutare il loro "rifugio sicuro", cioè le disponibilità in oro e valute minori, dal momento che questi saranno pesantemente venduti quando non saranno più necessari per ammortizzare il valore.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo

giovedì 25 agosto 2011

Valutare le banche europee durante questo periodo di attacco speculativo

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Il nostro One Million Dollar Portfolio da inizio anno sta realizzando il 15.74%

Mentre le misure politiche nei giorni scorsi, tra l'acquisto della BCE di titoli di stato spagnoli e italiani e il divieto di vendita allo scoperto su titoli finanziari in Francia, Italia, Belgio e Spagna sembrano aver fornito un senso di calma dopo alcuni giorni tumultuosi, gli investitori raccolgono i cocci di settimane di altissima speculazione e a pagarne sono state soprattutto le banche.
L'entità dello stress sulle istituzioni finanziarie europee nel loro complesso è stato acuto nelle ultime settimane. Anche se l'iShares European Financial Sector Index ETF (EUFN) è rimbalzato nei giorni scorsi, rimane ben al di sotto dei livelli di poche settimane fa.

Stiamo davvero vivendo un periodo di forte speculazione sulle borse di tutto il mondo. Dal 1º luglio al 5 agosto (giorno in cui la Bce ha acquistato 22 miliardi in titoli di stato italiani e spagnoli) lo spread tra btp del Tesoro e bund tedeschi ha toccato la quota record di 411 punti base (4,11 %). Un livello da prefallimento tecnico. Il downgrade da parte di Standard & Poor’s sul debito americano e i timori su quello spagnolo e portoghese hanno fatto il resto.



Quello che faremo ora è una revisione delle istituzioni finanziarie più grosse in Europa.

Grecia, Irlanda e Portogallo

L'andamento del prezzo delle azioni delle istituzioni in questi paesi si è deteriorata ancora di più. Tutte sono scambiate a meno di un dollaro per azione, oppure sono pericolosamente vicine. Ecco la performance del prezzo di quattro banche.

National Bank of Greece (NBG): Giù -18% a 1,08 dollari
Bank of Ireland ( IRE ): Giù da -15% a 1,22 dollari
Allied banche irlandesi ( AIB ): Giù -49% a 0,88 dollari
Banco Comercial Portugues: -16% Fino a € 0,27

Spagna, Italia, Belgio e Francia

Come accennato in precedenza, questi quattro paesi hanno imposto le loro versioni di divieto di vendita allo scoperto su titoli finanziari. Data lo scarsa traccia storica di divieti di vendita allo scoperto, le banche di questi paesi richiedereanno particolare attenzione nelle prossime settimane. Con gli scambi ridotti e una maggiore volatilità nei prossimi giorni ogni rimbalzo dei titoli bancari di questi paesi possono in definitiva essere di breve durata.

Cominciando con la Spagna, l'intervento da parte della Banca centrale europea per l'acquisto di titoli di Stato spagnolo sembra aver contribuito a stabilizzare il prezzo delle azioni del paese e delle due principali istituzioni finanziarie. Il fatto che entrambe le banche hanno una notevole attività al di fuori della zona euro è anche un fattore positivo per queste aziende.

Entrambi Santander (STD) e Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) hanno risposto bene sostenendo gli 8 dollari per azione. Ma nonostante il rally della settimana scorsa, entrambi i titoli sono in calo del 12% per il mese di agosto.





Passando per l'Italia, le prestazioni del prezzo delle azioni delle due maggiori banche italiane è stato più sconcertante. La decisione della BCE di acquistare il debito del governo italiano ha fatto poco per arginare il trend negativo sia per UniCredit sia per Intesa Sanpaolo. Per il mese di Agosto, UniCredit è andata a "sud" del 16%, mentre Intesa Sanpaolo giù del 23%. E mentre UniCredit continua a librarsi sopra minimi del marzo 2009, lo stesso non si può dire per Intesa Sanpaolo, che ha rotto il supporto ed è ai minimi post-crisi.





Dexia in Belgio dopo la rottura di diversi livelli di supporto, sta attualmente cercando di recuperare la sua strada verso i 2.15 euro. In caso contrario, il suo sostegno successivo è del marzo 2009 a 1.05 euro.

La Francia è finita sotto il fuoco pesante la scorsa settimana. Il Rating AAA della Francia era considerato a rischio dopo il downgrade degli Stati Uniti a AA+ da S&P. Successivamente sono arrivate anche le voci infrasettimanali che Societe Generale, che è la seconda banca più grande della Francia, era in difficoltà finanziarie e potrebbe essere sull'orlo del collasso. Anche se queste voci si sono diffuse nel fine settimana, le azioni di Societe Generale sono ancora a 30% dall'inizio del mese.

Per quanto riguarda le altre principali banche francesi, BNP Paribas ha rotto il supporto a 40,00 euro ed è giù del 18% per agosto. Il calo Credit Agricole è stato precipitoso, le azioni sono in calo del 24% per il mese e il titolo ha trafitto il supporto di marzo 2009 a 5,90 euro per poi risalire più alto.







Paesi Bassi

Le azioni di ING Group (ING) sono sotto pressione nelle ultime settimane, ma le azioni sono riuscite a tenere il supporto a 8.20. Qualcosa di preoccupante c'è comunque, le preoccupazioni per la minaccia di un contagio finanziario e del suo impatto sulla solvibilità a lungo termine può generare un forte calo se unito ai problemi economici dell'intera area Euro.



Germania

Anche se la Germania è l'ultimo pilastro della stabilità finanziaria in una zona euro sempre più in difficoltà, le sue istituzioni finanziarie rimangono sotto pressione. Le azioni Deutsche Bank (DB) sono scese del 22% nel mese di agosto, e le sue azioni privilegiate tra cui Deutsche Bank Cap VIII 6,375% sono state vendute bruscamente per poi recuperare alla fine della settimana. La situazione a Commerzbank appare molto più fastidiosa, la sua considerevole esposizione sul debito greco ha profondamente influenzato la redditività e ha posto uno sforzo supplementare alle già presenti difficoltà. Dopo la rottura nel marzo del 2009, le azioni Commerzbank hanno mantenuto il supporto fino ad ora.





Regno Unito

Le società finanziarie nel Regno Unito hanno a che fare con diversi livelli di stress associati a esposizioni ai vari problemi della zona euro. La più stabile del gruppo continua ad essere HSBC (HBC). Anche se è in calo del 9% in agosto, le azioni continuano a mantenere il supporto a circa 41,00 dollari per azione.



Anche se Barclays (BCS) è stato in grado di tenere il supporto a 15.00 $ per azione è scesa fino a ai 10$ per poi rimbalzare. Le azioni di Barclays sono scese del 18% in agosto e il recupero del titolo Barclays tra cui la Serie Barclays 6,625% 2 è stato meno impressionante.



Per quanto riguarda Lloyds Group (LYG) e Royal Bank of Scotland (RBS), la situazione rimane più difficile. Lloyds è scesa del 24% in agosto e ha da poco rotto il supporto al di sotto di marzo 2009 di 2.05 $ scendendo fino a 1,92 dollari per poi risalire fino a poco sopra il supporto a 2,15 dollari. Per quanto riguarda RBS, ha decisamente rotto il supporto a 10,00 $ per azione e sono scese del 27% in agosto. Il prossimo livello di supporto è a 7,50 $.





Svizzera

Le azioni bancarie del paese hanno tenuto relativamente bene sopportando la loro quota di stress. Credit Suisse (CS), che è in calo del 15% da agosto, ha rotto il supporto a 35,00 $ per azione precipitando al suo livello di supporto 27,50 $ prima rimbalzare sopra i 30 dollari per azione.



Per quanto riguarda UBS (UBS), questo è uno dei migliori risultati di tutta la regione. Mentre le azioni sono scese del 10% ad agosto, sono ancora in una gamma piena di vigore dall'inizio del 2009. Le azioni restano ben al di sopra dei recenti ribassi di 12.25 $.



Punti chiave

1) Lo stress finanziario è aumentato drammaticamente in tutta Europa.

2) Il fatto che la tensione si è estesa alle azioni privilegiate suggerisce che le preoccupazioni per il contagio finanziario e la solvibilità di queste istituzioni è seriamente preso in questione.

3) Spagna, Italia, Belgio e Francia garantendo il divieto di vendita allo scoperto di titoli finanziari, che potrebbero aver fornito sollievo immediato, hanno purtroppo aumentato la pressione al ribasso.

4) Segni di stress sono presenti anche in quelli che sono considerati i mercati più stabili nei Paesi
Bassi, Regno Unito, Germania e Svizzera. La Svizzera rimane il mercato più stabile del gruppo, seguita dalla Germania.
Guardando al futuro dell'andamento europeo dei titoli finanziari dipenderà molto dalla fiducia. Se i responsabili politici europei riusciranno a tenere i rendimenti dei titoli di Stato al di sotto dei livelli di crisi in Spagna e in Italia, mentre stabilizzano la situazione in Francia e in altri paesi in cui il debito sovrano è a rischio, si potrà vedere di nuovo un rally.

Tuttavia, se i rendimenti dei titoli di Stato rinnoveranno i loro picchi superiori e gli istituti finanziari in tutta le regioni cominceranno a rompere i loro livelli attuali di supporto, si potrebbe rapidamente dare il via ad un nuovo periodo negativo.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo