mercoledì 19 marzo 2014

Il domino comincia a cadere in Cina

Dimenticate per un attimo che siamo in periodo di tapring. Dimenticate la situazione in Ucraina di cui abbiamo già ampiamente discusso. Il più grande rischio per l'economia mondiale e i mercati finanziari in questo momento è la situazione della Cina. Ciò che sta accadendo in Cina in questo periodo mi ricorda molto la situazione della Corea del Sud nel 1990, prima del crollo di quella economia nel 1998.

Proprio come la Cina ora, la Corea del Sud era immatura, il sistema finanziario crollò perchè lo Stato rifornì di denaro a buon mercato le grandi imprese politicamente favorite. Alimentato da una dieta costante di denaro a buon mercato, queste aziende hanno continuato ad aggiungere ad aumentare la propria redditività e remunerazione del capitale. Semplicemente concentrate sulla produzione e ampliando le loro dimensioni. Hanno impiegato più persone rendendo tutti più felici. Ma nel frattempo stavano prendendo in prestito sempre più denaro, finché alla fine tutto crollò sotto il peso del debito, quando la liquidità fu prosciugata.

Niente stimoli artificiali e basta con il pessimismo. È stato questo il messaggio del premier cinese Li Keqiang in chiusura del suo intervento alla sessione annuale del Congresso nazionale del popolo (il parlamento cinese). Che tradotto può suonare più o meno così: per raggiungere l'obiettivo di crescita stabilito per il 2014 - il 7,5% - la Cina deve puntare sulla «flessibilità» (parola di Li) del proprio sistema economico e non su una pioggia di denaro pubblico che finirebbe inevitabilmente per incancrenire problemi già abbastanza gravi.

Stime PIL Cina nel 2014

Prima della Corea, la stessa cosa accadde in Giappone, un gigante con un debito insostenibile che ha portato il miracolo economico in ginocchio per 20 anni. Ma le bolle del debito coreano e giapponese non sono nulla in confronto a quello che potrebbe accadere oggi in Cina. Considerate che negli ultimi cinque anni, i cinesi hanno creato 16 miliardi di dollari di credito che ora circola nell'economia, finanziamentoi a città fantasma e progetti di infrastrutture inutili.

Una volta data la spintarella al mercato immobiliare, tutti i cinesi hanno cominciato a investire tutti i risparmi, gonfiando ulteriormente la bolla, perché un sistema finanziario bloccato impedisce loro di piazzare denaro in altri settori. Ora, Pechino vuole evitare di fare lo stesso errore e, già che c'è, vuole mettere mano ai problemi che si trascinano da allora. È questo il senso delle riforme lanciate fin dal novembre 2013 durante il Terzo Plenum del Partito comunista cinese e ribadite dal premier di Pechino.

La superficie pro capite in Cina è ora di 30 metri quadrati (circa 320mq) a persona. In Giappone era allo stesso livello nel 1988. E l'economia scoppiò l'anno successivo. La cosa più sorprendente sono i 16.000 miliardi dollari di credito, il doppio degli 8000 miliardi dollari in credito che la Cina ha creato negli ultimi 5000 anni.

Spezziamo una lancia a favore del Dragone, il governo ha riconosciuto d'avere un problema. Si rende conto che non può più tenere la diga, si sta rompendo. Nelle ultime due settimane, Chaori Solar e Haixin Steel sono state autorizzate al default, cioè non sono stati messi in liquidità. Questa è la prima volta nella storia moderna della Cina che il paese ha avuto un default, figuriamoci due. Non possono più mantenere il gioco e le tessere del domino stanno cominciando a cadere.

Naturalmente il governo cinese sostiene di poter controllare l'impatto di queste insolvenze societarie. Ma come abbiamo visto durante la crisi dei sub-prime negli Stati Uniti Stati, la complessa rete di interconnessioni del sistema finanziario significa che stanno giocando col fuoco. Mi aspetto molti più inadempienze in Cina nelle prossime settimane e mesi. Mi aspetto che alcune importanti istituzioni finanziarie cinesi presentino bilanci pericolosi. E il governo cinese potrebbe completamente il controllo della situazione.

Le mie raccomandazioni in prospettiva

1. Se avete qualche esposizione in titoli cinesi, o Yuan cinese, vi consiglio caldamente di analizzare bene la situazione prima di continuare a mantenere l'esposizione.

2. Se si dispone di investimenti in produttori di minerale di ferro o di rame è meglio considerare una uscita, la domanda cinese potrebbe calare e questo indicherebbe una caduta dei prezzi con conseguenti problemi per queste società.

Ma non è tutto negativo, se il governo cinese riesce a mantenere un pugno di ferro di fronte all'inflazione e al problema immobiliare, il paese nel lungo periodo non soffrirà. Le lezioni dai mercati come la Corea del Sud e Indonesia, nel periodo successivo alla crisi economica asiatica del 1997-1999, sono chiare. Se la Cina liberalizza i mercati finanziari a fronte di una crisi e chiude banche insolventi, emergerà in una posizione molto più forte una volta terminata la crisi.

In quel caso ci saranno un sacco di soldi per fare acquisti di azioni cinesi di buona qualità durante la crisi. Ma, per ora, è il momento di prepararsi ad una crisi che pare quasi inevitabile. La scommessa più grande per la Cina attuale è quindi proprio quella di contenere il calo della crescita dovuto alla dismissione del vecchio modello 'fabbrica del mondo' per il tempo necessario a compiere la grande trasformazione.