mercoledì 10 settembre 2025

I migliori titoli secondo gli analisti di Wall Street per il mese di Settembre 2025

SymbolCompany NameMarket CapWall Street Ratings
AMSCAmerican Superconductor Corporation2.26BStrong Buy
CWTCalifornia Water Service Group2.76BStrong Buy
GEOThe GEO Group, Inc.2.87BStrong Buy
GSATGlobalstar, Inc.4.81BStrong Buy
MCYMercury General Corporation4.30BStrong Buy
PRSUPursuit Attractions and Hospitality, Inc.1.04BStrong Buy
PSIXPower Solutions International, Inc.1.94BStrong Buy
REAXThe Real Brokerage Inc.1.06BStrong Buy
SEZLSezzle Inc.2.99BStrong Buy
SOCSable Offshore Corp.2.20BStrong Buy
USARUSA Rare Earth, Inc.1.32BStrong Buy

 

Nasdaq (NDAQ) sfrutta il momento incerto del mercato per crescere

Non è un nome che ha bisogno di grandi presentazioni: per molti è sinonimo di tecnologia e innovazione, ma per me è stato anche uno dei primi titoli che ho seguito seriamente quando ho iniziato a scrivere su questo blog, ormai sono 10 anni. 

Perché NDAQ mi convince? Semplice: un mix di crescita, dividendi solidi e la capacità di espandersi in aree strategiche come la lotta ai crimini finanziari. Il Nasdaq non è solo una piazza di scambio, ma un ecosistema fatto di tre anime: piattaforme di accesso al capitale, tecnologia finanziaria e servizi di mercato. Una struttura che lo rende molto più robusto di quanto si possa immaginare a prima vista.

Guardando i dati aggiornati, non posso che confermare la mia visione: per me il Nasdaq resta un titolo da comprare. Sì, le valutazioni sono tirate, ma credo ci sia ancora spazio per crescere. Il motivo è chiaro: in un mondo dove gli scambi aumentano, la volatilità torna protagonista e i dati finanziari diventano un bene sempre più prezioso, chi presidia questi mercati ha ancora tanto da guadagnare.

VIX, l'indice della paura.

Quello che mi affascina è la resilienza di questo settore. Ogni volta che si alzano i tassi, che esplode un conflitto o che i mercati si agitano per tariffe e dazi, le borse non si fermano: anzi, spesso prosperano.

La volatilità, tanto temuta dagli investitori, è benzina pura per chi gestisce piattaforme di scambio. E in questo scenario il Nasdaq brilla, non solo per la quantità di transazioni che attrae, ma anche per la sua crescente divisione dedicata ai dati e alle soluzioni tecnologiche.

Un dettaglio che mi ha colpito, ad esempio, è il piano di avviare il trading 24 ore su 24 entro il 2026: un passo che potrebbe cambiare le regole del gioco. A questo si aggiungono prodotti come Verafin, che continua a guadagnare clienti nel settore bancario, e l’arrivo costante di nuove società quotate che alimentano il motore della crescita. Tutti tasselli che rafforzano un modello basato non solo sulle commissioni di negoziazione, ma su ricavi ricorrenti, diversificati e sempre più legati all’innovazione.

E poi c’è l’intelligenza artificiale, un’altra leva che la società sta già integrando nei suoi prodotti. Non è difficile immaginare che questa tecnologia possa diventare un ulteriore vantaggio competitivo, migliorando efficienza, velocità e qualità dei servizi offerti.

Certo, non è tutto perfetto. I margini sono solidi ma inferiori a quelli di alcuni concorrenti come CME o ICE, e questo limita un po’ la mia valutazione nella categoria della redditività pura. Tuttavia, il Nasdaq ha dimostrato di saper migliorare i propri conti, ridurre l’indebitamento e ottenere un solido rating investment grade da Moody’s. Non è un dettaglio da poco: significa poter finanziare la crescita in modo più sicuro, attirando anche investitori prudenti.

Un altro punto che mi piace sottolineare è la politica dei dividendi. Non parliamo di rendimenti altissimi (circa l’1,2%), ma di una crescita costante e ben superiore alla media del settore: oltre il 15% annuo composto negli ultimi dieci anni. In poche parole, un dividendo che non solo c’è, ma che migliora di anno in anno, sostenuto da un flusso di cassa operativo sano.

La domanda, a questo punto, è inevitabile: il titolo è già salito tanto, conviene davvero comprare ancora?

Io credo di sì. Nonostante il prezzo attuale e le previsioni degli analisti, che a volte parlano addirittura di un potenziale ribasso, il quadro complessivo mi porta a confermare il mio giudizio rialzista. Per me il Nasdaq resta un titolo da tenere in portafoglio con convinzione, perché unisce resilienza, crescita e capacità di innovare in un settore che, alla fine, è il cuore stesso dei mercati globali.

In fondo, mi piace pensare che in questa partita il banco vince quasi sempre. E io preferisco stare dalla parte del banco.

martedì 9 settembre 2025

Bristol-Myers Squibb (BMY), il secondo trimestra segna un punto di svolta per l'azienda

Sono passati mesi da quando ho iniziato la copertura analitica su Bristol-Myers Squibb. Sto notando i progressi straordinari dell’azienda nel campo dell’oncologia, con “gioielli” come Opdivo Qvantig, Breyanzi e Opdualag. Eppure, con mia grande sorpresa, questi risultati continuano a passare quasi inosservati da Wall Street e dagli investitori retail.

Il mercato, infatti, sembra tenere il titolo incastrato in un canale laterale, oscillando tra 43,5 e 49,4 dollari, senza permettere né ai rialzisti né ai ribassisti di prendere il controllo.


Secondo me, questa pressione deriva da un clima di incertezza che va oltre i tentativi della Casa Bianca di ridurre i prezzi dei farmaci (argomento di cui parlano tutti, dai social come Facebook e X), e riguarda anche le continue ristrutturazioni interne di FDA e CDC. Personalmente, trovo deludente che cambiamenti così frequenti di personale possano minare la credibilità di due istituzioni che dovrebbero essere il punto fermo per l’intero settore sanitario.

Ma al di là del rumore mediatico, io credo che la domanda davvero centrale sia: il portafoglio di farmaci di Bristol-Myers Squibb continuerà a crescere nel breve termine?

 La mia risposta è sì.

Un esempio recente lo abbiamo avuto il 4 agosto 2025, quando l’FDA ha accettato la sBLA per estendere l’uso di Breyanzi al trattamento del linfoma marginale recidivante/refrattario. I dati dello studio TRANSCEND FL sono stati eccezionali: oltre il 62% dei pazienti ha raggiunto una risposta completa e la sopravvivenza a due anni supera il 90%, numeri migliori persino dei concorrenti Imbruvica e Brukinsa.

Dal punto di vista finanziario, il secondo trimestre 2025 ha visto ricavi per 12,27 miliardi di dollari, ben al di sopra delle attese, con una crescita del 9,6% sul trimestre precedente. Eppure il titolo resta sotto i 50 dollari: un paradosso, visto che la contrazione delle vendite di Revlimid e Sprycel è stata in gran parte compensata da nuovi driver come Camzyos, Yervoy e naturalmente Breyanzi.

Opdivo rimane il pilastro principale: le vendite hanno superato i 2,5 miliardi nel trimestre, in crescita a doppia cifra, e la nuova formulazione sottocutanea Qvantig, pensata proprio per contrastare la futura perdita di esclusività negli USA, ha già mostrato un’accelerazione impressionante.

Anche sul fronte cardiovascolare, Camzyos continua a stupirmi: le vendite sono raddoppiate in un anno, mentre Eliquis, nonostante la concorrenza, resta un blockbuster da 3,68 miliardi trimestrali.

Le marginalità stanno migliorando in maniera significativa, con un operating margin salito al 33,7% grazie anche a un piano di efficienza che sta iniziando a dare i suoi frutti. Sul debito, invece, resto un po’ critico: pur essendo sceso a 51 miliardi e mantenendo un rapporto debito/EBITDA sotto 3x, la velocità con cui si riduce non mi convince del tutto. Mi aspetto miglioramenti più tangibili tra il 2026 e il 2027.

Ovviamente non mancano i rischi: il calo continuo della domanda per Sprycel e Abraxane, e soprattutto la pressione politica di Trump sul taglio dei prezzi dei farmaci, che rimane una spina nel fianco per tutto il settore.

Detto ciò, nonostante la fase di accumulazione che il titolo sta vivendo negli ultimi mesi, io vedo una realtà diversa: dati clinici solidi, nuove approvazioni in arrivo, guidance 2025 rivista al rialzo e, soprattutto, una valutazione a forte sconto. Con un P/E non-GAAP di circa 7x, Bristol-Myers Squibb è oggi uno dei titoli più sottovalutati del settore.

Per questo motivo continuo a confermare la mia view: per me, su BMY è una società ottima per lungo periodo. 

venerdì 5 settembre 2025

NIO (NIO), un’opportunità che continua a brillare nonostante i dazi

Quando martedì NIO (NIO) ha pubblicato i suoi ultimi risultati trimestrali, la reazione del mercato è stata divisa: da un lato, l’utile per azione è stato migliore delle attese, dall’altro i ricavi non hanno centrato il consenso. Ma, personalmente, io non mi fermo a guardare il dato "secco" del fatturato. Quello che mi interessa davvero è il trend che l’azienda sta costruendo, e qui le sorprese positive non mancano.

NIO ha infatti messo a segno una crescita del fatturato del 9% anno su anno, e soprattutto ha continuato a migliorare il margine sui veicoli, arrivato al 10,3% nel secondo trimestre. Non è ancora ai livelli di Li Auto o XPeng, ma il progresso è evidente e dimostra che la società sta imparando a gestire i costi e ad aumentare la redditività.

Vedo un potenziale enorme nella capacità di NIO di ridurre gradualmente le perdite operative. Se l’azienda riuscirà in questa transizione, la sua valutazione attuale potrebbe rivelarsi davvero un affare.

Quello che più mi entusiasma è il ritmo con cui stanno crescendo le consegne. Nel secondo trimestre del 2025, NIO ha consegnato 72.056 veicoli elettrici, con un balzo del 25,6% rispetto all’anno scorso. E il dato di agosto è stato clamoroso: 31.305 veicoli consegnati in un solo mese, un record assoluto, +55% anno su anno.


Il protagonista indiscusso di questa accelerazione è Onvo, il marchio low-cost lanciato per conquistare i giovani acquirenti attenti al prezzo. Solo ad agosto, Onvo ha rappresentato il 53% delle consegne totali con oltre 16.000 unità vendute (+175% mese su mese!). A questo si aggiunge Firefly, il nuovo brand compatto ed economico pensato per la mobilità urbana, che in pochi mesi ha già trovato forte trazione.

Per me, questa è la dimostrazione che NIO ha centrato la strategia: andare a catturare quella fascia di mercato dove il prezzo conta, ma senza rinunciare alla qualità.

Qui viene la parte che, da investitore, trovo più stimolante: NIO oggi è valutata a un rapporto prezzo/ricavi inferiore a 1,0X. In altre parole, il mercato sta prezzando l’azienda come se fosse un player marginale, mentre i numeri delle consegne raccontano una storia molto diversa.

Se NIO riuscirà a mantenere questo slancio, io credo che il titolo possa tranquillamente tornare verso il suo multiplo storico di 1,3X P/S, che equivarrebbe a un valore equo di circa 9,4 dollari per azione. In un settore dove XPeng e Li Auto sono valutate su multipli superiori, NIO rimane di gran lunga la startup più conveniente.

Ovviamente non mi nascondo i lati deboli. NIO brucia ancora molto cassa, e le perdite operative restano il tallone d’Achille. Rispetto a Li Auto, che è già in utile operativo, NIO deve ancora fare tanta strada. Questo significa che il rischio di nuove emissioni azionarie e diluizione non può essere escluso.


Nonostante queste criticità, il quadro generale resta per me molto positivo. La crescita travolgente delle consegne, trainata da Onvo e Firefly, e le previsioni per il terzo trimestre (87.000-91.000 consegne, +47% anno su anno) sono la prova che NIO ha innescato un’accelerazione che potrebbe sorprendere ancora.

Certo, l’azienda dovrà ridurre le perdite e migliorare i margini, ma con una valutazione così bassa rispetto ai competitor, io vedo un profilo di rischio/rendimento sbilanciato al rialzo. Per questo continuo a considerare NIO un titolo estremamente interessante per chi guarda al lungo termine.

giovedì 4 settembre 2025

Salesforce (CRM) batte le stime degli analisti ma non basta, il titolo scende ma è una grande occasione

Sto tenendo d'occhio Salesforce (CRM), l'azienda di San Francisco specializzata in vendite e marketing. Negli ultimi tempi ha perso oltre il 30% del suo valore massimo e sta sottoperformando l'indice S&P 500, nonostante non abbia riportato dati finanziari negativi. Anzi, dopo la pubblicazione dei risultati del terzo trimestre 2026 ieri sera, il titolo è sceso ancora, e io mi sono messo a riflettere sul perché.

I numeri che ho analizzato mi sembrano piuttosto solidi. I ricavi totali sono cresciuti del 10%, superando le aspettative, e ho visto una crescita impressionante del 120% nel fatturato del segmento Data Cloud + AI ARR. Anche l'utile per azione ha battuto le stime. Hanno persino alzato le previsioni di fatturato e di crescita del flusso di cassa per l'intero anno fiscale 2026. L'unica nota stonata, e forse il motivo del calo, è una previsione leggermente ridotta del margine operativo GAAP, anche se il margine non-GAAP è stato alzato.

Credo che il mercato stia faticando ad accettare il rallentamento della crescita delle vendite di Salesforce. Ma, a mio parere, questo non deve scoraggiare, perché l'azienda ha ancora un enorme potenziale. Grazie al suo posizionamento nel software B2B e nell'AI, a una redditività in miglioramento, a un programma di riacquisto di azioni e a una valutazione che ritengo equa, sono convinto che Salesforce genererà ottimi rendimenti nei prossimi anni.

Salesforce è un'azienda gigantesca, con un valore di oltre 250 miliardi di dollari, e non può sfuggire alla legge dei grandi numeri. Man mano che un'azienda matura e i suoi servizi diventano ampiamente adottati, è naturale che il tasso di crescita rallenti. Il grafico dei ricavi lo dimostra chiaramente: la crescita è diminuita negli ultimi trimestri. Tuttavia, ho notato che il 10% di crescita di quest'ultimo trimestre ha interrotto questo trend negativo, e credo che una crescita a una cifra medio-alta sia assolutamente sostenibile per il futuro.

Ora l'attenzione è sulla redditività

Con il rallentamento della crescita dei ricavi, Salesforce si sta focalizzando sulla crescita dell'utile per azione (EPS) e del flusso di cassa libero (FCF). I margini operativi sono destinati ad aumentare, e l'azienda sta mettendo in atto un forte programma di riacquisto di azioni. Solo nell'ultimo trimestre hanno riacquistato 2,6 miliardi di dollari di azioni. Hanno anche aumentato il programma di riacquisto totale a 50 miliardi di dollari, il che mi dà fiducia e penso che offrirà un buon supporto al prezzo delle azioni.

In più, la valutazione attuale del titolo mi sembra molto favorevole. Il rapporto prezzo/flusso di cassa (P/FCF) è a 19,7, il valore più basso dal 2009. Se considero la crescita prevista del 12,5% dell'FCF, questo mi sembra un valore fin troppo basso. Anche rispetto ai concorrenti nel settore del software B2B, il rapporto EV/EBITDA di Salesforce è nella parte bassa della fascia, il che suggerisce che il titolo potrebbe essere sottovalutato.

I miei rischi e conclusioni

Ovviamente, non è un investimento privo di rischi. Un rallentamento dell'economia, la disoccupazione, o anche un'adozione dell'AI che porti a un minor numero di posti di lavoro, potrebbero influenzare negativamente il modello di business di Salesforce, che si basa sulla fatturazione per postazione.

In conclusione, sono fiducioso. La crescita costante dei ricavi, l'espansione dei margini e i riacquisti di azioni mi fanno pensare che, anche se non sarà più l'azienda dalla crescita esplosiva, Salesforce è un solido investimento a lungo termine.





mercoledì 3 settembre 2025

Marvell Technology (MRVL), il calo eccessivo diventa una grande opportunità

Sono sempre stato affascinato dalle aziende di semiconduttori, quelle che stanno guidando la rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Marvell Technology (MRVL) è una di queste, specializzata nella creazione di prodotti per i data center. Ultimamente, però, ho notato che molti investitori sono in allarme, e credo di capire il perché.

Solo pochi giorni fa, MRVL ha pubblicato i risultati del secondo trimestre fiscale 2026. Nonostante i numeri storici siano stati interessanti, il mercato ha reagito in modo molto negativo alle previsioni per il trimestre successivo, facendo crollare il prezzo delle azioni di oltre il 20%. Vedendo il titolo scendere così tanto, mi sono chiesto se fosse un'occasione o un segnale di pericolo.



Dopo aver analizzato la situazione, sono giunto a una conclusione forte e chiara: per me, Marvell Technology è un acquisto sicuro. La sua posizione di mercato è solida, si sta concentrando sul segmento cruciale dei data center e, nonostante il recente calo, la sua valutazione mi sembra molto conveniente.

Perché sono ottimista su Marvell Technology

1. Il focus sui data center è la mossa giusta. Nel secondo trimestre del 2026, i ricavi di Marvell Technology hanno superato i 2 miliardi di dollari, trainati principalmente dal segmento dei data center, che da solo rappresenta il 74% del fatturato. Ho visto che il management sta raddoppiando la sua scommessa su questo settore, disinvestendo anche dal segmento automotive per concentrarsi completamente sull'IA e sui data center. Questa strategia, secondo me, è vincente.

Tuttavia, so che molti si preoccupano delle previsioni per il prossimo trimestre, che indicano una crescita "solo" del 36% su base annua. Capisco il timore, ma credo che si debba guardare oltre il breve periodo.

2. Sta conquistando un mercato in forte crescita. Marvell Technology non si sta limitando a cavalcare l'onda del mercato dei data center, ma sta anche aumentando la sua quota al suo interno. Il management stima che il mercato totale indirizzabile (TAM) per i data center crescerà dai 33 miliardi di dollari del 2024 fino a 94 miliardi di dollari entro il 2028. E Marvell prevede di aumentare la sua quota da un 13% a un 20%, il che si tradurrebbe in un fatturato di oltre 18 miliardi di dollari solo da questo segmento nei prossimi anni. L'IA sta rivoluzionando ogni settore, e Marvell è al centro di questa trasformazione.

3. La valutazione è allettante. Nonostante i suoi punti di forza, il crollo del prezzo ha reso la valutazione di MRVL molto interessante. L'azienda viene scambiata a circa 22,5 volte gli utili prospettici, un multiplo che mi sembra molto modesto per un'azienda con una tale posizione e prospettive di crescita. È vero che non si può paragonare a giganti come NVIDIA, ma il divario di valutazione è, a mio avviso, troppo ampio.


Nonostante il rischio di volatilità a breve termine, sono convinto che il potenziale di rialzo a lungo termine sia enorme. Ecco perché non ho esitato: ho appena acquistato la mia prima quota di MRVL.

Tesla (TSLA), il robotaxi non basta e non funziona

Quando guardo a Tesla, mi sembra che il suo valore sia alimentato più da promesse dirompenti che dai suoi veri fondamentali. Al centro di tutto c'è la visione dei robotaxi, il sogno di una flotta di auto autonome che generano profitti enormi. Per anni, Elon Musk ha sostenuto che questa realtà fosse imminente, e gli investitori hanno dato retta a questa narrazione, gonfiando il valore del titolo. Purtroppo, ora vedo che questa tesi sta iniziando a mostrare delle crepe significative.

Il segnale più forte di questo scricchiolio è la recente chiusura del progetto Dojo. Fino a poco tempo fa, Musk lo presentava come l'ingrediente segreto per l'autonomia completa. Senza Dojo, Tesla deve ora affidarsi a infrastrutture di terze parti come quelle di Nvidia e AMD, perdendo quel vantaggio competitivo che aveva promesso. Musk cerca di sminuire la cosa, ma per me è chiaro che la principale storia di crescita di Tesla è in pericolo. Senza i robotaxi, l'azienda mi appare semplicemente come una casa automobilistica con una gamma di modelli datata, margini in calo e una concorrenza sempre più agguerrita.



Quando confronto il sistema FSD (Full Self-Driving) di Tesla con quello di Waymo, mi rendo conto di quanto Tesla sia rimasta indietro. Waymo, sostenuta da Alphabet, gestisce già servizi di robotaxi completamente senza conducente in diverse città, muovendosi in ambienti urbani complessi con una sicurezza notevolmente superiore. Il sistema FSD di Tesla, invece, mi sembra ancora un prodotto beta che richiede la costante attenzione del guidatore, e le sue "robotaxi" necessitano ancora di un essere umano a tempo pieno a bordo.

Inoltre, la decisione di Tesla di affidarsi esclusivamente a un sistema basato sulla visione mi sembra problematica. Sebbene l'idea di replicare l'occhio e il cervello umano sia affascinante, nella pratica si sta dimostrando inaffidabile. Continuano a emergere video e report di malfunzionamenti, con auto che non riconoscono pedoni o si comportano in modo imprevedibile.

Un altro aspetto che mi preoccupa è la credibilità di Musk. Le sue previsioni sui robotaxi si sono costantemente rivelate errate per quasi un decennio. Questa mancanza di precisione erode la fiducia sia dei clienti che delle autorità regolatorie, che stanno già esaminando attentamente la sicurezza del sistema FSD.

Infine, la valutazione di Tesla. Con una capitalizzazione di 1,1 trilioni di dollari, il suo valore mi sembra del tutto insostenibile se non si tiene conto dei robotaxi. L'azienda viene trattata come un gigante del software in ipercrescita, non come una casa automobilistica con costi elevati e una concorrenza che si fa sempre più forte. Marchi come BYD, Volkswagen e le americane Ford e General Motors stanno rapidamente recuperando il divario nel mercato dei veicoli elettrici.

In conclusione, la mia opinione è che la storia di crescita di Tesla, basata sui robotaxi, sia un castello di carte. Senza questa promessa, Tesla è semplicemente un produttore di veicoli elettrici in un settore sempre più competitivo.