Quando penso a Merck & Co., mi viene subito in mente una delle realtà più solide e interessanti del settore farmaceutico. È un colosso da oltre 65 miliardi di dollari di vendite, con una capacità produttiva che spazia dai farmaci da prescrizione ai vaccini, dalle terapie biologiche fino ai prodotti per la salute animale. Ma quello che davvero la distingue è la sua forza nella ricerca e sviluppo, soprattutto in oncologia, con più di 60 studi clinici in corso.
Il fiore all’occhiello di Merck è Keytruda, non solo il suo farmaco principale, ma il più venduto al mondo: nel 2024 ha generato oltre 29 miliardi di dollari di ricavi, con una crescita del 18% anno su anno, e il brevetto non scadrà prima del 2028. Questo dà a Merck un vantaggio competitivo enorme. Anche sul fronte dei vaccini l’azienda è leader: Gardasil, ad esempio, ha portato oltre 8 miliardi di ricavi nel 2024, anche se nel 2025 le vendite hanno subito un forte calo in Asia. Nonostante ciò, Merck è riuscita a compensare grazie ad altri prodotti e a un’efficace politica di riduzione dei costi.
Gli ultimi risultati trimestrali hanno mostrato un utile per azione superiore alle attese, a 2,13 dollari, anche se in calo del 7% rispetto all’anno precedente. Le vendite di Keytruda sono comunque cresciute del 9%, e il segmento Animal Health ha fatto un balzo dell’11%. Per l’intero 2025, mi aspetto un EPS intorno a 8,95 dollari, in crescita rispetto al consenso e con prospettive ancora più forti per il 2026.
Sul fronte dividendi, Merck è una sicurezza: li aumenta da 14 anni consecutivi, con una crescita media di quasi il 7% negli ultimi cinque anni. Oggi il rendimento è attorno al 4%, con un payout ratio molto sostenibile, poco sopra il 40%. Io credo che questa politica di crescita proseguirà, sostenuta dall’aumento degli utili e dalla solidità del flusso di cassa.
Guardando alla redditività, Merck è semplicemente eccellente. Ha un punteggio di profittabilità A+, e non sorprende: la combinazione tra ricerca, acquisizioni strategiche e partnership la pone in una posizione privilegiata per continuare a generare crescita profittevole. Non a caso, il pipeline è ricco di potenziali blockbuster, soprattutto in oncologia, ma non solo: anche HIV e malattie respiratorie croniche sono aree di forte interesse. L’acquisizione di Verona Pharma, per esempio, potrebbe rivelarsi un colpo straordinario, con un potenziale di oltre 10 miliardi di dollari di ricavi annui nel prossimo decennio.
Certo, i rischi non mancano. I brevetti scadono, e Keytruda prima o poi perderà la sua esclusiva. Ma la mia convinzione è che la forza del pipeline e la capacità di Merck di rinnovarsi attraverso acquisizioni strategiche faranno più che compensare queste perdite.
Dal punto di vista valutativo, Merck oggi è sottovalutata. Sia con il modello dei dividendi sia guardando ai multipli storici, emerge chiaramente che il titolo ha un fair value ben più alto rispetto alle quotazioni attuali. Io credo che nel giro di cinque anni possa colmare questo gap, offrendo un rendimento totale annuo medio atteso intorno al 25%, una cifra straordinaria se consideriamo il basso livello di rischio relativo al settore.
In conclusione, Merck è per me un titolo da Strong Buy: combina crescita, dividendi solidi e una pipeline di grande potenziale, ed è posizionata per generare valore nel lungo termine. Io stesso ne detengo nel mio portafoglio personale, e sono convinto che nei prossimi cinque anni sarà una delle storie vincenti del comparto healthcare.
