Quello che è successo lunedì a Beyond Meat è stato davvero impressionante. Le azioni della società, quotata al Nasdaq, sono crollate dopo l’annuncio di un piano di ristrutturazione del debito. A prima vista potrebbe sembrare una mossa positiva, perché riduce il rischio di fallimento nel breve periodo. Ma, se guardo meglio, mi rendo conto che il costo per gli azionisti attuali è enorme.
Ripenso a quando i clienti mi parlavano di BYND da poco quotata, doveva essere il futuro della ristorazione, subito dopo i risultati del secondo trimestre. Già allora i ricavi erano stati deludenti, la guidance era più debole del previsto e l’unico miglioramento del bilancio arrivava da un prestito costosissimo. La mia è una raccomandazione di non comprare, visto che c’erano oltre 1 miliardo di dollari di debito in scadenza nei due anni successivi.
Oggi, con questo nuovo annuncio, la società ha confermato quello che temevo: una ristrutturazione dolorosa. A fronte di circa 103 milioni di dollari di liquidità, Beyond Meat aveva oltre 1,17 miliardi di debiti, quasi tutti in obbligazioni convertibili a tasso zero in scadenza nel 2027. Ora propone di scambiarli con nuove note convertibili al 7% in scadenza nel 2030. E qui arriva il punto critico: se tutti i vecchi bond venissero convertiti, parliamo di oltre 326 milioni di nuove azioni immesse sul mercato. Per capirci, oggi le azioni in circolazione sono meno di 80 milioni. La diluizione sarebbe gigantesca.
In più, i nuovi bond genereranno circa 14 milioni di dollari l’anno di interessi: una cifra pesantissima per un’azienda che continua a bruciare cassa. Solo nella prima metà del 2025 ha consumato 65 milioni, e negli anni precedenti il ritmo era ben peggiore. Per contenere l’esborso, Beyond Meat potrebbe decidere di pagare gli interessi in azioni, ma questo significherebbe un’ulteriore diluizione per i soci.
Come se non bastasse, la società chiederà agli azionisti l’autorizzazione ad aumentare il numero massimo di azioni da 500 milioni a 3 miliardi. Se il piano andrà in porto, ci troveremo di fronte a una capitalizzazione azionaria stravolta, con oltre 400 milioni di titoli in circolazione. E attenzione: non tutti i creditori hanno ancora accettato.
Sul fronte valutazioni, il titolo tratta a circa 0,5 volte le vendite stimate per il 2025, quindi sì, a sconto rispetto a concorrenti come Tyson o Hormel. Ma non basta: la situazione finanziaria è precaria e i ricavi sono in declino. Non sorprende che, nonostante un target medio di 2,57 dollari (che rappresentava un potenziale +40% dai livelli attuali), la maggior parte degli analisti continui a raccomandare la vendita.
E così, anche io resto fermo su questa posizione: per quanto il rischio immediato di bancarotta sia diminuito, Beyond Meat rimane un titolo da evitare. Troppa cassa bruciata, ricavi in calo, diluizione enorme e la possibilità concreta che, se il prezzo dovesse scendere sotto 1 dollaro, si vada incontro anche a un reverse split. Il cammino per la società è ancora lungo e faticoso, e prima di cambiare idea dovrei vedere segnali di miglioramento che, oggi, non ci sono.
