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giovedì 22 settembre 2016

Diasorin, la salita continua del gioiello italiano

Diasorin, una holding italiana pronta a scalare nuovi massimi, sembra non fermarsi più e siamo in un momento davvero ottimo per seguire un acquisto. DiaSorin è un successo mondiale della diagnostica biomedicale ma, come dice il suo amministratore delegato Carlo Rosa, è nata in maniera casuale. E non in maniera casuale dagli anni sessanta si è spinta fino ad una capitalizzazione di 3.5 miliardi di euro, un vero piccolo colosso biomedicale con 1620 dipendenti.

DiaSorin è una società per azioni quotata a Milano nell’indice FTSE Italia Mid Cap ed a capo di un gruppo composto da 28 società con sede in Europa, Nord, Centro e Sud America, Africa e Asia. Opera nel settore della commercializzazione di kit di reagenti destinati alla diagnostica in vitro, nei segmenti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare. La sede della Capogruppo è a Saluggia (VC).

Negli Anni 90 la Sorin (Società di Ricerche Nucleari, una ala della Fiata degli anni 60 creata per dar vita ad un reattore nucleare in Sardegna. Il progetto fu poi abbandonato) fu comprata da un gruppo americano che si occupava di tutt’altro. Fu un disastro: i nuovi proprietari non sapevano gestire quest’azienda, e la portarono fino all’orlo del crac. Quando decisero di liquidarla, Carlo Rosa e Gustavo Denegri, con il sostegno di Interbanca, comprammo un’attività fallita, e così nacque la DiaSorin, specializzata nella sola diagnostica.

La società italiana Diasorin (DIA) ha ottenuto negli Stati Uniti l’autorizzazione del BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority, ente federale del Dipartimento americano per la salute) a realizzare e commercializzare nuovi test sierologici per l’identificazione di infezioni causate dal virus Zika. I test – ha comunicato Diasorin – saranno prodotti nello stabilimento di Stillwater e si prevede possano essere commercializzati negli Stati Uniti a seguito dell’avvenuta autorizzazione da parte della Food and Drug Administration. Successivamente al lancio negli Usa, DiaSorin valuterà i tempi per richiedere le ulteriori autorizzazioni alla commercializzazione dei test in altri mercati, tra i quali l’Europa, il Brasile e la Cina.

Diasorin, Carlo Rosa, Diasorin, la salita continua del gioiello italiano

Nel Nord America, da cui proviene il 25% del suo fatturato, il gruppo opera con oltre 500 addetti negli stabilimenti e centri di ricerca di Stillwater (Minnesota) e Cypress (California). DiaSorin, in concreto, si occuperà dello sviluppo di Liason XL con una soluzione completamente automatizzata per l’identificazione delle infezioni da virus Zika.

L’accordo con Beckman Coulter Diagnostics

DiaSorin, leader mondiale nei test di immunodiagnostica, e Beckman Coulter Diagnostics, leader globale nella diagnostica clinica, hanno firmato un accordo per fornire negli Stati Uniti Liaison XL per le epatiti A, B e C oltre che per il test dell’Hiv. Tali test sono attualmente venduti e disponibili per i clienti DiaSorin al di fuori del territorio statunitense.

Questo nuovo accordo rappresenta la naturale estensione della precedente partnership già avviata con DiaSorin in Cina della quale Beckman Coulter è fortemente soddisfatta. La società intende continuare a fornire con DiaSorin il più elevato livello di soluzioni diagnostiche ai clienti anche nel mercato americano. DiaSorin è presente sul mercato con oltre 115 test riguardanti i settori delle malattie infettive, dell’oncologia e dell’endocrinologia. Si stima che il mercato statunitense per questi test, escludendo il mercato delle banche sangue, rappresenti un’opportunità potenziale pari a 500 milioni di dollari.

Carlo Rosa, CEO dell’azienda ammette:

Con l’acquisizione americana diventiamo un gruppo da 600 milioni di euro all’anno che fa utili pari al 20% del fatturato. La strategia dei prossimi anni ha un obiettivo geografico e uno tecnologico. Vogliamo crescere negli Stati Uniti in modo da realizzare lì più del 50% del nostro fatturato. E vogliamo sviluppare il nuovo segmento della diagnostica molecolare. Spiego. Finora l’infezione da virus veniva rilevata dalla reazione del sistema immunitario. Ma la nuova frontiera, in cui ha forti competenze Focus Diagnostics, è diagnosticare direttamente la presenza dei virus. È un mercato che nel mondo vale 5 miliardi all’anno.

Disclosure

Noi abbiamo Diasorin (DIA) nel nostro portafoglio Gemme Italia con un ottica di medio/lungo periodo.

giovedì 3 gennaio 2013

Eni sta andando a tutto gas in Russia

One Million Dollar Portfolio dal 2010 ad oggi +90.92%
Stock Win Usa Portfolio dal 2010 ad oggi +130.14
Europa Vincente Portfolio dall'inizio del 2012 +31%
ETF migliori dal 10 ottobre 2012 +13.58%
Gemme nascoste nel 2012 +324.85%
Visione del nostro portafoglio One Million Dollar + 90%
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La società petrolifera italiana Eni (ENI) ha una lunga tradizione di affari in Russia. E' stato uno dei primi gruppi industriali europei a creare e sviluppare relazioni economiche e commerciali con l'Unione Sovietica a metà del secolo scorso, quando il suo fondatore Enrico Mattei cominciò a stipulare accordi energetici e servizi di ingegneria in cambio di greggio nei primi anni del 1950.

Nel 1969, con la firma del primo contratto per la fornitura di 6 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale - entrato in vigore nel 1974 - Eni e Gazprom (OGZPY.PK) hanno istituito un rapporto di lavoro molto proficuo. Da allora, la cooperazione con i russi si è intensificata, decennio dopo decennio, e oggi l'Italia è considerata nella Federazione russa come uno dei partner commerciali più fedeli nel settore energetico.

Nelle ultime due settimane, la collaborazione ha fatto due ulteriori passi in avanti:

1. Impianto Samburskoye

Il 20 aprile, per la prima volta nella sua storia aziendale, Eni ha avviato la produzione di idrocarburi dal giacimento di Samburskoye, che si trova nella parte occidentale della Siberia.

La produzione di gas e liquidi dell'impianto è gestito da SeverEnergia, una società di cui Eni detiene una quota del 30% ed Enel Societa per Azi(ENLAY.PK), la quale detiene una quota del 20%. La massima produzione di gas e liquidi verrà raggiunta nel 2015 con 145.000 Boepd (barili di olio equivalente al giorno). L'Amministratore Delegato dell'Eni Paolo Scaroni ha detto che hanno deciso di vendere una quota del gas naturale del progetto di Gazprom ad un prezzo ragionevole. Enel prevede invece di bruciare la sua quota di gas nelle centrali elettriche di sua proprietà in Russia.



Sia Eni che Enel hanno comprato impianti di gas di Yukos in un'asta nel mese di aprile 2007, impegnandosi alla possibilità di prendere partner russi in seguito. L'impianto di Samburskoye è il primo di tali impianti ad entrare in funzione e rappresenta una tappa importante nei piani di crescita di Eni in Russia, che porterà ad una produzione di circa 200.000 boe al giorno netti per Eni nel 2019.

2. Cooperazione con Rosneft

Rosneft (RNFTF.PK) è una compagnia petrolifera la cui proprietà di maggioranza è del governo russo, ed è uno dei migliori produttori di petrolio al mondo. Il 25 aprile, Eni ha firmato un accordo strategico di cooperazione per lo sviluppo congiunto di licenze nel Mar Nero e nel Mare di Barents per lo scambio di tecnologie e di personale, così come l'acquisizione da parte di Rosneft di una partecipazione in progetti internazionali di Eni.

Il primo ministro russo Vladimir Putin, che era presente all'incontro, ha commentato l'accordo.
Sono convinto che questi progetti sulla piattaforma di Rosneft avranno successo e voglio assicurarvi che il governo russo farà di tutto per sostenere progetti di questo tipo.
L'operazione è simile a quella tra Rosneft e Exxon Mobil (XOM), che come Eni assume una quota di minoranza del 30% nel progetto comune e paga costi iniziali di investimento. L'annuncio di questo mese di Putin, in cui la Russia avrebbe alleggerito il carico fiscale sui progetti offshore - come l'eliminazione di dazi sulle esportazioni e i tagli fiscali per le estrazioni di minerali - ha portato ad una corsa delle major straniere a cercare offerte.

Ecco alcune dichiarazioni di Scaroni:
Questo progetto è davvero interessante e di importanza strategica per noi. L'impianto è situato nel Mare di Barents. Conosciamo questo oceano molto bene, perché siamo stati i primi ad aprire un impianto di petrolio. I depositi possono contenere un totale di risorse pari a 36 miliardi di barili di petrolio, per un valore superiore ai 3,5 trilioni di euro. Le prospettive del Mare di Barents sono molto promettenti anche grazie alle scoperte circostanti fatte da Eni nel settore norvegese.
Conclusione

Queste due offerte dimostrano che Eni è entusiasta di aumentare le sue attività offshore - non dimentichiamo che il suo gigante del gas si trova in mare aperto a Mozambico - ed è determinata a diventare, a livello internazionale nel settore dell'energia, una società di elevato profilo. Siamo fiduciosi che, dopo i recenti sviluppi, le azioni Eni possano valere almeno 23 euro e gli investitori che desiderano diversificare il proprio portafoglio internazionale dovrebbe considerare l'acquisto di azioni Eni grazie anche al recente pullback che ha offerto un buon punto di ingresso. Ultimo, ma non meno importante, non dimentichiamo che l'azienda paga un affidabile dividendo del 5,60% annuo.

Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono solo a scopo informativo