lunedì 30 giugno 2025

Ichor Holdings (ICHR), grandi aspettative ma i numeri non sono ancora all'altezza

Ichor Holdings (ICHR), azienda che fornisce componenti e sistemi ultra-puliti per la distribuzione di fluidi all'industria dei semiconduttori, potrebbe essere di fronte a una svolta. Mentre la "mania" dei chip per l'intelligenza artificiale ha dominato il mercato, il resto del settore dei semiconduttori ha mostrato una crescita più lenta dal 2022, rendendo i fornitori di attrezzature generiche come Ichor meno attraenti. Tuttavia, questo scenario potrebbe presto cambiare, seguendo i tipici cicli di mercato in cui i minimi si presentano quando meno ci si aspetta una ripresa.

L'introduzione di nuovi dazi da parte dell'amministrazione Trump all'inizio del 2025 ha ulteriormente complicato il quadro, spingendo gli investitori a vendere azioni di aziende con forte esposizione al mercato asiatico come Ichor, temendo ritorsioni commerciali e incertezze sulla domanda globale. Questa combinazione di rendimenti aziendali in calo e vendite dettate dal panico tra marzo e maggio potrebbe aver creato un'eccezionale opportunità di acquisto per i fornitori di semiconduttori. L'autore ha già segnalato con successo titoli simili come STMicroelectronics e Axcelis Technologies, che hanno registrato solidi guadagni grazie alle loro valutazioni inizialmente sottovalutate.


Il grafico di Ichor sembra quasi "invitare all'acquisto", specialmente considerando che il titolo è crollato di oltre il 50% rispetto ai massimi del 2024. Le previsioni indicano una significativa inversione di tendenza nelle operazioni entro il 2028 e un netto miglioramento dei livelli di reddito. Un balzo nelle performance operative potrebbe addirittura raddoppiare il valore del titolo nei prossimi 12-18 mesi.

Con la crescente domanda globale di chip per robot, smartphone, auto avanzate, data center e prodotti innovativi legati all'intelligenza artificiale, la produzione di semiconduttori e le relative attrezzature che utilizzano i sistemi Ichor diventeranno cruciali.

Ichor, con sede in California e stabilimenti produttivi strategicamente distribuiti in Nord America, Asia ed Europa (ma nessuno in Cina, un vantaggio nella guerra commerciale), ha generato nel 2024 il 41% delle vendite da Singapore e il 32% dagli Stati Uniti. I suoi clienti principali sono Lam Research (38% delle vendite) e Applied Materials (35%), il che significa che la sua futura domanda è strettamente legata agli ordini di nuove attrezzature da parte di questi giganti. I sistemi di erogazione di gas e sostanze chimiche di Ichor sono strumenti essenziali per gli OEM di apparecchiature per chip, grazie alla loro efficienza e costi contenuti. Tuttavia, questa specializzazione rende Ichor particolarmente sensibile alla salute generale dell'industria globale dei semiconduttori.

Data la natura ciclica dell'attività, il momento migliore per acquistare il titolo è quando il timore sul futuro del settore è massimo e la valutazione è bassa. Attualmente, il rapporto prezzo/vendite di Ichor (0,74x) si avvicina ai minimi storici dall'IPO del 2016, mentre il rapporto prezzo/valore contabile (0,95x) ha toccato il minimo storico tra aprile e maggio 2025, livelli addirittura inferiori a quelli visti durante la crisi COVID del 2020. Anche le metriche di valore d'impresa, che includono un indebitamento netto contenuto di 60 milioni di dollari, suggeriscono che Ichor è un acquisto conveniente, con un EV/EBITDA previsto di 12,2x per il 2025 e un EV/Sales di 0,69x, ben al di sotto della media. Una potenziale ripresa degli ordini di attrezzature negli Stati Uniti, dovuta ai dazi di Trump, potrebbe aiutare a compensare rallentamenti altrove.

Inoltre, il grafico giornaliero di Ichor mostra segnali di un'inversione rialzista. Il prezzo è tornato sopra la media mobile a 50 giorni, e indicatori di momentum come l'Indice Direzionale Medio (che mostra un esaurimento della pressione di vendita) e le linee di accumulazione/distribuzione (che non hanno confermato i nuovi minimi di prezzo) suggeriscono che le vendite si sono esaurite, aprendo la strada a un possibile rimbalzo.

Sebbene Ichor sia un'azienda più piccola con una clientela concentrata (Lam Research e Applied Materials), il che comporta rischi se questi clienti cambiassero fornitore, le tensioni commerciali o una recessione globale potrebbero offuscare le prospettive di profitto.


Tuttavia, le politiche di Trump volte a riportare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti potrebbero trasformarsi in un vantaggio significativo per Ichor, poiché la costruzione di nuovi impianti richiederà le sue attrezzature. L'attività di insider trading, che un anno fa vedeva intense vendite, si è trasformata in un costante accumulo di stock grant senza operazioni di vendita negli ultimi tre mesi, un segnale positivo.

Con un target price fissato tra 35 e 40 dollari nei prossimi 12-18 mesi, se le vendite e gli utili di Ichor miglioreranno come previsto, il titolo sia destinato a una rivalutazione significativa.

venerdì 27 giugno 2025

Nu Holdings (NU) ripartirà mai?

Nonostante un periodo turbolento, le azioni di Nu Holdings (NYSE: NU) hanno mostrato una notevole ripresa, avvicinandosi ai massimi storici con un balzo di quasi il 40% dai minimi di febbraio. Dopo due trimestri di difficoltà, alcuni cambi ai vertici e il minimo storico del Real brasiliano, sembra che Nubank stia finalmente ritrovando la sua strada. Le aspettative per il prossimo trimestre sono alte, ma ritengo che Nu abbia tutte le carte in regola per superarle, inaugurando una nuova fase di crescita e performance superiori al mercato.

L'ascesa di Nu Holdings: un'analisi approfondita

Sono passati 18 mesi da quando ho identificato Nu come la mia "prima scelta" per il 2024. In questo lasso di tempo, i ricavi di Nu sono cresciuti del 52% (nonostante significative turbolenze valutarie) e l'utile netto è schizzato dell'84%. Di conseguenza, il titolo ha registrato un aumento di oltre il 61%, il che potrebbe far pensare che tutto sia andato secondo i piani.

Tuttavia, osservando il grafico, è evidente che questi 18 mesi sono stati tutt'altro che tranquilli. In effetti, solo pochi mesi fa avremmo potuto acquistare Nu a un prezzo simile a quello di dicembre 2023. Ma cosa ha causato queste oscillazioni così repentine?


Crollo del Real brasiliano, crescente pressione competitiva e cambiamenti nella gestione

Il fattore più influente sull'andamento del titolo nell'ultimo anno e mezzo è stato indubbiamente il crollo del Real brasiliano. A un certo punto, la valuta ha subito un calo del 22% rispetto al dollaro statunitense, un impatto quasi diretto sulla valutazione di Nu. Alcuni potrebbero sostenere che l'effetto sia addirittura peggiore, poiché la valuta riflette un premio di rischio per il suo mercato principale, giustificando a sua volta un multiplo di valutazione inferiore.

Nel frattempo, David Velez, CEO e co-fondatore di Nu, ha espresso frustrazione per il ritmo di esecuzione dell'azienda, con livelli dirigenziali diventati eccessivamente gonfi. Ha quindi proceduto a dimezzare la struttura manageriale, licenziando diversi dirigenti chiave, tra cui l'ex COO Youssef Lahrech, l'ex Chief Product Officer Jag Duggal, l'ex Chief Legal Officer Elita Ariaz e l'ex IR Officer Jorg Friedmann.

Tutto ciò è avvenuto mentre l'azienda non ha rispettato le aspettative di fatturato per due trimestri consecutivi ed è rimasta indietro rispetto a Mercado Pago (MELI) in parametri di crescita fondamentali.

Le cose iniziano a cambiare nel primo trimestre del 2025: aspettative ricalibrate

In un certo senso, il primo trimestre del 2025 non è stato drasticamente diverso dai trimestri precedenti, che erano stati considerati deludenti. Credo che il problema principale siano state le aspettative, che erano più contenute. Detto questo, ci sono state diverse aree di accelerazione.

Nu ha aggiunto 4,3 milioni di clienti nel trimestre, in linea con i 4,6 milioni del quarto trimestre. Sta raggiungendo una dimensione considerevole sia in Messico che in Colombia, con il Messico molto vicino a sperimentare la forte accelerazione che Nu ha vissuto in Brasile tra il 2022 e il 2024.


Nel primo trimestre, i ricavi hanno raggiunto i 3,25 miliardi di dollari, con una crescita del 19% su base annua, ma soprattutto del 9% su base trimestrale, segnando la crescita trimestrale più elevata dal primo al quarto trimestre. E non si è trattato solo di miglioramenti nel mercato dei cambi, sebbene abbiano avuto un ruolo.

I margini lordi sono diminuiti in modo significativo, ma ciò è interamente attribuibile alla crescita del mix in Messico e Colombia. Ciononostante, l'utile netto ha raggiunto il massimo storico di 557 milioni di dollari (di cui il Brasile rappresenta oltre il 100%) e il ROE annualizzato è stato del 30% (il Brasile era al 48%).

I depositi continuano a crescere rapidamente, con un aumento del 48% su base annua e una crescita significativa in tutti e tre i Paesi. Nu sta ancora "faticando" a tenere il passo con il ritmo della sua base di depositi e il suo capitale in eccesso rimane piuttosto inefficiente, con conseguente riduzione del ROE.

Il fatto è che il portafoglio crediti di Nu sta crescendo più lentamente della sua principale fonte di capitale, ma questo significa solo che Nu ha molta liquidità disponibile e, nel tempo, a mio avviso è indubbio che Nu raggiungerà un ROE superiore al 50%.

Forse il modo migliore per comprendere la prudenza di Nu è il grafico che mostra come i suoi crediti in sofferenza, in percentuale sul portafoglio fruttifero, stiano diminuendo. In parole semplici, Nu sta erogando sempre più prestiti senza aumentare il suo rischio relativo.

Nel complesso, i risultati del trimestre non hanno rappresentato una significativa inversione di tendenza. Il fattore chiave è stata l'accelerazione della crescita trimestrale e il fatto che le cose stiano procedendo come previsto, nonostante le crescenti preoccupazioni e le aspettative contenute in vista della pubblicazione.

Prospettive a breve e lungo termine

Le prospettive a lungo termine di Nu possono essere riassunte da tre grafici chiave. Il mercato totale disponibile (TAM) inutilizzato rimane enorme, anche in Brasile, poiché Nu è ancora nelle prime fasi di monetizzazione ed espansione del prodotto.

Le nuove coorti di clienti di Nu stanno progredendo verso la maturità più velocemente, e queste coorti mature continuano a evolversi e crescere autonomamente.

Infine, nel suo percorso verso il miglioramento della monetizzazione, Nu mantiene un'efficienza operativa straordinaria.

Quindi, ironicamente, sono passati 18 mesi dal mio primo articolo, ma le prospettive restano sostanzialmente le stesse.

Detto questo, la concorrenza è in aumento, soprattutto da parte di Mercado Libre. Nel primo trimestre, MELI ha nuovamente sovraperformato. Il suo portafoglio crediti è aumentato del 75% su base annua a valuta costante, rispetto al 40% di Nu, mentre il volume dei pagamenti è aumentato del 72%, più di quattro volte la crescita del volume degli acquisti di Nu, pari al 16%.

Quindi, sembra che nel breve termine Nu potrebbe dover affrontare problemi di concorrenza. Nel tempo, mi aspetto che Mercadolibre (MELI) superi le aspettative, e la risposta del mercato rimane incerta.

Le prospettive valutarie: un fattore critico da monitorare

Ho ricevuto molti feedback sul mio articolo precedente in cui si diceva che il mio set di dati sul tasso di cambio (FX) era prezioso per i lettori, quindi ora forniamo un aggiornamento.

Al momento in cui scrivo, il tasso di cambio BRL/USD è a 0,1812, con un aumento dell'1,3% su base annua e del 3,4% su base trimestrale. Il prezzo medio del secondo trimestre è superiore del 3,2% rispetto al primo, ma è comunque inferiore dell'8% rispetto all'anno scorso.

Si nota che il prezzo medio è maggiormente correlato ai risultati, anche se non è ancora perfetto (tra le altre cose, c'è la questione delle operazioni in Messico e Colombia).

Tuttavia, possiamo vedere che il tasso di cambio è destinato a frenare dell'8% la crescita annuale, ma a dare un impulso del 3% alla crescita trimestrale, che è il parametro più importante per Nu.

A 13,3 dollari per azione, Nu viene quotata a 24 volte gli utili previsti e 17 volte le stime per l'anno prossimo.

Si prevede che i loro utili cresceranno di oltre il 30% annuo nel prossimo futuro e i ricavi di circa il 25%, il che ci porta a una valutazione inferiore a 1x PEG.

A mio parere, il titolo è ancora molto conveniente e si nota una divergenza tra crescita e risultati. Con l'accelerazione della crescita, prevedo che il titolo dovrà rivalutarsi. Il mio obiettivo di prezzo è di 16 $ entro la fine del 2025, sulla base di un multiplo di 22x sulle stime del 2026.

Nu è pronta a tornare pienamente in sella alla crescita accelerata nel prossimo trimestre, poiché la crescita dei ricavi è destinata ad accelerare oltre il 30%, trainata dalla ripresa del Real brasiliano e da un'esecuzione migliorata dopo che Velez ha affrontato i problemi interni. Le prospettive a lungo termine di Nu restano così vaste che è quasi ridicolo immaginare dove sarà tra 10 anni.

Fino ad allora, l'azienda dovrà affrontare sfide a breve termine, come problemi di concorrenza e un sentiment volatile. Tuttavia, la valutazione attuale lascia ampio margine di sicurezza e prevedo un rialzo di quasi il 20% entro la fine del 2025. 

lunedì 23 giugno 2025

Tesla (TSLA) finalmente lancia i Robotaxi

È finalmente arrivato. Tesla ha lanciato il suo attesissimo servizio di robo-taxi Ad Austin, in Texas. I primi utenti hanno ottenuto un'offerta speciale: una tariffa fissa di 4,20 dollari per una corsa, secondo il CEO Elon Musk.

Il lancio è un evento importante. Sono in gioco migliaia di miliardi di dollari, insieme alla reputazione di Tesla come leader nel settore tecnologia dell'intelligenza artificiale.

Da un certo punto di vista, Tesla cerca da anni di convincere gli investitori di essere più di una semplice casa automobilistica, e per una buona ragione. Il settore automobilistico è caratterizzato da bassi margini di profitto, bassi multipli di valutazione, concorrenza spietata e ciclicità.

Toyota Motor è la casa automobilistica convenzionale più quotata al mondo. Ha un fatturato tre volte superiore a quello di Tesla e un utile operativo cinque volte superiore. Le azioni Toyota vengono scambiate a circa 9 volte gli utili stimati, un valore relativamente elevato per una casa automobilistica, eppure l'azienda vale meno di un terzo di Tesla.


Le azioni Tesla valgono quasi 170 volte gli utili stimati per il 2025 e il loro valore di mercato è di circa 1.000 miliardi di dollari. Tutto ciò significa una sola cosa: gli investitori si aspettano che l'intelligenza artificiale si trasformi in un'enorme fonte di guadagni in futuro.

Il futuro dell'intelligenza artificiale in Tesla varrà 1 trilione di dollari solo in termini di valutazione nei prossimi anni. Almeno questo è ciò che sperano gli azionisti. 

Sebbene ci siano enormi rischi, l'opportunità per i robo-taxi è un mercato potenziale da diversi trilioni di dollari. Anche con la nostra visione più equilibrata stimiamo ancora un valore d'impresa di quasi 2 trilioni di dollari per i robo-taxi nel 2040.

Da un lato, le stime di valutazione potrebbero essere basse per un'azienda che monetizza con successo l'intelligenza artificiale. Oggi il mercato paga volentieri dai 2.000 ai 3.000 miliardi di dollari per i leader dell'intelligenza artificiale come Nvidia , Apple , Alphabet, Amazon.com e Microsoft.

D'altro canto, c'è il settore automobilistico da considerare. Le vendite di veicoli Tesla sono in calo, la gamma di prodotti necessita di nuovi modelli, il settore sta perdendo posizioni chiave. Il sostegno politico negli Stati Uniti e la politica di Elon Musk ha alienato alcuni acquirenti negli Stati Uniti e in Europa. Inoltre, le recenti tensioni commerciali hanno scoraggiato impedendo agli acquirenti di automobili cinesi di acquistare alcuni prodotti americani.

La tensione tra le auto Tesla e il business dell'intelligenza artificiale non si risolverà con i robotaxi. Tuttavia, il successo del lancio sosterrà i rialzisti.

Per quanto riguarda ciò che si qualifica come un successo, l'assenza di incidenti è scontato. Il lancio è limitato, forse un paio di dozzine di veicoli, con clienti invitati da Tesla a utilizzare il servizio. Le auto operavano in un'area limitata e delimitata da geofence, probabilmente solo con bel tempo, con dipendenti Tesla da remoto in grado di assistere se le auto incontrano un ostacolo. Tesla avrà anche "Monitor di sicurezza" sul sedile anteriore del conducente come ulteriore strato di protezione.

Il principale competitor negli Stati Uniti è Alphabet Waymo, che effettua più di 250.000 corse a pagamento a settimana in diverse città con una flotta di circa 1.500 robo-taxi. Un robo-taxi Waymo utilizza sensori più costosi, tra cui lidar, essenzialmente un radar basato su laser, che Tesla non utilizza. Musk ritiene che telecamere e intelligenza artificiale in continuo miglioramento siano sufficienti per consentire alle auto a guida autonoma di funzionare in sicurezza.

Inoltre, Tesla prevede di offrire un servizio simile ad Airbnb, in cui i proprietari di Tesla possono noleggiare le proprie Tesla tramite una rete di robo-taxi quando non le utilizzano. Uno dei vantaggi è che Tesla non dovrà investire miliardi per costruire una flotta di taxi. I suoi clienti sono pronti a fornire qualsiasi capacità necessaria.

Il vantaggio in termini di scala è enorme se la tecnologia Tesla funziona. Centinaia di migliaia di conducenti Tesla hanno un'idea di come sta andando Tesla. Tesla offre il suo software di guida completamente autonoma a 99 dollari al mese.

Le azioni Tesla sono in calo di circa il 20% da inizio anno. Tuttavia, sono salite di circa il 35% dall'annuncio del robo-taxi del 10 ottobre 2024, a fronte di un guadagno del 3% nell'indice S&P 500.

Il ritorno di Musk e il lancio dei robotaxi, aiuteranno il titolo a raggiungere una capitalizzazine di 2T nei prossimi anni? 

venerdì 20 giugno 2025

PayPal (PYPL): un futuro brillante nella rivoluzione delle stablecoin

Il 2025 non è iniziato sotto i migliori auspici per le azioni di PayPal (PYPL). L'azienda di tecnologia finanziaria ha visto il suo valore scendere di quasi il 17% da inizio anno. Molti osservatori hanno attribuito questa sottoperformance a due timori principali: 

1) l'avanzata inarrestabile di Apple Pay e Shopify, che sembrano erodere la quota di mercato di PayPal nel settore dei pagamenti

2) l'ascesa delle stablecoin, che, secondo alcuni, potrebbero intaccare le commissioni di elaborazione dei pagamenti.

Tuttavia, sono fermamente convinto che queste preoccupazioni siano decisamente esagerate. PayPal vanta relazioni consolidate con i commercianti e canali di vendita ad altissima conversione che rappresentano un baluardo solido.

Vorrei concentrarmi in particolare sulla strategia del management per il 2025, incentrata sul "win checkout", e più specificamente sul checkout con un solo clic Fastlane, lanciato all'inizio del 2024. Credo che questa iniziativa sia un tentativo diretto e ben mirato di semplificare gli acquisti online e di rafforzare il core business di PayPal.

La vasta rete di PayPal, che conta oltre 400 milioni di account tra consumatori e commercianti, crea a mio avviso dei vantaggi di scala duraturi, davvero difficili da replicare per nuovi operatori come Apple Pay e Shopify. 

Inoltre la crescita di PayPal offre opportunità estremamente interessante, soprattutto nel mondo delle criptovalute. Il lancio della stablecoin PYUSD nel 2023 ne è un chiaro esempio, con il potenziale di ridurre i costi di transazione e di aprire nuove frontiere per i pagamenti. 

Con l'avvicinarsi di una legislazione chiara sulle stablecoin a Washington D.C., questo segmento potrebbe diventare un catalizzatore fondamentale, e PayPal è posizionata per trarne un grande beneficio.

Per tutti questi motivi, continuo a ritenere che le azioni di PayPal siano un ottimo acquisto.

Ho notato come alcune argomentazioni pessimistiche, basate su aneddoti isolati, abbiano guadagnato terreno, ma credo fermamente che non riflettano la vasta e solida base di commercianti di PayPal.

Ciò che mi mantiene ottimista su PayPal per il resto dell'anno è l'impegno instancabile del CEO Alex Chriss nel voler riconquistare la quota di mercato persa, considerandola una priorità assoluta. E in questa strategia, Fastlane è un tassello fondamentale.

I primi dati sono incoraggianti e continuano a rassicurarmi. Come sottolineato durante la call del quarto trimestre: il 75% dei clienti Fastlane sono utenti PayPal nuovi o inattivi. Questo non solo dimostra che Fastlane migliora il tasso di conversione per i commercianti, ma anche che attrae nuovi acquirenti su PayPal e riattiva utenti precedentemente inattivi.


Con la crescita della loro stablecoin e un supporto normativo più solido a Washington, credo che questo sia il momento perfetto per guardare a PayPal con occhi nuovi. A mio avviso, il recente calo è solo un rumore di fondo a breve termine, e sono convinto che il trend rialzista stia accelerando.

Per comprendere appieno l'importanza delle stablecoin per PayPal, è cruciale analizzare PayPal USD (PYUSD) e il suo significato rivoluzionario per l'azienda. Lanciata nell'agosto 2023, PYUSD è stata la prima stablecoin supportata dagli Stati Uniti introdotta da una grande azienda fintech. Emessa tramite Paxos Trust, è interamente garantita da depositi in dollari e titoli del Tesoro statunitensi, e il suo valore è ancorato 1:1 al dollaro.

Con una crescente adozione e un ambiente normativo più favorevole a Washington, stiamo assistendo all'inizio di una tendenza che vede le stablecoin entrare a far parte dei pagamenti tradizionali. PYUSD viene integrato sia su PayPal che su Venmo per trasferimenti P2P, rimesse Xoom e pagamenti tramite wallet di terze parti. L'obiettivo è sfruttare il potenziale della blockchain per ridurre drasticamente le commissioni e i tempi di pagamento tipici delle carte di credito.

Credo che la base di utenti di PayPal, forte di oltre 400 milioni di persone, e le sue consolidate integrazioni con i commercianti, conferiscano a PYUSD un enorme vantaggio distributivo, sia negli utilizzi commerciali che nelle rimesse. Questo è un punto cruciale, considerando che le stablecoin native delle criptovalute hanno faticato a guadagnare terreno in questi ambiti.

A tutto ciò si aggiunge una mossa strategica importante: nell'aprile 2025, PayPal ha stretto una partnership con Coinbase per eliminare le commissioni sugli acquisti e sulle vendite in PYUSD e per consentire la conversione in dollari con un solo clic. In futuro, mi aspetto che la roadmap preveda la possibilità per i commercianti di effettuare transazioni direttamente in PYUSD. Questo potrebbe avere un impatto significativo, contribuendo a eliminare le commissioni nelle transazioni transfrontaliere.

Inoltre, PayPal prevede di introdurre un rendimento APY del 3,7% sui saldi PYUSD nei wallet PayPal e Venmo a partire dall'estate. Questo significa che detenere PYUSD diventerà decisamente più interessante rispetto al semplice contante o alle stablecoin concorrenti.

Considero PYUSD un vero e proprio catalizzatore per accelerare significativamente la quantità di liquidità che PayPal detiene nel suo bilancio e su cui può generare interessi. In un certo senso, PayPal si sta avvicinando sempre più a una banca, e questo potrebbe avere implicazioni enormi sui margini di utile netto. Il potenziale di questo mercato è gigantesco: il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent stima che il mercato totale indirizzabile (TAM) delle stablecoin potrebbe superare i 2 trilioni di dollari in pochi anni. Se PayPal riuscisse a conquistare una quota di mercato del 20% con la sua stablecoin (ovvero 400 miliardi di dollari) e realizzasse poi uno spread sull'utile netto dell'1% (pari a 4 miliardi di dollari), ciò potrebbe contribuire in modo significativo ad aumentare i loro profitti.

È significativo il fatto che il tasso di crescita previsto del flusso di cassa operativo di PayPal, pari al 20,12%, sia più del doppio della mediana del settore, ferma al 10,04%.

Nonostante l'andamento del suo titolo azionario, PayPal è destinata a trarre grande vantaggio dalla rivoluzione delle stablecoin. Tuttavia, ciò non significa che sia esente da rischi.

Il rischio maggiore di questa rivoluzione, a mio avviso, è l'intensa concorrenza nel settore fintech.

Un altro rischio che vedo è quanto siano radicati alcuni pionieri nel campo delle stablecoin. È chiaro che USDC e USDT si sono affermati come leader di mercato. Un passaggio significativo verso PYUSD richiederebbe vantaggi evidenti.

Nonostante il calo delle azioni da inizio anno, continuo a credere fermamente in PayPal. Credo che si sia affermata come un marchio affidabile, con "funnel" di pagamento ad alta conversione ed effetti di rete bilaterali. Credo che questi fattori siano alla base di quella che, a mio avviso, è una leadership duratura nei pagamenti digitali e un percorso verso una crescita significativa nel settore delle stablecoin.

Considero PYUSD un motore di crescita a lungo termine. Se l'utilizzo mainstream delle stablecoin decollasse all'interno dell'ecosistema PayPal, potrebbe ridurre significativamente i costi di elaborazione e accrescere l'engagement degli utenti. Credo che la maggior parte delle preoccupazioni ribassiste derivino dai venti contrari di Apple/Shopify/Braintree, ma ritengo che siano tutte gestibili e ampiamente scontate nel prezzo attuale del titolo. Questo pone un limite basso per sorprese positive nel 2025-26. Le stablecoin, a mio parere, rappresentano la parte più importante della tesi rialzista, con l'opportunità di generare un aumento di 4 miliardi di dollari dell'utile netto, solo basandosi sui margini effettivi di interesse netto.

Credo che la valutazione sia supportata da un flusso di cassa davvero solido, creando uno scenario in cui gli investitori ottengono un potenziale di rialzo opzionale da nuove iniziative "gratuitamente", in aggiunta al core business stabile. Se il management riuscirà a portare avanti con successo l'innovazione del checkout e l'adozione delle stablecoin, considero ancora PayPal un acquisto solido, con un potenziale di rialzo asimmetrico nei prossimi 12-24 mesi. Il mercato sembra comportarsi in modo irrazionale, e questo dovrebbe essere un regalo per gli investitori pazienti.

giovedì 19 giugno 2025

TSMC: Un Gigante in Ascesa Sostenuto dall'Intelligenza Artificiale

Negli ultimi tempi TSMC (TSM) ha letteralmente spiccato il volo, con un balzo del 30%, superando di gran lunga il 9% guadagnato dall'indice S&P 500. Dietro a questa straordinaria performance c'è una convinzione sempre più forte: la sua avanzata tecnologia di packaging CoWoS, un tempo considerata un costo gravoso per l'azienda, si sta trasformando in un potentissimo motore di crescita ad alto margine, trainato dall'esplosione dell'intelligenza artificiale.

E i numeri parlano chiaro. Già nel primo trimestre dell'anno fiscale 2025, i margini del CoWoS hanno superato un impressionante 60-65%, e le previsioni indicano un volume destinato a triplicare entro la fine dell'anno. Inoltre, ben il 73% del fatturato di TSMC deriva ora dai nodi avanzati, ovvero quelli a 7 nanometri e inferiori, dimostrando una leadership tecnologica indiscussa.

Con una stima di tasso di crescita annuo composto (CAGR) dei ricavi legati all'IA superiore al 40%, TSMC punta a raggiungere i 300 dollari entro la fine dell'anno 2026. 

Il passaggio a nodi nanometrici sempre più piccoli non è solo una questione di numeri: significa maggiore densità di transistor, consumo energetico ridotto e prestazioni elevate. Queste caratteristiche sono diventate essenziali per gli acceleratori di intelligenza artificiale, i chip per data center e gli smartphone di ultima generazione. Seguire questa tendenza è cruciale, e la tecnologia N2 di TSMC è pronta per la produzione di massa nella seconda metà dell'anno fiscale 2025.

Nel lungo termine, la domanda di intelligenza artificiale è senza dubbio un importante catalizzatore per il titolo TSMC. Il segmento HPC dell'azienda, che include i processori IA, è cresciuto del 7% su base trimestrale nel primo trimestre dell'anno fiscale 2025, raggiungendo il 59% del fatturato totale, in netto aumento rispetto al 46% del primo trimestre dell'anno fiscale 2024. L'azienda ha anche ribadito le sue previsioni di un raddoppio del fatturato degli acceleratori IA nell'anno fiscale 2025, grazie alla collaborazione con giganti come Nvidia, AMD e progettisti di chip IA personalizzati.

A testimonianza di questa crescita, TSMC quest'anno raddoppierà la sua capacità di packaging CoWoS per far fronte alla crescente domanda di GPU per intelligenza artificiale avanzata. Le prospettive a lungo termine continuano a indicare un potenziale rialzo per il titolo, con il management che prevede un CAGR di circa il 45% per il fatturato del settore IA nei prossimi cinque anni. Queste previsioni rendono la valutazione di TSM, in termini di rapporto prezzo/utili (P/E), decisamente interessante come punto di ingresso, considerando il livello di prezzo attuale.

Oltre al fatturato, il vero asso nella manica di TSMC è la sua fidelizzazione dei clienti. Le principali aziende di semiconduttori "fabless" come Apple, Nvidia e Qualcomm si affidano a TSMC, poiché il passaggio a un'altra fonderia comporterebbe riprogettazioni costose e dispendiose in termini di tempo. Questa dinamica crea una barriera all'ingresso elevatissima per i concorrenti come Samsung Foundry e Intel, che ancora faticano a eguagliare i tassi di rendimento e la scalabilità produttiva di TSMC. La roadmap tecnologica dell'azienda, che include nodi come A16 (dedicato all'AI/HPC) e N2P (una versione migliorata di N2), assicura il mantenimento della leadership di mercato.

La crescita di TSMC è fortemente guidata dall'intelligenza artificiale, in particolare grazie al suo packaging CoWoS e ai nodi avanzati. Questa sinergia ha trasformato le dinamiche dei margini, con quelli del CoWoS che ora superano il 60% e volumi destinati a triplicare. 

Con l'IA che ora rappresenta il 59% delle vendite e la crescente importanza del nodo N2 nell'anno fiscale 2025, l'obiettivo di base di TSMC di 268 dollari e lo scenario rialzista di 300 dollari offrono un potenziale di rialzo di oltre il 40%, nonostante la diluizione dei margini dovuta alla produzione all'estero. TSMC continua a dimostrarsi un driver chiave nel panorama tecnologico globale.

Ottimo azienda

Enphase Energy: molti dicono Buy ma non sono convinto

Devo ammetterlo: in passato ero piuttosto entusiasta di Enphase Energy (ENPH). Un anno fa, scrissi un articolo positivo sul suo potenziale, convinto che l’azienda avesse tutte le carte in regola per brillare nel settore dell’energia solare. Tuttavia, qualche settimana dopo la pubblicazione, decisi di vendere le ultime azioni che avevo in portafoglio, intorno ai 110-105 dollari. Una scelta dettata in parte dall’istinto, in parte dall’impressione che lo scenario a breve termine fosse diventato troppo incerto per restare esposto.

Nonostante tutto, Enphase continua a intrigarmi. Dopo il crollo delle quotazioni dell’ultimo anno, ritengo che il titolo abbia oggi una valutazione interessante. E non lo dico tanto per dire: ieri ho effettivamente acquistato alcune azioni a circa 34,75 dollari.

Il titolo ha iniziato la sua discesa dopo aver toccato un massimo di circa 130 dollari lo scorso settembre, proprio quando la Fed ha cominciato ad allentare la propria politica monetaria e i tassi d’interesse si trovavano sui livelli più bassi. Da lì in poi, per Enphase è stata tutta discesa. Un andamento che dimostra quanto i tassi d’interesse incidano sull’attività e sulle prospettive di questa azienda.

Le cose si sono ulteriormente complicate dopo le elezioni di novembre: è apparso chiaro che una nuova amministrazione Trump non sarebbe stata altrettanto favorevole all’energia solare quanto la precedente. Di conseguenza, il titolo Enphase ha subito ulteriore pressione.

Ora, dopo un crollo di circa il 75% negli ultimi nove mesi, viene naturale chiedersi: le vendite non saranno state un po’ troppo drastiche? Enphase, infatti, è ancora un’azienda solida dal punto di vista finanziario, e non ci sono segnali di un’imminente crisi o di difficoltà sistemiche. Vale la pena ricordare che il titolo aveva toccato un massimo storico di circa 340 dollari nel 2022: da allora ha perso circa il 90% del suo valore.

Una situazione finanziaria ancora solida

Nonostante il calo delle vendite tra il 2022 e il 2023, Enphase ha riportato un utile lordo di 524 milioni di dollari (TTM), un utile operativo di circa 153 milioni e un utile netto di 149 milioni. Certo, sono valori inferiori rispetto agli anni migliori, ma ben lontani dai tempi bui del 2015-2017, quando l’azienda rischiava seriamente la bancarotta.

Se paragoniamo Enphase al suo principale concorrente, SolarEdge Technologies (SEDG), la differenza è notevole. SolarEdge versa in condizioni molto più critiche, il che potrebbe rappresentare un’opportunità per Enphase. Se infatti SolarEdge dovesse uscire di scena – eventualità tutt’altro che remota – Enphase potrebbe accaparrarsi una quota di mercato significativa.

Un vantaggio competitivo che potrebbe fare la differenza

Enphase deve confrontarsi anche con colossi come Tesla (TSLA), ma la sua tecnologia proprietaria, basata sui microinverter, le conferisce un vantaggio competitivo non trascurabile. Quando i tassi cominceranno a scendere, i mutui diventeranno più accessibili, la domanda di abitazioni riprenderà e le ristrutturazioni torneranno a crescere: tutti fattori che potrebbero giocare a favore di Enphase.

Per quanto riguarda SolarEdge, la mia opinione è netta: le probabilità di un default sono elevate. Basta guardarsi intorno. Negli ultimi mesi abbiamo assistito al fallimento di diversi operatori del settore solare: Sunnova, Sunworks, iSun, SunPower. Il problema ricorrente? Troppo debito e perdite continue. Enphase, invece, non presenta questi sintomi. L’azienda dispone di quasi 1,5 miliardi di dollari in cassa e investimenti a breve termine, a fronte di soli 630 milioni di debiti a lungo termine. Il flusso di cassa operativo è solido: 513 milioni di dollari. Un bilancio decisamente sano.

Al contrario, SolarEdge ha perso oltre 1,8 miliardi di dollari nell’ultimo anno e il suo flusso di cassa operativo nel 2024 è stato negativo per oltre 300 milioni. Se SolarEdge dovesse cadere, per Enphase si aprirebbe un'opportunità enorme.

Il nodo della politica fiscale

Naturalmente, non possiamo ignorare i rischi. Di recente, la commissione Finanze del Senato USA ha presentato modifiche al disegno di legge fiscale che prevedono l’eliminazione graduale dei crediti d’imposta per l’energia solare ed eolica entro il 2028. Una notizia che ha spinto al ribasso Enphase e l’intero settore.

Tuttavia, è importante mantenere la prospettiva: si tratterebbe di una transizione graduale, e nel frattempo i tassi d’interesse più bassi potrebbero dare nuova linfa al settore. Inoltre, con i prezzi del petrolio, del gas e di altre fonti energetiche ancora elevati, molte famiglie potrebbero considerare le soluzioni offerte da Enphase come alternative economicamente vantaggiose, anche in assenza di incentivi fiscali.

Inoltre, non è affatto scontato che il testo definitivo della legge sia così penalizzante per il settore. Potrebbero emergere nuove forme di sostegno, anche in base all’orientamento della futura amministrazione. Dopotutto, è difficile immaginare una politica che voglia deliberatamente azzerare l’industria solare.

Due titoli da tenere d’occhio

Se oggi dovessi scegliere due aziende del solare su cui puntare nel lungo termine, probabilmente opterei per Enphase e First Solar (FSLR). Naturalmente, continuerò a monitorare da vicino eventuali segnali di difficoltà finanziarie, ma al momento Enphase appare ben posizionata per resistere alle turbolenze.

Conclusione: rischio alto, ma anche potenziale alto

Enphase vanta una leadership di mercato consolidata, una gestione competente e una delle tecnologie più avanzate nel settore dell’energia solare residenziale. Ma ci sono anche diverse ombre. I tassi sui mutui restano elevati, rallentando il mercato immobiliare e quindi anche la domanda di soluzioni Enphase. Il contesto macro resta ostico: prezzi bassi per le fonti fossili, concorrenza dell’energia nucleare, nuove tariffe e incertezza normativa.

Il crollo del titolo del 17 giugno, a seguito della proposta di riduzione degli incentivi, ne è un esempio lampante.

In definitiva, credo ancora nel potenziale di lungo termine di Enphase, ma è fondamentale essere consapevoli dei rischi. Tra tassi, politica, concorrenza e mutamenti normativi, il cammino sarà tutto fuorché lineare. Chi investe oggi deve farlo con una visione di lungo periodo e una buona tolleranza alla volatilità.

AppLovin: entusiasmo alle stelle, ma la realtà non giustifica la valutazione

Negli ultimi mesi il titolo AppLovin ha guadagnato oltre il 20%, ma a mio avviso questo rialzo ha più a che fare con il timore di restare fuori dal rally (il classico FOMO) che con un reale miglioramento dei fondamentali. Anzi, rispetto alla mia analisi precedente, la valutazione appare oggi ancora più esagerata.

Nel lungo termine, continuo a vedere un rischio competitivo importante: il settore in cui opera AppLovin, tecnologie pubblicitarie e monetizzazione per sviluppatori di app, potrebbe facilmente diventare territorio di conquista per colossi come Google e Meta. Al momento non vi è una sovrapposizione diretta, ma entrambi hanno dimostrato di essere disposti a entrare in nuovi mercati per creare valore per gli azionisti. Se dovessero decidere di espandersi in modo più aggressivo, AppLovin avrebbe davvero vita dura.

La crescita rallenta

AppLovin si presenta come una piattaforma software che aiuta gli inserzionisti a massimizzare l’impatto delle campagne pubblicitarie e la monetizzazione dei contenuti. Opera tramite due divisioni: Advertising e Apps. La crescita dei ricavi è ancora forte (+40% anno su anno nell’ultimo trimestre), ma il tasso è leggermente inferiore al +44% registrato nel trimestre precedente: non un crollo, ma nemmeno un’accelerazione.

Inoltre, se si guarda agli utili per azione (EPS), il segnale è ancora più evidente: l’EPS ha subito un calo sequenziale tra il Q4 2024 e il Q1 2025, pur in presenza di una crescita dei ricavi. Questo potrebbe indicare che l’azienda abbia già raggiunto il massimo potenziale di leva operativa. Insomma, le fasi più esplosive della crescita potrebbero essere alle spalle.

Gestione del capitale: qualche perplessità

Un altro segnale d’allarme arriva dalla gestione del capitale. Nel primo trimestre dell’anno, AppLovin ha riacquistato azioni proprie per quasi 1,2 miliardi di dollari, una cifra mai vista prima. Ma questa decisione solleva due perplessità:

  1. Il bilancio è già abbastanza indebitato: perché non rafforzare la struttura finanziaria invece di spendere cifre record per buyback? Aziende come Google e Meta, che dominano il settore, mantengono posizioni nette di cassa molto solide proprio per potersi muovere rapidamente se si presentano opportunità tecnologiche o acquisizioni interessanti. AppLovin, con un bilancio meno flessibile, corre il rischio di restare indietro.

  2. R&S stagnante: nonostante la forte crescita dei ricavi, la spesa in ricerca e sviluppo non sta crescendo. E questo è preoccupante in un settore ad alto tasso di innovazione. Puntare tutto sui riacquisti di azioni senza aumentare gli investimenti in innovazione potrebbe compromettere la competitività futura dell’azienda.

Nel complesso, si iniziano a vedere segnali di raffreddamento dell’interesse da parte degli investitori: i volumi di scambio sono in forte calo e ben al di sotto della media mensile.

Valutazione fuori scala

La valutazione attuale è, a mio avviso, eccessiva. Anche usando ipotesi molto ottimistiche in un modello di sconto dei flussi di cassa (DCF), il valore equo dell’intera azienda si aggira intorno ai 67 miliardi di dollari, ben lontano dagli oltre 125 miliardi attuali.

Nello scenario migliore, assumendo una crescita dell’FCF del 79% nel 2026 e del 47% nel 2027, e anche una crescita perpetua ottimistica del 3%, non si arriva comunque a giustificare una valutazione a tre cifre in miliardi. Anche riducendo il tasso di sconto dal 15,34% al 12%, il fair value resta sotto i 100 miliardi.

E guardando ai multipli: AppLovin capitalizza 125 miliardi a fronte di 5 miliardi di ricavi. Anche raddoppiando questi ricavi entro il 2028, il price-to-sales rimarrebbe sopra 10 — un multiplo riservato a società con una redditività e un vantaggio competitivo fuori dal comune. Inoltre, il titolo scambia a 65 volte il valore contabile e a 40 volte il free cash flow prospettico. Non proprio un affare.

I possibili catalizzatori positivi

Detto questo, ci sono alcuni elementi che potrebbero sostenere ancora il titolo nel breve termine:

  • Il sentiment degli analisti resta molto positivo: la maggior parte delle valutazioni su Wall Street è bullish.

  • L’effetto FOMO è ancora molto forte: AppLovin sta beneficiando di un momentum che attira nuovi investitori.

  • Un eventuale atteggiamento più accomodante da parte della Fed potrebbe spingere al rialzo l’intero mercato azionario, inclusa AppLovin.

Conclusione

In definitiva, anche se nel breve il FOMO potrebbe continuare a sostenere il titolo, i fondamentali non giustificano l’attuale valutazione. La crescita sembra aver toccato il picco, la gestione del capitale non è particolarmente prudente e i multipli sono tra i più elevati del settore. Per questo, mantengo una valutazione di "Sell": il rischio di una forte correzione è tutt’altro che remoto.

lunedì 16 giugno 2025

Alert: chiudo Skyward Insurance (SKWD) con un gain del +42%

Skyward Specialty Insurance è una compagnia assicurativa americana specializzata nel settore Property & Casualty (P&C), con un focus particolare su segmenti "di nicchia", cioè linee assicurative che i grandi player del mercato tendono a trascurare. Un approccio interessante, innovativo, e potenzialmente redditizio, ma non privo di ombre.

Al momento, il titolo SKWD viene scambiato a multipli superiori alla sua media storica e anche rispetto a molte concorrenti dirette. A questo si aggiunge un altro elemento poco attrattivo per l’investitore di lungo periodo: l’assenza di dividendi. Un mix che impone una certa cautela.

Un business focalizzato, ma giovane e ancora in fase di costruzione

Fondata nel 2006 e quotata al Nasdaq solo dal 2023, Skyward è una realtà relativamente giovane e di dimensioni contenute, con una capitalizzazione di circa 1,9 miliardi di dollari. Opera offrendo polizze commerciali P&C sia in regime "admitted" (cioè con licenza statale) sia "non-admitted" (tramite broker wholesale), coprendo ambiti come la responsabilità civile, l’auto aziendale e le assicurazioni per infortuni di gruppo.

Una delle sue carte vincenti è la diversificazione per linee di business: oggi tutte e otto le divisioni superano i 100 milioni di dollari in premi annui lordi, contro solo cinque divisioni nel 2022. Un traguardo importante secondo il management, che ritiene questa soglia la base per operare in modo sostenibile.

Ma attenzione: circa il 57% dei premi proviene da linee non-admitted, un canale che offre maggiore flessibilità tariffaria ma anche maggiore volatilità e rischio regolatorio. Non tutti gli stati guardano con favore a compagnie che operano senza licenza diretta.

Come molte compagnie moderne, Skyward punta sull’uso intensivo della tecnologia, in particolare tramite la sua piattaforma proprietaria SkyBI, un sistema di business intelligence che supporta le decisioni di sottoscrizione e gestione sinistri. L’ambizione è chiara: costruire un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. Ma la realtà, per ora, è meno brillante.

Il lato positivo? La crescita dei premi. Nei primi nove mesi del 2024, Skyward ha registrato un aumento annuo del 19% nei premi lordi sottoscritti, cavalcando un contesto di mercato favorevole per il settore P&C. Anche il risultato netto è balzato a 104 milioni di dollari (+84% su base annua), spinto da un forte aumento dei proventi da investimento (+128%).

Tuttavia, questa crescita non è stata accompagnata da un miglioramento dell'efficienza operativa. Il combined ratio è rimasto inchiodato al 91%, e il cambiamento nel mix di business ha comportato costi più alti di acquisizione e gestione, che erodono parte dei benefici derivanti dai volumi.

Inoltre, Skyward ha dovuto affrontare eventi avversi: nel Q4 2024, ha subito l’impatto dell’uragano Milton, che ha aumentato i costi da sinistri catastrofali e ha incrementato le riserve per sinistri pregressi di 25 milioni di dollari, connessi a una operazione di trasferimento rischi (LPT). Il risultato al netto di questo one-off, è comunque sceso rispetto al trimestre precedente.

Per il 2025, la società prevede una crescita degli utili tra il 12% e il 20%, con un utile netto stimato tra 138 e 150 milioni di dollari e un ROE intorno al 19%. Valori solidi, ma in un contesto dove le perdite da eventi come i recenti incendi in California potrebbero ancora rappresentare rischi significativi per la redditività. Skyward stima perdite nette inferiori a 10 milioni da questi eventi, ma il rischio catastrofale resta una variabile poco controllabile e sempre presente.

Attualmente il titolo SKWD scambia a 2,5 volte il valore contabile, un multiplo superiore alla sua media recente (2x) e anche al valore medio dei peer (circa 2,3x). Considerando che il suo ROE si aggira sotto il 20% e che la sua efficienza operativa è ancora in fase di ottimizzazione, il titolo non sembra a sconto.

L’IPO è avvenuta solo nel 2023, quindi la storia borsistica è breve e i confronti storici sono limitati. Ma alla luce dei dati attuali, è difficile sostenere che Skyward sia un affare imperdibile a questi prezzi.

Il potenziale c’è, ma oggi il rischio supera il rendimento. 

Skyward è senza dubbio una realtà dinamica, con un posizionamento interessante nel mondo delle assicurazioni specialistiche e un buon potenziale di crescita nel lungo termine. Ma nel breve periodo, il quadro è meno entusiasmante: valutazione elevata, margini tecnici ancora da consolidare, eventi catastrofici ricorrenti e nessun dividendo all’orizzonte.

Per un investitore di lungo termine, l’attuale livello del titolo non rappresenta un punto d’ingresso ideale ma di una uscita dopo un buon gain.

TSMC: un colosso sempre più centrale nella corsa all’intelligenza artificiale

TSMC ha recentemente pubblicato i risultati relativi ai ricavi di maggio 2025, confermando un trend di crescita impressionante: +39,6% su base annua. Un dato che parla chiaro e che, soprattutto, dimostra come le recenti turbolenze commerciali abbiano avuto un impatto minimo sulle performance dell’azienda. Se allarghiamo lo sguardo ai primi cinque mesi dell’anno, la crescita è addirittura del 42,6%, a testimonianza di un’accelerazione costante.

Ma non si tratta solo di ricavi: anche la quota di mercato di TSMC continua ad espandersi. Secondo un report di TrendForce, nel primo trimestre del 2025 ha raggiunto il 67,6%, in aumento rispetto al 67,1% del trimestre precedente. Un risultato ancora più significativo se consideriamo che il principale inseguitore, Samsung Foundry, ha visto scendere la propria quota dall’8,1% al 7,7%. Questo spostamento di equilibri favorisce TSMC, soprattutto in termini di potere di pricing: con una posizione dominante, diventa più semplice dettare le regole del gioco.

Un altro segnale incoraggiante arriva dai progressi tecnologici. Il nuovo processo produttivo a 2 nanometri ha superato il 90% di resa, una pietra miliare per l’efficienza e la redditività futura. Al contrario, Intel, nonostante gli investimenti e i sussidi pubblici, continua a faticare nel rilanciare la propria attività di fonderia. Tutto questo rafforza la posizione di TSMC come perno centrale dell’ecosistema dei semiconduttori.


Un titolo che ha saputo recuperare

Il mercato, dopo una fase di incertezza, sembra aver ritrovato fiducia in TSMC. Ad aprile, il titolo era sceso fino a 141 dollari dai 220 di inizio anno. Ma in poche settimane, ha recuperato terreno, tornando sopra i 210 dollari con un rimbalzo del 50%. A rafforzare il sentiment positivo ci ha pensato anche il report di maggio: TSMC ha generato ricavi per oltre 320 miliardi di dollari taiwanesi, beneficiando della resilienza negli investimenti in infrastrutture AI da parte delle big tech. Il suo ruolo cruciale nella produzione di chip avanzati, unito a una supply chain ben gestita, continua ad attrarre clienti di alto profilo.

Leadership confermata e difficoltà dei competitor

La leadership di TSMC nel settore delle fonderie non è in discussione. Con una quota di mercato vicina ai due terzi, è difficile immaginare un rivale che possa seriamente insidiarla nel breve periodo. Al contrario, i competitor arrancano. Samsung ha perso terreno, e Intel fatica a trovare una direzione chiara. Questo rafforza la posizione di TSMC come fornitore preferito per i chip più avanzati, fondamentali per l’intelligenza artificiale.

È interessante osservare il confronto con un altro gigante del settore: Nvidia. Anche se entrambe le aziende dominano in modo significativo nei rispettivi mercati, TSMC potrebbe godere di una posizione più difendibile nel tempo. Nvidia, infatti, deve fare i conti con una concorrenza crescente – AMD, ad esempio, ha già annunciato il chip MI400 e stretto una partnership con OpenAI – mentre TSMC, grazie all’elevato costo di ingresso e alla complessità della sua supply chain, rimane difficilmente replicabile.

Innovazione e crescita futura

L’innovazione resta il cuore pulsante di TSMC. Il successo del processo a 2 nm e l’espansione dello stabilimento in Arizona, sostenuta anche dalla politica industriale statunitense, potrebbero rafforzare ulteriormente il legame dell’azienda con Washington e aprire la strada a future acquisizioni strategiche – come, ipoteticamente, quella delle attività di fonderia di Intel.

Anche sul piano finanziario, ci sono segnali confortanti. Dopo il picco del 2023, i margini lordi sono tornati a salire, e c’è spazio per ulteriori miglioramenti. La grande domanda per gli investitori è se TSMC riuscirà a tradurre la propria posizione dominante in una crescita sostenibile dell’utile per azione (EPS). Con l’aumento della domanda per i chip AI, l’azienda potrebbe aumentare i prezzi dei suoi processi più avanzati, migliorando al contempo la redditività.

Valutazione interessante per un leader globale

Le prospettive per i prossimi anni sono solide. Si prevede una crescita del fatturato del 41,5% nel 2025, con un ritmo ancora positivo nel 2026 (+16,7%) e nel 2027 (+15,8%). Anche l’EPS è atteso in crescita e il titolo oggi viene scambiato a meno di 20 volte l’utile stimato per il 2026: una valutazione contenuta, soprattutto se confrontata con altri colossi tecnologici.

In un contesto in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo gli equilibri del settore tech, TSMC si presenta come un attore solido, innovativo e ben posizionato per capitalizzare questo trend. La crescita del fatturato, l’espansione della quota di mercato, l’efficienza produttiva e una valutazione ancora interessante fanno del titolo una delle scommesse più convincenti per chi cerca esposizione al boom dell’AI. Samsung e Intel restano indietro, mentre TSMC consolida la propria leadership. Il potenziale c’è tutto. E anche il mercato, a giudicare dal recente rally, sembra essersene accorto.

AbbVie come investimento orientato ai dividendi

Se sei un investitore focalizzato sul reddito, starai cercando azioni capaci di coniugare rendimenti interessanti, solidi fondamentali e una storia credibile di crescita dei dividendi. Ma, come accade spesso agli inizi, avrai imparato cose negative in questo passaggio. Ci lasciamo affascinare da rendimenti elevati senza guardare troppo in profondità. Non sorprende che abbiamo incrociato qualche "trappola del rendimento", con conseguenti tagli ai dividendi e titoli in discesa libera.

Col tempo, la mia strategia si è evoluta: oggi non mi accontento più di un alto yield se non è sostenuto da fondamentali robusti. Tuttavia, questo approccio più prudente mi ha portato anche a scartare opportunità valide, frenato da un eccessivo scetticismo. Un esempio? AbbVie.

Il titolo mi ha sempre incuriosito, soprattutto tra il 2019 e il 2022, quando offriva un rendimento oscillante tra il 4% e il 7%. Eppure, pur conoscendone lo status da “aristocratica del dividendo”, il prezzo stagnante e l'alto yield mi hanno fatto diffidare. Ho aspettato. Poi, quando finalmente il titolo ha rotto al rialzo, ho scelto... di aspettare ancora. Il risultato? Non ho mai comprato, e il prezzo non è più tornato indietro.

E oggi, guardando i numeri e la traiettoria dell’azienda, mi chiedo se non sia arrivato il momento di riconsiderare AbbVie con occhi nuovi. Proviamo a fare il punto.

Chi è AbbVie oggi

AbbVie nasce ufficialmente nel 2013 dallo spin-off di Abbott Laboratories, con l’obiettivo di separare le attività farmaceutiche innovative da quelle più orientate alla commercializzazione. Con sede a North Chicago, l’azienda è cresciuta fino a diventare una delle principali realtà biofarmaceutiche globali.

Se il nome di AbbVie è da sempre associato al blockbuster Humira, oggi la vera forza trainante risiede in due farmaci immunologici: Skyrizi e Rinvoq. Il loro successo ha permesso all’azienda di superare senza traumi la scadenza del brevetto di Humira negli USA.

I numeri parlano chiaro

Nel suo ultimo aggiornamento trimestrale, AbbVie ha alzato le stime di utile per azione per l’intero 2025, passando da un range di $11,99-$12,19 a $12,09-$12,29. Una revisione al rialzo che riflette la fiducia del management nel potenziale di crescita di Skyrizi e Rinvoq.

I ricavi trimestrali hanno raggiunto 13,34 miliardi di dollari (+8,4% a/a), mentre l’utile per azione rettificato è salito a $2,46 (+6,5%). In particolare, il segmento immunologico ha messo a segno un +16,6%, trainato da Skyrizi (3,4 miliardi) e Rinvoq (1,7 miliardi).


Questi risultati sono ancora più notevoli se si considera che Humira, dopo la perdita di esclusiva, ha registrato un calo delle vendite del 50%, attestandosi a 1,12 miliardi. Tuttavia, l’azienda è riuscita a compensare ampiamente grazie al dinamismo del resto del portafoglio, in crescita del 21% su base annua.

Un dividendo solido e crescente

Un aspetto che continuo ad ammirare di AbbVie è la sua disciplina nella distribuzione dei dividendi. A febbraio ha incrementato la cedola trimestrale da $1,55 a $1,64 per azione, prolungando una tradizione di 52 anni di aumenti consecutivi (inclusa l’era Abbott). Dallo spin-off, il dividendo trimestrale è cresciuto del 310%.

Oggi il titolo offre un rendimento tra il 3% e il 4%, ben al di sopra della media del settore sanitario (intorno all’1,3%). E non si tratta di crescita a scapito della sostenibilità: il payout ratio è al 62%, ben coperto dal free cash flow.

Anche se il tasso di crescita dei dividendi si è raffreddato – da un CAGR decennale del 13% a uno triennale del 5,6% – AbbVie punta a mantenere un ritmo stabile del 5-7%, una soglia prudente ma interessante per chi cerca rendimento e solidità.

Cosa c’è oltre Rinvoq e Skyrizi? Una pipeline promettente

Per sostenere la crescita nel lungo periodo, AbbVie sta puntando su un ampio portafoglio in sviluppo, con focus in tre aree chiave:

Oncologia: numerosi candidati (tra cui ABBV-383, Teliso-V, ABBV-969) sono in fase avanzata di sperimentazione contro tumori solidi e mieloma multiplo.

Autoimmuni, infiammazioni e obesità: oltre a espandere le indicazioni di Skyrizi e Rinvoq, AbbVie ha acquisito il candidato NX-13 (colite ulcerosa) e ha avviato una collaborazione per un trattamento sperimentale contro l’obesità.

Neurologia: Tavapadon per il Parkinson e l’ampliamento delle indicazioni per Vraylar (già approvato per schizofrenia e disturbo bipolare) testimoniano l’interesse dell’azienda in quest’area.


La mia conclusione: AbbVie oggi è un’occasione?

Guardandomi indietro, ammetto di essermi lasciato scappare una grande opportunità tra il 2019 e il 2022. E sebbene i rendimenti attuali non siano più quelli di allora, oggi vedo in AbbVie una società solida, con un dividendo sostenibile e in crescita, una pipeline ben diversificata e due blockbuster già ben posizionati sul mercato.

Il titolo non è più a sconto, ma il suo rendimento rimane interessante in un contesto di incertezza macroeconomica. E, soprattutto, la qualità del business è ancora lì, più chiara che mai. Per me, è arrivato il momento di riconsiderare seriamente AbbVie nel mio portafoglio da dividendo. E questa volta, potrei davvero agire.

mercoledì 11 giugno 2025

Acquisto Monolithic Power Systems (MPWR). La mia tesi è semplice: i multipli di valutazione si muovevano su livelli storicamente contenuti, e nutro grande fiducia sia nel modello di business dell’azienda sia nella capacità del management di continuare a generare una crescita solida e costante.

Va detto, però, che investire in MPWR non è mai stata un’impresa facile. A uno sguardo superficiale, basandosi solo sui multipli, il titolo sembra sempre caro. Ma c’è una ragione: l’azienda ha costruito nel tempo un vantaggio competitivo che le consente di operare in mercati dove le sue soluzioni offrono prestazioni superiori rispetto agli standard. Questo si traduce in pricing power, ovvero nella possibilità di dettare i prezzi in virtù del valore aggiunto che fornisce.

A mio avviso, ci sono due approcci validi per affrontare un investimento in MPWR. Il primo è costruire una posizione nel tempo, scommettendo sulla qualità e sulla resilienza del business nel lungo periodo. Il secondo, quello che ho adottato in passato, è aspettare quei rari momenti in cui i multipli calano, approfittando di finestre temporali di sottovalutazione che tendono a chiudersi rapidamente.

Naturalmente, il mercato ci insegna che il "minimo" può sempre andare ancora più in basso. Ma nel caso di MPWR, rimanere fedeli alla tesi iniziale si è rivelata la scelta giusta.

I risultati del primo trimestre 2025

Il primo trimestre dell’anno si è chiuso con ricavi che hanno toccato la parte alta della guidance aziendale: +39% su base annua e +3% rispetto al trimestre precedente. Ancora una volta, sono rimasto colpito dalla capacità dell’azienda di applicare la propria tecnologia in mercati finali molto diversi tra loro, mantenendo una crescita bilanciata.

Il segmento legato ai data center ha registrato una flessione del 32% su base sequenziale, ma è stato compensato dalla ripresa delle divisioni Storage and Computing e Automotive, che hanno trainato la crescita complessiva.

Credo che il calo nelle vendite ai data center sia legato a una combinazione di fattori: la natura irregolare degli ordini, la concentrazione dei ricavi su pochi clienti e la probabile perdita di quote nella piattaforma B200 di NVIDIA, dove Infineon sembra aver guadagnato terreno, come suggerito anche dalle sue previsioni ottimistiche per il 2025.

Il management di MPWR, tuttavia, si è mostrato fiducioso sulla possibilità di riconquistare terreno nei prossimi trimestri, grazie a nuovi progetti già qualificati che dovrebbero cominciare a contribuire nella seconda metà dell’anno. Non sono stati fatti nomi espliciti, ma è plausibile che ci si riferisca alla piattaforma B300 di NVIDIA, suggerendo quindi un potenziale recupero della quota persa in precedenza.

Focus sull’automotive e sull’intelligenza artificiale

Un altro punto di forza è la continua solidità del settore automobilistico, che resiste bene nonostante un contesto macro incerto e l’inasprimento delle tensioni commerciali globali. Il fatto che i progetti avviati in passato si stiano ora trasformando in ricavi concreti conferma che la strategia di specializzazione e integrazione verticale di MPWR sta pagando, soprattutto nel guadagnare quote di mercato.

Interessante anche il potenziale legato all’intelligenza artificiale: nella seconda metà dell’anno è prevista l’entrata in gioco di nuovi operatori, il che dovrebbe portare a una maggiore diversificazione dei ricavi, riducendo la dipendenza da singoli clienti e mitigando la volatilità osservata finora nel segmento Enterprise. Questo potrebbe anche rafforzare la posizione dell’azienda nelle sue collaborazioni con NVIDIA, ampliando le opportunità future.

Dal punto di vista operativo, MPWR sembra ben posizionata anche per fronteggiare i rischi geopolitici: la sua struttura diversificata tra R&D e produzione le ha permesso finora di contenere l’impatto di dazi e tensioni internazionali.

Segmenti in evoluzione

Il segmento Storage and Computing ha avuto un primo trimestre molto forte, con un +38% su base sequenziale, sostenuto da una domanda effettiva per piattaforme di memoria e calcolo, piuttosto che da un semplice riempimento dei canali. Anche se non ci sono state indicazioni specifiche per il trimestre successivo, il tono del management lascia intendere un andamento stabile, con potenziale normalizzazione verso la fine dell’anno.

Il segmento automobilistico continua la sua corsa, con il terzo trimestre consecutivo di crescita a due cifre. Mi aspetto che questa tendenza prosegua, in particolare con l’adozione di sistemi a 48V e 800V, i cui effetti si vedranno probabilmente nel 2026.



Per il segmento Enterprise, che ha rappresentato il 30% del fatturato negli ultimi dodici mesi ma solo il 21% nel Q1 2025, mi aspetto un’inversione di tendenza nella seconda metà dell’anno, soprattutto se la domanda AI dovesse accelerare come previsto.

Prospettive per l’anno

Secondo le stime medie raccolte da Seeking Alpha, MPWR dovrebbe generare circa 2,66 miliardi di dollari di ricavi nel 2025. Considerando i 637,5 milioni già registrati nel primo trimestre e la guidance di 650 milioni per il secondo, ciò implica circa 1,37 miliardi da realizzare nella seconda metà dell’anno. Questo rappresenterebbe una crescita del 6,5% rispetto al semestre precedente, una proiezione prudente, soprattutto se si considera l’ottimismo mostrato su automotive e AI.

Per questo, credo che ci sia spazio per revisioni al rialzo, soprattutto se il segmento Enterprise dovesse sorprendere positivamente e Storage and Computing non dovesse subire contraccolpi rilevanti.

Rischi da considerare

I principali rischi a breve termine riguardano il contesto macroeconomico globale e la possibilità di una recessione, che potrebbe pesare su titoli ciclici ad alta beta come MPWR. Un altro potenziale ostacolo è il sentiment verso il settore AI: se dovessero emergere dubbi sugli investimenti infrastrutturali previsti per il 2026, la pressione sul titolo potrebbe aumentare. In questo contesto, le iniziative finanziate da attori come l’Arabia Saudita sono un segnale incoraggiante, ma resta da capire quanto saranno rilevanti in termini di ricavi reali.

Conclusione

MPWR continua a fare bene. Il suo approccio focalizzato su soluzioni di nicchia ad alto valore aggiunto si traduce in vantaggi competitivi tangibili e in una crescita ben distribuita tra diversi mercati finali. Anche se i multipli attuali sono tornati vicini alla media storica, e quindi non ritengo opportuno aumentare l’esposizione in modo aggressivo, considero il titolo ancora valido per un investimento di lungo periodo.

Con l’accelerazione della domanda AI e la solidità dimostrata in settori chiave come automotive e computing, MPWR resta un’azienda da comprare, con buone probabilità di sorprese positive nei prossimi trimestri.

Ulta: una storia di valore che evolve

Un anno fa, Ulta si era guadagnata la mia fiducia grazie a fondamentali solidi, vantaggi competitivi ben radicati e una valutazione interessante. All’epoca, il titolo si scambiava a 381 dollari per azione, mentre il mio fair value era di 482 dollari, con un potenziale di rialzo del 25%. Il 30 maggio 2025, quella stima è diventata realtà: Ulta ha raggiunto proprio quota 482 dollari. La tesi, insomma, ha funzionato.

Ma ora, la domanda è: e adesso, dove si va?

Cosa è successo nel 2024

Nel corso del 2024, Ulta ha attraversato un momento difficile. Il mercato ha iniziato a nutrire dubbi sulla capacità dell’azienda di difendersi da una concorrenza crescente e da un consumatore sempre più selettivo. Sebbene queste preoccupazioni non fossero del tutto infondate, non spiegavano pienamente la flessione del titolo. Dopo tutto, la concorrenza nel settore beauty è una costante da sempre, e la domanda di prodotti legati alla cura della persona resta sorprendentemente resiliente.

A mio avviso, le vere difficoltà di Ulta erano due:

  1. Un consumatore in evoluzione, che oggi preferisce marchi specializzati e influencer piuttosto che i brand tradizionali.

  2. Inefficienze operative e infrastrutture datate che hanno limitato la capacità di Ulta di adattarsi in modo rapido.

Il punto chiave? Il mercato vedeva questi problemi come strutturali e duraturi. Io, invece, li consideravo risolvibili. I pilastri competitivi di Ulta erano ancora intatti: un programma fedeltà tra i più popolari del settore, un assortimento che copre tutte le fasce di prezzo, e una rete di negozi ben posizionata, inclusi i mini-store nei punti vendita Target.

In sostanza, il modello di business di Ulta non era cambiato. I clienti avevano – e continuano ad avere – pochi motivi per abbandonare l’ecosistema Ulta. Ciò che era cambiato erano le aspettative, non le fondamenta.

Cosa non ha funzionato e cosa si sta correggendo

Ulta non è riuscita a reagire prontamente all’evoluzione del comportamento dei consumatori. Le principali criticità includevano:

  • Una gestione inefficace dell’inventario

  • Tempi di consegna lenti

  • Un’esperienza digitale insoddisfacente (app e sito web lenti, glitch frequenti)

  • Negozi sottodimensionati in termini di personale

  • Ambienti retail poco curati e poco stimolanti

  • Un assortimento in alcuni casi incompleto

Ma queste difficoltà non sono nate all’improvviso: semplicemente, sono emerse con forza nel momento in cui il comportamento dei clienti è cambiato. E la buona notizia è che il management ha iniziato ad affrontarle con decisione.

La svolta: risultati del primo trimestre 2025

I segnali di miglioramento sono già evidenti. Nel primo trimestre del 2025, Ulta ha battuto le aspettative su tutti i fronti:

  • EPS: 6,70 dollari, ben oltre le attese

  • Ricavi: 2,85 miliardi di dollari, +60 milioni rispetto al consensus

  • Comps: +2,9%, con crescita sia nel valore dello scontrino (+2,3%) sia nel numero di transazioni (+0,6%)

  • Guidance: rivista al rialzo su vendite, EPS e comparabili

Con questi numeri, una crescita del fatturato annuo del 5,5% porterebbe Ulta a chiudere il 2025 con circa 11,9 miliardi di dollari di ricavi. È realistico immaginare un ritorno alla media storica di crescita del 16,2%? Forse. Ma oggi la vera opportunità non è nella top line, bensì nei margini.



La nuova tesi: espansione dei margini

Il punto di forza del 2025, secondo me, è l’efficienza. Se Ulta riuscirà a modernizzare i suoi sistemi (ERP, supply chain, digitale) e migliorare le operations, potrebbe riportare i margini operativi dal 14% al precedente livello del 16%. Questo piccolo cambiamento avrebbe un impatto enorme: porterebbe il fair value del titolo a circa 530 dollari per azione, con un potenziale upside del 15%.

A quel punto, considererei Ulta equamente valutata. Che valga la pena restare investiti per inseguire quest’ultimo 15% dipende dal profilo dell’investitore.

Fondamentali solidi

Ulta resta una macchina da cash flow. I numeri parlano chiaro:

  • Oltre 1 miliardo di dollari di free cash flow annuo

  • 450 milioni di dollari in cassa e zero debiti

  • Riacquisti azionari da 1 miliardo di dollari all’anno per tre anni consecutivi

  • FCFE in crescita del 24% nell’ultimo decennio

E il programma fedeltà è un asset straordinario: 45 milioni di iscritti, ben 10 milioni in più rispetto a Starbucks, pur con un numero di punti vendita infinitamente inferiore. Un dato che sottolinea quanto Ulta sia efficace nel trasformare clienti occasionali in consumatori abituali e fedeli.

Le leve per la crescita futura

Ulta non punta solo ad aumentare le vendite: ha almeno quattro leve strategiche per il lungo termine:

  1. UB Media – Una piattaforma pubblicitaria interna per brand, con potenziale di margini elevati.

  2. Espansione internazionale – Dopo il tentativo interrotto in Canada, Ulta guarda a Messico e Medio Oriente.

  3. Nuove categorie di prodotto – L’ingresso nel grooming maschile potrebbe rappresentare per Ulta quello che la linea uomo è stata per Lululemon.

  4. Espansione dei margini – Una volta terminati i grandi investimenti, l’attenzione tornerà sui margini, soprattutto se UB Media decollerà.

Valutazione: realistica, non ottimistica

Attualmente, il mercato stima una crescita del fatturato del 10,5% annuo per il prossimo decennio, a margini costanti. È uno scenario possibile, ma non esattamente prudente. Tuttavia, se Ulta riuscisse ad aumentare i margini dal 14% al 16%, il titolo potrebbe valere fino a 530 dollari, come già anticipato.

In uno scenario particolarmente favorevole, se il mercato tornasse a prezzare Ulta con un P/E intorno a 22 (la sua media quinquennale), il titolo potrebbe persino superare i 600 dollari per azione.

Rischi da monitorare

Naturalmente, ci sono dei rischi da tenere in considerazione:

  • Ulta potrebbe non riuscire a migliorare la propria efficienza operativa.

  • L’inflazione potrebbe continuare a comprimere i margini.

  • I gusti dei consumatori potrebbero cambiare, e Ulta potrebbe non adattarsi abbastanza in fretta.

  • L’espansione internazionale potrebbe rivelarsi dispendiosa e poco redditizia.

Conclusioni

Ulta oggi non è più l’opportunità value di un anno fa, ma resta un’azienda eccellente. I suoi vantaggi competitivi sono intatti, la base clienti è solida, e il bilancio è impeccabile. Per un investitore istituzionale o con capitali significativi, Ulta rappresenta un’ottima combinazione di dimensione, stabilità e potenziale. Per i piccoli investitori, tuttavia, potrebbe rivelarsi un costo opportunità, soprattutto se ci sono opzioni più asimmetriche altrove.

Detto questo, Ulta continua a generare cassa, ha spazio per espandere i margini, e sta costruendo nuove fonti di reddito ad alta redditività. Credo che, più che sulla crescita del fatturato, il futuro della società si giochi sull’efficienza e sulla redditività.

Stimare oggi un fair value intorno ai 530 dollari è, a mio avviso, realistico. Ma molto dipenderà dall’esecuzione del management nei prossimi trimestri. Se le promesse verranno mantenute, il titolo ha ancora strada da fare. In caso contrario, potrebbe restare fermo o addirittura correggere.

martedì 10 giugno 2025

DocuSign crolla dopo risultati deludenti: il mercato resta diviso sul futuro

DocuSign (DOCU) ha registrato un brusco calo in Borsa dopo aver pubblicato risultati del primo trimestre inferiori alle attese, interrompendo così una serie di trimestri positivi. Venerdì il titolo ha chiuso in calo del 19% a 75,28 dollari, dopo la pubblicazione dei dati finanziari avvenuta giovedì a mercati chiusi.

Il motivo principale del sell-off è legato alle billings, cresciute solo del 4% su base annua, un risultato ben al di sotto delle aspettative e in netto rallentamento rispetto all’11% di crescita registrato nel trimestre precedente. La società ha attribuito la debolezza a un cambiamento nei piani di compensazione del team vendite, che avrebbe ridotto i rinnovi anticipati. Secondo il management, si tratterebbe di una questione di tempistiche, e non di una debolezza strutturale del business.

Tuttavia, gli analisti restano divisi su questa lettura. Secondo Mark Murphy di JP Morgan, “le azioni DocuSign saranno probabilmente penalizzate nel breve termine”, aggiungendo che l’errore del primo trimestre non sembra dipendere da condizioni macroeconomiche avverse. Murphy ha mantenuto un giudizio neutrale sul titolo, ma ha rivisto al ribasso il prezzo obiettivo da 81 a 77 dollari.

Più scettico Karl Keirstead di UBS, secondo cui “la spiegazione fornita da DocuSign potrebbe non raccontare tutta la storia”. L’analista osserva che i clienti tendono a rinnovare i contratti in anticipo quando esauriscono il volume di firme elettroniche incluso. Tra le possibili cause del rallentamento, oltre ai cambiamenti nella strategia di go-to-market, Keirstead cita incertezze macroeconomiche, la ricerca di contratti più strutturati o un’esecuzione commerciale non all’altezza. Anche lui ha mantenuto un rating neutrale, ma ha ridotto il target price da 85 a 80 dollari.

Dal punto di vista finanziario, i risultati sono stati misti. Il fatturato trimestrale si è attestato a 739,6 milioni di dollari, leggermente al di sotto del range previsto (741–751 milioni), mentre l’utile rettificato ha battuto le stime con 90 centesimi per azione rispetto agli 81 centesimi attesi. I ricavi sono comunque cresciuti del 7,6%, raggiungendo 763,7 milioni di dollari, sopra le previsioni medie degli analisti (748 milioni).

Per l’intero esercizio 2026, DocuSign prevede ora un fatturato compreso tra 3,15 e 3,16 miliardi di dollari, in leggera crescita rispetto alla precedente guidance di 3,13–3,14 miliardi. Tuttavia, ha ridimensionato le aspettative iniziali che puntavano a quota 3,4 miliardi.

Un segnale positivo per gli investitori è arrivato dal consiglio di amministrazione, che ha autorizzato un ulteriore miliardo di dollari per il programma di buyback, a conferma della volontà della società di restituire valore agli azionisti.