venerdì 1 luglio 2016

Brexit, i titoli difensivi da mettere in portafoglio

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ha avuto pesanti ripercussioni sull’andamento dei prezzi, come si poteva facilmente immaginare. Gli effetti negativi si sono amplificati anche per l’errore di valutazione compiuto da un mercato che aveva scommesso sull’esito opposto, ovvero la permanenza. A distanza di qualche giorno la mente è sicuramente più lucida ed in grado di capire che è soprattutto in queste circostanze che gli affari diventano possibili, purché si ponga un’attenzione estrema nelle operazioni che si desidera attuare.

Il primo pensiero positivo in tal senso va ai dividendi erogati sia in questi momenti di incertezza sugli sviluppi futuri del caso Brexit che a maggior ragione se tutto si concluderà con conseguenze economiche inferiori a quanto i più pessimisti stanno ipotizzando. A queste società sono richiesti flussi di cassa ampi e stabili affinché la politica del management su un aumento costante dei dividendi diventi concretamente realizzabile nel tempo e una volatilità relativamente bassa per limitare il rischio di ribasso.

Altria Group (MO)
E’ una società produttrice di sigarette capace allo stesso tempo di diversificarsi tramite le sue controllate nella vendita di prodotti vinicoli, tabacco per pipa e sigari fatti a macchina.
I risultati del primo trimestre 2016 sono stati entusiasmanti, con un +6% del fatturato e un +19,54% dell’utile netto.

Le prospettive sono ottime grazie al fatto che la sua principale fonte di reddito, le sigarette, non accenna ad arrestarsi e sicuramente il Brexit non potrà essere l’elemento che andrà a modificare questa realtà dei fatti. Per quanto si stia parlando di una società a tutti gli effetti, Altria Group (al pari dei suoi rivali del settore tabacco) è un bene di rifugio talmente immune agli eventi di mercato da mettere in sicurezza il portafoglio anche da grossi pericoli di contagio generale.
L’azienda ha un dividend yield del 3,33%, corrispondente a 2,26$ ad azione.

Exxon Mobil (XOM)
Con una capitalizzazione di ben 378 miliardi, è il più grande operatore nella raffinazione e nella commercializzazione a livello internazionale di prodotti petroliferi, oltre a vantare un settore chimico tra i maggiori al mondo. Queste caratteristiche rendono quasi scontata una crescita degli utili decennale in periodi di mercato “normali”, con il pagamento di dividendi superiori rispetto all’anno precedente da ben 34 anni di fila, così da rientrare nella ristretta cerchia dei dividendi aristocratici.

La lunga e gloriosa storia della società e il raggiungimento di dimensioni di mercato imponenti non sono però stati sufficienti per restare immuni al crollo del prezzo del petrolio sotto i 30$ al barile, subendo un dimezzamento dei profitti. Ma la capacità di ridurre nettamente le spese in conto capitale ha permesso di abbassare il punto di pareggio tra costi e ricavi a 40$ e di sostenere un ulteriore aumento del dividendo del 2,7%.

Questa testimonianza di forza finanziaria, in aggiunta ad interessanti progetti in fase di sviluppo che una volta messi in atto miglioreranno la stabilità dei flussi di cassa, lasciano intendere un futuro positivo per un titolo che in questo primo semestre del 2016 ha già recuperato più del 25% delle perdite.

U.S. Bancorp (BAC)
E’ una banca statunitense che opera a livello nazionale nazionale e ritenuta tradizionale poiché è focalizzata su attività di base come depositi, prestiti e mutui. Questa strategia potrà anche essere considerata conservativa, ma ha dato all’istituto una solidità tale da superare senza troppe difficoltà perfino la crisi del 2008.

Con certe premesse il Brexit non può spaventare più di tanto. Al contrario deve essere visto come un evento che ha permesso di scontare il prezzo, come testimoniato dal basso rapporto prezzo/utili di 11,10.

Il dividendo erogato è di 1,02$ ad azione.