venerdì 1 luglio 2016

Brexit, la reazione di due titoli bancari

Il Brexit ha sconvolto il mercato nell’ultima settimana di contrattazioni, con gravi perdite registrate ovunque. Una categoria di titoli da analizzare con attenzione alla luce dell’attuale situazione economica sono i bancari. Non si può assolutamente puntare sull’immunità dall’esito del referendum britannico dato che è proprio questo il settore maggiormente esposto al futuro del paese d’oltremanica e al rischio di contagio se le cose dovessero prendere la direzione che nessuno si augura. Si è già avuta dimostrazione dei timori con il netto calo dei prezzi dei titoli del settore nei giorni precedenti.

Piuttosto è l’ottimo stato di salute di alcune società finanziarie a poter convincere sulla validità dell’inserimento in portafoglio di un titolo bancario. Questo è stato raggiunto dopo anni di lavoro dall’inizio della crisi finanziaria per eliminare investimenti a rischio, aumentare i livelli di capitale e puntellare i bilanci ed è stato confermato dagli eccellenti dati riportati nell’ultimo recente stress test condotto dalla FED proprio il giorno precedente al Brexit.

Bank of America Corp (BAC)
E’ una holding bancaria e finanziaria da 130 miliardi di capitalizzazione. La sua offerta di servizi di investimento, di asset management e wealth management è piuttosto ampia e suddivisa in varie aree di business.

La società ha affrontato negli ultimi anni una serie di acquisizioni poco proficue rispetto ai costi sostenuti e i postumi della crisi del 2008 che avevano messo in discussione le sue stesse capacità. Adesso, come premesso all’inizio dell’articolo, il programma di razionalizzazione dell’attività è completato e un ottimo stato di salute è stato raggiunto. Resta ancora l’esposizione in prestiti ad aziende energetiche per 7,7 miliardi, ma questa è in riduzione e rappresenta solo l’1% del totale dei prestiti erogati alle imprese.

In sostanza si può dire che si stanno concatenando una serie di fattori che indicano Bank of America come un’azienda che potrebbe realizzare ottimi risultati in un futuro non troppo lontano: la ripresa dei consumi dopo la riduzione della disoccupazione che sta contribuendo a ristabilire una domanda di prestiti a tassi che diventeranno a tassi d’interesse sempre più interessanti non appena la FED riterrà opportuno procedere con un loro rialzo; flussi di cassa dalla gestione operativa giunti nel primo semestre 2016 a 11 miliardi (+331% rispetto l’anno precedente); un rapporto prezzo su utili addirittura ad 8, segno di una valutazione del titolo molto scontata; i benefici degli ottimi risultati del stress test non ancora sfruttati causa il prevalere dell’effetto Brexit.

Citigroup Inc (C)
Con capitalizzazione di circa 123 miliardi, è un produttore globale di servizi finanziari forniti a consumatori, società, governi e istituzioni diversificati in molte aree geografiche (la particolarità che la distingue dai suoi principali rivali è che una parte consistente del fatturato proviene da paesi in via di sviluppo dell’America Latina e dell’Asia), così da ridurre l’esposizione globale al rischio dalle operazioni condotte.

Per il resto il discorso concilia con quello detto su Bank of America: la serie di fusioni e acquisizioni che hanno reso complessa una gestione aziendale coerente, la crisi finanziaria che ancora oggi è causa di spese, l’impegno a risollevarsi mediante l’inserimento nel management di banchieri esperti sino all’attuale ottima posizione competitiva e finanziaria, la sottovalutazione del prezzo corrente che sconta i risultati del referendum britannico.