La notizia non è delle migliori per gli amanti dello sviluppo tecnologico, in particolar modo quello relativo al settore automobilistico. I più diffidenti già da tempo ipotizzavano una circostanza del genere, fino a farla apparire inevitabile: lo scorso 7 Maggio si è verificato il primo incidente mortale causato dall’autopilota. La casa automobilistica coinvolta è Tesla (TSLA). Tale avvenimento ha messo momentaneamente in secondo piano i progetti innovativi che caratterizzano l’intera storia societaria, i quali però non devono essere dimenticati in quanto sono proprio questi che stabiliranno il suo futuro.
Elon Musk, amministratore delegato e azionista di maggioranza di Tesla (TSLA), è da sempre un uomo che ama porsi degli obiettivi all’apparenza folli e che presentano quindi un elevato livello di rischio. Ed ecco che, dopo la commercializzazione (iniziata nel 2008 e terminata nel 2012) della prima auto sportiva alimentata da energia elettrica grazie all’applicazione di particolari batterie al litio dall’autonomia di diverse centinaia di chilometri, la nuova idea è diventare la prima azienda dal valore di 1 trilione di dollari tramite nuove integrazioni nella catena produttiva.
La volontà è di fondersi (mediante uno scambio di azioni) con la società SolarCity (SCTY), impegnata nell’energia solare residenziale. Si tratterebbe di un’integrazione che darebbe il beneficio di offrire al cliente una serie di servizi aggiuntivi agli attuali che consistono nella sola consegna dell’auto e nel ricevimento del tecnico per il montaggio in garage della colonnina di ricarica a cui collegare la batteria.
Se il progetto diventasse realtà, il consumatore riceverebbe anche l’impianto a pannelli solari da montare non solo sul tetto dell’auto per la ricarica della batteria, bensì anche in casa, dove l’energia elettrica verrebbe raccolta per un uso successivo dalla colonnina di ricarica preinstallata, diventando magari indipendente dal fornitore di corrente. Il tutto senza rivolgendosi alla stessa ditta, con riduzione delle spese.
La scommessa di Musk è tutt’altro che irrealizzabile. Piuttosto lasciano perplessi i tempi e le modalità adottate.
Innanzi tutto Tesla ha da poco lanciato un nuovo modello di auto elettrica che ha avuto un riscontro eccezionale tra il pubblico di massa al quale l’azienda si è rivolta per la prima volta. Per sostenere la domanda è stato costruito il “Gigafactory” in Nevada, un enorme edificio adibito alla produzione di un numero sensazionale di batterie, necessarie per soddisfare tutti gli ordini di acquisto.
Sorprende quindi la volontà di destinare, proprio nel momento in cui l’obiettivo dello smaltimento dei quasi 300 mila ordini per il Model 3 dovrebbe avere la precedenza assoluta, ingenti risorse allo sviluppo di un business come il solare dal futuro immediato molto incerto.
Ed allora perché avere a che fare con Solar City, società che da tempo mostra una certa debolezza? Solar City fatica a far crescere la sua attività commerciale, sostenendo costi elevati che sono tipici per di un’impresa che opera in questo settore. La preoccupazione principale risiede nel grado di fiducia sempre inferiore degli investitori che si concretizza in un accesso ai finanziamenti sempre più complicato. Verrebbe da pensare che il ruolo di azionista di maggioranza di Musk in entrambe le società sia l’elemento chiave per giungere ad una fusione tra le due aziende che potrebbe dare sicuramente dei benefici, ma solo a fronte di elevati rischi in termini di posizione finanziaria per Tesla.
In conclusione si può dire che Elon Musk è una fonte inesauribile di idee, molte delle quali finora si sono rivelate vincenti. L’attività di produzione automobilistica è fiorente e darà ottimi risultati non appena la Tesla Model 3 sarà messa in vendita (non prima del 2017).
Per quanto riguarda il resto, non è ancora possibile stabilire con certezza se l’intenzione di ampliare il proprio business nel solare possa portare a raggiungere le cifre astronomiche pronosticate o se al contrario diventerà fonte di complicazioni per l’intero sviluppo aziendale.