venerdì 15 luglio 2016

L'Arabia Saudita fa i conti con i bassi prezzi del petrolio e l'austerità

L'Arabia Saudita è in una fase di rallentamento dell'economia e i tagli del Governo hanno colpito la spesa dei consumatori nel paese. Solitamente dopo settimane di digiuno i ricchi sauditi spendono in feste e viaggi per celebrare l'Eid, che segna la fine del mese sacro del Ramadan. Le famiglie si riuniscono in scintillanti centri commerciali da Riyadh a Jeddah, cogliendo le occasioni e mangiando nei ristoranti. Quest'anno però, le celebrazioni si sono svolte in un clima decisamente più frugale, offuscato dalla fragile fiducia dei consumatori e da una economia balbuziente in cui l'Arabia Saudita annaspa dal crollo dei prezzi del petrolio e dall'impatto delle misure di austerità del governo. Un anonimo dipendente del governo ha dichiarato che "La prima preoccupazione economica è il bilancio statale, tra cui le minori entrate e i tagli alle spese. Tutto il resto è una conseguenza, come le vendite al dettaglio che sono crollate". Inoltre ha aggiunto che pochi dei suoi amici sono in viaggio verso l'Europa, scegliendo invece vacanze più economiche più vicino al regno. Secondo l'economista Jason Tuvey: "L'austerità sta colpendo duro, in particolare sul settore delle costruzioni e sulla fiducia dei consumatori". Vari economisti ritengono che la crescita della spesa dei consumatori sta rallentando molto bruscamente e che sarà a circa il 2/3% fino al 2018, un tonfo dal 6/7% degli ultimi 10 anni. Capital Economics afferma crescita Arabia spesa dei consumatori sta rallentando bruscamente, e prevede che si sistemerà a circa 2-3 per cento fino al 2018 - una marcata caduta dal 6-7 per cento negli ultimi dieci anni. Si tratta di una tendenza che aggiungerà altre problematiche alle aziende già alle prese con radicali restrizioni del governo. Le pubblicazioni dei dati delle aziende private, ad esclusione delle industrie petrolifere denotano un espansione dello 0,2% su base annua, il ritmo della crescita più lento dal 1990. I settori peggiori sono stati commercio, alberghi e ristoranti in contrazione dello 0,8% nei primi tre mesi. La crescita dovrebbe recuperare un pò nel 2017 e nel 2018, ma sarà davvero contenuta, in quanto l'austerità fiscale dovrà continuare per un certo periodo, per mettere le finanze pubbliche su solide basi sostenibili. L’Arabia saudita, ha chiuso il 2015 con un deficit di 87 miliardi di dollari a causa del calo dei prezzi del petrolio.



Il dolore economico operato dall'austerità arriva in quanto il principe Mohammed bin Salman, il potente principe deputato alla corona, ha lanciato un ambizioso programma di riforma da $ 72bn, denominato "Saudi 2030 Vision" che cerca di portare l'economia fuori dalla sua dipendenza dal petrolio, riducendo il ruolo dello Stato e rafforzando le imprese private. Il programma prevede un aumento degli investimenti nel settore minerario: uranio principalmente, di cui l’Arabia Saudita detiene il 6% delle riserve mondiali, ma anche oro, zinco e fosfati. In cantiere ci sono poi interventi per potenziare la produzione e la vendita di armi, iniziative per incentivare l’occupazione delle donne e agevolazioni nell’assegnazione dei visti di lavoro per arabi e musulmani stranieri. Il punto centrale del piano, è la trasformazione del gigante petrolifero di Stato Saudi Aramco (capitale di oltre 2mila miliardi di dollari) in una holding, la vendita di circa il 5% delle sue azioni e la costituzione di un fondo sovrano da 2mila miliardi di dollari. È da questo passaggio che prenderà avvio il nuovo corso economico saudita che, a detta del vice principe e ministro della Difesa Mohammed bin Salman, permetterà al Paese di "vivere senza petrolio entro il 2020". Sulla carta, i numeri potrebbero dare ragione a Mohammed bin Salman, il quale ha sottolineato che la sola vendita dell’1% di Aramco permetterebbe a Riad di lanciare la più grande IPO (Offerta pubblica iniziale al mondo) della storia, superiore a quelle che hanno anticipato le quotazioni in borsa di Facebook (FB) e Alibaba (BABA). Il Fondo Monetario Internazionale ha definito il piano saudita “uno sforzo ambizioso di vasta portata”, mettendo però in evidenza gli ostacoli a cui andrà incontro l’Arabia Saudita nel breve e soprattutto nel medio-lungo periodo. Le entrate del Paese continuano infatti a dipendere per oltre il 70% dalle esportazioni petrolifere. Oggi il valore a barile è meno della metà rispetto ai 115 dollari del giugno del 2014 e le stime dicono che i prezzi non riprenderanno a salire se Riad e Teheran non troveranno un compromesso per dare una direzione univoca alle politiche produttive degli Stati membri dell’OPEC. Ci sono almeno due fattori che possono rassicurare l’Arabia Saudita: le riserve economiche enormi accumulate in questi anni grazie alla vendita dell’oro nero; la forza del petrolio, che nonostante gli annunci fatti a New York in occasione della firma dell’accordo sul clima, almeno per i prossimi anni manterrà il monopolio del mercato dei carburanti respingendo la crescita delle rinnovabili.

Riyadh ha reagito al calo dei prezzi del petrolio tagliando la spesa pubblica del 30% nel primo trimestre. Il paese sta bruciando le riserve in valuta estera e aumentando di miliardi di dollari il debito a livello internazionale per finanziare il deficit di bilancio. HSBC in una recente nota ha comunicato che a dispetto del rallentamento della domanda interna e dei tagli alla spesa pubblica, si aspetta che i saldi dei conti esterni e di bilancio del paese rimangano in profondo deficit, che il debito aumenti portando ad un ulteriore calo delle riserve. I commercianti sono stati colpiti in modo particolarmente duro dalla recessione, con una debolezza della fiducia dei consumatori che ha fatto crollare i loro guadagni del 45% su base annua nel primo trimestre. Anche le banche hanno accusato il colpo, registrando un calo del 3,4% dei depositi a Maggio, il declino più ampio da 22 anni. La banca centrale ha permesso agli istituti di credito di ampliare i loro rapporti prestiti-depositi per il 90 per cento per far fronte alla carenza di liquidità causata dai bassi prezzi del petrolio. Ma stanno ancora lottando per sostenere le imprese. Secondo gli analisti della Alistithmar Capital, una società di intermediazione con sede a Riyadh, la pressione sul sistema bancario è alto e le capacità di riserva delle banche per i prestiti si sta stringendo. Tutto questo si fa sentire anche nella vicina Dubai, il centro finanziario regionale e una delle mete preferite per i sauditi che vogliono fare acquisti o in vacanza. Quest'anno, l'ondata annuale di turisti sauditi diretti ai centri commerciali dell'emirato per festeggiare Eid non si è concretizzato, lasciando stanze vuote durante quello che doveva essere uno dei periodi più affollati per la città. Secondo Russell Sharp, direttore operativo di Citymax Hotels, "I sauditi non sono stati numerosi quest'anno" I ricavi per le camere disponibili sono in calo di circa un quinto in tutta la città.

Mentre gli attacchi terroristici della scorsa settimana coordinati a moschee saudite hanno contribuito al calo del turismo in uscita, le incerte prospettive economiche sta creando agli albergatori preoccupazione per un ulteriore calo di questa estate.