venerdì 15 luglio 2016

Investire in materie prime, Nichel realmente in ripresa?

Il nichel è un metallo di colore argenteo che viene impiegato a livello industriale per fabbricare leghe di acciaio inossidabile resistenti alla corrosione, trovando così largo impiego nell'industria petrolifera, chimica, automobilistica. Il suo mercato di riferimento è il London Metal Exchange (LME).

Il mondo dell’industria mineraria, da diverso tempo, vive nel suo complesso una crisi di sovrapproduzione, malgrado l’incessante aumento della domanda cinese, che ha provocato un rapido e intenso calo dei prezzi. Nel caso specifico del nichel, solamente negli ultimi due anni il crollo è stato di oltre il 60% (senza quindi bisogno di andare troppo indietro nel tempo, come nel 2007 quando il boom dei consumi in Cina spinse il prezzo ai massimi di 50.000$ per tonnellata).



Come sempre accade in queste circostanze le aziende produttrici (situate soprattutto in Canada, in particolare nella regione del Québec, Cuba, Russia e Australia), non potendo operare per lungo tempo in perdita, si convincono della necessità di tagliare una produzione che, a prezzi troppo bassi, non darebbe alcun beneficio. Esempi a tal proposito sono l’australiana Mincor Resources che nel secondo semestre dell’anno scorso ha ridotto la produzione di concentrati a circa 2 mila tonnellate contro le 4,6 mila precedenti e la canadese Sherritt International che ha nettamente ridotto il target 2015 da 80-86mila a 78-82mila tonnellate. In realtà tutte queste misure adottate non riescono ad assumere rilevanza perché troppo isolate e fine a sé stesse: difficilmente si giunge ad un accordo comune in grado di cambiare il corso degli eventi (basti pensare all’atteggiamento dell’OPEC a proposito del petrolio), così da complicare ulteriormente le vicende relative all’andamento di queste materie prime.

Per quanto riguarda il nichel, invece, il prezzo sta ricevendo un certo sostegno da un avvenimento che ha consentito di rompere la resistenza intorno ai 9.500$/ton che da ben 8 mesi restava intatta: si tratta del blocco temporaneo alle esportazioni dei materiali in ghisa derivanti dal nichel voluto dal nuovo governo filippino. Questa decisione si aggiunge alla scelta autonoma, compiuta da alcune società del paese asiatico di tagliare buona parte della produzione, scelta che ha già avuto ripercussioni sulle importazioni di nichel da parte della Cina, ridotte del 27% nei primi mesi del 2016.

Una situazione del genere non è nuova essendosi già presentata nel 2014 quando l’Indonesia, a quel tempo principale fornitore di nichel per la Cina, approvò una legge che rendeva l’esportazione del metallo valida solo a seguito di una prima lavorazione interna del materiale grezzo, a protezione della propria industria di trasformazione . Successivamente a questa vicenda il ruolo di principale fornitore era passato proprio alle Filippini, ma adesso il governo sembra avere un obiettivo differente: la protezione ambientale dagli abusi del settore minerario. Se questa volontà si concretizzerà in un divieto definitivo di fornitura della materia prima ai raffinatori cinesi non è ancora del tutto chiaro, così come quanto tempo occorrerebbe per realizzare il progetto.

In definitiva, l’insieme di questi eventi ha di fatto ridotto la produzione di nichel al punto che il contemporaneo aumento della domanda dovrebbe aver portato ad un deficit di offerta che consentirebbe una ripresa del prezzo dopo anni di delusioni, a vantaggio anche di società del settore come Vale S.A. (VALE).



In prima battuta il mercato ha reagito positivamente alla notizia, ma il futuro è legato indissolubilmente a quanto avverrà all’interno dell’intero ambiente delle materie prime.