sabato 20 agosto 2016

Il petrolio rompe i 48 dollari ed entra nel periodo toro

Il Brent il 18 Agosto ha superato di nuovo i 50$ al barile nel pomeriggio portando di nuovo il greggio in territorio da mercato Toro. Le salite sono alimentate dalla speranza che l’incontro dell’OPEC a settembre possa portare qualcosa di buono per il greggio, anche se i gestori non sono molto convinti, inoltre sono usciti i dati dell’invetories americano al di sotto, di molto, dalle stime, questo ha aiutato la ripresa forzata dei prezzi e l’indebolimento del dollaro. Ricordiamo che neanche tre settimane fa il petrolio ha toccato i 40$ e sembrava potesse scendere ancora, una perdita stimata in un 20% dai quasi 55 dollari al barile precedenti.

Il Brent, punto di riferimento internazionale, e la sua controparte statunitense, West Texas Intermediate (WTI), hanno rispettivamente toccato i valori di 50,89 e 48,22 dollari al barile al barile.

E’ L’OPEC che fa da riferimento in questo caso. Infatti sia il Brent sia il WTI si sono mossi con forza dop il 15 Agosto, quando le indiscrezioni di un incontro tra i produttori ha preso corpo. Tuttavia, i gestori rimangono incerti e scettici, si parla di congelamento, calo della produzione ma in definitiva non ci sono ancora dati ufficiali a supporto di tali soluzioni. Una esclusione dell’Iran pare improbabile e una costruzione dell’asse Arabia-Russia sembra invece molto più concreto. Anche il minute meeting della Federal Reserve ha aiutato il recupero del greggio.

Dopo la riunione della Fed di luglio sono stati rilasciate le aspettative di un rialzo dei tassi di interesse nel mese di dicembre sono scese da un 54,8% a 45,8%. Questo ha significato un dollaro più debole, contribuendo ulteriormente al giro di boa dei prezzi del petrolio. Due ore dopo l’avvio degli scambi i prezzi del petrolio sono saliti grazie alla diffusione del report sulle scorte strategiche da parte del Dipartimento dell’energia.

I futures sul WTI sono in rialzo di circa l’11 per cento dall’inizio dell’anno, ma rimangono nettamente al di sotto dei livelli oltre i $100 prima dell’inizio del grande sell-off del prezzo del petrolio inaugurato a luglio 2014. I movimenti del prezzo del petrolio quest’anno sono stati alimentati dalla paura per l’eccesso di offerta, il rallentamento economico della Cina e il relativo impatto sulla domanda di petrolio. I membri dell’OPEC si incontreranno per una riunione informale (probabilmente insieme alla Russia) a settembre, mentre monta la speculazione per cui l’Arabia Saudita sia finalmente pronta ad accettare di porre un limite ai livelli di produzione per sostenere una ripresa del prezzo del petrolio.

Al momento però sono solo chiacchiere quelle con cui Russia e Arabia Saudita vorrebbero far credere di puntare a un congelamento della produzione, così da sostenere le quotazioni del greggio e riportarle sopra i 50 dollari.

Il greggio ha perso oltre il 20% dal recente picco di prezzo superiore ai 50 dollari per barile e si è riportato al di sotto dei 40 dollari per barile in un contesto complessivo che vedeva i gestori aumentare le short bets sul prodotto. Renaissance Capital, specializzata nei mercati emergenti, ritiene che il prezzo del petrolio a 50 dollari sua il prezzo ideale per le aziende energetiche russe; il ministro egiziano del Commercio e dell’Industria Tarek Kabil aveva dichiarato alla CNBC a giugno che $50-$ 55 al barile è il posto migliore per il prezzo del petrolio a vantaggio dell’Egitto.

Disclosure

Nel settore petrolifero stiamo per inserire due nuovi nel nostro portafoglio sulle materie prime, Domino Oil.