Tre leader dell’Unione europea si sono riuniti sull’isola italiana di Ventotene per discutere il futuro della loro comunità. Matteo Renzi, il primo ministro d’Italia, François Hollande, Presidente della Francia e Angela Merkel, cancelliere della Germania, si sono riuniti sull’isola per mostrare simbolicamente la loro unità nelle trattative dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
In punti chiave sono stati, oltre alla Brexit, il pericolo dei migliaia di profughi ai confini, hanno affrontato anche i temi della sicurezza, della crescita, della difesa, degli investimenti e del lavoro giovanile, senza dimenticare l’emergenza come detto l’immigrazione e la cultura, un capitolo ritenuto fondamentale dal nostro premier.
Vorrei spendere una parola sul senso dell’incontro qui. Dietro di noi l’isola di Ventotene, alla destra l’isola di Santo Stefano, luoghi simbolici della grandezza dell’Europa. Siamo abituati ai palazzi delle istituzioni di Bruxelles, ma anche questa è Europa
ha dichiarato Renzi.
In tema di flessibilità c’è stato una sorta di accordo politico sulla comunicazione: mostrarsi meno divisi che mai rispetto alle proprie opinioni pubbliche, non enfatizzare in chiave interna eventuali dissonanze, soprattutto affrontare la stagione delle leggi di bilancio secondo un approccio pragmatico e non ideologico. A Ventotene Altiero Spinelli, considerato uno dei padri fondatori dell’UE, imprigionato da Benito Mussolini durante la seconda guerra mondiale scrisse un manifesto federalista su unità europea. I tre leader, hanno reso omaggio a Spinelli deponendo una corona sulla sua tomba.
Certo, la formazione di un’unione monetaria senza un’unione politica ha reso estremamente difficile raggiungere gli obiettivi che l’UE deve raggiungere al fine di muoversi agevolmente verso il futuro. Come alcuni hanno scritto, l’incapacità di creare un’unione politica con l’unione monetaria ha anche reso peggiore la situazione più di quanto non fossero prima della sua fondazione.
Eppure l’Unione europea ha fatto passi in avanti. Certo, gli europei non sono completamente pronti per la costruzione di una comunità così unita al momento. Dopo secoli di separazione e di guerra è difficile credere che un tale unione potrebbe essere costruita senza passare attraverso periodi di maggiore disaccordo.
Ma il mondo è cambiato e in Europa si è integrata in tanti modi. Trasporti, commercio, mercati finanziari, sistemi di informazione, istruzione, sistemi sanitari sono legati insieme in modi che rendono difficile concepire una loro separazione adesso. Ci sono interconnessioni che hanno portato i tre leader, Renzi, Hollande e Merkel ad avvicinarsi come idee per il futuro.
Le difficoltà da superare
Hollande ha evocato la necessità di un maggiore coordinamento nella lotta al terrorismo all’interno dello Spazio Schengen e di un maggiore controllo su alcuni canali della propaganda jihadista. Inoltre, ha aggiunto che vorrebbe un maggiore coordinamento anche a livello di difesa. La sicurezza, ha proseguito Hollande, si garantisce anche attraverso meccanismi di finanziamento e politiche di sviluppo nei confronti dei Paesi interessati dai fenomeni migratori.
Del resto l’incontro al largo delle coste di Ventotene sembra sia stato utile a mettere tanta carne al fuoco, in vista prima del Consiglio informale di Bratislava, a settembre, poi proprio di quello di dicembre, a Bruxelles. Si è discusso anche di crescita e in questo caso c’è un consenso di massima sul lancio di un piano Juncker 2, più focalizzato su progetti strategici (digitale in primo luogo) e transnazionali. Argomento che verrà riaffrontato probabilmente in Slovacchia, mentre Juncker stesso sta lavorando per presentarlo il prima possibile ai 27 Stati della Ue.
Il vero compito è quello di portare una riforma economica ai vari membri della comunità, la riforma economica che potrebbe aiutare imprese e industrie a diventare e rimanere competitive sui mercati globali. Si tratta di riforme che hanno resistito in molti dei paesi membri. Si tratta di riforme economiche, non le questioni fiscali che sono il vero problema di unità europea. Queste riforme, tuttavia, sono collegate a partire dai bilanci fiscali o dalle azioni delle banche centrali, non stanno andando a rendere l’Europa competitiva e di produrre una crescita economica più rapida.
Le imprese europee devono diventare più produttive e più competitive sui mercati mondiali. E questo è ciò su cui i leader dell’Unione europea sono costretti a concentrarsi e raggiungere. Un passo ulteriore è stata una riflessione sulla governance della Ue. La stessa Merkel si è mostrata in sintonia con il nostro premier sul processo decisionale della Ue, anche Hollande è consapevole che gli attuali meccanismi di riunione, comunicazione e decisione sembrano in troppi casi adatti proprio a far aumentare lo scetticismo dei cittadini comunitari nei confronti delle istituzioni di Bruxelles.
Ben vengano dunque tutte le iniziative possibili in grado di rafforzare la fiducia nella Ue. Da qui a dicembre, passando per Bratislava, sono dunque i progetti rivolti ai giovani, come il rilancio del programma Erasmus, ad avere più chance di trovare un consenso di tutti e 27 gli Stati.