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venerdì 31 marzo 2017

Domino Solutions : Il nuovo calo del petrolio sta creando opportunità

Il recente calo delle attività legate all’energia appaiono esagerate, secondo le nostre analisi, dato le nostre prospettive sui prezzi del petrolio. Anzi, si stanno creando opportunità di acquisto di azioni energetiche. I prezzi del petrolio sono scesi questo mese, dopo la negoziazione di una gamma stretta nei primi mesi del 2017. Le preoccupazioni per l’eccesso di offerta ha portato alla liquidazione dei livelli record e alla speculazione sui prezzi del greggio i quali potrebbero salire ulteriormente. I titoli legati all’energia, tuttavia, sembrano aver ceduto valore troppo facilmente e con troppo pessimismo. Il divario delle prestazioni tra il recente aumento delle scorte di petrolio e la domanda di energia globale sembra essere incoraggiante.

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Perchè c’è stato il calo del petrolio

Nel l’ultimo bollettino mensile Opec, le cifre trasmesse da Riad indicano una brusca marcia indietro nei tagli produttivi sauditi, con l’output risalito in febbraio di ben 263.300 barili al giorno, a 10,011 milioni di bg (comunque al di sotto della quota assegnata di 10,058 mbg). Le stime di fonti secondarie – adottate dal gruppo per verificare la disciplina dei Paesi membri – registrano invece un’ulteriore discesa di 68.100 bg, a 9,797 mbg.

La guerra si è rivelata più costosa del previsto per i sauditi. Le riserve finanziarie si sono sgonfiate notevolmente: dai 746 miliardi del 2014 si è passati ai 536 del 2016, con un crollo insostenibile per le casse dello Stato. Per questo nessuno si è stupito quando l’anno passato ha dichiarato il cessate il fuoco firmando l’accordo per tagliare la produzione. La strategia saudita sarebbe risultata vittoriosa se fosse riuscita a buttar fuori dal mercato Usa e Iran, ma al contrario si è rivelata suicida. Uscendo da un periodo durissimo, Teheran era destinata ad avvantaggiarsi di qualsiasi nuova esportazione dopo la fine delle sanzioni, e a qualsiasi prezzo.

I produttori americani, d’altra parte, sono riusciti a mantenere un vantaggio competitivo grazie alla superiorità tecnologica. I prezzi bassi hanno avuto l’effetto di far concentrare i petrolieri sulla riduzione dei costi, aumentando l’efficienza di estrazione abbastanza da abbassare il prezzo di breakeaven a un punto sostenibile.

Articolo correlato: Investire in materie prime: shale realmente in ripresa?

I vari rimbalzi tra domande e scorte

La domanda e offerta hanno supportato i prezzi del petrolio all’inizio di quest’anno. I trader speculativi nei mercati a termine hanno contribuito alla crescita del greggio sulle aspettative dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e nei paesi non OPEC i quali hanno aiutato associandosi all’accordo sui tagli alla produzione. Il nervosismo sui livelli record di tali posizioni, l’aumento della produzione negli Stati Uniti e i dubbi crescenti sulla conformità del taglio, hanno scatenato il recente calo dei prezzi del petrolio.

I prezzi del petrolio sono difficili da prevedere, i tagli di produzione fanno da cerniera in un contesto politico incerto. Il prezzo del petrolio lo vediamo laterale nei prossimi tre mesi. I membri dell’OPEC hanno mostrato molta disciplina riguardo il taglio della produzione e la crescita dell’inventario dovrebbe presto stabilizzarsi dato che le raffinerie stanno aumentando gli acquisti. La domanda globale è destinata ad aumentare nel bel mezzo della reflazione.

I titoli energetici sembrano riflettere una prospettiva ribassista. Questo crea delle belle opportunità. Ci piacciono molto aziende che si occupano dello shale americane. Tra tagli dei costi, miglioramento delle tecnologie e prospettive di regolamentazione più flessibili. Anche il valore della diversificazione offerta da parte delle imprese energetiche integrate, tra cui relativamente a buon mercato come le major petrolifere europee. Obbligazioni ad alto rendimento energetico offrono migliore valori dopo il recente selloff. Noi preferiamo crediti di società di esplorazione grazie ai rendimenti interessanti e la disciplina di bilancio.

Probabili nuovi tagli alla produzione

Recuperata la soglia di 50 dollari al barile, il petrolio nelle ultime sedute l’ha ripassata nettamente al ribasso. Ed ecco che l’Opec passa allora alle parole forti verso i suoi membri: li invita tutti a tagliare la loro produzione, in linea con gli accordi del 30 novembre 2016, avvertendo che, se non lo faranno, i mercati resteranno depressi. Il tagli concordato di 1,2 milioni di barile al giorno va considerato in “modo molto serio” dice il ministro del Petrolio del Kuwait, Issam Almarzooq, che presiede il comitato dell’Opec che sovrintende all’implementazione dell’accordo. “Occorre fare di più – aggiunge – Serve conformità nel board. Assicuriamo che noi lo faremo”.

Sui mercati c’è insofferenza, perché si continua a vedere una crescita delle scorte americane insieme all’attività di estrazione degli Usa, il mercato sta sicuramente domandando una estensione dell’accordo Opec. Non è un caso che i gestori dei fondi speculativi siano assolutamente scettici sulla possibilità che il prezzo del petrolio salga ulteriormente: secondo la U.S. Commodity Futures Trading Commission, le posizioni nette lunghe (cioè le scommesse sui rialzi) sono scese del 37% dai record del mese scorso. Intanto il prezzo del barile Wti resta sotto i 48 dollari al barile sui mercati proprio per le incertezze che ancora persistono, fra paesi Opec e non, sul prolungamento dei tagli alla produzione. Il Brent è poco sopra 50 dollari. Nell’ultima settimana il Wti ha toccato i minimi dell’anno, scendendo persino sotto quota 48 dollari al barile.

sabato 20 agosto 2016

Il petrolio rompe i 48 dollari ed entra nel periodo toro

Il Brent il 18 Agosto ha superato di nuovo i 50$ al barile nel pomeriggio portando di nuovo il greggio in territorio da mercato Toro. Le salite sono alimentate dalla speranza che l’incontro dell’OPEC a settembre possa portare qualcosa di buono per il greggio, anche se i gestori non sono molto convinti, inoltre sono usciti i dati dell’invetories americano al di sotto, di molto, dalle stime, questo ha aiutato la ripresa forzata dei prezzi e l’indebolimento del dollaro. Ricordiamo che neanche tre settimane fa il petrolio ha toccato i 40$ e sembrava potesse scendere ancora, una perdita stimata in un 20% dai quasi 55 dollari al barile precedenti.

Il Brent, punto di riferimento internazionale, e la sua controparte statunitense, West Texas Intermediate (WTI), hanno rispettivamente toccato i valori di 50,89 e 48,22 dollari al barile al barile.

E’ L’OPEC che fa da riferimento in questo caso. Infatti sia il Brent sia il WTI si sono mossi con forza dop il 15 Agosto, quando le indiscrezioni di un incontro tra i produttori ha preso corpo. Tuttavia, i gestori rimangono incerti e scettici, si parla di congelamento, calo della produzione ma in definitiva non ci sono ancora dati ufficiali a supporto di tali soluzioni. Una esclusione dell’Iran pare improbabile e una costruzione dell’asse Arabia-Russia sembra invece molto più concreto. Anche il minute meeting della Federal Reserve ha aiutato il recupero del greggio.

Dopo la riunione della Fed di luglio sono stati rilasciate le aspettative di un rialzo dei tassi di interesse nel mese di dicembre sono scese da un 54,8% a 45,8%. Questo ha significato un dollaro più debole, contribuendo ulteriormente al giro di boa dei prezzi del petrolio. Due ore dopo l’avvio degli scambi i prezzi del petrolio sono saliti grazie alla diffusione del report sulle scorte strategiche da parte del Dipartimento dell’energia.

I futures sul WTI sono in rialzo di circa l’11 per cento dall’inizio dell’anno, ma rimangono nettamente al di sotto dei livelli oltre i $100 prima dell’inizio del grande sell-off del prezzo del petrolio inaugurato a luglio 2014. I movimenti del prezzo del petrolio quest’anno sono stati alimentati dalla paura per l’eccesso di offerta, il rallentamento economico della Cina e il relativo impatto sulla domanda di petrolio. I membri dell’OPEC si incontreranno per una riunione informale (probabilmente insieme alla Russia) a settembre, mentre monta la speculazione per cui l’Arabia Saudita sia finalmente pronta ad accettare di porre un limite ai livelli di produzione per sostenere una ripresa del prezzo del petrolio.

Al momento però sono solo chiacchiere quelle con cui Russia e Arabia Saudita vorrebbero far credere di puntare a un congelamento della produzione, così da sostenere le quotazioni del greggio e riportarle sopra i 50 dollari.

Il greggio ha perso oltre il 20% dal recente picco di prezzo superiore ai 50 dollari per barile e si è riportato al di sotto dei 40 dollari per barile in un contesto complessivo che vedeva i gestori aumentare le short bets sul prodotto. Renaissance Capital, specializzata nei mercati emergenti, ritiene che il prezzo del petrolio a 50 dollari sua il prezzo ideale per le aziende energetiche russe; il ministro egiziano del Commercio e dell’Industria Tarek Kabil aveva dichiarato alla CNBC a giugno che $50-$ 55 al barile è il posto migliore per il prezzo del petrolio a vantaggio dell’Egitto.

Disclosure

Nel settore petrolifero stiamo per inserire due nuovi nel nostro portafoglio sulle materie prime, Domino Oil.