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lunedì 14 luglio 2025

Le esportazioni cinesi superano le aspettative

Ho appena analizzato i dati sulle esportazioni cinesi di giugno e devo dire che c'è stato un piccolo barlume di speranza. Sono cresciute a un ritmo più sostenuto del previsto, superando le aspettative del mercato. Questo mi fa pensare che i recenti colloqui tra Stati Uniti e Cina abbiano portato a un allentamento delle tensioni commerciali, almeno per ora.

Lunedì, l'Amministrazione Generale delle Dogane cinese ha annunciato che le spedizioni in uscita sono aumentate del 5,8% rispetto all'anno precedente. Questo è un bel miglioramento rispetto al 4,8% di maggio e va oltre quello che molti economisti si aspettavano. Sembra quasi una piccola vittoria in un panorama economico piuttosto incerto.

Tuttavia, c'è un "ma" non da poco. Le spedizioni verso gli Stati Uniti sono diminuite del 16,1% a giugno rispetto all'anno precedente. Questo mi preoccupa, perché le tariffe doganali e l'incertezza generale stanno soffocando gli scambi tra le due più grandi economie mondiali.



La tregua e i suoi effetti (limitati)

Lo scorso mese, Washington e Pechino hanno raggiunto una sorta di tregua, concordando di ridurre la maggior parte dei dazi reciproci. Durante un incontro a Londra, i funzionari hanno delineato un accordo che prevede che la Cina acceleri le spedizioni di minerali di terre rare e altri materiali critici verso gli Stati Uniti, mentre Washington dovrebbe eliminare alcune restrizioni all'accesso a tecnologie americane avanzate.

Ho notato che i primi effetti di questa distensione si sono visti nelle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti. Anche se la cifra è rimasta in negativo, quel calo del 16,1% è stato un netto miglioramento rispetto al crollo del 34,5% di maggio e al -21% di aprile. Questo mi fa tirare un sospiro di sollievo, anche se so che è troppo presto per cantare vittoria.

I dubbi degli economisti e la minaccia Trump

Molti economisti, e io sono d'accordo con loro, mettono in guardia dal pensare che questo calo sia un ritorno alla normalità. Temono che qualsiasi miglioramento possa essere solo temporaneo e sottolineano come il ritorno del presidente Trump al potere abbia di fatto stravolto le relazioni commerciali tra i due Paesi.

Zichun Huang, economista di Capital Economics, ha scritto in una nota che questa ripresa potrebbe riflettere gli sforzi degli importatori statunitensi di accumulare scorte di merci cinesi, proprio per la paura di una nuova escalation tariffaria. Ed è chiaro che, come lui, non credo che le esportazioni verso gli Stati Uniti possano resistere così bene a lungo.

Ci sono ancora tantissimi punti interrogativi sui rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina. La tregua concordata a Londra prevedeva un periodo di grazia di 90 giorni per la riduzione dei dazi, il che significa che abbiamo tempo fino al 12 agosto per raggiungere un accordo permanente.



La scorsa settimana, l'amministrazione Trump ha già inviato lettere a diversi Paesi delineando un aumento delle tariffe doganali che entreranno in vigore il 1° agosto. Se da un lato questo posticipa la scadenza di luglio, dall'altro conferma tariffe punitive per alcune economie. Trump ha parlato di un dazio del 50% sul Brasile e del 35% su alcuni prodotti canadesi. Ha anche annunciato un'imposta del 50% sul rame e ha proposto una tariffa fino al 200% sui prodotti farmaceutici.

Queste lettere parlavano anche di tariffe ancora più elevate sulle merci trasbordate dirette negli Stati Uniti, una misura che a mio avviso è chiaramente mirata alle esportazioni di origine cinese che transitano per altri Paesi prima di arrivare in America.

Il quadro generale delle esportazioni cinesi

Nella prima metà dell'anno, le spedizioni cinesi verso gli Stati Uniti sono diminuite del 10,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Al contrario, le esportazioni cinesi verso tutti gli altri paesi sono aumentate del 5,9%, in linea con l'aumento annuale del 5,8% registrato dalla Cina per l'intero 2024.

Quello che vedo è che, sebbene il quadro generale delle esportazioni cinesi sia rimasto pressoché invariato dopo il ritorno di Trump quest'anno, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite drasticamente, per poi trovare sbocco altrove.

I sospetti a Washington che molte merci destinate agli Stati Uniti siano state dirottate attraverso il Sud-est asiatico hanno spinto l'amministrazione Trump a un accordo con il Vietnam. Questo prevede l'imposizione di dazi del 40% sulle merci trasbordate attraverso il Vietnam verso gli Stati Uniti, un chiaro tentativo di chiudere quella che considerano una "porta secondaria" per le merci provenienti dalla Cina.

Secondo i dati doganali cinesi, le esportazioni verso l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) – di cui la Cina è il principale partner commerciale – sono aumentate del 13,0% nei primi sei mesi rispetto all'anno precedente. Le esportazioni verso l'Unione Europea, il secondo partner commerciale della Cina, sono aumentate del 6,6% nello stesso periodo. Questo mi fa pensare che la Cina stia cercando attivamente nuovi mercati per bilanciare la contrazione con gli USA.

Economia cinese e prospettive future

Sostenuta dalle forti esportazioni e dalle misure di stimolo di Pechino, l'economia cinese è rimasta sostanzialmente solida quest'anno. La Cina ha dichiarato che il suo prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto del 5,4% su base annua nel primo trimestre del 2025, un segno che le aziende hanno accelerato le spedizioni in previsione di dazi più elevati.

Gli economisti intervistati dal Wall Street Journal prevedevano una crescita economica del 5,2% nel secondo trimestre, ma molti si aspettano una moderazione nella seconda metà dell'anno. Sarò attento a leggere i dati sul PIL che l'Ufficio Nazionale di Statistica pubblicherà martedì.

Di fronte a un'incertezza persistente nel settore delle esportazioni, Pechino ha cercato di stimolare la domanda interna. L'ho visto fare tagli ai tassi di interesse, iniettare liquidità nel sistema finanziario e mantenere un programma di rottamazione di veicoli per incoraggiare la spesa dei consumatori.

I dati sulle importazioni di lunedì hanno mostrato timidi segnali di ripresa della domanda interna. Le importazioni sono aumentate dell'1,1% a giugno rispetto all'anno precedente, in netta ripresa rispetto al calo del 3,4% di maggio e al calo dello 0,5% previsto dagli economisti.

Questo ha portato il surplus commerciale della Cina a 114,78 miliardi di dollari a giugno, in aumento rispetto ai 103,22 miliardi di dollari del mese precedente e alla cifra di 111,3 miliardi di dollari prevista dagli economisti. Tuttavia, Huang di Capital Economics ha avvertito che il primo mese di aumento delle importazioni quest'anno può essere attribuito in gran parte a una stranezza statistica, con una base di confronto più bassa a giugno 2024. Questo mi fa essere cauto nell'interpretare questi dati come un segnale di ripresa robusta.

In sintesi, vedo segnali contrastanti. La tregua con gli Stati Uniti ha portato un piccolo sollievo temporaneo, ma le minacce tariffarie future e la deviazione delle rotte commerciali indicano una situazione ancora molto complessa.

mercoledì 29 gennaio 2025

DeepSeek: L'Intelligenza artificiale cinese che minaccia la tecnologia americana

Lunedì è stata una giornata turbolenta per i titoli tecnologici legati all'intelligenza artificiale (AI), con aziende come Broadcom e Nvidia che hanno subito forti perdite in borsa. Il motivo? L'annuncio di DeepSeek, un modello di intelligenza artificiale sviluppato da una società cinese, che ha dimostrato prestazioni paragonabili all'ultimo modello di OpenAI, ma con costi nettamente inferiori e senza l'uso delle più avanzate GPU Nvidia.

Questa notizia ha sollevato preoccupazioni sul futuro degli investimenti in AI: se è possibile addestrare modelli altamente performanti con hardware meno costoso e meno avanzato, i giganti della tecnologia potrebbero rivedere i loro piani di spesa. Nvidia, in particolare, potrebbe essere la più colpita, poiché gran parte del suo business si basa sulla vendita di GPU di fascia alta per il training dei modelli AI.

Cos'è DeepSeek e perché è una minaccia?

DeepSeek è un modello di linguaggio di ultima generazione sviluppato in Cina, capace di raggiungere prestazioni comparabili a quelle di OpenAI o1 (rilasciato a dicembre 2024), ma con costi drasticamente ridotti. Secondo quanto riportato:

  • È stato addestrato con solo 6 milioni di dollari, una frazione dei miliardi spesi da aziende americane per sviluppare modelli simili.
  • Ha utilizzato GPU Nvidia H800, versioni depotenziate delle H100 a causa delle restrizioni USA sulle esportazioni in Cina.
  • Ha raggiunto risultati che lo pongono allo stesso livello di uno dei più avanzati modelli di OpenAI.

L'ipotesi più probabile è che DeepSeek non sia stato costruito da zero, ma che abbia sfruttato output e tecniche di modelli AI già esistenti, rendendo il processo più efficiente e meno costoso. Se questa tendenza dovesse confermarsi, potrebbe ridurre l'incentivo per le aziende americane a investire miliardi nello sviluppo di modelli sempre più avanzati, dato che potrebbero essere facilmente replicati con costi minori.

Questa "commoditizzazione" del training AI potrebbe ridefinire gli equilibri nel settore, penalizzando società come Nvidia, che guadagnano principalmente dalla vendita di hardware per il training, e mettendo in discussione il predominio degli Stati Uniti nella corsa all'intelligenza artificiale.

Perché Broadcom è più resistente a questo cambiamento?

Per comprendere il motivo per cui Broadcom è meno vulnerabile rispetto a Nvidia, bisogna distinguere due fasi fondamentali dell'intelligenza artificiale:

  1. Training (addestramento) → È la fase in cui un modello AI viene "insegnato" a riconoscere pattern e a generare risposte. Questo richiede potenza di calcolo elevata e GPU avanzate.
  2. Inference (inferenza) → È la fase in cui un modello già addestrato viene utilizzato dagli utenti finali per fare previsioni o rispondere a domande. Questa operazione avviene ogni volta che interagiamo con un chatbot AI o un motore di ricerca basato su AI.

Mentre DeepSeek ha dimostrato che l'addestramento può essere reso più efficiente e meno costoso, la fase di inferenza resta una necessità imprescindibile. E qui entra in gioco Broadcom.

  • L'inferenza richiede hardware specifico e ottimizzato, come gli ASICs (Application-Specific Integrated Circuits), che Broadcom produce per colossi come Meta, Apple e altre big tech.
  • Gli ASICs sono più efficienti e meno costosi rispetto alle GPU per compiti specifici come rispondere alle richieste degli utenti, il che li rende fondamentali per i data center.
  • Broadcom continua a crescere grazie alla domanda di switch Ethernet, transceiver ottici e acceleratori AI, tutti elementi chiave per l’infrastruttura dell’AI.

Paradossalmente, il successo di DeepSeek potrebbe addirittura favorire Broadcom, perché modelli AI più economici e accessibili potrebbero aumentare la domanda di infrastrutture per l'inferenza, ovvero il mercato su cui Broadcom è più forte.



Broadcom è un'azienda che produce chip e componenti essenziali per il mondo digitale. Non parliamo solo di processori per PC o schede grafiche, ma di tutta l’elettronica di base che permette alle reti, ai data center, agli smartphone e persino alle smart TV di funzionare.
Le sue tecnologie sono ovunque, anche se non le vediamo direttamente. Ad esempio:
  • Nei Data Center → I grandi colossi come Google, Amazon e Meta usano i chip Broadcom per far funzionare i loro server e i loro sistemi di intelligenza artificiale.
  • Nelle Connessioni Internet → I router Wi-Fi e le reti 5G usano chip Broadcom per gestire il traffico dati.
  • Nei Dispositivi Smart → Dai telefoni agli smart speaker, molte delle connessioni Bluetooth e Wi-Fi passano dai loro semiconduttori.

Se usi uno smartphone, navighi su internet o guardi un video in streaming, è molto probabile che dietro le quinte ci sia Broadcom a far funzionare tutto. Anche se il suo nome non è famoso come Apple o Nvidia, Broadcom è uno dei colossi più importanti nel settore dei semiconduttori e delle infrastrutture tecnologiche.

Nonostante tutto, Broadcom non è completamente al sicuro. Se le aziende riducessero drasticamente gli investimenti in data center per paura di un ritorno economico incerto sull’AI, anche le vendite di ASICs e altri componenti potrebbero risentirne. Inoltre, nel caso di uno scoppio della bolla AI, Broadcom potrebbe essere trascinata giù insieme all’intero settore, indipendentemente dalla sua posizione privilegiata nel mercato dell'inferenza.

L'arrivo di DeepSeek ha messo in allarme gli investitori e ha colpito duramente le azioni dei colossi dell’AI. Se il training AI diventa più economico e accessibile, Nvidia rischia seriamente di perdere il suo vantaggio competitivo.

Broadcom, invece, è in una posizione migliore per resistere a questo cambiamento: il suo business è meno legato all'addestramento dei modelli e più concentrato sulle infrastrutture per l'inferenza, un settore che potrebbe addirittura beneficiare da modelli AI più efficienti e diffusi.

Il mercato rimarrà probabilmente volatile nel breve termine, ma per gli investitori con una tolleranza al rischio elevata, Broadcom potrebbe rappresentare un'opportunità interessante sia nel breve che nel lungo periodo.

Broadcom non è solo un produttore di chip, è una delle poche aziende in grado di fornire soluzioni complete per la trasformazione digitale globale. Senza i suoi componenti, molti dei servizi tecnologici che diamo per scontati non potrebbero esistere.

A differenza di Nvidia, che si è focalizzata sulle GPU e sull’intelligenza artificiale, Broadcom ha una presenza più diversificata e meno esposta alle oscillazioni del mercato AI. Questo la rende una delle aziende più solide e strategiche nel mondo della tecnologia.

Se il futuro sarà sempre più connesso e guidato dall’intelligenza artificiale, Broadcom sarà sicuramente tra i protagonisti, anche se il suo nome rimarrà, come sempre, un po' dietro le quinte.

venerdì 15 novembre 2024

JD.COM (JD) tra la seconda guerra Trump-Cina e i risultati eccellenti delle trimestrali

La Cina è alle prese con un crollo immobiliare epico e i governi locali barcollano sotto trilioni di dollari di debiti. Il leader cinese Xi ha risposto accelerando sulla produzione, spingendo le aziende cinesi a pompare fuori un eccesso di beni che si riversano nei mercati esteri e sostengono l'economia in patria.

Ora, una nuova guerra commerciale potrebbe togliere il tappeto da sotto quella che è diventata una fonte critica di crescita. In un segno di quanto sia serio riguardo all'aumento delle tariffe per combattere ciò che considera un commercio sleale, il presidente eletto Trump ha detto agli alleati che vuole che Robert Lighthizer, che ha servito come rappresentante commerciale degli Stati Uniti durante il suo primo mandato ed è particolarmente critico nei confronti delle pratiche commerciali cinesi, sia lo zar commerciale della sua amministrazione.

In mezzo a questa grande bagarre politica, esce JD.com (JD), un player cinese dell'e-commerce che ha nuovamente prodotto solidi risultati trimestrali. Mentre il titolo si è ripreso sulla scia dell'entusiasmo per gli stimoli a fine settembre e inizio ottobre, JD.com è tornato a essere molto economico nelle ultime due settimane. Pertanto, vedo JD.com come un investimento interessante proprio per coloro che non hanno paura dell'esposizione alla Cina.

Manteniamo la stima del fair value di JD.com a largo margine a 50 USD per ADS (195 HKD per azione) dopo aver ottenuto solidi risultati nel terzo trimestre. Pensiamo che JD.com sia sottovalutata e crediamo che i suoi asset immateriali di servizi di consegna rapidi e di alta qualità contribuiranno a mantenere la sua posizione come uno dei principali attori dell'e-commerce in Cina in mezzo alla concorrenza.

I ricavi totali di JD.com sono aumentati del 5,1% anno su anno nel terzo trimestre, rispetto a solo l'1% nel trimestre precedente, grazie alla politica di permuta di prodotti elettronici della Cina, che ha aumentato le vendite di prodotti elettronici. I ricavi di prodotti elettronici ed elettrodomestici sono aumentati solo del 3% anno su anno nel trimestre, sotto la crescita delle vendite al dettaglio di prodotti di comunicazione (come i telefoni) e di elettrodomestici e apparecchiature video della Cina del 13%.

Tuttavia, la crescita annua del volume lordo di prodotti di elettrodomestici ed elettronica di JD nel trimestre è stata superiore rispetto alle vendite al dettaglio di elettrodomestici e apparecchiature video e di comunicazione ed elettrodomestici, rispettivamente.

Il margine netto non GAAP nel trimestre ha raggiunto un record del 5,1%, superando il 5,0% nell'ultimo trimestre. Ciò riflette il mix di prodotti favorevole dell'azienda e i costi di approvvigionamento unitario inferiori man mano che la sua scala si espande nel business di prima parte, mentre la sussidiaria JD Logistics ha visto una redditività migliorata attraverso un miglioramento dell'efficienza.

Sono felice che il management abbia completato il programma di riacquisto di azioni da 3 miliardi di dollari nel periodo compreso tra marzo e settembre 2024 e abbia introdotto un nuovo programma fino alla fine di agosto 2027 per riacquistare azioni per 5 miliardi di dollari, pari a circa il 9% dell'attuale capitalizzazione di mercato.

Se il governo cinese riuscisse ad aumentare la fiducia dei consumatori, cosa non facile e Trump permettendo, credo che JD.com ne trarrebbe ulteriori benefici.

JD.com è riuscita ad aumentare i suoi ricavi del 5% rispetto all'anno precedente. Ciò che potrebbe non sembrare una crescita ultraveloce per un player dell'e-commerce come JD, credo sia comunque un risultato molto solido, poiché JD non si sta concentrando sulla crescita aziendale a tutti i costi. Invece, l'azienda si è concentrata sul miglioramento della redditività, il che significa spingere per un alto tasso di crescita dei ricavi investendo quantità di denaro straordinariamente elevate in vendite e pubblicità non è il suo stile, almeno nel recente passato.

Negli ultimi due anni, JD.com non ha mai aumentato i suoi ricavi di oltre il 5%, quindi il tasso di crescita del terzo trimestre è al massimo pluriennale. La crescita dei ricavi è stata leggermente ponderata verso la crescita dei ricavi dei servizi, che si è attestata intorno al 7%, mentre la crescita dei ricavi dei prodotti è stata leggermente inferiore al 5% rispetto all'anno precedente. Il CEO dell'azienda, Sandy Xu, ha spiegato :

Abbiamo assistito a un aumento della crescita del fatturato, nonché a una sana redditività nel terzo trimestre, poiché il sentiment generale dei consumatori ha continuato a migliorare. Anche la nostra categoria di prodotti generici è cresciuta in modo robusto nel trimestre, guidata dai nostri sforzi per migliorare l'esperienza utente e la condivisione della mente degli utenti, che sono stati evidenziati anche dall'entusiasta risposta degli utenti alla nostra promozione Singles Day Grand di quest'anno.

Il sentiment dei consumatori in Cina è stato danneggiato prima dal COVID e poi dallo scoppio della bolla immobiliare. Il fatto che il management stia vedendo segnali di miglioramento del sentiment dei consumatori è una buona notizia, credo, non solo per JD ma anche per altre aziende di beni di consumo con una sostanziale esposizione in Cina.



Se questa tendenza continua e i consumatori sono più desiderosi di consumare, allora JD potrebbe essere in grado di offrire una solida crescita dei ricavi anche nei prossimi trimestri e anni. Il fatto che le offerte Singles Day di JD.com abbiano avuto un buon riscontro tra i consumatori è anche un aspetto positivo, a indicare che gli sforzi di marketing e vendita dell'azienda stanno dando i loro frutti.

La società ha annunciato di recente che avrebbe ampliato la sua offerta nel settore dell'abbigliamento, il che potrebbe guidare la crescita dei ricavi dei prodotti nel prossimo futuro. Per quanto riguarda la crescita dei ricavi dei servizi, JD sta procedendo bene, il che include il recente accordo di cooperazione con Alibaba (BABA) Taobao e Tmall. Queste piattaforme di e-commerce stanno integrando le offerte logistiche di JD, il che potrebbe dare una spinta al business dei servizi di JD in futuro, e BABA dovrebbe idealmente trarne vantaggio, poiché i suoi utenti hanno accesso a una solida rete logistica.

Ritengo che JD.com abbia un ampio fossato basato su un asset immateriale di elevata affidabilità e garanzia (inventario disponibile, qualità, servizi logistici proprietari rapidi) e un vantaggio in termini di costi derivante dalle sue crescenti economie di scala nel suo business di prima parte.

JD Logistics e JD.com creano sinergie e un fossato non possa essere valutato per segmento. Il ritorno rettificato sul capitale investito nel 2019 e nel 2020 ha raggiunto rispettivamente il 9,9% e il 15,6%, ma è tornato al 4,5% nel 2021 a causa di investimenti in nuove attività come l'acquisto di gruppi comunitari, rispetto al costo medio ponderato del capitale del 9,9%. Il ROIC è risalito al 15,3% nel 2022 in mezzo al taglio dei costi e prevediamo che raggiungerà il 26% entro il 2027, supportando il mio ampio rating di fossato.

L'asset immateriale di JD.com deriva dai suoi servizi logistici proprietari rapidi, efficienti e di alta qualità. In misura minore, JD è nota per la maggiore garanzia di prodotti autentici sulla sua piattaforma di prima parte in un paese in cui le imitazioni sono facili da trovare.

Nel complesso, il tasso di crescita aziendale è stato molto solido, ma la storia degli utili è ancora migliore. Grazie ai miglioramenti del margine, ovvero alle pressioni inflazionistiche in calo (ad esempio energia) e ai rigidi controlli sui costi, l'azienda è riuscita ad aumentare il suo utile operativo del 18% su base rettificata, con l'utile operativo GAAP in aumento di un 30% ancora migliore rispetto all'anno precedente. Il margine operativo dell'azienda non è ancora elevato, al 5,0%, ma la tendenza del margine è molto positiva. Un margine operativo del 5% lascia ulteriore potenziale di miglioramento: se JD dovesse raggiungere un margine operativo del 6% alla fine, questo da solo farebbe aumentare un altro 20% di utili, prima di qualsiasi crescita aziendale. Se JD dovesse raggiungere un margine operativo del 7% a un certo punto, ciò aumenterebbe gli utili del 40% e così via.

Le sfide future da Trump

Trump, durante la campagna elettorale, si è impegnato ad aumentare le tariffe su tutte le importazioni cinesi al 60%. Se ciò venisse promulgato, ciò segnerebbe un'importante escalation di una guerra commerciale iniziata durante il suo primo mandato e che cova da allora. 


Nel 2018 Trump ha colpito le lavatrici, i pannelli solari, l'acciaio e l'alluminio di fabbricazione cinese con tariffe fino al 25%. La Cina ha reagito con tariffe sulle importazioni statunitensi, mentre sotto la presidenza Biden le tariffe sono state aumentate sui veicoli elettrici cinesi, sulle apparecchiature per l'energia pulita e sui semiconduttori. 

La Cina ha gestito bene questa prima fase del conflitto. È stata in grado di reindirizzare le sue esportazioni verso altri mercati, come la Russia e i paesi confinanti nel sud-est asiatico. Ha anche conquistato una posizione di comando globale in preziose nuove industrie, tra cui i veicoli elettrici. 

Il risultato è che le quote della Cina nelle esportazioni manifatturiere e di beni globali sono aumentate dal 2018, nonostante la sua quota nelle importazioni dagli Stati Uniti sia diminuita. 

L'elezione del presidente Donald Trump ha probabilmente aumentato la probabilità di una guerra commerciale con la Cina. Mentre JD è molto focalizzata sulla Cina e quindi non dipende dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, una guerra commerciale potrebbe danneggiare il sentiment. Se la posizione degli Stati Uniti sulla Cina dovesse inasprirsi, gli investitori con sede negli Stati Uniti potrebbero essere meno propensi a voler detenere azioni di una società cinese, il che potrebbe comportare una pressione di vendita su JD e altri titoli cinesi.


JD è inoltre esposta al consumatore cinese, quindi se la fiducia dei consumatori dovesse indebolirsi di nuovo (ad esempio perché la crisi immobiliare sta diventando sempre più grave), anche i risultati di JD potrebbero indebolirsi.

Detto questo, ci sono rischi di investimento con ogni azione e non vedo JD come particolarmente rischiosa. Un bilancio solido e una valutazione bassa significano che la società dovrebbe essere in grado di resistere alla maggior parte dei venti contrari senza troppi problemi.

Con i risultati altamente interessanti del Q3 e una valutazione che è tornata di nuovo, mi piace JD alla valutazione attuale. Se la società continua a fare ciò che ha fatto nel recente passato, ovvero far crescere leggermente il business espandendo i margini e riacquistando azioni, JD potrebbe offrire rendimenti molto interessanti in futuro.


venerdì 16 ottobre 2015

Quale direzione prenderà il petrolio

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha pubblicato previsioni ribassiste, in cui ha reso noto che il mercato del greggio continuerà a risultare in esubero l’anno prossimo, dal momento che l’aumento della domanda di greggio sta rallentando per via delle aspettative di un ritorno del greggio iraniano sul mercato, abbassando le previsioni sull’aumento della domanda per il prossimo anno di circa 200.000 barili al giorno rispetto alla valutazione di settembre. Inoltre l’Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo membri dell’OPEC hanno reso noto che sono intenzionati a tenere ancora alta la produzione per difendere il loro ruolo sul mercato. Ora secondo alcuni analisti il petrolio toccherà i $ 70 dollari a barile entro un anno, quindi, bisognerebbe acquistare in questo rally, qualche altro analista ha suggerito che il petrolio raggiungerà i $ 20 dollari al barile per cui bisognerebbe vendere. Chi di loro ha ragione? Entrambi o nessuno? Vediamo di analizzare la situazione. I dati mondiali sono in ribasso e ci dicono che abbiamo un eccesso di offerta, anche se rispetto a qualche mese fa la situazione è nettamente migliorata, ma la situazione geopolitica in Medio Oriente di certo non aiuta.



In questo momento alcuni dati provenienti dagli Stati Uniti sono positivi, grazie anche al prezzo del petrolio. Questo ha portato ad un calo della produzione e ad un aumento della richiesta, favorita anche dal prezzo del gas. Il calo lo si può anche vedere dal numero degli impianti di perforazione, che sono diminuiti ai livelli più bassi degli ultimi 5 anni, confermando che le aziende per riuscire a sopravvivere stanno effettuando drastici tagli al bilancio. Un altro aspetto positivo è che il drammatico crollo azionario cinese non è avvenuto e la sua economia continua crescere. Questo quadro ci dice che la tendenza sembra quella di un graduale miglioramento. Purtroppo però, nonostante questi miglioramenti, il quadro generale non è roseo. Le scorte di petrolio negli USA sono in aumento rispetto al mese di luglio, ma il dato peggiore è che le scorte totali di prodotti petroliferi e petrolio greggio sono in aumento rispetto allo scorso anno. Inoltre l'Opec ha comunicato che la sua produzione è aumentata, superando di circa 1,57 milioni di barili al giorno il suo target e a febbraio Teheran prensenterà i nuovi contratti per le compagnie petrolifere, con l'obiettivo di risollevare le estrazioni dagli attuali 2,9 mln b/g a quota 3,6 mln b/g.



In questo quadro di dati della produzione petrolifera e della relativa richiesta, non dobbiamo dimenticare le rinnovate tensioni geopolitiche in Medio Oriente dopo l'intervento russo in Siria. Il cui obbiettivo è quello di sostenere il governo di Assad creando un asse sciita i Siria, alleato di lunga data dell'Iran, con l'ex Unione sovietica come sostenitrice. Infatti, proprio l’Iran e l’Iraq potrebbero giocare un ruolo fondamentale nello scacchiere di Putin il quale, se riuscisse nell’intento di lasciare Assad al proprio posto, ponendo fine alla guerra civile, creerebbe un asse in Medio Oriente molto potente. La sopravvivenza del governo del Primo Ministro iracheno Al-Abadi dipende molto dall’Iran, il quale sta combattendo le milizie islamiche nell‘Anbar e in altre province dell'Ovest dell’Iraq. Non è un caso che l’Iraq abbia ignorato la richiesta del 5 settembre degli ufficiali militari di porre un blocco sui voli militari russi che portavano armi al regime di Assad. Inoltre, vi è un accordo in essere di collaborazione tra l’intelligence di Russia, Siria, Iraq e Iran per condividere informazioni sullo Stato Islamico. La Siria si trova molto vicina allo stretto di Hormuz, che è un braccio di mare lungo 60 km e largo 30 che divide la penisola Araba dalle coste dell’Iran. Nello stretto, transitano ogni giorno petroliere di tutto il mondo che trasportano un quinto della produzione mondiale di petrolio. Ora, pensate se Assad rimanesse al suo posto e appoggiasse la crociata petrolifera di Putin, con l’influenza americana sempre più debole nella zona e sull’Arabia Saudita, ormai lasciata sola da Washington e con l’Iran e l’Iraq pronti a schierarsi al fianco di Putin per abbassare la produzione del greggio e quindi rialzare i prezzi del petrolio cosa potrebbe succedere. Un’idea potrebbe essere quella che l’Arabia Saudita si troverebbe in una situazione poco amichevole in cui si ritroverebbe da sola a combattere contro una concorrenza a cui non può far fronte e dovrebbe di conseguenza abbassare il tetto della produzione, scatenando un effetto domino sui Paesi dell’Opec. Ovviamente Putin bombarderà anche l’Isis, dato che nei territori dello Stato Islamico si trovano importanti asset petroliferi che la Russia sarebbe molto contenta di avere sotto controllo.

Molte persone del settore petrolifero, hanno lasciato che gli analisti non comprendessero quanto profonda sia rivoluzione dello shale. Il calo dei prezzi non lo hanno ne bloccato ne eliminato definitivamente, lo hanno semplicemente ridimensionato e sta semplicemente prendendo fiato. I progetti che erano economicamente irrealizzabili sono stati momentaneamente accantonati. La maggior parte degli ingegnieri sa dove sono i depositi, a quale profondità e di quali dimensioni siano, rimane solo da capire quali potrebbero essere i costi. La produzione degli Stati Uniti è diminuita ed il prezzo è salito di poco, ma sappiamo che potrebbe invertire velocemente. Le aziende hanno semplicemente accantonato momentaneamente la loro forza lavoro e in caso di rally del prezzo del petrolio non impiegherebbero molto a riattivare il tutto, 3 dei maggiori campi petroliferi si trovano in America, i diritti minerari sono stati noleggiati e le infrastrutture in questi campi giganteschi sono stati e continuano ad essere costruite. Il processo di trivellazione e quindi di produzione del petrolio ora può riprendere nell'arco di qualche mese non più di anni. Inoltre dobbiamo considerare che il costo di produzione è in continua discesa con gli ingegneri constantemente al lavoro per ridurli, grazie a tecniche di fratturazione più efficienti, prodotti in acciaio e chimici meno costosi che migliorano i costi. In questi campi il costo totale di produzione è pari o inferiore ai $ 40 al barile.

Ci sono quindi motivi, per essere sia ribassista che rialzista sul prezzo del petrolio. I fondamentali non sono bullish. La geopolitica è molto rialzista. Mentre i fondamentali non sono in equilibrio, credo che il prezzo sarà più o meno equilibrato per alcuni anni a venire. L'abdicazione della politica estera degli Stati Uniti e lo stato generale di sconvolgimento nella geopolitica del Medio Oriente dovrebbero portare i prezzi del petrolio ad essere decisamente volatili. Tuttavia, i prezzi dovrebbero operare in un ampio range compreso tra i $ 40 e i $ 70 al barile a seconda di quale gruppo, tori e orsi, regnerà. In questi ambienti molto volatili, i titoli costruiti per resistere alla volatilità sono quelli delle grosse aziende petrolifere, quali:

Exxon (XOM)

e:

Chevron (CVX)


Queste due aziende tra l'altro danno anche un ottimo dividendo.

lunedì 31 agosto 2015

E' forse giunto il momento per un nuovo QE americano?

Sui quotidiani economici dominano gli articoli sulle deboli condizioni economiche della Cina e le speculazioni su ciò che la Yellen potrebbe decidere con i tassi di interesse. 10 mesi fà, quando i mercati si erano indeboliti, il Giappone, la Cina, Draghi, la Banca d'Inghilterra, sono intervenuti con una politica monetaria molto più flessive. Ora gli stessi protagonisti e molti altri, stanno adottando ulteriori misure di allentamento delle condizioni finanziarie.

Nel caso della BCE e della BOJ (Bank of Japan), questo significa stampare moneta, mentre cosa fa la Federal Reserve? Sta pensando di alzare i tassi di interesse. Cosa invece potrebbe fare la Fed se volesse seguire il gruppo? Riproporre un quantitative easing, altrimenti noto come stampa di denaro sotto forma di QE4. Ray Dalio (tra gli altri) ha suggerito proprio questo. Ecco che cosa ha detto in un'intervista: Un altro giro di quantitative easing darebbe sicuramente ulteriore stimolo ai mercati azionari indeboliti.

Diamo uno sguardo a come lo S&P 500 ha risposto ai tre precedenti stimoli da parte della Fed.

L'esperimento iniziale ha richiesto un paio di mesi affinché il mercato si rendesse conto di ciò che stava accadendo, quando lo ha fatto però, i mercati hanno visto un'espansione prolungata. È interessante notare che, quando il primo QE si è concluso, il mercato si è indebolito, come previsto, anche se è avvenuto con un certo ritardo.

Quando il QE2 è stato attivato, circa un anno dopo la fine del primo, ovviamente, il mercato ha risposto positivamente. Poi, quando si è concluso, il mercato ha nuovamente risposto negativamente.

Qualcosa di simile è avvenuto con il QE3. Quindi possiamo affermare che, anche se l'indice S&P 500 è molto più volatile rispetto all'espansione del bilancio della Fed, è difficile negare però che questi due si sono mossi in tandem negli ultimi anni. Quando la Fed ha ampliato le sue consistenze di bilancio, l'indice è salito e, quando la Fed ha smesso di intervenire aggressivamente le azioni si sono stabilizzate o sono diminuite. Queste osservazioni danno alla Fed e ai politici sufficienti munizioni per evitare una caduta dei mercati azionari, semplicemente, potrebbero riproporre un quantitative easing, anche se la scorsa settimana, la volatilità azionaria cinese si è estesa ai mercati globali, portando gli investitori verso una sicurezza percepita quali le obbligazioni governative e lo yen giapponese. Questo ha anche spinto gli investitori a riconsiderare che la Federal Reserve avrebbe alzato i tassi di interesse già a settembre. La riunione del fine settimana a Jackson Hole, tra i banchieri delle Banche Centrali, tuttavia, potrebbe aver dissipato alcuni di questi dubbio, infatti i funzionari della Fed hanno suggerito che la recente volatilità del mercato non aveva materialmente cambiato il loro modo di vedere la ripresa economica degli Stati Uniti con un continuo miglioramento del mercato del lavoro.



L'esperienza del Giappone

La Fed non è certamente l'unica banca centrale che ha optato per la crescita del suo bilancio per raggiungere i suoi obiettivi. Un buon esempio è la Banca del Giappone (BoJ). La BoJ prese le cose alla leggera durante i primi anni della crisi finanziaria. Ma, successivamente ha intensificato i suoi sforzi di espansione del bilancio in modo drammatico, in quello che sembrava essere lo sforzo finale per sbarazzarsi della deflazione strutturale che è costata al Giappone due decenni di crescita economica. Dall'inizio del massiccio aumento del bilancio BoJ, i titoli giapponesi (NKY) hanno risposto particolarmente bene. Come per gli Stati Uniti l'aumento più rapido del quantitative, è coinciso con un netto miglioramento per i titoli azionari. Nel grafico si può notare qual'è stata la performance dell'indice Nikkei durante le operazioni di quantitative della Banca Centrale del Giappone. Sorprendentemente, c'è un rapporto incredibilmente forte negli ultimi anni. Gli investitori giapponesi possono ringraziare la loro banca centrale per tali ritorni.



L'esperienza europea

Ecco l'esperienza europea, in questo caso è stato preso come riferimento l'intervento della Banca centrale europea (BCE) e la performance dell'indice tedesco DAX. Il legame più netto si presenta negli ultimi 12 mesi. È interessante notare che, anche se i tedeschi disprezzano l'idea che la BCE continui a stampare denaro, gli investitori tedeschi hanno trovato un modo per trarne vantaggio, anche se non in modo cosi netto come negli altri paesi. Inoltre in questo momento sembra non sortire più nessun effetto. In primo luogo, la dimensione dell'espansione del bilancio della banca centrale è nettamente inferiore rispetto ai paesi sopra menzionati. Inoltre, nei casi precedenti l'espansione del bilancio si qualifica come quantitative easing a titolo definitivo (cioè acquisto di bond). Tuttavia, la crescita del bilancio della BCE è il risultato di sistemi di rifinanziamento a lungo termine (LTRO) per le istituzioni finanziarie. Questo non è necessariamente visto come un quantitative easing. Come la BCE ha dichiarato: "il quantitative easing della Fed è un sostituto per allentamento convenzionale, una volta che il tasso di riferimento ha raggiunto il limite di zero, le operazioni non convenzionali della BCE, mirano soltanto a garantire una corretta trasmissione della politica monetaria e potrebbero concettualmente essere intraprese con qualsiasi livello di tasso di interesse". Di qui, sia la dimensioni che la natura dell'espansione del bilancio da parte della BCE differiscono dalle quella dei paesi di cui sopra. Detto questo la BCE ha realizzato il suo Programma di Sicurezza dei Mercati (SMP) quando il rendimento dei titoli dei paesi periferici è salito alle stelle, ma la quantità totale delle obbligazioni acquistate finora è stata molto piccola. Il calo del prezzo del petrolio nell'ultimo mese sta accentuando le spinte deflative nell'area euro. Non a caso l'inflazione attesa nella media a 5 anni (tasso swap 5y5y) è scesa nell'ultima settimana all'1,6%. Quando a febbraio scivolò all'1,5% la Bce decise che non c'era più tempo da perdere e lanciò il quantitative easing, un piano di acquisto di titoli di Stato e privati per dare ossigeno all'economia dell'area. Adesso che questo tasso sta rivedendo certe soglie, Peter Praet, membro della Bce non ha escluso un aumento del “Qe”. Giovedì è previsto il nuovo meeting della Bce e parlerà il governatore Mario Draghi. Gli investitori attendono di capire se anche Draghi la pensa come Praet e intende mettere il turbo al “Qe” europeo, una notizia che non farebbe certo dispiacere a chi finora ha puntato sul mercato azionario.



Diamo uno sguardo alla Cina

Possiamo affermare che, il mercato che ha fornito le migliori prestazioni in tutto il mondo negli ultimi dieci anni o giù di lì è il mercato cinese. È interessante notare che, nello stesso tempo, la banca centrale che ha stampato più soldi è, ovviamente, la Banca Popolare Cinese.

In definitiva

È interessante notare che una delle poche banche centrali che stà pensando, ora, ad una politica monetaria più restrittiva sia la Federal Reserve, forse la banca centrale più potente del mondo. E' un po' strano che gli americani vengano considerati un lupo solitario nel mondo della politica monetaria, ma poi, gli americani hanno sempre pensato a se stessi come, speciali. L'analisi del rapporto tra espansione del bilancio centrale e mercati azionari è molto semplicistico. Molti altri fattori potrebbero aver influenzato i risultati presentati sopra. Ad esempio fattori come i diversi mandati delle banche centrali, la crisi dell'euro, la salute del settore imprenditoriale locale durante questo periodo, gli effetti valutari, la correlazione dei mercati azionari in generale e molti, molti altri. Ciò non toglie, tuttavia, che l'impatto delle politiche delle banche centrali è meglio percepito nei mercati azionari che nell'economia globale.