A settembre avevo parlato dell’azienda di robotica di consumo iRobot (IRBT), famosa per i suoi Roomba. Non nutrivo grandi aspettative sul loro business dopo il fallimento dell’acquisizione da parte di Amazon a inizio 2024, ma li avevo comunque monitorati per via della valutazione bassa rispetto alla tecnologia offerta. C’era una tenue speranza che le misure di riduzione dei costi potessero invertire la rotta. Le recensioni sui prodotti restavano positive, segno di una base tecnologica solida.
Da allora il titolo ha avuto qualche timido rimbalzo, ma alla vigilia dei risultati del quarto trimestre il prezzo delle azioni era tornato al punto di partenza. Poi sono arrivati i dati. E sono stati un duro colpo.
Come mostrano i numeri, la situazione è peggiorata sensibilmente. Avevo messo la sveglia presto per seguire la conference call delle 8:30, ma anche quella è stata cancellata: iRobot ha scelto di non fornire alcuna guidance per il 2025. Una decisione che dice molto sulle incertezze che circondano l’azienda.
Il colpo più forte? L’allarme lanciato dalla stessa iRobot: ci sono "dubbi sostanziali" sulla capacità dell’azienda di continuare a operare nel prossimo anno. Questo, più di qualsiasi altro dato, ha scatenato la svendita mattutina.
Da Amazon al baratro
Tutto è iniziato seriamente a gennaio 2024, con la rinuncia di Amazon all’acquisizione. Non fu una notizia eclatante, ma diede il via a un’ondata di tagli: prima il 31% della forza lavoro, poi un ulteriore 16% a novembre.
Il terzo trimestre aveva lasciato spazio a un certo ottimismo: utile non-GAAP positivo, seppur modesto, anche se le previsioni per il quarto trimestre indicavano già una perdita. Ma il vero crollo è arrivato dopo.
Q4: sotto ogni aspettativa
I risultati del quarto trimestre sono stati molto peggiori delle già deboli previsioni. Le vendite si sono fermate a 172 milioni di dollari, con margini lordi crollati al 9,5% (contro attese del 24-27%). Le perdite operative sono salite a 61 milioni di dollari. L’utile per azione GAAP è stato negativo per 2,52 dollari, un dato peggiore di tutte le stime.
A pesare sui margini ci sono due problemi seri: l’eccesso di scorte svalutate e contratti di acquisto preesistenti che oggi risultano antieconomici, dati i volumi di vendita drasticamente ridotti.
Un intero anno in declino
Anche i dati annuali parlano chiaro: il fatturato 2024 è sceso a 681 milioni di dollari (da 890 milioni del 2023). I tagli hanno dimezzato le spese operative, ma le perdite restano ingenti. La situazione resta precaria.
| I numeri pietosi della società |
Anche se a marzo iRobot aveva cercato di risollevare il morale con l’annuncio di una nuova linea di Roomba, le prospettive commerciali restano deboli. I nuovi modelli arriveranno a breve in Nord America e in Europa, ma persino l’azienda sembra dubitare che basteranno a invertire il trend.
L’ombra lunga dei dazi
Uno dei fattori più allarmanti è il ritorno dei dazi americani sulle importazioni dalla Cina, da cui iRobot dipende fortemente per la produzione. L’azienda lo ha citato esplicitamente tra i rischi principali per la sua continuità operativa. In un momento di domanda già in calo e di concorrenza crescente, un ulteriore aggravio sui costi potrebbe essere devastante.
A tutto questo si aggiunge il contesto macroeconomico fragile: l’ipotesi di una recessione globale non è esclusa, e sarebbe una pessima notizia per un’azienda che vende beni discrezionali come robot aspirapolvere.
Liquidità e negoziazioni con i creditori
L’azienda ha reso noto di essere in trattativa attiva con il suo principale creditore, TCG Senior Funding LLC, per ottenere flessibilità sugli obblighi contrattuali. Un accordo temporaneo è stato raggiunto fino al 6 maggio. È una boccata d’ossigeno, ma non cambia il quadro complessivo.
Conclusioni: un 2025 ad alto rischio
Anche se a settembre avevo lasciato aperto un piccolo spiraglio, oggi mi trovo costretto a declassare iRobot. La situazione è grave. I margini si stanno erodendo, la domanda non dà segnali di ripresa, e i nuovi dazi rappresentano una minaccia concreta e immediata.
L’unica ragione per cui non si tratta di una vendita forte è che il creditore sembra disposto a collaborare ancora per qualche settimana. Ma la finestra è stretta, e le probabilità di riuscita si stanno assottigliando.
Per chi volesse comunque monitorare la situazione, suggerisco di osservare attentamente le prime reazioni del mercato ai nuovi Roomba, e soprattutto gli sviluppi normativi sul fronte commerciale tra Stati Uniti e Cina. Se i dazi dovessero inasprirsi ulteriormente, o se la domanda non dovesse ripartire, sarà difficile evitare l’inevitabile.
