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venerdì 10 febbraio 2017

Uranio, cosa ha fatto scattare la scintilla della sua crescita da Novembre

Da Novembre l’ETF Global X Uranium (URA) (ETF che segue lo spot dell’Uranio) è salito di quasi il +60%, cerchiamo di capire quali siano stati i fattori scatenanti di questo rally e soprattutto se questo può continuare. Alla base della mia analisi ci sono alcuni punti chiave importanti, la riapertura imminente del reattore nucleare in Cina, un aumento di centrali nucleari in Cina e India, l’apertura di nuovi impianti negli Stati Uniti e un taglio della produzione in Russia. Questi i fattori principali, ma cerchiamo di analizzarli singolarmente.

Il Giappone riaprirà 8 siti nucleari entro il 2018

Il governo Giapponese si appresta ad aprire un impianto di trattamento di combustibile nucleare esausto in grado di produrre plutonio per fabbricare fino a mille bombe atomiche all’anno. Indipendentemente dall’economia, i fondamenti della dipendenza energetica del Giappone da combustibili importati, il riavvio dei reattori nucleari del Giappone è principalmente una politica guidata da un innalzamento del settore armi. Il Giappone ha 42 reattori nucleari. Solo 2 sono operativi, altri 2 sono stati riavviati e poi fermati da una ingiunzione del tribunale. L’istituto dell’energia del Giappone pensa che 7 reattori saranno avviati entro la fine di marzo 2017 e un ottavo entro il 19 per marzo 2018.

Il programma nucleare pacifico del Giappone – quello che ha prodotto la tragedia di Fukushima Daiichi si basava sul fatto che si procedesse al ritrattamento solo per soddisfare i bisogni di combustibile nucleare delle centrali nucleari del Paese, ma lungo questa strada il governo e la lobby nucleare giapponese hanno trovato diverse difficoltà. Inoltre, con il calo del costo dell’uranio sui mercati internazionali, il ri-processamento del plutonio è diventato troppo costoso.

Cameco (CCJ) proprio la settimana scorsa è entrata in una disputa contrattuale con TEPCO denunciando una violazione del loro contratto. Tra le tante persone e le questioni che ostacolano Cameco c’è il governatore di una prefettura locale che ospita alcuni dei reattori della TEPCO.

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Cina, India e Stati Uniti apriranno nuovi reattori nucleari

La Cina ha fatto sapere che entro il 2030 costruirà almeno trenta nuove centrali nucleari, lo ha riferito Sun Qin, presidente di China national nuclear corporation. Pechino sta stringendo importanti accordi bilaterali di cooperazione nucleare con molti paesi, tra cui, Egitto, Giordania, Argentina, Brasile, Francia e Regno Unito. Attualmente la Cina possiede trenta reattori nucleari con una capacità totale di ventotto milioni di gigawatt.

Quando era ancora in carica, l’ex presidente Usa Barack Obama e il primo ministro indiano Narendra Modi raggiunsero un accordo sull’avvio di lavori di costruzione di 6 reattori nucleari in India, un passo fondamentale per la chiusura del primo accordo sul nucleare civile USA-India firmato oltre un decennio fa e che la destra induista – ora al governo – aveva contestato insieme ai Partiti comunisti indiani perché violava la sovranità indiana.

Nella dichiarazione congiunta Usa-India si legge che India e US Export-Import Bank lavoreranno insieme per un pacchetto di finanziamenti competitivo per costruire i 6 reattori nucleari e che la progettazione del sito in India potrà iniziare nel 2017.

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Il Kazakistan taglia la produzione di Uranio

Il mercato dell’uranio è stato in declino per più di dieci anni, con il crollo dei prezzi dai massimi intorno ai 140 $ per libbra nel 2007 ai livelli più bassi nel 2016, al di sotto dei 20 $ per libbra. Il mercato ha preso un ulteriore colpo dopo che il Giappone ha chiuso i suoi reattori nucleari a seguito del disastro di Fukushima nel 2011, con i prezzi spot che hanno perso più della metà del loro valore.

L’uranio è salito negli ultimi mesi anche grazie al Kazakistan, che ha riferito di una produzione del 10 per cento quest’anno, dopo i prezzi crollati nel 2016

Il taglio del 10% è stato abbinato ad un aumento del 10% del prezzo che ha raggiunto i 24,25 per libbra subito dopo la notizia. In un’intervista a Radio Palisade, David Cates, presidente e CEO di Denison Mines Corp. (DNN), ha notato che la sua azienda ha visto un aumento di volumi e del prezzo delle azioni dopo l’annuncio. Cates vede i guadagni recenti come “sostenibili”, notando che crede che il mercato è stato ipervenduto ed era in totale apatia. La riduzione della produzione di Kazatomprom rappresenta un fattore importante.

Minatori come Denison (DNN) e Cameco Corp. (CCJ) sono in grado di beneficiare dei tagli. Esploratori e sviluppatori come NexGen Energy Ltd. (NXGEF), Fission Uranium Corp. (FCU) e UEX Corp. (UEX), con progetti in Athabasca in Canada, hanno visto un movimento verso l’alto dei prezzi dei loro titoli azionari a seguito del bando di Kazatomprom. Il titolo americano Energy Fuels Inc. (EFR) è aumentato del +35% dall’inizio del 2017.

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lunedì 20 giugno 2016

Investire in materie prime: uranio, il nuovo el dorado ?

Tra le materie prime maggiormente sottovalutate in questi anni figura certamente l’uranio, elemento chimico che trova diverse applicazioni industriali, oltre alle meno nobili applicazioni militari come massa di reazione all’interno delle bombe atomiche. Si sa che l’economia è condizionata anche, se non soprattutto, da eventi esterni a quelli strettamente economici che modificano completamente i sentimenti di mercato. Ecco già spiegato come il disastro delle centrali nucleari (in cui l’uranio funge da alimentatore dei reattori) Fukushima nel 2011 abbia avuto ripercussioni impressionanti sul suo prezzo.
Quel che è di più difficile comprensione è come ancora oggi non ci sia stata un’inversione di tendenza, pur essendoci da tempo tutte le premesse necessarie.



La discussione sull’energia nucleare è sempre stata al centro dell’attenzione dell’intera opinione pubblica. In Italia è un tema caldo su cui i cittadini sono stati invitati più di una volta ad esprimere un’opinione. Sia nel referendum del 1987 per l’eliminazione delle poche centrali esistenti che in quello del 2011 per una loro reintroduzione, è stata schiacciante la volontà di restare privi di questa risorsa energetica.

Il mondo la pensa diversamente: prevalgono i vantaggi di avere una fonte di energia pulita ed economica in un contesto di cambiamenti climatici e di crescita globale statica.
Per questo motivo ben 65 sono già pronti per l’utilizzo e altri 500 sono stati pianificati o si trovano in fase di sviluppo (solo in Asia gli investimenti corrispondono a circa 800 miliardi di dollari). Lo stesso Giappone è attivo in questo campo, con alcuni dei suoi reattori che hanno già riavviato le loro operazioni.


Uno sviluppo che il mercato non ha ancora accolto: i tagli alla produzione dovuti alle attuali condizioni di prezzo troppo basso (da cui i produttori non trarrebbero alcun profitto) hanno creato una situazione in cui l’offerta è di gran lunga inferiore alla netta crescita della domanda. Ed è proprio da questa carenza delle forniture che ci sarà l’input per un aumento del prezzo, a prescindere dai sentimenti "extra-economici" negativi.

Come spesso accade in economia non si può mai sapere con certezza quando le previsioni si concretizzeranno. Allora proviamo a fidarci di chi ha già dimostrato di avere una certa capacità in tal senso: i miliardari. Loro stanno scommettendo a favore di una ripresa dell’uranio già nel corso di quest’anno, investendo ingenti quantità di dollari in società del settore, soprattutto quelle che operano nelle miniere situate in Canada e Kazakistan, i maggiori produttori della materia prima in assoluto.

Ad esempio il miliardario David Shaw, fondatore della società di investimento "The D.E. Shaw Group", il mese scorso ha acquistato 1,4 milioni di azioni Cameco (CCO). Altri imprenditori hanno puntato su aziende, come NexGen (NXE), che operano nel bacino canadese dell’Athabasca, le prime che sfrutteranno il trend al rialzo dei prezzi grazie all’altissima qualità dei suoi giacimenti.

Se tutto dovesse andare per il meglio, entro due anni il prezzo dell’uranio potrebbe raddoppiare, con gli analisti più ottimisti che parlano di 65$ per libbra.

mercoledì 11 dicembre 2013

L'uranio è impostato per una crescita nel prossimo futuro

Dall'inizio di Novembre l'Uranio ha visto un movimento verso l'alto salendo da 34 a 36 dollari all'oncia. Alcuni analisti ritengono che questo sia un buon momento per comprare titoli del settore , in ottica di bottomfishing, come si usa dire nel settore.

Questo è dovuto al fatto che dal picco delle materie prime nel 2008, pochi prodotti hanno visto crolli dei prezzi come l'uranio, che ha perso più di 2/3 del suo valore. Mentre il prezzo ha tentato di risalire dopo la recessione raggiungendo i 70$ a metà del 2010, l'entusiasmo per l'uranio fu bruscamente ostacolato dalla debacle dell'incidente di Fukoshima Daiichi. Il prezzo si trova attualmente a circa 36$ all'oncia, ben al di sotto del costo di produzione per molte miniere di uranio.

Il principale impiego dell’uranio è nei reattori per la produzione di energia nucleare, Fukushima sta rendendo evidente come questa fonte di energia apparentemente conveniente, abbia costi inaccettabili in termini di ambiente. Inoltre, alcuni osservatori di questo materiale insinuano che il mercato toro si è concluso nel 2007, secondo noi non è affatto così. Il mercato toro è stato troppo breve, storicamente i mercati toro secolari durano molto più a lungo.

Lasciando perdere per un attimo il discorso tecnico, concentriamoci su quello macroeconomico, la semplice economia indica che vi è un grande potenziale per una carenza in un futuro non troppo lontano, dato che l'uranio è , nella maggior parte dei casi , poco redditizio. Questo significa che c'è poco incentivo ad investire in nuovi progetti , o sviluppare / ampliare quelli esistenti. Mentre un aumento del prezzo dell'uranio creerebbe l'incentivo necessario per nuovi progetti di esplorazione e produzione.

L’Australia dispone infine delle più vasteriserve di uranio su scala globale – pari al 31% del totale. Nel 2011 era il terzo produttore mondiale di questa materia prima (quasi 6000 tonnellate), dopo il Kazakistan (19.000) e il Canada (9000).

La società

La Cameco (NYSE: CCJ) è una multinazionale operante nel settore minerario e, specificatamente, nell’estrazione dell’uranio. Un’indagine condotta dalla società, prevede che nei prossimi 10 anni saranno costruiti 91 nuovi reattori nucleari, 3/4 dei quali saranno situati in Cina e in India. Queste rappresentano le prospettive di crescita a lungo termine di Cameco, oltre alla sua intenzione di aumentare la produzione di circa il 60% nei prossimi 5 anni.

Dopo il disastro nucleare che ha colpito il Giappone nel 2011, molti paesi hanno ripensato al loro futuro nucleare. Tuttavia, lo stesso Giappone è attualmente in procinto di riaprire 14 dei suoi reattori sparsi nel paese! Per quanto riguarda la Cameco, nell’ultimo anno ha avuto un’impressionante crescita dei ricavi che ha ampiamente superato la media del settore del 5,5%! Oltre a questo, il margine di profitto netto del 35,41% ha significativamente sovraperformato la media del settore. La redditività attuale della società sul patrimonio netto è leggermente diminuita rispetto allo stesso trimestre di un anno prima.

martedì 12 aprile 2011

L'opportunità del settore dell'Uranio dopo la catastrofe giapponese

I prezzi delle azioni delle società minerarie di uranio sono scese parecchio nell'ultimo mese a causa dei timori sulla situazione giapponese la quale potrebbe degenerare in una fusione nucleare simile a Chernobyl.

Gli investitori temono che una eventuale esplosione, e relativa fuga di radiazioni dell'impianto di Fukushima, possa costringere gli altri paesi a rafforzare le restrizioni, o peggio, abbandonare il loro perseguimento nella ricerca nucleare come alternativa energetica.

Ma cosa succede se non accade nessuna catastrofe ? Cosa succede se il Giappone, come tutti noi ci auguriamo, riuscisse a risolvere il problema senza ulteriori danni ? I paesi del resto del mondo forse potrebbero vedere l'energia nucleare in un modo diverso da quest'ultimo periodo e continuare gli investimenti per migliorare le proprie strutture nucleari.

I prezzi dell'Uranio potrebbero riprendersi dal loro attuale livello di circa 60 $ alla libbra e tornare sopra i 73 $ come prima della crisi giapponese. Questo sarebbe solo l'inizio comunque, in quanto i prezzi elevati, le preoccupazioni per le emissioni di carbonio e la sempre accresciuta domanda di energia nucleare potrebbero spingere i prezzi dell'Uranio fino ai 90 $ alla libbra o anche fino ai 140 $ alla libbra come visto nel 2007.

Questo è ciò che gli analisti e gli esperti hanno in mente in questo periodo.

Anzi vi dirò di più, alcuni studi di analisti ritengono che comunque vada in Giappone, l'energia nucleare non sarebbe messa all'angolo. Al contrario la vedono come un ottimo strumento per ottenere profitto dall'energia del futuro.
Patricia Mohr di Scotiabank Group ha detto in una intervista a Business News Network
“Ci aspettiamo un movimento al rialzo del prezzo dell'Uranio, per il 2013 dovremmo essere intorno ai 90 dollari americani per libbra. La causa principale sarà la sempre maggiore richiesta da parte della Cina. “
Il prezzo di ossido di Uranio, la forma più comunemente commercializzate del combustibile nucleare, è crollato del 27% a circa 50 dollari la libbra sul mercato nei giorni seguenti al terremoto del Giappone e l'esplosione del reattore.

Ma da allora, il prezzo ha recuperato circa il 20% salendo fino a oltre 60 dollari la libbra. Questo dimostra che molti investitori vedono al rialzo l'Uranio e quindi come una opportunità di acquisto.



E perché non dovrebbero?

Energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica sono troppo poco sviluppate per dare fastidio a energie utilizzate come petrolio e gas naturale. Quindi non c'è ancora la necessità di una fonte energetica alternativa che non costituisca un grave problema sia dal punto di vista economico sia per l'ambiente. Nonostante la catastrofe in Giappone, molti paesi intendono estendere i loro programmi di energia nucleare seguiti da un esame relativamente breve di norme di sicurezza e da un protocollo internazionale.

Il presidente americano Barack Obama la scorsa settimana ha detto che l'energia nucleare continuerà a svolgere un ruolo nella politica energetica degli Stati Uniti.
"E' importante riconoscere che l'energia nucleare non emette anidride carbonica in atmosfera, così quelli di noi che sono preoccupati per il cambiamento climatico, come noi devono riconoscere che l'energia nucleare, se è sicura, può dare un contributo significativo al cambiamento climatico. Prendiamo per buoni gli insegnamenti provenienti dal Giappone nella progettazione e la costruzione della prossima generazione di centrali. Non possiamo semplicemente togliere dal tavolo lo sviluppo dell'energia nucleare.
E poi c'è la Cina

La Cina è il più grande produttore mondiale di gas serra anche subendo una rapida modernizzazione che ha visto milioni di lavoratori in cerca di lavoro nelle fabbriche dopo le fortissime alluvioni degli anni passati.

La Cina cerca di impiegare energia solare, eolica e idroelettrica per alimentare la sua espansione, ma il nucleare resta sempre una priorità.

Allo stato attuale, la Cina ha 13 reattori che lavorano con una potenza di 10,8 milioni di kilowatt, e 32 reattori in grado di produrre 30.970 mila chilowatt in costruzione.
Il Consiglio di Stato ha dichiarato il 16 marzo che avrebbe fermato l'approvazione di nuove centrali nucleari
 "fino a quando la sicurezza e migliori piani di sviluppo a lungo termine non saranno stati approvati." 
Ma il paese è sempre intenzionato a iniziare la costruzione di un impianto nucleare all'avanguardia questo mese.
L'impianto di quarta generazione utilizzeranno gas per il raffreddamento invece che acqua.

Ci sono differenze tra i reattori giapponesi e cinesi . L'impianto di Fukushima in Giappone stava usando la vecchia tecnologia, mentre i reattori cinesi sono più avanzati.
Cui Shaozhang, vice-direttore generale Huaneng Nuclear Power Development Co. avrebbe detto a Bloomberg News.

Il piano quinquennale della Cina è mirato alla generazione di una capacità di 42.900.000 kilowatt di energia nucleare entro il 2015 e 100 milioni di kilowatt entro il 2020. Le preoccupazioni su una potenziale fusione ha costretto le autorità a fare marcia indietro su tale obiettivo, ma non in modo sostanziale.

Shaofeng Wei, vice direttore del Consiglio per l'energia elettrica della Cina, ha detto che crede che il governo centrale ridurrà il suo obiettivo del 2020 di appena 10 milioni di kilowatt.

Nel frattempo la Cina sarà affiancata da altri paesi asiatici che vedono l'energia nucleare come un'alternativa praticabile per le centrali elettriche a carbone. L'India, per esempio, sta mantenendo il suo piano per un aumento di 13 volte della propria capacità di energia nucleare entro il 2030.

Si può vedere una rapida crescita di capacità nucleare installata in India e Cina nonostante i fatti di Fukushima
Ha detto Michael Parker, un analista di Hong Kong di Sanford C. Bernstein & Co.

Il previsto aumento della potenza atomica porterà le nazioni asiatiche al 30% della totale produzione mondiale dall'attuale 4%, secondo Sanford C. Bernstein & Co.

Una opportunità di acquisto

In effetti le prospettive di crescita per l'energia nucleare rimangono forti, così come le prospettive per il suo combustibile.

In effetti, la domanda di Uranio crescerà del 33% nel prossimo decennio per rispondere alla crescita prevista della capacità dei reattori nucleare, secondo la World Nuclear Association.

Greg Hall, amministratore delegato della Exploration Company Toro Energy Ltd. (ROSA: TOEYF ), società australiana di estrazione di Uranio avrebbe detto:
C'è ancora una forte domanda mondiale di Uranio. Ci sono 440 reattori operativi e circa 60 in costruzione - anche se c'è un congelamento per alcuni mesi sulle nuove costruzioni questo non significa un rallentamento massiccio nel settore.
Toro Energy non è l'unica società di estrazione di Uranio turbata da ciò che è percepito come una battuta d'arresto temporanea del prezzo dell'Uranio. Cameco Corp. ( CCJ ), la seconda miniera d'Uranio più grande al mondo, sta portando avanti un progetto per raddoppiare la produzione a 40 milioni di sterline l'anno entro il 2018.

L'amministratore delegato della Cameco, Jerry Grandley avrebbe detto in una intervista a Reuters
Non vediamo alcun motivo per rallentare il nostro obiettivo del raddoppio della produzioneAnche se vi è una pausa o rallentamento come previsto.
L'attuale domanda mondiale di Uranio è di circa 180 milioni di sterline l'anno, mentre la produzione mineraria si trova a circa 140 milioni di sterline, secondo Reuters.
La mia sensazione è che non ci sarà un grosso cambiamento nello squilibrio dell'offerta e della domanda grazie alla necessità di nuovi progetti per portarsi in linea nel prossimo decennio.
Ancora, le azioni dei produttori di uranio sono state duramente colpite sulla scia della catastrofe del Giappone. Cameco Corp. ( CCJ ) e Uranio Resources Inc. ( URRE ) hanno ciascuna ceduto circa il 25% nell'ultimo mese, mentre le quote di uranio Energy Corp. ( UEC ), una società in fase di esplorazione, sono calate del 28% nello stesso periodo.

Molti analisti sostengono che questi ribassi siano buone possibilità per gli investitori che cercano nuove opportunità, ma bisogna portare pazienza, i prezzi potrebbero abbassarsi ulteriormente prima di raggiungere una soglia di acquisto interessante. 

Warwick Grigor, presidente esecutivo di Equities BGF:
Con i prezzi delle azioni in queste condizioni è difficile pensare ad un investimento nelle miniere. Ma per lo stesso motivo, a condizione che il prezzo dell'uranio non sia troppo rivolto verso il basso, ci sono grandi opportunità per gli investitori di acquistare azioni a questi livelli ed è un prezzo che non pensavo che avremmo visto ancora una volta. Il mercato è venuto fuori il 50% da gennaio e per tutti penso che si tratti di una grande opportunità di acquisto per le aziende di estrazione d'Uranio australiane.
Naturalmente, non è solo i produttori australiani potrebbero vedere una forte crescita in futuro.

Andrew Ross, consulente presso la First New York Securities LLC ha detto a Bloomberg:

Il sell-off tra delle azioni di uranio è esagerato. I cinesi stanno adottando una visione molto a lungo termine del loro fabbisogno energetico e devono inserire qualche elemento di energia nucleare nei loro piani. Il settore deve solo superare le turbolenze dei problemi giapponesi.
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