Da Novembre l’ETF Global X Uranium (URA) (ETF che segue lo spot dell’Uranio) è salito di quasi il +60%, cerchiamo di capire quali siano stati i fattori scatenanti di questo rally e soprattutto se questo può continuare. Alla base della mia analisi ci sono alcuni punti chiave importanti, la riapertura imminente del reattore nucleare in Cina, un aumento di centrali nucleari in Cina e India, l’apertura di nuovi impianti negli Stati Uniti e un taglio della produzione in Russia. Questi i fattori principali, ma cerchiamo di analizzarli singolarmente.
Il Giappone riaprirà 8 siti nucleari entro il 2018
Il governo Giapponese si appresta ad aprire un impianto di trattamento di combustibile nucleare esausto in grado di produrre plutonio per fabbricare fino a mille bombe atomiche all’anno. Indipendentemente dall’economia, i fondamenti della dipendenza energetica del Giappone da combustibili importati, il riavvio dei reattori nucleari del Giappone è principalmente una politica guidata da un innalzamento del settore armi. Il Giappone ha 42 reattori nucleari. Solo 2 sono operativi, altri 2 sono stati riavviati e poi fermati da una ingiunzione del tribunale. L’istituto dell’energia del Giappone pensa che 7 reattori saranno avviati entro la fine di marzo 2017 e un ottavo entro il 19 per marzo 2018.
Il programma nucleare pacifico del Giappone – quello che ha prodotto la tragedia di Fukushima Daiichi si basava sul fatto che si procedesse al ritrattamento solo per soddisfare i bisogni di combustibile nucleare delle centrali nucleari del Paese, ma lungo questa strada il governo e la lobby nucleare giapponese hanno trovato diverse difficoltà. Inoltre, con il calo del costo dell’uranio sui mercati internazionali, il ri-processamento del plutonio è diventato troppo costoso.
Cameco (CCJ) proprio la settimana scorsa è entrata in una disputa contrattuale con TEPCO denunciando una violazione del loro contratto. Tra le tante persone e le questioni che ostacolano Cameco c’è il governatore di una prefettura locale che ospita alcuni dei reattori della TEPCO.
Cina, India e Stati Uniti apriranno nuovi reattori nucleari
La Cina ha fatto sapere che entro il 2030 costruirà almeno trenta nuove centrali nucleari, lo ha riferito Sun Qin, presidente di China national nuclear corporation. Pechino sta stringendo importanti accordi bilaterali di cooperazione nucleare con molti paesi, tra cui, Egitto, Giordania, Argentina, Brasile, Francia e Regno Unito. Attualmente la Cina possiede trenta reattori nucleari con una capacità totale di ventotto milioni di gigawatt.
Quando era ancora in carica, l’ex presidente Usa Barack Obama e il primo ministro indiano Narendra Modi raggiunsero un accordo sull’avvio di lavori di costruzione di 6 reattori nucleari in India, un passo fondamentale per la chiusura del primo accordo sul nucleare civile USA-India firmato oltre un decennio fa e che la destra induista – ora al governo – aveva contestato insieme ai Partiti comunisti indiani perché violava la sovranità indiana.
Nella dichiarazione congiunta Usa-India si legge che India e US Export-Import Bank lavoreranno insieme per un pacchetto di finanziamenti competitivo per costruire i 6 reattori nucleari e che la progettazione del sito in India potrà iniziare nel 2017.
Il Kazakistan taglia la produzione di Uranio
Il mercato dell’uranio è stato in declino per più di dieci anni, con il crollo dei prezzi dai massimi intorno ai 140 $ per libbra nel 2007 ai livelli più bassi nel 2016, al di sotto dei 20 $ per libbra. Il mercato ha preso un ulteriore colpo dopo che il Giappone ha chiuso i suoi reattori nucleari a seguito del disastro di Fukushima nel 2011, con i prezzi spot che hanno perso più della metà del loro valore.
L’uranio è salito negli ultimi mesi anche grazie al Kazakistan, che ha riferito di una produzione del 10 per cento quest’anno, dopo i prezzi crollati nel 2016
Il taglio del 10% è stato abbinato ad un aumento del 10% del prezzo che ha raggiunto i 24,25 per libbra subito dopo la notizia. In un’intervista a Radio Palisade, David Cates, presidente e CEO di Denison Mines Corp. (DNN), ha notato che la sua azienda ha visto un aumento di volumi e del prezzo delle azioni dopo l’annuncio. Cates vede i guadagni recenti come “sostenibili”, notando che crede che il mercato è stato ipervenduto ed era in totale apatia. La riduzione della produzione di Kazatomprom rappresenta un fattore importante.
Minatori come Denison (DNN) e Cameco Corp. (CCJ) sono in grado di beneficiare dei tagli. Esploratori e sviluppatori come NexGen Energy Ltd. (NXGEF), Fission Uranium Corp. (FCU) e UEX Corp. (UEX), con progetti in Athabasca in Canada, hanno visto un movimento verso l’alto dei prezzi dei loro titoli azionari a seguito del bando di Kazatomprom. Il titolo americano Energy Fuels Inc. (EFR) è aumentato del +35% dall’inizio del 2017.