venerdì 26 luglio 2013

La bolla cinese, il calo del PIL coperto dalle uscite della FED



Lo S&P500 la scorsa settimana ha toccato nuovi massimi grazie anche alle dichiarizioni del presidente della Fed, Ben Bernake, il quale ha lasciato intendere che il ridimensionamento dei bond non è una cosa certa al 100%. Questo ha fatto si che lo sguardo degli investitori si allontanasse dai deludenti macro cinesi, fino a poco tempo fa ritenuto il motore economico del mondo, ma che ora ha bisogno di una messa a punto per evitare uno stallo.

La scorsa settimana infatti è stato reso noto il PIL cinese, il risultato è stato al di sotto delle stime, 7,5% contro il 7,7% e addirittura ben al di sotto del 9% della media degli ultimi 15 anni. Gli investitori sembrano non aver preso visione di queste informazioni, è come se fossero passate inosservate ma sono molto importanti, basti pensare che appena 3 mesi fa la Cina aveva mostrato un calo del PIL al 7.7% e lo S&P500 scese del 2.3%, in un solo giorno.



Ma allora perchè questa volta l'America non ha dato ascolto al calo cinese ? A differenza di 3 mesi fa, gli investitori sono convinti che i responsabili politici cinesi pomperanno liquidità per stimolare di nuovo una crescita, il mercato a questo punto sembra aver accettato come "normale" il calo dell'economia asiatica. Infatti, la Banca Popolare Cinese prevede una crescita moderata intorno al 7.5% per quest'anno, ma non siamo sicuri possano mantenere questo andamento per molto.

L'obiettivo del 7.5% secondo noi è ottimistico. I leader cinesi stanno spingendo il paese ad un radicale cambiamento economico, una trasformazione epocale, sono finiti i tempi di boom delle esportazioni e della spesa in infrastrutture. La Cina vuole vedere un aumento dei consumi interni e una riduzione della dipendenza dei prestiti delle proprie aziende, questo potrebbe indicare una crescita ben al di sotto delle loro stime.

Questi dati dovrebbero preoccupare gli investitori americani, infatti la grande crescita dello S&P500 di quest'anno è stata guidata da un aumento del crescente rapporto prezzo/utili e non dall'aumento degli utili in se, ne sono testimonianze le ultime trimestrali di colossi come Coca Cola e MacDonald. C'è un limite però a quanto gli investitori pagheranno per queste azioni, il che significa che lo S&P500 potrebbe vedere un calo per la fine dell'anno, almeno fino a quando la Cina continuerà a deludere. Il gigante asiatico infatti, rappresenta il 5% dei guadagni dello S&P500. Potrebbe non sembrare poi così tanto, ma lo è, ve lo assicuro, soprattutto se si pensa che la Cina è il primo importatore al mondo di materie prime e ha investito in infrastrutture americane quasi il 2%. Alcuni titoli hanno investito molto nel consumismo cinese, Mead Johnson Nutrition (MJN) e Wal-Mart Stores (WMT), per fare qualche esempio. Potrebbe essere solo l'inizio, Secondo Scott Minerd, Guggenheim Partners Global Chief Investment Officer, i settori dei materiali industriali, tecnologia e informazioni potrebbero farne le spese in un eventuale calo cinese.
Entro la fine dell'anno, vedremo lo stesso effetto in settori ora vediamo in salute. Le azioni in quei settori che ottengono una grande parte delle vendite provenienti dalla Cina comprendono Dow Chemical (DOW), Altera (ALTR), Expeditors Internazionale (EXPD) e General Electric (GE).
In alcuni casi, gli investitori hanno punito severamente le società focalizzate in Cina, un esempio potrebbe essere Las Vegas Sands (LVS). I suoi casinò di Macau rappresentano circa il 60% dei ricavi, rispetto a circa il 30% della MGM Resorts International (MGM). Durante i primi tre mesi dell'anno LVS ha guadagnato il 22%, mentre MGM è salito del 13%. Nel secondo trimestre tuttavia, LVS ha perso il 6% mentre MGM ha guadagnato il 12%.

Eppure i giocatori continuano a entrare nei casinò e a spendere. I ricavi lordi hanno toccato il record di 10.8 miliardi di dollari nel secondo trimestre e le vendite sono cresciute del 15%. Nessuno si aspetta che continui a salire così velocemente, però c'è spazio per continuare a crescere, diciamo intorno l'11% per la fine dell'anno, anche se la Cina dovesse continuare a rallentare.

Questo è dovuto in parte al fatto che Macau è all'inizio rispetto alla mecca del gioco come Las vegas. Solo l'1.3% delle persone in Asia ha visitato un casinò, l'1.3%. E' pazzesco quanto sia vergine questo settore. Nel frattempo Las Vegas Sands il 24 Luglio ha postato i propri risultati, ha totalizzato un fatturato di 3,24 miliardi dollari. I 22 analisti interpellati da S&P Capital IQ stimavano un fatturato di 3,30 miliardi. Ha registrato vendite intorno al 26% superiori a quello dell'anno precedente nello stesso trimestre.

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