La Banca centrale del Giappone ha sorpreso i mercati rivedendo lo scopo della sua azione: il governatore Haruhiko Kuroda ha deciso di confermare il tasso di riferimento al -0,1%, la politica espansiva per portare l’inflazione al 2%, ma ha cambiato il quadro entro il quale si muove. Da un obiettivo di stimolo – nel gergo si parla di “ampliamento della base monetaria” – la BoJ si è mossa verso un obiettivo di controllo della curva dei rendimenti.
La sua decisione dimostra che anche otto anni dopo la crisi finanziaria globale, le banche centrali sono ancora disposte a sperimentare nuovi strumenti di politica monetaria, mentre lottano per sfuggire da una bassa inflazione globale. La novità è quindi la modifica della struttura politica del mandato della BoJ, che abbandona il target di base monetaria per orientarsi sul “controllo della curva dei rendimenti”. La mossa, attesa da pochi economisti, sposta il target dell’Istituto sul tasso di deposito overnight, tassi applicato sui depositi in yen di alcune banche commerciali, e sui rendimenti dei Jgb a 10 anni. Viene meno quindi il ruolo centrale del Quantitative easing.
La mossa segna un altro sforzo da parte Haruhiko Kuroda per sorprendere le aspettative del mercato, ampliando il suo kit di strumenti di politica monetaria per segnalare la sua determinazione che il Giappone sfugga a decenni di deflazione. Ma la domanda è se tre anni e mezzo di lenti progressi sui prezzi abbiano danneggiato la credibilità della BoJ.
Se la decisione di Tokyo ha sorpreso, non ci si aspettano colpi di scena all’esito di quella della Federal Reserve, che ha sul tavolo il secondo rialzo dei tassi dopo quello del dicembre scorso, che mancava dal lontano 2006. Soltanto due sui 102 economisti del panel di Bloomberg credono che Janet Yellen muoverà il costo del denaro: per tutti gli altri si tratta piuttosto di carpire eventuali indicazioni sul timing dei prossimi rialzi, che per oggi non ci saranno.
Come detto la BoJ ha mantenuto i tassi di interesse a -0,1 per cento – descrivendo ulteriori tagli dei tassi come una “possibile opzione per ulteriore allentamenti” – ma ha annunciato un nuovo quadro con due elementi principali. Il primo è un impegno per coronare 10 anni di rendimenti dei titoli di Stato allo zero per cento. In sostanza, questo significa che la BoJ sta promettendo acquisto di obbligazioni al prezzo di vendita.
In secondo luogo, la BoJ si è impegnata a continuare ad acquistare beni fino a quando l’inflazione non supererà l’obiettivo di stabilità del 2 per cento e rimanga sopra il target in modo stabile.
Secondo gli strategist di Standard Chartered, l’impegno della BoJ a raggiungere il target inflativo suggerisce che gli allentamenti monetari continueranno per un periodo di tempo superiore alle attese. Alcuni analisti erano downbeat in merito alla decisione della BoJ di non tagliare i tassi di interesse o ampliare acquisti di asset, veniva visto come un segnale che la banca centrale ha poco spazio per un ulteriore allentamento.
Il cambio euro-dollaro è in leggero calo, con la moneta del Vecchio continente che scambia a 1,11298 biglietti verdi. Sui mercati valutari, lo yen torna invece ad indebolirsi sul biglietto verde, superando quota 102,50. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è poco mosso a 126 punti base, con il decennale italiano che rende l’1,27% sul mercato secondario. Come accennato, sul fronte delle materie prime spicca il rialzo delle quotazioni del petrolio, con il Brent a 46,53 dollari al barile a +1,42%, mentre il Wti quota a 44,88 dollari al barile a +1,88%.