mercoledì 26 marzo 2025

Plug Power (PLUG), anche dopo il prestito ponte non può farcela, la bancarotta sembra ormai vicina

Plug Power Inc. (PLUG) ha subito un taglio drastico nel prezzo delle sue azioni, perdendo il 40% dal mio ultimo articolo. All'epoca, avevo ipotizzato un possibile short squeeze, basandomi su un interesse short che si attestava al 27%. Da allora, però, questa percentuale è aumentata di altri 3 punti, facendo sorgere una domanda: fino a che punto può ancora scendere il titolo prima di toccare il fondo?

Il 16 gennaio sono state annunciate garanzie di prestito dal Dipartimento dell'Energia (DOE) per 1,66 miliardi di dollari. Tuttavia, il titolo non ha reagito come molti si aspettavano. Anzi, nel giro di una settimana dall'annuncio, il valore delle azioni ha subito un calo superiore al 25%, spazzando via le mie opzioni call OTM su questo titolo.

Dopo la pubblicazione dei risultati finanziari del Q4 e dell'intero anno fiscale 2024, emergono ancora diversi fattori di rischio che rendono incerto il mantenimento di una posizione su Plug Power. Al momento, ritengo che il titolo sia da vendere, almeno finché non si avranno maggiori chiarimenti sui 200 milioni di dollari necessari per il finanziamento dell'impianto di idrogeno in Texas. La stima iniziale per questo progetto era di circa 600 milioni di dollari, con il DOE che avrebbe dovuto coprirne l'80%. Tuttavia, il prestito si fermerà a 400 milioni di dollari, lasciando scoperto un 33% del totale. Se l'azienda non riuscirà a trovare investitori esterni per coprire questa cifra, il rischio di diluizione diventa molto concreto, nonostante il CEO abbia assicurato di non avere intenzione di ricorrere a un finanziamento azionario.



I punti critici: i rischi per Plug Power

Uno dei problemi principali riguarda il ritardo nella costruzione dell'impianto di idrogeno in Texas. Durante l'ultima conference call, il CEO Andy Marsh ha confermato che l'avvio del progetto è stato posticipato al 2025, con una durata prevista tra i 18 e i 24 mesi. Durante la sessione di domande e risposte, ha indicato il quarto trimestre come il periodo più plausibile per l'inizio dei lavori.

Oltre ai ritardi burocratici, c'è anche una questione di finanziamenti. Il prestito del DOE coprirà solo il 66% dei costi previsti, lasciando un gap di 200 milioni di dollari che Plug Power dovrà colmare in qualche modo. Il CFO ha cercato di minimizzare la questione, affermando che il contributo potrebbe arrivare fino all'80%, ma senza fornire dettagli concreti sul motivo di questa discrepanza.

Se l'azienda non riuscirà a raccogliere questi fondi attraverso investitori esterni, la soluzione più probabile sarebbe un'emissione di nuove azioni, che porterebbe a una diluizione degli azionisti attuali. Alla fine del Q4, Plug Power disponeva di 205 milioni di dollari in contanti e investimenti a breve termine, una cifra insufficiente a coprire la somma mancante senza compromettere ulteriormente la stabilità finanziaria.

Marsh ha dichiarato che l'azienda sta negoziando con due o tre potenziali investitori per completare la struttura di finanziamento. Tuttavia, se queste trattative non porteranno a un accordo soddisfacente, Plug Power potrebbe essere costretta a modificare i propri piani e procedere con una raccolta di capitale, andando contro le dichiarazioni iniziali del CEO.

Un altro elemento di incertezza riguarda la redditività. Nonostante Plug Power abbia annunciato una riduzione dei costi tra 150 e 200 milioni di dollari, il target per raggiungere margini lordi positivi rimane fissato per il quarto trimestre del 2025. Questo obiettivo presuppone che il credito d'imposta sulla produzione di idrogeno pulito (Sezione 45V) resti in vigore. Attualmente, senza il credito d'imposta, il costo dell'idrogeno per Plug Power è di 5 dollari/kg, mentre con il supporto governativo scende a 2,5 dollari/kg. Nonostante ci sia stato un sostegno bipartisan per l'idrogeno in passato, l'attuale amministrazione ha dimostrato di essere imprevedibile nelle sue decisioni politiche. Qualsiasi cambiamento in questo senso potrebbe avere un impatto significativo sulle prospettive finanziarie dell'azienda.

I possibili punti di forza

Sul fronte della valutazione, non ci sono molti indicatori finanziari positivi su cui fare affidamento, a causa dell'EBITDA negativo e dei continui flussi di cassa in uscita. Tuttavia, il rapporto prezzo/valore contabile (P/B) mostra che le azioni di Plug Power sono attualmente scambiate a un prezzo inferiore di 13 centesimi rispetto al valore contabile per azione dello scorso anno. Questo rappresenta un miglioramento rispetto al Q4 del 2023, quando il mercato aveva reagito in modo entusiasta al prestito del DOE.

Un altro aspetto interessante è la limitata correlazione di Plug Power con l'S&P 500. Nonostante un beta elevato di 2,2, dal 20 febbraio il titolo ha perso solo il 5,5%, mentre l'ETF SPY è sceso di oltre l'8%. Questo potrebbe suggerire che il prezzo delle azioni stia trovando un punto di stabilizzazione.

Conclusione

In definitiva, Plug Power rimane una scommessa ad alto rischio, con diverse incognite legate al finanziamento, nonostante il sostegno del DOE. Il ritardo nella costruzione dell'impianto in Texas, la riduzione del prestito DOE dal previsto 80% al 66% dei costi e la necessità di trovare 200 milioni di dollari aggiuntivi pongono seri interrogativi sulla stabilità finanziaria dell'azienda. Sebbene la dirigenza abbia dichiarato di non voler ricorrere a un'emissione di nuove azioni, il gap di finanziamento lascia aperta questa possibilità.

A tutto ciò si aggiunge l'incertezza legata al credito d'imposta per l'idrogeno e la mancanza di progressi significativi sui margini lordi. Per questi motivi, ritengo che Plug Power sia un titolo da evitare fino a quando non verrà chiarito il quadro finanziario e il destino dei 200 milioni di dollari mancanti.