martedì 3 dicembre 2019

3 Azioni Biotech Su Cui Puntare

Sergey Young è un milionario russo che è stato per anni al servizio di Roman Abramovich, uno degli uomini più ricchi del pianeta.
È salito alla ribalta delle cronache perché ha da poco istituito il Longevity Vison Fund, un fondo da 100 milioni di dollari che finanzia la ricerca sui trattamenti anti-età.
Non stiamo parlando della cremina antirughe ma della ricerca per prolungare la durata della nostra vita oltre limiti oggi difficilmente raggiungibili.
“Oggi nessuno sa come vivere oltre i 122 anni” afferma lo stesso Young. “La persona più vecchia del pianeta è stata una nonnina francese morta a 122 anni proprio a quell’età. Ma il record verrà presto battuto”.
Se ci pensi, settanta o ottanta anni fa l’aspettativa di vita era di 43 anni. Ora negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa è di 75-80 anni. Praticamente raddoppiata.
Per perseguire questo obiettivo, il fondo di Young ha già investito decine di milioni di dollari in aziende del settore biotecnologico.
Aziende impegnate nella diagnosi precoce del cancro e nell’intelligenza artificiale per lo sviluppo di nuovi farmaci
Tuttavia il termine “biotecnologie” molto spesso spaventa gli investitori. Ritengono che sia un settore complesso ed incomprensibile.
E questo è sufficiente per tenerli lontano da un mercato con forti potenzialità di crescita.
In realtà ho scoperto che anche io sono un biotecnologo.
Lo sono anche mia moglie, i miei genitori e i miei nonni. E probabilmente lo sei anche tu.
Non c’è settore più semplice e comprensibile di quello biotecnologico. Non mi riferisco naturalmente all’aspetto tecnico.
Mi sono stupito quando ho scoperto che le biotecnologie sono nate con la civiltà umana.
Pensa ad esempio a quando l’uomo ha imparato a lievitare la farina per produrre il pane o a fermentare il latte per produrre burro e formaggio.
In tutti questi casi ha utilizzato microrganismi, come i lieviti ad esempio, per ottenere prodotti utili all’alimentazione.
Ha usato le biotecnologie.
È una disciplina antica che ha consentito all’uomo, già migliaia di anni fa, di produrre birra, vino, pane e trasformare il latte in yogurt e formaggio.
Poi Pasteur nel 1861 – con le sue scoperte sui principi della vaccinazione – ha dato il via agli studi di tecnologie per la produzione di micro organismi responsabili delle trasformazioni.
Le biotecnologie risalgono quindi alla notte dei tempi.
Tuttavia è solo negli ultimi anni che stanno vivendo la loro “età dell’oro” con applicazioni nei campi dell’ingegneria genetica e del DNA.
Non si tratta quindi di un nuovo mercato ma di un settore in forte espansione e – come tutti i settori in espansione – nasconde dentro di sé il potenziale per forti sviluppi nei prossimi anni.
E tu, da bravo investitore attento alle opportunità, non puoi escluderlo dalle tue scelte di investimento.
Tuttavia le aziende con il prefisso “biotech” oggi spuntano come funghi. Così come prima della bolla tecnologica del Nasdaq nei primi anni 2000, spuntavano come funghi aziende con suffissi “net” “com” “tech” e chi più ne ha più ne metta.
Sappiamo bene come sia andata a finire.
Le aziende biotecnologiche hanno, nei loro bilanci, grosse esposizioni nell’ambito della ricerca.
È quindi importante scegliere aziende che hanno già prodotti sul mercato e i cui profitti sono superiori rispetto alla spesa per la ricerca.
In questo report troverai le 3 aziende che, al momento, stanno emergendo dal sistema di selezione del mio protocollo.
Vediamole.

AbbVie Inc (ABBV)

AbbVie è una compagnia farmaceutica con una forte esposizione nei campi dell’immunologia e dell’oncologia.
Il principale farmaco dell’azienda, Humira, rappresenta oltre la metà dei profitti attuali dell’azienda e con l’approvazione del farmaco anche per i trattamenti nell’artrite reumatoide, nella psoriasi e nella malattia di Crohn, Humira detiene una vasta gamma di indicazioni che rafforzano, per ora, la sua posizione.
Tuttavia anche se la pressione dei concorrenti porterà probabilmente a un rallentamento delle vendite nei prossimi anni, gli sforzi interni di ricerca e sviluppo, e l’acquisizione annunciata di Allergan dovrebbe aiutare a diversificare la società dalla dipendenza da Humira.
Rischi e incertezze
Come per tutte le aziende farmaceutiche, anche AbbVie affronta il rischio della riduzione dei prezzi dei farmaci.
Inoltre, come abbiamo visto, l’elevata concentrazione di vendite di Humira da parte di AbbVie rende l’azienda significativamente esposta a qualsiasi nuova minaccia competitiva allo stesso farmaco.
Dati sui dividendi
AbbVie Inc - grafico

Regeneron Pharmaceuticals Inc (REGN)

Regeneron Pharmaceuticals sviluppa e commercializza prodotti che combattono le malattie degli occhi, le malattie cardiovascolari, il cancro e l’infiammazione.
La società ha sei prodotti commercializzati.
Di questi, Eylea, approvato per la degenerazione maculare legata all’età umida e altre malattie degli occhi porta all’azienda un fatturato di 6 miliardi di dollari all’anno.
Altri farmaci importanti sono in fase di lancio e altri di approvazione.
Rischi e incertezze
Ed è proprio la strada per l’approvazione dei farmaci piena di ostacoli normativi può essere uno dei maggiori rischi per l’azienda.
Inoltre man mano che i nuovi farmaci prodotti dall’azienda arrivano sul mercato, si scontreranno con altri prodotti già testati e i medici sono spesso lenti a lasciare il certo per l’incerto affidandosi a nuove terapie.
L’azienda non fornisce dividendi.
Regeneron Pharmaceuticals Inc (REGN) - grafico

Biogen Inc (BIIB)

Biogen e Idec si sono fuse nel 2003, unendo le forze per commercializzare il farmaco per la sclerosi multipla di Biogen Avonex e il farmaco per il cancro di Idec Rituxan.
Ha inoltre diversi farmaci in sperimentazione avanzata in neurologia e malattie neurodegenerative e ha lanciato Spinraza per il trattamento della atrofia muscolare spinale.
Ed è proprio la sempre maggior focalizzazione nella neurologia, uno dei maggiori punti di forza dell’azienda.
Rischi e incertezze
Anche in questo caso, la scadenza dei brevetti dei farmaci Avonex e Rituxan e l’incertezza sull’approvazione e l’impatto dei nuovi farmaci in sperimentazione, rappresentano i maggiori rischi di mercato per l’azienda.
Questo rischio e rafforzato dalla sempre maggior focalizzazione in ambito neurologico, un settore particolarmente difficile.
Lo dimostrano le difficoltà che sta affrontando l’azienda nella sperimentazione per la terapia dell’Alzheimer.
L’azienda non fornisce dividendi.
Biogen Inc (BIIB) - grafico
Alcune aziende del settore sono già state inserite nei miei portafogli.
Altre, come quelle che ti ho presentato, sono sotto i riflettori e presto ne entreranno a far parte.
Per saperne di più e seguire gli aggiornamenti del mio team di analisti parti da qui
A presto.

L’oro Si Appresta A Scendere A Dicembre Per Salire Nel 2020

Poche volte mi è capitato di scrivere sull’oro. Chi mi segue da tempo sa che non offro mai nessuna raccomandazione su una eventuale esposizione sull’oro o sull’argento. Personalmente ho una parte del mio portafoglio investito in un ETC di oro fisico, il GLD. L’oro è sempre stato considerato un bene di rifugio, durante i vent’anni dal 1980 al 2000, riportò un ribasso importante. Ciò fu dovuto alla tendenza disinflazionistica di quel periodo e al fatto che l’oro in genere non va bene durante i mercati rialzisti azionari. Poiché viene acquistato principalmente durante i periodi di crisi, non è necessario durante un mercato toro azionario.
Storia recente
Visto da una prospettiva rialzista, il sell-off di agosto è stato un movimento più fisiologico che economico. Siamo comunque in un momento di mercato rialzista, con lo S&P500 che continua a registrare nuovi massimi. Detto questo, condivido l’opinione di alcuni analisti che vedono un calo ancora più accentuato in dicembre prima di una forte ripresa nel 2020. Sulla base della mia analisi personale e del monitoraggio dei prezzi dell’oro/argento nel corso dei decenni, il momento migliore in assoluto per possedere oro e argento stagionalmente va da metà dicembre a fine febbraio.
Durante gli ultimi 5 anni, l’oro e in particolare l’argento hanno avuto delle ottime performance in questo arco di 10-12 settimane. Il guadagno “medio” dell’oro valutato in dollari USA è stato del +6,5% in 3 mesi a partire da dicembre. Inoltre, l’oro ha effettivamente “sovraperformato” lo S&P500 di circa il +6% nello stesso periodo.
grafico- Durante gli ultimi 5 anni, l'oro e in particolare l'argento hanno avuto delle ottime performance in questo arco di 10-12 settimane
L’argento ha ottenuto prestazioni ancora migliori misurate da dicembre a fine febbraio. Guadagni più vicini al +10% sono stati la norma negli ultimi 20 anni. In effetti, se tu avessi posseduto argento solo in questo arco di 3 mesi, ogni anno negli ultimi due decenni, avresti ottenuto circa lo stesso rendimento che detenere argento per l’intero anno, tutti i 20 anni!
Ritengo che ci stiamo preparando ad un momento fantastico per seguire più da vicino i mercati dell’oro e dell’argento, proprio in preparazione di una flessione del prezzo nelle prossime 2-3 settimane. Gli investitori che desiderano aumentare le loro posizioni in oro / argento sia come copertura che come speculazione, avranno probabilmente una buona apertura per farlo presto.
Dovesse concretizzarsi una debolezza, come immagino, sarebbe un ottimo punto di partenza.
La Federal Reserve americana ha già abbassato i tassi di interesse ufficiali tre volte nel 2019 e acquistato 286 miliardi di dollari in nuovi asset di bilancio (Quantitative Easing) quest’anno, è abbastanza notevole che le quotazioni oro/argento non siano andate più in alto. Senza dubbio, la forza dei titoli statunitensi da settembre a ottobre è direttamente attribuita all’azione di liquidità bancaria e alla relativa fiducia nei futuri livelli di stampa monetaria.
Se il mercato azionario cominciasse a diminuire, l’impeachment del presidente Trump diventasse più serio di quanto sembra e l’economia americana scivolasse in una recessione già a partire dal prossimo gennaio, l’oro e l’argento potrebbero trasformarsi nella classe di attività leader per la performance a gennaio. Ho affermato per diversi anni consecutivi, tramite i miei articoli, che l’oro sarà scambiato intorno ai $ 2000 entro il 2021. La mia previsione non è cambiata. Tutto dipenderà da come la “stampa del denaro” futura compenserà il finanziamento del debito record di zio Sam.
Il disavanzo fiscale mensile degli Stati Uniti in ottobre sembra tornato ben al di sopra delle proiezioni ancora una volta, mentre scivoliamo in un percorso di spesa del governo completamente insostenibile sotto la guida del “re del debito” Trump.
Dove è meglio investire?
Il mio piano in questo momento è di aumentare la mia esposizione su oro e argento nella seconda metà di dicembre, a seconda di come l’economia e il mercato azionario generale si muoveranno nelle prossime settimane.
Gli ETF migliori su cui investire sono i principali sul metallo monetario di SPDR Gold Shares (GLD), ProShares Ultra Gold (UGL) o l’iShares Silver Trust (SLV). Ci sarebbero anche le società minerarie ma sono decisamente più volatili e rischiose, Newmont Mining (NEM) e Barrick Gold (GOLD).
Incredibilmente però, le miniere d’oro stanno attualmente negoziando a multipli intorno a 20 volte e i rendimenti dei dividendi si avvicinano all’1,5%, avvicinandosi a letture equivalenti all’intero mercato. Storicamente, i principali minatori di oro/argento hanno scambiato dal 50% al 100% delle valutazioni rispetto la tipica attività di Wall Street.
Vorrà pur dir qualcosa.

giovedì 10 ottobre 2019

La distruzione di Facebook, Google e Amazon. Il piano della probabile candidata democratica alle presidenziali 2020 contro Trump, Elizabeth Warren

Trump e la Senatrice Elizabeth Warren
La Senatrice Elizabeth Warren, candidata democratica alle presidenziali del 2021, sta imponendo sempre più rumorosamente le sue idee, spaventando le big del settore tecnologico americano e non solo.
La campagna politica della giurista americana, si fonda principalmente su un rinnovato pool di tasse rivolte alla fascia alta dei cittadini in USA ed al mondo corporate. La prima fra tutte è una tassa del 2% sugli individui con più di 50 milioni di patrimonio, con un ritorno stimato su dieci anni per circa 2.75 trilioni di dollari. Essendo stata da sempre una acerrima nemica delle lobby, la leader democratica ipotizza l’imposizione di una tassa esclusivamente sviluppata per bloccare le lobby che influenzano le decisioni della spesa pubblica. Un progetto che vede come target finale l’istituzione di un fondo, con l’obiettivo di finanziare nuove politiche per la regolamentazione di questo settore.
Regolamentazioni
Ciò che più ci colpisce da vicino e che potrebbe influenzare società come Amazon, Facebook ed altre big tech, è la “Real Corporate Profits Tax”. In accordo con la regolamentazione contabile americana, le società quotate devono rispettare due metodologie. La prima fondata su regole contabili che permettono di calcolare in modo separato i profitti da riportare agli azionisti. Allo stesso tempo le società devono seguire un altro set di regole per il calcolo degli utili sui quali pagare le tasse. Il problema del metodo IRS* sta nel fatto che è affetto da svariate scappatoie, deduzioni ed esenzioni, che trasformano profitti milionari pari a zero.
*L’Internal Revenue Service (IRS) è un’agenzia governativa degli Stati Uniti responsabile della riscossione delle imposte e dell’applicazione delle leggi fiscali. Istituita nel 1862 dal presidente Abraham Lincoln, l’agenzia opera sotto l’autorità del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e il suo scopo principale include la riscossione di imposte sul reddito individuali e imposte sul lavoro. L’IRS gestisce anche le imposte sulle società, sulle donazioni, sulle accise e sulla proprietà. Le persone colloquialmente si riferiscono all’IRS come “uomo delle tasse”.
Infatti uno studio pubblicato sul Journal of Financial Economics, prova che negli ultimi 25 anni, il tax rate sulle multinazionali americane è diminuito vistosamente. Lo studio conferma che nel corso di questo spazio temporale, in media il valore è diminuito dello 0.4% annuo, che da un punto di vista reale ha portato ad una riduzione di 109 miliardi di entrate nelle casse del tesoro. La politica della Warren è indirizzata a tutte le società che riportano in bilancio più di 100 milioni in profitti, che in caso di approvazione di questo piano, pagherebbero il 7% di tassazione. La regolamentazione inoltre cambierebbe le regole per il report dei ricavi, eliminando le deduzioni ed esenzioni presenti tutt’ora.
Accanto a questo primo timore, Amazon, Facebook e Google trovano davanti a loro una vera e propria minaccia. Infatti tali aziende nel corso degli ultimi 20 anni hanno macinato share di mercato, diventando colossi assoluti. Tutto questo è stato reso possibile ad un costo, che principalmente si tramuta nella distruzione di competizione con barriere d’entrata insormontabili per le piccole imprese. La senatrice porta avanti l’idea di rinnovare il settore, non tanto per danneggiare queste società ma principalmente per ristabilire un sistema competitivo in grado di garantire lo sviluppo di nuove aziende tech. I due errori commessi dall’agenzia antitrust, secondo la Warren, sono i mancati controlli e paletti che sarebbero dovuti essere imposti sulle operazioni di fusione e sui marketplace dei principali player dell’industria.
La risoluzione di questo problema si basa sulla creazione di una Platform Utilities.
Facciamo un esempio: Amazon non vende solo prodotti online, ma anche assicurazione, servizi finanziari o streaming video come serie tv o film. La Warren, con la sua Platform Utilities in pratica guarderebbe in faccia Amazon e le direbbe, devi scegliere uno di questi servizi, non puoi farli tutti.
Una regolamentazione ideata solo per distruggere questi colossi, infatti per ricavi inferiori a 25 miliardi, le aziende possono mantenere partecipazioni nella piattaforma, evitando la separazione. Verrebbero principalmente colpite Amazon e Google.
Il secondo pilastro della campagna è la regolamentazione sulle acquisizioni e fusioni tra aziende tech. Infatti secondo la senatrice del Massachusetts, negli ultimi anni l’organo federale Antitrust non ha vigilato in modo efficiente sul mercato, favorendo le big tech nella scalata al potere.
L’establishement di questa politica porterebbe importanti cambiamenti, primo fra tutti i piccoli business entreranno in competizione con le big tech, infatti un maggior controllo sulle operazioni di acquisizione presenterebbe un’occasione importante per lo sviluppo di una gamma di prodotti più ampia, offrendo così ai consumatori un numero maggiore di scelte.
La creazione di un mercato efficiente avrà probabilmente effetti positivi su tutta l’industria tech, infatti le barriere di entrata sarebbero inferiori, favorendo la nascita di nuove idee ed aziende.

Privacy

Ovviamente un terzo effetto è la gestione e protezione dei dati personali. Secondo la Warren, in questo momento storico Amazon e Facebook posseggono un totale controllo sui dati protetti di ogni utente, il che può essere visto come una violazione del diritto alla privacy. La possibilità invece di creare delle Platform Utilities ed una regolamentazione rigida sulle acquisizioni, spingerebbe ogni società presente sul mercato a trattare in modo sensibile e protetto tutte le informazioni personali, di conseguenza da un lato ogni utente sarà maggiormente protetto e dall’altro queste società perderebbero parte del loro potere.
Come i Ricavi delle società sarebbero colpiti?
In caso di vittoria ed approvazione delle sue politiche, i ricavi sarebbero colpiti sotto diversi punti di vista.
Il primo è la riduzione del potere su larga scala di queste società, infatti negli ultimi anni sono stati macinati milioni grazie alle acquisizioni fatte, che hanno permesso ad Amazon e Facebook di ottenere molte più share di mercato e di conseguenza ricavi molto più alti.
In caso di un nuovo scenario, la profittabilità diminuirebbe e una porzione dei consumatori potrebbe potenzialmente passare nelle mani di nuove società.
La questione più controversa è la creazione delle Platform Utilities, che impatterebbe davvero negativamente sui ricavi dei grandi colossi. Infatti la separazione dei servizi e il rispettivo marketplace, cambia drasticamente i modelli di business e la profittabilità di queste società.
Allo stato attuale ogni società usa la propria piattaforma ed utilizza il flusso di dati che circolano su di essa, per influenzare le scelte dei consumatori. Infatti tramite pubblicità su questi dati, i consumatori sono spinti ad acquistare i prodotti e servizi sui marketplace di proprietà delle società, favorendo la crescita dei ricavi.
Con la vittoria della Warren, questo modello sarebbe parzialmente distrutto,la separazione dei servizi bloccherebbe di conseguenza l’uso dei dati e quindi ogni società si troverebbe ad affrontare un importante dilemma sul riposizionamento del proprio business e su come trovare altre fonti di redditività.
Conclusione
L’ascesa della leader democratica si sta materializzando sempre più, tanto che secondo i sondaggi la Warren ha superato Sanders, diventando così la principale concorrente di Biden.
Quindi i prossimi eventi sulla scena politica influenzeranno notevolmente il futuro dei colossi tech, e di conseguenza anche i profitti degli investitori.
Rimango dell’idea che una riforma integrale del sistema sia difficile da realizzare, in quanto le persone non vedono come una minaccia la presenza di queste società, ma bensì sono parte integrante delle loro vite.



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mercoledì 2 ottobre 2019

Non mi spaventa una correzione del mercato azionario, ma l’interruzione del credito

Il mercato obbligazionario è iper-gonfiato, direi che su questo siamo quasi tutti d’accordo. Può far saltare tutto?
E’ un argomento di cui si parla dall'inizio dell’anno, significa che i timori di una recessione sono penetrati a fondo nelle paure collettive.
Ha senso. I titoli di giornali che alimentano la paura della recessione stanno spuntando ovunque. Non puoi sfuggire al dramma. Non si parla solo di un calo economico in America, assolutamente, qui si parla della fine del mondo economico.
Curva di rendimento invertita. Ho sentito tante di quelle volte questa frase che ormai ho la nausea. Persone a cui non importava, che non si sono mai preoccupate di questo e che non sanno di cosa si tratta, che non capiscono nemmeno veramente cos’è un rendimento obbligazionario e che non vogliono saperlo – persone perfettamente sane che hanno altre cose di cui occuparsi – improvvisamente si preoccupano della curva dei rendimenti invertita?
La curva preoccupa, quindi ci preoccupa e la preoccupazione diventa panico e allora vendiamo e i media vedono i nostri movimenti, e cosa fanno? Dato che le persone vendono vuol dire che c’è qualcosa sotto, e fanno articoli ancora più preoccupanti. Non aggiungo altro a questo infinito gioco perverso.
In un sondaggio pubblicato questa settimana dalla National Association of Realtors, il 36% degli acquirenti di case, quindi le persone che stanno attivamente cercando di acquistare una casa, ha dichiarato di aspettarsi una recessione a partire dal prossimo anno, in aumento dal 30% rispetto ad alcuni mesi fa.
Negli ultimi 50 anni, gli Stati Uniti hanno subito sette recessioni. Sono una parte essenziale del ciclo economico. Puliscono gli eccessi, si liberano delle compagnie zombi e del debito a spese degli investitori. I tribunali fallimentari sono impegnati e gli avvocati fallimentari brindano.
grafico-come si inverte la curva dei rendimenti

E dopo che tutto è stato detto e fatto, l’economia ha un nuovo inizio.

Ho studiato tutte e sette le recessioni, erano eventi del ciclo economico più o meno normali. Alcuni erano basse e poco profonde, terminate ancor prima che ti accorgessi di loro. Altre sono durate più a lungo e sono state profonde, ma alla fine i mercati hanno sempre rialzato la testa.
Ma per la maggior parte delle persone, sei di queste sette recessioni non sono state un grosso problema, a meno che tu non abbia perso il lavoro o la casa.
Ora, quando pensiamo a una recessione imminente, quella cosa pende minacciosamente sui nostri pensieri. Al giorno d’oggi abbiamo difficoltà ad immaginare ad una recessione senza pensare alla crisi finanziaria. Abbiamo sempre il timore che sarà peggiore di quella precedente.
In questo momento siamo di fronte ad una enorme bolla del mercato del credito che include obbligazioni e prestiti in tutto il mondo. I prezzi delle obbligazioni sono stati gonfiati a livelli così ridicoli che $ 17 trilioni (17 mila miliardi) di essi mostrano rendimenti negativi. L’intero concetto di rendimenti negativi è totalmente assurdo.
Quindi c’è una bolla completamente separata. Questo è composto da persone – persone che credono e che vanno in giro e vogliono far credere agli altri, che i rendimenti negativi siano una buona cosa, una sorta di manna dal cielo. Ma buono per chi? Ormai abbiamo dimostrato che i rendimenti negativi e persino i rendimenti bassi hanno rovinato l’economia reale per anni.
Per contro, il mercato azionario prevede crescita e gloria per sempre. Non c’è paura nel mercato azionario. I prezzi delle azioni continueranno a salire per sempre (sarcasmo).

Quindi, come possono questi due mercati vedere l’economia in modo così diverso? Non possono.

Quando le imprese e i consumatori iniziano a preoccuparsi di una recessione imminente, nella misura in cui prenderanno effettivamente decisioni basate sulle loro preoccupazioni, e ridurranno i loro piani di assunzione ed investimento, nonché i loro consumi, allora questa paura di una recessione imminente si trasformerà in realtà.
Ciò rende il mercato obbligazionario, e più in generale l’intero mercato del credito, molto più vulnerabile a un cambiamento. Un cambiamento di trend nel mercato del credito può diventare preoccupante, non solo per gli investitori, ma per l’economia reale.
Si potrebbe risolvere, se non fosse che le banche centrali farebbero cose folli per impedire al sistema finanziario di scendere per qualche mese e fare pulizia.
Questa sarebbe la situazione più preoccupante per me. Non una recessione “ordinaria”.



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mercoledì 4 settembre 2019

Le banche centrali non sanno più che soluzione trovare

Banca e simbolo dell'Euro

I banchieri centrali di tutto il mondo si sono incontrati la settimana scorsa a Jackson Hole, nel Wyoming, per il consueto meeting annuale.

Il simposio di Jackson Hole è passato dall’essere l’incontro raccontato in decima pagina sul New York Times, ad uno degli eventi chiave che gli investitori aspettano col fiato sospeso per vedere quali politiche la Federal Reserve e la Banca centrale europea attueranno.

La maggioranza degli investitori sono convinti che le banche centrali abbiano le armi necessarie per far fronte a debolezze di mercato. Ma le banche centrali hanno idee abbastanza grandi per affrontare le preoccupazioni che attanagliano l’economia?

I banchieri centrali si trovano ad affrontare uno scenario davvero unico. I rendimenti obbligazionari in molti paesi non sono mai stati così bassi. In molti paesi, sono completamente negativi. La Germania ha appena emesso un lotto di obbligazioni trentennali con una cedola pari a zero – in altre parole, gli investitori danno alla Germania i loro soldi per 30 anni e non si aspettano alcun interesse alla scadenza.


Ma probabilmente, per alcuni, non è strano che una banca, come quella tedesca, riesca a vendere una serie di debiti triennali garantiti da ipoteca, con un rendimento negativo. Fa strano, ma per alcuni no. Esatto: gli investitori pagano per poter investire in debito garantito da proprietà.

Sono sicuro che è un buon rischio di credito, ma non è privo di rischi. Tuttavia, la tua unica ricompensa come investitore è quella di perdere un po’ meno denaro di quanto faresti prestando al governo tedesco, nello stesso periodo di tempo.


Continua a suonarmi strano.

Attenzione, cerchiamo di non offendere i nostri amici inglesi, ci sono anche loro nel malaffare europeo. La Brexit sembra ormai una sceneggiatura di Richard Kelly, tra sogni infranti, possibili soluzioni, referendum, proteste e giudici, ci mancava solo la Regina. L’Italia sta di nuovo “giocando” (un altro primo ministro e governo sono appena stati rovesciati), ormai ho perso il conto, mi sembra sia la ventesima repubblica in 30 anni. La Germania è sull’orlo della recessione e la destra avanza portandosi dietro nubi antieuropeiste.

E oltreoceano non dimentichiamo, come potremmo, del nostro amico tweet The Donald. Mi basta citare un luogo magnifico nel mondo per strapparvi un sorriso, Groenlandia. Per chi non conoscesse la storia, Trump avrebbe fatto formale richiesta alla Danimarca di acquistare la Groenlandia. Ma perché non l’intera Scandinavia dico io.

Quindi, nel mondo finanziario, hai livelli epici di distorsione monetaria. Nel mondo “reale”, si hanno disordini politici e continue minacce allo status quo sul commercio, oltre a chiari segnali che questa tensione e il rallentamento in Cina stanno avendo un effetto reale sulle economie più esposte al commercio globale, come Germania e Singapore.

Il mercato è piuttosto abituato a fare affidamento sui banchieri centrali per sistemare le cose negli ultimi dieci anni circa. Hanno deciso di essere gli adulti nella stanza e fino a poco tempo fa i politici erano disposti a cedere quel potere a loro.

Non è più così. Quindi stanno affrontando un momento difficile.
E non limitarti a sentirlo da me – come ha affermato Raghuram Rajan, probabilmente uno degli ex banchieri centrali più intelligenti e riflessivi del mondo (ha sottolineato nel 2006 che la crisi finanziaria era un rischio significativo), sul Financial Times: “Direi che questo è probabilmente l’ambiente più interessante per i banchieri centrali dopo la crisi”.

Sappiamo tutti che “interessante” non è in senso positivo.

Non è chiaro se l’economia è così grave come il mercato pensa.
Quindi vedremo come ne uscirà la Fed e i suoi colleghi in tutto il mondo. Venerdì sarà particolarmente critico, con tutti gli occhi puntati su Jerome Powell e il suo discorso.

È facile distrarsi dai costanti tweet di Trump diretti verso il capo della Fed. Ma sono davvero solo distrazioni.

Il vero problema per la Fed – come chiarisce l’ultimo lotto di minutes – è che qualunque cosa stia succedendo, non è ovvio che le cose siano abbastanza serie da giustificare il tipo di grande stimolo per il quale il mercato sembra essere alla disperata ricerca.

La spesa dei consumi rimane solida, come indicano i risultati stellari sia di Walmart che di Target. Gli Stati Uniti hanno ancora livelli ragionevoli di inflazione. L’economia non sembra spettacolare, ma non sembra nemmeno terribile. In breve, nessuno è del tutto sicuro di quello che sta succedendo.

Ciò è chiaro dagli ultimi minutes della Fed, in cui non vi era alcuna chiara opinione di consenso su quali azioni il comitato dovrebbe intraprendere. Tutto incerto insomma.
Un problema è che la Fed non controlla la politica commerciale e non è qualcosa che può facilmente indovinare, o fare davvero molto, a meno di cercare deliberatamente di prendere di mira il dollaro. Un altro problema è che gran parte dei nervosismi globali derivano da preoccupazioni per l’Europa e la Cina.

Quindi immagino la Fed in una posizione di insoddisfazione che lascia i mercati sconcertati sulla prossima mossa e ultra sensibili a qualsiasi dato economico che punti in un modo o nell’altro.
Siamo quindi di fronte ad un paradosso, una scelta della Fed rivolta ad una politica “trumpiana” verrebbe accolta con grande soddisfazione dai mercati, ma ad un costo troppo alto per il futuro accentuando il dolore che si proverebbe in caso di recessione.

Per contro, una politica della Fed più logica e giusta, non soddisferebbe i mercati, alimenterebbe la scintilla di una recessione in breve tempo, che sarebbe però vissuta con società che mostrano utili e con una economia in rallentamento, non ferma, quindi più facile da gestire.

Ma non sarebbe la prima volta che i banchieri centrali riusciranno a sorprendere i mercati tirando fuori dal cilindro il proverbiale “grande bazooka”.



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martedì 30 luglio 2019

Editoriale Pascarella: La rivoluzione tecnologica batte il value investing

Azioni Growth contro Azioni Value
La storia del mercato azionario ci ha insegnato che la selezione di società “value” ha sempre enormi difficoltà contro il turn-around delle nuove tecnologie. Quindi il value è una strategia finita? Ho sentito questa domanda un centinaio di volte negli anni. Il motivo? Se prendiamo i grafici di società ritenute value e li confrontiamo con i titoli “growth” (crescita – spesso tecnologici), noteremo che i value, oltre ad essere a buon mercato, sono “noiosi”.
I motivi sono vari, i tassi di interesse americani hanno spinto il mercato ai massimi, la risoluzione dei dazi doganali sembra una mera formalità, o quasi, e aggiungerei per concludere, che la proprietà intellettuale è cambiata, si è spostata dal brevetto di fabbrica “materiale” all’astratta industria di internet.
Nel suo libro, Technological Revolutions and Financial Capital, Carlota Perez ha studiato cosa succede ai mercati e alle economie quando una tecnologia dirompente – come l’auto o Internet – decolla. Il processo di adattamento alla nuova tecnologia attraversa varie fasi lungo un ciclo (che dura diversi decenni), sostenendo che è nel mezzo di questo processo – quando l’innovazione sta raggiungendo il picco e la nuova tecnologia sta diventando tradizionale – che la crescita supera il valore.
Le azioni growth – quelle che sostengono l’eccitante nuova tecnologia – decollano, mentre le azioni value rimangono indietro. Quindi, ad esempio, mentre i produttori di auto hanno prosperato durante l’era del boom e della produzione di massa, i servizi di pubblica utilità hanno languito. Ciò ha contribuito a guidare un periodo in cui la crescita ha superato il valore per 15 anni tra il 1926 e il 1941. Questa volta, i leader sono titoli tecnologici come Apple,Google, Amazon e Facebook mentre i ritardatari sono i finanziari. Tuttavia, questo non andrà avanti per sempre, non se la storia è ciclica.
Man mano che le “innovazioni passano ad un’età matura”, l’economia più ampia inizia a prendere il ritmo e, di conseguenza, il valore economico inizia a sovraperformare la crescita costosa. Quando accadrà? È impossibile dirlo, ma come osserva la Perez,
dato che sono passati 12 anni, sembra che questo periodo stia diventando un po’ lungo
In breve, il valore non è morto – questo è stato un periodo particolarmente difficile, ma assolutamente unico.
Per quanto riguarda il valore che gli investitori dovrebbero osservare ora, vale la pena dare un’occhiata ai finanziari, anche se non sembrano favorevoli. Si noti che questo è stato uno dei principali driver del divario di prestazioni tra Stati Uniti ed Europa: il mercato statunitense è altamente tecnologico, mentre i finanziari europei stanno lottando.
Riesce difficile anche un’analisi accurata. Il valore delle attività immateriali – a differenza di una fabbrica o di un pezzo di terra – può essere difficile da misurare oggettivamente. In effetti, potrebbero non valere molto. Quindi un valore insolitamente basso potrebbe significare un’azienda in difficoltà, piuttosto che un potenziale affare, ma nelle growth in pieno boom tecnologico non è così, quindi attenzione.
Io credo nel value, penso sia solo stato messo in soffitta per un certo periodo di tempo. La rivoluzione tecnologica arriverà al suo apice, probabilmente col 5G. Poi inizierà la discesa, a quel punto ci sarà un cambio generazionale nei mercati e i sottovalutati “value” torneranno a regnare.
Being a value investor means you look at the downside before looking at the upside.
Giuseppe Pascarella

mercoledì 24 luglio 2019

Dicono che il settore tecnologico è in bolla, ma perché?

tech
22 Luglio 2019
Per chi investe, sono pochi gli argomenti che spaventano più del sentire la parola “bolla speculativa”. Ormai fa parte del gergo comune, ogni giorno leggiamo o sentiamo qualcuno affermare che siamo in piena bolla.
La buona notizia è che è facile individuare le bolle.
La cattiva notizia è che è ancora quasi impossibile trarne profitto.
Ma alla fine, cos’è una bolla?
Generalmente si parla di bolla speculativa con riferimento a mercati finanziari nei quali vengono trattate azioni, obbligazioni e titoli derivati. Tuttavia la storia delle bolle speculative mostra come siano stati frequenti i casi di bolle che hanno riguardato beni materiali, come gli immobili.
In definitiva, La bolla speculativa in economia è una particolare fase di mercato caratterizzata da un aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi di uno o più beni, dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo.
Il problema è l’investitore stesso. Perché a lui non importa. Continuano a comprare a prescindere dalla valutazione perché si aspettano sempre che la bolla arrivi dopo e fino ad allora si possa guadagnare il massimo, alimentando in questo modo la bolla stessa. In breve, una bolla è dove gli investitori accumulano in attività chiaramente “overpriced” perché pensano che usciranno prima che il castello di carte crolli.
La bolla speculativa di oggi è quella tecnologica.
Il fondatore di Dragonfly Capital, Greg Harmon, una volta disse:
Ogni mercato che sta aumentando rapidamente non è una bolla. E qualsiasi mercato che è cresciuto da molto tempo e non sta diminuendo (tipo le obbligazioni) non è necessariamente una bolla. Potremmo essere vicini ad uno scoppio, ma non lo saprai mai prima del tempo. Invece, perché non continuare a seguire le tendenze esistenti e non preoccuparti delle bolle.
Direi che mi trova d’accordo. Dire che il settore tecnologico è in bolla non ha alcun senso, per il semplice fatto che se una cosa non si può prevedere, tutto ciò che leggiamo o sentiamo è una questione soggettiva che aiuta la causa di chi la dice o la scrive. Facciamo chiarezza, cerchiamo di capire, perché sentiamo troppo spesso dire che ci sono analogie col momento di mercato attuale e quello del 1999.
Avverto “pesantezza” su titoli tecnologici importanti, Facebook, Amazon, Netflix, Google, insieme ad altri nomi di grande presenza come Microsoft. Faccio notare che non tutti questi singoli titoli sono bolle – osservando le valutazioni di Apple e Microsoft, è necessario fare ipotesi “aggressive”, piuttosto che non plausibili. Ma detto questo, condivido i numeri che vogliono il settore tecnologico troppo costoso. La mini correzione alla fine dell’anno scorso non ha cambiato di molto la mia idea. Queste società sono molto care. Acquistando alcuni di questi titoli, in questo periodo di mercato, secondo me sarebbe un errore, si incorrerebbe in una fase di rallentamento tecnologico, per chi le ha in portafoglio, beh, si goda la crescita.
Allo stesso modo, non sono entusiasta del bitcoin, che assimilo alla bolla dei tulipani del 1638. Quindi da questo punto di vista, il consiglio è quello di evitare questi beni.
Ok Giuseppe, evitiamo gli ingressi perché temi una correzione, la puoi chiamare rallentamento o bolla, ma come si guadagna da questo periodo?
Bene, è qui che arriviamo a uno dei problemi più fondamentali e frustranti con le bolle per gli investitori. L’identificazione di una bolla … non garantisce che la bolla esploda (anche se tale risultato è altamente probabile) né fornisce alcuna comprensione di quando potrebbe esplodere.
In altre parole, le bolle non sono difficili da individuare, ma è molto difficile trarre profitto da questo fatto. A meno che il tuo tempismo non sia perfetto (cioè, a meno che tu non sia fortunato), allora perderai soldi. Tuttavia, se decidi che dovresti cavalcare la bolla, rischi di farti risucchiare. Perché il problema con le valutazioni patrimoniali irrazionali è che non c’è modo di dire a che punto sono “troppo irrazionale”.
Di conseguenza, rischi di essere l’investitore che acquista il bitcoin a dicembre 2017, proprio mentre sta toccando il massimo. Ok, quindi sappiamo come individuare le bolle, ma non possiamo trarne profitto. Non è molto divertente, stai pensando. Perché ti sto nemmeno raccontando tutto questo?
Perché esistono gli anti-bolla è, come suggerisce il nome, sono l’opposto di una bolla. Sono quegli asset dove gli investitori stanno ignorando tutti i modelli di valutazione sensibili ed evitando un settore o vendendo esclusivamente sul sentiment della massa. Quindi approfitta delle bolle evitandole e investendo invece in anti-bolle.
Il che porta alla domanda: dove sono queste anti-bolle in questo momento?
Uno dei settori che più amo, sono le imprese statali SOE dei mercati emergenti. Purtroppo non sempre è possibile investire in questi settori. Così ho cercato settori che fossero direttamente collegati col governo in America. Cerco alti rendimenti da dividendi, bassi p/e bassi price book.
Il settore della difesa è quello che mi piace più di tutti. Di solito si riferisce a tutte le società che generano la maggior parte delle loro entrate dai clienti governativi, ed è ampiamente suddiviso in due tipi di società: produttori di attrezzature e fornitori di servizi.
Società che fabbricano carri armati, navi da guerra e aerei da combattimento comunemente associati al Pentagono oppure i service provider, che gestiscono le reti IT, svolgono attività di consulenza e di outsourcing come la gestione di base e la logistica per le agenzie militari e civili.
Tornando invece ai paesi emergenti, molti studi sono stati eseguiti su quali fossero i migliori “anti-bolle”. Hanno scritto di tutto, riporto per una mera questione informativa. Una delle teorie più fantasiose è certamente quella che prende in considerazione luoghi molto economici dove andare in vacanza. A Città del Messico, i viaggiatori possono ottenere una lussuosa camera d’albergo per l’equivalente di $ 80. Per questo sarebbe definiti paesi economicamente anti-bolla.
Un’altra invece sottolinea come il segno eloquente delle anti-bolle, i mercati di Filippine, Malesia e Indonesia è che questi scambiano insieme meno di $ 1 miliardo di volumi al giorno, rispetto a circa $ 6 miliardi al giorno della sola Apple. Bah….
Le bolle sono un dramma avvincente, in cui i protagonisti corrono sempre eccitati verso un’improvvisa caduta. Una cosa è certa, un grande libro sulle anti-bolle non esiste ancora e credo sarebbe un buon momento per essere scritto.
Giuseppe Pascarella



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