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I primi risultati delle elezioni italiane mostrano un segnalo non tanto positivo per il futuro dell'Europa che si sta dirigendo verso un altro periodo di incertezza. I governi dei principali paesi (Italia, Spagna, Grecia, Francia ...) non hanno il dovuto supporto per continuare il percorso che è stato perseguito fino ad ora.
Secondo alcune previsioni della Commissione europea, nel 2013 l'Europa vedrà tassi di crescita più bassi dell'1.5% nel 2014. Questo si traduce in una media dello 0.16% nel periodo che va dal 2012 al 2014. Tutto questo dopo che la stessa Euro-zona ha visto una decrescita pesante dovuta al periodo recessivo registrato tra il 2008 e il 2010.
Volendo essere ancora più pessimisti possiamo dire che questa condizione è ben peggiore di un double-dip e la cosa che rende il tutto insaporito è il vedere governanti inermi di fronte a queste condizioni, l'austerità va bene, ma quando cominceremo a tagliare la spesa pubblica sul serio ?
Apprendo oggi da un articolo di un giornale tedesco che il gruppo automobilistico Volkswagen ha deciso di tagliare gli stipendi dei manager, le multinazionale stanno mandando un segnale importante ai politici di tutta l'Europa, presto farà freddo, tanto freddo.
Quando Olli Rehn (commissario UE per gli affari economici e monetari) ha commentato le previsioni negative prodotte dalla Commissione Europea, ha sottolineato la deludente situazione in cui ci troviamo ma ha anche aggiunto come le attuali politiche stiano finalmente dando i suoi frutti. Ah si ?
La lettera di presentazione di tali previsioni, prodotta da Marco Buti, direttore generale responsabile per i colloqui, riguardavano le previsioni di diversi fattori che contribuiscono alla crescita debole: il feedback negativo delle finanze pubbliche, le banche e la debolezza macroeconomica, la mancanza di crescita del credito e l'incertezza in merito alle politiche.
Non dimentichiamo che la mancanza del credito, che reputo il punto chiave, fu rea del crack finanziario del 29 negli Stati Uniti. Mancanza di credito uguale recessione.
Questi sono tutti fattori esterni (l'austerità non è nemmeno indicata come un possibile fattore), quindi la cosa migliore che possiamo fare è continuare la politica per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche.
In attesa dei risultati finali delle elezioni in Italia, di seguito è riportato l'evoluzione dell'economia italiana rispetto agli Stati Uniti e Corea del Sud dal 1980. L'immagine a destra mostra il PIL pro capite fornito dal World Economic Outlook dell'FMI, comprese le loro previsioni per il 2013 e il 2014.
Dopo il miracolo italiano degli anni '60 e '70 in cui l'Italia è stata in rapida crescita, l'economia ha subito una battuta d'arresto ed è passata a stagnante negli anni '80 perdendo pezzi negli anni successivi. Dal 1990, non solo l'Italia ha smesso di convergere verso i livelli degli Stati Uniti, è passata alla deriva verso il basso e ben lontano dal livello degli Stati Uniti.
Se questa tendenza continua l'Italia seguirà il percorso dell'Argentina di pochi anni fa quando è passato da uno dei paesi più ricchi del mondo ad uno a reddito medio. Solo per una questione di confronto, notiamo come la Corea del Sud continua il suo percorso di convergenza verso gli Stati Uniti e ha recentemente superato l'Italia in termini di PIL pro capite.
Si parla molto del decennio perduto per il Giappone, ma se c'è un paese avanzato in cui c'è stato un decennio perduto quello è proprio l'Italia degli ultimi 15 anni. Naturalmente c'è sempre spazio per essere ottimisti, l'Italia esiste ancora come un paese, è ancora un membro della zona euro e i suoi rendimenti obbligazionari non sono così elevati come quelli della Grecia. Per ora. L'Europa può e deve fare meglio di una crescita zero oltre un decennio. Se questo non è percepito dai leader politici allora la deriva verso il basso che alcuni paesi hanno iniziato da 10 o 15 anni potrebbe proseguire o addirittura accelerare e questo potrebbe trascinare tutti gli altri paesi europei con loro.
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