Visualizzazione post con etichetta azioni Facebook. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta azioni Facebook. Mostra tutti i post

mercoledì 5 giugno 2024

Le Big Tech ci hanno scollegato del tutto dai mercati finanziari

I titoli delle Big Tech non si limitano a dominare il mercato. Fanno di peggio, sono riuscite nell'intento di non farci più pensare al fatto che i tassi di interesse americane potrebbero rimanere alti a lungo. 

Un titolo medio dell'indice più grande del mondo, l'S&P500, è maggiormente colpito dall’aumento dei rendimenti rispetto a qualsiasi altro momento di questo secolo. 

Eppure lo stesso S&P è molto meno influenzato dalle prospettive dei tassi di interesse, perché i titoli delle Big Tech che costituiscono gran parte dell’indice standard ponderato per il valore sono isolati dalla Fed grazie alle loro enormi quantità di liquidità.

I titoli più grandi – Nvidia , Microsoft , Apple e Alphabet – sono stati spinti in parte quest’anno dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale. Ma il divario altamente insolito sia nella valutazione che nella sensibilità ai tassi di interesse tra l’S&P e un titolo medio mostra come questi grandi titoli stiano distorcendo le misure utilizzate dagli investitori “macro” che si concentrano sull’economia e sulla Fed.

A parte l’intelligenza artificiale, penso che ciò sia meglio spiegato dai profitti aziendali e dai tassi di interesse e, in misura minore, dalla preoccupazione per l’economia.

I titoli delle Big Tech che dominano il mercato siedono su enormi pile di liquidità, mentre le aziende più grandi hanno scelto di mantenere bassi i tassi di interesse per un lungo periodo rifinanziando le loro obbligazioni prima che la Fed iniziasse ad aumentare i tassi nel 2022. 

Le aziende più piccole tendono a non avere pile di liquidità su cui guadagnare grossi interessi di risparmio e hanno più bisogno di emettere obbligazioni per raccogliere liquidità. Le più piccole non hanno nemmeno accesso al mercato obbligazionario, uno dei motivi per cui l'indice Russell 2000 delle società più piccole è rimasto finora indietro rispetto all'S&P quest'anno, ottenendo un guadagno di appena l'1,6%.

Il fenomeno dei titoli grandi e piccoli riflette le stesse discrepanze che osserviamo nell’economia. Se la Fed aspetterà più a lungo prima di tagliare, come diversi policymaker hanno suggerito nelle ultime settimane, ci sarà una maggiore pressione sui settori dell’economia già alle prese con tassi elevati. 

I mutuatari più poveri e più giovani stanno già avvertendo la pressione dei tassi più alti. Ciò frena la crescita: i dati economici sono stati inferiori alle previsioni per circa un mese, secondo l’indice di sorpresa economica di Citigroup. Le vendite delle big tech non dovrebbero essere toccate da un rallentamento a meno che non diventi davvero grave, a differenza dei rivenditori tradizionali, delle società finanziarie e dei produttori di beni.

La stranezza della reazione del mercato quest’anno è che è quasi esattamente l’opposto di quanto accaduto nel 2022. I titoli Big Tech sono crollati mentre gli investitori hanno abbassato le loro valutazioni inebrianti, trascinando l’S&P giù del 19% nel corso dell’anno. Nel frattempo, il titolo medio è sceso solo del 13%, poiché le società più piccole e con un basso valore sono state considerate meno dipendenti dai profitti futuri che valgono di meno in un mondo di tassi più elevati.

Perché la differenza? 

L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale compensa il calo di valutazione. Lo shock dei tassi quest’anno è su una scala diversa rispetto al 2022, quando i tassi salirono dallo zero al 4,5%. E gli investitori si sono resi conto del debito a lungo termine e delle riserve di liquidità che proteggono molti dei titoli più grandi.

Gli investitori al di fuori del settore Big Tech hanno ragione a preoccuparsi di tassi più alti. Per chi è alla ricerca di occasioni, l’elevata valutazione dell’S&P nasconde il fatto che i suoi 50 membri più piccoli sono quasi altrettanto economici, con una mediana di 15 volte gli utili futuri, quanto l’indice nel suo complesso era al punto più basso del panico da Covid-19 nel 2019.

Se i tagli dei tassi dovessero verificarsi, i piccoli dovrebbero finalmente avere la possibilità di mettere in ombra le Big Tech.


lunedì 2 febbraio 2015

Investire in azioni: 2 grandi cose da guardare in Facebook

Le trimestrali erano in pieno svolgimento, con tutti gli occhi puntati su Facebook (FB) quando Mercoledì 28 il gigante tecnologico ha pubblicato le sue. Ecco un breve riepilogo.

I ricavi sono migliorati di quasi il 50% a 3,85 miliardi di dollari, battendo le attese degli analisti che erano di 3,77 miliardi. La linea di fondo sono stati un solido 54 centesimi per azione di utile rettificato, che ha comodamente superato quelli dello scorso anno pari a 32 centesimi per azione e le stime di 49 centesimi per azione degli analisti. Subito dopo il rapporto, gli investitori non erano così entusiasti, le azioni FB non hanno corso nonostante la sorpresa sugli utili. Gli esperti puntano il dito verso i costi crescenti, quale principale macchia scura nel comunicato. Una volta che si sono dati il tempo per digerire le cose, però, gli investitori si sono sentiti un pò più rialzisti. Le azioni di FB hanno superato le vendite del dopo-mercato, grazie anche ad un certo ottimismo degli analisti di JMP Securities. Gli analisti hanno aumentato il loro obiettivo di prezzo da $ 85 a $ 94, indicando i video annunci come la ragione principale per essere un fan del social media. Questo è il punto di vista di JMP: "A nostro avviso, una chiave da estrapolare dal trimestre è che gli utenti di Facebook oggi consumano più di 3 miliardi di visualizzazioni video al giorno e crediamo che ci sia un più che sufficiente consumo di video affinché Facebook faccia decollare i suoi annunci video auto-play durante il 2015, senza nessun impatto per l'esperienza degli utenti."





Fanno eco a questo ottimismo gli analisti della Bernstein Research... ma solo per il breve termine. Anche loro sono stati colpiti dalla crescita dei video annunci, grazie ad una maggior targetizzazione personalizzata. Considerate la forte crescita di Instagram (e la sua dinamica di annunci) e si ha la base dell'impressionante trimestre appena riportato da Facebook. Ecco cos'hanno scritto: "Questa traiettoria è una conseguenza della più rapida adozione di alcuni dei più sofisticati ed efficaci formati di annunci e prodotti di Facebook, rivolti in America del Nord, ad esempio, pubblico personalizzato e forse l'inizio del lancio di Instagram."

Ma, secondo Bernstein, qui che finisce la buona notizia. Mentre l'attuale traiettoria è davvero impressionante, gli analisti di Bernstein temono che il titolo Facebook (FB), semplicemente non sarà in grado di tenere il passo. Ecco il loro pensiero: "Crediamo che gli annunci video su Facebook saranno un business ampio e sostanziale, ma pensiamo che il consenso sopravvaluti lo slancio dei ricavi connessi. La nostra visione su Instagram è molto simile: sarà estremamente importante, grande e un bene prezioso, ma la rampa di lancio sarà più lenta del previsto."

Che cosa realmente significa per le azioni FB? Beh, dal punto di vista dei target price, Bernstein non è così ottimista come gli analisti di JMP, colpiscono le azioni con un prezzo obbiettivo di 84 dollari - un aumento di appena il 7% rispetto ai livelli attuali. Conclusione? I video annunci e Instagram sono le caratteristiche da guardare quando si tratta del futuro delle azioni Facebook. La crescita è quello che sta spingendo il successo degli utili correnti ... e la crescita continua, è ciò che è necessario per il titolo FB per mantenere il suo slancio.