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mercoledì 28 maggio 2025

UnitedHealth colpita duramente ci vorrà tempo per risorgere

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Sembrano passati mesi, e invece sono bastate due settimane per trasformare UnitedHealth in un caso emblematico di come anche i giganti della sanità possano finire sotto assedio. Le tensioni sono iniziate con le dichiarazioni dell’amministrazione statunitense sull’eliminazione dei Pharmacy Benefit Managers (PBMs), da sempre intermediari controversi. Da lì, la situazione è rapidamente degenerata, culminando con le improvvise dimissioni del CEO Andrew Witty – avvenute nel cuore della notte – e il temporaneo ritorno al timone di Stephen Hemsley, figura storica dell’azienda.

A quel punto, il mercato ha iniziato a vacillare. Le assicurazioni sanitarie, già viste con sospetto per i premi elevati e le frequenti negazioni dei sinistri, sono finite nel mirino. UnitedHealth ha ritirato completamente la guidance, un segnale che raramente preannuncia qualcosa di buono. Il titolo ha iniziato a scivolare, toccando brevemente i 250 dollari. E sebbene ci fosse chi vedeva in questo tracollo un’opportunità – ipotizzando acquisti progressivi a blocchi di 15 dollari – i rischi erano (e restano) tutt’altro che trascurabili.

Un primo trimestre da dimenticare

Il primo segnale concreto di difficoltà è arrivato con i risultati trimestrali. Il fatturato, pur massiccio a 109,6 miliardi di dollari, ha deluso le aspettative, registrando un “buco” di ben 2 miliardi rispetto al consensus. Gli utili per azione rettificati si sono attestati a 7,20 dollari, sotto le attese di 0,09 dollari. Un simile scostamento non si vedeva dal 2008. E il colpo è stato reso ancora più duro dalla totale assenza di previsioni per l’anno in corso.

Utilizzo dei servizi in aumento: un problema strutturale

Il nodo principale riguarda l’aumento significativo dell’utilizzo dei servizi da parte degli iscritti a Medicare Advantage e Optum Health. I nuovi membri sono mediamente meno sani e più bisognosi di cure, fattore che ha fatto esplodere i costi e ridotto drasticamente i margini. La società ha prima ridotto le previsioni per il 2025 di circa il 10%, per poi ritirarle del tutto. Una decisione che non solo ha mandato nel panico gli investitori, ma ha lasciato gli analisti senza punti di riferimento.

Un titolo in balia delle notizie (quasi tutte negative)

Da allora, è stato un susseguirsi quotidiano di notizie, la maggior parte delle quali ha ulteriormente affossato il titolo. In un clima simile, anche i rimbalzi tecnici – come quello che ha riportato momentaneamente le azioni da 250 a 320 dollari – sono apparsi fragili e temporanei. Ogni spiraglio di positività è stato subito spento da nuove criticità: editoriali taglienti, declassamenti da parte degli analisti, indagini federali e dubbi sulla sostenibilità del business model.

Acquisti degli insider: un segnale ambiguo

In questo scenario cupo, alcuni insider di peso – tra cui il presidente Hemsley e il CFO Rex – hanno acquistato azioni per decine di milioni di dollari. In teoria, un segnale di fiducia. Ma in un contesto tanto incerto, non si può escludere che si tratti più di una mossa difensiva che di un’indicazione di reale solidità futura.

L’intervento del governo complica ulteriormente il quadro

A peggiorare ulteriormente la situazione, è arrivata la notizia che i Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS) intensificheranno gli audit sui piani Medicare Advantage. Questo potrebbe comportare pesanti recuperi per fatturazioni eccessive. UnitedHealth ha dichiarato di sostenere l’iniziativa, ma l’impatto economico è tutt’altro che trascurabile: se le indagini dovessero far emergere irregolarità, le ripercussioni sui ricavi potrebbero essere gravi.

Cosa aspettarsi ora?

UnitedHealth ha visto evaporare in pochi giorni la reputazione di solidità costruita negli anni. Le previsioni per l’EPS 2025 sono state completamente ritirate, e anche i 20 dollari ipotizzati da alcuni ottimisti implicano un crollo del 22% rispetto alle stime originarie. A questi livelli, il titolo tratta a circa 14,5 volte gli utili attesi, una valutazione che potrebbe sembrare attraente – ma solo se si presume un ritorno rapido alla normalità. E questo è tutto fuorché scontato.

Conclusione: rischi elevati, potenziale solo per stomaci forti

UnitedHealth non è una storia da cassettisti tranquilli. È un titolo che, al momento, resta appeso a un filo. Senza guidance, con la redditività sotto pressione, una leadership instabile e l’attenzione crescente del governo, investire ora equivale a scommettere su un turnaround ancora tutto da dimostrare. Potrà anche esserci valore nei prossimi anni, ma oggi il rischio domina la scena. Per chi deciderà di accumulare, è fondamentale farlo con prudenza, consapevoli che nuovi scossoni potrebbero essere dietro l’angolo.