La ripresa è stata guidata dalla Germania, il cui PIL è aumentato dello 0,7% e dalla Francia che ha fatto sorprendentemente bene, con un'uscita dello 0,5%. C'erano anche alcune notizie incoraggianti dall'Europa meridionale. In Italia e in Spagna i dati continuano ad essere negativi, ma il tasso di declino stà rallentando allo 0,2% e 0,1% rispettivamente. C'è stato inoltre un forte rimbalzo in Portogallo, che ha subito una profonda recessione: il PIL è cresciuto dell'1,1%.
Il dato lascia ancora il PIL della zona euro dello 0,7% inferiore rispetto ad un anno fà. Il calo delle uscite dal secondo trimestre del 2012 è stato maggiore nella minuscola Cipro, dove il PIL è sceso del 5,2% e in Grecia, dove è sceso del 4,6%. Nonostante la sua performance nel secondo trimestre, l'economia portoghese è del 2% più bassa rispetto ad un anno fà.
Il record dell'economia della zona euro dopo il picco raggiunto prima della crisi finanziaria globale, cinque anni fa, è ancora più deprimente. L'uscita è inferiore al 3%, in America è superiore di oltre 4 punti percentuali. Tra le grandi economie della zona euro solo il PIL tedesco supera ormai il suo picco pre-crisi del 2%. Le economie della periferia dell'Eurozona hanno sofferto cadute drastiche, anche se la Grecia è in un campionato a sé stante, con una contrazione del 23%.
Anche con così tanto terreno perduto da compensare, le prospettive di medio termine sono di una ripresa poco brillante nella zona euro, che continuerà ad essere frenata dal settore bancario. Previsioni recentemente esaminate dalla Banca centrale europea prevede che in media il PIL della zona euro per l'intero 2013 sarebbe dello 0,6% inferiore al 2012 e che sarebbe cresciuto solo dello 0,9% nel 2014. Una ripresa tiepida che con poca probabilità potrà fare molto per i disoccupati, soprattutto quelli dell'Europa meridionale dove i tassi di disoccupazione sono straordinariamente elevati. La fine della recessione darà linfa fresca ai leader europei, che potranno (ancora) proclamare che il peggio della crisi è finita. Ma la debolezza della crescita lascierà ancora la zona euro vulnerabile al malcontento sociale e della politica.
Come abbiamo detto solo Francia e Germania sono state in grado di trainare l'europa, la crescita della Germania ha superato il secondo trimestre degli Stati Uniti di tre decimi di punti percentuale. Nonostante la recessione in corso abbia paralizzato il suo commercio, e l'Europa è scivolata verso il basso, le più grandi aziende del paese continuano a guardare al di fuori del continente per avere migliori entrate.
La "DIHK", camera di commercio tedesca, è un pò più ottimista però sulle prospettive commerciali del paese. Infatti ha detto che si aspetta che la Germania, dopo il 2013, superi gli Stati Uniti come il secondo più grande esportatore del mondo, dietro solo la Cina. La Germania attualmente controlla una quota del 7,5% del commercio mondiale, in calo rispetto alla quota all'11% che aveva nei primi anni 90' in cui ha contribuito ad alimentare alcuni dei più grandi produttori del paese. Le esportazioni in Germania significano molto di più per la salute del paese - e la salute delle proprie attività - di quanto non lo faccia per l'America.
Solo il tempo ci dirà però se l'economia travagliata del continente possa realmente migliorare, ma per ora, è un grande segnale per gli investitori in titoli europei che hanno subito per anni dati pessimistici.