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Archiviate le elezioni e tutte le polemiche velenose che si sono trascinate per quasi due anni, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e affrontare le vere sfide che aspettano il riconfermato Presidente degli Stati Uniti, sfide concrete, problemi che sono soprattutto economici. Sicuramente l'economia che si ritrova il presidente Barack Obama in questo secondo mandato sembra nulla al confronto del caos che ha ereditato quattro anni fa, ma al suo ritorno alla Casa Bianca lo attendono sfide a cui dovrà metter mano se vorrà, come ha promesso in tutto il paese, rilanciare la crescita della sua amata America.
La cosa più importante, è che queste sfide vengano risolte, ma sopratutto gestite il più velocemente possibile, solo cosi il paese riuscirà a risplendere economicamente, oggi non è più florida a causa degli attacchi esterni, delle polemiche interne e del doppio problema del disavanzo e del debito che vedono all'orizzonte l'avanzare del fiscal Cliff, il meccanismo che prevede tagli sia della spesa pubblica che l'aumento indiscriminato di tasse, che rallenterebbe notevolmente la crescita del paese.
Riuscirà il Presidente a trovare un compromesso con il Congresso, dove la maggioranza sarà nuovamente repubblicana?
Purtroppo abbiamo già assistito al tira e molla in Parlamento sull'argomento tasse e tagli e il risultato è stato solo una perdita di tempo. Obama e il presidente repubblicano della Camera, John Boehner dell'Ohio, sono arrivati molto vicini ad un accordo sul debito e sulla riduzione del disavanzo durante i colloqui di un anno fa, il che fornisce un potenziale quadro di riferimento per un accordo che permetterebbe di fornire più certezze a lungo termine delle finanze degli Stati Uniti. Sappiamo che la ricetta di Obama prevede tagli alla spesa sociale e un aumento delle tasse per i redditi più elevati, il tutto spalmato in dieci anni, limitando cosi l'impatto. Un altro impegno che Obama ha preso è la riforma fiscale delle aziende che apre la possibilità ad un'aliquota di imposta più bassa per le imprese a costo di perdere le lucrose detrazioni fiscali. La maggior parte degli economisti sostengono che questo compromesso potrebbe migliorare a lungo termine la crescita economica.
Ci sono motivi di ottimismo e di preoccupazione per l'economia, il paese sta crescendo ad un tasso annuo del 2 per cento. Sono stati aperti nuovi impianti di estrazione di petrolio e gas negli stati del North Dakota e Pennsylvania, rendendo gli Stati Uniti più attraenti per una serie di nuovi investimenti industriali, eppure, dopo oltre tre anni dalla fine della recessione, il totale della capacità produttiva economica rimane al di sotto del picco avuto ad aprile 2009 e non è superiore a quello di aprile 2007.
non riuscire a risolvere la questione del fiscal clif provocherebbe probabilmente un downgrade del Paese nel 2013 con una conseguente perdita della tripla A.L'altro grande problema riguarda la crisi latente del debito sovrano che ha indebolito la forza commerciale in Europa. Dal G20 di Los Cabos in avanti l'Europa ha imboccato la strada della rifondazione e l'America sa che l'intreccio economico tra Usa-Ue rappresenta il 54% dell'output mondiale e il 40% del potere d'acquisto, la ricerca e sviluppo vale il 65% dell'R&S globale.
Questo dovrebbe far si che la nuova amministrazione dedichi cure ed attenzioni all'Europa, ricordandosi che la crisi è nata da loro e che solo dopo si è allargata anche da noi, crediamo che l'ideale sarebbe che intanto smettano di usarci come parafulmine.
Le altre sfide da affrontare saranno:
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