giovedì 9 ottobre 2025

Marvell Technology (MRVL), la crescita è tutt'altro che finita

Devo dire che sono felice per chi, come me, ha ignorato il pessimismo che circolava a fine agosto e ha deciso di puntare con convinzione su Marvell Technology (MRVL). Da allora il titolo ha nettamente battuto il mercato, e onestamente non sono sorpreso.

Marvell opera in un settore in piena espansione, spinto da trend strutturali come l’intelligenza artificiale e nonostante i soliti commenti sulla “bolla dell’AI” che riempiono i giornali, la domanda reale continua a crescere.

Non fraintendetemi: non sono un fan cieco dei “guru dell’AI”, ma nemmeno credo che la bolla stia per scoppiare. Quando tutti i media si affrettano a dichiarare la fine di qualcosa, di solito è un segnale che quella storia è tutt’altro che finita.


Negli ultimi mesi, la febbre per l’AI è entrata in una nuova fase di espansione. NVIDIA e OpenAI sono tornate protagoniste, con Jensen Huang e Sam Altman sullo stesso palco per annunciare una lettera d’intenti da 100 miliardi di dollari per investimenti futuri.

E non è finita qui: OpenAI ha già avviato una partnership strategica con Broadcom, che ha spinto il titolo del gruppo di Hock Tan a nuovi massimi. Nel frattempo, Altman ha svelato un accordo con AMD e Lisa Su per un progetto da oltre 100 miliardi di dollari in infrastrutture AI: numeri che potrebbero rivoluzionare la traiettoria dei ricavi di AMD nei prossimi anni.

E Marvell, in tutto questo, che ruolo gioca?

Marvell non punta a dominare il mercato dei custom compute chip (XPU): il suo obiettivo di lungo periodo è raggiungere una quota attorno al 20%. È un target realistico, considerando che ogni progetto hyperscaler richiede tempi lunghi di sviluppo e validazione.

Le soluzioni su misura sono meno flessibili rispetto ai chip “merchant”, e il mercato teme che ciò possa aumentare i rischi di esecuzione nel piano AI di Marvell. Tuttavia, l’azienda sta lavorando bene per diversificare la propria base clienti, oggi ancora fortemente legata ad Amazon Web Services (AWS).

Avere AWS come principale cliente, però, non è affatto una debolezza: parliamo pur sempre del maggiore hyperscaler al mondo, e un piano quinquennale con un colosso del genere offre grande visibilità sui ricavi futuri.

Una visione chiara e crescita sostenibile

Apprezzo il fatto che il management di Marvell abbia rassicurato il mercato, dichiarando di non aspettarsi “vuoti di ricavi” nel 2026 e di puntare a una crescita del 18% anno su anno grazie ai contratti già in essere con gli hyperscaler.

Inoltre, le trattative in corso con Microsoft potrebbero aprire nuovi canali di crescita, considerando che Redmond sta accelerando per rendersi più autonoma nella produzione dei propri chip.

È chiaro che i grandi protagonisti, NVIDIA e AMD, continueranno a dominare la corsa ai chip AI “merchant”, mentre Broadcom si consolida nel segmento personalizzato. Ma Marvell può ancora giocare un ruolo di rilievo grazie alla sua forza nel networking ad alta velocità, un settore che diventerà sempre più cruciale con l’espansione dei cluster AI multi-gigawatt.

Oggi il 75% dei ricavi di Marvell proviene ancora da ottica e switch di rete, ma è proprio qui che vedo il suo potenziale nascosto. La costruzione di nuove infrastrutture AI richiederà connessioni ultra-veloci e sistemi sempre più scalabili: due aree in cui Marvell eccelle.


Per questo credo che la crescita futura dell’azienda sarà trainata non tanto dai chip custom, quanto dalle soluzioni di rete che li collegano un business dove i margini sono solidi e le barriere all’ingresso elevate.

Prospettive di crescita e valutazione

Le stime di utili per MRVL continuano a migliorare e si prevede che raggiungeranno nuovi massimi nei prossimi 12 mesi. Eppure, il titolo è ancora valutato a multipli inferiori rispetto ai picchi di inizio 2025.

Sì, allora il mercato aveva probabilmente esagerato con l’ottimismo, ma oggi mi sembra che la pendola sia oscillata troppo dall’altra parte: la prudenza si è trasformata in scetticismo eccessivo.

Con un multiplo EV/EBITDA a 22,5x, appena sopra la media storica di 20x, il titolo non appare affatto caro per un’azienda che opera in un mercato in espansione pluriennale come quello dell’infrastruttura AI, destinato a valere migliaia di miliardi entro la fine del decennio.

Personalmente ritengo che il mercato stia sottovalutando la capacità di Marvell di sfruttare a pieno la crescita dell’AI e di espandersi oltre AWS.

L’autorizzazione al buyback da 5 miliardi di dollari, unita all’ASR da 1 miliardo, è un segnale di fiducia molto forte da parte del management e, secondo me, anche del mercato.

Insomma, credo che un rivalutazione del titolo sia solo questione di tempo. L’attuale fase di forza potrebbe sembrare eccessiva, ma io preferisco mantenere la posizione e se ci saranno correzioni aggiungere ulteriormente.

In un settore in cui la competizione cresce e le opportunità si moltiplicano, Marvell resta per me uno dei nomi più interessanti da tenere in portafoglio.

mercoledì 8 ottobre 2025

AMD mostra i muscoli e fa un accordo miliardario con OpenAI

Il mercato ha iniziato a riconoscere meglio la solidità del caso AMD e la sua crescente competitività, complice anche la notizia degli aumenti di prezzo delle GPU principali. Era quindi naturale che sia gli analisti avessero già rivisto al rialzo le stime sui ricavi futuri dell’azienda.

Quando ho visto AMD guadagnare un ulteriore 30%, la mia prima reazione è stata istintiva: "magari il mercato sta esagerando". Eppure, dopo aver rifatto i miei conti, mi sono accorto che non solo il mercato non stava reagendo in eccesso, ma potrebbe addirittura essere in ritardo nel riconoscere il reale valore di ciò che AMD sta costruendo.

L’appoggio di OpenAI è un segnale fortissimo

Durante un’intervista a CNBC, OpenAI ha sottolineato alcuni motivi che hanno portato all’accordo con AMD, tra cui la notevole capacità di calcolo per l’inferenza. Ha anche specificato che Nvidia (NVDA) resterà comunque un partner importante.

Ciò che mi ha colpito è che non è stato del tutto chiaro perché OpenAI abbia scelto AMD per un accordo così grande, invece di continuare semplicemente a rafforzare la partnership con Nvidia. Ho riflettuto su questo, e ho sviluppato alcune ipotesi.

La prima, la più intuitiva, è la diversificazione. Nvidia resta il leader indiscusso nell’IA, ma AMD, con le nuove linee MI400 e MI450, sta emergendo come un competitor credibile, capace di offrire prodotti molto competitivi sia per prezzo che per potenza di calcolo. OpenAI ha bisogno di tutta la potenza computazionale possibile, e diversificare le proprie fonti è una mossa logica.

Così facendo, OpenAI riduce la dipendenza da Nvidia, stimola la concorrenza nel mercato delle GPU e bilancia i rapporti di forza, favorendo un ecosistema più equilibrato e innovativo.

C’è poi un secondo aspetto, più finanziario: OpenAI ha diritto fino a 160 milioni di azioni AMD tramite warrant, legati a obiettivi di prezzo (come il raggiungimento dei 600 dollari per azione) e traguardi operativi, come la consegna del primo gigawatt di capacità su un totale di sei.

In altre parole, OpenAI non si limita a comprare GPU da AMD: scommette direttamente sulla crescita del suo valore azionario.

Per AMD, questo accordo è una miniera d’oro: significa potenzialmente miliardi di dollari in nuovi ricavi e, soprattutto, il riconoscimento pubblico da parte di uno degli attori più importanti dell’intera rivoluzione dell’intelligenza artificiale.

Il lato oscuro della medaglia

Nonostante l’entusiasmo, non posso ignorare un rischio che da analista vedo sempre più spesso: la circolarità del denaro nell’ecosistema AI.

In molti casi, i soldi sembrano muoversi tra gli stessi grandi nomi, gonfiando le valutazioni più sulle promesse che sui flussi di cassa effettivi.


Pensiamo a Microsoft (MSFT) che investe in OpenAI e poi usa Azure per addestrarne i modelli, generando ricavi “interni”. O a Nvidia che investe in OpenAI, la quale a sua volta utilizza quei fondi per acquistare GPU Nvidia. È un circuito chiuso.

Questo tipo di dinamica può gonfiare le capitalizzazioni di mercato senza una crescita reale di cash flow. Finché la domanda per i prodotti derivati da questi investimenti (i modelli di AI) resta concreta e crescente, il ciclo rimane sostenibile.

Ma se gli investimenti infrastrutturali crescessero più rapidamente dei ricavi, potremmo assistere a una bolla fatta di valutazioni elevate e flussi di cassa deboli.

Non credo che ci siamo ancora, ma è un rischio da monitorare con attenzione.

Perché penso che il mercato stia sottovalutando AMD

Nonostante la mia cautela, credo che il mercato non stia ancora cogliendo appieno la portata economica dell’accordo con OpenAI. Parliamo di sei gigawatt di potenza computazionale, che equivalgono, in stime molto approssimative, a decine di miliardi di dollari di ricavi.

Facendo qualche conto: una GPU AMD può consumare circa 1.000 watt. Se i 6 GW verranno consegnati in sei anni, significa circa un milione di GPU all’anno. Con un prezzo medio stimato di 20.000 dollari per GPU, parliamo di 20 miliardi di ricavi annui tra il 2026 e il 2031.

Eppure, queste cifre non sembrano ancora riflesse nelle stime di mercato. Le proiezioni di consenso per il 2027 parlano di circa 50 miliardi di dollari di fatturato, ma rivedendo i miei modelli e adottando ipotesi più aggressive, una cifra tra i 50 e i 60 miliardi appare tutt’altro che irrealistica.

Anche dopo un +30% sul titolo, i multipli, corretti per la compensazione azionaria, si sono ridotti, lasciando spazio a ulteriori margini di rivalutazione.

L’accordo con OpenAI potrebbe liberare un valore enorme per AMD, che, nonostante la recente corsa, mantiene un potenziale di crescita notevole.

Tuttavia, non considero AMD un acquisto “ovvio” a questi livelli, bensì un buy prudente: le prospettive restano eccellenti, ma i rischi legati a esecuzione, concorrenza, diluizione e ritmo di crescita del mercato richiedono attenzione costante.

Personalmente, continuo a credere nel vantaggio competitivo di lungo periodo di AMD, ma con la consapevolezza che, in questo contesto di entusiasmo generalizzato per l’AI, la prudenza è la miglior forma di ottimismo.

martedì 7 ottobre 2025

NIO, tanta paura ma alla fine sta tornando l'elettrico cinese

A metà maggio di quest’anno ero convinto che NIO sarebbe stata una leader nell'elettrico cinese ma fu oscurata dalla prorompente BYD. Il mercato stava sottovalutando la solidità del suo business e che il titolo avesse ampi margini di recupero dopo mesi di contrazione eccessiva della valutazione.

Da allora, la mia fiducia è stata premiata: le azioni NIO sono salite di circa l’83%, segnando un rally impressionante che riflette un ritorno di entusiasmo da parte degli investitori. Oggi vorrei approfondire i risultati finanziari più recenti e i dati sulle consegne, che confermano come la ripresa sia tutt’altro che effimera.

Il secondo trimestre del 2025 ha mostrato segnali incoraggianti. NIO ha consegnato 72.056 veicoli, con una crescita del 25,6% su base annua. La maggior parte di queste vendite proviene ancora dal marchio principale, ma anche le nuove linee ONVO e FIREFLY stanno iniziando a farsi spazio, ampliando il potenziale del gruppo.


Ma è nel terzo trimestre che ho visto la vera accelerazione: solo a settembre le consegne sono salite a 34.749 unità, in crescita del 64,1% rispetto all’anno precedente, dopo un già robusto +55,2% in agosto. In totale, nel periodo luglio-settembre, NIO ha raggiunto 87.071 consegne, segnando un aumento del 40,8%.

Si tratta di massimi storici sia su base mensile che trimestrale, una chiara indicazione che la domanda è in piena espansione e che i consumatori stanno abbracciando con fiducia i modelli NIO nonostante la concorrenza sempre più agguerrita.

I conti del secondo trimestre raccontano una storia di miglioramento graduale ma solido.

I ricavi totali hanno raggiunto 19 miliardi di RMB, con una crescita del 9% su base annua. È vero, l’espansione del fatturato è stata contenuta, ma il dato va letto nel contesto di un trimestre di transizione: le consegne stavano ripartendo e la priorità era l’efficienza operativa.

Proprio su questo fronte, NIO ha mostrato progressi notevoli. Il margine lordo è salito al 10%, in aumento rispetto al 9,7% dello stesso periodo dell’anno precedente e al 7,6% del trimestre precedente. Le perdite operative si sono ridotte del 14%, grazie anche a una maggiore disciplina sui costi amministrativi e di vendita.

Il dato forse più incoraggiante riguarda la perdita per azione, che è scesa a RMB 1,85, battendo le attese degli analisti. Questo dimostra che NIO sta imparando a crescere in modo più efficiente, riducendo le perdite senza rinunciare all’innovazione e alla qualità dei propri veicoli.

Se diamo una sguardo al trimestre in corso, le prospettive sono decisamente incoraggianti. L’azienda prevede ricavi compresi tra 21,8 e 22,9 miliardi di RMB, pari a un incremento annuo di circa 20%, più del doppio rispetto al tasso di crescita del trimestre precedente.



Con la curva delle consegne in netto miglioramento e l’efficienza operativa in crescita, il pareggio operativo potrebbe essere ormai a portata di mano entro la fine dell’anno.

Dopo l’eccezionale performance estiva, il titolo NIO non è più “a sconto” come pochi mesi fa. Tuttavia, il rapporto prezzo/vendite (P/S) resta al di sotto della media quinquennale, segnalando che il mercato potrebbe non aver ancora pienamente riconosciuto la portata della ripresa in atto.

Per chi investe con un orizzonte di medio-lungo periodo, questo rappresenta un’opportunità interessante: siamo davanti a un’azienda che sta ricostruendo solidamente i propri fondamentali, migliorando i margini e ritrovando slancio nei volumi, con un potenziale di rivalutazione ancora aperto.

Sono convinto che NIO stia attraversando una fase di svolta strutturale.

Le consegne record, la progressiva riduzione delle perdite e l’espansione dei margini indicano una ripresa concreta e sostenibile.

La valutazione resta interessante e, soprattutto, il mercato cinese dell’auto elettrica continua a essere uno dei più dinamici e potenzialmente redditizi al mondo.

NIO rappresenta ancora una valida opportunità d’investimento: un’azienda che ha superato le difficoltà degli ultimi anni e che oggi si presenta più efficiente, più focalizzata e con una traiettoria di crescita nuovamente promettente.

In altre parole: una storia di rinascita industriale e finanziaria che merita di essere seguita e vissuta da protagonisti.

lunedì 6 ottobre 2025

Le azioni AMD salgono alle stelle dopo la partnership con OpenAI.

Le azioni sono salite lunedì dopo che il produttore di chip ha annunciato un accordo a lungo termine per alimentare l'infrastruttura di intelligenza artificiale di OpenAI.

OpenAI prevede di implementare 6 gigawatt di unità di elaborazione grafica (GPU) AMD Instinct nel corso della partnership. La prima implementazione da 1 gigawatt inizierà nella seconda metà del 2026, hanno affermato le aziende.

Nell'ambito dell'accordo, OpenAI ha ricevuto un warrant per l'acquisto di un massimo di 160 milioni di azioni AMD al prezzo di 1 centesimo ciascuna. Se emesse integralmente, tali azioni rappresenterebbero circa il 9% della proprietà di AMD al flottante attuale. I warrant scadono il 5 ottobre 2030.

Le azioni AMD hanno guadagnato il 25% nelle contrattazioni pre-mercato di lunedì. Alla chiusura di venerdì, le azioni erano in rialzo del 36% quest'anno.

"Questa partnership rappresenta un passo fondamentale per sviluppare la capacità di calcolo necessaria a realizzare appieno il potenziale dell'intelligenza artificiale", ha affermato Sam Altman, CEO di OpenAI. "La leadership di AMD nei chip ad alte prestazioni ci consentirà di accelerare il progresso e di portare i vantaggi dell'intelligenza artificiale avanzata a tutti più velocemente".

La mossa arriva solo poche settimane dopo che OpenAI ha reso il concorrente di AMD Nvidia il suo partner di elaborazione e networking "preferito" per un'espansione pianificata del data center AI e ha accettato di schierarsi almeno 10 gigawatt di sistemi di intelligenza artificiale Nvidia. All'inizio di settembre, le azioni Broadcom sono salite quando il produttore di chip ha annunciato un 

Ordine da 10 miliardi di dollari per chip AI da un nuovo cliente, che il Wall Street Journal ha riportato essere OpenAI.

Oggi, nelle contrattazioni pre-mercato, il titolo Nvidia è sceso dell'1,3%, mentre Broadcom è scivolato dell'1,9%. L' ETF VanEck Semiconductor ha guadagnato l'1,8%, mentre l'ETF iShares Semiconductor è balzato del 2,6%.