Il petrolio sta prolungando la sua ripresa costante dall’inizio del 2021 aiutato da nuovi segnali secondo cui i maggiori produttori mondiali non apriranno i rubinetti e invaderanno il mercato. Il rimbalzo alimentato da un aumento dei viaggi e dell’attività economica a seguito dell’allentamento delle restrizioni sul coronavirus, unito ai tagli alla produzione da parte dei grandi fornitori dall’Arabia Saudita e dalle società statunitensi, stanno alimentando l’ascesa dando agli investitori la fiducia che la domanda supererà l’offerta.
Abbiamo trascorso la prima settimana del nuovo anno con gran parte del mondo che è entrato in modalità lockdown. Per molti l’entusiasmo di lasciarsi alle spalle il temuto 2020 è stato sostituito dalla consapevolezza che il 2021 è semplicemente il 2020, ma più vecchio.
La domanda che ora dobbiamo porci è, se i lockdown si stanno allungando in molti paesi del mondo, perchè il prezzo del petrolio continua a salire?
Prima di rispondere è giusto che spieghi perchè ho citato anche i produttori americani. I produttori statunitensi di scisto stanno indicando che non hanno fretta di aumentare l’offerta, anzi, stanno pianificando di diminuire i livelli di indebitamento aziendali e restituire denaro agli azionisti con buyback e maggiori dividendi.
Il coronavirus sta scatenando un nuovo caos e innescando nuovi blocchi in tutto il mondo. È improbabile che questa sia una buona notizia per il traffico aereo a breve termine. Eppure il prezzo del petrolio è aumentato fortemente nell’ultima settimana. Il greggio Brent ha dato il via al nuovo anno a circa $ 51 al barile mentre questa mattina è ben oltre i 54 dollari al barile.
La salita sopra i 50 dollari dovrebbe giovare l’economia globale. I prezzi sono ora abbastanza alti da consentire a molte aziende di coprire i costi di produzione, ma non così alti da far lievitare i prezzi del carburante per i consumatori.
Penso che la crescita continuerà nonostante la consegna di vaccini contro il coronavirus sia più lenta di quanto mi aspettassi. Tuttavia, non credo che il mondo abbia davvero bisogno di petrolio in questo momento, quindi non c’è un grande motivo perchè il prezzo salga più di tanto dai livelli attuali, pertanto prevedo ancora una crescita ma limitata. La limitazione nella produzione darà un grosso aiuto oltre al continuo entusiasmo per le risorse in generale.
Se però cerchiamo una ragione più specifica dietro al rialzo del prezzo del barile, direi che possiamo trovarla solo nelle uscite dell’Opec+. All’inizio di questa settimana l’Opec+ – composto dagli stati del Golfo, guidati da Arabia Saudita e Russia, si è riunito e ha deciso di limitare l’offerta più di quanto i mercati si aspettassero.
La Russia ha ancora in programma di aumentare la produzione, ma l’Arabia Saudita invece si è impegnata a tagliare un altro milione di barili di produzione per compensare, mentre la maggior parte degli altri paesi del cartello ha affermato che manterrà stabile la produzione. Il coordinamento dell’OPEC segna un’inversione rispetto all’inizio dello scorso anno, quando una faida di produzione tra Arabia Saudita e Russia colpì duramente il mercato a causa del crollo della domanda.
La fiducia che l’offerta non aumenterà ha contribuito a spingere le scommesse nette sui prezzi del greggio statunitensi da parte di hedge fund e altri investitori speculativi come mostrano i dati della Commodity Futures Trading Commission.
Presumibilmente i produttori di petrolio sono preoccupati che la nuova diffusione del virus inneschi un nuovo calo della domanda e quindi colpisca i prezzi. Non fa una piega. Detto questo penso che la generosità del taglio saudita sembra “troppo bella per essere vera”. Dopo tutto l’Arabia Saudita e la Russia sono rivali.
Penso che i sauditi abbiano scelto la strada che fa meno male, una mossa a breve termine per cercare di garantire che il prezzo del petrolio non crolli di nuovo. L’importanza dei prezzi del petrolio è costantemente sottovalutata.
I picchi del prezzo del petrolio non sono utili per l’economia globale. Il petrolio agisce sia come una tassa (risucchia denaro che altrimenti potrebbe essere speso altrove) che come pressione inflazionistica (fa salire i prezzi). C’è persino chi argomenta che il picco dei prezzi del petrolio ha effettivamente innescato la crisi finanziaria del 2008 (non io).
Eppure il petrolio è sempre visto come materia prima in via di esaurimento. È un terribile combustibile fossile che verrà sostituito dall’idrogeno o dalla luce solare o dal vento o dal potere del pensiero positivo o qualcosa del genere. Eppure è sempre lì a far paura, perchè il mondo ha fame di petrolio.
Quindi l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe “pungere” la bolla del mercato azionario statunitense?
Charles Gave di Gavekal fa l’interessante osservazione in una recente ricerca nota che “in passato, un forte aumento del prezzo del petrolio è sempre stato seguito da un calo del rapporto p/e Shiller”. Ora, per coloro che non sanno cosa sia, il rapporto prezzo/utili di Shiller, o Cape ratio, guarda alla valutazione di un mercato (o azione) basata su una media corretta per l’inflazione dei suoi utili negli ultimi dieci anni, piuttosto che su un un solo anno.
Se ti affidi ai dati di un anno ottieni una visione distorta di quanto sia davvero economica o costosa una azione. Ad esempio, le azioni minerarie tenderanno a sembrare molto economiche su base p/e quando i loro utili sono ai massimi livelli (durante un boom delle materie prime), mentre sembreranno molto costose quando è in corso un crollo delle materie prime (perché gli utili precipitano).
Il Cape non è molto utile per il timing sul mercato, ma ha un potere predittivo dei rendimenti futuri migliore della maggior parte degli altri indicatori. Se acquisti quando il Cape mostra che un mercato è economico, la storia indica che i tuoi rendimenti a lungo termine saranno migliori rispetto a quelli di quando acquisti quando il Cape segnala che un mercato è costoso.
I bassi tassi di interesse sono ciò che mantiene alte le valutazioni di mercato. Questo ha un senso. Se la tua alternativa al possesso di azioni è possedere un’obbligazione in cui perdi denaro, ciò suggerisce che dovresti essere disposto a pagare di più per le azioni di quanto faresti se il rendimento delle obbligazioni fosse più alto.
Ma cosa succede se i prezzi del petrolio si riprendono e di conseguenza l’inflazione aumenta?
Io penso che siamo di fronte ad una valutazione alta dei mercati, ma non siamo in presenza di una bolla. Una ipotetica bolla potrebbe scoppiare solo nel caso in cui la Fed sia costretta ad aumentare i tassi di interesse di parecchi punti per far fronte ad un aumento molto alto dell’inflazione.
Quanto dovrebbe essere l’inflazione prima che la Fed sia costretta ad aumentare i tassi? Difficile dirlo, ma penso che fino a 3-4 punti percentuali non si muoverebbe, quindi c’è ancora un po’ di strada da fare, probabilmente anni.
Giuseppe Pascarella