Il giorno 15 marzo gli olandesi sono chiamati alle votazioni e mezza Europa guarda con apprensione ciò che succederà, visto che potrebbe segnare l’ascesa di un partito populista anti-europeo sull’onda della Brexit e della vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. I Paesi Bassi aprono infatti la stagione elettorale europea che proseguirà poi con la Francia e in autunno con la Germania (e forse anche con l’Italia). Sul campo di battaglia si sfidano l’ex premier conservatore, Mark Rutte, e il leader della destra xenofoba ed euroscettica, Geert Wilders.
Il partito liberale del VVD, guidato dal primo ministro Mark Rutte, sarebbe leggermente in testa, con il Partito della Libertà (PVV) del leader anti-islam e anti-Ue Geert Wilders, in flessione, ma che ha una possibilità concreta di aumentare i consensi. Sarebbe la prima volta che, alle elezioni politiche di un Paese fondatore dell’Unione europea, un partito dichiaratamente anti-europeo arriva in testa.
I sondaggi però, che nelle settimane passate avevano dato Wielder in ascesa costante, ora rilevano una flessione del consenso.
La flessione va ricercata, secondo gli analisti olandesi, nella voglia di esprimere un voto utile. Il sistema elettorale dei paesi Bassi é un proporzionale puro. A causa della frammentazione del panorama politico, a queste elezioni saranno presenti 28 partiti e liste, il futuro governo, qualunque sia il partito che prenda la maggioranza, dovrà fare alleanze per governare e nessuna formazione ha ventilato l’ipotesi di coalizzarsi con Wielders. Si dovrebbe tornare cosí al voto o formare un governo eludendo il Pvv. Gli olandesi stanno dunque convergendo sulle formazioni in grado di formare alleanze di governo.
A Bruxelles tirano un sospiro di sollievo e sperano che i sondaggisti non prendano un abbaglio come accaduto negli Stati Uniti con Donald Trump o in Gran Bretagna con la Brexit. La vittoria di Wilders non solo allontanerebbe l’Olanda dall’Europa, ma rischierebbe di dare il via ad un effetto domino che porterebbe Marine Le Pen all’Eliseo in Francia e il partito Alternativa per la Germania su nei sondaggi nella Repubblica Federale.
I sondaggi olandesi realizzati dalle maggiori società, tra cui Ipsos, danno il fenomeno Wilders in via di ridimensionamento però, con 23 seggi (poco più rispetto ai 15 di adesso), mentre riguadagna terreno il partito del premier, premiato da una campagna elettorale capillare presso tutte le fasce di cittadini, e che, secondo alcuni, ha il merito di aver riportato la stabilità economica nel paese. Rutte avrebbe 26 seggi, in calo però dai 43 di adesso. Il vero exploit potrebbe giungere dal giovane verde Klaver. Il suo partito, GroenLinks, attualmente ha 4 seggi: secondo i sondaggi arriverebbe a prenderne 17.
Tuttavia secondo un sondaggio del centro di ricerche Bruges Group solo il 39% degli olandesi è favorevole a rimanere all’interno dell’Unione europea mentre il 23% sarebbe disposto a votare per l’Uscita. A fare la differenza é quel 27% di indecisi.
Wilders dotato di un indubbio fiuto politico, e da un’aperto disprezzo per le minoranze (è finito sotto processo ancora lo scorso dicembre per i suoi apprezzamenti verso la minoranza olandese di origine marocchina), ha saputo assecondare due dei tre fenomeni che caratterizzano gli orientamenti elettorali in Europa e non solo: l’astensionismo, la montante protesta contro i partiti tradizionali, il crescente consenso verso i populismi.
Le prospettive di Wilders di andare al potere sono quasi nulle. L’esito delle elezioni dovrebbe semmai confermare il trend della frammentazione politica in Europa, che rende sempre più difficile la formazione di governi politicamente stabili e coerenti.
Anche se Wilders dovesse vincere le elezioni in Olanda, incontrerà molte difficoltà nel formare una coalizione. Mark Rutte, il principale candidato avversario, ha detto che le possibilità che il VVD salga al governo con il PVV sono pari a zero. Non succederà, chiudendo cosi, tutti i ponti ad un possibile accordo.
Rem Korteweg, ricercatore senior presso il Centre for European Reform (CER), sottolinea che anche gli altri partiti olandesi non sono disposti a formare una coalizione con Wilders. In una dichiarazione ha commentato: “Non mi aspetto che Wilders salga al governo. Né penso che, nel profondo del suo cuore, lui voglia stare al governo perché significa che dovrà scendere a compromessi”.