One Million Dollar Portfolio dal 2010 ad oggi +65.96%
Stock Win Usa Portfolio dal 2010 ad oggi +95.64%
Europa Vincente Portfolio dall'inizio del 2012 +8.31%
Un nota tv finaziaria americana venerdì mattina ha discusso del valore del dollaro, il soggetto infatti era la forza del dollaro nei mercati mondiali. Un ospite importante ha sottolineato che l'America non ha avuto un dollaro forte a partire dalla metà degli anni 1980, quando gli accordi del Plaza* iniziarono a portarlo sempre più verso il basso. Io non sono d'accordo con questo, ma volevo far notare che il dollaro ora è forte (o debole) come lo era poco prima della recente crisi finanziaria. Il suo declino è iniziato prima e non era un risultato della politica di denaro della Fed per affrontare la crisi, ma è stata la crisi stessa e la ripresa molto lenta.
*Dal nome dell'hotel Plaza, a New York, dove il 22 settembre 1985 i ministri economici ed i governatori delle banche centrali dei paesi del Gruppo dei cinque posero le basi per un progressivo deprezzamento del corso del dollaro. L'azione concertata (che nel giro di pochi mesi ottenne i risultati sperati) si era resa necessaria per le difficoltà in cui si dibattevano le industrie statunitensi a causa della sopravvalutazione del dollaro.
Venerdì l'indice del dollaro più comunemente utilizzato, il DXY, ha raggiunto un altro picco importanto, 80 punti. Questo indice risale al marzo 1973 quando il valore di base è stato assegnato a 100. Così, da questa misura si può percepire che il dollaro ha perso il 20 per cento del suo valore in quasi 39 anni. Per rendere più facile il calcolo, ha perso lo 0,5% all'anno per 40 anni.
Dico questo perché la maggior parte delle persone sembrano credere che la perdita è stata molto maggiore di quella. I numeri di solito citati sono significativamente più grandi. Perché non andare fino agli inizi degli indici. Il DXY ha raggiunto un massimo di 164,72 nel febbraio del 1985, ci hanno pesanto poi gli accordi del Plaza a riportare il valore in basso. Rispetto a quel picco il dollaro ha perso circa metà del suo valore in quasi 27 anni. Il punto di partenza per il confronto fa un sacco di differenza, ovviamente.
Secondo Wikipedia il DXY è composto da solo sei valute con i seguenti pesi:
L'euro 58,6%
Yen Giapponese 12,6%
Sterlina britannica 11,9%
Dollaro canadese 9,1%
Franco Svizzero 4,2%
Corona svedese 3,6%
Dove si trova la Cina? Dove si trova il Messico? Lo scopo non è quello di suggerire che il dollaro è davvero più forte di quello che il DXY vuole mostrare. E 'ovvio che la sua recente "forza" ha portato in primo luogo dalla recente "debolezza" dell'Euro, dato il peso eccessivo dell'euro che l'Euro ha nell'indice.
Il dollaro in America è troppo forte per sostenere il tenore di vita della gente e troppo debole per stimolare una economia in recessione.
Posizione del dollaro sul breve
Il livello critico di 1.2800 ha funzione di supporto come lo è stato 1.30 a suo tempo, anche se la perdita questa volta del supporto indicato avrà conseguenze importanti tanto nel lungo periodo quanto nel breve. Ora la volatilità ha una sola direzione e cioè quella ribassista visto che durante i rialzi il mercato si muove in modo meno “nervoso” lasciando spazio a segnali tecnici che seguono il cammino del cross ed anticipano vagamente i pattern del mercato. Sotto a 1.2800 il nervosismo di medio-lungo periodo prenderà il sopravvento e le continue inversioni non lasceranno spazio a studi approfonditi degli indicatori tecnici sul grafico orario ed a 4 ore, come invece siamo abituati a fare.
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