lunedì 28 gennaio 2019

Caos Venezuela e possibili implicazioni sui nostri investimenti

Sono giorni che si parla della situazione venezuelana, da quando Juan Guaidò, capo dell'Assemblea Nazionale, il Parlamento dominato dall'opposizione, ha deciso di autoproclamarsi presidente del Venezuela al posto dell'attuale, Nicolas Maduro, ritenendo che le elezioni, che hanno portato Maduro sulla poltrona nel 2013, siano state truccate e che lo stesso Maduro, altro non è che un dittatore. Quindi Guaidò non lo definisce un colpo di stato ma un atto dovuto. La sua auto-proclamazione sta dividendo il mondo politico, ci sono paesi che appoggiano Guaidò nella speranza che quest'ultimo possa mettere fine al default e cominciare a ripagare i debiti governativi.



Il Venezuela è la peggiore economia del mondo, secondo la classifica annualmente redatta da Bloomberg sull'indice della povertà, e lo è da ben tre anni, peggio persino della Corea del Nord di Kim. Eppure, il Venezuela è sempre stato considerato un paese privilegiato in quanto principale produttore di petrolio del mondo. I problemi per il paese sono iniziati nell'era di Hugo Chávez, il presidente che ha guidato la nazione dal 1999 al 2013, che in nome del "Chavismo" non solo ha nazionalizzato migliaia di aziende sostenendo non servissero l'interesse nazionale, ma ha anche investito tutte le risorse accumulate nel potenziamento dell'industria petrolifera.

L'azzardata scommessa di Chávez ha funzionato fino al 2013. Con il crollo del prezzo del petrolio nel 2014, il Venezuela, come molti altri paesi, si è trovato ad affrontare una difficile sfida, l'iperinflazione ha toccato il livello record del 10.000%, l'unica eccezione è il Petro, la criptovaluta fortemente voluta da Nicolas Maduro inaugurata a inizio del 2018 con un cambio fisso di 60 dollari e legata alle riserve reali di oro, ferro, alluminio, diamanti e petrolio.



Se siamo esposti in obbligazioni venezuelane cosa può accadere.

I prezzi delle obbligazioni venezuelane sono aumentati, tra le speranze che la pressione contro il presidente Nicolás Maduro porterà a un nuovo governo, con cui i creditori potranno negoziare per ristrutturare i debiti in default nel 2017. Questo è uno dei motivi per cui l'America, attraverso il presidente Trump, appoggiano fortemente il cambiamento di Guaidò. La mossa di Washington segna una sfida al dominio di Nicolás Maduro, alimentando l'ottimismo che un nuovo governo potrebbe alla fine condurre ad un accordo per ristrutturare il debito insoluto del paese.

Quasi 60 miliardi di obbligazioni internazionali del Venezuela sono in default, mentre la crisi economica del paese si fa più profonda. Anni di cattiva gestione e il crollo dei prezzi del petrolio nel 2014 hanno contribuito al crollo della produzione petrolifera venezuelana, linea di sangue finanziaria del paese.

Le Nazioni Unite dicono che più di 3 milioni di persone - o circa il 10% della popolazione - sono fuggite dal paese negli ultimi quattro anni, mentre il Fondo monetario internazionale si aspetta che l'inflazione raggiunga uno sbalorditivo 10.000% nel 2019.

Il Venezuela ha formalmente inadempiuto ai pagamenti obbligazionari nel 2017. Ma i prezzi delle obbligazioni hanno registrato un forte rally durante la scorsa settimana, mentre le proteste di opposizione in tutto il paese si intensificano.



Ma conviene investire in Venezuela?

La situazione politica appare ancora incerta, sebbene orientata ad una chiusura, dell'era chavista; tuttavia gli investitori stanno proprio scommettendo su questo, e hanno dato il là al rally sulle obbligazioni.

In particolare l'azione speculativa più interessante sembra interessare le obbligazioni denominate in dollari USA scambiate su EuroTLX:

-bond con scadenza 2034 (Isin US922646BL74): +9,76%
-obbligazioni con scadenza 2027 (Isin US922646AS37): + 9,23%
-bond con scadenza 2028 (Isin USP17625AB33): +8,8%


Ancora più rilevanti gli scambi sui titoli della società petrolifera Petroleos de Venezuela; si tratta di questi bond:

- il 6% callable 16.05.2024 usd (isin usp7807hat25) prezzo di oggi 25,25;
- il 12,75% callable 17.02.2022 usd (isin usp7807ham71) prezzo di oggi 29,25;
- il 6% callable 15.11.2026 usd (isin usp7807har68) prezzo di oggi 25,50.


Con i movimenti compiuti fra ieri e oggi tutte le emissioni hanno raggiunto livelli così detti trigger, per gli amanti dell'analisi tecnica dei livelli di concentrazione di offerta molto forti e difficili da valicare ancora. L'impressione è che il grosso del movimento sia stato fatto, per molti investitori potrebbe essere tardivo entrare ora in ottica puramente speculativa.

Naturalmente la reazione dei mercati è improntata ad un'aspettativa ben precisa; ci si attende dimissioni formali da parte di Maduro (che fino a questo momento ha parlato di golpe) e aiuti finanziari da parte degli Stati Uniti e del Brasile del neo-eletto Bolsonaro. In sostanza, la speranza è quella che il debito venezuelano possa essere ristrutturato a condizioni migliori rispetto a quelle palesate sino a qualche giorno fa.

Chi ha già il titolo in portafoglio e da tempo sta accusando ingenti perdite potrebbe approfittare del momentum e smobilizzare l'investimento (anche parzialmente) ottenendo un prezzo il più vicino possibile al prezzo medio di carico in portafoglio dato che potrebbe essere tagliato il valore nominale, la cedola, oppure entrambi; o ancora, la loro sostituzione con altre obbligazioni a più lunga scadenza.

La parola d'ordine rimane sempre, PRUDENZA, dal momento che la Borsa di Caracas già da inizio anno raggiunge traguardi stupefacenti; al momento i bond governativi hanno guadagnato il 19%, posizionandosi in testa nella categoria delle economie emergenti. Possibilità di investimento ancora aperta, insomma, per investitori con altissimo profilo di rischio, questi potrebbero mantenere aperta la scommessa, o addirittura aprirne una nuova, puntando su una ristrutturazione del debito di Caracas che possa realizzarsi a condizioni migliori rispetto a quelle ipotizzate in precedenza.