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mercoledì 4 settembre 2019
Le banche centrali non sanno più che soluzione trovare
I banchieri centrali di tutto il mondo si sono incontrati la settimana scorsa a Jackson Hole, nel Wyoming, per il consueto meeting annuale.
Il simposio di Jackson Hole è passato dall’essere l’incontro raccontato in decima pagina sul New York Times, ad uno degli eventi chiave che gli investitori aspettano col fiato sospeso per vedere quali politiche la Federal Reserve e la Banca centrale europea attueranno.
La maggioranza degli investitori sono convinti che le banche centrali abbiano le armi necessarie per far fronte a debolezze di mercato. Ma le banche centrali hanno idee abbastanza grandi per affrontare le preoccupazioni che attanagliano l’economia?
I banchieri centrali si trovano ad affrontare uno scenario davvero unico. I rendimenti obbligazionari in molti paesi non sono mai stati così bassi. In molti paesi, sono completamente negativi. La Germania ha appena emesso un lotto di obbligazioni trentennali con una cedola pari a zero – in altre parole, gli investitori danno alla Germania i loro soldi per 30 anni e non si aspettano alcun interesse alla scadenza.
Ma probabilmente, per alcuni, non è strano che una banca, come quella tedesca, riesca a vendere una serie di debiti triennali garantiti da ipoteca, con un rendimento negativo. Fa strano, ma per alcuni no. Esatto: gli investitori pagano per poter investire in debito garantito da proprietà.
Sono sicuro che è un buon rischio di credito, ma non è privo di rischi. Tuttavia, la tua unica ricompensa come investitore è quella di perdere un po’ meno denaro di quanto faresti prestando al governo tedesco, nello stesso periodo di tempo.
Continua a suonarmi strano.
Attenzione, cerchiamo di non offendere i nostri amici inglesi, ci sono anche loro nel malaffare europeo. La Brexit sembra ormai una sceneggiatura di Richard Kelly, tra sogni infranti, possibili soluzioni, referendum, proteste e giudici, ci mancava solo la Regina. L’Italia sta di nuovo “giocando” (un altro primo ministro e governo sono appena stati rovesciati), ormai ho perso il conto, mi sembra sia la ventesima repubblica in 30 anni. La Germania è sull’orlo della recessione e la destra avanza portandosi dietro nubi antieuropeiste.
E oltreoceano non dimentichiamo, come potremmo, del nostro amico tweet The Donald. Mi basta citare un luogo magnifico nel mondo per strapparvi un sorriso, Groenlandia. Per chi non conoscesse la storia, Trump avrebbe fatto formale richiesta alla Danimarca di acquistare la Groenlandia. Ma perché non l’intera Scandinavia dico io.
Quindi, nel mondo finanziario, hai livelli epici di distorsione monetaria. Nel mondo “reale”, si hanno disordini politici e continue minacce allo status quo sul commercio, oltre a chiari segnali che questa tensione e il rallentamento in Cina stanno avendo un effetto reale sulle economie più esposte al commercio globale, come Germania e Singapore.
Il mercato è piuttosto abituato a fare affidamento sui banchieri centrali per sistemare le cose negli ultimi dieci anni circa. Hanno deciso di essere gli adulti nella stanza e fino a poco tempo fa i politici erano disposti a cedere quel potere a loro.
Non è più così. Quindi stanno affrontando un momento difficile.
E non limitarti a sentirlo da me – come ha affermato Raghuram Rajan, probabilmente uno degli ex banchieri centrali più intelligenti e riflessivi del mondo (ha sottolineato nel 2006 che la crisi finanziaria era un rischio significativo), sul Financial Times: “Direi che questo è probabilmente l’ambiente più interessante per i banchieri centrali dopo la crisi”.
Sappiamo tutti che “interessante” non è in senso positivo.
Non è chiaro se l’economia è così grave come il mercato pensa.
Quindi vedremo come ne uscirà la Fed e i suoi colleghi in tutto il mondo. Venerdì sarà particolarmente critico, con tutti gli occhi puntati su Jerome Powell e il suo discorso.
È facile distrarsi dai costanti tweet di Trump diretti verso il capo della Fed. Ma sono davvero solo distrazioni.
Il vero problema per la Fed – come chiarisce l’ultimo lotto di minutes – è che qualunque cosa stia succedendo, non è ovvio che le cose siano abbastanza serie da giustificare il tipo di grande stimolo per il quale il mercato sembra essere alla disperata ricerca.
La spesa dei consumi rimane solida, come indicano i risultati stellari sia di Walmart che di Target. Gli Stati Uniti hanno ancora livelli ragionevoli di inflazione. L’economia non sembra spettacolare, ma non sembra nemmeno terribile. In breve, nessuno è del tutto sicuro di quello che sta succedendo.
Ciò è chiaro dagli ultimi minutes della Fed, in cui non vi era alcuna chiara opinione di consenso su quali azioni il comitato dovrebbe intraprendere. Tutto incerto insomma.
Un problema è che la Fed non controlla la politica commerciale e non è qualcosa che può facilmente indovinare, o fare davvero molto, a meno di cercare deliberatamente di prendere di mira il dollaro. Un altro problema è che gran parte dei nervosismi globali derivano da preoccupazioni per l’Europa e la Cina.
Quindi immagino la Fed in una posizione di insoddisfazione che lascia i mercati sconcertati sulla prossima mossa e ultra sensibili a qualsiasi dato economico che punti in un modo o nell’altro.
Siamo quindi di fronte ad un paradosso, una scelta della Fed rivolta ad una politica “trumpiana” verrebbe accolta con grande soddisfazione dai mercati, ma ad un costo troppo alto per il futuro accentuando il dolore che si proverebbe in caso di recessione.
Per contro, una politica della Fed più logica e giusta, non soddisferebbe i mercati, alimenterebbe la scintilla di una recessione in breve tempo, che sarebbe però vissuta con società che mostrano utili e con una economia in rallentamento, non ferma, quindi più facile da gestire.
Ma non sarebbe la prima volta che i banchieri centrali riusciranno a sorprendere i mercati tirando fuori dal cilindro il proverbiale “grande bazooka”.
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